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Autobiografia di Malcolm X

L'Autobiografia di Malcolm X fu pubblicata nel 1965 grazie alla collaborazione tra l'attivista dei diritti umani Malcolm X e il giornalista Alex Haley. Haley fu il coautore del volume, basato su una serie di approfondite interviste che questi svolse tra il 1963 e l'assassinio di Malcolm X.

Autobiografia di Malcolm X
Titolo originaleThe Autobiography of Malcolm X
AutoreMalcolm X e Alex Haley
1ª ed. originale1965
Genereautobiografia
Lingua originaleinglese
AmbientazioneStati Uniti, Egitto, 1925-1965
ProtagonistiMalcolm X

L'Autobiografia è la storia di una conversione spirituale che presenta la filosofia di Malcolm X, basata sull'orgoglio nero, il nazionalismo nero e il panafricanismo. Dopo l'uccisione del leader, Haley scrisse l'epilogo del libro,[1] narrando il loro lavoro di collaborazione e gli eventi che portarono alla morte di Malcolm X.

Mentre Malcolm X e gli studiosi nel periodo successivo alla pubblicazione del libro consideravano Haley un ghostwriter, i critici moderni lo definiscono un collaboratore essenziale. Secondo loro avrebbe infatti volutamente evitato di introdurre il suo punto di vista per permettere a Malcolm X di rivolgersi direttamente ai lettori. Haley ha influenzato alcune delle scelte letterarie di Malcolm X. Per esempio Malcolm X abbandonò la Nation of Islam mentre stava lavorando al libro con Haley. Invece di riscrivere i capitoli precedenti sotto forma di critica nei confronti dell'organizzazione da cui Malcolm X era stato espulso, Haley lo convinse ad adottare uno stile di "suspense e dramma". Secondo Manning Marable, "Haley era particolarmente preoccupato di quello che lui considerava l'antisemitismo di Malcolm X" e riscrisse del materiale per eliminarlo.[2]

Quando l'Autobiografia fu pubblicata, il recensore del New York Times la descrisse come "un libro brillante, pieno di sofferenza, importante". Nel 1967 lo storico John William Ward sostenne che sarebbe diventato un classico delle autobiografie statunitensi. Nel 1998 il Time nominò l'Autobiografia di Malcolm X uno dei dieci libri non di fantasia che meritano una "lettura obbligatoria". James Baldwin e Arnold Perl realizzarono una sceneggiatura basata sul libro; il loro lavoro fu utilizzato per il film del 1992 Malcolm X di Spike Lee.

L'Autobiografia di Malcolm X è il racconto della vita di Malcolm X, nato come Malcolm Little (1925–1965), che divenne un attivista dei diritti umani. Partendo dalla gravidanza della madre, il libro descrive l'infanzia di Little nel Michigan, la morte del padre in circostanze non chiare e i crescenti problemi di salute mentale della madre, che la portarono all'internamento in un ospedale psichiatrico.[3] Sono trattati i primi momenti della vita adulta di Little a Boston e New York, così come il suo coinvolgimento nel crimine organizzato. Questi fatti gli costarono l'arresto e la successiva sentenza a otto-dieci anni di reclusione, di cui scontò sei anni e mezzo (1946–1952).[4] Il libro narra il suo ministero con Elijah Muhammad e la Nation of Islam (1952–1963) e la sua crescente influenza come portavoce nazionale dell'organizzazione. Documenta la sua disillusione e il suo abbandono della Nation of Islam nel marzo 1964, la sua conversione all'Islam sunnita, il pellegrinaggio a La Mecca e i viaggi in Africa.[5] Malcolm X fu assassinato nel Audubon Ballroom di New York nel febbraio 1965, prima di finire il libro. Il suo coautore, il giornalista Alex Haley, nell'epilogo dell'Autobiografia racconta gli ultimi giorni della vita di Malcolm X e descrive nel dettaglio il loro accordo lavorativo, includendo le opinioni personali di Haley.[6]

L'Autobiografia è il racconto di una conversione religiosa che presenta la filosofia di Malcolm X dell'orgoglio nero, del nazionalismo nero e del panafricanismo.[7] Il critico letterario Arnold Rampersad e il biografo di Malcolm X Michael Eric Dyson concordano sul fatto che l'Autobiografia abbia uno stile simile alle Confessioni di Sant'Agostino. Entrambi i libri narrano le vite edonistiche degli autori, documentano il loro profondo cambiamento filosofico per motivi spirituali e descrivono la successiva disillusione nei confronti dei gruppi religiosi a cui avevano aderito.[8] Haley e lo studioso Albert E. Stone paragonano la storia al mito di Icaro.[9] L'autore Paul John Eakin e lo scrittore Alex Gillespie sostengono che una parte del potere retorico dell'Autobiografia deriva della "visione di un uomo la cui carriera rapidamente dispiegata aveva superato le possibilità dell'autobiografia tradizionale che aveva intenzione di scrivere",[10] distruggendo in questo modo "l'illusione di una personalità completa e unificata".[11]

Redazione

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Malcolm X in attesa dell'inizio di una conferenza stampa il 26 marzo 1964

Haley fu il coautore dell'Autobiografia di Malcolm X e svolse anche le funzioni di un ghostwriter e un amanuense biografico,[12] scrivendo, compilando e modificando[13] l'Autobiografia basandosi su più di cinquanta approfondite interviste svolte con Malcolm X tra il 1963 e l'assassinio del soggetto nel 1965.[14] Essi si incontrarono per la prima volta nel 1959, quando Haley scrisse un articolo sulla Nation of Islam per il Reader's Digest, e successivamente quando Haley intervistò Malcolm X per Playboy nel 1962.[15]

Nel 1963 la casa editrice Doubleday chiese a Haley di scrivere un libro sulla vita di Malcolm X. Lo scrittore e critico statunitense Harold Bloom racconta: "Quando Haley presentò l'idea a Malcolm, Malcolm gli rivolse uno sguardo spaventato..."[16] Haley ricorda: "È stata una delle poche volte che l'abbia mai visto incerto."[16] Dopo che Malcolm X ottenne il permesso da Elijah Muhammad, egli e Haley iniziarono a lavorare all'Autobiografia con sessioni di interviste da due-tre ore presso lo studio di Haley a Greenwich Village.[16] Bloom scrive: "Malcolm aveva atteggiamenti critici nei confronti della classe media di Haley, così come delle sue credenze cristiane e dei vent'anni di servizio nell'esercito statunitense."[16]

Quando nel 1963 iniziò a lavorare all'Autobiografia, Haley era frustrato dalla tendenza di Malcolm X a parlare solamente di Elijah Muhammad e della Nation of Islam. Haley gli ricordò che il libro avrebbe dovuto trattare di Malcolm X, non di Muhammad o della Nation of Islam, e questo commento fece infuriare Malcolm X. Haley riuscì tuttavia a concentrare le interviste sulla vita del suo soggetto quando chiese a Malcolm X di sua madre:[17]

(EN)

«I said, 'Mr. Malcolm, could you tell me something about your mother?' And I will never, ever forget how he stopped almost as if he was suspended like a marionette. And he said, 'I remember the kind of dresses she used to wear. They were old and faded and gray.' And then he walked some more. And he said, 'I remember how she was always bent over the stove, trying to stretch what little we had.' And that was the beginning, that night, of his walk. And he walked that floor until just about daybreak»

(IT)

«Dissi: 'Signor Malcolm, potrebbe raccontarmi qualcosa di sua madre?' E mai, mai dimenticherò come si fermò quasi fosse sospeso come una marionetta. E rispose: 'Ricordo che tipo di vestiti indossava. Erano vecchi, sbiaditi e grigi.' E quindi fece alcuni passi. E disse: 'Ricordo come fosse sempre piegata sopra la stufa, cercando di allungare quel poco che avevamo.' E quello era l'inizio, quella notte, del suo cammino. Camminò su quel pavimento fino all'alba.»

Anche se Haley è apparentemente il ghostwriter dell'Autobiografia, gli studiosi moderni tendono a considerarlo un collaboratore essenziale che si comportò come una figura invisibile nella composizione dell'opera.[18] Minimizzò la sua voce e firmò un contratto per limitare le sue decisioni di autore e per produrre quella che sembra più una copia parola per parola.[19] Comunque il biografo di Malcolm X Manning Marable ritiene che il considerare Haley semplicemente un ghostwriter sia una deliberata invenzione degli studiosi neri che vollero vedere il libro come la singola creazione di un leader dinamico e di un martire.[20] Marable ritiene che un'analisi critica dell'Autobiografia, o della relazione tra Malcolm X e Haley, non permette di sostenere questo punto di vista; la descrive piuttosto come una collaborazione.[21]

I contributi di Haley sono notevoli e diversi studiosi discutono su come dovrebbero essere caratterizzati.[22] Esprimendo il punto di vista condiviso da Eakin, Stone e Dyson, lo scrittore psicobiografico Eugene Victor Wolfenstein sostiene che Haley svolse i compiti di uno pseudo-psicanalista freudiano e di un confessore spirituale.[23][24] Gillespie suggerisce, d'accordo con Wolfenstein, che l'atto stesso dell'autonarrazione è stato un processo di trasformazione che ha portato a una profonda introspezione e a cambiamenti personali nella vita del soggetto.[25]

Haley fece alcune scelte sui contenuti,[26] guidato da Malcolm X nelle decisioni stilistiche e retoriche,[27] e redasse l'opera.[28] Nell'epilogo dell'Autobiografia, Haley descrive l'accordo che fece con Malcolm X che prevedeva: "In questo libro non ci potrà essere nulla che non abbia detto né si dovrà lasciar fuori niente di ciò che voglio vi appaia"[29] Haley scrisse quindi un'appendice al contratto definendola una "promessa personale".[29] Nell'accordo, Haley ottenne una "importante concessione": "gli chiesi il permesso, che mi accordò, di scrivere alla fine del libro i miei commenti su di lui senza che fosse necessario il suo consenso."[29] Questi commenti diventarono l'epilogo dell'Autobiografia, che Haley scrisse dopo la morte del soggetto.[30]

Presentazione narrativa

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In Malcolm X: The Art of Autobiography, il professore e scrittore John Edgar Wideman esamina nel dettaglio i panorami narrativi presenti nella biografia. Wideman sostiene che come scrittore, Haley stava tentando di soddisfare più parti contemporaneamente: il soggetto, la casa editrice e se stesso.[31] Haley è stato un importante contributore al fascino dell'Autobiografia, scrive Wideman.[32] Wideman riflette circa l'"inevitabile compromesso" della biografia,[31] e sostiene che per permettere ai lettori di inserirsi nell'ampia narrazione socio-psicologica, la voce di nessuno dei due coautori è così forte come avrebbe potuto essere.[33] Wideman presenta alcune delle specifiche insidie che Haley ha incontrato essendo coautore dell'Autobiografia:

(EN)

«You are serving many masters, and inevitably you are compromised. The man speaks and you listen but you do not take notes, the first compromise and perhaps betrayal. You may attempt through various stylistic conventions and devices to reconstitute for the reader your experience of hearing face to face the man's words. The sound of the man's narration may be represented by vocabulary, syntax, imagery, graphic devices of various sorts—quotation marks, punctuation, line breaks, visual patterning of white space and black space, markers that encode print analogs to speech—vernacular interjections, parentheses, ellipses, asterisks, footnotes, italics, dashes ...»

(IT)

«Stai servendo molti padroni e inevitabilmente devi fare dei compromessi. L'uomo parla e tu ascolti ma non prendi appunti, il primo compromesso e forse anche un tradimento. Puoi provare attraverso vari strumenti e convenzioni stilistiche a ricostruire per il lettore la tua esperienza di ascoltare di persona le parole dell'uomo. Il suono della narrazione può essere rappresentato da vocabolario, sintassi, immagini, strumenti grafici di vario tipo, citazioni, punteggiatura, ritorni a capo, alternanza visiva di spazi bianchi e neri, segni che rappresentano l'analogia scritta di interiezioni vernacolari, parentesi, ellissi, asterischi, note, corsivi, trattini...»

Nel corpo dell'Autobiografia, scrive Wideman, la presenza di Haley come autore è praticamente assente: "Haley fa così tanto con così poche smancerie... un approccio che sembra così rudimentale in realtà è il risultato di scelte sofisticate, di una silenziosa padronanza del mezzo".[30] Wideman sostiene che Haley scrisse il corpo dell'Autobiografia come voleva Malcolm X e l'epilogo come un'estensione della stessa biografia, avendogli dato il soggetto carta bianca per quel capitolo. La voce di Haley nel corpo del libro è una tecnica, scrive Wideman, per produrre un testo formalmente scritto da Malcolm X ma che in realtà si presenta senza autore.[31] La sussunzione della voce di Haley nella narrazione permette al lettore di sentire la voce di Malcolm X che parla direttamente ed in modo continuo, una tecnica che, secondo Wideman, fu comportata dalle scelte stilistiche di Haley: "Haley concede a Malcolm la tirannica autorità dell'autore, un parlatore disincarnato la cui presenza implicita fonde l'immaginazione del lettore col racconto."[34]

In Two Create One: The Act of Collaboration in Recent Black Autobiography: Ossie Guffy, Nate Shaw, and Malcolm X, Stone sostiene che Haley abbia avuto un "ruolo fondamentale" nel "recuperare l'identità storica" di Malcolm X.[35] Stone ricorda inoltre al lettore che la collaborazione è uno sforzo collettivo e richiede più di quello che la sola prosa di Haley possa fornire, per quanto "convincente e coerente" possa essere:[36]

(EN)

«Though a writer's skill and imagination have combined words and voice into a more or less convincing and coherent narrative, the actual writer [Haley] has no large fund of memories to draw upon: the subject's [Malcolm X] memory and imagination are the original sources of the arranged story and have also come into play critically as the text takes final shape. Thus where material comes from, and what has been done to it are separable and of equal significance in collaborations.»

(IT)

«Anche se le capacità e l'immaginazione dello scrittore hanno combinato parole e voci in una narrazione più o meno convincente e coerente, il vero scrittore [Haley] non ha una grande quantità di ricordi da presentare: la memoria e l'immaginazione del soggetto [Malcolm X] sono le fonti originali della storia stabilita e hanno anche avuto un ruolo critico nel creare la forma finale del testo. Quindi da dove viene il materiale e cosa è stato fatto con esso sono aspetti separabili e di uguale significato nelle collaborazioni.»

Secondo le idee di Stone, sostenute da Wideman, la fonte del materiale autobiografico e gli sforzi fatti per trasformarlo in una narrazione sono distinti e di uguale valore nella valutazione critica della collaborazione che produsse l'Autobiografia.[38] Mentre le abilità di Haley come scrittore hanno un'influenza significativa sulla forma narrativa, scrive Stone, esse richiedono "un soggetto dotato di una potente memoria ed immaginazione" per produrre una narrazione sfruttabile.[36]

Collaborazione tra Malcolm X e Haley

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La collaborazione tra Malcolm X e Haley è avvenuta su molte dimensioni; la modifica, la revisione e la scrittura dell'Autobiografia è stata una lotta di potere tra due uomini con idee a volte contrastanti riguardo alla forma finale del libro. Haley "fece di tutto per mostrare come Malcolm dominò la loro relazione e provò a controllare la composizione del libro", scrive Rampersad.[39] Rampersad scrive inoltre che Haley era consapevole che la memoria è selettiva e che le autobiografie sono "quasi per definizione opere di fantasia", e che la sua responsabilità di biografo era di selezionare il materiale basandosi sulla sua discrezione editoriale.[39] La forma narrativa creata da Haley e Malcolm X è il risultato del racconto di una vita "distorto e variato" dal "processo di selezione", sostiene Rampersad, tuttavia la forma narrativa può in realtà essere più rivelatrice della narrazione stessa.[40] Nell'epilogo Haley descrive il processo usato per correggere il manoscritto, fornendo esempi specifici di come Malcolm X controllò il linguaggio.[41]

«'Non si può benedire Allah!' esclamò sostituendo 'lodare' a 'benedire' [...] cancellò l'espressione 'we kids'. 'I kids sono i capretti!' esclamò.»

Mentre Haley alla fine attribuisce a Malcolm X la particolare scelta delle parole usate nel comporre il manoscritto,[41] Wideman scrive, "la natura di una biografia o autobiografia [...] implica che la promessa di Haley a Malcolm, la sua intenzione di essere un 'cronista distaccato', è questione di ridurre, non rimuovere, la sua presenza di autore."[31] Haley ebbe un ruolo importante nel persuadere Malcolm X a non modificare il libro trasformandolo in una polemica contro Elijah Muhammad e la Nation of Islam nel momento in cui Haley aveva già la maggior parte del materiale necessario per completare il libro, e affermò la sua autorità quando la "costruzione fratturata" dell'Autobiografia,[42] causata dalla spaccatura di Malcolm X con Elijah Muhammad e la Nation of Islam, "modificò il progetto"[43] del manoscritto e creò una crisi narrativa.[44] Nell'epilogo dell'Autobiografia, Haley descrive la questione:

«[...] mandai a Malcolm X alcuni capitoli in prima stesura perché li leggesse. Fui stupito nel vedermeli restituire pieni di segni ad inchiostro rosso in tutti quei passi in cui si parlava del suo rapporto quasi filiale con Elijah Muhammad. Gli telefonai ricordandogli la sua precedente decisione e sottolineando il fatto che se quei capitoli avessero contenuto una tale anticipazione per quanto era successo dopo, il libro sarebbe stato privato di molto del suo contenuto drammatico e di suspense. Malcolm X mi disse con tono brusco: 'Ma di chi è questo libro?'. Gli risposi che naturalmente era suo e che la mia era solo l'obiezione del compilatore [...] Quella sera stessa, a tarda ora, Malcolm X mi telefonò: 'Mi dispiace. Avete ragione voi. Ero preoccupato di qualcosa. Lasciate perdere quello che vi avevo detto di cambiare e mantenete il libro nella forma attuale'. Non gli diedi più altri capitoli da leggere salvo che quando era con me. Molte volte lo guardavo mentre aggrottava le sopracciglia e faceva altre smorfie, ma non mi chiese più di apportare cambiamenti a quello che aveva detto originariamente.»

 
Haley nella guardia costiera statunitense, 1939

I suggerimenti di Haley per evitare di scrivere "telegrammi ai lettori" e per "realizzare suspense e dramma" dimostrano i suoi sforzi per influenzare il contenuto della narrazione e affermare la sua autorità lasciando tuttavia la decisione finale a Malcolm X.[41] Nel testo precedente Haley afferma la sua presenza di autore, ricordando al suo soggetto che come scrittore deve preoccuparsi della direzione narrativa, ma presentando se stesso in modo da non lasciare nessun dubbio sul fatto che l'approvazione finale fosse delegata al soggetto.[45] Usando le parole di Eakin, "Poiché questa complessa visione della sua esistenza non è chiaramente quella delle prime sezioni dell'Autobiografia, Alex Haley e Malcolm X sono stati costretti ad affrontare le conseguenze di questa discontinuità nella prospettiva del racconto, già vecchio di un anno."[46] Malcolm X, dopo aver riflettuto sulla questione, accettò in seguito i suggerimenti di Haley.[47]

Mentre Marable sostiene che Malcolm X è stato il revisionista di se stesso, sottolinea anche che il ruolo collaborativo di Haley nel dare forma all'Autobiografia è stato notevole. Haley ha influenzato la direzione narrativa e il tono rimanendo fedele alla sintassi e dizione del suo soggetto. Marable scrive che Haley compresse "centinaia di frasi in paragrafi" e li organizzò per argomento.[21] L'autore William L. Andrews scrive:

(EN)

«[T]he narrative evolved out of Haley's interviews with Malcolm, but Malcolm had read Haley's typescript, and had made interlineated notes and often stipulated substantive changes, at least in the earlier parts of the text. As the work progressed, however, according to Haley, Malcolm yielded more and more to the authority of his ghostwriter, partly because Haley never let Malcolm read the manuscript unless he was present to defend it, partly because in his last months Malcolm had less and less opportunity to reflect on the text of his life because he was so busy living it, and partly because Malcolm had eventually resigned himself to letting Haley's ideas about effective storytelling take precedence over his own desire to denounce straightaway those whom he had once revered.»

(IT)

«La narrazione si evolveva basata sulle interviste di Haley con Malcolm, ma Malcolm aveva letto il manoscritto di Haley e aveva aggiunto note e spesso apportato cambiamenti sostanziali, almeno nelle prime parti del testo. Comunque procedendo col lavoro, secondo Haley, Malcolm si affidò sempre di più all'autorità del suo ghostwriter, in parte perché Haley non permise a Malcolm di leggere il manoscritto se non era presente per difenderlo, in parte perché nei suoi ultimi mesi Malcolm aveva meno opportunità di riflettere sul testo della sua vita perché era troppo occupato a viverla, e in parte perché Malcolm si era infine rassegnato a permettere alle idee di Haley sull'efficacia del racconto di avere la precedenza sul suo desiderio di denunciare direttamente coloro che un tempo venerava.»

 
Martin Luther King Jr. e Malcolm X si incontrano prima di una conferenza stampa dopo il dibattito del Senato sul Civil Rights Act del 1964. Questo è stato l'unico momento in cui si siano incontrati ed è durato solo un minuto.[49]

Andrews suggerisce che il ruolo di Haley è aumentato perché il soggetto del libro è diventato meno disponibile a correggere il manoscritto: "Malcolm si è licenziato" per consentire "alle idee di Haley sulla narrazione efficace" di plasmare l'opera.[48]

Marable studiò i "materiali grezzi" presenti nel manoscritto dell'Autobiografia archiviati dal biografo di Haley, Anne Romaine, e descrisse l'elemento critico della collaborazione, la tecnica di scrittura di Haley utilizzata per catturare accuratamente la voce del soggetto, un sistema disgiunto di estrazione dati che includeva appunti, interviste approfondite e lunghe discussioni a "stile libero". Marable scrive, "Malcolm aveva anche l'abitudine di appuntarsi da solo ciò che diceva." Haley avrebbe segretamente "messo in tasca questi appunti" e li avrebbe riassemblati nel tentativo di integrare i "pensieri subconsci" di Malcolm X nella narrazione.[21] Questo è un esempio della capacità di Haley di imporre la sua autorità durante la scrittura dell'Autobiografia, indicazione del fatto che la loro relazione era irta di piccole lotte di potere. Wideman e Rampersad concordano con la descrizione di Marable del processo di scrittura di Haley.[28]

La tempistica della collaborazione permise da Haley di occupare una posizione avvantaggiata nel documentare le varie esperienze di conversione di Malcolm X e la sua sfida fu di unirle, per quanto incongruenti, in una narrazione coerente. Dyson suggerisce che "profondi cambiamenti personali, intellettuali e ideologici [...] lo portarono a ordinare gli eventi della sua vita per sostenere una mitologia di metamorfosi e trasformazioni".[50] Marable analizza i fattori alla base dell'influenza dell'editore e di Haley, sostenendo che mentre Malcolm X potrebbe aver considerato Haley un ghostwriter, in realtà si comportò da coautore, a volte senza la conoscenza diretta o il consenso esplicito di Malcolm X:[51]

(EN)

«Although Malcolm X retained final approval of their hybrid text, he was not privy to the actual editorial processes superimposed from Haley's side. The Library of Congress held the answers. This collection includes the papers of Doubleday's then-executive editor, Kenneth McCormick, who had worked closely with Haley for several years as the Autobiography had been constructed. As in the Romaine papers, I found more evidence of Haley's sometimes-weekly private commentary with McCormick about the laborious process of composing the book. They also revealed how several attorneys retained by Doubleday closely monitored and vetted entire sections of the controversial text in 1964, demanding numerous name changes, the reworking and deletion of blocks of paragraphs, and so forth. In late 1963, Haley was particularly worried about what he viewed as Malcolm X's anti-Semitism. He therefore rewrote material to eliminate a number of negative statements about Jews in the book manuscript, with the explicit covert goal of 'getting them past Malcolm X,' without his coauthor's knowledge or consent. Thus, the censorship of Malcolm X had begun well prior to his assassination.»

(IT)

«Anche se Malcolm X tenne per sé l'approvazione finale del loro testo ibrido, non è stato privato del processo editoriale imposto da parte di Haley. La Biblioteca del Congresso contiene le risposte. Questa infatti contiene le carte dell'editor esecutivo della Doubleday, Kenneth McCormick, che aveva lavorato al fianco di Haley per vari anni mentre stava scrivendo l'Autobiografia. Come nelle carte di Romaine, ho trovato varie prove del fatto che Haley commentava in privato quasi settimanalmente con McCormick il laborioso processo di composizione del libro. Hanno anche rivelato come vari avvocati assunti dalla Doubleday analizzavano attentamente e controllavano intere parti del controverso testo nel 1964, chiedendo di cambiare vari nomi, di riscrivere e cancellare parti di paragrafi, e così via. Alla fine del 1963, Haley era particolarmente preoccupato di quello che interpretava come l'antisemitismo di Malcolm X. Per questo riscrisse il materiale per eliminare un certo numero di commenti negativi sugli ebrei dal manoscritto del libro, con l'obiettivo esplicito di 'scavalcare Malcolm X', senza la conoscenza o il consenso del suo coautore. Quindi la censura di Malcolm X è iniziata ben prima del suo assassinio.»

Marable sostiene che il testo risultante è stilisticamente ed ideologicamente diverso da ciò che Malcolm X avrebbe scritto senza l'influenza di Haley, ed è anche diverso da ciò che è stato veramente detto nelle interviste tra Haley e Malcolm X.[51]

Nascita di un mito

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In Making Malcolm: The Myth and Meaning of Malcolm X, Dyson critica gli storici ed i biografi dell'epoca per aver riproposto l'Autobiografia come una narrazione trascendentale di un "mitologico" Malcolm X senza essere sufficientemente critici riguardo alle idee presentate.[52] Inoltre, poiché molti degli studi biografici disponibili su Malcolm X sono stati scritti da autori bianchi, Dyson suggerisce che la loro capacità di interpretare l'"esperienza nera" è sospetta.[53] L'Autobiografia di Malcolm X, sostiene Dyson, riflette sia l'obiettivo di Malcolm X di narrare la sua vita per il pubblico sia le ideologie politiche di Haley.[54] Dyson scrive, "L'Autobiografia di Malcolm X [...] è stata criticata per aver evitato o distorto certi fatti. Certamente, l'autobiografia è sia un testamento all'ingenuità di Haley nel creare il manoscritto sia un documento del tentativo di Malcolm di raccontare la sua storia."[50]

 
Malcolm X il 12 marzo 1964

Rampersad sostiene che Haley considerava le autobiografie come opere "quasi di fantasia".[39] In The Color of His Eyes: Bruce Perry's Malcolm and Malcolm's Malcolm, Rampersad critica la biografia di Perry, Malcolm: The Life of a Man Who Changed Black America, e in generale sostiene che la scrittura dell'Autobiografia è parte dell'oscurità narrativa del ventesimo secolo e di conseguenza non potrà mai "essere considerata sopra ogni dubbio".[55] Per Rampersad, l'Autobiografia tratta di psicologia ed ideologia e narra una conversione ed il processo di creazione di un mito.[56] "Malcolm vi inserì la sua comprensione della forma instabile ed insidiosa al punto da distorcere particolari aspetti della sua ricerca. Non c'è un Malcolm toccato dal dubbio o dalla finzione. Il Malcolm di Malcolm è lui stesso una creazione; è impossibile conoscere la 'verità' su di lui."[57] Rampersad sostiene che sin dal suo assassinio del 1965, Malcolm X è "diventato i desideri dei suoi ammiratori, coloro che hanno modificato la memoria, i resoconti storici e l'autobiografia secondo i loro desideri, ovvero a seconda dei bisogni da loro percepiti."[58] Inoltre, scrive Rampersad, molti ammiratori di Malcolm X considerano "compiaciuti ed ammirevoli" personaggi come Martin Luther King e W. E. B. Du Bois inadeguati ad esprimere completamente l'umanità nera mentre lotta contro l'oppressione, "mentre Malcolm è visto come l'apoteosi della grandezza dell'individuo nero [...] è l'eroe perfetto: la sua saggezza è insuperabile, il suo coraggio definitivo, il suo sacrificio messianico".[40] Rampersad sostiene che i devoti hanno contribuito a creare il mito di Malcolm X.

Joe Wood scrive:

(EN)

«[T]he autobiography iconizes Malcolm twice, not once. Its second Malcolm—the El-Hajj Malik El-Shabazz finale—is a mask with no distinct ideology, it is not particularly Islamic, not particularly nationalist, not particularly humanist. Like any well crafted icon or story, the mask is evidence of its subject's humanity, of Malcolm's strong human spirit. But both masks hide as much character as they show. The first mask served a nationalism Malcolm had rejected before the book was finished; the second is mostly empty and available.»

(IT)

«L'autobiografia trasforma Malcolm in una icona due volte, non una. Il secondo Malcolm, il finale El-Hajj Malik El-Shabazz, è una maschera senza alcuna specifica ideologia, non è particolarmente islamico, non particolarmente nazionalista, non particolarmente umanista. Come ogni icona o storia ben realizzata, la maschera è la prova dell'umanità del suo soggetto, del forte spirito umano di Malcolm. Ma entrambe le maschere nascondono tanto del personaggio quanto ne mettono in mostra. La prima maschera del un Malcolm nazionalista è stata rifiutata prima che il libro fosse completato; la seconda è quasi vuota e disponibile.»

Per Eakin, una parte significativa dell'Autobiografia include Haley e Malcolm X che creano la finzione di un sé completo.[60] Stone scrive che la descrizione della composizione dell'Autobiografia fatta da Haley rende evidente che la finzione è "particolarmente fuorviante nel caso di Malcolm X"; sia Haley sia l'Autobiografia stessa sono "fuori fase" rispetto alla "vita ed identità" del soggetto.[43] Dyson scrive, "[Louis] Lomax dice che Malcolm è diventato un 'tiepido integrazionista'. [Peter] Goldman sostiene che Malcolm stesse 'improvvisando', che abbracciasse e scartasse diverse ideologie come capitava. [Albert] Cleage e [Oba] T'Shaka ritengono che è sempre rimasto un nazionalista rivoluzionario nero. Infine [James Hal] Cone asserisce che è diventato un internazionalista con una tendenza umanista."[61] Marable scrive che Malcolm X è stato un "internazionalista convinto" ed un "nazionalista nero" alla fine della sua vita, non un "integrazionalista", notando che, "dalle mie ricerche emerge più una continuità che una discontinuità".[62]

Marable, in Rediscovering Malcolm's Life: A Historian's Adventures in Living History, analizza criticamente la collaborazione che ha prodotto l'Autobiografia. Marable sostiene che le memorie autobiografiche sono "intrinsecamente di parte", perché rappresentano il soggetto come avrebbe voluto apparire, evidenziando certi fatti ed omettendone deliberatamente altri. Il genere autobiografico porta all'autocensura, alla modifica dell'ordine degli eventi e alla variazione dei nomi. Secondo Marable, "quasi tutti quelli che hanno scritto su Malcolm X" hanno fallito nell'analizzare criticamente e ricercare obiettivamente il vero soggetto.[63] Marable sostiene che la maggior parte degli storici ha ritenuto l'Autobiografia un testo veritiero, privo di ogni influenza ideologica o abbellimento stilistico da parte di Malcolm X o Haley. Inoltre Marable ritiene che il "revisionista più talentuoso di Malcolm X è stato Malcolm X",[64] che ha attivamente abbellito e reinventato la sua immagine pubblica e verbosità per attirare le simpatie di diversi gruppi di persone in varie situazioni.[65]

«A nessuno è concesso tanto tempo per portare a termine quello che è lo scopo della sua vita e la mia in particolare non è mai rimasta ferma sulla stessa posizione per un periodo molto lungo. Avete visto con quale frequenza ho vissuto mutamenti drastici e inaspettati.»

Haley scrive che durante gli ultimi mesi della vita di Malcolm X "incertezza e confusione" sulle sue idee si stavano diffondendo a Harlem, la base delle sue operazioni.[43] In un'intervista concessa quattro giorni prima della sua morte Malcolm X disse, "Sono abbastanza uomo da dirvi che non posso indicare con un dito quale sia esattamente la mia filosofia adesso, ma sono flessibile."[43] Malcolm X non aveva ancora formulato un'ideologia nera coerente al momento del suo assassinio[67] e, scrive Dyson, stava "vivendo un cambiamento radicale" nelle sue "credenze personali e politiche".[68]

Eredità ed influenza

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Eliot Fremont-Smith, recensendo l'Autobiografia di Malcolm X per il New York Times in 1965, la descrive come "straordinaria" e dice che è "un libro brillante, pieno di sofferenza, importante".[69] Due anni dopo, lo storico John William Ward scrive che il libro "diventerà sicuramente un classico delle autobiografie statunitensi".[70] Bayard Rustin sostiene che il libro ha sofferto una mancanza di analisi critica, fatto che attribuisce alla pretesa di Malcolm X che Haley fosse un "cronista, non un interprete."[71] Newsweek sottolinea inoltre la visione limitata e critica dell'Autobiografia ma la loda per la sua energia e pregnanza.[72] Comunque Truman Nelson sul The Nation loda l'epilogo come rivelatore e descrive Haley come un "capace amanuense".[73] Variety la definisce nel 1992 una "lettura ipnotizzante",[74] e nel 1998, il Time nomina l'Autobiografia di Malcolm X uno dei dieci libri non di fantasia che meritano una "lettura obbligatoria".[75]

L'Autobiografia di Malcolm X ha influenzato generazioni di lettori.[76] Nel 1990 Charles Solomon scrive sul Los Angeles Times: "Diversamente da molte icone degli anni sessanta, l'Autobiografia di Malcolm X, col suo doppio messaggio di rabbia ed amore, rimane un documento ispiratore."[77] Lo storico della cultura Howard Bruce Franklin lo descrive come "uno dei libri più influenti della cultura americana della fine del ventesimo secolo",[78] e il Concise Oxford Companion to African American Literature riconosce che Haley ha creato "quella che senza dubbio è diventata l'autobiografia afroamericana più influente del ventesimo secolo".[79]

bell hooks scrive "Quando ero una giovane studentessa del college nei primi anni settanta, il libro che ho letto e che ha rivoluzionato il mio pensiero riguardo alla razza e alla politica è stato l'Autobiografia di Malcolm X."[80] David Bradley aggiunge:

(EN)

«She [hooks] is not alone. Ask any middle-aged socially conscious intellectual to list the books that influenced his or her youthful thinking, and he or she will most likely mention The Autobiography of Malcolm X. Some will do more than mention it. Some will say that ... they picked it up—by accident, or maybe by assignment, or because a friend pressed it on them—and that they approached the reading of it without great expectations, but somehow that book ... took hold of them. Got inside them. Altered their vision, their outlook, their insight. Changed their lives.»

(IT)

«Lei [hooks] non era da sola. Chiedete a qualsiasi intellettuale di mezza età impegnato socialmente di elencare i libri che hanno influenzato il suo pensiero giovanile, e quasi certamente vi menzionerà l'Autobiografia di Malcolm X. Alcuni faranno più che menzionarla. Alcuni diranno che [...] l'hanno letta per caso, o magari per compito, o perché un amico li ha costretti, e che hanno iniziato la lettura senza grandi pretese, ma in qualche modo il libro... ha preso possesso di loro. È entrato in loro. Ha modificato il loro modo di vedere, di apparire, di pensare. Ha cambiato le loro vite.»

Max Elbaum concorda, scrivendo che "l'Autobiografia di Malcolm X è stato senza dubbio il libro più ampiamente letto ed influente tra i giovani di tutte le razze che hanno partecipato alla loro prima protesta tra il 1965 ed il 1968."[82]

Pubblicazione e vendite

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The Autobiography of Malcolm X nella libreria di Bush alla Casa Bianca[83]

Doubleday aveva stipulato un contatto per pubblicare l'Autobiografia di Malcolm X e pagare un anticipo di 30 000 $ a Malcolm X e Haley nel 1963.[51] Nel marzo 1965, settimana dopo l'assassinio di Malcolm X, Nelson Doubleday, Jr., cancellò il contratto per paura della sicurezza dei suoi impiegati. Grove Press pubblicò quindi il libro successivamente lo stesso anno.[51][84] Da allora l'Autobiografia di Malcolm X ha venduto milioni di copie,[85] Marable descrisse la decisione della Doubleday come la "più disastrosa nella storia delle case editrici".[62]

L'Autobiografia di Malcolm X ha venduto bene sin dalla sua pubblicazione del 1965.[86] Secondo il The New York Times, l'edizione tascabile ha venduto 400 000 copie nel 1967 e 800 000 copie l'anno successivo.[87] L'Autobiografia fu ristampata per la diciottesima volta nel 1970.[88] Il New York Times sostiene che dal 1977 sono state vendute sei milioni di copie.[85] Il libro ebbe un aumento di lettori e tornò nella classifica dei più venduti gli anni 1990, aiutato in parte dalla pubblicità del film di Spike Lee del 1992 Malcolm X.[89] Tra il 1989 e il 1992, le vendite del libro aumentarono del 300%.[90]

Adattamenti cinematografici

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Nel 1968 il produttore cinematografico Marvin Worth assunse lo scrittore James Baldwin per creare una sceneggiatura basata sull'Autobiografia di Malcolm X; Baldwin è stato affiancato dallo sceneggiatore Arnold Perl, che è morto nel 1971 prima che la sceneggiatura fosse finita.[91][92] Baldwin sviluppò il suo lavoro sulla sceneggiatura nel libro One Day, When I Was Lost: A Scenario Based on Alex Haley's "The Autobiography of Malcolm X", pubblicato nel 1972.[93] Altri autori che tentarono di produrre delle sceneggiature sono stati lo scrittore teatrale David Mamet, il romanziere David Bradley, l'autore Charles Fuller e lo scrittore cinematografico Calder Willingham.[92][94] Il regista Spike Lee utilizzò il lavoro di Baldwin-Perl per il suo film del 1992 Malcolm X.[92]

Capitoli mancanti

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Nel 1992 il procuratore Gregory Reed comprò i manoscritti originali dell'Autobiografia di Malcolm X per 100 000 $ all'asta dei beni di Haley. I manoscritti includevano tre "capitoli mancanti" che sono stati omessi dal testo originale. In una lettera del 1964 al suo editore, Haley aveva descritto questi capitoli come "il materiale di maggior impatto del libro, alcuni dei quali abbastanza esplosivi".[51][95] Marable scrive che i capitoli mancanti erano stati "dettati e scritti" durante gli ultimi mesi di Malcolm X nella Nation of Islam.[51] In essi, sostiene Marable, Malcolm X propose la creazione di un'unione delle organizzazioni afroamericane civili e politiche. Marable si domanda se questo progetto possa aver condotto qualcuno all'interno della Nation of Islam e del Federal Bureau of Investigation a provare a ridurre Malcolm X al silenzio.[96] Nell'aprile 2010, il New York Post scrisse che i capitoli mancanti sarebbero stati pubblicati con una prefazione della figlia di Malcolm X, Ilyasah Shabazz.[97]

Edizioni

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Il libro è stato pubblicato in più di 45 edizioni ed in molte lingue, tra cui l'arabo, il tedesco, il francese e l'indonesiano. Le edizioni in lingua originale più importanti sono:[98]

In italiano:

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Bibliografia

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Voci correlate

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