Tommaso lo Slavo
Biografia
modificaDiscendente degli slavi trapiantati in Asia Minore, precisamente della zona del lago Gazouron nel thema Armeniakon,[1] fu incaricato di importanti missioni durante il regno dell'imperatore Leone V l'Armeno e gli fu affidato nell'813 il comando delle forze dei Foideratoi.[2] Dopo la morte di Leone per opera del nuovo imperatore Michele II l'Amoriano, di cui Tommaso era stato compagno d'armi, egli si mise, nell'820, a capo di una ribellione.[3] Nel suo racconto della guerra civile lo storico Genesio elenca i vari popoli di cui era composto l'esercito ribelle: Saraceni, Abkhazi, Geti, Alani, Khaldi, Armeni, Vandali e aderenti alle sette eretiche dei Pauliciani e Athinganoi.[4]
Nella parte orientale dell'impero egli si presentò come l'imperatore Costantino VI che in qualche modo era riuscito a fuggire all'accecamento mentre nella parte occidentale, dove era giunto grazie alla flotta del thema Kibyrrhaioton si presentò come campione dell'iconofilia; Tommaso si proclamava anche difensore dei più poveri, dando al suo movimento un carattere di rivolta sociale. Fu quindi incoronato dal Patriarca della città di Antiochia,[5] controllata dai musulmani. Con l'aiuto del califfo abbaside al-Maʾmūn, Tommaso invase l'impero nella primavera dell'821 ed in poco tempo solo due themata dell'Asia Minore rimasero leali a Michele II, Opsikion e Armeniakon. Nel dicembre 821 assediò Costantinopoli. Tommaso non fu comunque in grado di oltrepassare le mura della città e si dovette ritirare nella primavera dell'823 a causa del tempo inclemente e degli attacchi dell'esercito bulgaro, guidato dal khan Omurtag, che disperse le sue truppe. Successivamente sconfitto a Diabasis da Michele II, Tommaso non ebbe perciò i mezzi per resistere quando l'imperatore lo attaccò nel suo ultimo rifugio di Arcadiopoli e lo sconfisse nell'ottobre dello stesso anno, facendolo uccidere dopo atroci torture.[6][7] Una profezia riportata nelle cronache dell'epoca associava i nomi di Tommaso, Michele II e Leone V, predicendo per due di loro il trono e per il terzo la morte nel tentativo di conquistarlo.[1]
Note
modificaBibliografia
modifica- John Julius Norwich, Bisanzio, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2000, ISBN 88-04-48185-4.
- (EN) Peter Charanis, The Armenians in the Byzantine Empire, Calouste Gulbenkian Foundation/Livraria Bertrand, Lisbona, 1963
- Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero bizantino, Torino, Einaudi, 1968 e 1993, ISBN 88-06-17362-6.
- Giorgio Ravegnani, Imperatori di Bisanzio, Bologna, il Mulino, 2008, ISBN 88-15-12174-9.
- Franz Georg Maier (a cura di), L'Impero bizantino, tradotto da Libero Sosio, Storia universale Feltrinelli, Volume 13, 1974, Feltrinelli, Milano
Voci correlate
modificaAltri progetti
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Collegamenti esterni
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