L’inconscio. Rivista Italiana di Filosofia e Psicoanalisi
N. 16 – Inconsci
Dicembre 2023
Rivista pubblicata dal
Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università della Calabria
Ponte Pietro Bucci, cubo 28B, II piano –
87036 Arcavacata di Rende (Cosenza)
Pubblicazione classificata come Rivista Scientifica dall’ANVUR
Area 10 (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche)
Area 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche)
Registrazione in corso presso il
Tribunale di Monza N. 518 del 04-02-2020
ISSN 2499-8729
L’inconscio.
Rivista Italiana di Filosofia e Psicoanalisi
N. 16 – Inconsci
Dicembre 2023
Direttore
Fabrizio Palombi
Comitato Scientifico
Charles Alunni, Sidi Askofaré, Claudia Baracchi, Pietro Bria,
Antonio Di Ciaccia, Anna Donise, Alessandra Ginzburg, Burt
Hopkins, Alberto Luchetti, Rosa Maria Salvatore, Maria Teresa
Maiocchi, Luigi Antonio Manfreda, Bruno Moroncini †,
Francesco Napolitano, Mimmo Pesare, Rocco Ronchi,
Francesca Tarallo, Francesco Saverio Trincia, Nicla Vassallo,
Olga Vishnyakova
Caporedattrice
Deborah De Rosa
Segretario di Redazione
Claudio D’Aurizio
Redazione
Lucilla Albano, Lucia Arcuri, Filippo Corigliano, Raffaele De
Luca Picione, Maria Serena Felici, Giusy Gallo, Micaela Latini,
Stefano Oliva, Roberto Revello, Arianna Salatino, Andrea
Saputo
I contributi presenti nella rivista sono stati sottoposti al processo
di double blind peer review.
Indice
L’io chimerico e il soggetto acefalo.
Itinerari sulla misura nel Seminario II di Lacan
Lucia Arcuri…………………………………………………………..p. 9
La predominanza del registro immaginario nelle forme
della perversione: leggere L’essere e il nulla alla luce del
primo insegnamento di Lacan
Miriam Belluzzo…………………………………………………..p. 35
La seduzione pessimista.
Perché ai giovani piacciono i pessimisti?
Sergio Benvenuto………………………………………………….p. 59
La plasticità dell’inconscio.
Temporalità e spaziamento della pulsione di morte
Domenico Licciardi…………………………………………….p. 102
L’elefante e il poeta.
Lacan lettore di Angelus Silesius
Stefano Oliva………………………………………………………p. 117
Istinti e società. Note su Herbert Marcuse
Giovambattista Vaccaro……………………………………….p. 137
L’integrazione tra psicoanalisi e neuroscienze.
Il contributo della teoria dell’inconscio non rimosso
di Mauro Mancia
Andrea Velardi…………………………………………………..p. 158
Note critiche
Non c’è più differenza tra il concetto e la vita.
A partire da Deleuze. Filosofia di una vita (2023)
di Filippo Domenicali e Paolo Vignola
Francesca Perotto………………………………………………..p. 181
Notizie biobibliografiche sugli autori………………....p. 190
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L’inconscio. Rivista Italiana di Filosofia e Psicoanalisi
N. 16 – Inconsci – dicembre 2023
DOI: 10.19226/252
Non c’è più differenza tra il concetto
e la vita. A partire da Deleuze.
Filosofia di una vita (2023)
di Filippo Domenicali e Paolo Vignola
Francesca Perotto
Il libro di Filippo Domenicali e Paolo Vignola, Deleuze.
Filosofia di una vita , apparso a ottobre 2023 per l’editore
Carocci, è una «biografia concettuale» (Domenicali, Vignola,
2023, p. 15) che percorre parallelamente lo sviluppo delle idee e
delle vicende che segnarono la vita di Deleuze, mostrandone la
tessitura con il periodo storico e il dibattito culturale in cui si
dispiegarono. È un lavoro importante: mancava al pubblico
italiano e credo si collochi all’interno di un cambio di andatura
nella ricezione del pensiero deleuziano. Innanzitutto, perché vi
si rintraccia uno slittamento di prospettiva nel ricostruirne le
alleanze filosofiche e, a guadagnare di importanza, è l’asse
Nietzsche-Foucault. Nietzsche e Foucault, infatti, sono gli unici
due interlocutori deleuziani a cui è dedicata un’intera parte della
biografia. Nel caso di Nietzsche, la quarta (ivi , pp. 87-104),
mentre quella su Foucault è la decima (ivi , pp. 251-268). Questo
slittamento non è casuale: Paolo Vignola si è a lungo occupato
della causa comune tra Deleuze e Nietzsche, soprattutto nel
lavoro La funzione N. Sulla macchinazione filosofica in Gilles
Deleuze (2018), mentre Filippo Domenicali è il curatore della
nuova edizione italiana del testo di Deleuze dedicato a Foucault
(2018), nonché autore della monografia, dello stesso anno,
Biopolitica e libertà. Dieci capitoli su Foucault. Ciò produce
naturalmente degli effetti nel rilievo che viene dato ai diversi
aspetti della produzione di Deleuze (e Guattari) e, di
conseguenza, ai possibili usi della loro eredità concettuale.
Mettere in primo piano la genealogia nietzscheano-foucaultiana
significa infatti restituire centralità alla portata etico-politica e
militante del pensiero deleuziano, sottolineandone la
fondamentale apertura sul fuori della vita, a discapito di quelle
interpretazioni che tendono a presentarlo come un pensatore
dedito ad una metafisica astratta, forse innovativa e bizzarra, ma
tutto sommato innocua. D’altra parte, come ricordano gli autori,
Foucault è stato tra i primi a insistere sull’aspetto
immediatamente pragmatico del pensiero di Deleuze, definendo
L’Anti-Edipo «un’introduzione alla vita non fascista» (ivi, p. 172).
Ed è proprio parlando di Foucault che Deleuze dichiarò: «Il fatto
è che tutto questo non era una semplice questione di teoria. Il
pensiero non è mai una faccenda di teoria. Erano problemi di
vita. Era la vita stessa» (Deleuze, 1990, p. 121).
L’avanzare dell’alleanza Nietzsche-Foucault nell’orizzonte della
ricezione deleuziana è quindi interessante perché restituisce
urgenza al problema del rapporto tra concetto e vita, mostrandosi
perfettamente coerente con il proposito di produrre una
biografia concettuale. D’altronde, è lo stesso Deleuze ad
affermare che «solo la vita spiega il pensatore» (Deleuze, 1981,
p. 24). Deleuze. Filosofia di una vita diventa allora un’occasione
per tornare a riflettere su questo nesso fondamentale.
Mi pare che ci siano più sensi in cui si può intendere, all’interno
dell’orizzonte deleuziano, la coincidenza tra pensiero e vita.
Secondo un primo, ogni concetto ha la vita che si merita – e
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viceversa. É così che deve intendersi, ad esempio, la
considerazione di Deleuze dei primi anni della sua produzione,
riportata nel libro di Domenicali e Vignola, per cui «non è
contingente il rapporto che lega il cristianesimo alla borghesia»
(Domenicali, Vignola, 2023, p. 27). Un secondo senso, invece, è
più complesso e dinamico, e implica una prova – si tratta di
intendere la coincidenza non come un dato di fatto giudicabile
dall’esterno, ma come qualcosa in atto, da costruirsi, quella che
Deleuze chiamerebbe probabilmente una «drammatizzazione»
(cfr. Deleuze, 1967, p. 135). In questa prospettiva, affermare
l’aderenza tra concetti e vita non vuol dire limitarsi a constatare
che ogni teorizzazione si accompagna ad una pragmatica che si
verifica tutt’al più a cose fatte, ma sostenere che in base a
quest’ultima la prima debba essere continuamente orientata e
valutata. Le esistenze sono diagnosticate e scelte in base alle
narrazioni che producono perché l’ipoteca etico-politica
ineludibile che ogni concetto porta da subito con sé costituisce il
vaglio della sua sperimentazione immanente. «È in questo senso
che l’esistenza è una prova. Ma è una prova fisica o chimica, una
sperimentazione, il contrario di un Giudizio» (Deleuze, 1981, p.
55). Mantenere l’idea di una coincidenza tra concetto e vita
significa allora accogliere la sfida di pensare all’altezza della vita
che si desidera, perché in ogni caso vivremo la vita che siamo in
grado di pensare. Infatti, «i generi di conoscenza sono dei modi
di esistenza, poiché il conoscere si prolunga nei tipi di coscienza
e di affetti che gli corrispondono» (ivi, p. 74).
Mettere al centro quest’asse dell’eredità deleuziana vuol dire
quindi fare i conti con l’immediato risvolto etico del suo
costruttivismo o, come indica Daniele Poccia, con la sentenza
marxiana sul ruolo trasformativo del pensiero (cfr. Poccia, 2020).
Interrogandosi anche sulla «schisi tra parole e azioni, tra teoria e
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prassi che, a partire dal penultimo decennio del secolo scorso, si
è progressivamente imposta come l’episteme o l’ordine
simbolico non valicabile del nostro essere al mondo di uomini
post-moderni» (ibidem), così come sui modi di esistenza che le
istituzioni del sapere implicano e favoriscono.
Ricercare una coerenza di pensiero e vita, però, non ha
conseguenze solo dell’ordine del secondo termine del binomio,
della vita nella sua declinazione etico-politica. Da un punto di
vista più strettamente epistemologico, infatti, si tratta di non
cedere alla tentazione degli universali generici e astratti,
ristabilendo di volta in volta il nesso tra pensiero ed esperienza,
tra concetto e sensazione, preferendo la creazione di
epistemologie locali che continuamente si rinnovino. Come
spiegano Domenicali e Vignola, «un sistema è aperto quando i
concetti sono riferiti a circostanze e non più a essenze»
(Domenicali, Vignola, 2023, p. 292) e le circostanze,
inevitabilmente, cambiano. Alla processualità della vita deve
accompagnarsi quella del concetto, in una sorta di circolo
virtuoso in cui le due potenze si rincorrono e modificano
continuamente, essendo immanenti l’una all’altra. Ciò comporta,
come sosteneva Georges Canguilhem, uno dei maestri di
Deleuze, in un testo intitolato emblematicamente Le concept et
la vie [Il concetto e la vita], che «essere soggetto della conoscenza,
se l’a priori è nelle cose, se il concetto è nella vita, vuol dire
solamente essere insoddisfatti del senso trovato» (Canguilhem,
1966, p. 223, trad. nostra). Prendere sul serio la coincidenza di
concetto e vita, con Nietzsche, Foucault e Deleuze significa allora
non smettere di orientare il pensiero in base agli effetti che
produce (perché comunque ne produce), ma anche
salvaguardare la vita all’interno del pensiero.
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Questo ci porta ad un ultimo aspetto della produzione
deleuziana che vorrei richiamare, su cui il cambio di prospettiva
di Domenicali e Vignola insiste e che ritengo interessante per una
sorta di cortocircuito che si è venuto a creare, secondo cui
prendere sul serio qualcosa (come la coerenza tra concetto e vita)
implicherebbe necessariamente una forma di triste realismo (cfr.
Fisher, 2009). Ovvero, il fatto che «non bisogna essere tristi per
essere militanti» (Domenicali, Vignola 2023, p. 172) e che, al
contrario, fare qualcosa di Deleuze oggi «è un’impresa che non
sarebbe possibile senza una buona dose di humour filosofico»
(ivi, p. 67), intendendo con questo una forma di controsenso che
è, al tempo stesso, resistere e alleggerire. Paradossalmente,
infatti, l’unico modo per prendere sul serio l’aderenza tra il
concetto e la vita, la portata etico-politica del pensiero, è non
prenderla troppo sul serio, in un senso molto particolare: non
cadere nell’ipertrofismo della volontà, con l’inevitabile delusione
che il suo scacco produce, resistendo (seriamente) a qualsiasi
forma di chiusura, di stasi, e alleggerendo, aprendo
(gioiosamente) il concetto a quel fuori che è la vita. In questo
senso, «si tratta di mostrare che il corpo va oltre la conoscenza
che se ne ha, e che nondimeno il pensiero oltrepassa la coscienza
che se ne ha» (Deleuze, 1981, p. 29). È solo a partire da questo
decentramento che «non c’è più differenza tra il concetto e la
vita» (Domenicali, Vignola, 2023, p. 227).
Bibliografia
Canguilhem, G. (1966), Le concept et la vie, in Revue
philosophique de Louvain, vol. 82, pp. 193-223.
185
Deleuze, G. (1967), Il metodo della drammatizzazione, tr. it., in
Id. (2002), pp. 135-162.
Id. (1981), Spinoza. Filosofia pratica, tr. it., Guerini e associati,
Milano 2002.
Id. (1986), Foucault, tr. it., Orthotes, Napoli-Salerno 2018.
Id. (1990), Pourparler 1972-1990, tr. it., Quodlibet, Macerata
2019.
Id. (2002), L’isola deserta e altri scritti. 1953-1974, tr. it.,
Orthotes, Napoli-Salerno 2022.
Domenicali, F. (2018), Biopolitica e libertà. Dieci capitoli su
Foucault, Orthotes, Napoli-Salerno.
Id., Vignola, P. (2023), Deleuze. Filosofia di una vita, Carocci,
Roma.
Fisher, M. (2009), Realismo capitalista, tr. it., Nero, Roma 2018.
Poccia, D. (2020), Una libertà imprevista. Su filosofia e città oggi,
in Le parole e le cose 2, online il 03/06/2020, consultabile al
link: https://www.leparoleelecose.it/?p=38492.
Vignola, P. (2018), La funzione N. Sulla macchinazione filosofica
in Gilles Deleuze, Orthotes, Napoli-Salerno.
Abstract
There is No Longer any Difference between the Concept and
Life. From Deleuze. Filosofia di una vita (2023) by Filippo
Domenicali and Paolo Vignola.
The recently published book of Filippo Domenicali and Paolo
Vignola, Deleuze. Filosofia di una vita, is a conceptual biography
that traces the parallel evolution of the life and thought of Gilles
Deleuze. One of its peculiar traits is the importance given to two
of Gilles Deleuze’s interlocutors: Nietzsche and Foucault. This
inevitably produces changes in the French thinker's reception,
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bringing his work's militant and political stake to the forefront.
With this text, I will therefore take the opportunity to dwell on
the relationship of coincidence between life and concept in a
Deleuzian framework, both from an ethical and epistemological
perspective. Finally, I will show how the coincidence between life
and thought cannot be taken seriously without a pinch of
philosophical humour.
Keywords: Gilles Deleuze; Filippo Domenicali; Paolo Vignola;
Life; Ethics.
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