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Carlo Zucchi

generale italiano (1777-1863)
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Carlo Pietro Daniele Zucchi (Reggio Emilia, 10 marzo 1777Reggio Emilia, 19 dicembre 1863) è stato un generale italiano.

Carlo Zucchi
Ritratto con uniforme piemontese da luogotenente generale in ritiro di Carlo Zucchi al Museo del tricolore, Reggio Emilia

Ministro delle Armi dello Stato Pontificio
Durata mandatoottobre –
15 novembre 1848
MonarcaPapa Pio IX
Capo del governoPellegrino Rossi
PredecessoreFrancesco Lovatelli
SuccessorePompeo di Campello

Dati generali
Partito politicoPartito Moderato
ProfessioneMilitare
Carlo Zucchi
NascitaReggio Emilia, 10 marzo 1777
MorteReggio Emilia, 19 dicembre 1863
Dati militari
Paese servito Prima Repubblica francese
Repubblica Cisalpina
Repubblica Italiana
Regno d'Italia
Impero austriaco
Italia (bandiera) Province Unite Italiane
Governo provvisorio di Milano
Repubblica di San Marco
Stato Pontificio
Regno di Sardegna
Forza armata Armata d'Italia
Esercito della Repubblica Cisalpina
Esercito della Repubblica Italiana
Esercito del Regno d'Italia
Esercito imperiale austriaco
Italia (bandiera) Esercito delle Province Unite Italiane
Esercito della Repubblica di San Marco
Esercito dello Stato Pontificio
Regia Armata Sarda
Corpo Reggimento Veliti Reali della Guardia Reale
UnitàFanteria
Anni di servizio1796-1860
GradoGenerale di divisione

Luogotenente generale

ComandantiNapoleone Bonaparte
Eugenio di Beauharnais
GuerrePrima coalizione
Seconda coalizione
Quarta coalizione
Quinta coalizione
Sesta coalizione
Moti del 1830-1831
Prima guerra d'indipendenza italiana
CampagneCampagna di Germania del 1813
Campagna d'Italia (1813-1814)
BattaglieBattaglia di Raab
Battaglia di Lipsia
Battaglia del Mincio (1814)
Battaglia delle Celle
Assedio di Palmanova (1848)
Comandante diEsercito dello Stato Pontificio
DecorazioniCommendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Ufficiale della Legion d'onore
Cavaliere dell'Ordine della Corona ferrea
Altre caricheMinistro delle Armi dello Stato Pontificio
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Biografia

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Fu un militare napoleonico che per i suoi meriti fu creato barone dell'Impero, titolo conferitogli da Napoleone. Fu un veterano dell'invasione degli Stati Pontifici, di Corfù, di Novi Ligure (terribile battaglia che, a suo dire, «costò ventisette mila vite»)[1] e della traversata del San Bernardo, combattendo in Tirolo, Dalmazia, a Sacile e sul Piave, a Tarvisio, Raab, Presburgo, di nuovo nel Tirolo, a Wiener Neustadt, Lützen, Bautzen e infine a Lipsia. Capitano aiutante maggiore nel 1800, capo battaglione nel 1805, tenente colonnello nel 1807, insignito dell'Ordine della Legion d'Onore e poi generale di brigata nel 1809, governatore militare a Verona, Cremona, Padova, fu ispettore generale di tutta la fanteria del Regno d'Italia napoleonico nel 1811 e 1812, governatore della fortezza di Mantova e comandante l'ala destra dell'esercito di Beauharnais alla battaglia del Mincio, la battaglia con la quale l'esercito italiano negò agli imperiali del feldmaresciallo Bellegarde la Lombardia[2].

Il 3 febbraio 1831 il duca di Modena, Francesco IV, fece arrestare il patriota Ciro Menotti e a Modena scoppiò l'insurrezione, mentre a Reggio Emilia si organizzò un corpo di truppe al comando del generale Zucchi, che assumeva la guida del governo provvisorio il 7 marzo.

Gli ottocento volontari del generale Zucchi (tra i quali si distinse Manfredo Fanti e vi erano anche Enrico Cialdini, Nicola Fabrizi e Celeste Menotti, fratello di Ciro) impegnarono duramente gli austriaci come nella battaglia delle Celle, combattimento di retroguardia a Rimini (25 marzo). I militari al comando di Zucchi ripiegarono poi indisturbati, insieme ai circa seimila uomini mobilitati nei territori ribelli, sulla fortezza di Ancona, dove la rivoluzione terminava alcuni giorni più tardi.

Ad Ancona, infatti, il 28 marzo Zucchi fu costretto ad imbarcarsi per la Francia, insieme ad un centinaio di altri rivoluzionari, tentando di mettersi in salvo, ma il brigantino Isotta sul quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera, padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio, e tutti i rivoluzionari furono arrestati.
Il 4 giugno 1832 una commissione militare austriaca condannò Zucchi alla pena di morte, poi commutata in venti anni di carcere duro in fortezza a seguito dell'intervento della corte francese.

I fatti del 1848 lo trovano ancora prigioniero nella fortezza di Palmanova, della quale assumeva il comando e dalla quale respingeva l'assedio imperiale con circa 1.440 combattenti tra regolari e volontari. Obbligato a capitolare per le preponderanti forze austriache e l'assenza di rifornimenti, si ritirava a Milano dove gli veniva conferito il comando dei volontari da Gabrio Casati, ma nulla poteva dinanzi all'avanzata di un nemico superiore in tutto. La decisione di re Carlo Alberto di chiedere l'armistizio abbandonando la città agli austriaci lo obbligava a rifugiarsi a Lugano. Qui, raggiunto dalle sollecitazioni di Pellegrino Rossi, accettava di entrare a servizio del governo costituzionale pontificio, come raccontò poi nelle sue memorie. Nell'ottobre-novembre 1848 fu l'ultimo ministro delle Armi dello Stato pontificio di papa Pio IX da sovrano costituzionale.

 
Il generale Zucchi prigioniero nel forte di Palmanuova

Trascorse gli ultimi anni di vita nella sua città natale, impegnato a scrivere le sue memorie.

Massone, fu membro attivo della Loggia "Reale Augusta" di Milano, del Grande Oriente di Francia, poi passata nel 1806 al Grande Oriente d'Italia[3].

Onorificenze

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Araldica

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Stemma Descrizione Blasonatura
Carlo Zucchi
Barone militare del Regno napoleonico d'Italia (1809-1815)
Troncato: nel 1° d'oro, all'aquila dal volo spiegato di nero, coronata dello stesso; nel 2° d'azzurro, alla zucca picciolata e fogliata, accompagnata in punta da tre gigli ordinati in fascia, il tutto d'oro.
  1. ^ Dalla battaglia di Novi al passaggio del Gran San Bernardo in Studi Napoleonici-Fonti Documenti Ricerche
  2. ^ (cfr.: Nicomede Bianchi, "Memorie del generale Carlo Zucchi", op. cit.1861)
  3. ^ V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p.278.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN89559771 · ISNI (EN0000 0000 6186 6159 · SBN RAVV085442 · BAV 495/172431