Plaga
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Anteprima del libro
Plaga - Mattia Regalia
info@youcanprint.it
Plaga era lì, immobile, immerso nella nebbia fittissima della mattina.
Riusciva ad intravedere sagome di persone che attraversavano la strada frettolosamente. Era vestito in modo alquanto strano: indossava un pesante mantello nero e, a coprire il viso, una maschera con il naso adunco, tra le mani teneva un bastone da passeggio che aveva tutta l'aria di avere un'altra funzione.
Dalla casa di fronte, si aprì una porta dalla quale uscì una ragazza minuta e che rapidamente si incamminò verso il centro della città. Plaga si compose, attraversò la strada guardandosi attorno e iniziò a seguirla. In qualche modo però lei si accorse di essere seguita e, dopo un primo momento di spavento, prese coraggio e si girò esclamando: «Senti, hai qualche problema? Perché mi segui?»
Plaga, preso inizialmente alla sprovvista, rimase qualche secondo in silenzio e facendo qualche passo in avanti trova una scusa: «No, mi scusi signorina. Non la sto pedinando, mi spiace di averla spaventata. Mi sono semplicemente perso e ho bisogno di qualche informazione.»
«Ah... beh mi scusi se ho frainteso. Di cosa ha bisogno?»
Vide la ragazza un po' più rilassata, quindi provò ad avvicinarsi di qualche passo ancora – poté persino sentire il suo profumo a quella distanza: «Avrei bisogno di trovare un piccolo albergo per sostare qualche notte. Non sono di queste parti e non so dove andare. Può indicarmi qualche hotel?»
Dopo qualche secondo di riflessione, la giovane lo squadrò con sospetto e gli rispose: «Si, c’è un albergo nella via qui accanto: deve tornare indietro e proseguire dritto. Poi giri a destra e lo troverà sulla sua sinistra.»
«Ok grazie mille. E mi scusi ancora se l’ho spaventata...» e aggiunse «Quanta nebbia c’è stamattina eh...!»
Lei indietreggiò, ma nervosamente rispose: «È da tre giorni che c'è questa nebbia! Ora mi scusi ma devo proprio andare. Arrivederci!» e se ne andò.
Rimasto lì da solo, Plaga si incamminò fischiettando verso la direzione che la ragazza le aveva indicato, ma non appena la vede girare l'angolo, tornò a seguirla.
Camminò senza farsi notare fin quando la giovane entrò in un negozio e, salutando le colleghe, andò subito dietro al bancone per iniziare così il suo turno di lavoro. Lui la vide dalla strada e per non perderla d'occhio decise di entrare nel bar di fronte per un caffè; ma prima si tolse la maschera e la nascose sotto il mantello per non farsi notare, anche se in un giorno di nebbia fittissima era facile non dare nell'occhio. Da lì comunque poteva tenerla sotto controllo.
Verso l’ora di pranzo la ragazza uscì dal negozio e s'incamminò verso casa. Svogliatamente, si guardò un po' attorno ma ad un tratto, dal riflesso di una vetrina, intravide una figura vestita tutta di nero poco dietro di lei. Riconobbe subito la sagoma del tizio che le aveva chiesto informazioni poche ore prima, era vestito così strano che era facile da riconoscere. Si girò con un po' di inquietudine e gli chiese: «Ciao! Allora, hai trovato l'albergo?»
«Si grazie, è molto carino.» rispose senza esitare.
«Vuoi sapere cosa penso? Penso che tu mi stia pedinando e se non la smetti subito andrò dalla polizia!»
Vide subito l'uomo mettersi a ridere, e sentì dentro di sé una strana sensazione; abbassò gli occhi e vide che dal mantello dello straniero fuoriusciva una lama che la stava puntando. Fece un po' fatica a reagire, non sapeva cosa fare, ma quei secondi finirono per dare a quella persona il tempo per intimidirla a girare in un vicoletto poco dopo. Raggelò e l'unica cosa che fece fu dargli retta e sperare che non le accadesse nulla di male, ma una volta entrati in quella stretta via lui si mise a fischiettare. Non poteva vederlo, era alle sue spalle ma sentì la sua presenza sempre più vicina, fin quando non le fu completamente addosso per puntarle il coltello alla gola. L'uomo si avvicinò al suo orecchio e l'unica cosa che sentì, oltre al suo respiro, fu: «Non avrai il tempo di andare dalla polizia, mia cara»; non ebbe il tempo di reagire che sentì subito un buco in gola, e poi il nulla. Plaga le conficcò la lama nella carne e le trapassò la carotide, il corpo della giovane cadde subito dopo a terra.
Estasiato, assaporò il sangue rimasto sulla lama e si eccitò. Si guardò alle spalle per vedere se passava qualcuno, poi girò il corpo e strappò la camicetta della ragazza, rivelando i suoi seni sodi e prosperosi. Glieli toccò e poi, con un pennarello nero, le scrive la nebbia calerà e l’oscurità ti colpirà, il male si propagherà ed io sono Plaga, colui che uccide nel nome del male stesso
. Le tagliò prima i pantaloni e poi le mutandine per incidere sulla