Uno primo carattere di questo testo di Alberto Mario Cirese è la dimensione didattica a cui esso tende e da cui scaturisce. Cioè il suo collocarsi come strumento di lavoro per quanti operano nelle scienze etno-antropologiche, con una...
moreUno primo carattere di questo testo di Alberto Mario Cirese è la dimensione didattica a cui esso tende e da cui scaturisce. Cioè il suo collocarsi come strumento di lavoro per quanti operano nelle scienze etno-antropologiche, con una esposizione chiara ed elementare e di fornire ogni volta gli elementi informativi indispensabili per non favorire neppure da lontano inclinazioni dilettantistiche.
In secondo luogo la peculiarità dell’apporto bibliografico ed il taglio ideologico esplicitato nell’affrontare le questioni dell’antropologia culturale e in particolare quelle storiche italiane.
Come avverte Cirese: “Sebbene siano nate in genere come studio di tutti i popoli e di tutti gli strati sociali, gli studi etno-antropologici ci si presentano già alla metà dell’800 come indagini dedicate soltanto (o quasi esclusivamente) ai popoli e agli strati sociali che vengono considerati inferiori e che di fatto sono economicamente e politicamente subalterni. […] In altre parole si configurano come scienze dei dislivelli di cultura […] significativamente coincidenti con i dislivelli di potere. […] aver assunto come oggetti di studio esattamente quei gruppi umani che più o meno contemporaneamente sono stati o restano oggetti di dominio.”
Infine la ricerca delle radici dei nuovi studi etno-antropologici con la tradizione culturale italiana, al cui interno rendere compatibili teorie e metodi provenienti da altre tradizioni culturali, pur sempre occidentali.