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Doppiaggio

procedimento tecnico e artistico

Citazioni sul doppiaggio e sui doppiatori.

Wolfgang Völz, doppiatore tedesco, in sala di doppiaggio

Citazioni

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  • ["Perché è importante il doppiaggio e perché andrebbe tutelato dal momento che molti paesi ne fanno a meno?"] A chi dice che è facile abituarsi ai sottotitoli, rispondo dicendo che una sovraimpressione può distruggere il bello, la magia dell'immaginare. Certo, è possibile che una traduzione inefficace distrugga la storia (che è anche peggio che distruggere l'immagine), ma quando si ha a che fare con film, degni di tale nome, il regista e la produzione sono sempre presenti e seguono in prima persona il processo di traduzione, adattamento e doppiaggio. (Domitilla D'Amico)
  • A me piace il sistema che si usa in Italia, amo il doppiaggio. Lo trovo una forma espressiva. (Gus Van Sant)
  • Adesso forse c’è più visibilità e considerazione del lavoro anche se poi ovviamente oggi ci sono i “partiti” di chi preferisce la lingua originale ed è giusto così. C’è anche chi preferisce la canzone originale o c’è quello che dice che il doppiaggio è meglio e nobilita il prodotto. Quindi è un lavoro artigianale che se fatto bene, deve cercare di ritrasporre un lavoro nella nostra lingua senza intaccarlo o modificarlo, rendendolo vivo e fluido. (Pietro Ubaldi)
  • [«Se "da grande" uno volesse fare il tuo lavoro, cosa deve fare?»] Avere tanta costanza, non demordere e non scoraggiarsi mai. Ma per avvicinarsi al meglio a questo lavoro la cosa piú importante che si deve fare è conservare l'umiltà! Solo così si può andare avanti e costruire qualcosa di completo e duraturo nel tempo! (Federica De Bortoli)
  • Come ogni traduzione che si rispetti, il doppiaggio veicola il film al pubblico [...]. Non esiste una lobby. Come in ogni cosa, troppa quantità mette a rischio la qualità. Ma c'è sempre la possibilità di vedere l'originale in dvd. E i sottotitoli esprimono una sintesi che molto toglie alla ricchezza del linguaggio. (Pino Insegno)
  • Consiglio a tutti coloro che vogliono intraprendere questa professione di andare a scuola di recitazione e a scuola di dizione, e di fare un po' di esperienza prima di cominciare a fare del doppiaggio: non si può improvvisare, il doppiaggio è un lavoro abbastanza faticoso e per raggiungere certi risultati occorre avere molta pazienza. (Perla Liberatori)
  • [Tre cose fondamentali per diventare doppiatori] Coraggio, voglia di divertirsi e faccia come il cu... (Stefano Benassi)
  • È una sfida, è un gioco di equilibri, una mediazione tra quello che sentiamo noi, quello che sente l'attore, la recitazione, il sync. Lo trovo una cosa bellissima e sono molto fiera di farlo. (Angiola Baggi)
  • Ho sempre vissuto il doppiaggio, comunque, come un lavoro molto tosto [...], perché è un lavoro che si fa al buio, dove ci si sguercia la vista e i doppiatori, lo dico con amore per tutta la categoria, so' sempre verdi, non vedono mai la luce e io questa cosa non l'avrei mai potuta reggere. (Claudio Amendola)
  • Il bravo doppiatore è anche un bravo psicologo, che sa capire ed esprimere il senso vero della frase recitata da un altro. La voce, così, diventa elemento fisico che riveste il pensiero, dando corpo alla parola. (Liù Bosisio)
  • Il doppiaggio aveva senso ai tempi delle grandi coproduzioni europee, "Il gattopardo", "Novecento", in cui dovevi mettere insieme Claudia Cardinale e Burt Lancaster. Persa quella struttura, è diventato una forma di compromesso: gli italiani hanno pensato che fosse l'unico modo di fruire i film. I doppiatori si sono adagiati. Oggi spesso si doppia in modo frettoloso e arrogante: pensano di poter cambiare troppe cose e deturpano il bagaglio culturale che un film trasmette in originale [...]. Esiste una lobby che si tramanda di padre in figlio, chiusa e invulnerabile. Ce ne sono di bravi ma molti lavorano in modo scadente e chi va al cinema vede la simulazione di un film. (Gabriele Muccino)
  • Il doppiaggio, di tutte le professioni dell'attore, è quella più tecnica, è quella dove il margine di personalizzazione è più ridotto e quindi [...] tu puoi tendere a fare un falso d'autore. (Teo Bellia)
  • Il doppiaggio è metà del lavoro no? È normale che da parte delle produzioni si tenda a schiacciare una figura che non può prendere e pretendere più spazio di quella sulla quale si è investito di più, ovvero l'attore. Io credo che abbiano ragione, purché paghino bene e in tempo... Quanto alla difficoltà del doppiaggio è un po' come per gli allenatori, tutti credono che saprebbero fare di meglio. (Vittorio Amandola)
  • Il doppiaggio è un'arte tecnica che deve far sognare e far esprimere i desideri degli attori. Far vivere liberamente quelle che sono le emozioni delle persone nel caso della nostra materia. (Roberto Pedicini)
  • Il doppiaggio italiano è stato veramente una scuola di pensiero, maestri in questo sono stati i nostri predecessori. Il doppiaggio è importante per tante cose, soprattutto perché ha evoluto socialmente una classe che non avrebbe potuto godere del cinema internazionale. (Stefano De Sando)
  • Il doppiaggio lo può fare chi sa recitare, e in più a questo deve aggiungere una tecnica particolare. Perché una cosa è recitare in teatro, quindi portare la voce, avere un timbro diverso; e una cosa è fare il doppiaggio, avere davanti un microfono, e quindi devi poter dosare la tua voce, e avere la tecnica tale da permetterti di essere vera, autentica, di trasmettere emozioni. Tutto quello che l'attore in presa diretta ha costruito magari in mesi di lavoro, noi dobbiamo doppiarlo in tempi molto stretti, quindi è necessaria una tecnica particolare, una particolare sensibilità, perché bisogna tradurre quello che è il lavoro dell'attore in originale, a noi, alla nostra lingua, il nostro modo di essere, le nostre sensazioni, quindi è un lavoro anche creativo. (Maria Pia Di Meo)
  • Il doppiatore è un attore, è un attore impegnato in un'attività di doppiaggio, ma è un attore. Non puoi fare il doppiaggio se non sei un attore. (Angelo Nicotra)
  • Il doppiatore si deve approcciare con molta umiltà a questi attori che ha la fortuna di doppiare, perché sono talmente bravi attori, grandi attori, che bisogna seguirli in tutto e per tutto, cercando di non tradire le sfumature e le emozioni, soprattutto, perché noi parliamo di doppiaggio, dobbiamo parlare di emozioni; le emozioni che loro hanno dato nella loro lingua, le dobbiamo trasformare nelle emozioni in un'altra lingua che - nel nostro caso - è l'italiano, non facendo perdere le sfumature che loro hanno dato. (Angelo Maggi)
  • Il doppio-attore deve essere sempre più preparato. Continuare a studiare, allenare la voce nel canto e nella dizione, usufruire della bioenergetica, calcare le scene, partecipare a corsi di formazione e laboratori esperienziali, vivere consapevolmente il proprio corpo in modo da abitarlo sufficientemente perché possa essere al servizio di traduzione del sentire d'altri, in condizioni meno propizie, ma piuttosto al riparo dal rischio di fallire interamente. Un attore deve essere sempre tale, al buio in una sala di registrazione, alla radio, a teatro... Deve conoscersi, conoscere l'umanità, maturare la propria capacità espressiva. Il doppio-attore non ci mette la faccia. Ha meno da perdere. Ci metta almeno tanta consapevolezza. (Claudia Catani)
  • Il nostro è un mestiere artigianale, non c'è niente di scandaloso che si tramandi di padre in figlio, succede anche con i notai o le farmacie. Ed è un mestiere meritocratico come pochi: non conta esser bello o avere un fisico prestante. Conta solo la tua voce [...]. In generale il doppiaggio è un male necessario [...]. Il doppiaggio poi non si limita alla recitazione in italiano del dialogo, c'è l'adattamento che ha un ruolo molto importante. E dall'America sono fiscali, controllano tutto, vogliono sapere tutto. Il nostro è un lavoro molto accurato. (Simona Izzo)
  • In Italia non si riesce a vedere un film in lingua originale, perché i doppiatori qui sono una mafia. Non capisco perché abbiano tutto questo potere. Il doppiaggio esiste anche in Francia, ma non hanno lo stesso potere. Quando c'è uno sciopero della categoria il cinema non si ferma. Meglio comunque il doppiaggio piuttosto che il film non esca proprio. (Vincent Cassel)
  • Io credo che un buon doppiatore debba essere una persona salda e determinata, sicura delle proprie attitudini e non diffidente. Deve sapersi abbandonare nelle giuste mani di un maestro. È che a volte mancano i maestri. Una bella voce è come tutte le cose belle, può non servire a niente. (Giorgio Lopez)
  • La cosa che rende particolare ogni doppiatore, ogni attore è proprio il cuore, è proprio quel lato emotivo che ci si mette ogni volta nel lavoro: ben vengano le emozioni esterne. [...] Capita di fare scene che ricordano fatti di vita quotidiana e allora magari le scene vengono ancora meglio, si deve utilizzare l'emozione propria, assolutamente. (Veronica Puccio)
  • Mi è stato possibile apprezzare il modo diverso di utilizzare la recitazione. È una specializzazione del ruolo dell'attore, con un ostacolo aggiuntivo: devi fornire qualcosa di tuo a qualcosa che è stato già realizzato da altri, senza tradire la forma originale. Devi cercare di capire cosa è stato fatto da un altro attore, riportando quelle emozioni in un'altra lingua. [...] ci sono maggiori difficoltà perché devi rispettare le intonazioni e le espressioni di un'altra persona. Devi addirittura respirare come lui. Una come Nicole Kidman potrebbe doppiarla una che non è un'attrice? Il bello di questo mestiere è che è altamente meritocratico. (Alessandra Bellini)
  • Mi piace [...] anche guardare anime doppiati in altre lingue. Mi è anche capitato di trovare doppiatori migliori rispetto a quelli originali giapponesi. L'Italia ha una grandissima tradizione di doppiaggio, quindi magari anche qualche traduttore italiano è risultato migliore dell'originale. (Gō Nagai)
  • Mio padre mi ha sempre insegnato a fare tutto. Quando gli ho detto che volevo fare l'attore, mi ha detto di studiare doppiaggio, perché secondo lui era la scuola migliore. (Christian De Sica)
  • [Nel doppiaggio] c’è solo la bellezza di servire, di onorare il lavoro dell’interprete originale. Il virtuosismo c’è comunque, ma qui è quello di arrampicare la tua voce su note che non sono tue, che non siano di maniera, che devi andare continuamente a cercare. (Franca D'Amato)
  • Noi alla fine dobbiamo sempre comunicare un'emozione, e per farlo dobbiamo prima capire qual è. Molto spesso ci sono anche doppiatori ai quali sfugge questa cosa. (Massimiliano Alto)
  • Noi doppiatori lavoriamo al buio, siamo abituati a vedere i nostri nomi sui maxischermi al cinema ma difficilmente veniamo riconosciuti per strada, sembra quasi che tu non esisti... il tuo vicino al cinema si emoziona con la tua voce ma non sa che gli stai seduto accanto. (Fabio Boccanera)
  • Non mi piace essere al centro dell'attenzione ma ho sempre amato recitare. Il doppiaggio quindi era perfetto anche per questo aspetto, potevo essere un'attrice a tutto tondo senza dover rendere conto a nessuno di null'altro se non di quello che sapevo fare. (Valentina Favazza)
  • Oggi lo vedo, per certi versi, non dico decaduto, ma… Molti dicono, per esempio, che i film vanno visti in originale, non doppiati. Ora, questo potrebbe anche andar bene, però dovremmo presumere che tutti conoscano le lingue, ma in Italia sappiamo benissimo che non tutti le conoscono. Allora cosa succede, che si dovrebbero mettere i sottotitoli, cosa che secondo me è negativa, perché non ti permette di guardare l'attore, le azioni, perché devi leggere. E in linea di massima, il doppiaggio sta diventando un lavoro che si deve fare alla svelta, con un certo numero di turni, di righe, quindi si è perso un po' quella caratteristica che c'era quando ero più giovane, che i film si facevano con calma, avendo la possibilità di studiare di più i caratteri, il proprio e quello degli altri attori. E infatti se vediamo dei vecchi film, sono doppiati benissimo. Oggi ci sono bravi doppiatori con una grandissima tecnica, ma secondo me poco creativi dal punto di vista artistico. Anche perché non c'è la possibilità. Perché il tempo è poco, bisogna correre, fare tutto alla svelta, e quindi il risultato è quello che è, purtroppo. (Maria Pia Di Meo).
  • Per noi il doppiaggio è un costo in più, non indifferente, se si scelgono attori di qualità. A noi piacerebbe, per gusto e per economia, proiettare film sottotitolati. (Giampaolo Letta)
  • Posso dire che per imparare il mestiere del doppiaggio si deve andare lì in sala, ai turni, essere presenti e seguire, cercare di carpire i segreti dai più bravi. (Romano Malaspina)
  • Questa professione richiede una molteplice professionalità: bisogna essere attori, saper cogliere emozioni e sentimenti, avere conoscenze tecniche. Purtroppo ci si accorge del valore del doppiaggio solo quando è mal riuscito. (Luca Biagini)
  • [Riguardo a come entrare nel mondo del doppiaggio] Prima di tutto andare in una scuola qualificata di recitazione, imparare a controllare l’emissione della voce, la dizione e la predisposizione al "sinc". Inoltre bisogna avere tanta pazienza e perseveranza. (Alina Moradei)
  • Se si vuole fare questo tipo di mestiere bisogna studiare. Non si può arrivare a vent'anni, venticinque anni, trent'anni e pretendere di entrare nel doppiaggio solo perché si ha una bella voce; dietro comunque c'è tutto uno studio, quindi il consiglio che do sempre io è quello di fare un corso di recitazione, un corso di dizione, che sono alla base di questo lavoro. (Veronica Puccio)
  • Sembra facile, in realtà è un lavoro che richiede tanta tecnica, e poi ancora, se uno ha pazienza, tanta passione e tanto cuore. E tanta cultura, anche, secondo me, che oggi manca. (Massimiliano Alto)
  • Si può diventare doppiatori fondamentalmente in due modi: partendo come attori oppure iniziando a doppiare da bambini. Il primo è quello che è capitato a me. Io ho fatto l’Accademia d’arte drammatica, la Silvio d’Amico, e poi tante cose: televisione, teatro, radio. Ecco, dopo un’esperienza simile puoi arrivare a imbatterti nel doppiaggio, che in fondo è un ramo della nostra professione. (Franca D'Amato)
  • [Sui nuovi doppiaggi di opere storiche] Sono assolutamente contrario, anche perché così si manca di rispetto al lavoro fatto da altri colleghi in precedenza. Adoro i doppiaggi di una volta, quelli anni 1950/60, perché erano molto più curati, anche dal punto di vista grammaticale e del lessico. Oggi inorridisco quando sento "un attimino", "mi va alla grande"... una volta non si parlava così! (Romano Malaspina)
  • Un ambiente come tutti gli ambienti lavorativi, forse più familiare. Bene o male si conoscono tutti da molto tempo, avendo lavorato quasi sempre insieme o perché ci si conosce da ragazzini. (Riccardo Rossi)
  • Un attore usa il fisico e le espressioni del volto per esprimere un particolare stato d'animo o un'emozione, noi dobbiamo basarci solo sulla voce. Spesso gesticolare aiuta a calarci meglio nel personaggio. (Valentina Favazza)
  • Un doppiatore deve assolutamente essere un bravo attore, perché un doppiatore che sa usare alla perfezione la tecnica [...] ma non sa recitare non ha futuro. Forse, il limite del doppiatore di fronte alla macchina da presa è il non sapersi muovere; noi dobbiamo trasmettere qualsiasi tipo di emozione solamente con la voce, cercando di non agitarci più di tanto con la gestualità, poiché anche ogni rumore diverso dalla voce viene captato dal microfono, ma sulla cosa si può lavorare e ci sono tantissimi doppiatori che di fronte alla macchina da presa sono riusciti a trasmettere anche l'espressività. (Elena Perino)
  • Un doppiatore non deve creare, deve eseguire una partitura. Se la esegue bene e tutti gli altri pure - suoni, volumi, intenzioni -, l'orchestra suona magnificamente anche nella versione italiana, ma se qualcuno "crea", cioè fa come gli pare, la sinfonia risulta stonata. Per me l'originale è sacro. Similitudini, dettagli, aderenze vocali (avere la stessa voce) sono fondamentali. Abbiamo messo vocioni profondi e splendidi a personaggi che hanno vocette, assurdo! (Massimiliano Alto)
  • Un lavoro da sorci chiusi in sale buie sottoterra a fare qualcosa che non deve essere visto, che non deve essere sentito. Il massimo per un doppiatore è non farsi notare. Se uno spettatore vede un film e non nota il doppiaggio, ha raggiunto il massimo del suo scopo. Quindi un lavoro da sorci. (Massimo De Ambrosis)
  • Un normalissimo ambiente di lavoro come tanti altri. Specifico questo perchè tanti dicono che è una gabbia di matti, che sono tutti pazzi, che è un ambiente particolarissimo. Io credo che anche in banca, alle poste, in qualsiasi ufficio ci siano gli stessi problemi, le stesse invidie, le stesse situazioni che si possono ritrovare nel nostro ambiente. È veramente un mondo come un altro. (Cristina Boraschi)
  • Ci sono vari criteri per stabilire quale voce distribuire su un personaggio. Generalmente l'età anagrafica e la pasta vocale del doppiatore contribuiscono. Quando la scelta viene dall'estero, si tende a preferire attori con un timbro molto simile all'originale. Ad ogni modo è il direttore di doppiaggio che distribuisce le voci sui personaggi di un film.
  • Il doppiaggio ha il compito di restituire ciò che già esiste in un'altra lingua. Il nostro lavoro non è quello di aggiungere, ma di cercare di cogliere le sfumature di un personaggio e di riprodurre l'interpretazione di un altro attore nella nostra lingua. Più ci allontaniamo dal percorso originale e meno rendiamo giustizia al film. Ovviamente un cattivo doppiaggio può anche rovinare o stravolgere un film. Se questo accade, abbiamo fallito.
  • In questi anni il doppiaggio è cambiato moltissimo: con l'evolversi della tecnologia si è arrivati a un livello tecnico altissimo, il che però ha aumentato drasticamente la produttività, danneggiando a volte la qualità dei prodotti. Il mio augurio è che si torni a prestare maggiore attenzione e cura al lato artistico di questo affascinante mestiere.
  • Per fare il doppiaggio ci vuole molta tecnica. Questa sicuramente si impara con esercizio e con pazienza. Alla base di tutto però ci deve essere una predisposizione, un talento... in definitiva bisogna essere attori. Non è essenziale avere una bella voce, l'importante è saper recitare. Ci si può avvicinare al doppiaggio facilmente se si hanno queste qualità.
  • Io ogni giorno imparo, continuo a imparare tutti i giorni, perché altrimenti non lo puoi fare questo mestiere, in cui si impara sempre, da tutti […], sennò non è divertente, io mi diverto così.
  • [La buona riuscita di un doppiaggio] dipende dall'atmosfera che c'è in sala, dipende dal direttore di doppiaggio, dipende dall'assistente, dipende dal fonico: il clima nella sala di doppiaggio, per me, è fondamentale. Io lo sento tantissimo, sono un'empatica […] per me è legato solo alle persone.
  • Questo per me è un lavoro che si fa in collaborazione, è un lavoro in continua evoluzione, in sala si ricambia tutto, si sistema, si fa meglio, però ci vogliono dei "sì", perché coi "no" non si va da nessuna parte.
  • Ho iniziato 27 anni fa a fare il doppiatore e purtroppo devo dire che ho visto cambiare in peggio questo mestiere. All'epoca si curavano più i dettagli e c'era meno fretta, sicuramente anche per il fatto che la mole di lavoro era decisamente inferiore. La tecnologia ci ha aiutato a velocizzare il tutto però questa velocità che viene richiesta inevitabilmente va a discapito nostro e della qualità
  • Io, quando posso, guardo i prodotti in lingua originale, perché per me è un esercizio linguistico, poiché mi piace tenere viva la lingua inglese. Però, per lo spettatore italiano, il doppiaggio rende più fruibile un prodotto e molto più vicino alla gente, se è fatto bene. [...] Purtroppo succede molte volte che la trasposizione venga mutata molto rispetto all'originale, vengono cambiate moltissime espressioni e in questo non sono molto d'accordo. Tuttavia penso che questo sia un lavoro che rimarrà per parecchio tempo perché, per esperienza personale, la gente lo apprezza molto.
  • Noi doppiatori cerchiamo di riproporre quel che è stato fatto in lingua originale, adeguandolo alla nostra sensibilità, al nostro linguaggio, alla nostra espressività e in un contesto italiano. Chiaramente non abbiamo il massimo di libertà espressiva perché ripresentiamo un qualcosa che è già stato realizzato. Quindi, secondo me, è proprio questa la magia del doppiaggio, far sembrare un prodotto già realizzato, come "nostro". La bravura consiste nel far sentire il meno possibile che è avvenuto il doppiaggio. Un buon doppiaggio si riconosce quando uno non ci fa caso che è doppiato quello che sta vedendo.
  • Quando un attore è poco espressivo diventa molto faticoso il doppiaggio e devi andare a trovare un qualcosa in più da aggiungere al suo personaggio.
  • Il timbro dell'uomo è così incisivo, tanto è vero che i pastori ce richiamano le pecore, sono uomini. Non sono donne. E l'uomo lascia un'impronta, per cui uno si ricorderà sempre la voce di quel grande doppiatore perché sono voci che entrano nel cuore. Le donne hanno una dote in più in questo mestiere, secondo me, sappiamo mimetizzarci meglio.
  • Questo è un mestiere assolutamente tanto nell'ombra, quanto trasparente. Nella voce, non ci sono segreti: se sei un bravo attore, se hai la capacità di immedesimarti, di trasmettere con la voce, di essere duttile e anche sparire.
  • Un buon doppiaggio è quello che non si nota.
  • [Con il doppiaggio] credo che abbiamo imparato a lottare, a combattere, a essere rispettosi, a essere educati, ad avere rispetto del lavoro, del lavoro degli altri, dello stare insieme, del saper condividere, noi condividevamo il leggio e la cuffia… e il panchetto. […] Questo credo sia stato molto importante… poi, per la vita, per stare con gli altri.
  • [Quando ho iniziato] era un altro doppiaggio, si doppiava tutti insieme. Questo voleva dire che non ero avvantaggiata come bambina, io vedo oggi bambini che naturalmente arrivano, viene fatta la loro parte, vengono mandati via. Noi invece no, dovevamo doppiare con gli altri perché si doppiava tutti insieme […], si stava al leggio con i grandi nomi, […] con persone che lavoravano con te, guadagnavano quanto te. Quindi… questo è qualcosa che nessuno mi ha mai detto ma che aleggiava nell’aria, non so, era una percezione.
  • Viviamo di emozioni, noi doppiatori, quindi fare qualcosa che non devi trasmettere niente… un piattume incredibile!
  • Il doppiaggio è una forma artistica e pertanto c'è bisogno di un grande studio dietro. Io ho avuto la fortuna di poter trovarmi da subito in questo ambiente senza fare scuole, e avendolo iniziato da bambino sono cresciuto in questo ambiente apprendendo da solo tutti i segreti del mestiere, mentre se avessi cominciato da ragazzo senza uno studio dietro, avrei trovato molte difficoltà.
  • Noi lavoriamo su pellicole dove gli attori hanno impiegato mesi per realizzare delle scene, mentre noi dobbiamo esprimere tutto in un istante grazie alla voce. In sintesi, quindi, non serve avere una bella voce, ma bisogna studiare tanto e coltivare questa passione nel tempo.
  • Quando ho cominciato io i tempi erano più dilatati e la gente aveva più tempo per lavorare. Sin da subito, da piccolo, ho avuto il piacere e l'onore di lavorare con direttori del doppiaggio come Marco Mete, Alessandro Rossi, Isabella Pasanisi, che ti spiegavano come si doveva lavorare, facendotelo passare quasi come un gioco. Purtroppo adesso bisogna sbrigarsi di più, sempre mantenendo la qualità elevata, ma i tempi sono ristretti
  • Al leggio bisogna essere molto concentrati, i riflessi pronti sono fondamentali per ottenere il risultato presto e bene. Il doppiaggio permette all'attore di avere dimestichezza con i copioni, con la lettura e la comprensione delle scene. Ho notato che gli attori che fanno il doppiaggio, riescono a dare subito un senso alle battute di un testo teatrale, durante le prove di lettura.
  • Avendo avuto la fortuna di girare il mondo per lavoro, mi sono reso conto che è proprio vero. I nostri doppiatori hanno una marcia in più rispetto a quelli tedeschi, spagnoli, francesi e ho scoperto anche perché. Gli italiani, pur di entrare nel personaggio, sono disposti a rinunciare alla propria personalità. Cosa che non fanno i nostri colleghi stranieri. Infine, noi abbiamo una tradizione che comincia dal dopoguerra e che è andata affinandosi sempre più negli anni.
  • Il doppiaggio è un lavoro di servizio, un trucco cinematografico. [...] Vero che un po' appiattisce, ma anche i sottotitoli sporcano l'immagine, l'importante è avere la possibilità di scegliere.
  • Il doppiatore è un nobilissimo mestiere ma quello di attore è molto più stimolante perché il personaggio che interpreti nasce con te, lo vedi crescere scena dopo scena, lo fai tuo e ti immedesimi nella parte fino in fondo.
  • [Nel 2023, «ha senso il doppiaggio oggi, con le serie tv in lingua originale sottotitolate?»] Il doppiaggio morirà quando tutti impareranno l'inglese. Per come la vedo io, è come la traduzione di un libro: ci dobbiamo fidare del doppiatore. Diciamo che è un trucco cinematografico: te ne accorgi solo se è venuto male.
  • Credo che si debba dare anche l'opportunità alle nuove generazioni mischiando con i colleghi che fanno questo lavoro dalla mattina alla sera. Si possono dare delle opportunità. Certamente vanno guidate, certamente vanno istruite. Certamente vanno accompagnate.
  • Non credo che ci siano recinti dentro i quali, capito, qualcuno rinchiuso e nessuno deve entrare, nessuno deve uscire. Credo che ci siano dei vasi comunicanti tra giovani promesse, tra esperti di doppiaggio, tra talenti di doppiaggio e talenti che sono fuori. Cioè credo assolutamente che si possano mischiare le cose. E questo porterà solo... vivificherà questo mestiere.
  • Non dobbiamo difendere roccaforti, dobbiamo difendere un mestiere in tutta la sua artisticità. E l'artisticità sta nell'individuare il vecchio e nell'individuare il nuovo. Il portare avanti il vecchio che merita e funziona, inserito nel nuovo.
  • A volte capita di ritrovare la nostra vita nelle frasi pronunciate in un doppiaggio. A volte mi succede di fare mie le parole di un personaggio che sto doppiando. È come un entrare e uscire continuamente dalle parti. Spesso gli amici mi chiedono: "Ma sei tu, o stai recitando?". Il fatto è che fare questa professione significa assorbire emozioni e sentimenti, e anche doppiando ti rimane qualcosa dell'interpretazione.
  • Chi ha il sacro fuoco e vuole approcciarsi a questo lavoro deve mettersi in testa che occorre studiare... Un lavoro molto duro, se vuoi farlo bene; e anche se lo fai meno bene, con meno attitudine e qualità, richiede comunque un approccio serio.
  • Ho avuto la fortuna di cominciare da bambina, di entrare in questo mondo quando il doppiaggio era a un altro livello professionale, in un'epoca in cui potevi conoscere professionisti straordinari, molti dei quali provenienti dal teatro; e ho imparato il mestiere da "voci famose", che hanno conferito onore e prestigio a questo lavoro.
  • Il doppiaggio è un mestiere nell'ombra, ma mi rendo conto che suscita molta curiosità e affetto e questo per me è una grande gioia
  • Allora era un gruppo molto ristretto che faceva il doppiaggio, che diciamo per quarant'anni almeno, ha dominato, ha avuto questo privilegio di dominare, non passava nessuno dalle maglie della famosa C.D.C.
  • Il doppiaggio è una brutta bestia e quindi io tanti ragazzi che lo fanno, cerco di convincerli a cambiare... a cambiare idea.
  • Oggi forse c'è una piattezza in un certo senso, perché sono tutti molto più bravi. Un tempo erano bravi pochi, poi c'erano quelli un po' meno bravi, ma comunque bravi. E poi c'erano quelli... i caratteristi piccoli, la massa, le piccole cose, per le piccole battute. Adesso questo non c'è più. Adesso c'è una sorta di uniformità di ottimo livello, di buono livello a volte di ottimo, in cui spicca qualcuno molto, molto bravo.
  • A differenza del doppiaggio, in radio ho la possibilità di far emergere me stesso, la mia recitazione e non quella dell'attore che ha già fatto la sua parte comparendo sullo schermo. Nel doppiaggio devo dare atto ai movimenti dell'attore, alle sue emozioni, continuando a dare il senso che già è stato dato durante la recitazione. Tutto questo non c'è in radio.
  • È il nostro destino: di doppiaggio se ne parla quando è fatto male.
  • Il doppiaggio avrebbe bisogno di nuove voci, non è concepibile sentire sempre le solite quando vanno in onda le seguitissime serie tv. La gente si stufa di ascoltare gli stessi doppiatori e finisce per vedere il film in lingua originale. Per carità, non dico che i mostri sacri dell'arte debbano smettere di doppiare. Ma se tornassi indietro, se avessi ancora la possibilità di dirigere i turni di doppiaggio formerei almeno cento nuove voci all'anno. C'è bisogno dei giovani.
  • Il doppiaggio fatto bene è quello di cui il pubblico non si accorge. Il doppiaggio fatto bene è quello approntato dai professionisti, non dai talent della tv.
  • In Italia il doppiaggio è molto scaduto. Ha subito una caduta a livello qualitativo, non intendo nei film, ma nelle serie televisive. Le grandi produzioni cinematografiche spendono molti soldi e molto tempo per la cura del prodotto, come ad esempio Disney, Warner, Universal, Fox. Invece il prodotto televisivo viene fatto in tempi ristretti. Tengo a precisare che il mestiere di doppiatore è un mestiere artigianale, non industriale. Per fare un esempio pratico sarebbe come chiedere ad un calzolaio di fare un paio di scarpe su misura di grande pregio in pochissimo tempo. Ebbene quelle scarpe, sicuramente ti faranno male e non calzeranno a pennello, perché non è stato dato il tempo necessario perché si realizzasse un’opera di pregio
  • La lobby dei doppiatori non esiste, è il mercato che decide. Quanto incasserebbe un film sottotitolato e non doppiato? Lo vediamo quando alcune sale fanno il tentativo: non c'è paragone. Tra l'altro il doppiaggio ha un costo per la grande distribuzione: è evidente che se lo fanno è perché così incassano di più. In Italia già leggiamo pochi libri, figurati se ci mettiamo a "leggere" un film.
  • Un tempo sia il doppiaggio che la recitazione erano discipline che venivano studiate molto e la voce aveva un ruolo importante, infatti veniva "lavorata", "elaborata", perché non c'era solo bisogno di fisicità, ma forte era la necessità di una vocalità; a testimonianza di questo basta risentire i grandi sceneggiati di una volta in cui gli attori erano tutti dotati vocalmente, a differenza di oggi, periodo in cui talvolta non capisci nemmeno quello che dicono. Per me è sempre stato fondamentale il lavoro sulla voce, sia nel doppiaggio, per assecondare la mimica dell'attore, sia nella recitazione, e lo è tuttora.

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