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|nomeCompleto = Aurea Repubblica Ambrosiana
|nomeUfficiale = ''Comunitas Mediolani''
|linkStemma = Seal of the Golden Ambrosian Republic.pngsvg
|paginaStemma = Stemma e gonfalone di Milano
|linkBandiera = Flag of the Golden Ambrosian Republic.svg
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|classi sociali = Nobili, aristocratici, borghesia e popolo
}}
[[File:Vessillo della Repubblica Ambrosiana (1447-1450).jpgsvg|upright|thumb|Vessillo della Repubblica ambrosiana]]
 
'''Aurea Repubblica Ambrosiana''', anche spesso solo '''Repubblica Ambrosiana''', è il nome con cui è chiamato il '''Comune di Milano''', governo [[repubblica]]no creato a [[Milano]] nel [[1447]] da un gruppo di nobili e di giuristi dell'[[università di Pavia]] in seguito al vuoto di potere creatosi con la morte di [[Filippo Maria Visconti]] e che terminò, tre anni dopo, nel [[1450]].
 
Il governo era composto da ventiquattro esponenti della nobiltà cittadina, che furono chiamati "capitani e difensori della libertà della illustre ed eccelsa città di Milano".
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== Storia della Repubblica ==
=== Nascita della Repubblica ===
L'agonia e successiva morte senza disposizioni testamentarie di Filippo Maria Visconti aveva lasciato aperta la questione della [[successione (diritto)|successione]] del [[Ducato di Milano]].<ref>{{Treccani}}</ref>
 
Il testamento di [[Gian Galeazzo Visconti]] disponeva che, in mancanza di [[discendenza]] maschile, la [[linea di successione]] dovesse essere quella della figlia [[Valentina Visconti|Valentina]].<ref>{{cita web|url=http://emeroteca.braidense.it/eva/sfoglia_articolo.php?IDTestata=26&CodScheda=113&CodVolume=772&CodFascicolo=5566&CodArticolo=60467|titolo=Ghinzoni P. - Sul testamento originale di Gian Galeazzo Visconti contenente il fedecommesso a favore dei discendenti della Valentina|accesso=26 marzo 2022}}</ref> I [[Francia|francesi]], forti di questo fatto rivendicavano il ducato per [[Carlo di Valois-Orléans|Carlo d'Orléans]].<ref>{{cita web|url=https://aczivido.net/gerosa/testi/bricbatt/ggbric02.html|titolo=La Battaglia di Marignano, uomini e tempi delle calate dei francesi sul ducato di Milano|accesso=26 marzo 2022|dataarchivio=20 giugno 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210620221507/https://aczivido.net/gerosa/testi/bricbatt/ggbric02.html|urlmorto=sì}}</ref> Dall'altro lato [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso d'Aragona]] asseriva che il defunto [[Filippo Maria Visconti|duca]] avesse scritto nel suo ultimo periodo di vita un testamento a suo favore in cambio di un aiuto contro i veneziani<ref>{{cita libro|autore-capitolo=[[Francesco Cognasso]]|capitolo=La Repubblica di S. Ambrogio|titolo=Storia di Milano|volume=VI|città=Milano|anno=1955|pp=380-448}}.</ref>.
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Fra gli italiani, oltre allo [[Francesco Sforza|Sforza]], marito della figlia naturale di Filippo Maria, [[Bianca Maria Visconti|Bianca Maria]], rivendicava il titolo [[Ludovico di Savoia]], fratello della [[Maria di Savoia (1411-1469)|duchessa]], invece valenti giuristi, fra i quali il [[Papa Pio II|Piccolomini]], sostenevano che il titolo andasse rimesso all'Imperatore.
 
Della confusione successoria approfittò un gruppo di cittadini milanesi, che, guidati da [[Innocenzo Cotta]], [[Antonio Trivulzio (morto nel 1454)|Antonio Trivulzio]] (?-1454), [[Teodoro Bossi]], [[Giorgio Lampugnano]], [[Vitaliano I Borromeo|Vitaliano Borromeo]], [[Mariano Vitali]] e [[Giovanni da Ossona]], il 14 agosto convocarono il popolo all'[[Arengo]] e proclamarono la ''Repubblica Ambrosiana''.
 
Il governo della repubblica era retto da un consiglio composto da 24 "Capitani e difensori della libertà" (in seguito ridotti a 12) e dal cosiddetto Consiglio generale dei Novecento, erano questi 150 rappresentanti eletti nelle assemblee parrocchiali per ognuna delle [[Mura di Milano#Mura medioevali|sei porte]] della città.
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Inizialmente il governo dei capitani, per evitare prese di potere o il prevalere di fazioni, venne sostituito ogni due mesi creando di fatto grande instabilità e lasciando il potere decisionale al convulso Consiglio dei Novecento.
 
La repubblica fu chiamata "ambrosiana" in onore di [[sant'Ambrogio]], vescovo di Milano dal [[374]] al [[397]], santo [[santo patrono]] della città.
 
La nascita della repubblica, che aveva tendenze [[Guelfi e ghibellini|ghibelline]] e ostile a [[Venezia]] non ricevette l'adesione di altre città del ducato: [[Pavia]] e [[Parma]] rivendicarono la loro indipendenza, [[Lodi]] e [[Piacenza]] si unirono a Venezia.
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=== La chiamata alle armi e Francesco Sforza ===
[[File:Flag of the Golden Ambrosian Republic.svg|200px|thumb|Versione della bandiera caricata dal sigillo ambrosiano]]
Il 3 settembre [[1447]], volendo evitare la divisione del ducato, la Repubblica chiamò i suoi cittadini ''alle armi'' e chiese aiuto a [[Francesco Sforza]]. Nelle sue filafile si trovava un [[Gonzaga]], [[Carlo Gonzaga|Carlo]], signore di [[Sabbioneta]], fratello di [[Ludovico III Gonzaga|Ludovico III]], [[Gonzaga#Marchesi di Mantova|marchese di Mantova]]. Sforza s'impose come signore di Pavia (17 settembre [[1447]]), prese controllo della flotta milanese e riconquistò Piacenza (16 novembre [[1447]]) dopo un lungo [[assedio]]. La città subì saccheggi per cinquanta giorni e migliaia di suoi abitanti furono massacrati. A Milano si iniziò a diffidare dello Sforza. In occasione del rinnovo del consiglio dei capitani, nel marzo 1448, furono eletti dei [[Guelfi e ghibellini|guelfi]] e dei rappresentanti del popolo. Presero vita delle trattative segrete di pace con Venezia ma, il 19 aprile [[1448]], il Consiglio dei Novecento non riuscì a giungere a una decisione. Sforza continuò le sue conquiste: in maggio fu il turno di [[Vailate]], [[Treviglio]] e [[Cassano d'Adda]]; a luglio la flotta veneziana sul [[Po]] venne distrutta a [[Casalmaggiore]]; infine a settembre Sforza mise in rotta l'esercito veneziano a [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]], saccheggiando il campo nemico e ammassando un enorme bottino.
 
A quel punto Sforza compì un voltafaccia e il 18 ottobre [[1448]] firmò a Rivoltella (attuale frazione di [[Desenzano del Garda]]) un patto con Venezia per il quale i veneziani concedevano allo Sforza il ''comando'' della guerra per la conquista dei territori tra il [[Ticino (fiume)|Ticino]] e il [[Sesia]], lasciando alla Repubblica Ambrosiana la regione compresa tra il Ticino e l'[[Adda]]. Questo avvenimento provocò inquietudini a Milano. Carlo Gonzaga abbandonò lo Sforza per andare in aiuto della Repubblica e fu nominato il 14 novembre ''capitano generale del popolo''. Nel frattempo Sforza conquistava [[Pizzighettone]] e quindi, tra novembre e dicembre, con l'appoggio del [[marchesato del Monferrato|marchese del Monferrato]] [[Giovanni IV del Monferrato|Giovanni IV]], prese [[Binasco]], [[Rosate]], [[Abbiategrasso]], [[Varese]], [[Legnano]] e [[Busto Garolfo]].
 
Il 27 dicembre [[1448]] la Repubblica Ambrosiana offrì una ricompensa di 10.000 ducati per la cattura di Francesco Sforza. Questi concluse la sua campagna all'ovest di Milano con la presa di [[Novara]]. Con le successive conquiste di [[Alessandria]], [[Tortona]] e [[Vigevano]], Milano si ritrovò completamente accerchiata.<br />
Nel gennaio [[1449]] una congiura ordita da alcuni condottieri contro Carlo Gonzaga fu repressa duramente e i mesi seguenti furono un periodo di terrore per i ghibellini. Il 14 febbraio [[Parma]] aprì le porte a Sforza e sciolse il proprio reggimento di difesa.
 
Il 9 gennaio [[1449]], per aiutarerimpinguare le esangui casse della Repubblica, si tenne in piazza Sant'Ambrogio una [[lotteria]], considerata la prima lotteria della storia. L'inventore del gioco fu [[Cristoforo Taverna]], un banchiere milanese.
 
Il 14 febbraio [[Parma]] aprì le porte a Sforza e sciolse il proprio reggimento di difesa.
 
=== Intervento Francese ===
{{Vedi anche|Guerra di successione milanese}}
Come aiuto alla Repubblica, il [[Sovrani di Francia|re di Francia]] [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] inviò un'armata di 6.000 mercenari francesi, che arrivò a Milano nel marzo [[1449]]. [[Francesco Piccinino]] abbandonò Sforza e ritornò a Milano. Il 6 marzo Carlo Gonzaga attacca e respinge le truppe dello Sforza che assediavano [[Monza]]. Lo stesso giorno, a Milano, fu siglato un accordo militare tra la Repubblica e il duca di Savoia in cambio di Novara e un altro con il duca d'Orléans in cambio di Alessandria. Perfino il [[Regno di Napoli|re di Napoli]], [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso V]], promise aiuti a Milano. Nell'altro campo, il signore di Parma, [[Pier Maria II de' Rossi]], offrì allo Sforza 500 cavalli.<br />
 
Il 22 aprile le truppe francesi furono sconfitte a [[Borgomanero]] da [[Bartolomeo Colleoni]] al servizio di Francesco Sforza; questi si impossessò di [[Melegnano]] il 1º maggio, non riuscì a riprendere [[Monza]] ma conquistò [[Vigevano]] il 3 giugno dopo un lungo assedio e occupò il [[Seprio]] e la [[Brianza]] intorno a Monza. Le truppe dello Sforza misero le mani su tutti i raccolti dei dintorni di Milano, lasciando la città senza rifornimenti. Nel frattempo, sulle [[Alpi]], tornarono a farsi vivi gli [[Svizzeri]] che tentarono di approfittare della situazione caotica per riprovare la conquista della [[valle Leventina]], ma vennero nuovamente respinti nella [[battaglia di Castione]].
 
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Il 21 febbraio [[Gaspare Vimercati]], che aveva ricevuto l'ordine di unirsi ai veneziani, si mise alla testa del popolo milanese affamato, liberò i prigionieri e affrontò la milizia milanese. I capitani convocarono il Consiglio dei Novecento ma una rivolta popolare mise in fuga i capitani.
 
Il palazzo dell'Assemblea fu assaltato e l'ambasciatore Veneziano ucciso da Giovanni [[Stampa (famiglia)|Stampa]], desideroso di vendetta per il fratello ucciso dai repubblicani<ref>{{Cita libro|autore=Conte Pompeo Litta|titolo=Famiglie Celebri Italiane, Stampa di Milano}}</ref>. Un comitato rivoluzionario, diretto da Gaspare [[Vimercati (famiglia)|Vimercati]], trattò con lo [[Sforza]] la resa a [[Vimercate]] entro il giorno seguente. Il 26 febbraio Sforza entrò a Milano con carri di viveri ma ritornò subito nel suo accampamento a Vimercate, dopo aver affidato il governo provvisorio a Carlo Gonzaga.
 
Il 3 marzo il nuovo governo di Milano inviò all'accampamento dello Sforza 24 delegati (4 per porta) per siglare l'atto che avrebbe consegnato la città allo Sforza; questi fu riconosciuto duca attraverso il suo matrimonio con Bianca Maria e la successione per via di figli o figlie, legittimi o illegittimi, fu accettata. L'11 marzo l'Assemblea generale approvò la trasmissione dei poteri a Francesco Sforza, continuando a riconoscere solo gli eredi maschi legittimi.
 
=== Francesco Sforza nuovo duca di Milano, - Finefine della Repubblica ===
Il 25 marzo [[1450]], giorno della festa dell'[[Annunciazione]], Francesco Sforza entrò a Milano dalla porta Ticinese, rifiutando l'onore del ''[[carroccio]]'', carro trionfale con baldacchino e drappo d'oro bianco; acclamato dal popolo, raccolse la successione dei Visconti: fu il nuovo [[Governanti di Milano|duca di Milano]].
 
== Lotteria ==
Il 9 gennaio [[1449]], per aiutare le esangui casse della Repubblica, si tenne in piazza Sant'Ambrogio una [[lotteria]], considerata la prima lotteria della storia. L'inventore del gioco fu [[Cristoforo Taverna]], un banchiere milanese.
 
== Note ==
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==Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Storia di Milano}}