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Nazionalsocialismo

ideologia politica sviluppata principalmente da Adolf Hitler

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Il partito nazista usò la svastica come suo simbolo

Il termine nazismo (o nazionalsocialismo) definisce l'ideologia e il movimento politico tedesco collegati all'avvento al potere in Germania nel 1933 da parte di Adolf Hitler, conclusosi alla fine della seconda Guerra Mondiale con la conquista di Berlino da parte delle truppe sovietiche (maggio 1945).

Il nazismo è comunemente associato al Fascismo, benché i nazisti affermassero di sposare una forma nazionalista e totalitaria di socialismo (opposta al socialismo internazionale Marxista).

Il nazismo trae origine dal partito politico guidato da Adolf Hitler, l'NSDAP, (Nationalsozialistische deutsche Arbeiterpartei, Partito operaio nazionalsocialista tedesco) ed è basato sul programma politico indicato da questo nel libro Mein Kampf. Una volta raggiunto il potere tramite una regolare elezione, si trasformò in dittatura, con un programma di eliminazione anche fisica sia degli avversari politici che di persone appartenenti a categorie ritenute inferiori, quali gli ebrei, i testimoni di Geova, gli slavi, gli omosessuali, i portatori di handicap e i ritardati mentali.

La Germania di questo periodo viene generalmente indicata come Germania Nazista. Il nazismo veniva anche chiamato Nazionalsocialismo (in tedesco Nationalsozialismus). Gli aderenti al nazismo erano detti Nazisti. Il nazismo è fuorilegge nella Germania odierna, anche se alcuni resti, conosciuti come Neonazisti, continuano ad operare in Germania e all'estero. Alcuni revisionisti disseminano propaganda che nega o minimizza l'olocausto e altri atti dei nazisti, e cerca di dare una luce positiva alle politiche naziste e agli eventi sotto le quali si svolsero.

Ideologia

In base al "Mein Kampf" (La mia battaglia), Hitler sviluppò le sue teorie politiche, partendo dall'attenta osservazione delle politiche dell'Impero Austro-Ungarico. Egli nacque come cittadino dell'Impero, e credeva che questo fosse indebolito dalla diversità etnica e linguistica. Inoltre, vedeva la democrazia come una forza destabilizzante perché poneva il potere nelle mani delle minoranze etniche, che erano perciò incentivate a indebolire ulteriormente l'Impero.

Secondo i nazisti, un ovvio errore di questo tipo è quello di permettere o incoraggiare il plurilinguismo all'interno di una nazione. Questo è il motivo per cui i nazisti erano così preoccupati di unificare i territori abitati da popolazioni di lingua tedesca.

Il cuore dell'ideologia nazionalsocialista era il concetto di razza. La teoria nazista ipotizzò la superiorità della razza ariana come "razza dominante" su tutte le altre e in particolare sulla razza ebraica. Il concetto di "razza" non ha alcun fondamento biologico o etnico, ma l'esistenza delle "razze" è l'essenza della dottrina pseudo-scientifica nazista.

Per il nazionalsocialismo una nazione è la più alta espressione della razza. Quindi una grande nazione è la creazione di una grande razza. La teoria dice che le grandi nazioni crescono con il potere militare, e ovviamente il potere militare si sviluppa da culture civilizzate e razionali. Queste culture naturalmente crescono da razze dotate di una naturale buona salute e con tratti di aggressività, intelligenza e coraggio.

Le nazioni più deboli sono quelle la cui razza è impura: sono perciò divise e litigiose, e quindi producono una cultura debole.

Le nazioni che non possono difendere i loro confini erano quindi definite come le creazioni di razze deboli o schiave. Le razze schiave erano ritenute meno meritevoli di esistere rispetto alle razze dominanti. In particolare, se una razza dominante necessitava di "spazio vitale" (Lebensraum), si riteneva avesse il diritto di prenderlo e di eliminare o ridurre in schiavitù le razze schiave indigene.

Come conseguenza, le razze senza una patria venivano definite "razze parassite": più gli appartenenti a una razza parassitaria erano ricchi e più virulento era considerato il parassitismo. Una "razza dominante" poteva quindi, secondo la dottrina nazista, rafforzarsi facilmente eliminando le "razze parassitarie" dalla propria patria.

Questa era la giustificazione teorica per l'oppressione e l'eliminazione fisica degli ebrei e degli slavi, un compito che anche molti nazisti trovavano personalmente ripugnante ma che compivano giustificando le loro azioni in nome dell'obbedienza allo Stato nazista.

L'uomo che riconosce queste "verità" era detto "capo naturale", quello che le negava era uno "schiavo naturale". Gli schiavi, soprattutto quelli intelligenti, si riteneva cercassero sempre di ostacolare i padroni promuovendo false religioni e dottrine politiche.

Per iniziare a diffondere questo pensiero e farlo assimilare dalla popolazione venivano mostrati filmati di tedeschi deformi, fisicamente o mentalmente, fatti giungere adagio adagio da tutta la Germania in alcuni centri di raccolta, mettendo in evidenza i loro problemi fisici e mentali; furono questi i primi esseri umani bruciati nei forni dai nazisti. All'inizio queste operazioni di sterminio erano fatte di nascosto: solo gli abitanti del luogo si accorgevano che, dopo ogni arrivo, dai camini di questi centri di raccolta usciva una grossa quantità di ceneri e forti odori.
Si usarono i mezzi di comunicazione dell'epoca, soprattutto le riprese cinematografiche, per far accettare alla gente queste pratiche come qualcosa di necessario per il bene comune.

Vennero inoltre prese informazioni su molte persone per verificare se effettivamente erano originarie della Germania o avevano parentele non ariane.
Venne sviluppato un ideale di persona ariana con determinate caratteristiche (colore degli occhi, dei capelli, ecc): molte donne tedesche che corrispondevano a tali caratteristiche erano costrette ad unirsi ad uomini tedeschi per generare figli di razza pura ariana. Tutto questo venne fatto in apposite strutture dove ogni bambino non aveva una madre o un padre, ma doveva essere allevato alle ideologie naziste fin da piccolissimo in modo da poter un giorno servire la patria dove meglio erano le sue attitudini.

Comunque, è un fraintendimento pensare che il nazismo fosse incentrato "solo" sulla razza: ciò è probabilmente dovuto alla pessima reputazione che si è guadagnato dopo la guerra e soprattutto a causa dell'olocausto. Le radici ideologiche del nazismo sono molto più profonde e possono essere trovate nella tradizione romantica del XIX secolo. Molto spesso il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche è indicato come principio del nazismo, soprattutto nella descrizione del "Oltreuomo", anche "Superuomo" o Übermensch in tedesco (Hitler stesso si dichiarò tale); bisogna tuttavia ricordare che Nietzsche non solo era profondamente infastidito dagli antisemiti ma che mai nei suoi libri pubblicati prima della morte aveva lasciato intendere elementi che potrebbero essere ricondotti al nazismo (il filosofo, oltretutto, era contro la concezione di superiorità dello stato; anzi, era ben convinto che l'individuo fosse oltre alla nazione).

Nazismo e romanticismo

Secondo Bertrand Russell, il nazismo proviene da una tradizione differente da quella del capitalismo liberale o del comunismo. Quindi, per comprendere i valori del nazismo è necessario esplorare le sue connessioni, senza banalizzare il movimento come venne fatto al suo apice negli anni '30 e accantonarlo come poco più grave del razzismo.

Molti storiografi dicono che l'elemento antisemita, che non esisteva nei movimenti fratelli come il fascismo italiano e spagnolo, venne adottato da Hitler per far guadagnare popolarità al movimento. Il pregiudizio antisemita era molto comune tra le masse dell'Impero Germanico. Si è sostenuto che l'accettazione di massa richiedeva l'antisemitismo, così come l'adulazione dell'orgoglio ferito delle genti tedesche dopo la sconfitta della prima Guerra Mondiale.

Ma le origini del nazismo e dei suoi valori provengono dalla tradizione irrazionalista del movimento romantico degli inizi del XIX secolo. Forza, passione, mancanza di ipocrisia, valori tradizionali della famiglia e devozione alla comunità erano molto considerati dai nazisti. Questi, fra l'altro, tentarono di rivitalizzare l'antica religiosità germanica, ed Odinista in particolare, al fine di contrapporla alle religioni cristiane viste come un'antitesi alla più pura spiritualità nordeuropea.

Il nazismo e l'Impero britannico

Adolf Hitler ammirava l'Impero britannico. Le teorie razziste erano state sviluppate da intellettuali britannici nel XIX secolo per controllare le popolazioni indiane e gli altri "selvaggi". Questi metodi vennero spesso copiati dai nazisti.

Similarmente, nei primi anni, Hitler aveva grande ammirazione per gli Stati Uniti d'America. Nel Mein Kampf, lodava gli Stati Uniti per le loro leggi anti-immigrazione. Secondo Hitler, l'America era una nazione di successo perché si manteneva "pura" dalle "razze inferiori". Ad ogni modo, con l'avvicinarsi della guerra, la sua opinione sugli Stati Uniti divenne più negativa e credette che la Germania avrebbe avuto una facile vittoria sugli USA proprio perché, come rilevabile dalle sue ultime considerazioni, era diventata una nazione ibrida.

Teoria Economica

La teoria economica nazista era immediatamente preoccupata da problemi di economia interna e aveva separatamente delle concezioni ideologiche sull'economia internazionale.

Hitler si riproponeva di risolvere tre problemi che affliggevano la Germania:

  • L'eliminazione della disoccupazione
  • L'eliminazione dell'iperinflazione
  • L'espansione della produzione di beni di consumo per migliorare il tenore di vita delle classi medio-basse.

Tutti questi obiettivi erano intesi ad indirizzare le imperfezioni percepite della Repubblica di Weimar e a solidificare il supporto popolare del partito. In questo l'NSDAP ebbe molto successo. Tra il 1933 e il 1936 il PIL della Germania Nazista crebbe con un tasso medio annuo del 9.5%, e il tasso della sola crescita industriale fu del 17.2%. Comunque, molti economisti sostengono che la crescita dell'economia tedesca in quegli anni non fu un merito del partito nazista, ma delle politiche economiche della tarda Repubblica di Weimar che iniziavano ad avere effetto.

In aggiunta a ciò è stato fatto notare che mentre viene comunemente ritenuto che i nazisti misero fine all'iperinflazione, questa in realtà cessò molti anni prima dell'avvento dei nazisti.

Questa espansione lanciò l'economia tedesca fuori da una profonda depressione e portò al pieno impiego in meno di quattro anni. I consumi pubblici nello stesso periodo crebbero del 18,7%, mentre quelli privati del 3,6% annuo. Siccome questa produzione era primariamente di consumo piuttosto che produttiva (pianificazione dei lavori, espansione della macchina da guerra, inizio dello schema di rimozione dei maschi in età lavorativa dalla forza lavoro), la pressione inflazionistica risollevò la testa, anche se non come durante la Repubblica di Weimar. Queste pressioni economiche, combinate con la creazione della macchina bellica (e le concomitanti pressioni per il suo utilizzo), hanno portato alcuni commentatori alla conclusione che la guerra in Europa era inevitabile solo per questi motivi. Detto in altro modo, senza un'altra guerra generale in Europa, che supportasse tali politiche economiche, il programma di economia interna nazista era ingestibile. Questo non vuol dire che altre e più importanti considerazioni politiche non siano da biasimare. Significa solo che l'economia è stata, ed è, sopratutto in riferimento alla teoria marxista-leninista, uno dei fattori primari che motivano qualsiasi società ad andare in guerra.

Sul piano internazionale, il partito nazista credeva che una cabala bancaria internazionale fosse responsabile della depressione degli anni '30. Il controllo di questa cabala venne identificato nel "gruppo etnico" dei giudei, fornendo così un altro tassello alla motivazione ideologica per la distruzione degli ebrei nell'olocausto. Comunque, l'esistenza di grosse banche internazionali o banche d'affari era ben nota a quei tempi. Molte di queste organizzazioni erano in grado di esercitare influenza sugli stati nazionali tramite il rifiuto o la concessione di crediti. Questa influenza non era limitata ai piccoli stati che precedettero la creazione dell'Impero Germanico come entità nazionale negli anni 1870, ma si ritrova nella storia di tutti i principali stati europei a partire dal XVI secolo. Infatti, alcune compagnie transnazionali del periodo tra il 1500 e il 1800 (la Compagnia olandese delle indie orientali ne è un buon esempio) vennero formate specificamente per ingaggiare guerra su procura di un coinvolgimento governativo, invece che essere l'opposto.

Utilizzando una nomenclatura più moderna, è possibile dire che il partito nazista era contro il potere delle corporazioni transnazionali. Questa semplice posizione anti-corporativa è condivisa da molti partiti di centro-sinistra cosi come da molti gruppi politici che si rifanno al socialismo libertario.

È importante notare che la concezione di "economia internazionale" del partito nazista era molto limitata. Come il termine "nazionalsocialista" della sigla NSDAP suggerisce, la motivazione primaria del partito era quella di incorporare le risorse internazionali all'interno del Reich con la forza, piuttosto che con il commercio (si confronti con il socialismo internazionale praticato dall'Unione Sovietica e con l'organizzazione per il commercio detta COMECON). Questo rende la teoria economica internazionale un fattore a supporto dell'ideologia politica, piuttosto che il piano centrale di una piattaforma, come è in molti partiti politici moderni.

Dal punto di vista economico, nazismo e fascismo sono collegati. Il nazismo può essere considerato un sottoinsieme del fascismo, dove tutti i nazisti sono fascisti, ma non tutti i fascisti sono nazisti. Il nazismo condivide molti aspetti con il fascismo: il controllo completo del governo su finanza e investimenti (allocazione del credito), industria e agricoltura. Nonostante ciò, in entrambi i sistemi, il potere corporativo e i sistemi basati sul mercato per la formazione dei prezzi esistono ancora. Citando Benito Mussolini: "Il fascismo dovrebbe più appropriatamente chiamarsi Corporativismo perché è una fusione tra Stato e potere corporativo".

Piuttosto che uno Stato che richiede beni alle imprese ed alloca le materie prime necessarie alla produzione (come nei sistemi socialisti e comunisti), lo Stato paga per tali beni. Questo permette ai prezzi di giocare un ruolo essenziale nel fornire informazioni sulla scarsità dei materiali, o nel specificare le richieste in termini di tecnologia e lavoro (compresa l'educazione per il lavoro specializzato) necessarie alla produzione dei beni. Inoltre, entrambi i partiti fascisti, in Italia e Germania, cominciarono come movimenti sindacali e crebbero fino a diventare dittature totalitarie. Questa idea venne mantenuta per tutto il tempo in cui tennero il potere, con il controllo statale usato come mezzo per eliminare il presupposto conflitto nelle relazioni tra dirigenza e forza lavoro.

Effetti

Queste teorie vennero usate per giustificare un'agenda politica totalitaria di odio e soppressione razziale, usando tutti i mezzi dello Stato e soffocando il dissenso.

Come altri regimi fascisti, il regime nazista enfatizzò l'anticomunismo e la supremazia del capo (Führerprinzip), un elemento chiave dell'ideologia fascista nel quale il governante viene ritenuto come incarnazione del movimento politico e della nazione. Contrariamente ad altre ideologie fasciste, il nazismo era virulentemente razzista. Alcune delle manifestazioni del razzismo nazista furono:

Anche l'anticlericalismo faceva parte dell'ideologia nazista.

Contro effetti

Probabilmente il principale effetto intellettuale è stato che le dottrine naziste hanno screditato il tentativo di usare la biologia, per spiegare o influenzare le questioni sociali, per almeno due generazioni successive alla breve esistenza della Germania Nazista.

Personaggi e storia

File:Nazi war flag.png
Bandiera della kriegsmarine

La figura principale del nazismo fu Adolf Hitler, che governò la Germania Nazista dal 30 gennaio 1933 fino al suo suicidio avvenuto il 30 aprile 1945; guidò il Terzo Reich nella seconda Guerra Mondiale e fu in qualche modo responsabile dell'uccisione di oltre 40 milioni di persone. Sotto Hitler, il nazionalismo etnico e il razzismo vennero uniti assieme attraverso un'ideologia militarista per servire i suoi fini.

Dopo la guerra, molti esponenti di spicco del nazismo vennero condannati per crimini di guerra e contro l'umanità al Processo di Norimberga.

Il simbolo dei nazisti era la svastica (orientata in senso orario).

Nazismo e religione

La relazione tra nazismo e cristianità può essere descritta solo come complessa e controversa.

Hitler e gli altri capi nazisti facevano chiaramente uso del simbolismo e delle emozioni cristiane nel propagandarsi presso il pubblico tedesco (prevalentemente cristiano), ma rimane oggetto di controversia se Hitler stesso si ritenesse cristiano o meno. Alcuni scrittori cristiani hanno cercato di tipicizzare Hitler come un ateo o un occultista (o persino un satanista), laddove gli scrittori non-cristiani hanno enfatizzato l'utilizzo esplicito della dottrina cristiana da parte del partito nazista, indipendentemente da quale fosse la sua mitologia interna. L'esistenza di un Ministero per gli Affari Ecclesiastici, istituito nel 1935 e guidato da Hanns Kerrl, venne riconosciuta a fatica da ideologi come Rosenberg ed altri importanti membri del partito.

Le relazioni del partito nazista con la Chiesa Cattolica sono ancor più cariche di dibattito. Molti sacerdoti e leader cattolici si opposero apertamente al nazismo sulla base di incompatibilità con la morale cristiana. Come per molti oppositori politici, molti di questi sacerdoti vennero condannati al campo di concentramento per le loro posizioni. Cionondimeno, la gerarchia ecclesiastica rappresentata da Papa Pio XII rimase largamente silente sull'argomento, e accuse di complicità del Papa sono oggigiorno comuni. Ci furono anche leader cattolici favorevoli al nazismo, come il Vescovo Alois Hudal.

Nazismo e fascismo

Il termine nazismo viene spesso identificato con il termine fascismo. In particolare, il termine nazifascismo, nato nella seconda guerra mondiale, tende a inglobare le due differenti esperienze storiche. Anche se il nazismo utilizzò elementi stilistici del fascismo italiano, ispirandosi ad esso, possiamo distinguerne le differenze. Aspetti simili tra i due regimi furono la dittatura totalitaria, l'avversione per i movimenti operai, l'irredentismo territoriale e la teoria economica di base. Entrambi nacquero da formazioni politiche vicine al socialismo rivoluzionario, ed entrambi marcarono la saldatura tra il sottoproletariato urbano e la grande borghesia industriale.

Ma nelle origini ci sono differenze molto significative. Il principio di totalità nel nazismo proviene dalla razza, mentre lo Stato è il mezzo per realizzarne la purezza. Nel fascismo è lo Stato il principio totale, non mezzo, ma fine esso stesso. Il nazismo fu difatti esplicitamente razzista fin dai suoi inizi, mentre con Benito Mussolini il fascismo farà proprie le teorie della razza e la pratica dell'antisemitismo solo nel '38, nel momento in cui diventerà subordinato all' alleanza con Hitler. Nel nazismo il principio unificatore è biologico, nel fascismo prettamente ideologico. Questo tuttavia non impedirà la costruzione anche in Italia la deportazione di ebrei e dissidenti, e persino la costruzione vicino a Trieste di un campo di concentramento. Il nazismo interpreta la storia alla luce dell appartenenza etnica a un non meglio identificato ceppo ariano, mescolando riti pagani con tradizioni esoteriche, il fascismo si ispira alla grandezza della Roma antica, rimanendo legato maggiormente alla Chiesa Cattolica. Inoltre, in quanto a totalitarismo, Hitler riuscì nell'intento di assorbire ogni aspetto della vita del cittadino tedesco nei dettami della sua visione del mondo, cosa che a nessuno nel passato recente è mai riuscito in modo altrettanto totalizzante, nemmeno al suo maestro e precursore Mussolini. Entrambi i regimi totalitari condannarono l'omosessualità ma lo fecero con strumenti decisamente differenti. Franco Goretti, autore del saggio Il periodo fascista e gli omosessuali scrive:"La differenza sostanziale fra Germania e Italia è la presenza nella prima di un articolo penale, che consentiva arresto, processo e poi la creazione di campi di internamento. In Italia ci si muove nella persecuzione degli omosessuali con misure amministrative come confino, ammonizione e diffida. Un'altra differenza è il numero degli arresti: in Germania abbiamo 100.000 arresti, a cui seguono 50.000 condanne e circa 10.000 internamenti. In Italia sappiamo di circa 300 casi di confino di polizia."

Il dittatore spagnolo Francisco Franco, fu denominato fascista per la sua dittatura feroce e per la persecuzione nei confronti dei militanti comunisti e anarchici, ma nonostante la sua chiara ispirazione e il concreto appoggio ricevuto dai movimenti fascisti europei, tecnicamente potrebbe essere definito "monarchico cattolico reazionario", così come i molti dittatori di matrice fascista del dopoguerra, che non riuscirono però ad attuare (salvo in parte nel caso dell'Argentina)il carattere principale che caratterizza le dittature fascista e nazista: il vero e proprio stato totalitario.

Verso la fine del XX secolo, movimenti Neonazisti sono sorti in diverse nazioni. Il Neonazismo può includere ogni gruppo o organizzazione che esibisce un collegamento ideologico con il nazismo. Viene frequentemente, ed erroneamente, associato alla sottocultura giovanile degli skinhead. Alcuni partiti politici marginali hanno adottato idee naziste.

Quali fattori promossero il successo del nazionalsocialismo?

Una questione importante riguardo al nazionalsocialismo è quella sui fattori che promossero il suo successo negli anni '20 e '30 del secolo scorso, non solo in Germania ma anche in altri paesi europei, ferme restando le particolarità storiche dei singoli paesi. Infatti movimenti nazionalsocialisti si potevano trovare in Svezia, Regno Unito, Italia, Spagna e Stati Uniti.

Tra i fattori si possono includere:

  • La devastazione economica in Europa dopo la prima Guerra Mondiale
  • La perdita di orientamento di molte persone dopo il crollo delle monarchie in molte nazioni europee.
  • Il percepito coinvolgimento degli ebrei nelle speculazioni della prima Guerra Mondiale
  • Il rifiuto del comunismo
  • Il controllo e l'uso strumentale dei mezzi di comunicazione di massa
  • La creazione di una sorta di nuova religione di massa che coinvolgeva gli individui, deresponsabilizzandoli.

Una considerazione a parte va fatta per il peso che il Trattato di Versailles ha avuto nei confonti della Germania, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista simbolico: le difficoltà economiche tedesche dopo la Grande Guerra e le umiliazioni imposte dal trattato hanno portato ad un desiderio di rivalsa e di potenza nel popolo tedesco che era ben rappresentato dal Nazionalsocialismo.

I nazisti erano socialisti?

Il Nazional-Socialismo nelle sue forme originarie, soprattutto dal punto di vista ideologico, è stata una particolare forma di socialismo. Il Nazismo, inteso come la corrente politica che si è diffusa in Europa dal regime totalitario di Hitler in Germania, si configura ideologicamente in una corrente sostanzialmente diversa dal nazionalismo-socialista originario; anzi, molti storici ritengono che il nazionalismo estremo di Hitler abbia solamente pochi punti in comune con il Nazional-Socialismo che era nato in precedenza. Alcuni hanno sostenuto che il Nazismo fu anch'esso una forma di socialismo, anche se questa visione è respinta dalla maggior parte degli storici e dei socialisti moderni. Per ulteriori informazioni si veda socialismo e nazismo

Il termine "nazista" nella cultura popolare

Il termine nazista viene tutt'oggi usato in vari modi, il più delle volte in modo assolutamente a-storico ed improprio.
Ad esempio viene spesso usato per descrivere gruppi di persone che cercano di forzare l'esito del proprio volere spingendosi oltre al lecito (detto popolare: sei un nazista!). Nella quasi totalità dei casi, l'uso di questo termine continua ad avere una connotazione fortemente negativa e perciò offensiva per chi ne viene fatto oggetto.

Bibliografia

  • Ludovico Testa, I gerarchi del III Reich, Gruppo editoriale Giunti, collana XX secolo, 2005

Voci correlate

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