Henrik Ibsen: differenze tra le versioni
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*Io credo che a torto si sia voluto avvicinarlo ai romanzieri russi. La sua visione delle cose è totalmente diversa; e di quella pietà umana, caratteristica nel {{sic|Tolstoi}} e nel {{sic|Dostojewski}}, non è in lui presso che traccia alcuna. Spirito teorico e filosofico, egli intravede e giudica le umane cose di preferenza sotto un aspetto logico e intellettuale che sotto un aspetto sentimentale: e fin nei drammi dell'esistenza più lugubri e più tristi è in lui piuttosto che uno scoppio di singhiozzi e di lacrime, una consapevolezza dura e serena dell'ineluttabilità del Destino. ([[Enrico Annibale Butti]])
*Quando si pensa all'intera opera drammatica del grande Norvegese, dalla prima commedia moderna, ''La commedia dell'amore'' (1862) all'ultimo dramma ''Quando noi morti ci destiamo'' (1900) si ha come un senso di sgomento: par di trovarsi dinanzi a una catena di montagne, le cui cime si perdano nell'alto, nel cielo fumigante di nubi. Lo spettacolo è terribile, ma suggestivo: ci fa tremare, ma c'inchioda lì, perché ammiriamo, senza stancarci mai, estatici... Veramente, prima ancora che l'analisi e lo studio profondo ce ne persuadano, noi sentiamo, dinanzi all'opera ibseniana, la presenza di un dio: lo spirito universale del genio. ([[Luigi Tonelli]])
*Quel che importa ad Ibsen non è il successo, ma la intenzione di obbedienza all'imperativo primo che risuona sullo spirito della Terra: svegliare, flagellare, lottare; sopprimere la materia e l'egoismo di cui l'uomo s'aureola, instaurare il regno dello spirito, sia pure negli squallori del deserto, nobilitare in sé l'uomo, e nel mondo, gli uomini. ([[Gino Gori (scrittore)|Gino Gori]])
*Sostenitore di una morale individualista. (Seguendo Ibsen, molte mogli dicono al marito, «la tua verità non è la mia», e seguono altra via!). ([[Alfredo Panzini]])
*Sul serio, ''Peer Gynt'' è magnifico, Ibsen: soltanto un novergese può capire com'esso è bello. ([[Bjørnstjerne Bjørnson]])
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