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Una Grande Via Sotterranea, la “Strada Carrabile” di Villa Adriana I risultati della campagna di studio 2007-2009 di Marco Placidi e Vittoria Fresi (*) Archeologa, Direttore del Museo Civico Archeologico di Sarteano SUMMARY. The Great Underground Road, the “Strada Carrabile” of Hadrian’s Villa. This article presents the main results of a study campaign (2007-2009) focusing on the underground road system of Hadrian’s Villa (Tivoli), also known as “Strada Carrabile” or “Driveway” that led to the so-called Great Trapezium. The extensive underground network is an ingenious system connecting the different quarters of the villa and is composed of underground passages for people on foot and in carts. The underground infrastructure hid the traffic of the slaves and helped to respect the emperor’s demands of order and tranquillity. Towards the far north of the Terrace of Tempe there is the entrance to an originally artificial cavity that has never been documented. On first inspection it has been identified as a hypothetical underground road far bigger than the passages already explored. The height cannot be determined yet, since the debris fills it almost to the vault. We have been able to explore only the first 60 metres from the entrance. The tunnel first runs north-east for about 50 metres and then turns towards the south. S fig. 1 Robot filo guidato con doppia telecamera e trazione motrice sulle 4 ruote confinata, sontuosa, innovativa. Così la villa dell’Imperatore Publio Elio Adriano a Tivoli impressiona chi la visita per la prima volta, come pure chi la indaga e la studia da tempo. La sua grandiosità si manifesta da secoli in maniera evidente attraverso le vestigia che orgogliosamente emergono dal terreno, frutto del genio e della creatività dell’Imperatore che personalmente la progettò, nascondendo nel sottosuolo altrettante meraviglie ancora perlopiù sconosciute. L’articolo illustra i risultati principali emersi da una campagna di indagini (2007-2009) sul sistema viario sotterraneo della villa denominato “Strada Carrabile” che consentiva di raggiungere il c.d. Grande Trapezio, (fig.13) nella zona sud/est della villa stessa, partendo dall’esterno del complesso residenziale.1 Tale studio si inserisce in un più ampio progetto di indagine definito con la Soprintendenza, che interessa tutti gli ambienti ipogei della Villa.2 1. 2. 4 Il c.d. Grande Trapezio è formato da quattro gallerie scavate nel tufo, alte e larghe circa 5 m, di diversa lunghezza: il braccio orientale misura 304 m, quello occidentale 296 m, quello settentrionale 140 m e quello meridionale 100 m per un totale di 840 m. Le gallerie sono illuminate da oculi del diametro di circa 3 m che si susseguono ad una distanza di 11-12 m circa. Salza Prina Ricotti 2000, p. 97; Contini 1668, cap. XII, nn 1-13; Piranesi 1781, tavv. III-IV; Salza Prina Ricotti 1973, pp. 236-240. Sulla funzione di questo maestoso e singolare ipogeo si è molto dibattuto. Secondo la teoria di MacDonald la struttura riproponeva il regno di Plutone ed insieme al vicino Odeon era utilizzato da Adriano per celebrarvi i misteri eleusini; di contro Salza Prina Ricotti, sottolineando il ruolo di unico svincolo per la strada carrabile che attraversava la Villa permettendo un solo senso di marcia, attribuisce all’ipogeo anche la funzione di parcheggio sotterraneo basando questa tesi sul rinvenimento degli incassi sulle pareti atte a sostenere le mangiatoie per gli animali da soma. MacDonald 1995, pp. 136-137; Salza Prina Ricotti 2000, pp. 311- 315. La campagna di studio dei sotterranei del complesso archeologico di Villa Adriana, è stata condotta ino a dicembre 2007, dall’Associazione culturale “Roma Sotterranea” e da gennaio 2008 dal Centro Ricerche Speleo Archeologiche – Sotterranei di Roma, sotto la supervisione scientiica della dott.ssa Benedetta Adembri, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, e il coordinamento dell’archeologo Dr. Hubertus Manderscheid, esperto in tematiche di idraulica antica. ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA fig. 2 Tratto di strada basolata che permette l’accesso alla c.d. Terrazza di Tempe La vasta rete sotterranea - originale sistema di collegamento composto da gallerie sotterranee pedonali e carrabili - metteva in comunicazione diverse zone della villa. L’infrastruttura ipogea nascondeva il traffico delle attività di manutenzione del personale servile contribuendo a rispettare le esigenze di ordine e tranquillità dell’imperatore che vi soggiornava. Nel sottosuolo si nasconde una intricata serie di percorsi ad oggi ancora poco conosciuta e studiata.3 Nel corso dei secoli, infatti, i riempimenti, non solo accidentali, hanno sommerso e celato gran parte di queste gallerie che oggi si possono ispezionare grazie all’ausilio di tecniche di indagine avanzate come sonde e robot filo-guidati (fig.1). Panoramica della c.d. Terrazza di Tempe fig. 3 La nostra Strada Carrabile deriva probabilmente da un importante diverticolo stradale che da Via Tiburtina conduceva a Villa Adriana diramandosi sicuramente da Ponte Lucano, viadotto romano sull’Aniene, nei pressi della villa, verso i Colli di S. Stefano La strada, con ogni probabilità di origine repubblicana almeno nel suo tratto iniziale, era a servizio di una precedente abitazione signorile su cui insiste la residenza adrianea. Essa venne voltata artificialmente, almeno in alcuni tratti, nella parte iniziale, tra il punto di ingresso e la c.d. Terrazza di Tempe, e più avanti nel tratto sottostante la c.d. Piazza d’Oro, verosimilmente per nascondere il transito dei carri di approvvigionamento e del personale di servizio (fig. 2). 3. Cfr. inora Salza Prina Ricotti 1973; Salza Prina Ricotti 2000; Chiappetta 2008. n. 3 | ottobre | 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 5 La volta della presunta nuova galleria carrabile. fig. 4 La Strada Carrabile attraversava la Terrazza di Tempe, un pianoro utilizzato presumibilmente per la sosta dei carri che dovevano poi proseguire all’interno della villa (fig. 3; fig. 13, A). Da questo piazzale, i mezzi di trasporto potevano raggiungere con un percorso, in parte sotterraneo, il Grande Trapezio, costeggiando il complesso di Piazza d’Oro. Molto verosimilmente nell’antichità esisteva una viabilità più articolata rispetto a quella attualmente conosciuta, come lascerebbe supporre la scoperta fatta durante le campagne esplorative degli anni 2008-2009, di un ambiente voltato, largo 5,40 m e lungo circa 60 m (vedi infra), che si potrebbe identificare come un secondo asse viario sotterraneo, peraltro di dimensioni più ampie di quello già noto (fig. 4; fig. 13, C). Il tratto in superficie della Strada Carrabile raggiungeva un altro terrazzamento (fig. 5; fig. 13, B ), che forse si può interpretare come area di attesa per accedere alla galleria sotterranea diretta al Grande Trapezio. Quest’ultima infatti, in considerazione della minore larghezza (2,4 m nel tratto più interno ) rispetto al tratto precedente, presuppone una viabilità a senso unico alternato. Percorsi pochi metri la galleria si biforca, con un ramo che piega verso Ovest (fig. 6 ; fig. 13, E). La diramazione presenta caratteristiche disomogenee tra i due angoli: mentre il primo spigolo, infatti, è fig. 5 6 Il piccolo terrazzamento antistante il tratto ipogeo (Piazza d’Oro) ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA arrotondato, per agevolare il senso di percorrenza da e verso Piazza d’Oro, il secondo forma un angolo acuto (con una smussatura di 34 cm) con la galleria principale che si sviluppa lungo l’asse Nord-Sud. In tal modo, si intendeva evidentemente scoraggiare il transito ai carri provenienti da Piazza d’Oro verso il Grande Trapezio e viceversa (fig. 7). L’invito a ripassare sempre per la piazzola di sosta, all’esterno del sistema sotterraneo, permetteva di regolamentare il traffico veicolare e probabilmente era finalizzato anche al controllo sulla consistenza numerica dei carri presenti all’interno degli assi viari e sulla distribuzione delle merci all’interno della Villa. fig. 6 Punto della biforcazione. Dritto al Grande Trapezio, a Dx verso Piazza D’Oro. fig. 7 Schema funzionale della biforcazione. fig. 8 Il pozzo adiacente al c.d. Sepolcro. Dalla Piazza d’Oro al c.d. Mausoleo Dopo un primo tratto sotterraneo, la Strada Carrabile, proseguendo verso Sud diventa a cielo aperto per poi tornare ad essere di nuovo sotterranea dopo circa dieci metri. La presenza di un moderno muro di tamponamento4, oggi impedisce di procedere oltre. Il muretto realizzato in blocchetti di tufo piuttosto irregolari è spesso circa 0,50 m; risale presumibilmente agli anni Settanta forse costruito per creare un accesso al campeggio che all’epoca occupava la zona meridionale del complesso archeologico. Ciò sembrerebbe confermato dal fatto che sia Francesco Contini nel Seicento che Giovanni Piranesi, nel Settecento, poterono percorrere questo tratto di strada fino alle vicinanze del c.d. Mausoleo, dove si dovettero fermare per la presenza di una grossa frana, tuttora esistente.5 Ancora oggi l’esplorazione della galleria oltre la tamponatura è possibile solo utilizzando il pozzo immediatamente adiacente al “Mausoleo” (fig.8, fig.13) e tornando indietro in direzione Nord.6 L’ispezione della strada carrabile a partire da questa zona è resa particolarmente difficoltosa per la massa di materiali detritici caduti dai numerosi lucernai, che si susseguono ogni 5 m ca.7 4. 5. 6. 7. A ridosso del muro si sono accumulati anche consistenti resti detritici provenienti dall’alto. Probabilmente un cono detritico proveniente da uno dei numerosi lucernai. Sulla datazione adrianea del “Mausoleo” che presenta una muratura dello stesso tipo del rivestimento del pozzo contiguo e identiicabile con uno dei lucernai della Strada Carrabile cfr. Betori – Mari 2005, p.1; Pensabene – Ottati 2010. In questi riempimenti sono stati rinvenuti numerosi elementi architettonici del c.d. Mausoleo e di altri ediici fra cui una importante testa ritratto di ilosofo, cfr. Picozzi 1996. n. 3 | ottobre | 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 7 Dal c.d. Mausoleo al Grande Trapezio fig. 9 La tamponatura che permette l’accesso alla galleria franata. Dal pozzo adiacente al c.d. Mausoleo la strada piega, dopo pochi metri, ad angolo retto in direzione Ovest per una lunghezza corrispondente a tre pozzi luce, al termine della quale, con un incrocio a T, la strada si apre nelle due direzioni opposte : a Nord-Ovest (fig. 13, H) e a Sud-Est verso il Grande Trapezio (fig. 13, I). In direzione Nord-Ovest la strada fu tamponata (fig. 13, L) con un muro parzialmente riaperto in tempi recenti (fig. 9). La tamponatura ha escluso un tratto di galleria di dimensioni ridotte, interrotta presumibilmente in corso d’opera a causa di un crollo di vaste dimensioni (fig. 13, M); frana ipotizzabile in base alla presenza di una grande voragine che, dopo circa 10 m, impedisce di proseguire (fig. 11). Al di là della spaccatura, si vede la prosecuzione della galleria originaria8. (fig. 13, I) La frana è stata ispezionata con l’utilizzo di tecniche di progressione verticale speleo-archeologiche. Dalle indagini è emerso che questo tratto di dimensioni ridotte era una galleria-pilota, che ha presumibilmente intercettato, in fase di realizzazione, il grande ambiente caveale il cui ingresso è visibile poco più a Nord, sotto la Terrazza di Tempe (fig. 12). Il crollo accidentale ha determinato la modifica del progetto originario della strada, che fu deviata, con la realizzazione di un bypass, aggirando la voragine dal lato Est. La tecnica muraria della tamponatura è analoga a quella del rivestimento del pozzo adiacente al c.d. Mausoleo, questo pozzo è l’unico a presentare una ghiera in muratura, costituita da scapoli di tufo di forme e dimensioni assai irregolari9. Il tratto di strada che dall’incrocio a T si muove in direzione Sud-Est, è pressoché rettilinea fino al Grande Trapezio (fig. 10 ; fig. 13), lungo la parete Ovest, si apre un condotto molto basso e in buona parte riempito di fango e materiale detritico (fig. 13, N), di cui sono ignoti destinazione ed utilizzo: non è da escludere che possa trattarsi di un condotto idraulico10. (fig. 9) La Strada Carrabile costeggia poi la zona degli 8. Inferi (fig. 13, O) per una distanza corrispondente a circa trenta pozzi luce (diam. m 1,30 ca.), tutti completamente occlusi da materiale detritico proveniente dall’alto11. Una nuova grande Strada Carrabile? Verso l’estremità Nord della Terrazza di Tempe si trova l’accesso a una cavità di origine artificiale ancora mai documentata. L’ambiente, dopo una prima ispezione, è stato identificato come una presunta strada carrabile ipogea di ben più ampie dimensioni rispetto alle gallerie già esplorate, con un’altezza non ancora determinabile, in quanto il materiale detritico la riempie fin quasi alla volta (fig. 4). E’ stato possibile esplorare solo una E. Salza Prina Ricotti documenta la presenza di un lago in corrispondenza della voragine, che avrebbe determinato l’abbandono della realizzazione di questo tratto di galleria (Salza Prina Ricotti 2000, p. 109). In realtà il presunto ‘lago sotterraneo’ altro non era che un invaso creato dall’iniltrazione delle acque di scarico del campeggio, attualmente prosciugato. 9. Sulla datazione riconducibile alla tarda età adrianea del “Mausoleo”, che presenta una muratura dello stesso tipo del rivestimento del pozzo contiguo, identiicabile con uno dei lucernai della Strada Carrabile, cfr. Betori, Mari 2005; Pensabene, Ottati 2010. 10. Non individuato in Salza Prina Ricotti 1973 e 2000. 11. Il materiale detritico, almeno quello più supericiale, è recente. Si tratta probabilmente del risultato dell’opera di boniica dei proprietari dei terreni (attualmente buona parte dell’area è ancora in proprietà privata), che in questo modo hanno scongiurato il pericolo di avere nel proprio terreno di coltura, pozzi aperti di tali dimensioni. 8 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA fig. 10 La lunga galleria in direzione del c.d. Grande Trapezio. sessantina di metri a partire dal punto d’ingresso. La galleria si sviluppa inizialmente in direzione Sud-Est per circa 50 m, per poi piegare verso Sud. Se è identificabile con un asse viario carrabile, sicuramente non veniva utilizzato come collegamento con il Grande Trapezio poichè lungo la Strada Carrabile non risultano tracce di eventuali diramazioni, ad eccezione della tamponatura già esaminata. Va evidenziato che la presenza di un declivio tra il sistema del c.d. Ninfeo Fede e la Valle di Tempe, su cui si apre questo ‘ambiente ipogeo’, non escluderebbe la presenza di un ulteriore asse viario. fig. 12 L’ingresso del grande sistema caveale. n. 3 | ottobre | 2010 fig.11 La grande voragine sotterranea. ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 9 La realizzazione della Strada Carrabile Sulla base dei risultati delle indagini svolte, è emerso che la progettazione della Strada Carrabile, dal punto di vista tecnico, fu molto simile a quella di un acquedotto scavato in speco sotterraneo (fig.13). Dopo aver tracciato il percorso in superficie per mezzo di una groma12, venne scavata una serie di pozzi verticali equidistanti tra loro, fino ad arrivare alla quota di calpestio prevista. Dalla base dei pozzi, due squadre di scavatori iniziarono lo scavo orizzontale procedendo in senso opposto fino ad incontrarsi. Per assicurare il collegamento tra pozzi contigui, venne realizzata una galleria-pilota tuttora conservata nel tratto ipogeo interessato dal crollo. In seguito essa venne ingrandita per raggiungere le dimensioni previste dal progetto. Oggi riusciamo addirittura a identificare sia la posizione degli operai che stavano effettuando l’allargamento della galleria sia le fasi di ampliamento dei pozzi sia le tracce degli utensili lasciate nel tufo. Tutti i pozzi compresi fra la tamponatura e il Grande Trapezio risultano decentrati verso Est rispetto all’asse della galleria, probabilmente per motivi logistici: è presumibile infatti che durante la fase di scavo della galleria si sia reso necessario lasciare un corridoio libero sotto i pozzi per il trasporto e l’estrazione del materiale di risulta. Attualmente un sottilissimo fig. 13 10 strato di calcare copre la volta e le pareti della Strada Carrabile; non si tratta di intonaco come a prima vista potrebbe sembrare, ma più semplicemente del risultato dello stillicidio e della condensa di acqua formatisi nel corso dei tempi. La reale entità del sistema carrabile sotterraneo, come più in generale di tutti i sotterranei sepolti nel complesso residenziale, rimane ancora in gran parte da scoprire. L’applicazione di particolari metodologie studiate ad hoc per l’esplorazione di ambienti colmi di terra e spesso assai disagevoli e l’utilizzo di tecniche di progressione speleo-archeologiche, hanno contribuito ad articolare in maniera più definita le conoscenze sulla “Villa sotterranea di Adriano”. La ricerca svolta fino ad oggi non solo ha consentito di individuare nuove e importanti unità ipogee ancora ignote, ma ha aperto anche la strada a futuri ed eventuali nuovi percorsi di analisi. E’ auspicabile che il proseguimento e l’approfondimento degli studi intrapresi sul sistema viario sotterraneo della Villa Adriana consenta di rintracciare il percorso originario nella sua integrità. Inoltre, l’ausilio di tecniche di indagine innovative come quelle utilizzate in questa campagna di studio e fino ad oggi mai sperimentate, è in linea con il più avanzato modo di intendere la ricerca archeologica che prevede un lavoro di équipe interdisciplinare che utilizzi anche il contributo di professionalità “sussidiarie all’archeologia” per poter ampliare sempre più il proprio campo di ricerca. Pianta della villa, con evidenziato l’asse viario carrabile oggetto dello studio (elaborazione grafica di C. Lodi su base cartografica tratta da SALZA PRINA RICOTTI 2001). ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Bibliograia Adam J.P., 1988, “L’arte di costruire presso i Romani”, Milano. Betori A., Mari Z., 2005, “Tivoli, Villa Adriana, edificio circolare noto come Sepolcro o Tomba, campagna di scavo 2004, breve sintesi dei risultati” [online]. Roma: The Journal of Fasti Online. Disponibile su< http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2005-44.pdf. Chiappetta F., 2008, “I percorsi antichi di Villa Adriana”, Roma. Contini F., 1668, “Hadriani Caesaris immanem in agro tiburtino villam”, Roma. De Franceschini M., 2006, “Continuatio e renovatio nella Villa Adriana di Tivoli” in Acta ad Archaeologiam et Artium Historiam Pertinentia XX, pp.79 -103. Lewis M.J.T., 2001, “Surveying Instruments of Greece and Rome”, Cambridge: Cambridge University, pp.120-133. MacDonald W., Pinto J., 1995, “Hadrian’s Villa and its Legacy”, Yale University. Pensabene P., Ottati A., 2010, “Nuove testimonianze di architettura dorica a Villa Adriana”, in Lazio e Sabina, 6, Roma 2010, pp. 19-34. Piranesi G.B., 1781, “Pianta delle fabbriche esistenti nella Villa Adriana”, Roma. Picozzi M.G., 1996, ”Un ritratto da Villa Adriana e il busto inv. 525 della Stanza dei Filosofi del Museo Capitolino”, in M.G. Picozzi – F. Carinci (a cura di), Studi in memoria di Lucia Guerrini: Vicino Oriente, Egeo, Grecia, Roma e mondo romano, tradizione dell’antico e collezionismo di antichità, Roma (= Studi Miscellanei,30), pp.129-144. Salza Prina Ricotti E., 1973, “Criptoportici e gallerie sotterranee di Villa Adriana nella loro tipologia e nelle loro funzioni”. In: Les cryptoportiques dans l’architecture romaine (Ecole Française de Rome, 19-23 avril 1972), Roma: Collection de l’Ecole Française de Rome, vol. 14, pp. 219-259. Salza Prina Ricotti E., 2000, “Villa Adriana. Il sogno di un imperatore”, Roma: L’Erma di Bretschneider. n. 3 | ottobre | 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 11