Politiche dell’orgoglio
Sessualità, soggettività e movimenti sociali
a cura di
Massimo Prearo
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
Susan Stryker, “Transgender History, Homonormativity and Disciplinarity,” in
Radical History Review, Volume 100, pp. 145-157. © 2008, MARHO: he Radical Historians Organization, Inc.. All rights reserved. Republished by permission of the copyrightholder, and the present publisher, Duke University Press.
Verta Taylor, Nancy Whitter, “Collective Identity in Social Movement Communities: Lesbian Feminist Mobilization”, in Frontiers in Social Movement heory,
pp. 104-109 © Yale University Press 1992.
Il presente volume è stato pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filosoia, Pedagogia e Psicologia dell’Università degli Studi di Verona derivante
dai fondi del FP7 dell’Unione Europea destinati al del progetto Marie Curie
“LGBT Act”: Minority politics, social movements and equal rights: the Italian
inter-associative LGBT activism – Grant Agreement n. 328404.
Il contenuto di questa pubblicazione rilette esclusivamente le opinioni dell’autore. L’Unione Europea non è responsabile di qualunque uso possa essere fatto
delle informazioni in essa contenute.
Cura redazionale: Adriano José Habed
© Copyright 2015
EDIZIONI ETS
Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa
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Distribuzione: Messaggerie Libri SPA - Sede legale: via G. Verdi 8 - 20090 Assago (MI)
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ISBN 978-884674307-7
Indice
Introduzione
Massimo Prearo
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Pensare l’unità, praticare la divisione:
la nascita della formula “LGBT”
Massimo Prearo
Introduzione
Politiche del conlitto militante
L’internazionalizzazione dei movimenti LGBT
La rifondazione democratica del movimento LGBT
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19
22
31
35
Una storia del movimento transgender: esperienza,
omonormatività e pratiche disciplinari
Susan Stryker
Breve storia dei termini
Quando il movimento trans sida l’omonormatività
Pratiche disciplinari omonormative
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40
46
51
Omonormatività e omonazionalismo.
Gli effetti della privatizzazione della sessualità
Gianfranco Rebucini
La privatizzazione neoliberale dell’(omo)sessualità
Normalizzazione omonormativa e politiche dei diritti
Articolazione egemone tra classe, razza, nazione
e (omo)sessualità
Resistenze italiane all’omonormatività
e all’omonazionalismo
57
58
61
66
71
6
Politiche dell’orgoglio
Dappertutto e da nessuna parte: i movimenti LGBT
e la questione dell’intersezionalità
Aurélien Davennes
L’intersezionalità: un’introduzione
Lottare su tutti i fronti
La questione razziale
Il movimento LGBT alla prova dell’intersezionalità
La riproduzione dei modelli di dominio?
Conclusione
77
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80
83
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91
92
L’identità collettiva nelle comunità di movimento sociale:
la mobilitazione lesbo-femminista
Verta Taylor e Nancy Whittier
La comunità di movimento sociale lesbo-femminista
L’identità collettiva
Frontiere
Coscienza
Negoziazione
Conclusione
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99
103
105
109
114
120
Politica performativa e identità queer nello spazio pubblico:
la Slutwalk romana del 2013
Konstantinos Eleftheriadis
Introduzione
Performance e identità nella politica LGBTQ
«Siamo tutte puttane»
Performare la politica nelle strade di Roma
Conclusione
123
124
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130
134
137
I movimenti intersex/DSD in Italia:
stili di militanza e biomedicalizzazione del binarismo di genere
Elisa A.G. Arfini e Daniela Crocetti
139
Introduzione
139
Per una genealogia del campo dell’intersessualità/DSD
142
Indice
Dalla medicalizzazione alla biomedicalizzazione
Movimenti intersex/DSD nel campo italiano
AISIA
KIO
Intersexioni
Zwischengeschlecht
Conclusioni
La contro-mobilitazione cattolica intorno al “gender”:
le Sentinelle francesi
Magali Della Sudda
Introduzione
Elementi metodologici
La politicizzazione cattolica delle questioni di genere:
ritorno al futuro
Tra identità cattolica discreta e politicizzazione
Il ritorno in piazza: strategie di occupazione
dello spazio pubblico
L’occupazione dello spazio pubblico virtuale
Conclusioni provvisorie
Manifesto dei Veilleurs
7
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Bibliograia
183
Indice dei nomi
201
Gruppi, associazioni e organizzazioni citati
207
Autrici e autori
209
Introduzione
Il dibattito pubblico sui movimenti sociali legati alla politicizzazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, siano essi lesbici,
gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer, intersex e/o asessuali
(LGBTQIA), è spesso inquinato dalle mistiicazioni propagandistiche
di contro-movimenti reazionari che contrastano la diffusione in Italia
della cosiddetta “teoria del gender”, riducendolo a una sterile polemica
sull’azione di presunte lobby gay, fantasiosamente e faziosamente deinite
“omosessualiste” o “transumane” e coadiuvate da “laboratori di scienze
umane legati all’intellighenzia post-moderna” in lotta per l’instaurazione
di un nuovo ordine mondiale massonico e neomalthusiano1. D’altra parte, la visibilità mediatica che hanno acquisito negli ultimi anni le leggi a
favore dei diritti delle minoranze sessuali nei paesi dell’Unione Europea
e non solo ha portato una sempre maggiore attenzione sulle principali
rivendicazioni di questi movimenti: il riconoscimento delle unioni omosessuali, il matrimonio egualitario e l’omogenitorialità.
Nell’ambito accademico, gli studi sui movimenti LGBTQIA, peraltro
poco sviluppati in Italia, tendono a concentrarsi sulle rivendicazioni e sul
rapporto con le istituzioni, lasciando le diverse forme di mobilitazione,
le pratiche militanti e i dibattiti interni al movimento in secondo piano
e restringendo, di fatto, il perimetro analitico intorno ai gruppi e alle
organizzazioni più visibili a livello nazionale, come se esistesse un movimento sociale relativamente omogeneo. In realtà, l’arcipelago politico
delle minoranze sessuali è una realtà complessa che si muove nei limiti
1
È in questi termini che si esprimono, tra gli altri, i massimi ideologi dell’attuale crociata anti-gender Gianfranco Amato, di Giuristi per la Vita, e Massimo Gandolini, di Scienza e
Vita.
Introduzione
Massimo Prearo
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Politiche dell’orgoglio
porosi di un attivismo fortemente eterogeneo, attraversato da strategie talvolta contraddittorie e da forme di progettualità militante che
si inseriscono in contesti storici e politici speciici.
È quindi più corretto parlare di movimenti al plurale per indicare, appunto, la pluralità di quello che potremmo deinire lo spazio
della militanza LGBTQIA, cioè uno spazio movimentato all’interno del quale si colloca l’azione di gruppi e associazioni la cui ragione
sociale, radicata nell’esperienza singolare dell’orientamento sessuale
e dell’identità di genere, trova sviluppo nella costruzione collettiva e comunitaria di una soggettività politicamente signiicativa.
All’interno di questo spazio di movimento sociale, la rivendicazione
dell’uguaglianza dei diritti, tema dominante in cui converge la grande maggioranza delle recenti strategie di movimento, è solo uno degli aspetti rilevanti rispetto alla densa rete di relazioni, interazioni,
discorsi e pratiche che caratterizzano il paesaggio militante. Questo
vale in particolar modo per il caso italiano. Qui, contrariamente a
quanto potrebbe far pensare la resistenza atavica e strutturale della
classe politica alle proposte di cambiamento avanzate dai movimenti ormai da decenni, l’attivismo LGBTQIA è una realtà presente in
tutto il territorio (malgrado l’esistenza di sacche geograiche scoperte) che, proprio a causa dell’impermeabilità del livello nazionale, ha
saputo creare alleanze con gruppi e associazioni della società civile
o partenariati con le amministrazioni locali, ino a costituire uno
dei motori centrali, e forse anche tra i più originali, della lenta e
progressiva costruzione del modello democratico italiano.
L’ipotesi centrale di questo volume, suggerita sin dal titolo, è che
le soggettività politiche messe in movimento dalle minoranze sessuali non siano una reazione meccanica alla negazione identitaria che
pesa sui vissuti LGBTQIA, ma il risultato di rapporti intersoggettivi
che, nella quotidianità del confronto e del conlitto, trasformano
l’individuale in collettivo e fanno dell’orgoglio una questione politica. Strategia di resistenza a dispositivi di oppressione sociale quali
l’insulto, il discredito, il rigetto, l’avversione, la paura, la violenza e
l’intolleranza, l’orgoglio come affermazione e autodeterminazione
dell’esistenza non è solo la sida che il singolo lancia all’ambiente
ostile in cui vive, ma è soprattutto una forma di sapere esperienziale
che circola all’interno dello spazio della militanza come bene comu-
Introduzione
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ne, come motore del movimento stesso. In questo senso, le politiche
dell’orgoglio comprendono un insieme polisemico di discorsi, strategie, progetti, obiettivi e conlittualità che deiniscono le diverse
forme di politicizzazione delle soggettività minoritarie.
L’ambizione scientiica dei lavori qui presentati, tutti basati su
ricerche d’archivio ed empiriche condotte con metodi etnograici,
di osservazione e di intervista, è di fornire strumenti interpretativi in grado di rendere intelligibili non tanto le varie rivendicazioni
portate dai movimenti LGBTQIA, le loro battaglie, le loro fortune o
insuccessi, quanto piuttosto alcuni dei nodi che rendono la coabitazione all’interno dello spazio della militanza problematica e conlittuale, o che hanno contribuito negli ultimi anni a trasformare l’attivismo e l’identità stessa del movimento. Il progetto editoriale che ha
guidato la costruzione di questo libro e il lavoro delle autrici e degli
autori si è quindi posto l’obiettivo di fare un passo indietro rispetto
al rumore mediatico che accompagna le rivendicazioni, per interessarsi piuttosto alle dinamiche, ai dibattiti e alle pratiche che contribuiscono a informare e a performare la mobilitazione LGBTQIA.
Si è voluto porre l’accento sulle tensioni emerse in merito all’integrazione di componenti in precedenza escluse e invisibili perché
invisibilizzate, fra cui i soggetti transgender, o relegate ai margini
perché dominate dal potere maschile e perché legate storicamente
ad altri spazi militanti prevalentemente femministi, come le lesbiche; oppure questioni del tutto impensate, come l’esperienza della doppia discriminazione – sessuale e razziale –, o ancora negate
perché scomode, come quelle dei soggetti che sfuggono all’identità
omosessuale egemonica e ne subiscono gli effetti normativi. Allo
stesso tempo, un approccio in termini di strutturazione e di trasformazione dello spazio della militanza LGBTQIA, e cioè una prospettiva in termini di progettualità militante, permette di cogliere i
processi di politicizzazione di nuove soggettività, come la questione
intersex, l’emergenza talvolta efimera di forme di azione collettiva
spettacolari, come la politica queer, o le contro-mobilitazioni che
contestano le politiche di genere e della sessualità di questo stesso
spazio, suscitando nuove reazioni e nuove strategie di lotta.
Apre il volume un contributo di Massimo Prearo sulla nasci-
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Politiche dell’orgoglio
ta della formula “LGBT” in occasione del World Pride del 2000
a Roma, in cui si sottolinea la svolta epocale che ha rappresentato, tanto a livello internazionale quanto in Italia, l’integrazione di
nuove componenti e nuove soggettività, ponendo in primo piano
non più soltanto gay e lesbiche, ma anche bisessuali, transessuali
e transgender. Divenuta negli anni duemila, e a una velocità sorprendente, un’espressione adottata da quasi tutte le associazioni,
dalle istituzioni e anche dalla ricerca accademica, l’acronimo LGBT
emerge come agente della rifondazione del movimento gaylesbico e
dell’estensione del campo della militanza, provocando inoltre una
ridistribuzione dei rapporti di forza tra le parti in gioco. Lo studio
del caso italiano, in particolare, rivela come il lavoro di produzione
di nuovi repertori discorsivi non sia una mera operazione di marketing militante, ma il risultato di strategie di apertura e di risoluzione
dei conlitti, quindi di tentativi – talvolta riusciti, talvolta fallimentari – di ripensare l’identità stessa del movimento e il signiicato della
pratica militante.
L’articolo di Susan Stryker, pubblicato inizialmente nel 2008 nella rivista Radical History Review, affronta, da una prospettiva del
tutto diversa, l’ingresso della questione transgender, proponendo
una breve storia del movimento trans e un’acuta rilessione su come
la tensione provocata all’interno dei gruppi gay e lesbici dalla presenza non più silenziosa di tali soggetti abbia permesso di svelare
la rigidità normativa dello spirito comunitario, soprattutto quando
questo pensa se stesso come un “tutto” omogeneo e monolitico.
Stryker introduce il concetto di omonormatività, non per signiicare
l’allineamento degli “omosessuali moderni”2 al modello neoliberale
privatizzato della sessualità, su cui si sofferma l’articolo di Gianfranco Rebucini, ma per deinire quei processi di marginalizzazione
e di esclusione che, all’interno dello spazio della militanza, attribuiscono una gerarchia di valore alle diverse categorie presenti.
Ma l’omonormatività è anche un fenomeno di più ampio raggio, che riguarda le logiche di normalizzazione dell’omosessualità e
della sessualità tout court nell’era della tolleranza avanzata e dell’u2
M. Barbagli-A. Colombo, Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, Il Mulino, Bologna 2007.
Introduzione
13
guaglianza dei diritti, di cui Gianfranco Rebucini esplora gli effetti.
Quali sono le conseguenze della conversione dei movimenti gay e
lesbici al modello di soggettività fondato sull’assimilazione, sul consumo e sulla pubblicizzazione di un’identità omosessuale non più
sovversiva e che, pur restando statisticamente minoritaria, si lascia
addomesticare dagli standard egemonici della femminilità e della
mascolinità eteronormate? Non si tratta solamente di fornire una
critica dell’emancipazione intesa come normalizzazione, ma anche
di rilettere sulle implicazioni politiche di queste logiche nell’era
del post-11 settembre, dunque nel contesto del presunto conlitto
geopolitico tra le democrazie occidentali, autodeinitesi sulla base
del loro grado di accettazione della “diversità sessuale”, e un fantasmatico nemico la cui “alterità” viene misurata, dal punto di vista
dei paesi neoliberali, in funzione dell’ostilità nei confronti dell’omosessualità. Rebucini si propone dunque di elucidare il nesso fra
omonormatività e omonazionalismo, ritornando sull’esperienza italiana di Facciamo Breccia che proprio su questi temi aveva tentato
di smuovere la parte maggioritaria dei movimenti LGBT, arenata
sulla questione dei diritti e occupata più a smussare le spigolosità
del discorso critico antagonista che a rilettere sulle nuove side della globalizzazione neoliberale.
Il contributo di Aurélien Davennes prende il via da una ricerca
etnograica condotta in seno a un’associazione francese che si deinisce allo stesso tempo contro l’omofobia e contro il razzismo (che si
pone cioè l’obiettivo di congiungere due forme di lotta spesso settorializzate) e utilizza il concetto di intersezionalità per studiare come
le/i militanti, provenienti dai territori d’oltremare, concettualizzino
la doppia discriminazione che subiscono in quanto gay e lesbiche of
color. L’intersezionalità è uno strumento analitico pensato nell’ambito del femminismo nero per dare voce a soggettività diverse da
quelle bianche e di classe media e che la rappresentazione della
discriminazione omofobica tende a rendere invisibili. La ricerca di
Davennes permette di mettere in luce le dificoltà nel tenere insieme
in uno stesso gesto politico, soprattutto all’interno delle federazioni di associazioni LGBTQIA, la duplice identità di gay e lesbiche
vittime di razzismo perché soggetti neri o meticci, continuamente
rinviati all’esotismo delle origini extracontinentali o al problema
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Politiche dell’orgoglio
dell’immigrazione. La raceblindness, la cecità alla “razza”, delle/gli
attiviste/i dominanti si traduce quindi in una forma di marginalizzazione che, all’interno dello spazio della militanza LGBTQIA, attesta una logica più generale, che non risparmia certo le minoranze
sessuali, di riproduzione dei modelli di dominio razzisti.
Le politiche del conlitto militante non sono tuttavia coninate
nello spazio LGBTQIA, ma agiscono anche all’intersezione fra questo spazio e quello di altri movimenti sociali storicamente alleati.
L’articolo di Verta Taylor e Nancy Whittier, sociologhe dell’attivismo
lesbico e delle mobilitazioni femministe, originariamente pubblicato
nel 1992, propone un’analisi della formazione dell’identità collettiva
lesbo-femminista a partire da uno studio condotto sulle comunità
di movimento sociale in tensione tra l’appartenenza alla tradizione
femminista e l’affermazione dell’autonomia politica del lesbismo.
Ripercorrendo la storia delle politiche femministe radicali e liberali
tra gli anni settanta e ottanta, attraverso una lettura critica delle
principali teorie dei movimenti sociali, per mostrarne il potenziale
euristico e i limiti epistemologici, le autrici richiamano, da un lato,
la necessità di un approccio gender based, spesso soffocato dall’ortodossia disciplinare accademica, e offrono, dall’altro, un modello dei
processi di politicizzazione dell’identità collettiva lesbo-femminista
e delle logiche di negoziazione tra movimenti femministi paritari e
radicalismo lesbico. Il contributo pionieristico di Taylor e Whittier
costituisce uno dei primi studi empirici sul lesbismo militante e uno
stimolante strumento per comprendere come i modelli identitari
pensati e praticati nel campo dell’attivismo dell’orgoglio LGBTQIA
rappresentino l’oggetto stesso del lavoro militante e siano per questo
soggetti a continue trasformazioni e riformulazioni.
Konstantinos Eleftheriadis si concentra su forme di attivismo
fondate proprio sulla performance identitaria come occasione spettacolare per mettere in scena la politica queer. Ponendo l’attenzione sulla prima Slutwalk italiana del 2013, letteralmente la “Marcia
delle Puttane”, l’autore propone di interpretare questo tipo di azioni collettive come forme teatrali e poeticamente militanti, perché
produttrici di linguaggi diversi, anti-istituzionali, provocatori e
politicamente bizzarri. La teatralizzazione della sida queer all’eteronormatività e all’eterosessismo concretizza nel tempo presente,
Introduzione
15
efimero, della Marcia lo slogan “Siamo tutte Puttane” come opzione identitaria maturata nel corso di discussioni, assemblee e appuntamenti artistici avvenuti in occasione del Festival “Da Mieli a
queer”. La componente queer dei movimenti LGBTQIA appare, da
questo punto di vista, non come un corpo estraneo rispetto all’orgoglio minoritario, bensì come una delle sue declinazioni possibili.
Lungi dallo “sputtanare” la sobrietà istituzionalizzante dei vertici
delle organizzazioni di movimento, la performance queer rivela (o
ricorda) la dirompenza antinormativa delle politiche minoritarie,
collocandosi comunque nei territori, seppur periferici, della militanza LGBTQIA.
Il saggio di Elisa A. G. Arini e Daniela Crocetti analizza l’emergenza più recente della questione intersex, mettendo a fuoco i processi di medicalizzazione, biomedicalizzazione e depatologizzazione
che caratterizzano il trattamento dell’intersessualità al ine di evidenziare le diverse strategie di soggettivazione politica dell’identità
intersex. Le autrici offrono così una lettura delle forme di governo
dei corpi nella società contemporanea, da un lato, e delle tecniche
di resistenza ai protocolli medici di assegnazione del sesso, quindi
di contestazione del binarismo di genere che struttura la categorizzazione sociale degli individui, dall’altro. Inoltre, l’articolo propone
un modello interpretativo delle diverse forme di attivismo attualmente presenti in Italia nel campo dei movimenti intersex/DSD,
identiicando diverse tipologie di mobilitazione, da quelle basate
sull’evidenza dell’esperienza o che si richiamano ai diritti umani
fondamentali a quelle che si collocano all’interno o all’intersezione
dell’attivismo LGBTQIA.
Chiude il volume l’articolo di Magali Della Sudda sulla contro-mobilitazione cattolica emersa negli ultimi anni in reazione
all’estensione del campo dei diritti civili alle minoranze sessuali.
L’autrice presenta i risultati di una ricerca in corso sui movimenti
conservatori francesi, dalla Manif pour tous alle Sentinelle (ispiratrici delle Sentinelle in piedi italiane), rilevando come, malgrado il carattere inedito di questo nuovo cattolicesimo identitario e le
modalità rinnovate di occupazione dello spazio pubblico, l’azione
collettiva “anti-gender” si collochi, in realtà, nella tradizione delle
mobilitazioni politiche di destra. Sebbene la presenza di un contri-
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Politiche dell’orgoglio
buto sui movimenti che si fondano su discorsi decisamente omofobici e transfobici all’interno di un volume sui movimenti LGBTQIA
possa sorprendere, il taglio scientiico che ha orientato la selezione
dei contributi qui presenti permette di deinire queste mobilitazioni
come una forma di contro-politica che fa appello all’orgoglio cattolico – orgoglio ferito da quelli che sono visti e vissuti come attacchi
alla morale religiosa. È signiicativo, a questo proposito, che in risposta al referendum irlandese del 24 maggio 2015 che ha aperto
il matrimonio alle coppie omosessuali, il segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, parli di “sconitta per l’umanità”.
Questo tipo di contro-mobilitazione, che trova in Italia un fertile
terreno di proliferazione, rappresenta inoltre una sida attuale per i
movimenti LGBTQIA italiani. Per tale motivo, una maggiore comprensione della storia e della diffusione dei movimenti anti-gender
può contribuire allo sviluppo di strategie di risposta e di contrasto a
queste nuove crociate morali.
I contributi qui pubblicati, supportati da un’estesa bibliograia
generale, riguardano senza dubbio la ricerca accademica sui movimenti sociali, sui problemi pubblici e sui modelli di democrazia
contemporanea che il vasto universo dell’attivismo LGBTQIA interroga e mette in questione. Questo volume non si pone però in
una posizione di esteriorità rispetto al suo oggetto di analisi, ma
ambisce a suscitare una discussione e una rilessione anche all’interno di tutti quei collettivi, gruppi e associazioni che militano quotidianamente per la difesa dell’integrità isica e morale delle persone
LGBTQIA, contro la violenza del pregiudizio e della discriminazione e quindi per la trasformazione politica e culturale della società
– con orgoglio, ça va sans dire.
Le autrici e gli autori
DANIELA CROCETTI è una queer italo-americana che vive da dieci
anni in Italia. Si occupa delle intersezioni della storia della medicina e
della scienza con l’antropologia, in particolare fra i saperi scientiici, il
corpo e la società. Durante la sua ricerca, collabora spesso con gruppi
di “pazienti” (persone medicalizzate) e attiviste, come i membri di AISIA (Associazione Italiana Sindrome Insensibilità Androgeni) e di KIO
(Klinefelter Italia Onlus). Lavora attualmente all’Università di Bologna,
dove è assegnista per un progetto sulle malattie croniche congenite e le
scelte riproduttive e dove è docente del laboratorio “Genere, Sessualità e
il Corpo”. Fra le sue pubblicazioni più recenti: L’invisibile intersex. Storie
di corpi medicalizzati (ETS 2013); Queering the genitals: an operation useful
Le autrici e gli autori
ELISA A.G. ARFINI, sociologa, è dottore di ricerca in Modelli, linguaggi e tradizioni nella cultura occidentale (Università di Ferrara). Svolge
attività di ricerca nell’ambito della sociologia dei processi culturali in collaborazione con le Università di Bologna, Milano Statale, Ferrara, con
l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (Bra) e con l’Istituto
Carlo Cattaneo di Bologna. È inoltre responsabile delle reti internazionali e dalla progettazione europea per la Biblioteca Italiana delle Donne
di Bologna, membro di InteRGRace – Interdisciplinary Research Group
on Race and Racisms (Università di Padova), e del Centro “Politesse /
Politiche e Teorie della Sessualità” (Università di Verona). Si interessa in
particolare di: teoria queer, studi di genere e sociologia dei consumi. Oltre a vari contributi in volumi collettanei e riviste internazionali, ha pubblicato Scrivere il sesso. Retoriche e narrative della transessualità (Meltemi
Editore 2007) e ha curato, assieme a Cristian Lo Iacono, Canone Inverso.
Antologia di teoria queer (ETS 2012).
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Politiche dell’orgoglio
for all, in «About Gender», I (2013), n. 3; Hormone Replacement
Therapy, in P. Whelehan-A. Bolin (a cura di), The Encyclopedia of
Human Sexuality, Wiley-Blackwell, 2013.
AURÉLIEN DAVENNES si è diplomato in scienze politiche all’Istituto di Scienze Politiche di Parigi e in sociologia all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS), conseguendo la laurea del
Master “Genere, politica e sessualità”. La sua tesi di laurea propone
uno studio dei movimenti LGBT francesi alla luce della questione
dell’intersezionalità. I suoi interessi di ricerca riguardano l’omosessualità, le politiche della sessualità, il concetto di “razza”, il genere e
i movimenti sociali LGBTQIA, femministi e antirazzisti.
MAGALI DELLA SUDDA è ricercatrice presso il Centro Nazionale
di Ricerca Scientiica francese (CNRS). Dopo aver conseguito un
dottorato di ricerca in Storia contemporanea alla Sapienza di Roma
e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, ha svolto le sue ricerche presso l’Istituto Universitario Europeo
di Firenze come Marie Curie Fellow. Ha pubblicato vari articoli sulla politicizzazione delle donne in Francia e in Italia durante i primi
decenni del Novecento e sulla militanza cattolica femminile durante
il fascismo italiano e la Terza Repubblica francese. Recentemente
ha coordinato un progetto di ricerca dedicato alla politicizzazione
delle questioni sessuali e del genere durante le elezioni municipali
del 2014 in Francia. Tra le pubblicazioni recenti: Des antichambres
du Parlement? L’Action catholique féminine et la carrière des députées
italiennes (1945-1950), in «Parlements», XIX (2014), n. 1; Gender, Fascism and Right-Wing in France between the wars: the Catholic matrix,
in «Politics, Religion & Ideology», XIII (2012), n. 2.
KONSTANTINOS ELEFTHERIADIS è ricercatore post-dottorato presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto universitario europeo di San Domenico di Fiesole (EUI) e insegnante e
ricercatore presso il Dipartimento di sociologia dell’Istituto di studi
politici di Parigi (Sciences Po). Ha conseguito il dottorato di ricerca
in scienze sociali e politiche presso l’Istituto Universitario Europeo
nel 2014, con la tesi dottorale, Gender and sexual politics in Europe:
Le autrici e gli autori
211
Queer festivals and their counterpublics. I suoi ambiti di ricerca includono: sociologia delle identità collettive, studi di genere e della
sessualità, contro-pubblici e sfera pubblica. Suoi articoli e contributi
sono apparsi nelle riviste «Social Movement Studies», «ACME: An
International E-Journal for Critical Geographies», «L’Homme et la
Société» e nel volume collettaneo LGBT Activism and the Making of
Europe (Palgrave Macmillan 2014).
MASSIMO PREARO è assegnista di ricerca con borsa europea “Marie Curie” presso il Centro di ricerca “Politesse / Politiche e teorie
della sessualità” dell’Università degli Studi di Verona, con un progetto di ricerca sui movimenti LGBTQIA italiani. Dopo aver conseguito un dottorato in Studi politici all’École des Hautes Études
en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, è stato Visiting Research
Fellow alla University of Sussex e ha insegnato Scienze politiche
all’Université de la Rochelle. Ha recentemente pubblicato Le moment politique de l’homosexualité. Mouvements, identités et communautés en France (Presses Universitaires de Lyon, 2014), è tradotto
in francese Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli (EPEL,
2008). È cofondatore e direttore della rivista accademica francese
«Genre, sexualité & societé».
GIANFRANCO R EBUCINI è ricercatore associato allo IIAC-LAIOS
all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) e Visiting Scholar alla Brunel University di Londra, attualmente postdottorando con borsa “Fernand Braudel” della FMSH di Parigi.
Ha ottenuto il dottorato in antropologia sociale con una tesi sulle
maschilità in Marocco e ha pubblicato diversi articoli su questioni
di genere e sessualità, tra cui Masculinités hégémoniques et “sexualités” entre hommes au Maroc, in «Cahiers d’études africaines»,
(2013), n. 209-10 e Homonationalisme et impérialisme sexuel: politiques néolibérales de l’hégémonie, in «Raisons politiques», (2013),
n. 49. È specialista degli studi sulle maschilità e sull’omoerotismo
maschile in Marocco e di recente ha condotto ricerche sul rapporto
tra maschilità, politica e cittadinanza fra il Marocco, la Francia e
l’Italia.
212
Politiche dell’orgoglio
SUSAN STRYKER è Professoressa associata di studi delle donne e
di genere e direttrice dell’Institute for LGBT Studies presso l’Università dell’Arizona. Teorica, autrice e regista trans dichiaratamente lesbica, ha scritto diversi libri su temi queer e transgender, fra
cui l’antologia The Transgender Studies Reader (Routledge 2006) e
Transgender History (Seal 2008). Inoltre, il suo documentario Screaming Queens: The Riot at Compton’s Cafeteria (2005) ha ottenuto un
Emmy Award. I suoi temi di ricerca e di insegnamento includono:
storia LGBT, studi queer, teoria critica, tecnologia e corpo, cinema
e media.
VERTA TAYLOR è Professoressa di sociologia e studi femministi
presso l’Università di California-Santa Barbara. È autrice di oltre
cento articoli accademici e quindici tra volumi propri ed editati, fra
cui Rock-a-by Baby: Feminism, Self-Help and Postpartum Depression
(Routledge 1996) e, con Leila J. Rupp, Survival in the Doldrums: The
American Women’s Rights Movement, 1945 to the 1960s (Oxford
University Press 1987) e Drag Queens at the 801 Cabaret (University of Chicago Press 2003). Insegna corsi sul genere, la sessualità, il
femminismo e i movimenti sociali. Tanto le sue attività di insegnamento quanto le sue opere le hanno valso numerosi premi e riconoscimenti internazionali.
NANCY WHITTIER è Professoressa presso lo Smith College di
Northampton, Massachusetts, dove insegna corsi di sociologia e genere. Ha ottenuto il dottorato in sociologia presso l’Università statale dell’Ohio. Le sue aree d’interesse abbracciano i movimenti sociali
delle donne, la costruzione delle identità collettive e i collegamenti
fra i cambiamenti istituzionali e culturali degli ultimi trent’anni e
le trasformazioni nel femminismo. Fra le sue opere, Feminist Generations: The Persistence of the Radical Women’s Movement (Temple
University Press 1995), The Politics of Child Sexual Abuse: Feminism, Social Movements, and the Therapeutic State (Oxford University
Press 2009) e numerosi volumi coeditati e articoli.
Edizioni ETS
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Finito di stampare nel mese di settembre 2015