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Seconda guerra macedonica: differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Seconda guerra macedonica
|Parte_di = delle [[Guerre macedoniche]]
|Immagine = Map Macedonia 200 BC-it.svg
|Didascalia = L'Egeo all'epoca della seconda guerra macedonica
|Larghezzaimmagine = 300px
|Data = [[200 a.C.]] - [[197 a.C.]]
|Luogo = [[Grecia]]
|Casus = Lotta per l'egemonia dell'[[mare Egeo|Egeo]]
|Esito = Vittoria romana
|Schieramento1 = [[Repubblica romana]], <br/>[[Atene]], <br/>[[Regno di Pergamo]],<br />[[Rodi]]<br/>[[Lega etolica]]<br/>[[Lega achea]] (dal 198 a.C.)
|Schieramento2 = [[Regno di Macedonia]], <br/>[[Corinto (città antica)|Corinto]], <br/>[[Demetriade (città)|Demetriade]], <br/>[[Lega acheaEpiro]], <br/>[[EpiroLega achea]] (fino al 198 a.C.)
}}
{{Guerre macedoniche}}
La '''seconda guerra macedonica''' ([[200 a.C.]]-[[197 a.C.]]) venne combattuta dadalla [[repubblicaRepubblica romana|Roma]], alleatasi con [[Attalo I]] di [[Pergamo]], e [[Rodi]], contro [[Filippo V di Macedonia]] che era al fianco del [[re di Bitinia]], [[Prusia I]]<ref>Polibio, ''Storie'' XVIII 4,7- 5,4</ref>. L'esito della guerra fu la sconfitta di Filippo, costretto ad abbandonare i possedimenti macedoni in Grecia. Sebbene i romani concludessero la guerra dichiarando la restaurazione della libertà della Grecia, di fatto si trattò di un importante passo dell'intervento romano negli interessi della regione, e della sua successiva conquista, nel [[Battaglia di Corinto|146 a.C.]]
 
==Antefatti==
{{vedi anche|Guerra di Creta}}
[[File:Tetradrachm Ptolemy V.jpg|thumb|left|Moneta raffigurante Tolomeo V]]
Nel [[205204 a.C.]] morì [[Tolomeo IV]] [[faraone]] d'[[Egitto]], che lasciò sul trono il figlio [[Tolomeo V|Tolomeo V Epifane]] di sei anni. Filippo V di Macedonia e [[Antioco III|Antioco III il Grande]] re dell'[[Impero seleucide]] decisero di sfruttare la debolezza del giovane faraone stipulando un patto segreto che prometteva al re macedone l'egemonia nell'[[Mar Egeo|Egeo]] e ad Antioco quella sulla [[Celesiria]], la [[Cilicia]], la [[Fenicia]] e la [[Palestina]]<ref>Appiano, guerra siriaca, 1.</ref>.
 
Per prima cosa Filippo pose la propria attenzione sulle città stato greche in [[Tracia]] e nella zona dei [[Dardanelli]]. La sua avanzata nella zona, con la conquista di [[Cio (città antica)|Cio]] allarmò [[Rodi]] e [[Pergamo]], che avevano interessi in quell'area.
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== La guerra ==
[[File:Quinctius Flamininus.jpg|thumb|left|Tito Quinzio Flaminino in una moneta conservata al British Museum]]
Fu così che Filippo si trovò con pochi alleati in Grecia, anche se i romani non ne potevano contare molti di più, a causa delle brutalità commesse dai loro romaniRomani durante la prima guerra macedonica. Molte città adottarono ununa politica attendistica per valutare lo sviluppo degli eventi.
 
Durante i primi due anni la campagna militare fu poco brillante per i romani, con [[Publio Sulpicio Galba Massimo]] che fece pochi progressi contro Filippo, e il suo successore, [[Publio Villio Tappulo]], che addirittura dovette fronteggiare l'ammutinamento dei suoi uomini. Nel [[198 a.C.]] Tappulo lasciò il comando dell'esercito a [[Tito Quinzio Flaminino]], che avrebbe dato prova di essere un generale totalmente differente dai predecessori.
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Flaminino, che non era ancora trentenne e si proclamava [[Ellenismo|filoellenista]], cambiò l'approccio romano alla guerra contro Filippo V. Si passò dalla richiesta di "pace in Grecia", ovvero della sospensione degli attacchi macedoni alle città greche, a quella della "libertà per i Greci", ovvero del ritiro delle truppe macedoni da tutte le città greche fino ad allora occupate, ed il rientro entro i confini della Macedonia.
 
Flaminino nel 198 iniziò una vigorosa campagna bellica contro Filippo, costringendolo a ritirarsi in [[Tessaglia]]. Molte città della [[Lega achea]], tradizionalmente favorevoli alla Macedonia, fino ad allora troppo occupate dalla campagna contro [[Sparta]] per prendere parte alla seconda guerra macedone, furono convinte da questo successo romano ad abbandonare il loro atteggiamento pro-macedone; altre, come [[Argo (Greciacittà antica)|Argo]], rimasero leali a Filippo.
 
A questo punto Filippo dichiarò la propria volontà di trattare la pace con i romani, ma questa apertura arrivò in un momento critico per Flaminino, che ansioso di terminare la guerra, non era però sicuro che, dopo le nuove elezioni a Roma, gli sarebbe stato confermato il comando in Grecia. Decise di iniziare i negoziati, mentre aspettava i risultati delle elezioni; se gli fosse stato ritirato il comando, avrebbe trattato per una rapida pace con Filippo, altrimenti avrebbe rotto i negoziati per riprendere la guerra.
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== Il trattato di pace ==
[[File:KorinthosKorinth TempleBW of Apollo2017-10-10 200810-0955-1228.jpg|thumb|upright=1.6|Tempio di Apollo a Corinto]]
 
Fu dichiarato un armistizio per trattare le condizionecondizioni di pace nella [[valle di Tempe]]. Filippo fu costretto ad accettare il ritiro delle truppe macedoni, dalle città appena conquistate in Tracia ed Asia Minore, e ad abbandonare tutta la Grecia; anche gli alleati romani della [[lega etolica]] fecero le loro richieste, che però furono rifiutate dal re macedone. Il trattato fu inviato a Roma, perché fosse ratificato dal Senato.
 
Il Senato aggiunse due ulteriori condizioni alla stipula del trattato di pace; il pagamento di una indennità di guerra, e la consegna ai romani della flotta macedone. Il trattato fu siglato solo nel [[196 a.C.]] e durante i [[giochi istmici]] di quell'anno Flaminino poté annunciare la libertà per tutta la Grecia. Nonostante ciò, il rientro delle legioni in Italia non fu completato che nel [[194 a.C.]] e i romani mantennero alcune guarnigioni in alcune città di importanza strategica, prima occupate dai macedoni, come [[Corinto (città antica)|Corinto]], [[Calcide]] e [[Demetriade (città)|Demetriade]].
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
*Edouard Will ''L'histoire politique du monde hellénistique'' (Editions du Seuil, 2003 ed.) Tome II, pp.&nbsp;121–178
*Green, Peter ''Alexander to Actium, the historical evolution of the Hellenistic Age'', 1993 pp.&nbsp;305–311
 
== Voci correlate ==