Books by Francesco Bonelli
Edizioni dell'Orso, 2024
Questo studio offre una ricognizione del rapporto tra Scapigliatura milanese e politica, con part... more Questo studio offre una ricognizione del rapporto tra Scapigliatura milanese e politica, con particolare riferimento alla cosiddetta ‘Scapigliatura democratica’, un sottogruppo della più ampia famiglia scapigliata che si distingue per la stretta interrelazione tra letteratura e impegno che è alla base del suo progetto culturale. Spesso fraintesa dalla critica, o nel senso di una rimozione completa del dato dell’impegno, o di una sua indebita esagerazione, la Scapigliatura democratica o politica fu invece una tappa fondamentale nella costruzione identitaria del fenomeno scapigliato. Dalle allusioni risorgimentali presenti nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio di Cletto Arrighi, al recupero dell’idea di Scapigliatura in senso antagonista che ne fa il «Gazzettino Rosa» alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, fino all’identificazione avallata da Felice Cameroni tra scapigliati e refrattari sulla scorta di Vallès e della Comune, dirsi ‘scapigliati’ significò lungo tutto l’arco di sviluppo del movimento la rivendicazione di uno spazio non solo letterario, ma anche politico. Lo conferma l’analisi incrociata delle prove narrative degli autori che la animarono (Tarchetti, Bizzoni, Tronconi, Valera) e dei suoi giornali più in vista («Gazzettino Rosa», «Plebe», «Farfalla»), dove il tratto preminente, tra le molte battaglie portate avanti dal gruppo (disvelamento dei bassifondi urbani, antimilitarismo, critica al sistema politico-finanziario e lotta alla morale borghese), pare consistere nella scoperta del potere retorico e performativo del testo giornalistico-letterario, di cui gli scapigliati scelgono di privilegiare la duttilità formale e il potere di impatto immediato sul pubblico.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
http://www.parolerubate.unipr.it/indici_php/fascicolo_20.php
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Cahiers d'études italiennes, 2018
Vingt ans après sa mort, Giorgio Bassani est sans conteste reconnu comme l’un des grands écrivain... more Vingt ans après sa mort, Giorgio Bassani est sans conteste reconnu comme l’un des grands écrivains du XXe siècle. Toutefois, c’est surtout en dehors de son Italie natale qu’il jouit de cette réputation. Les études portant sur le travail d’éditeur de Bassani, sur ses liens avec le monde du cinéma et de l’art, ainsi que les analyses de ses textes et de leur intertextualité se sont multipliées ces dernières années ; mais celles sur la réception critique de son œuvre et sur les raisons de sa diffusion dans le monde sont encore peu nombreuses. Sans prétendre combler cette lacune, ce recueil a l’ambition d’ouvrir deux champs de recherche jusqu’à présent peu explorés : d’une part, l’étude des correspondances entre Bassani et des écrivains ou des critiques tels que Fortini, Siciliano et Varese apporte de nouveaux éclairages sur les motivations de l’écrivain, sa méthode de travail et son évolution ; d’autre part, le recueil propose des explications à l’intérêt renouvelé pour Bassani qu’on rencontre en Espagne et dans d’autres pays. Ce volume montre également que le succès international de Giorgio Bassani n’est pas sans lien avec sa très grande passion pour les langues et les littératures étrangères, passion qui est tout particulièrement attestée par son travail éditorial. Contrairement aux apparences, Barcelone, Rosario et Bloomington lui étaient aussi chères que Ferrare.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Papers by Francesco Bonelli
Transalpina. Les mystères urbain4s en Italie – volume II : Les réécritures du XXe siècle, 2023
Entre 1878 et 1879, l’écrivain scapigliato Paolo Valera publie un reportage intitulé Milano scono... more Entre 1878 et 1879, l’écrivain scapigliato Paolo Valera publie un reportage intitulé Milano sconosciuta, dans lequel il décrit sans fard et dans la droite ligne du genre des mystères urbains le côté sombre de la « capitale morale » de l’Italie. Près de cent ans plus tard, le dessinateur italien Elfo (Giancarlo Ascari) reprend le nom de Valera pour en faire un détective du quartier Ticinese aux prises avec des histoires bizarres et mystérieuses inspirées de la science-fiction et des bandes dessinées américaines underground. À partir de cette correspondance, l’article analyse la série d’Elfo consacrée à Paolo Valera en l’interprétant comme une réécriture moderne du genre des mystères, sur la base de correspondances thématiques telles que le cadre urbain, la connotation politique, l’influence de l’actualité sociale, les faits divers, et sur la base aussi de correspondances structurelles comme les modalités de circulation éditoriale des œuvres.
Tra il 1878 e il 1879, lo scapigliato Paolo Valera pubblica un reportage intitolato Milano sconosciuta, nel quale descrive senza reticenze e nel solco del genere dei misteri urbani il lato oscuro della « capitale morale » d’Italia. Quasi cent’anni più tardi il disegnatore italiano Elfo (Giancarlo Ascari) recupera il nome di Valera per farne un detective del quartiere Ticinese, alle prese con storie bizzarre e misteriose ispirate alla fantascienza e al fumetto underground statunitense. A partire da questa corrispondenza, l’articolo analizza la serie di Elfo dedicata a Paolo Valera come una riscrittura moderna del genere dei misteri, sulla base di consonanze tematiche e strutturali quali l’ambientazione urbana, la connotazione politica, l’influenza della cronaca e le forme di circolazione editoriale.
Between 1878 and 1879, the “scapigliato” Paolo Valera published a reportage entitled Milano sconosciuta, in which he fearlessly described the dark side of the “moral capital” in the style of the urban mystery genre. Almost a hundred years later, the Italian cartoonist Elfo (Giancarlo Ascari) adopted Valera’s name to create a detective character from the Ticinese district, embarking on bizarre and mysterious stories inspired by science fiction and American underground comics. Building upon this connection, the article analyzes the Elfo series dedicated to Paolo Valera as a contemporary reinterpretation of the mystery genre, exploring thematic and structural similarities such as the urban setting, political connotations, influence of current events and forms of editorial distribution.
https://journals.openedition.org/transalpina/3989
Bookmarks Related papers MentionsView impact
DNA - Di Nulla Academia. Rivista di studi camporesiani, 2022
https://dnacamporesi.unibo.it/article/view/15418
Il saggio prende in esame la presenza ... more https://dnacamporesi.unibo.it/article/view/15418
Il saggio prende in esame la presenza dell’Inferno di Dante nella produzione giornalistica e narrativa della Scapigliatura democratica dedicata ai bassifondi di Milano. A partire dalla fine degli anni Settanta del XIX secolo, infatti, nei reportage di autori ‘scapigliati’ come Paolo Valera, Francesco Giarelli e Lodovico Corio, è possibile rinvenire numerosi riferimenti alla prima cantica dantesca, tanto sul piano intertestuale, quanto su quello strutturale. A questo proposito, il saggio intende evidenziare le forme e le motivazioni ideologiche che stanno alla base di tale caratterizzazione infernale, concentrandosi in particolare sulla funzione dell’Inferno dantesco quale serbatoio di immagini e motivi capaci di avvalorare, presso il pubblico, la visione delle zone più nascoste della “capitale morale” d’Italia.
The essay examines the presence of Dante’s Inferno in the journalistic and narrative production of the Scapigliatura democratica dedicated to the slums of Milan. Starting from the late 1870s, in fact, in the works of ‘scapigliati’ authors such as Paolo Valera, Francesco Giarelli and Lodovico Corio, it is possible to find numerous references to Dante’s first cantica, both on an intertextual and a structural level. In this regard, the essay intends to highlight the forms and ideological motivations behind such infernal characterization, focusing on the function of Dante’s Inferno as a reservoir of images and motifs capable of validating, among the public, the vision of the most hidden areas of the “moral capital” of Italy
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Italies 25. "Utopies ", sous la direction de Perle Abbrugiati, Raffaele Ruggiero et Martin Ringot, 2021
Riassunto: Con la proclamazione del Regno d’Italia sembrerebbe realizzarsi l’utopia di una patria... more Riassunto: Con la proclamazione del Regno d’Italia sembrerebbe realizzarsi l’utopia di una patria comune per tutti gli italiani. Eppure, appena qualche anno più tardi, un gruppo di giovani scrittori e giornalisti conosciuto sotto il nome di Scapigliatura, decide di rifugiarsi nell’utopia di un’Italia repubblicana. Attraverso l’analisi di uno dei giornali
più rappresentativi della Scapigliatura politica, il Gazzettino rosa (1867-1873), il saggio si propone di mostrare le specificità di questo discorso utopico, sia sul piano politico che su quello letterario.
Résumé : La proclamation du Royaume d’Italie semblerait enfin réaliser l’utopie d’une patrie commune pour tous les Italiens. Pourtant, quelques années plus tard, un groupe de jeunes écrivains et journalistes connus sous le nom de Scapigliatura, décide de se réfugier dans l’utopie d’une Italie républicaine. À travers l’analyse d’un des journaux les plus représentatifs de la Scapigliatura politique, le Gazzettino rosa (1867-1873), cet essai vise à montrer les spécificités de ce discours utopique, tant sur le plan politique que littéraire.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Loxias-Colloques 17, "Arrigo Boito cent ans après - Arrigo Boito cent’anni dopo", sous la direction de Edwige Fusaro, 2020
http://revel.unice.fr/symposia/actel/index.html?id=1613
Il contributo analizza la novella di Arr... more http://revel.unice.fr/symposia/actel/index.html?id=1613
Il contributo analizza la novella di Arrigo Boito La musica in piazza, pubblicata nella Gazzetta musicale tra il 1870 e il 1871, e dedicata alla figura dei due musicisti milanesi Barbapedàna e Gippa. Spesso trascurata dalla critica, questa prova di Boito permette di gettare una nuova luce sull’evoluzione della poetica dell’autore, per la presenza di alcuni motivi che la collegano alla produzione narrativa della Scapigliatura milanese degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, come l’attenzione data alla rappresentazione della realtà urbana milanese o l’argomento musicale. Attraverso un confronto con i romanzi o le novelle di autori quali Tarchetti, Valera, Ghislanzoni e Gualdo, l’articolo evidenzia in particolare la specificità della novella nel suo carattere umoristico, all’insegna del dualismo tipico della poetica di Boito.
La contribution analyse la nouvelle de Arrigo Boito La musica in piazza, publiée dans la Gazzetta musicale entre 1870 et 1871, et dédiée aux deux musiciens milanais Barbapedàna et Gippa. Trop longtemps négligé par la critique, ce récit de Boito permet de jeter un nouvel éclairage sur l’évolution de la poétique de l’auteur, en raison de la présence de motifs qui le rapprochent de la production narrative de la « Scapigliatura » milanaise des années 1860 et 1870, comme par exemple l’attention portée à la représentation de la réalité urbaine milanaise ou le thème musical. À travers une comparaison avec les romans ou nouvelles d’auteurs tels que Tarchetti, Valera, Ghislanzoni et Gualdo, l’article met notamment en évidence la spécificité de cette nouvelle dans son caractère humoristique, sous l’enseigne du dualisme typique de la poétique de Boito.
The contribution analyses the short story La musica in piazza by Arrigo Boito, published in the “Gazzetta musicale” between 1870 and 1871, and dedicated to the two Milanese musicians Barbapedàna and Gippa. Often neglected by critics, this short story sheds new light on the evolution of Boito’s poetics, because of the presence of themes that are typical of the Scapigliatura Milanese of the 1860s and 1870s, such as the description of the suburb of Milan or the musical subject matter. Through a comparison with novels and other short stories by authors such as Tarchetti, Valera, Ghislanzoni and Gualdo, the article highlights the peculiarity of La musica in piazza in its humorous character, in accordance with the dualism typical of Boito’s poetics.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
The Idea of Beauty in Italian Literature and Language, ed. Claudio Di Felice, Harald Hendrix and Philiep Bossier, Brill, 2019
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Recentemente l’avvento delle medical humanities ha messo in evidenza l’importanza di integrare ne... more Recentemente l’avvento delle medical humanities ha messo in evidenza l’importanza di integrare nei curricula universitari delle facoltà di medicina le materie letterarie in un’ottica interdisciplinare. In particolare, la finzione letteraria sembra in grado di fornire una casistica di situazioni rappresentative, legate alla comunicazione umana, attraverso le quali sensibilizzare gli studenti a una migliore presa di coscienza delle problematiche nel rapporto medico-paziente.
In quest’intervento ci proponiamo di analizzare alcune esperienze didattiche fondate su quest’assunto che sono state sperimentate negli atenei francesi. Due sono gli approcci sui quali ci soffermeremo: il primo utilizza la finzione letteraria e cinematografica per aiutare gli studenti a interpretare la complessità delle conseguenze che l’insorgere della malattia produce in medici, pazienti e famigliari implicati. Nel secondo la partecipazione attiva ad atelier teatrali permette ai futuri medici di calarsi nella sperimentazione diretta dei possibili scenari comunicativi cui dovranno confrontarsi nell’esercizio della professione.
In entrambi i casi, come intendiamo dimostrare, l’esperienza formativa si basa sull’acquisizione di precise tecniche retoriche: dall’attenta modulazione dell’actio (voce e gestualità) alla ricerca di un difficile equilibro tra le funzioni del docere e del movere; dall’utilizzo di un lessico non equivoco o distanziante fino al corretto dosaggio di forme eufemistiche che potrebbero avere effetti controproducenti. Questo all’interno di un contesto in cui il discorso del medico-oratore non può fare affidamento su strategie preconfezionate, ma deve confrontarsi di volta in volta con interlocutori diversi rispetto ai quali sente tutto il peso e la responsabilità delle proprie parole.
Recently, the advent of medical humanities pointed out the importance of integrating literature in medical faculties courses by an interdisciplinary point of view. In particular, literary fiction seems to provide a series of representative examples, with reference to human communication, through which it could be easier to sensitise students to the problems of doctor-patient relationships.
In this paper we aim to analyse some didactic experiences based on this assumption and tested in French universities. More in detail we will focus on two different approaches: the first one uses literary and cinematographic fiction in order to help students interpret the complexity of consequences that the onset of illness can produce in the involved doctors, patients and family members. In the second one, the active participation in drama workshops allows future doctors to immerse themselves in the direct experimentation of the possible communication scenarios they will face in the exercise of the profession.
In both cases, as we intend to demonstrate, this training experience is based on the acquisition of specific rhetorical techniques: from the accurate control of the voice and the body (actio) which seeks a difficult balance between the movere and docere functions; to the use of a sympathetic and unambiguous vocabulary; till the proper dosage of euphemistic forms that could have a counterproductive effect. All of this in a context where the discourse of doctors can’t rely on standard strategies but has to face different interlocutors in respect of which it feels the whole weight and responsibility of its words.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il 1° febbraio 1893 il notabile palermitano Emanuele Notarbartolo venne assassinato in una carroz... more Il 1° febbraio 1893 il notabile palermitano Emanuele Notarbartolo venne assassinato in una carrozza ferroviaria sulla linea che corre fra Termini e Palermo. Le indagini e i processi che seguirono negli anni successivi rappresentano il primo momento nella storia d’Italia in cui «l’emergenza mafia si impone non solo alla Sicilia, ma all’intera nazione».
Un secolo dopo Sebastiano Vassalli farà della vicenda Notarbartolo una tappa fondamentale della sua inchiesta sul “carattere nazionale degli italiani” con il romanzo Il Cigno. All’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e in anni di forti tensioni e rivolgimenti all’interno del fronte antimafia, quest’opera incentrata sulla figura del principale imputato dell’omicidio Notarbartolo, l’onorevole Raffaele Palizzolo, susciterà forti polemiche, specie per l’accusa di omertà lanciata da Vassalli all’opera di Leonardo Sciascia.
Di questa discussa prova vassalliana, così come delle aspre polemiche che ne scaturirono, forniremo qui un’analisi che partendo dai moventi che sono all’origine dell’operazione di Vassalli, condotta da una prospettiva, per così dire, “esterna” rispetto all’humus siciliano, tenta di leggerne la strategia dialettica attraverso gli strumenti messi a disposizione dagli studi postcoloniali.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L’immagine riflessa. Testi, società, culture, 2015
The Arthurian romance is usually characterized by figures who, from an elevated position (castle’... more The Arthurian romance is usually characterized by figures who, from an elevated position (castle’s balconies and windows, towers, tribunes), observe duels, landscapes or the entrance of mysterious characters. The paper suggests an interpretation of this literary motif as a rewriting of the Homeric teichoskopia, the ‘viewing from the walls’ which we can find in Iliad 3 (vv. 121-449). According to this hypothesis, the analysis conducted on a corpus on fifteen romances (12th to 16th century) shows how the teichoskopia of classic epic literature has been reactivated by the Arthurian cycle principally in two directions: first as a projection of observing characters to the dimension of elsewhere in the Arthurian world; in the second place as an instrument of ratification of knight’s valor on the occasion of chivalric tournaments and battles. Referring to this second assumption the present study also highlights the more important role played by women in the observing public of Arthurian teichoskopia compared with their classic antecedents. This change of importance seems to be a consequence of the crisis of traditional chivalric code which marked the medieval society by the end of 12th century. A register of the motif occurrences in the corpus is proposed at the end of the paper.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Enseigner l’italien en Langues Étrangères Appliquées, sous la direction de C. Manchio et C. Moge. Transalpina 23, 2020
https://journals.openedition.org/transalpina/597
Parmi les cours proposés dans la filière LEA, l... more https://journals.openedition.org/transalpina/597
Parmi les cours proposés dans la filière LEA, les TD de Langue des affaires sont sans doute ceux qui posent le plus de problèmes au niveau des objectifs attendus. En effet, dans un contexte didactique qui se veut professionnalisant, l’acquisition de connaissances linguistiques liées au domaine commercial ou juridique se mêle souvent à la nécessité de développer des compétences qui relèvent aussi du savoir-faire et du savoir-être spécifiques des entreprises. Pour ce faire, les pratiques théâtrales peuvent représenter un outil efficace, qui permet de favoriser l’apprentissage des étudiants à plusieurs niveaux : grammatical, lexical et pragmatique. Dans cette contribution, je proposerai quelques pistes de réflexion autour de possibles usages de pratiques théâtrales sur la base de mon expérience directe en tant qu’enseignant dans un cours de Langue des affaires pour des étudiants en italien à l’Université Jean Moulin Lyon 3.
Tra i corsi offerti all’interno della filiera LEA, quelli di Langue des affaires sono probabilmente i più problematici in termini di obiettivi attesi. In effetti, in un contesto didattico che mira ad essere il più professionalizzante possibile, l’acquisizione di competenze linguistiche legate al settore commerciale o giuridico spesso si intreccia con la necessità di sviluppare competenze che fanno parte anche del know-how specifico delle aziende. A tal fine, le pratiche e le attività teatrali possono rappresentare uno strumento efficace che può essere utilizzato per coinvolgere gli studenti nell’apprendimento a diversi livelli : grammaticale, lessicale e pragmatico. In questo intervento proporrò alcune piste di riflessione sui possibili utilizzi delle pratiche teatrali sulla base della mia esperienza diretta come insegnante in un corso di Langue des affaires per studenti di italiano presso l’Università Jean Moulin Lyon 3.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Enciclopedia delle donne
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Enciclopedia delle donne
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Conference Presentations by Francesco Bonelli
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Book Reviews by Francesco Bonelli
Italogramma, 2022
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Les pratiques artistiques dans l’apprentissage des langues. Témoignages, enjeux, perspectives, LI... more Les pratiques artistiques dans l’apprentissage des langues. Témoignages, enjeux, perspectives, LIDIL special issue, ed. by Filippo Fonio and Monica Masperi, 52/2015 ; Approcci teatrali nella didattica delle lingue. Parola, corpo, creazione, LEND special issue, ed. by Filippo Fonio and Monica Masperi, 45/2016
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Books by Francesco Bonelli
Papers by Francesco Bonelli
Tra il 1878 e il 1879, lo scapigliato Paolo Valera pubblica un reportage intitolato Milano sconosciuta, nel quale descrive senza reticenze e nel solco del genere dei misteri urbani il lato oscuro della « capitale morale » d’Italia. Quasi cent’anni più tardi il disegnatore italiano Elfo (Giancarlo Ascari) recupera il nome di Valera per farne un detective del quartiere Ticinese, alle prese con storie bizzarre e misteriose ispirate alla fantascienza e al fumetto underground statunitense. A partire da questa corrispondenza, l’articolo analizza la serie di Elfo dedicata a Paolo Valera come una riscrittura moderna del genere dei misteri, sulla base di consonanze tematiche e strutturali quali l’ambientazione urbana, la connotazione politica, l’influenza della cronaca e le forme di circolazione editoriale.
Between 1878 and 1879, the “scapigliato” Paolo Valera published a reportage entitled Milano sconosciuta, in which he fearlessly described the dark side of the “moral capital” in the style of the urban mystery genre. Almost a hundred years later, the Italian cartoonist Elfo (Giancarlo Ascari) adopted Valera’s name to create a detective character from the Ticinese district, embarking on bizarre and mysterious stories inspired by science fiction and American underground comics. Building upon this connection, the article analyzes the Elfo series dedicated to Paolo Valera as a contemporary reinterpretation of the mystery genre, exploring thematic and structural similarities such as the urban setting, political connotations, influence of current events and forms of editorial distribution.
https://journals.openedition.org/transalpina/3989
Il saggio prende in esame la presenza dell’Inferno di Dante nella produzione giornalistica e narrativa della Scapigliatura democratica dedicata ai bassifondi di Milano. A partire dalla fine degli anni Settanta del XIX secolo, infatti, nei reportage di autori ‘scapigliati’ come Paolo Valera, Francesco Giarelli e Lodovico Corio, è possibile rinvenire numerosi riferimenti alla prima cantica dantesca, tanto sul piano intertestuale, quanto su quello strutturale. A questo proposito, il saggio intende evidenziare le forme e le motivazioni ideologiche che stanno alla base di tale caratterizzazione infernale, concentrandosi in particolare sulla funzione dell’Inferno dantesco quale serbatoio di immagini e motivi capaci di avvalorare, presso il pubblico, la visione delle zone più nascoste della “capitale morale” d’Italia.
The essay examines the presence of Dante’s Inferno in the journalistic and narrative production of the Scapigliatura democratica dedicated to the slums of Milan. Starting from the late 1870s, in fact, in the works of ‘scapigliati’ authors such as Paolo Valera, Francesco Giarelli and Lodovico Corio, it is possible to find numerous references to Dante’s first cantica, both on an intertextual and a structural level. In this regard, the essay intends to highlight the forms and ideological motivations behind such infernal characterization, focusing on the function of Dante’s Inferno as a reservoir of images and motifs capable of validating, among the public, the vision of the most hidden areas of the “moral capital” of Italy
più rappresentativi della Scapigliatura politica, il Gazzettino rosa (1867-1873), il saggio si propone di mostrare le specificità di questo discorso utopico, sia sul piano politico che su quello letterario.
Résumé : La proclamation du Royaume d’Italie semblerait enfin réaliser l’utopie d’une patrie commune pour tous les Italiens. Pourtant, quelques années plus tard, un groupe de jeunes écrivains et journalistes connus sous le nom de Scapigliatura, décide de se réfugier dans l’utopie d’une Italie républicaine. À travers l’analyse d’un des journaux les plus représentatifs de la Scapigliatura politique, le Gazzettino rosa (1867-1873), cet essai vise à montrer les spécificités de ce discours utopique, tant sur le plan politique que littéraire.
Il contributo analizza la novella di Arrigo Boito La musica in piazza, pubblicata nella Gazzetta musicale tra il 1870 e il 1871, e dedicata alla figura dei due musicisti milanesi Barbapedàna e Gippa. Spesso trascurata dalla critica, questa prova di Boito permette di gettare una nuova luce sull’evoluzione della poetica dell’autore, per la presenza di alcuni motivi che la collegano alla produzione narrativa della Scapigliatura milanese degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, come l’attenzione data alla rappresentazione della realtà urbana milanese o l’argomento musicale. Attraverso un confronto con i romanzi o le novelle di autori quali Tarchetti, Valera, Ghislanzoni e Gualdo, l’articolo evidenzia in particolare la specificità della novella nel suo carattere umoristico, all’insegna del dualismo tipico della poetica di Boito.
La contribution analyse la nouvelle de Arrigo Boito La musica in piazza, publiée dans la Gazzetta musicale entre 1870 et 1871, et dédiée aux deux musiciens milanais Barbapedàna et Gippa. Trop longtemps négligé par la critique, ce récit de Boito permet de jeter un nouvel éclairage sur l’évolution de la poétique de l’auteur, en raison de la présence de motifs qui le rapprochent de la production narrative de la « Scapigliatura » milanaise des années 1860 et 1870, comme par exemple l’attention portée à la représentation de la réalité urbaine milanaise ou le thème musical. À travers une comparaison avec les romans ou nouvelles d’auteurs tels que Tarchetti, Valera, Ghislanzoni et Gualdo, l’article met notamment en évidence la spécificité de cette nouvelle dans son caractère humoristique, sous l’enseigne du dualisme typique de la poétique de Boito.
The contribution analyses the short story La musica in piazza by Arrigo Boito, published in the “Gazzetta musicale” between 1870 and 1871, and dedicated to the two Milanese musicians Barbapedàna and Gippa. Often neglected by critics, this short story sheds new light on the evolution of Boito’s poetics, because of the presence of themes that are typical of the Scapigliatura Milanese of the 1860s and 1870s, such as the description of the suburb of Milan or the musical subject matter. Through a comparison with novels and other short stories by authors such as Tarchetti, Valera, Ghislanzoni and Gualdo, the article highlights the peculiarity of La musica in piazza in its humorous character, in accordance with the dualism typical of Boito’s poetics.
In quest’intervento ci proponiamo di analizzare alcune esperienze didattiche fondate su quest’assunto che sono state sperimentate negli atenei francesi. Due sono gli approcci sui quali ci soffermeremo: il primo utilizza la finzione letteraria e cinematografica per aiutare gli studenti a interpretare la complessità delle conseguenze che l’insorgere della malattia produce in medici, pazienti e famigliari implicati. Nel secondo la partecipazione attiva ad atelier teatrali permette ai futuri medici di calarsi nella sperimentazione diretta dei possibili scenari comunicativi cui dovranno confrontarsi nell’esercizio della professione.
In entrambi i casi, come intendiamo dimostrare, l’esperienza formativa si basa sull’acquisizione di precise tecniche retoriche: dall’attenta modulazione dell’actio (voce e gestualità) alla ricerca di un difficile equilibro tra le funzioni del docere e del movere; dall’utilizzo di un lessico non equivoco o distanziante fino al corretto dosaggio di forme eufemistiche che potrebbero avere effetti controproducenti. Questo all’interno di un contesto in cui il discorso del medico-oratore non può fare affidamento su strategie preconfezionate, ma deve confrontarsi di volta in volta con interlocutori diversi rispetto ai quali sente tutto il peso e la responsabilità delle proprie parole.
Recently, the advent of medical humanities pointed out the importance of integrating literature in medical faculties courses by an interdisciplinary point of view. In particular, literary fiction seems to provide a series of representative examples, with reference to human communication, through which it could be easier to sensitise students to the problems of doctor-patient relationships.
In this paper we aim to analyse some didactic experiences based on this assumption and tested in French universities. More in detail we will focus on two different approaches: the first one uses literary and cinematographic fiction in order to help students interpret the complexity of consequences that the onset of illness can produce in the involved doctors, patients and family members. In the second one, the active participation in drama workshops allows future doctors to immerse themselves in the direct experimentation of the possible communication scenarios they will face in the exercise of the profession.
In both cases, as we intend to demonstrate, this training experience is based on the acquisition of specific rhetorical techniques: from the accurate control of the voice and the body (actio) which seeks a difficult balance between the movere and docere functions; to the use of a sympathetic and unambiguous vocabulary; till the proper dosage of euphemistic forms that could have a counterproductive effect. All of this in a context where the discourse of doctors can’t rely on standard strategies but has to face different interlocutors in respect of which it feels the whole weight and responsibility of its words.
Un secolo dopo Sebastiano Vassalli farà della vicenda Notarbartolo una tappa fondamentale della sua inchiesta sul “carattere nazionale degli italiani” con il romanzo Il Cigno. All’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e in anni di forti tensioni e rivolgimenti all’interno del fronte antimafia, quest’opera incentrata sulla figura del principale imputato dell’omicidio Notarbartolo, l’onorevole Raffaele Palizzolo, susciterà forti polemiche, specie per l’accusa di omertà lanciata da Vassalli all’opera di Leonardo Sciascia.
Di questa discussa prova vassalliana, così come delle aspre polemiche che ne scaturirono, forniremo qui un’analisi che partendo dai moventi che sono all’origine dell’operazione di Vassalli, condotta da una prospettiva, per così dire, “esterna” rispetto all’humus siciliano, tenta di leggerne la strategia dialettica attraverso gli strumenti messi a disposizione dagli studi postcoloniali.
Parmi les cours proposés dans la filière LEA, les TD de Langue des affaires sont sans doute ceux qui posent le plus de problèmes au niveau des objectifs attendus. En effet, dans un contexte didactique qui se veut professionnalisant, l’acquisition de connaissances linguistiques liées au domaine commercial ou juridique se mêle souvent à la nécessité de développer des compétences qui relèvent aussi du savoir-faire et du savoir-être spécifiques des entreprises. Pour ce faire, les pratiques théâtrales peuvent représenter un outil efficace, qui permet de favoriser l’apprentissage des étudiants à plusieurs niveaux : grammatical, lexical et pragmatique. Dans cette contribution, je proposerai quelques pistes de réflexion autour de possibles usages de pratiques théâtrales sur la base de mon expérience directe en tant qu’enseignant dans un cours de Langue des affaires pour des étudiants en italien à l’Université Jean Moulin Lyon 3.
Tra i corsi offerti all’interno della filiera LEA, quelli di Langue des affaires sono probabilmente i più problematici in termini di obiettivi attesi. In effetti, in un contesto didattico che mira ad essere il più professionalizzante possibile, l’acquisizione di competenze linguistiche legate al settore commerciale o giuridico spesso si intreccia con la necessità di sviluppare competenze che fanno parte anche del know-how specifico delle aziende. A tal fine, le pratiche e le attività teatrali possono rappresentare uno strumento efficace che può essere utilizzato per coinvolgere gli studenti nell’apprendimento a diversi livelli : grammaticale, lessicale e pragmatico. In questo intervento proporrò alcune piste di riflessione sui possibili utilizzi delle pratiche teatrali sulla base della mia esperienza diretta come insegnante in un corso di Langue des affaires per studenti di italiano presso l’Università Jean Moulin Lyon 3.
Conference Presentations by Francesco Bonelli
Book Reviews by Francesco Bonelli
Tra il 1878 e il 1879, lo scapigliato Paolo Valera pubblica un reportage intitolato Milano sconosciuta, nel quale descrive senza reticenze e nel solco del genere dei misteri urbani il lato oscuro della « capitale morale » d’Italia. Quasi cent’anni più tardi il disegnatore italiano Elfo (Giancarlo Ascari) recupera il nome di Valera per farne un detective del quartiere Ticinese, alle prese con storie bizzarre e misteriose ispirate alla fantascienza e al fumetto underground statunitense. A partire da questa corrispondenza, l’articolo analizza la serie di Elfo dedicata a Paolo Valera come una riscrittura moderna del genere dei misteri, sulla base di consonanze tematiche e strutturali quali l’ambientazione urbana, la connotazione politica, l’influenza della cronaca e le forme di circolazione editoriale.
Between 1878 and 1879, the “scapigliato” Paolo Valera published a reportage entitled Milano sconosciuta, in which he fearlessly described the dark side of the “moral capital” in the style of the urban mystery genre. Almost a hundred years later, the Italian cartoonist Elfo (Giancarlo Ascari) adopted Valera’s name to create a detective character from the Ticinese district, embarking on bizarre and mysterious stories inspired by science fiction and American underground comics. Building upon this connection, the article analyzes the Elfo series dedicated to Paolo Valera as a contemporary reinterpretation of the mystery genre, exploring thematic and structural similarities such as the urban setting, political connotations, influence of current events and forms of editorial distribution.
https://journals.openedition.org/transalpina/3989
Il saggio prende in esame la presenza dell’Inferno di Dante nella produzione giornalistica e narrativa della Scapigliatura democratica dedicata ai bassifondi di Milano. A partire dalla fine degli anni Settanta del XIX secolo, infatti, nei reportage di autori ‘scapigliati’ come Paolo Valera, Francesco Giarelli e Lodovico Corio, è possibile rinvenire numerosi riferimenti alla prima cantica dantesca, tanto sul piano intertestuale, quanto su quello strutturale. A questo proposito, il saggio intende evidenziare le forme e le motivazioni ideologiche che stanno alla base di tale caratterizzazione infernale, concentrandosi in particolare sulla funzione dell’Inferno dantesco quale serbatoio di immagini e motivi capaci di avvalorare, presso il pubblico, la visione delle zone più nascoste della “capitale morale” d’Italia.
The essay examines the presence of Dante’s Inferno in the journalistic and narrative production of the Scapigliatura democratica dedicated to the slums of Milan. Starting from the late 1870s, in fact, in the works of ‘scapigliati’ authors such as Paolo Valera, Francesco Giarelli and Lodovico Corio, it is possible to find numerous references to Dante’s first cantica, both on an intertextual and a structural level. In this regard, the essay intends to highlight the forms and ideological motivations behind such infernal characterization, focusing on the function of Dante’s Inferno as a reservoir of images and motifs capable of validating, among the public, the vision of the most hidden areas of the “moral capital” of Italy
più rappresentativi della Scapigliatura politica, il Gazzettino rosa (1867-1873), il saggio si propone di mostrare le specificità di questo discorso utopico, sia sul piano politico che su quello letterario.
Résumé : La proclamation du Royaume d’Italie semblerait enfin réaliser l’utopie d’une patrie commune pour tous les Italiens. Pourtant, quelques années plus tard, un groupe de jeunes écrivains et journalistes connus sous le nom de Scapigliatura, décide de se réfugier dans l’utopie d’une Italie républicaine. À travers l’analyse d’un des journaux les plus représentatifs de la Scapigliatura politique, le Gazzettino rosa (1867-1873), cet essai vise à montrer les spécificités de ce discours utopique, tant sur le plan politique que littéraire.
Il contributo analizza la novella di Arrigo Boito La musica in piazza, pubblicata nella Gazzetta musicale tra il 1870 e il 1871, e dedicata alla figura dei due musicisti milanesi Barbapedàna e Gippa. Spesso trascurata dalla critica, questa prova di Boito permette di gettare una nuova luce sull’evoluzione della poetica dell’autore, per la presenza di alcuni motivi che la collegano alla produzione narrativa della Scapigliatura milanese degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, come l’attenzione data alla rappresentazione della realtà urbana milanese o l’argomento musicale. Attraverso un confronto con i romanzi o le novelle di autori quali Tarchetti, Valera, Ghislanzoni e Gualdo, l’articolo evidenzia in particolare la specificità della novella nel suo carattere umoristico, all’insegna del dualismo tipico della poetica di Boito.
La contribution analyse la nouvelle de Arrigo Boito La musica in piazza, publiée dans la Gazzetta musicale entre 1870 et 1871, et dédiée aux deux musiciens milanais Barbapedàna et Gippa. Trop longtemps négligé par la critique, ce récit de Boito permet de jeter un nouvel éclairage sur l’évolution de la poétique de l’auteur, en raison de la présence de motifs qui le rapprochent de la production narrative de la « Scapigliatura » milanaise des années 1860 et 1870, comme par exemple l’attention portée à la représentation de la réalité urbaine milanaise ou le thème musical. À travers une comparaison avec les romans ou nouvelles d’auteurs tels que Tarchetti, Valera, Ghislanzoni et Gualdo, l’article met notamment en évidence la spécificité de cette nouvelle dans son caractère humoristique, sous l’enseigne du dualisme typique de la poétique de Boito.
The contribution analyses the short story La musica in piazza by Arrigo Boito, published in the “Gazzetta musicale” between 1870 and 1871, and dedicated to the two Milanese musicians Barbapedàna and Gippa. Often neglected by critics, this short story sheds new light on the evolution of Boito’s poetics, because of the presence of themes that are typical of the Scapigliatura Milanese of the 1860s and 1870s, such as the description of the suburb of Milan or the musical subject matter. Through a comparison with novels and other short stories by authors such as Tarchetti, Valera, Ghislanzoni and Gualdo, the article highlights the peculiarity of La musica in piazza in its humorous character, in accordance with the dualism typical of Boito’s poetics.
In quest’intervento ci proponiamo di analizzare alcune esperienze didattiche fondate su quest’assunto che sono state sperimentate negli atenei francesi. Due sono gli approcci sui quali ci soffermeremo: il primo utilizza la finzione letteraria e cinematografica per aiutare gli studenti a interpretare la complessità delle conseguenze che l’insorgere della malattia produce in medici, pazienti e famigliari implicati. Nel secondo la partecipazione attiva ad atelier teatrali permette ai futuri medici di calarsi nella sperimentazione diretta dei possibili scenari comunicativi cui dovranno confrontarsi nell’esercizio della professione.
In entrambi i casi, come intendiamo dimostrare, l’esperienza formativa si basa sull’acquisizione di precise tecniche retoriche: dall’attenta modulazione dell’actio (voce e gestualità) alla ricerca di un difficile equilibro tra le funzioni del docere e del movere; dall’utilizzo di un lessico non equivoco o distanziante fino al corretto dosaggio di forme eufemistiche che potrebbero avere effetti controproducenti. Questo all’interno di un contesto in cui il discorso del medico-oratore non può fare affidamento su strategie preconfezionate, ma deve confrontarsi di volta in volta con interlocutori diversi rispetto ai quali sente tutto il peso e la responsabilità delle proprie parole.
Recently, the advent of medical humanities pointed out the importance of integrating literature in medical faculties courses by an interdisciplinary point of view. In particular, literary fiction seems to provide a series of representative examples, with reference to human communication, through which it could be easier to sensitise students to the problems of doctor-patient relationships.
In this paper we aim to analyse some didactic experiences based on this assumption and tested in French universities. More in detail we will focus on two different approaches: the first one uses literary and cinematographic fiction in order to help students interpret the complexity of consequences that the onset of illness can produce in the involved doctors, patients and family members. In the second one, the active participation in drama workshops allows future doctors to immerse themselves in the direct experimentation of the possible communication scenarios they will face in the exercise of the profession.
In both cases, as we intend to demonstrate, this training experience is based on the acquisition of specific rhetorical techniques: from the accurate control of the voice and the body (actio) which seeks a difficult balance between the movere and docere functions; to the use of a sympathetic and unambiguous vocabulary; till the proper dosage of euphemistic forms that could have a counterproductive effect. All of this in a context where the discourse of doctors can’t rely on standard strategies but has to face different interlocutors in respect of which it feels the whole weight and responsibility of its words.
Un secolo dopo Sebastiano Vassalli farà della vicenda Notarbartolo una tappa fondamentale della sua inchiesta sul “carattere nazionale degli italiani” con il romanzo Il Cigno. All’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e in anni di forti tensioni e rivolgimenti all’interno del fronte antimafia, quest’opera incentrata sulla figura del principale imputato dell’omicidio Notarbartolo, l’onorevole Raffaele Palizzolo, susciterà forti polemiche, specie per l’accusa di omertà lanciata da Vassalli all’opera di Leonardo Sciascia.
Di questa discussa prova vassalliana, così come delle aspre polemiche che ne scaturirono, forniremo qui un’analisi che partendo dai moventi che sono all’origine dell’operazione di Vassalli, condotta da una prospettiva, per così dire, “esterna” rispetto all’humus siciliano, tenta di leggerne la strategia dialettica attraverso gli strumenti messi a disposizione dagli studi postcoloniali.
Parmi les cours proposés dans la filière LEA, les TD de Langue des affaires sont sans doute ceux qui posent le plus de problèmes au niveau des objectifs attendus. En effet, dans un contexte didactique qui se veut professionnalisant, l’acquisition de connaissances linguistiques liées au domaine commercial ou juridique se mêle souvent à la nécessité de développer des compétences qui relèvent aussi du savoir-faire et du savoir-être spécifiques des entreprises. Pour ce faire, les pratiques théâtrales peuvent représenter un outil efficace, qui permet de favoriser l’apprentissage des étudiants à plusieurs niveaux : grammatical, lexical et pragmatique. Dans cette contribution, je proposerai quelques pistes de réflexion autour de possibles usages de pratiques théâtrales sur la base de mon expérience directe en tant qu’enseignant dans un cours de Langue des affaires pour des étudiants en italien à l’Université Jean Moulin Lyon 3.
Tra i corsi offerti all’interno della filiera LEA, quelli di Langue des affaires sono probabilmente i più problematici in termini di obiettivi attesi. In effetti, in un contesto didattico che mira ad essere il più professionalizzante possibile, l’acquisizione di competenze linguistiche legate al settore commerciale o giuridico spesso si intreccia con la necessità di sviluppare competenze che fanno parte anche del know-how specifico delle aziende. A tal fine, le pratiche e le attività teatrali possono rappresentare uno strumento efficace che può essere utilizzato per coinvolgere gli studenti nell’apprendimento a diversi livelli : grammaticale, lessicale e pragmatico. In questo intervento proporrò alcune piste di riflessione sui possibili utilizzi delle pratiche teatrali sulla base della mia esperienza diretta come insegnante in un corso di Langue des affaires per studenti di italiano presso l’Università Jean Moulin Lyon 3.