Tetrossido di rutenio
Il tetrossido di rutenio o ossido di rutenio(VIII) è il composto chimico binario del rutenio ottavalente con l'ossigeno, un ossido molecolare avente formula RuO4. In esso il rutenio raggiunge il rarissimo stato di ossidazione +8.[1] È un solido giallo diamagnetico, molto volatile; la molecola RuO4 ha struttura tetraedrica. Ha forti proprietà ossidanti ed è quindi molto reattivo; può reagire in modo esplosivo con vari composti organici ed è incompatibile, ad esempio, con alcool, etere, benzene e piridina. Il tetracloruro di carbonio è uno dei pochi solventi sufficientemente sicuri dove si scioglie senza reagire, ma si scioglie bene anche in cloroformio.[2] L'analogo composto OsO4 ha proprietà analoghe, ma è un ossidante meno potente e anche per questo è decisamente più selettivo e molto più usato.[3]
Tetrossido di rutenio | |
---|---|
Nome IUPAC | |
Tetrossido di rutenio | |
Nomi alternativi | |
ossido di rutenio(VIII) | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | RuO4 |
Peso formula (u) | 165,07 |
Aspetto | solido giallo |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 243-813-8 |
PubChem | 119079 |
SMILES | O=[Ru](=O)(=O)=O |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g/cm3, in c.s.) | 3,29 |
Solubilità in acqua | 20,3 g/L a 20 °C (~0,123 M) |
Temperatura di fusione | 25 °C (298 K) |
Temperatura di ebollizione | 40 °C (313 K) |
Tensione di vapore (Pa) a {{{tensione_di_vapore_temperatura}}} K | 10,7 mmHg a 25 °C (0,014 bar) |
Proprietà termochimiche | |
ΔfH0 (kJ·mol−1) | -238,5±4 kJ/mol |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
Frasi R | 8, 36/38 |
Frasi S | 7/8, 26, 28, 37/39 |
Storia
modificaIl tetrossido di rutenio fu isolato per la prima volta nel 1860 dal chimico russo Karl Ernst Claus, che aveva precedentemente scoperto il rutenio nel 1844.[4] È ampiamente riconosciuto che il suo primo uso come ossidante in chimica organica fu introdotto nel 1953[5] da Djerassi e Engle,[6] i quali lo impiegarono nell'ossidazione di solfuri a solfossidi e a quella del fenantrene a dare il 9,10-fenantrenchinone.[7]
Tetrossidi nella Tavola periodica e struttura elettronica
modificaIl tetrossido di rutenio è uno dei pochi tetrossidi presenti nella tavola periodica: quello di rutenio è il primo che si incontra, seguito dieci caselle in avanti da quello dello xenon (XeO4, molto instabile ed esplosivo) e poi da quello dell'omologo osmio (OsO4, 32 caselle oltre), apprezzabilmente più stabile del tetrossido di rutenio. Analogamente, il tetrossido di osmio (OsO4) potrebbe ancora essere seguito, a sua volta, dal tetrossido dell'assio (HsO4), l'omologo superiore dell'osmio, come è stato ipotizzato in base all'andamento di maggiore stabilità (e minore potere ossidante) che si riscontra scendendo lungo il gruppo 8,[8][9] andamento che tuttavia si estende similmente anche ad altri gruppi degli elementi di transizione.[10] Per contro, il tetrossido di ferro (FeO4, sconosciuto[11]), che è il primo elemento dello stesso gruppo 8, è probabilmente troppo instabile/ossidante per poter essere sintetizzato.[8]
A differenza di molti comuni ossidi metallici, il tetrossido di rutenio è un ossido molecolare, come pure l'analogo OsO4 (ed anche ovviamente XeO4, ma lo xenon non è un elemento metallico). La molecola viene comunemente rappresentata con l'atomo di rutenio al centro di un tetraedro che forma quattro legami doppi con gli ossigeni posti ai vertici: il rutenio è tetracoordinato, è alla sua massima valenza (8) e al suo massimo stato di ossidazione (+8).[12]
L'atomo di rutenio in questa molecola ha configurazione elettronica d 0, non ha elettroni di non legame nel guscio di valenza, mentre ciascun atomo di ossigeno ha otto elettroni di valenza;[13] lo stesso discorso vale per l'osmio in OsO4, ma non per lo xenon in XeO4, nel quale Xe ha un guscio completo di elettroni d (guscio 4 d 10). Nella molecola del tetrossido di rutenio sono quindi presenti 32 elettroni di valenza e ne deriva una struttura tetraedrica regolare, simmetria molecolare Td; questa è in accordo con un'ibridazione sp3 di Ru e anche con le indicazioni del modello VSEPR per una specie del tipo AY4; tutto questo si ritrova parimenti nel tetrossido di osmio (OsO4). La molecola di tetrossido di rutenio ha tutti gli elettroni appaiati nei rispettivi orbitali ed è quindi diamagnetica.
Proprietà e struttura molecolare
modificaIl tetrossido di rutenio si presenta come un solido giallo che già a 25 °C fonde in un liquido giallo che poi bolle a soli 40 °C;[14][15] anche allo stato solido è decisamente volatile dato che può essere sublimato a temperatura ambiente; è un composto irritante, con un odore simile all'ozono. Pur essendo la molecola apolare per ragioni di simmetria (vide infra), in acqua è solubile, anche se solo parzialmente: a 20 °C se ne sciolgono 20,3 g in un litro[16] dando una soluzione giallo oro, ma è molto solubile in tetracloruro di carbonio.[17]
Il tetrossido di rutenio è un forte ossidante, meno del permanganato ma più del cloro molecolare; a contatto con sostanze organiche facilmente ossidabili, compresa la cellulosa dei filtri, o con certi solventi organici, può dar luogo ad esplosioni;[16] conseguentemente, solventi che si sono dimostrati utili nel caso del tetrossido di osmio per le sue ossidazioni in chimica organica, come etere, piridina e benzene, possono reagire in maniera incontrollata col tetrossido di rutenio e il loro uso viene pertanto sconsigliato.[7] Il composto, a differenza del tetrossido di osmio, non può essere usato tal quale nelle ossidazioni organiche, ma sempre in soluzione; a tal proposito il CCl4 è un solvente sicuro, sebbene anche il cloroformio possa essere usato, ma solo quello privo di alcool come stabilizzante.[7]
Il tetrossido di rutenio è parzialmente solubile in acqua ma molto più in soluzioni basiche, dove però tende a decomporsi nello ione rutenato RuO42− con svolgimento di ossigeno molecolare.
Il tetrossido di rutenio viene a volte descritto come l'anidride dell'acido iperrutenico H2RuO5, il quale è parzialmente presente nelle soluzioni acquose del tetrossido; il tetrossido di rutenio solvatato presente in esse si trova in equilibrio con l'acido:[18][19]
In tali soluzioni H2RuO5 si comporta da acido molto debole, il suo pKa è riportato essere 11,2.[18]
Stabilità e potere ossidante
modificaIl composto è molto stabile termodinamicamente: la sua entalpia di formazione standard è ΔHƒ° = -238,5±4 kJ/mol,[20] ma è alquanto meno stabile del suo omologo superiore OsO4, per il quale ΔHƒ° = -386 kJ/mol.[14] Nonostante la stabilità termodinamica, il tetrossido di rutenio è una specie decisamente ossidante e molto reattiva; in ambiente acido si riduce facilmente a diossido di rutenio (RuO2):[21]
Questo potenziale di riduzione testimonia che il tetrossido di rutenio è un ossidante energico: il suo valore supera, sebbene di poco, quello del cloro molecolare [E°(Cl2 / Cl−) = 1,36 V] e quello dello ione cromato [E°(CrO42− / Cr3+) = 1,33 V], due comuni ossidanti energici. Inoltre, è decisamente maggiore rispetto a quello dell'analogo tetrossido di osmio, che anch'esso si riduce facilmente a diossido di osmio (OsO2):[21]
La riduzione monoelettronica del tetrossido di rutenio porta all'anione perrutenato RuO4−, E°(Ru+8 / Ru+7) = 0,95 V; quest'ultimo, come sale di tetrapropilammonio, è utilizzato in chimica organica come ossidante blando e selettivo (ossidazione di Ley).[22] Infatti, la riduzione monoelettronica di quest'ultimo, che conduce allo ione rutenato RuO42−, comporta un potenziale standard alquanto inferiore, +0,59 V,[23] che è un valore paragonabile a quello della riduzione dello iodio a ioduro (+0,54 V).[24] La riduzione bielettronica del tetrossido di rutenio porta direttamente allo ione rutenato RuO42− , il cui potenziale standard è invece più alto, pari a 0,77 V.[25]
La molecola di tetrossido di rutenio è isoelettronica di valenza anche all'anione permanganato MnO4−, un ossidante che invece è più forte [E°(MnO4− / Mn2+) = 1,51 V].[26]
Parametri strutturali
modificaAllo stato cristallino il tetrossido di rutenio è dimorfico: si conosce una modificazione cubica, con la cella elementare contenente due tipi di molecole con lievi differenze tra loro, e una modificazione monoclina.[27] Da indagini diffrattometriche dei raggi X su entrambe le modificazioni la distanza media che si ricava per il legame Ru–O è di 169,7±0,4 pm,[27][28] mentre la distanza analoga Os–O in OsO4, determinata tramite diffrazione elettronica in fase gassosa, è di 171,1 pm.[29] La differenza è molto piccola, ma anche la differenza tra i raggi covalenti di Ru e Os è molto piccola: 146 pm e 144 pm, rispettivamente,[30] e inoltre gli stati di aggregazione dei composti confrontati sono diversi. Per altro confronto, nel caso di XeO4 (in fase gassosa) l'analoga distanza è di 173,6 pm,[31] con un raggio covalente di Xe quotato a 140 pm.[30]
Chimica ionica in fase gassosa
modificaIl potenziale di ionizzazione del tetrossido di rutenio è piuttosto alto e ammonta a 12,15 eV[32], un valore appena minore rispetto al tetrossido di osmio (12,35 eV).[33] L'affinità elettronica del tetrossido di rutenio è di ben 3,72 eV,[34] un valore notevole in quanto supera quella dell'atomo di cloro (3,61 eV[35]), che è l'elemento con la massima affinità elettronica.[36]
Sintesi
modificaIl tetrossido di rutenio si ottiene per ossidazione di soluzioni acquose di cloruro di rutenio(III) o di rutenati (RuO42–) con periodato di sodio, ipoclorito di sodio, o bromato di sodio.[4] La reazione con metaperiodato in forma ionica è la seguente:[37]
Il tetrossido di rutenio è scarsamente solubile in acqua e quindi si sviluppa in forma gassosa e può poi essere raccolto in solventi adatti.[38]
Reattività
modificaIl tetrossido di rutenio è termicamente instabile e si decompone per riscaldamento formando il biossido RuO2 e ossigeno molecolare; sopra a 180 °C la decomposizione può essere esplosiva;[39] secondo altri, questo avviene già sopra a 100 °C.[17] È più instabile del corrispondente composto di osmio. Il tetrossido di rutenio in soluzione alcalina (idrossido di potassio) dà come tipico prodotto di riduzione lo ione rutenato RuO42–, dove il rutenio ha numero di ossidazione +6.[40] Reagisce in modo esplosivo con ammoniaca, etanolo, composti organici ossidabili, zolfo e ioduro di idrogeno.[41]
Usi
modificaLa volatilità del tetrossido di rutenio lo rende un intermedio importante per la separazione dei metalli del platino e per l'isolamento del rutenio elementare.[38]
In chimica organica il tetrossido di rutenio viene impiegato come ossidante. È un ossidante più forte (e meno selettivo) di OsO4, ed è in grado di ossidare praticamente tutti gli idrocarburi. Ad esempio, ossida l'adamantano a 1-adamantanolo. Si usa in sintesi organica per ossidare alchini terminali a 1,2-dichetoni e alcoli primari ad acidi carbossilici. In questi utilizzi il tetrossido di rutenio è preparato in situ in quantità catalitiche da RuO2 o RuCl3 e viene rigenerato aggiungendo periodato di sodio; come mezzo di reazione si usa una miscela di acetonitrile, acqua e tetracloruro di carbonio. Alla fine si può aggiungere etere per precipitare il precursore di rutenio e così recuperarlo.[41]
Dato che il tetrossido di rutenio è un ossidante molto aggressivo, le reazioni si possono fare in condizioni blande, in genere a temperatura ambiente. In tali condizioni l'ossidazione col tetrossido di rutenio non agisce sui centri stereogenici non interessati dall'ossidazione. Un esempio è la seguente ossidazione di un diolo vicinale ad acido carbossilico:[42]
In condizioni analoghe, l'ossidazione di alcoli non coinvolge un anello epossidico eventualmente presente nella molecola:[43]
In condizioni più blande la reazione di ossidazione di alcoli primari può essere fermata ad aldeidi.
Il tetrossido di rutenio converte facilmente alcoli secondari in chetoni. Risultati simili si possono ottenere con ossidanti meno costosi come il clorocromato di piridinio o quelli basati sul dimetilsolfossido, ma il tetrossido di rutenio è ideale quando occorre un ossidante molto energico e occorre mantenere condizioni blande.[44]
Il tetrossido di rutenio rompe facilmente i doppi legami (σ e π) per formare prodotti carbonilici,[45] in modo simile all'ozonolisi. OsO4, che è un ossidante meno potente ma più selettivo, riesce a rompere il solo legame π di alcheni formando un anello a cinque termini con gli ossigeni del tetrossido, non riesce in analoghe condizioni a rompere anche il legame σ e, dopo l'idrolisi finale, dalla reazione si ottengono dioli vicinali.[3][44]
Sicurezza
modificaIl tetrossido di rutenio è pericoloso in quanto facilmente volatile e forte ossidante. I vapori sono irritanti per gli occhi e le mucose, perché i tessuti vengono rapidamente ossidati.[41] A contatto con sostanze organiche ossidabili può esplodere anche a temperatura ambiente.
Note
modifica- ^ Brown, LeMay e Bursten pp. 965-967
- ^ (EN) Victor S. Martín, José M. Palazón e Carmen M. Rodríguez, Ruthenium(VIII) Oxide, John Wiley & Sons, Ltd, 16 settembre 2013, DOI:10.1002/047084289x.rr009.pub3, ISBN 978-0-471-93623-7. URL consultato il 28 dicembre 2023.
- ^ a b Smith&March pp. 1005-1010
- ^ a b (EN) W.P. Griffith, Ruthenium and osmium oxo complexes as organic oxidants (PDF), in Platinum Metals Rev., vol. 33, n. 4, 1989, pp. 181–185. URL consultato il 30 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2013).
- ^ (EN) Vincenzo Piccialli, Ruthenium Tetroxide and Perruthenate Chemistry. Recent Advances and Related Transformations Mediated by Other Transition Metal Oxo-species, in Molecules, vol. 19, n. 5, 2014-05, pp. 6534–6582, DOI:10.3390/molecules19056534. URL consultato il 26 marzo 2024.
- ^ (EN) Carl Djerassi e Robert R. Engle, Oxidations with Ruthenium Tetroxide, in Journal of the American Chemical Society, vol. 75, n. 15, 1953-08, pp. 3838–3840, DOI:10.1021/ja01111a507. URL consultato il 26 marzo 2024.
- ^ a b c (EN) Lewis M. Berkowitz e Paul N. Rylander, Use of Ruthenium Tetroxide as a Multi-purpose Oxidant, in Journal of the American Chemical Society, vol. 80, n. 24, 1958-12, pp. 6682–6684, DOI:10.1021/ja01557a053. URL consultato il 26 marzo 2024.
- ^ a b (EN) Pedro Oliveira (a cura di), The Elements, PediaPress, p. 1394. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ (EN) Robert Bruce King, Osmium: Inorganic & Coordination Chemistry, in Encyclopedia of inorganic chemistry, 2ª ed., J. Wiley & sons, 2005, ISBN 978-0-470-86078-6.
- ^ Huheey, Keiter e Keiter p. 587
- ^ Wiberg, Wiberg e Holleman p. 1969
- ^ Greenwood&Earnshaw p. 1194
- ^ (EN) F. Albert Cotton, Geoffrey Wilkinson e Carlos A. Murillo, Advanced inorganic chemistry, sesta, J. Wiley, 1999, p. 1011, ISBN 978-0-471-19957-1.
- ^ a b Wiberg, Wiberg e Holleman p. 1975
- ^ Curiosamente, il punto di ebollizione del tetrossido di rutenio è praticamente coincidente con il punto di fusione dell'analogo OsO4.
- ^ a b Grube p. 1600
- ^ a b E. Seddon & K. Seddon p. 51
- ^ a b (EN) F. S. Martin, The distribution of ruthenium tetroxide between carbon tetrachloride and aqueous alkali, acid, and neutral salt solutions, in Journal of the Chemical Society (Resumed), n. 0, 1º gennaio 1954, pp. 2564–2570, DOI:10.1039/JR9540002564. URL consultato il 27 dicembre 2023.
- ^ (EN) Charles Madic, Christian Mun e Laurent Cantrel, Review of literature on Ruthenium Behaviour in Nuclear Power Plant Severe Accidents, in Nuclear Technology, vol. 156, n. 3, 2017, pp. 332-346. URL consultato il 6 novembre 2024.
- ^ (EN) E. E. Mercer e D. T. Farrar, Heats of formation of RuO4 , RuO2−4 , and related compounds, in Canadian Journal of Chemistry, vol. 47, n. 4, 15 febbraio 1969, pp. 581–586, DOI:10.1139/v69-089. URL consultato il 6 novembre 2024.
- ^ a b Wiberg, Wiberg e Holleman p. 1972
- ^ (EN) Steven V. Ley, Joanne Norman e William P. Griffith, Tetrapropylammonium Perruthenate, Pr4N+RuO4-, TPAP: A Catalytic Oxidant for Organic Synthesis, in Synthesis, vol. 1994, n. 7, 1994, pp. 639–666, DOI:10.1055/s-1994-25538. URL consultato il 6 novembre 2024.
- ^ (EN) Robert E. Connick e C. Robert Hurley, Chemistry of Ru(VI), -(VII) and -(VIII). Reactions, Oxidation Potentials and Spectra, in Journal of the American Chemical Society, vol. 74, n. 20, 1952-10, pp. 5012–5015, DOI:10.1021/ja01140a007. URL consultato il 24 marzo 2024.
- ^ (EN) Peter W. Atkins, Physical Chemistry, 6ª ed., W.H. Freeman, 1997, ISBN 9780716734659.
- ^ Greenwood&Earnshaw p. 1077
- ^ Riedel&Janiak p. 385
- ^ a b (EN) Martin Pley e Mathias S. Wickleder, Two crystalline modifications of RuO4, in Journal of Solid State Chemistry, vol. 178, n. 10, 2005-10, pp. 3206–3209, DOI:10.1016/j.jssc.2005.07.021. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ (EN) S. Reymond-Laruinaz, M. Faye e V. Boudon, High-resolution infrared spectroscopy and analysis of the ν2/ν4 bending dyad of ruthenium tetroxide, in Journal of Molecular Spectroscopy, vol. 336, 2017-06, pp. 29–35, DOI:10.1016/j.jms.2017.04.010. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ (EN) Hans M. Seip, Reidar Stølevik e Göran Bergson, Studies on the Failure of the First Born Approximation in Electron Diffraction. II. Osmium Tetraoxide., in Acta Chemica Scandinavica, vol. 20, 1966, pp. 385–394, DOI:10.3891/acta.chem.scand.20-0385. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ a b (EN) Beatriz Cordero, Verónica Gómez e Ana E. Platero-Prats, Covalent radii revisited, in Dalton Transactions, n. 21, 14 maggio 2008, pp. 2832–2838, DOI:10.1039/B801115J. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ Wiberg, Wiberg e Holleman p. 470
- ^ (EN) ruthenium tetraoxide, su webbook.nist.gov. URL consultato il 19 marzo 2021.
- ^ (EN) S. Evans, A. Hamnett e A. F. Orchard, Ultraviolet photoelectron spectra of osmium and ruthenium tetroxide, in Journal of the American Chemical Society, vol. 96, n. 19, 1974-09, pp. 6221–6222, DOI:10.1021/ja00826a065. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ (EN) Ambrish Kumar Srivastava e Neeraj Misra, First principle investigations on the superhalogen behaviour of RuOn (n = 1–5) species, in The European Physical Journal D, vol. 68, n. 10, 2014-10, p. 309, DOI:10.1140/epjd/e2014-50333-x. URL consultato il 19 marzo 2021.
- ^ (EN) J. D. D. Martin e J. W. Hepburn, Determination of bond dissociation energies by threshold ion-pair production spectroscopy: An improved D(HCl), in The Journal of Chemical Physics, vol. 109, n. 19, 15 novembre 1998, pp. 8139–8142, DOI:10.1063/1.477476. URL consultato il 26 dicembre 2023.
- ^ (EN) Electron Affinity for all the elements in the Periodic Table, su periodictable.com. URL consultato il 26 marzo 2024.
- ^ (EN) Per H. J. Carlsen, Tsutomu Katsuki e Victor S. Martin, A greatly improved procedure for ruthenium tetroxide catalyzed oxidations of organic compounds, in The Journal of Organic Chemistry, vol. 46, n. 19, 1981-09, pp. 3936–3938, DOI:10.1021/jo00332a045. URL consultato il 27 marzo 2024.
- ^ a b (EN) H. Renner et al., Platinum group metals and compounds, in Ullmann's encyclopedia of industrial chemistry, Weinheim, Wiley-VCH, 2001, DOI:10.1002/14356007.a21_075.
- ^ Meyers p. 477
- ^ (EN) A.F. Holleman e E. Wiberg, Inorganic Chemistry, San Diego, Academic Press, 2001, ISBN 0-12-352651-5.
- ^ a b c (EN) V.S. Martín, J.M. Palazón, C.M. Rodríguez e C.R. Nevill Jr., Ruthenium(VIII) Oxide, in Encyclopedia of Reagents for Organic Synthesis, Wiley, 2001, DOI:10.1002/047084289X.rr009.pub2.
- ^ (EN) Victoria Farmer e Tom Welton, The oxidation of alcohols in substituted imidazolium ionic liquids using ruthenium catalysts, in Green Chemistry, vol. 4, n. 2, 2 maggio 2002, pp. 97–102, DOI:10.1039/B109851A. URL consultato il 27 dicembre 2023.
- ^ (EN) Bharat Singh e Sheila Srivastava, Kinetics and mechanism of ruthenium tetroxide catalysed oxidation of cyclic alcohols by bromate in a base, in Transition Metal Chemistry, vol. 16, n. 4, 1991-08, pp. 466–468, DOI:10.1007/BF01129466. URL consultato il 27 dicembre 2023.
- ^ a b E. Seddon & K. Seddon pp. 52-53
- ^ (EN) Bernd Plietker, Selectivity versus Reactivity - Recent Advances in RuO4-Catalyzed Oxidations, in Synthesis, vol. 2005, n. 15, 12 agosto 2005, pp. 2453–2472, DOI:10.1055/s-2005-872172. URL consultato il 6 novembre 2024.
Bibliografia
modifica- (EN) T.L. Brown, H.E. LeMay, jr. e B.E. Bursten, 23 - Transition Metals and Coordination Chemistry, in Chemistry the central science, 12ª ed., Pearson Prentice Hall, 2012, ISBN 978-0-321-69672-4.
- (EN) Michael B. Smith e Jerry March, March's advanced organic chemistry: reactions, mechanisms, and structure, Eighth edition, Wiley, 2020, ISBN 978-1-119-37180-9.
- J. E. Huheey, E. A. Keiter e R. L. Keiter, Chimica Inorganica, Principi, Struttura, Reattività, 2ª ed., Piccin, 1999, ISBN 88-299-1470-3.
- (DE) Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederik Holleman, XXIX. Die Eisengruppe, in Anorganische Chemie, vol. 2, 103. Auflage, De Gruyter, 2017, ISBN 978-3-11-026932-1.
- (EN) N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Copper, Silver and Gold, in Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, ISBN 0-7506-3365-4.
- (EN) H. L. Grube, Handbook of Preparative Inorganic Chemistry, a cura di Georg Brauer, vol. 2, 2ª ed., Academic Press, 1965.
- (EN) Elaine A. Seddon e Kenneth R. Seddon, The Chemistry of ruthenium, collana Topics in inorganic and general chemistry, Elsevier, 1984, ISBN 978-0-444-42375-7.
- (DE) Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederik Holleman, XI. Die Gruppe der Edelgase, in Anorganische Chemie, vol. 1, 103. Auflage, De Gruyter, 2017, p. 470, ISBN 978-3-11-026932-1.
- (EN) Robert Allen Meyers, Encyclopedia of physical science and technology, 3rd ed, Academic, 2001, ISBN 978-0-12-227410-7.
- (DE) Erwin Riedel e Christoph Janiak, Anorganische chemie, collana De Gruyter Studium, 10. Auflage, De Gruyter, 2022, ISBN 978-3-11-069604-2.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Tetrossido di rutenio