Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Ermitage

Coordinate: 59°56′26″N 30°18′49″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Museo dell'Ermitage)
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Ermitage (disambigua) o Hermitage (disambigua).
Museo dell'Ermitage
Ubicazione
StatoRussia (bandiera) Russia
LocalitàSan Pietroburgo
Indirizzolungoneva del Palazzo, 34
Coordinate59°56′26″N 30°18′49″E
Caratteristiche
Tipopittura, scultura
Istituzione1764
FondatoriCaterina II di Russia
Apertura1764
DirettoreMichail Borisovič Piotrovskij
Visitatori2 898 562 (2013)[1]
Sito web

Il Museo statale Ermitage (in russo Госуда́рственный Музе́й Эрмита́ж?, Gosudarstvennyj Muzej Ėrmitaž), noto anche come l'Ermitage o l'Hermitage, è un museo d'arte di San Pietroburgo situato sul lungoneva del Palazzo che ospita una delle più importanti collezioni d'arte del mondo; l'edificio in origine faceva parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov, fino al 1917, anno dell'inizio della Rivoluzione di febbraio. È uno dei musei d'arte più visitati al mondo.

Il museo espone opere di numerosissimi autori, fra i quali Caravaggio, Paul Cézanne, Giambattista Pittoni, Leonardo da Vinci, Raffaello, Antonio Canova, Francesco Casanova, Jacques-Louis David, Edgar Degas, Paul Gauguin, Fra Filippo Lippi, Henri Matisse, Claude Monet, Pablo Picasso, Pierre-Auguste Renoir, Rembrandt, Vincenzo Petrocelli, Peter Paul Rubens, Tiziano Vecellio, Vincent van Gogh, Jacob van Ruisdael, Diego Velázquez, Paolo Pagani.

Con il nome di Ermitage si indica il complesso architettonico che comprende vari edifici costruiti tra il XVIII e il XIX secolo:

Il complesso di edifici visto dal fiume Neva. Da sinistra a destra: il Teatro dell'Ermitage, il Grande Ermitage, il Piccolo Ermitage, il Palazzo d'Inverno.

Il Palazzo d'Inverno era nato come residenza imperiale. Eretto per la zarina Elisabetta di Russia, fu completato solo dopo la sua morte. Fu Caterina la Grande la vera ideatrice del museo. Accanto al Palazzo d'Inverno, per sfuggire al trambusto di corte, nel 1764 la zarina volle farsi costruire un piccolo rifugio e gli diede il nome vezzoso di Petit Ermitage (dall'antico francese hermit, dal latino eremita, dal greco eremites).

Nel piccolo Ermitage, Caterina si appartava volentieri circondandosi di opere d'arte che andava acquistando sui mercati europei; nelle stanze in origine venivano ammessi solo pochi privilegiati. Successivamente, la collezione crebbe a dismisura e fu necessario costruire altri edifici per poterla ospitare; di qui, il nome Ermitage andò ad indicare l'intero complesso dei cinque edifici prima elencati.

Oggi il museo dell'Ermitage si estende ben oltre questi cinque edifici, occupando anche una parte del Palazzo dello Stato Maggiore, sempre sulla Piazza del Palazzo, il Palazzo Menshikov, il Museo della Porcellana presso la Manifattura Imperiale di Porcellana, l'esposizione permanente presso la reggia di Strelna, il deposito di Staraja Derevnia, che prende il nome dalla stazione della metropolitana.

Esistono inoltre sedi in altre città, sia in Russia, Kazan' e Vyborg, sia all'estero, a Las Vegas, Amsterdam, a Londra e a Venezia. Quest'ultima sede fa parte del progetto denominato Ermitage Italia[2] che ha portato all'apertura nella città di Venezia di un centro di ricerca e studio finalizzato alla catalogazione delle opere italiane dell'Ermitage.

Il Palazzo d'Inverno con la Colonna di Alessandro

Il Palazzo d'Inverno, progettato in stile barocco dall'architetto Bartolomeo Rastrelli, venne completato nel 1762. Rastrelli, giunto in Russia con suo padre nel 1716 al servizio di Pietro il Grande, fu nominato architetto di corte nel 1738 e il suo stile ricco e sontuoso divenne molto popolare grazie soprattutto alla zarina Elisabetta. Rastrelli volle ritirarsi nel 1763, quando questa morì e salì al trono Caterina la Grande, che allo sfarzo preferiva la semplicità dello stile neoclassico. L'opera di Rastrelli è rimasta pressoché immutata all'esterno, mentre gli interni furono più volte modificati nel 1806 da Giuseppe Lucchini sotto le direttive di Giacomo Quarenghi e completamente ricostruiti nel 1837, quando il Palazzo venne semidistrutto a causa di un devastante incendio. Nel 1852, dopo alcuni ampliamenti, l'Ermitage divenne il primo museo pubblico della città, anche se l'accesso era limitato ad una cerchia di utenti definiti "rispettabili" (usanza che decadde dopo la Rivoluzione).

Il museo contiene più di tre milioni di opere, ma gli spazi consentono l'esposizione di "soli" sessantamila pezzi. La monumentale espansione della collezione è dovuta all'apporto di Caterina la Grande, sovrana amante e patrocinante dell'arte. Consigliata da Diderot e da altri illustri esperti europei, la zarina acquistò più di 2000 dipinti. Altri sovrani arricchirono la collezione con donazioni e acquisti.

Dopo la Rivoluzione, il governo sovietico, per ottenere valuta preziosa, prese la decisione di vendere nel 1928-1932 alcuni pezzi a collezionisti pubblici e privati stranieri, alcune delle quali andarono poi ad arricchire i musei di New York, Washington e Lisbona.

Oltre alle opere d'arte, il museo ospita interessanti sezioni dedicate alle antichità egizie, greche e romane, agli argenti russi, all'arte sasanide e all'arte degli Sciti.

Inoltre il museo ospita alcune opere di Pietro Bracci autore di molte sculture romane come il Nettuno della Fontana di Trevi e il monumento di papa Benedetto XIV nella Basilica di San Pietro.

Le opere maggiori

[modifica | modifica wikitesto]

Scuola italiana

[modifica | modifica wikitesto]
Beato Angelico, Madonna col Bambino tra i santi Domenico e Tommaso d'Aquino, 1435
Beato Angelico
Giovanni Antonio Boltraffio
Caravaggio
Annibale Carracci
Cima da Conegliano
Correggio
Giorgione
Giulio Romano
Madonna Litta di Giovanni Antonio Boltraffio, 1490 circa
Leonardo da Vinci
Lorenzo Lotto
Fra Filippo Lippi
Michelangelo
Perugino
Ritratto di Nikolay Borisovich Yusupov di Vincenzo Petrocelli, 1851
Guido Reni
Vincenzo Petrocelli
Giambattista Pittoni
Pontormo
Rosso Fiorentino
Raffaello
Tiziano Vecellio
Carlo Dolci
  • Opere giovanili, 1650 circa

Scuola francese

[modifica | modifica wikitesto]
Paul Cézanne, Fumatore di pipa
Paul Cézanne
Jacques-Louis David
Edgar Degas
Henri Matisse
Claude Monet
Pierre-Auguste Renoir
Henri Rousseau

Scuola spagnola

[modifica | modifica wikitesto]
Bartolomé Esteban Murillo
Pablo Picasso
Diego Velázquez

Scuola fiamminga e olandese

[modifica | modifica wikitesto]
Vincent van Gogh, Spettatori nell'arena
Rembrandt Harmenszoon Van Rijn
Peter Paul Rubens
Vincent Van Gogh
Jacob Van Ruisdael

I gatti dell'Ermitage

[modifica | modifica wikitesto]
Uno dei gatti dell'Ermitage

All'interno del museo è presente anche un gruppo di gatti noti appunto come "gatti dell'Ermitage" (in russo Эрмитажные коты?). La loro storia ha origine quando Pietro il Grande si portò dai Paesi Bassi un gatto, pare di nome Basilio,[3] e lo fece vivere con sé nel Palazzo di legno.[4] Pietro emise un decreto che ordinava che i gatti fossero tenuti nei fienili per proteggere le persone dai topi e dai ratti[5].

Nel XVIII secolo, nell'allora Palazzo d'Inverno, vi era una forte presenza di topi e ratti che provocarono diversi danni all'edificio.[6] Nel 1745 l'imperatrice Elisabetta ordinò che un certo numero di gatti fosse introdotto nel palazzo per dare la caccia ai roditori.[7]

Il museo ha un'addetta stampa dedicata loro,[6] e tre persone che fungono da loro custodi.[8] I gatti vivono nel seminterrato ma si fanno vedere anche sul terrapieno e sulla piazza durante l'estate; in passato giravano anche per tutte le gallerie.[9]

Secondo quanto dichiarato da Maria Khaltunen, che dirige il programma dei gatti del museo, nel maggio 2013 il numero di gatti presenti era di 74 unità di entrambi i sessi.[8] Esistono cucine apposite per preparare il loro cibo e anche un piccolo ospedale.[8]

Direttori dell'Ermitage

[modifica | modifica wikitesto]
Foto Direttore Carica
Inizio Termine
Fino al 1863 il museo era sotto il controllo personale dell'Imperatore.
1 Stepan Gedeonov
(1816-1878)
1863 1878
2 Aleksandr Alekseevič Vasil'čikov
(1832-1890)
1879 1888
3 Sergej Nikitič Trubeckoj
(1829-1899)
1888 1899
4 Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij
(1835-1909)
1899 1909
5 Dmitrij Tolstoj
(1860-1941)
1909 1918
6 Sergej Nikolaevič Trojnickij
(1882-1948)
1918 1927
7 Oskar Ferdinandovič Val'dgauėr
(1883 -1935)
1927 Febbraio 1928
8 German Vladimirovič Lazaris
(1884-1937)
Febbraio 1928 Novembre 1928
9 Pavel Ivanovič Klark
(1863-1940)
Dicembre 1928 Agosto 1929
10 Vladimir Ivanovič Zabrežnev
(1877-1939)
Marzo 1929 Marzo 1930
11 Leonid Leonidovič Obolenskij
(1873-1930)
1930
12 Boris Legran
(1884-1936)
1931 1934
13 Iosif Orbeli
(1887-1961)
1934 1951
14 Michail Illarionovič Artamonov
(1898-1972)
1951 1964
15 Boris Piotrovskij
(1908-1990)
1964 1990
16 Vitalij Suslov
(1924-2003)
1990 1992
17 Michail Piotrovskij
(1944-)
1992 In carica

Il servizio volontari

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Servizio volontari del museo statale Ermitage.
  1. ^ http://www.museus.gov.br/wp-content/uploads/2014/04/TheArtNewspaper2013_ranking.pdf
  2. ^ La notizia sul sito dell'Ermitage, su hermitagemuseum.com. URL consultato il 4 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2007).
  3. ^ Эрмитажные домовые оставили 1600 записей в «Книге учёта музейных котов», su regnum.ru, ИА REGNUM, 7 aprile 2013. URL consultato il 22 aprile 2015.
  4. ^ В Петербурге отмечают День эрмитажного кота, su 5-tv.ru, 5-й канал, 21 aprile 2012. URL consultato il 24 aprile 2015.
  5. ^ B. Наумов, Повседневная жизнь Петра Великого и его сподвижников, 2010, p. 480, ISBN 978-5-235-03374-0.
  6. ^ a b (EN) James Rodgers, Hermitage palace is cat's whiskers, in BBC, 5 ottobre 2007. URL consultato il 2 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2015).
  7. ^ (EN) Sally McGrane, Russia's Museum Cats, in The New Yorker (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2015).
  8. ^ a b c (EN) Teresa Levonian Cole, St Petersburg: the cats of the Hermitage, in The Telegraph, 23 maggio 2013. URL consultato il 2 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2015).
  9. ^ Cat "Army" Guards Treasures, su news.nationalgeographic.com, National Geographic, 12 giugno 2009. URL consultato il 2 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2015).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN128956287 · ISNI (EN0000 0004 1800 742X · BAV 494/13718 · LCCN (ENn79100241 · GND (DE2124053-X · BNE (ESXX122426 (data) · BNF (FRcb118705355 (data) · J9U (ENHE987007260972005171 · NDL (ENJA00278442