Il settore produttivo cantieristico italiano negli ultimi anni è stato protagonista di una crescita che, con 6 miliardi di euro (dati presentati a marzo, da Confindustria Nautica all’evento Road to Expo Dubai), lo ha portato a rappresentare oltre il 2‰ del prodotto lordo italiano. E stiamo parlando solo dell’industria nautica propriamente detta. Se poi pensiamo all’indotto che la barca genera in termini di turismo e servizi, la cifra può tranquillamente raddoppiare o triplicare, soprattutto tenendo conto del cosiddetto turismo di alta gamma legato alla nautica e agli yacht più grandi che spesso navigano nelle acque italiane ma non hanno porti e banchine in grado di accoglierli.
E le prospettive di crescita, anche al netto della recente guerra in Ucraina che sta sconvolgendo l’ordine mondiale, si spera rimangano quelle espresse dal responsabile dell’Ufficio Studi di Confindustria Nautica, Stefano Pagani Isnardi, che, in occasione dell’ultimo Salone di Genova, ha affermato che “i grandi cantieri hanno ordini per almeno i prossimi tre anni e l’unica difficoltà che potrà esserci sarà quella di gestire questo quantitativo di ordini in modo da consegnare le barche senza penali, in modo puntuale, con i clienti contenti.” Sarà stato anche effetto del Covid e dell’ossessione dei contagi che ha generato il desiderio di una vacanza più “isolata” e meno “assembrata”, fatto sta che i saloni nautici di Genova e Cannes dello scorso autunno sono stati letteralmente travolti dagli espositori e dai visitatori, dalle presentazioni dei prodotti e dai dibattiti su qualsiasi argomento - anche il più curioso -