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CALABRIA DEL «GRAND TOUR» Viaggiatori in Calabria nel secolo XIX: Duret De Tavel (1807-1810)  di ROCCO LIBERTI  erzo tra i militari diaristi si concede Duret De Tavel, ch’è stato in Calabria col grado di aiutante maggiore dal 6 dicembre 1807 al 22 ottobre 1810. Molto circostanziate e articolate le sue Lettere dalla Calabria. In esse non solo si racconta di tutto punto quanto accaduto, battaglie, scontri con i briganti, viaggio del re Giuseppe, ma si descrivono usi e costumi i più vari e le condizioni ambientali, come quella avvertita nel golfo di Gioia, dove un’aria particolarmente insalubre in estate causava parecchie vittime. De Tavel, pervenuto a Napoli col corpo di spedizione francese il 16 novembre del 1807, n’è ripartito per la Calabria il susseguente 23, transitando per l’usuale passo di Campotenese e acquartierandosi il 6 dicembre in quel di Rogliano. Il 5 aprile è stato spostato a Monteleone e il 25 si è fatto presso a Palmi dopo essere passato da Gioia, che ha stimato «forse così chiamato per il buon vino che produce la collina sulla quale è situato». Da Palmi marcia per Bagnara e Scilla, quindi rientro il 15 maggio a Monteleone. Stavolta il ritorno è avvenuto seguendo un itinerario interno, T 46 Storicittà - Rivista d’altri tempi per cui alla vista è apparsa Seminara, mentre in ultimo si è offerta Rosarno. Queste le tristi considerazioni espresse in merito al secondo abitato: «un piccolo paese quasi deserto, situato su un’altura circondata da paludi che si superano mediante ponti di legno. Questo luogo è la dimora della miseria e della desolazione. In alcuni periodi dell’anno gli abitanti sono assaliti da febbri malariche che hanno già ucciso molti francesi». Da Monteleone spostamenti verso le province di Catanzaro e Cosenza, di poi tra 30 giugno e 31 luglio ancora in territorio reggino e sosta precisamente al Campo di Coro- na, di certo i Piani della Corona. N’erano motivo i tanti avvenimenti bellici verificatisi in precedenza tra Santa Eufemia e Maida e l’arrivo in zona del re. Tappa finale a Castrovillari, dove ha accolto con vivo entusiasmo l’ordine di partire per Napoli. Il suolo calabro veniva abbandonato definitivamente il 22 ottobre 1810. L’ufficiale francese è stato a Palmi almeno un paio di volte dovendo fare spesso la spola tra Cosenza, Catanzaro e l’area della Melìa. La descrizione che ha elaborato di quella cittadina è assai aderente alla realtà. Così in una prima occasione: «Palmi è una delle cittadine più graziose che si possano visitare in ogni paese. Distrutta dal terremoto del 1783, fu ricostruita sulla riva del mare (questo non è esatto n.d.r.), ai piedi del monte Corona. Nel centro della città vi è una grande e bella piazza quadrata — in mezzo alla quale s’innalza una superba fontana – nella quale sboccano otto strade larghe e diritte. La campagna circostante è deliziosa; l’aspetto degli abitanti denota, oltre che la loro buona salute, anche la loro agiatezza, una condizione che si coglie raramente in Calabria». In un’altra ha accennato al timore di un probabile sisma e 46 dell’eventuale rifugio a Palmi e sulla pesca del pescespada, dato, diceva, che i suoi abitanti erano quasi tutti pescatori. De Tavel, che, come altri, ha esposto le sue peripezie a mezzo di lettere, nel caso dirette al padre, non si è limitato a narrare episodi personali. Li ha, infatti, inseriti nel contesto degli eventi di carattere generale. Non mancano perciò informazioni e riflessioni sulla regione e sulla popolazione, ma anche note riferite al terremoto del 1783, le cui ferite al tempo attendevano di essere rimarginate.1 Al De Tavel viene attribuita altra opera sul periodo francese pubblicata in due volumi nel 1839, Alphonse ou Naples et l’Ègypte en 1777. Le sue generalità non sono chiaramente indicate, ma al titolo si fa seguire l’espressione Par l’auteur des Lettres sur la Calabre. D’altro canto, come scrive Carlino, che al posto di Alphonse indica Astolphe, nemmeno il Séjour nelle edizioni parigina del 1820 e londinese del 1832 riporta sul frontespizio il nome dell’autore. Solo nella prima c’è scritto a penna «par M. Duret De Tavel». Per quanto riguarda detto, tuttavia, è certo che si tratti di De Tavel, come convalidato egregiamente da M. Barbyer, autore del Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonysmes. Ma ecco quanto chiaramente esprime l’editore nell’avviso offerto nel primo tomo dell’opera: «Proponiamo dunque al pubblico quest’opera composta dall’autore delle Lettere Q ui e nella pagina precedente i frontespizi di alcune opere di Duret De Tavel, pubblicate nella prima metà dell’Ottrocento. 47 sulla Calabria, pubblicata nel 1820: ci aspettiamo che vi si trovi, in mezzo alle creazioni del romanzo, una lettura istruttiva sotto il supporto storico, e interessante da episodi vari, quadri di costumi, località, da descrizioni e coincidenze molto varie».2 In effetti, anche se l’autore spazia sui fatti accaduti nel periodo napoleonico specialmente per quanto riguarda la Puglia, è il romanzo a farla da padrone. Ma non manca di dare delle stoccate contro la popolazione in relazione alla conquista operata dal cardinale Ruffo nel 1799. Alcune frasi salienti: «Tutti i briganti, così numerosi in Calabria, accorsero alla sua voce allorché sbarcò, e formarono una legione infernale»; in Calabria «popolazioni ignoranti, fanatiche e feroci.3 In verità, in tutte le pagine del Sejour è una insistente descrizione a tinte fosche della Calabria e dei suoi abitanti. Alcune particolarità: «A eccezione di un piccolo numero di città e di alcuni borghi costruiti con regolarità, i villaggi presentano l’aspetto più misero e il più disgustoso. L’interno delle case è d’una sporcizia rivoltante. I maiali convivono familiarmente con gli abitanti, e succede spesso che bambini in culla siano divorati da loro. Questi animali, d’una specie particolare, interamente di color nero e privi di setole, sono talmente numerosi che bloccano tutte le strade e l’ingresso delle case”. E altro ancora: “Questi popoli non possiedono alcun vero principio della religione e della morale. Come tutti gli uomini ignoranti, sono superstiziosi all’eccesso. Il brigante più spietato reca al petto reliquie e immagini di santi che invoca pure nel commettere le più efferate ✍ crudeltà».4 NOTE. n 1. «Séjour d’un officier en Calabre ou Lettres etc., A Paris Chez Béchet ainé et à Rouen Chez Béchet fils», 1820 ; DURET DE TAVEL, Lettere dalla Calabria, Rubbettino Editor e, Soveria Mannelli 1985, passim. In precedenza varie lettere, con traduzione di Carlo Nardi erano apparse sulla rivista «Calabria Nobilissima» nelle annate 1950-1954. n 2. «Alphonse… etc», tome premier, par Précieux e Dentu, Paris 1839, pp. VI-VII. n 3. Ivi, pp. 66.67, trad. dal francese. n 4. «Séjour…, lettre XIV», p. 116; XV, p. 124, trad. dal francese. Storicittà - Rivista d’altri tempi 47