Idraote
Idraote (AFI: /idraˈɔte/[1]) è un personaggio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.
Idraote | |
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Idraote in un'incisione del 1771 | |
Universo | Gerusalemme liberata |
Lingua orig. | Italiano |
Autore | Torquato Tasso |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Etnia | Siriano |
Professione | Re, mago |
Affiliazione | Eserciti mussulmani |
Idraote è il signore mussulmano di Damasco e delle città limitrofe, nemico dei crociati guidati da Goffredo di Buglione. È un mago e indovino di grande esperienza, avendo studiato le arti occulte fin dalla giovinezza ed essendosene appassionato sempre di più[2].
Tramite sortilegi astrologici e negromantici prevede – erroneamente[3] – che l'esercito cristiano fallirà la sua missione. Idraote, certo della vittoria, teme che gli egiziani ne abbiano, da soli, il merito, e per questo decide di intervenire[4]. Temendo la nota forza militare degli europei, evita la sfida campale e decide di agire per vie subdole. Stimolato dal pungolo invisibile di un diavolo, decide di servirsi di sua nipote, la bellissima Armida, coraggiosa, callida e versata nelle arti magiche persino più dello zio. Idraote le dà istruzioni di andare al campo cristiano: con un astuto piano, Armida dovrà allontanare i più valorosi guerrieri crociati. Idraote conclude il suo discorso sentenziando: «Per la fede e per la patria tutto ciò è lecito»[5].
Armida riesce nel suo intento, ma i cavalieri catturati vengono liberati da Rinaldo; per ripicca ella decide di prenderlo prigioniero, ma, folgorata dalla bellezza del giovane italiano, se ne innamora di colpo, e lo rapisce portandolo nel suo castello magico nelle Isole fortunate. Quando Rinaldo viene liberato e, costretto dal dovere di cavaliere, a malincuore la abbandona, Armida giura di vendicarsi e riversa sullo zio e tutore Idraote, causa di tutta la vicenda, la responsabilità dei suoi recenti e prossimi comportamenti inappropriati, dapprima distolti dal teatro della guerra dalla passione amorosa, ora mirati a perseguire con ogni mezzo possibile il suo odio personale[6].
Note
modifica- ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Idraote", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
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«Idraote, famoso e nobil mago,
che fin da' suoi prim'anni a l'indovine
arti si diede, e ne fu ognor più vago.» - ^
«Ma che giovàr, se non poté del fine
di quella guerra esser presago?
Ned aspetto di stelle erranti o fisse,
né risposta d'inferno il ver predisse.» - ^
«però credendo che l’Egizia gente
la palma dell’impresa alfin riporti,
desia che ’l popol suo nella vittoria
sia dell’acquisto a parte, e della gloria.» - ^
«Poi distingue i consigli; al fin le dice:
«Per la fé, per la patria il tutto lice».» - ^
«Non accusi già me, biasmi se stesso
il mio custode e zio che così volse.
Ei l'alma baldanzosa e 'l fragil sesso
a i non debiti uffici in prima volse;
esso mi fe' donna vagante, ed esso
spronò l'ardire e la vergogna sciolse:
tutto si rechi a lui ciò che d'indegno
fei per amore o che farò per sdegno.»»