Ugo Brusati
Ugo Brusati | |
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Ugo Brusati fotografato da Mario Nunes Vais | |
Senatore del Regno d'Italia | |
Legislatura | XIII |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Professione | Militare di carriera (Esercito) |
Ugo Brusati | |
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Nascita | Monza, 25 giugno 1847 |
Morte | Roma, 4 novembre 1936 |
Etnia | italiana |
Religione | Cattolicesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Anni di servizio | 1866 - 1917 |
Grado | Generale d'armata |
Guerre | Guerra di Abissinia Prima guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia di Adua |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Torino |
Pubblicazioni | vedi qui |
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Ugo Pio Enrico Natale Brusati (Monza, 25 giugno 1847 – Roma, 4 novembre 1936) è stato un generale italiano.
Ufficiale di Stato maggiore partecipò alla guerra di Abissinia distinguendosi durante la battaglia di Adua. Il 2 giugno 1902 assunse la carica di Primo aiutante di campo generale di S.M il Re Vittorio Emanuele III, mantenendola fino al 23 ottobre 1917 quando fu fatto esonerare dal generale Luigi Cadorna.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Monza il 25 giugno 1847, figlio primogenito di Giuseppe e di Teresa Aman, in una famiglia animata da forte spirito patriottico. Deciso ad intraprendere la carriera militare frequentò il Collegio militare di Firenze per entrare, il 2 giugno 1864 nell'Accademia militare di Torino. Nel 1866, all'epoca della Terza guerra di indipendenza italiana, ottenne la nomina a sottotenente. Rivelatosi ben presto un ottimo ufficiale di stato maggiore, dal 1870 frequentò la Scuola di guerra di Torino, di cui in seguito[1] divenne professore. Tra il 20 dicembre 1887 ed il 10 marzo 1891 ricoprì l'incarico di addetto militare presso l'Ambasciata italiana di Vienna.[2] Promosso al grado di colonnello il 23 agosto 1891, assunse il comandò il 71º Reggimento di fanteria. Durante il servizio effettuato redasse alcune opere letterarie di carattere militare, destinate all'uso degli Ufficiali di Stato Maggiore.
Nel corso del 1895, mentre espletava l'incarico di Capo di stato maggiore dell'XI Corpo d'armata, venne destinato al corpo di spedizione che, sotto la guida del generale Oreste Baratieri,[3] doveva affrontare la guerra con l'Abissinia. Sbarcato a Massaua il 2 gennaio 1896, gli venne affidato il comando del 2º Reggimento fanteria d'Africa,[4] inquadrato nella I Brigata al comando del generale Giuseppe Arimondi.[5] Appena preso servizio riportò subito un'impressione molto negativa dell'ambiente coloniale, che gli parve dominato dall'arrivismo e da una colpevole sottovalutazione delle forze nemiche. I suoi timori ebbero conferma durante la battaglia di Adua,[3] avvenuta il 1º marzo 1896.[3] Il reggimento al suo comando venne impegnato in combattimento su un terreno sconosciuto[6] e del tutto sfavorevole,[6] contro un nemico superiore di numero,[7] andando praticamente distrutto. Egli fu uno dei pochi ufficiali superstiti della battaglia, scampando alla morte grazie alla sua energia. Per il suo comportamento durante la battaglia fu decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Ritornato in Italia, il 1º marzo 1897,[8] ad un anno esatto dalla battaglia, tenne a Torino una conferenza, dal titolo Impressioni e ricordi d'Africa, in cui parlò delle cause della sconfitta con estrema franchezza.[8] Il 29 agosto dello stesso anno fu promosso al rango di maggior generale e nominato comandante della Brigata "Friuli". L'anno successivo, assunse l'incarico di primo aiutante di campo del principe ereditario, S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia Principe di Napoli. Alla morte del re Umberto I, continuò a servire il suo successore, Vittorio Emanuele III, come aiutante di campo generale effettivo.[9] Il 2 giugno 1902 assunse la carica di primo aiutante di campo generale del Re.[10] Tale carica era estremamente importante in quanto all'epoca il sovrano aveva ancora una diretta ingerenza nella vita quotidiana del Regio Esercito e della Regia Marina, specialmente nelle promozioni ai più alti gradi militari. La delicatezza di questo incarico era evidente, ed egli mantenne sempre un innato riserbo, oltre che una stretta riservatezza, su come Sua Maesta trattasse i problemi che di volta in volta gli venivano sottoposti.[11] Il 17 marzo 1912 ricevette la nomina a Senatore del Regno,[12] giurando il 27 dello stesso mese. Il 25 maggio dello stesso anno fu elevato al rango di tenente generale.
L'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, rese la sua posizione più importante, ma anche estremamente delicata, in quanto il fratello Roberto era il comandante della 1ª Armata (Regio Esercito) impegnata sul fronte trentino. Il successivo "siluramento" del fratello[13] da parte del generale Luigi Cadorna, comandante supremo dell'esercito, avvenuto l'8 maggio 1916[14] e la successiva campagna di stampa contro di esso segnarono l'inizio delle sue disavventure. Durante lo svolgimento della guerra seguì sempre il re in ogni ispezione alle linee o ai reparti. Un altro degli aiutanti del re, il tenente colonnello Luciano degli Azzoni Avogadro lo descrisse come Persona intelligente, attivissima, attaccato cordialmente al Re, di forme cortesi con tutti.[15] Il 23 ottobre 1917, alla vigilia dell'Offensiva di Caporetto,[16] il generale Cadorna lo fece allontanare dall'incarico fino ad allora ricoperto. Egli infatti attribuì il fatto all'inimicizia del Cadorna per avere chiesto subito spiegazioni sulla destituzione del fratello.[13] La motivazione ufficiale addotta fu il raggiungimento dei limiti di età,[16] ma essa non era stata fatta valere per molti altri generali poi destituiti.[17] Si rinchiuse nel più assoluto silenzio, ma mantenne una fitta corrispondenza con suo fratello, fatto che testimonia quanto ciò gli costasse. Seguì dapprima con sdegno, e poi con malinconia, le successive vicende dell'Italia durante la prima guerra mondiale. Si batté sempre per la completa riabilitazione del fratello, avvenuta nel 1919.[18] Con l'avvento del fascismo, nel 1925 fu promosso generale d'armata in posizione ausiliaria per venire subito collocato a riposo per anzianità. È da ricordare che durante la guerra sua moglie, la contessa Bice Pedotti, fu sospettata[19] dall'Ufficio Riservato del Ministero dell'Interno di spionaggio a favore del nemico prima e dopo la dichiarazione di guerra, senza che fosse mai emersa la benché minima prova a sostegno.[20]
Durante la sua attività di senatore svolse per due volte l'incarico di Questore,[21] fu Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Contravvenzioni per porto d'arma", Membro della Commissione di contabilità interna[22] e Presidente della Commissione di contabilità interna.[23] Il 30 dicembre 1933 fu nominato Ministro di Stato. Si spense a Roma il 4 novembre 1936.[24]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Breve studio sull'ordinamento dello Stato Maggiore, Roma, 1879.
- Ordinamento dell'esercito germanico, austriaco, francese e italiano, Torino, 1883.
- Ordinamento dell'esercito svizzero, Roma, 1885.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il 20 maggio 1878.
- ^ Vento 2010, p. 58.
- ^ a b c Montanari 1996, p. 4.
- ^ Montanari 1996, p. 5.
- ^ Montanari 1996, p. 7.
- ^ a b Montanari 1996, p. 10.
- ^ Montanari 1996, p. 8 ,una forza stimata in 80.000 uomini più altri 25.000 di riserva.
- ^ a b Rochat 1979, pp. 57-59.
- ^ Ricevette tale nomina il 30 luglio 1900
- ^ Mantenne tale incarico fino all'ottobre 1917.
- ^ Questi fattori fecero sì che la sua attività passasse inosservata sia ai contemporanei che agli studiosi.
- ^ Relatore della proposta, convalidata il 22 marzo 1912, fu il generale Fiorenzo Bava Beccaris
- ^ a b Thompson 2010, p. 177.
- ^ Otto giorni prima dell'offensiva austro-ungarica nota come Strafexpedition, scatenata per volere del feldmaresciallo Franz Conrad von Hötzendorf.
- ^ degli Azzoni Avogadro 2011, p. 188.
- ^ a b Frassati 1979, p. 183.
- ^ Secondo un articolo preventivamente censurato del quotidiano "La Stampa" la sua destituzione fu voluta da Cadorna in quanto Brusati aveva previsto l'offensiva di Caporetto, e richiedeva incessantemente l'invio di artiglieria per poterla fronteggiare.
- ^ Frassati 1979, p. 506.
- ^ Come molte altre personalità dell'epoca.
- ^ Vento 2010, p. 132.
- ^ Tra il 10 dicembre 1926 e il 21 gennaio 1929, e tra il 30 aprile 1929 e il 19 gennaio 1934.
- ^ Incarico ricoperto tra il 30 marzo e il 28 maggio 1935.
- ^ Tra il 28 maggio 1935 e il 4 novembre 1936, data della sua morte.
- ^ Per sua espressa volontà non vi fu alcuna commemorazione in Senato, dove era entrato nel 1912.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonello Folco Biagini, L'Italia e le guerre balcaniche, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2012, ISBN 88-6134-838-6.
- Giovanni Boine, Amici della «Voce» - Vari (1904-1917), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1979, ISBN 88-8498-753-9.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Luciano degli Azzoni Avogadro, Gherardo degli Azzoni Avogadro Malvasia, L'amico del re. Il diario di guerra inedito di Francesco degli Azzoni Avogadro, aiutante di campo del Re Vol.2 (1916), Udine, Gaspari editore, 2011, ISBN 88-7541-234-0.
- Paolo Ferrari, Alessandro Massignani, Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali, Milano, Franco Angeli s.r.l., 2010, ISBN 88-568-2191-5.
- Luciana Frassati, Un uomo, un giornale: Alfredo Frassati, vol. II, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1979, ISBN 88-8498-753-9.
- Paolo Gaspari, Le bugie di Caporetto, Udine, Gaspari Editore, 2011, ISBN 88-7541-179-4.
- Giorgio Rochat, Il colonialismo italiano, Torino, Loescher, 1973.
- Luigi Segato, L’Italia nella guerra mondiale. Vol. 1, Milano, Fratelli Vallardi editori, 1935.
- Mark Thompson, La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2009, ISBN 88-6576-008-7.
- Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite: storia dei servizi segreti italiani .dal Risorgimento alla Guerra Fredda, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2010, ISBN 88-428-1604-3.
- I generali italiani della Grande guerra, atlante biografico A-B, Collezione La Nuova Storia militare, Udine, Gaspari Editore, 2011, ISBN 8875412154.
Periodici
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Montanari, Adua 1896, in Storia Militare, n.32, Parma, Ermanno Albertelli Editore, maggio 1996, pp. 4-10, ISSN 1122-5289.
- Sergio Pelagalli, Esoneri dal comando nella Grande Guerra, in Storia Militare, n.215, Parma, Ermanno Albertelli Editore, agosto 2011, pp. 17-23, ISSN 1122-5289.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ugo Brusati
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Amedeo Tosti, BRUSATI, Ugo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- BRUSATI, Ugo, in Enciclopedia Italiana, I Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938.
- Rochat, BRUSATI, Ugo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 14, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.
- BRUSATI Ugo, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
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