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*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Anch'egli amò la sua donna, ma noi come tutti gli altri. Amò troppo castamente, e sacrificò all'ideale più che non sia permesso alla debole natura umana. Fenomeno strano è questo che in un tempo, in cui dal languido romanticismo l'arte e con essa il sentire si avviavano verso il godimento pagano del realismo, strano fenomeno veramente è il vedere questo solitario rifugiarsi nel deserto, con un'immagine sola soavissima nel cuore, meno donna alla fine che luminosa e innocente visione, ch'egli adorò estatico come quel d'Assisi adorò la Vergine sua. |
*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Anch'egli amò la sua donna, ma noi come tutti gli altri. Amò troppo castamente, e sacrificò all'ideale più che non sia permesso alla debole natura umana. Fenomeno strano è questo che in un tempo, in cui dal languido romanticismo l'arte e con essa il sentire si avviavano verso il godimento pagano del realismo, strano fenomeno veramente è il vedere questo solitario rifugiarsi nel deserto, con un'immagine sola soavissima nel cuore, meno donna alla fine che luminosa e innocente visione, ch'egli adorò estatico come quel d'Assisi adorò la Vergine sua. |
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*Alle [[Anima|anime]] generose è poca soltanto una vita. |
*Alle [[Anima|anime]] generose è poca soltanto una vita. |
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*Il [[Ambrogio Bazzero|Bazzero]], d'ingegno facile, senza le noiose distrazioni del bisogno, con un'anima semplice, con tanto medioevo appiccato alle pareti del suo studio, |
*Il [[Ambrogio Bazzero|Bazzero]], d'ingegno facile, senza le noiose distrazioni del bisogno, con un'anima semplice, con tanto medioevo appiccato alle pareti del suo studio, poté meglio di molti altri ricreare quel mondo morto intorno a sé. Né lo ricreava per sola vaghezza d'antiquario, come si disse, ma perché gli pareva che in quel mondo astratto i suoi sottili ideali respirassero meglio che nell'aria grossa della realtà pregna di cose. |
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*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Il pensiero era libero e audace, ma la volontà paurosa. Di questo squilibrio di forze, fra l'occhio che vede e la mano che non osa, egli si querelava spesso con me durante il nostro viaggio di piacere a Firenze e a Venezia, e spesso ne piange anche in questo libro, che è la storia dell'anima sua. |
*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Il pensiero era libero e audace, ma la volontà paurosa. Di questo squilibrio di forze, fra l'occhio che vede e la mano che non osa, egli si querelava spesso con me durante il nostro viaggio di piacere a Firenze e a Venezia, e spesso ne piange anche in questo libro, che è la storia dell'anima sua. |
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*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Non so dire se più dell'arte egli amasse la libera natura. |
*{{NDR|[[Ambrogio Bazzero]]}} Non so dire se più dell'arte egli amasse la libera natura. |
Versione delle 13:41, 6 dic 2009
Emilio De Marchi (1851 – 1901), scrittore italiano.
Demetrio Pianelli
Verso mezzodì Cesarino Pianelli, cassiere aggiunto, vide entrare nell'ufficio il cassiere Martini più pallido del solito, col viso stravolto, con un telegramma in mano.
"Ebbene?", gli domandò, "che notizie mi dà?"
"Bisogna che io parta immediatamente. È moribonda!", rispose il Martini, con un gruppo alla gola che gli mozzò le parole.
Povero diavolo! L'aveva sposata da poco più di un anno e dopo un anno di tribolazioni, e quasi di agonia continua, la poverina moriva consunta a Nervi, dove il medico l'aveva mandata a passare l'inverno.
"Vada, vada, Martini, resto io. Si faccia coraggio, vedrà. La gioventù si aiuta sempre".
"Dovrei avvertire il commendatore, ma la corsa parte alle dodici e quarantacinque e non ho tempo. Gli scriverò appena potrò. Guardi, Pianelli, chiudo in questa cassa i valori principali e lascio a lei la chiave di quest'altra cassa. Vuole che gliene faccia la consegna? Saranno dieci o dodici mila lire in tutto".
"Se lei si fida di me, per conto mio non ho bisogno di consegna", soggiunse il cassiere aggiunto, tutto commosso e premuroso.
"Mi fa una carità. Tenga conto del movimento di cassa e basta".
"Si fidi di me: vada, non perda tempo", disse premurosamente il Pianelli, confrontando il suo orologio con quello elettrico del cortile.
Citazioni
- Il mondo ama più le apparenze che la sostanza, e non c'è nulla che più offenda la gente incapace di bene quanto la vista del bene che fanno gli altri. Non potendo difendersi dal bene che ricevono, gli uomini cercano di non accorgersene o di dimenticare presto, fin che giunge opportuno il momento di vendicarsi con un piccolo trionfo d'ingratitudine.
- L'amore non si accende come un pagliaio, e non c'è nulla che mandi più fumo di un fuoco mal fatto.
- La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.
- La superbia è il cavallo dei ricchi; per la povera gente è fin troppo onore quando va a piedi.
- Non c'è mestiere più bello che fare lo zio d'America.
Giacomo l'idealista
Giacomo Lanzavecchia mi scriveva sui primi di settembre: "Ti ricordo la promessa che mi hai fatta di venir a passare qualche giorno alle Fornaci. Non ebur neque aureum Mea renidet in domo lacunar... Ma c'è sempre la cameretta libera dello zio prete colla bella vista sul Resegone. Seguace dei pitagorici, io non sono cacciatore, ma c'è qui presso il 'Roccolo' di don Andrea, dove sento che quest'anno i tordi si lasciano pigliare volontieri. Se stenterai a pigliar sonno la notte, ti darò a leggere le bozze di stampa d'un certo mio 'Saggio sull'Idealismo dell'avvenire', che ebbe, se non lo sai, l'onore d'un mezzo premio d'incoraggiamento dal R. Istituto Veneto. Ma non spaventarti, caro Edoardo! So fare anche una polenta che non teme contraddizioni... Se discendi sabato sera colla corsa delle sette alla stazione di Cernusco, sarò a prenderti colla grigia e col venerando Blitz, un vecchio cane in cui dev'essere trasmigrata l'anima penitente d'un antico scettico. I miei ti aspettano a cena".
Citazioni
- Il bisogno che fa gli uomini cattivi, fa brutte le donne.
- Il denaro non è l'idea, ma compera i padroni dell'idea.
- Non c'è nulla che meglio si adatti a un'idea confusa quanto una parola che non si capisce.
- Non è mai utile complicare la verità, specialmente quando si ha bisogno di far quattrini.
Incipit di alcune opere
Arabella
Milano, la grande città del fracasso, dopo aver mandato a casa l'ultimo ubbriaco, si sprofondò nel silenzio grave delle piccole ore di notte.
A San Lorenzo sonarono due tocchi languidi, rotti dalla neve, che cadeva a fiocchi larghi.
Il Berretta, buttato l'ultimo pezzo di legno nel caminetto, fregandosi in fretta i ginocchi, brontolò in fondo alla gola:
"Basta, finirà anche questa".
Nella stanza vicina, dove malamente ardeva una candeluccia benedetta, stava nel suo letto distesa la povera signora Ratta, morta, vestita di una logora gonnella di cotone color terra secca, con in capo la più sgangherata delle sue cuffie famose e sulle gambe sottili un paio di calze di filugello bigio.
Il cappello del prete
Il Barone Carlo Coriolano di Santafusca non credeva in Dio e meno ancora credeva nel diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella iettatura.
A vent'anni voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si innamorò delle dottrine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile fascinatore.
Prefazione a Storia di un'anima
- [Ambrogio Bazzero] Anch'egli amò la sua donna, ma noi come tutti gli altri. Amò troppo castamente, e sacrificò all'ideale più che non sia permesso alla debole natura umana. Fenomeno strano è questo che in un tempo, in cui dal languido romanticismo l'arte e con essa il sentire si avviavano verso il godimento pagano del realismo, strano fenomeno veramente è il vedere questo solitario rifugiarsi nel deserto, con un'immagine sola soavissima nel cuore, meno donna alla fine che luminosa e innocente visione, ch'egli adorò estatico come quel d'Assisi adorò la Vergine sua.
- Alle anime generose è poca soltanto una vita.
- Il Bazzero, d'ingegno facile, senza le noiose distrazioni del bisogno, con un'anima semplice, con tanto medioevo appiccato alle pareti del suo studio, poté meglio di molti altri ricreare quel mondo morto intorno a sé. Né lo ricreava per sola vaghezza d'antiquario, come si disse, ma perché gli pareva che in quel mondo astratto i suoi sottili ideali respirassero meglio che nell'aria grossa della realtà pregna di cose.
- [Ambrogio Bazzero] Il pensiero era libero e audace, ma la volontà paurosa. Di questo squilibrio di forze, fra l'occhio che vede e la mano che non osa, egli si querelava spesso con me durante il nostro viaggio di piacere a Firenze e a Venezia, e spesso ne piange anche in questo libro, che è la storia dell'anima sua.
- [Ambrogio Bazzero] Non so dire se più dell'arte egli amasse la libera natura.
Bibliografia
- Ambrogio Bazzero, Storia di un'anima, prefazione di Emilio De Marchi, Fratelli Treves Editori, Milano 1885.
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