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Canna (Italia)

comune italiano

Template:Comune Canna è un comune di 724 abitanti della provincia di Cosenza.

Storia del paese

Nel '400 sorgeva, in corrispondenza dell'attuale centro abitato, un piccolo nucleo di case. I loro abitanti erano originari di Nocara, dalla quale dipendevano anche burocraticamente. Da quel piccolo gruppo di persone si sviluppò negli anni il paese di Canna, il quale fu feudo della famiglia Sanseverino, conti di Lauria, e successivamente (1498) di quella dei Loffredo, duchi di Nocara e marchesi di Canna.

Nei circa trecento anni successivi Nocara e Canna passarono di mano in mano dalla famiglia Merlini, ai Calà, ai Pignatelli, ai Villanova, ai Virgallito. Soltanto nel 1788 Canna ottenne l'autonomia amministrativa distaccandosi definitivamente da Nocara, pagando un tassa che di fatto era il valore dell'intero paese. La famiglia Melazzi abitò a Canna fino alla prima metà dell''800, quando l'ultimo erede dei Melazzi vendette i possedimenti e gli averi di famiglia ai Pitrelli ed ai Failla.

Attualmente si presenta come un paese di origine medioevale, circondato da ulivi secolari e dal bosco Commaroso. Ha una struttura urbanistica tipicamente seicentesca, con elementi rinascimentali, barocchi e neoclassici, come i palazzi Toscani, Pitrelli, Ielpo, i cui portali in marmo testimoniano la grande maestria degli artigiani locali.

Canna raggiunse il massimo della popolazione (circa 1.800 abitanti) e il maggiore sviluppo economico agli inizi del secolo scorso. Oggi, con una popolazione di circa 800 abitanti e una economia che si basa principalmente sull'agricoltura, è un grazioso e ospitale paese che conserva intatti gli usi ed i costumi di un tempo.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Religiosità

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La facciata della Chiesa Madre

Anche se la protezione del paese è affidata alla Madonna Immacolata, a Canna è molto viva la devozione per la Madonna del Soccorso che si venerava, probabilmente, già nella seconda metà del XVII secolo.

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La statua di s. Maria del Soccorso che si venera in Canna

La statua santa viene portata in processione dai devoti l'ultima domenica d'agosto, il giorno dopo la processione di San Rocco.

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La navata centrale

Canna è un paese molto legato al culto mariano, ed era proprio dedicato alla Madonna il convento dei frati minori osservanti che in Canna si insediarono nel '400. Di questo convento ormai non rimangono che pochi resti di mura.

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La statua della s. Immacolata Concezione

I parroci

  • Don Michele De Ranù
  • Don Giov. Pietro Latigano (1620)
  • Don Giov. Francesco Latigano
  • Don Giov. Andrea Latigano
  • Don Domenico Tarantino
  • Don Marco Antonio Ferraro
  • Don Francesco Tarsia
  • Don Giuseppe De Lilla (1752)
  • Don Filippo Toscano (1752-1757)
  • Don Nicola Panno (1757-1761)
  • Don Domenico Pitrelli (1761-1797)
  • Don Antonio Morano (1797-1818)
  • Don Leonardo Caponegro (1819-1850)
  • Don Nicola Pitrelli (1851-1871)
  • Don Vincenso Cospito (1872-1879)
  • Don Gennaro M. Tufarelli (1880-1883)
  • sede vacante (1884-1894)
  • Don Domenico Morano (1895-1942)
  • Don Giuseppe Attardo (1942-1978)
  • Don Nicola Cataldi (1980)

La chiesa

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La chiesa di Canna vista dall'abside

La chiesa di Canna fu costruita lungo la cinta muraria che circondava il paese. La facciata è settecentesca con un portale in pietra eseguito da abili artigiani locali. Al suo interno si possono osservare una fonte battesimale in pietra, un pulpito rinascimentale e molte statue di santi fra cui Santa Lucia, San Francesco d'Assisi, San Biagio, la Madonna del Carmine, la Madonna Immacolata, San Pietro e Sant'Antonio.

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La fonte battesimale in pietra recentemente restaurata

La chiesa di Canna fu restaurata a devozione del popolo nel 1864 e nel 1964. La facciata è divisa in due sezioni: una parte inferiore rettangolare nella quale sono presenti le tre porte e, in corrispondenza delle lesene (sono quattro) più esterne, due pinnacoli in pietra; una parte superiore che occupa la sezione della navata centrale, nella quale sono presenti tre nicchie vuote, due pinnacoli in pietra e una vetrata policroma. La facciata è sovrastata dalla croce, che di notte è illuminata.

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Pulpito

All'interno della chiesa troviamo le tre navate già distinguibili dall'esterno. La navata centrale è separata da ogni navata laterale da tre colonne con archi a tutto sesto, che formano nelle navate laterali volte a botte in parte decorate con affreschi. Anche la navata centrale presenta una volta a botte, decorata con elementi floreali barocchi. In fondo alla navata, prima dell'abside, troviamo un'arco trionfale a tutto sesto che forma con due lesene una cupola, non visibile dall'esterno, decorata con una colomba in volo.

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Volta dell'edificio

Il transetto della chiesa, di lunghezza pari alla metà della navata centrale, è occupato da due nicchie: la nicchia dell'Immacolata concezione e la nicchia di San Francesco. L'abside è semicircolare, presenta una volta a botte che precede una semicupola, e due finestre policrome. Dietro l'altare maggiore troviamo l'altare del pisside in marmo policromo con decorazioni geometriche. La sacrestia si trova a destra dell'abside.

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Piantina della Chiesa Madre di Canna

Sindaci

Sindaci del Regno d'Italia

  • Francesco Truncelliti (1860)
  • Filippo Morano (1881)
  • Giuseppe Toscani (1883)
  • Alessandro Pitrelli (1886)
  • Giuseppe Toscani (1895)
  • Filippo Morano (1898)
  • Angelo Cosentino (1900)
  • Luigi Giannattasio (1905)
  • Nicola Tarsia (1915)
  • Francesco Failla (1923)

Podestà dell'èra fascista

  • Felice Santoro (1927)
  • Domenico Miceli (1930)
  • Antonio Stigliano (1931)
  • Francesco Candio (1939, commissario)
  • Antonio Gradilone (1942, commissario)
  • Mario Cosentino (1943, commissario)

Sindaci del dopoguerra

  • Domenico Morrone (1946, commissario)
  • Filippo Ielpo (1947)
  • Italo Campolongo (1952)
  • Francesco Campolongo (1956)
  • Vincenso Tarsia (1960, commissario)
  • Mario Cosentino (1961)
  • Vincenzo Silvestri (1965)
  • Domenicantonio Catapano (1975)
  • Benito Lecce (1977)
  • Domenicantonio Catapano (1980)
  • Antonio Baffa (1994, commissario)
  • Pietrantonio Groia (1994)
  • Alberto Cosentino(2003)

Il dialetto

Il dialetto di Canna si presenta particolarmente interessante, perché questo centro della Calabria settentrionale, per quel che riguarda il vocalismo tonico, linguisticamente entra a far parte di quella zona detta "arcaica", tanto studiata dal Lausberg prima, dal Parlangeli poi e attualmente così discussa e contestata da dialettologi quali Caratù, Mancarella, Rensch, Falcone, ecc., nonché dal Melillo che, partendo dal Salento ha parlato, per quest'area, di regione dialettale "calabro-siculo-salentina". Canna fu fondata da Nocaresi. Essendo Nocara un ex colonia della magna Grecia, ritroviamo nel dialetto di Canna elementi che ci riportano al greco antico. Nel dialetto cannese confluiscono i sistemi vocalici di tipo "arcaico" e di tipo napoletano. Si ha pertanto:

  • 1) confusione degli esiti di ed > i:u: wìv' "oliva", cìnn'r "cenere", frutt "frutto", inn "legno", vùkk "bocca", krùc "croce", ecc. (di tipo "arcaico");
  • 2) passaggio di  : a i:u: cìt' "l'aceto" , fìmm'n "femmina", sùw "sola", patrùn "padrone". (di tipo siciliano);
  • 3) esito in e:o < ,  : ,  : stèss' "stessa", sèr, "sera", mès "mese", krèsc "crescere", sèmb "sempre", nòv "nuova", bbun "buona" (di tipo "arcaico");
  • 4) chiusura di  : in i:u in condizioni di metafonesi di tipo napoletano: ìnn "legno", sìcchj "secchio", jùrn "giorno", mùst "mosto", nùzzw "nocciolo".
  • 5) l'esito in i:u metafonetico da  : : martìll' "martello", kurtìll "coltello", fìrr "ferro" , fùss "fosso" , fùk "fuoco" , pùrc "porci".
    • 2. A tonica: In ogni condizione si conserva schietta o tende alla palatilizzazione (tende alla vocale e). Da evidenziare è inoltre la presenza della velarizzazione(tende alla vocale o) di A tonica in sillaba aperta e negli infiniti da -ARE, limitatamente a due fonti su quattro che non solo sono quelle più anziane, ma che provengono dalla "zona del mercato", la parte più conservativa del paese;
    • 3. Caduta della laterale.
  • 1) In posizione iniziale: ìnn "legno", àzz "laccio", ùr "loro" , ùn "luna" , àur "lauro" , òng "lunga";
  • 2) In posizione intervocalica: sòw "sole", mèw' "male" , skè "scala", paàng "palanco", kundè "quintali", skò "scuola", anmè "animali", fìsku "fiscolo" .
    • 4. Caduta della occlusiva velare sonora.
  • 1) In posizione

iniziale: òcc "goccia", allìn "gallina", àmm "gamba", ònn "gonna";

  • 2) In posizione intervocalica: reolarmènd "regolarmente", rèuw "regola", aùst "agosto".
    • 5. Esito della fricativa labiodentale sonora iniziale:
  • 1) >g- guìj "voglia".
  • 2) >b- bbìd's "vedi", bbìn'd' "viene.
    • 6. Dissimilazioni del tipo strìnd "stretto", mìnz "mezzo".
    • 7. Prostesi :
  • 1) gg-: gghjùt "andato" , gawrèt "arato", gàwz "alzo", gungìs "ungevi".
    • 8. Palatalizzazione del nesso -nc-: vìgn' "vinchio".
    • 9. Aferesi di a- iniziale di tipo: ccètt' "accetta", cìt "aceto", rrùst "arrosto".
    • 10. Conservazione delle desinenze latine:
  • 1) II pers. sing. pres. ind.: skòrd's "dime-ntichi", fàjs "fai" , vìd's' "vedi";
  • 2) III pers. sing. pres. ind.: fàjd "fa", azzìkk'd "comincia" akkumènz'd "comincia";
  • 3) II pers. pl. pres. ind. : faìt's "fate", putàt's "potate";
  • 4) II pers. sing. imperf. ind.: akkumnzàv's "cominciavi" , avìs "avevi";
  • 5) III pers.sing. imperf. ind.: chjandàv'd "piantava", jèr'd "era".

II pers. pl. imperf. ind.: purtàbb "portavate", ibb "andavate".

    • 11. Forme particolari di congiuntivo esortativo del tipo jemùc' "andiamoci", jatìc "andateci" , differenti dalla forma imperativa jèmc e jàtc'.
    • 12. Condizionale presente del tipo sapèr' "io saprei", d'cèr "io direi", avèr "io avrei"
    • 13. Costrutti del tipo von fàtt "bisogna farli", vo ggjrèt "bisogna girarle".

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  1. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.