Claudia Salvia
Universitat de Barcelona, Facultat de Geografia i Història, PhD candidate in Societat i Cultura: Història, Antropologia, Art i Patrimoni (Història d'Amèrica i Àfrica)
Università di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Ph.D Researcher in Societat i Cultura: Història, Antropologia, Art i Patrimoni (Història d'Amèrica i Àfrica)
University of Salamanca, Facultad Geografía e Historia, Ph.D Researcher in Societat i Cultura: Història, Antropologia, Art i Patrimoni (Història d'Amèrica i Àfrica)
Si è formata come antropologa nell’Università di Bologna dove nel 2012 ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Antropologiche e nel 2017 la Laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia con 110 e lode.
È candidata a Dottoressa nel Programma dottorale in Società e Cultura: Storia, Antropologia, Arte e Patrimonio dell’Università di Barcellona con un Progetto di ricerca sul “Culto a Benedetto el Moro de Sicilia en América Central”.
È affiliata all’Istituto Iberoamericano dell’Università di Salamanca. È membra dell’associazione spagnola di Antropologia Iberoamericana (AIBR); collabora con le attività di studio e ricerca dell’Associazione spagnola di Antropologia (ASAEE) e con il Centro di Studi Brasiliani dell’Università di Salamanca (CEB).
Nel 2022 si è specializzata in “Research in Religion: Contexts, Sources and Critical-Historical Methods” presso la Fondazione per Studi Religiosi di Bologna (FSCIRE).
Nel 2018 ha conseguito il Diploma di studi post-laurea in “Temas contemporâneos da Iberoamerica” nell’Università di São Paulo (USP).
Nel 2018 ha condotto ricerca etnografica presso comunità di quilombola devoti a Benedetto il Moro nello stato di Spirito Santo in Brasile, dove ha studiato la pratica storico-religiosa del Ticumbi.
Nel 2017 ha condotto ricerca archivistica presso l’Istituto di Studi Canari di Tenerife (IEcan), dove ha studiato la dimensione religiosa e politica della guerra di Conquista spagnola di "Nivaria" (1483-1489) e le pratiche di resistenza guanche.
Dal 2023 conduce ricerca storico-antropologica in America Centrale dove indaga il culto a Benedetto il Moro.
Dal 2022 conduce ricerca d’archivio nell’Istituto Andaluso del Patrimonio Storico dove indaga documentazione iconografica relativa alla storia del culto a Benedetto il Moro in Andalusia.
Dal 2020 conduce ricerca etnografica a Palermo intorno alla Pittura Muraria con oggetto Benedetto il Moro nel quartiere Albergheria dove studia le interrelazioni africane e italiane con il Murale e l’impatto del Murale nella riconfigurazioni di memorie storiche locali e globali.
Dal 2018 si occupa di antropologia francescana e missioni francescane nelle Americhe coloniali.
Dal 2018 indaga l'emergenza e la conformazione della devozione a Benedetto il Moro nella Sicilia vicereale, nei regni di Spagna, Portogallo, Angola e nelle società coloniali delle Americhe.
Dal 2018 indaga la relazione tra processi identitari, memoria e società presso comunità native dell'Amazzonia brasiliana, specialmente in relazione alla nascita dei Parchi Indigeni, come quello del Xingu.
Dal 2010 conduce ricerca etnografica con rifugiati sudanesi di Khartoum e del Darfur a Palermo indagando le storie di vita, le memorie di guerra e le pratiche lavorative e religiose sorte nel contesto diasporico.
Si interessa di Patrimonio, Bene Comune e Welfare culturale.
Si interessa di Antropologia e Diritti Umani, Antropologia dell'Educazione e Metodologia della Didattica in contesti di interculturalità.
È specializzata nel settore didattico relativo all'Area Socio-letteraria e Storico-geografica per l'insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado in Italia, dove ha ricoperto l'incarico di professoressa di italiano e di storia.
È candidata a Dottoressa nel Programma dottorale in Società e Cultura: Storia, Antropologia, Arte e Patrimonio dell’Università di Barcellona con un Progetto di ricerca sul “Culto a Benedetto el Moro de Sicilia en América Central”.
È affiliata all’Istituto Iberoamericano dell’Università di Salamanca. È membra dell’associazione spagnola di Antropologia Iberoamericana (AIBR); collabora con le attività di studio e ricerca dell’Associazione spagnola di Antropologia (ASAEE) e con il Centro di Studi Brasiliani dell’Università di Salamanca (CEB).
Nel 2022 si è specializzata in “Research in Religion: Contexts, Sources and Critical-Historical Methods” presso la Fondazione per Studi Religiosi di Bologna (FSCIRE).
Nel 2018 ha conseguito il Diploma di studi post-laurea in “Temas contemporâneos da Iberoamerica” nell’Università di São Paulo (USP).
Nel 2018 ha condotto ricerca etnografica presso comunità di quilombola devoti a Benedetto il Moro nello stato di Spirito Santo in Brasile, dove ha studiato la pratica storico-religiosa del Ticumbi.
Nel 2017 ha condotto ricerca archivistica presso l’Istituto di Studi Canari di Tenerife (IEcan), dove ha studiato la dimensione religiosa e politica della guerra di Conquista spagnola di "Nivaria" (1483-1489) e le pratiche di resistenza guanche.
Dal 2023 conduce ricerca storico-antropologica in America Centrale dove indaga il culto a Benedetto il Moro.
Dal 2022 conduce ricerca d’archivio nell’Istituto Andaluso del Patrimonio Storico dove indaga documentazione iconografica relativa alla storia del culto a Benedetto il Moro in Andalusia.
Dal 2020 conduce ricerca etnografica a Palermo intorno alla Pittura Muraria con oggetto Benedetto il Moro nel quartiere Albergheria dove studia le interrelazioni africane e italiane con il Murale e l’impatto del Murale nella riconfigurazioni di memorie storiche locali e globali.
Dal 2018 si occupa di antropologia francescana e missioni francescane nelle Americhe coloniali.
Dal 2018 indaga l'emergenza e la conformazione della devozione a Benedetto il Moro nella Sicilia vicereale, nei regni di Spagna, Portogallo, Angola e nelle società coloniali delle Americhe.
Dal 2018 indaga la relazione tra processi identitari, memoria e società presso comunità native dell'Amazzonia brasiliana, specialmente in relazione alla nascita dei Parchi Indigeni, come quello del Xingu.
Dal 2010 conduce ricerca etnografica con rifugiati sudanesi di Khartoum e del Darfur a Palermo indagando le storie di vita, le memorie di guerra e le pratiche lavorative e religiose sorte nel contesto diasporico.
Si interessa di Patrimonio, Bene Comune e Welfare culturale.
Si interessa di Antropologia e Diritti Umani, Antropologia dell'Educazione e Metodologia della Didattica in contesti di interculturalità.
È specializzata nel settore didattico relativo all'Area Socio-letteraria e Storico-geografica per l'insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado in Italia, dove ha ricoperto l'incarico di professoressa di italiano e di storia.
less
InterestsView All (113)
Uploads
Congress Abstracts by Claudia Salvia
Entre los aportes se analiza también nuestra investigación sobre los significados del culto a Benedetto el Moro en Centroamérica.
Sin embargo, examinando los documentos hagiográficos y las Redes Sociales, parecíamos comprender que no sólo para los negros se había forjado un modelo franciscano específico de santidad y devoción fuera de la Sicilia virreinal, sino en general para la "Nova conversione dell'Indi" (Randazzo, 1625).
No sólo las hagiografías hablan de la circulación del culto entre las poblaciones indígenas del "Reino de Guatemala" (Conceição, 1744) sino que también los devotos centroamericanos han expresado su devoción durante siglos. ¿De qué se trata?
La contribución plantea interrogantes, investiga circunstancias devocionales y examina hipótesis sobre el culto a Benedetto el Moro en Centroamérica.
Entre otras cosas, nos hemos preguntado sobre el uso de las Redes Sociales como archivo interactivo en el cual hacer investigación histórico-antropológica y a cerca de la decodificación de material de archivo a través de los métodos de la antropología. También hemos evaluado ventajas y desvantajas del uso de las Redes Sociales como archivo interactivo virtual.
En el diálogo comparado entre antropología e história y entre fuentes descubiertas en las Redes Sociales y en hagiográfias de siglos XVII y XVIII tiene su fundamento el Proyecto de Tesis Doctoral sobre el culto a Benedetto el Moro de Sicilia en América Central.
La razón, hay que buscarla en la historia de vida de Benedetto Manasseri (1524-1589) y en la del culto, que prosperó tanto en Sicilia como en España y Portugal, África y América, gracias a la intención evangelizadora de los franciscanos y la adoración de los devotos, blancos, negros, pardos, "etc."
De facto, desde la época moderna hasta hoy, Benedetto, negro y franciscano, hijo de africanos reducido a esclavos domésticos en la Sicilia española del siglo XVI, es adorado, sin interrupción, en diferentes partes del mundo, especialmente entre los afrodescendientes y los indígenas de América Latina, que se apropiaron de su santidad para dar sentido a sus presencia histórica, y, a veces, reinventaron al Santo según las necesidades locales.
Lo mismo sucedió con el Mural de Palermo, creado con el objetivo de generar integración entre la población migrante y la nativa, así como promover el sentido de pertenencia de los africanos en tránsito por la isla.
El barrio Albergheria, ubicado cerca del centro histórico de la capital siciliana, es una confluencia de migrantes y nativos, entre los que se destaca una heterogénea sociedad afro.
El propósito de la contribución, por lo tanto, es explorar la relación de los habitantes con el Mural, con la doble finalidad de utilizar la etnografía como herramienta de investigación y práctica transformadora, y, por consiguiente, capaz de restaurar memoria histórica y quizás generar proximidad e interreligiosidad entre los ciudadanos.
De hecho, ¿Qué pasaría si se supiera que un negro hijo de esclavos fue nombrado patrón de Palermo por el propio rey Felipe IV de España?
Bajo el liderazgo de los nueve menceyes indígenas, los guanches, que entretanto habían experimentado el cristianismo, iban decidiendo su destino, unos como cristianos y otros no.
El inicio de las operaciones militares despertó las antiguas hostilidades entre los menceyes del norte y los del sur, y la llegada de los españoles fue una oportunidad para enfrentarlas.
En este escenario, los españoles encontraron preciosos aliados entre los nativos, y, aunque con extrema dificultad, el año 1496, acabaron con las guerras de guerrillas indígenas y consiguieron tomar la isla.
Sin embargo, ningún cronista estuvo presente durante las operaciones militares, de manera que, antes de 1590, solo tenemos noticias de ellas a través de la documentación aportada por los españoles: cartas escritas por los Reyes Católicos desde Castilla durante la guerra, algunas réplicas de Alonso Fernández de Lugo, algunas escrituras notariales y masivas.
Casi cien años después de la Conquista, sucedió que el fraile dominico Alonso de Espinosa, discípulo indirecto de Bartolomé de Las Casas, alcanzara Tenerife con el supuesto propósito de documentar los milagros de la Virgen de la Candelaria. Por el contrario, el fraile terminó escribiendo sobre el pasado indígena guanche y de los enfrentamientos entre nativos y españoles, subrayando el aporte que los guanches del menceyato de Guimar (entre otros) dieron a la "Guerra Justa" de los Reyes Católicos.
Se sospecha que lo hizo debido a ignota documentación encontrada en la isla, ahora desaparecida, pero sobre todo, como el mismo Espinosa declara, gracias a los testimonios orales de los primeros descendientes de los últimos guanches. En tal sentido, su Historia es la primera representación historiográfica de la Conquista de Tenerife según una perspectiva local, y, al mismo tiempo, se ha convertido en un valioso documento etnográfico que nos permite acceder a diferentes aspectos de la historia oral, cultural y política de las sociedades nativas. Por ejemplo, sabemos que, hasta el año 1498, una multitud de guanches denegaron la conversión al cristianismo y que, por lo contrario, en lugar de aceptar la evangelización, optaron para el suicidio ritual.
Además, el hecho de haber sido escrita durante el proceso de recreación de la isla bajo el mando español, confiere a la Historia de Espinosa el valor añadido de documentar en directo los procesos de intercambios y el origen del sincretismo canario.
En relación con ello, he presentado un estudio sobre el imaginario del Santo Moro siciliano Benedetto Manasseri en Instagram, Pinterest e You Tube y su impacto en la historia del culto: ¿qué tipo de santidad representa el modelo devocional que circula en la Web? ¿Es espejo de continuidad devocional o el surgimiento de otra práctica de culto? Además, ¿Cuál es su vínculo con el corpus hagiografico de los siglos XVII y XVIII?
Por otro lado, el objetivo de la investigación es experimentar las Redes Sociales como archivo interactivo en que hacer historia.
El objetivo es explorar la relación entre las redes locales de economia informal y los migrantes que desde África cruzan el Mediterráneo para alcanzar Europa.
La investigación etnográfica fue parte del Proyecto Tesis en Ciencias Antropológicas desarrollado en la Universidad de Bolonia con el objetivo de estudiar la presencia ghanese y sudanese en Palermo.
Sin embargo, la investigación revela un escenario complejo en el que las mujeres africanas y sus descendientas desempeñaron un papel clave en la configuración de la sociedad colonial.
Research seminars by Claudia Salvia
Se destaca la larga duración de ceremonias, fiestas y procesiones acontecidas en el Estado de Espirito Santo hasta la fecha. Asimismo, el seminario se centra en los procesos de continuidad, ruptura y transformación del culto entre épocas a través de la comparación cruzada de testimonios hagiográficos, iconográficos y orales.
BRASILHIS Research Seminars by Claudia Salvia
Al mismo tiempo, destaca la existencia de un intercambio de noticias de milagros, objetos y prácticas devocionales entre el Brasil colonial, Portugal, España y Sicilia, y cuestiona dos puntos, a saber, la construcción del modelo franciscano de santidad "negra y esclava" y la apropiación, y posterior transformación, del mismo por devotos africanos esclavizados en las sociedades coloniales de Brasil.
Finalmente, más allá de la globalidad de la devoción a Benedetto il Moro, que interesa al menos a tres de las cuatro partes del mundo, la intervención reflexiona sobre el carácter unitario de la santidad, que, tanto en la época colonial como en la actualidad, es capaz de atraer devotos de todo tipo, sin dejar de ser un icono innegable de la redención social para los decendientes afroamericanos forzados a la morza esclavista de la Trata Atlántica.
El seminario es una actividad enmarcada en el proyecto de investigación “Circulación de personas, libros, objetos y noticias entre Brasil y los territorios de la Monarquía Hispánica (1580-1668)” (HAR2016-78099-P del MINECO).
En esta parte nos adentramos en la circulación dentro del Atlántico sur entre las costas brasílicas y las costas de África central y occidental.
Participan Rodrigo Bonciani (UNILA), José Luis Ruiz-Peinado (UB), Claudia Salvia (USAL) y Fabiano Aguilar-Satler (USAL).
La contribución de la investigadora Claudia Salvia se centra en la creación, circulación y uso de un específico modelo franciscano de santidad "negra y esclava" llevado a cabo por frailes franciscanos en un inédito experimento evangelizador dirigido a los africanos reducidos a esclavitud en tierras basílicas.
Al mismo tiempo, la intervención subraya las múltiples respuestas africanas frente a la evangelización y, dada la circulación de la devoción a Benedetto il Moro entre la población en su conjunto, se pregunta con respecto al significado global y unitario de la santidad del santo moro siciliano.
Collective Projects by Claudia Salvia
Reunindo especialistas na obra de Freyre de países como Brasil, Portugal, Espanha e Itália, o encontro discutiu, entre outros, temas como as influências do Oriente na formação cultural brasileira, a importância da cultura hispânica na obra do sociólogo pernambucano, as polêmicas em torno de sua obra mais conhecida, Casa-grande & senzala, e a importância do franciscanismo na história do Brasil. Os textos publicados no livro refletem a temática dominante no congresso que girou em torno dos Orientes, da Hispanidade e dos Trópicos.
No livro, os artigos são publicados numa das línguas em que foram escritos originalmente, o espanhol e o português.
É uma decisão intencional para reforçar a ideia de proximidade e de diálogo entre as culturas – a luso-brasileira e a espanhola – que, em última instância, são duas culturas ibéricas com muitas influências mútuas, como reforçam os textos dos especialistas na obra de Gilberto Freyre.
Articles by Claudia Salvia
A propósito de frades, nos ofrece una llave de lectura sobre como, en la visión del autor pernambucano, la filosofía nominalista franciscana haya sido determinante a la hora de crear un modelo de cristianismo plural capaz de integrar la mediterraneidad en el trópico, y hacer de la diversidad presente en ello, el sustrato antropológico de la humanidad brasileña.
En diálogo con la hipótesis de Freyre está mi propuesta de investigación, en la cual defiendo la idea de que también la mediterraneidad haya llegado a Brasil a través de un modelo de santidad negra surgido en el entorno franciscano del vicereinado hispánico siciliano de siglo XVI como estrategia para favorecer la evangelización de los africanos deportados como esclavos.
Por lo cual, la hipótesis de que hubo un proyecto antropológico franciscano en la madrugada de Brasil, es el eje que guía a esta contribución.
Ethnographic Report by Claudia Salvia
El proyecto etnográfico surgió en los meses del primer confinamiento (marzo-mayo de 2020), con el objetivo de comprender el proceso de cambio en un kilómetro de la ciudad, es decir entre el Puente Romano y la Rúa Mayor, donde yo vivia.
Con el tiempo, los resultados alcanzados con el método clásico de la observación participante sugirieron el uso de un método etnográfico colaborativo para acceder al "micro" y enfocar lo que sucedía en el cotidiano privado con nuestras identidades.
En el diálogo con las personas entrevistadas, se crea entoncens un espacio para repensar la pandemia en sus palabras y uso del tiempo, y para reflexionar sobre lo que significaba crear y vivir la Nueva Normalidad.
De igual manera, hemos experimentado la práctica etnográfica en la tarea de reubicar nuestras identidades en la emergencia.
Desde esta perspectiva, la práctica etnográfica ha sido una herramienta de sanación y la cultura un medio creativo para hacer frente a la emergencia.
Book Review by Claudia Salvia
Este 25% de la población vive en situación de marginalidad, anonimato y, por consiguiente, en estado de pobreza o pobreza extrema. Este es el Perú Invisible que Eliane Karp nos presenta.
Thesis Chapters by Claudia Salvia
Nello specifico, è stato studiato il manoscritto cinquecentesco del frate domenicano Alonso de Espinosa (Historia de Nuestra Señora de Candelaria) consultato e setacciato nei fondi documentali dell'Istituto di Studi Canari di Tenerife, così come le massive e gli e scambi epistolari scritti dai re cattolici, e da militari e nobili spagnoli, per la gestione delle guerre di conquista (1493-1496) e in vista della riconfigurazione complessiva dell'isola.
La ricerca ha permesso di conoscere dettagliatamente il funzionamento del sistema sociale indigeno antecedente al contatto con il "foraneo" cristiano e individuare la sua parziale confluenza nella creazione della società canaria, che è stata interpretata come una conseguenza della collaborazione di alcuni agenti delle nove monarchie locali alle operazioni militari spagnole.
Nella complessità di quegli eventi, non sempre la conversione al cristianesimo è stata per i nativi guanches una pratica d'accesso alla salvezza e alla libertà, contrariamente si è rivelata spesso un lascia passare per la schiavitù.
CLACSO by Claudia Salvia
Entre los aportes se analiza también nuestra investigación sobre los significados del culto a Benedetto el Moro en Centroamérica.
Sin embargo, examinando los documentos hagiográficos y las Redes Sociales, parecíamos comprender que no sólo para los negros se había forjado un modelo franciscano específico de santidad y devoción fuera de la Sicilia virreinal, sino en general para la "Nova conversione dell'Indi" (Randazzo, 1625).
No sólo las hagiografías hablan de la circulación del culto entre las poblaciones indígenas del "Reino de Guatemala" (Conceição, 1744) sino que también los devotos centroamericanos han expresado su devoción durante siglos. ¿De qué se trata?
La contribución plantea interrogantes, investiga circunstancias devocionales y examina hipótesis sobre el culto a Benedetto el Moro en Centroamérica.
Entre otras cosas, nos hemos preguntado sobre el uso de las Redes Sociales como archivo interactivo en el cual hacer investigación histórico-antropológica y a cerca de la decodificación de material de archivo a través de los métodos de la antropología. También hemos evaluado ventajas y desvantajas del uso de las Redes Sociales como archivo interactivo virtual.
En el diálogo comparado entre antropología e história y entre fuentes descubiertas en las Redes Sociales y en hagiográfias de siglos XVII y XVIII tiene su fundamento el Proyecto de Tesis Doctoral sobre el culto a Benedetto el Moro de Sicilia en América Central.
La razón, hay que buscarla en la historia de vida de Benedetto Manasseri (1524-1589) y en la del culto, que prosperó tanto en Sicilia como en España y Portugal, África y América, gracias a la intención evangelizadora de los franciscanos y la adoración de los devotos, blancos, negros, pardos, "etc."
De facto, desde la época moderna hasta hoy, Benedetto, negro y franciscano, hijo de africanos reducido a esclavos domésticos en la Sicilia española del siglo XVI, es adorado, sin interrupción, en diferentes partes del mundo, especialmente entre los afrodescendientes y los indígenas de América Latina, que se apropiaron de su santidad para dar sentido a sus presencia histórica, y, a veces, reinventaron al Santo según las necesidades locales.
Lo mismo sucedió con el Mural de Palermo, creado con el objetivo de generar integración entre la población migrante y la nativa, así como promover el sentido de pertenencia de los africanos en tránsito por la isla.
El barrio Albergheria, ubicado cerca del centro histórico de la capital siciliana, es una confluencia de migrantes y nativos, entre los que se destaca una heterogénea sociedad afro.
El propósito de la contribución, por lo tanto, es explorar la relación de los habitantes con el Mural, con la doble finalidad de utilizar la etnografía como herramienta de investigación y práctica transformadora, y, por consiguiente, capaz de restaurar memoria histórica y quizás generar proximidad e interreligiosidad entre los ciudadanos.
De hecho, ¿Qué pasaría si se supiera que un negro hijo de esclavos fue nombrado patrón de Palermo por el propio rey Felipe IV de España?
Bajo el liderazgo de los nueve menceyes indígenas, los guanches, que entretanto habían experimentado el cristianismo, iban decidiendo su destino, unos como cristianos y otros no.
El inicio de las operaciones militares despertó las antiguas hostilidades entre los menceyes del norte y los del sur, y la llegada de los españoles fue una oportunidad para enfrentarlas.
En este escenario, los españoles encontraron preciosos aliados entre los nativos, y, aunque con extrema dificultad, el año 1496, acabaron con las guerras de guerrillas indígenas y consiguieron tomar la isla.
Sin embargo, ningún cronista estuvo presente durante las operaciones militares, de manera que, antes de 1590, solo tenemos noticias de ellas a través de la documentación aportada por los españoles: cartas escritas por los Reyes Católicos desde Castilla durante la guerra, algunas réplicas de Alonso Fernández de Lugo, algunas escrituras notariales y masivas.
Casi cien años después de la Conquista, sucedió que el fraile dominico Alonso de Espinosa, discípulo indirecto de Bartolomé de Las Casas, alcanzara Tenerife con el supuesto propósito de documentar los milagros de la Virgen de la Candelaria. Por el contrario, el fraile terminó escribiendo sobre el pasado indígena guanche y de los enfrentamientos entre nativos y españoles, subrayando el aporte que los guanches del menceyato de Guimar (entre otros) dieron a la "Guerra Justa" de los Reyes Católicos.
Se sospecha que lo hizo debido a ignota documentación encontrada en la isla, ahora desaparecida, pero sobre todo, como el mismo Espinosa declara, gracias a los testimonios orales de los primeros descendientes de los últimos guanches. En tal sentido, su Historia es la primera representación historiográfica de la Conquista de Tenerife según una perspectiva local, y, al mismo tiempo, se ha convertido en un valioso documento etnográfico que nos permite acceder a diferentes aspectos de la historia oral, cultural y política de las sociedades nativas. Por ejemplo, sabemos que, hasta el año 1498, una multitud de guanches denegaron la conversión al cristianismo y que, por lo contrario, en lugar de aceptar la evangelización, optaron para el suicidio ritual.
Además, el hecho de haber sido escrita durante el proceso de recreación de la isla bajo el mando español, confiere a la Historia de Espinosa el valor añadido de documentar en directo los procesos de intercambios y el origen del sincretismo canario.
En relación con ello, he presentado un estudio sobre el imaginario del Santo Moro siciliano Benedetto Manasseri en Instagram, Pinterest e You Tube y su impacto en la historia del culto: ¿qué tipo de santidad representa el modelo devocional que circula en la Web? ¿Es espejo de continuidad devocional o el surgimiento de otra práctica de culto? Además, ¿Cuál es su vínculo con el corpus hagiografico de los siglos XVII y XVIII?
Por otro lado, el objetivo de la investigación es experimentar las Redes Sociales como archivo interactivo en que hacer historia.
El objetivo es explorar la relación entre las redes locales de economia informal y los migrantes que desde África cruzan el Mediterráneo para alcanzar Europa.
La investigación etnográfica fue parte del Proyecto Tesis en Ciencias Antropológicas desarrollado en la Universidad de Bolonia con el objetivo de estudiar la presencia ghanese y sudanese en Palermo.
Sin embargo, la investigación revela un escenario complejo en el que las mujeres africanas y sus descendientas desempeñaron un papel clave en la configuración de la sociedad colonial.
Se destaca la larga duración de ceremonias, fiestas y procesiones acontecidas en el Estado de Espirito Santo hasta la fecha. Asimismo, el seminario se centra en los procesos de continuidad, ruptura y transformación del culto entre épocas a través de la comparación cruzada de testimonios hagiográficos, iconográficos y orales.
Al mismo tiempo, destaca la existencia de un intercambio de noticias de milagros, objetos y prácticas devocionales entre el Brasil colonial, Portugal, España y Sicilia, y cuestiona dos puntos, a saber, la construcción del modelo franciscano de santidad "negra y esclava" y la apropiación, y posterior transformación, del mismo por devotos africanos esclavizados en las sociedades coloniales de Brasil.
Finalmente, más allá de la globalidad de la devoción a Benedetto il Moro, que interesa al menos a tres de las cuatro partes del mundo, la intervención reflexiona sobre el carácter unitario de la santidad, que, tanto en la época colonial como en la actualidad, es capaz de atraer devotos de todo tipo, sin dejar de ser un icono innegable de la redención social para los decendientes afroamericanos forzados a la morza esclavista de la Trata Atlántica.
El seminario es una actividad enmarcada en el proyecto de investigación “Circulación de personas, libros, objetos y noticias entre Brasil y los territorios de la Monarquía Hispánica (1580-1668)” (HAR2016-78099-P del MINECO).
En esta parte nos adentramos en la circulación dentro del Atlántico sur entre las costas brasílicas y las costas de África central y occidental.
Participan Rodrigo Bonciani (UNILA), José Luis Ruiz-Peinado (UB), Claudia Salvia (USAL) y Fabiano Aguilar-Satler (USAL).
La contribución de la investigadora Claudia Salvia se centra en la creación, circulación y uso de un específico modelo franciscano de santidad "negra y esclava" llevado a cabo por frailes franciscanos en un inédito experimento evangelizador dirigido a los africanos reducidos a esclavitud en tierras basílicas.
Al mismo tiempo, la intervención subraya las múltiples respuestas africanas frente a la evangelización y, dada la circulación de la devoción a Benedetto il Moro entre la población en su conjunto, se pregunta con respecto al significado global y unitario de la santidad del santo moro siciliano.
Reunindo especialistas na obra de Freyre de países como Brasil, Portugal, Espanha e Itália, o encontro discutiu, entre outros, temas como as influências do Oriente na formação cultural brasileira, a importância da cultura hispânica na obra do sociólogo pernambucano, as polêmicas em torno de sua obra mais conhecida, Casa-grande & senzala, e a importância do franciscanismo na história do Brasil. Os textos publicados no livro refletem a temática dominante no congresso que girou em torno dos Orientes, da Hispanidade e dos Trópicos.
No livro, os artigos são publicados numa das línguas em que foram escritos originalmente, o espanhol e o português.
É uma decisão intencional para reforçar a ideia de proximidade e de diálogo entre as culturas – a luso-brasileira e a espanhola – que, em última instância, são duas culturas ibéricas com muitas influências mútuas, como reforçam os textos dos especialistas na obra de Gilberto Freyre.
A propósito de frades, nos ofrece una llave de lectura sobre como, en la visión del autor pernambucano, la filosofía nominalista franciscana haya sido determinante a la hora de crear un modelo de cristianismo plural capaz de integrar la mediterraneidad en el trópico, y hacer de la diversidad presente en ello, el sustrato antropológico de la humanidad brasileña.
En diálogo con la hipótesis de Freyre está mi propuesta de investigación, en la cual defiendo la idea de que también la mediterraneidad haya llegado a Brasil a través de un modelo de santidad negra surgido en el entorno franciscano del vicereinado hispánico siciliano de siglo XVI como estrategia para favorecer la evangelización de los africanos deportados como esclavos.
Por lo cual, la hipótesis de que hubo un proyecto antropológico franciscano en la madrugada de Brasil, es el eje que guía a esta contribución.
El proyecto etnográfico surgió en los meses del primer confinamiento (marzo-mayo de 2020), con el objetivo de comprender el proceso de cambio en un kilómetro de la ciudad, es decir entre el Puente Romano y la Rúa Mayor, donde yo vivia.
Con el tiempo, los resultados alcanzados con el método clásico de la observación participante sugirieron el uso de un método etnográfico colaborativo para acceder al "micro" y enfocar lo que sucedía en el cotidiano privado con nuestras identidades.
En el diálogo con las personas entrevistadas, se crea entoncens un espacio para repensar la pandemia en sus palabras y uso del tiempo, y para reflexionar sobre lo que significaba crear y vivir la Nueva Normalidad.
De igual manera, hemos experimentado la práctica etnográfica en la tarea de reubicar nuestras identidades en la emergencia.
Desde esta perspectiva, la práctica etnográfica ha sido una herramienta de sanación y la cultura un medio creativo para hacer frente a la emergencia.
Este 25% de la población vive en situación de marginalidad, anonimato y, por consiguiente, en estado de pobreza o pobreza extrema. Este es el Perú Invisible que Eliane Karp nos presenta.
Nello specifico, è stato studiato il manoscritto cinquecentesco del frate domenicano Alonso de Espinosa (Historia de Nuestra Señora de Candelaria) consultato e setacciato nei fondi documentali dell'Istituto di Studi Canari di Tenerife, così come le massive e gli e scambi epistolari scritti dai re cattolici, e da militari e nobili spagnoli, per la gestione delle guerre di conquista (1493-1496) e in vista della riconfigurazione complessiva dell'isola.
La ricerca ha permesso di conoscere dettagliatamente il funzionamento del sistema sociale indigeno antecedente al contatto con il "foraneo" cristiano e individuare la sua parziale confluenza nella creazione della società canaria, che è stata interpretata come una conseguenza della collaborazione di alcuni agenti delle nove monarchie locali alle operazioni militari spagnole.
Nella complessità di quegli eventi, non sempre la conversione al cristianesimo è stata per i nativi guanches una pratica d'accesso alla salvezza e alla libertà, contrariamente si è rivelata spesso un lascia passare per la schiavitù.