Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Guerra civile siriana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Guerra civile siriana
parte della primavera araba e dell'inverno arabo
Situazione militare al novembre 2023:


     Forze governative


     Coalizione d'opposizione (con truppe della Turchia)


     Coalizione d'opposizione (con truppe degli Stati Uniti)


     Rojava (SDF)


     ISIS


     Tahrir al-Sham (HTS, precedentemente Fronte al-Nusra)


Vedi anche mappe dettagliate di Daraa, Damasco, Aleppo, Deir el-Zor, Hasaka, Qamishli
Data15 marzo 2011in corso
(13 anni e 253 giorni)
LuogoSiria, con sconfinamenti in Libano, Turchia e Giordania; collegata alla guerra civile in Iraq
EsitoConflitto in corso
Schieramenti
Siria (bandiera) Siria Siria (bandiera) Miliziani filogovernativi
Hezbollah[6]
...e altri
Supporto da:
Iran (bandiera) Iran[7]
Russia (bandiera) Russia (dal 2015)[8]
Cina (bandiera) Cina[9]
Corea del Nord (bandiera) Corea del Nord[10]
Egitto (bandiera) Egitto
Iraq (bandiera) Iraq (2017–2019)
Coalizione Nazionale Siriana

Miliziani antigovernativi
...e altri
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia (dal 2016)
Qatar (bandiera) Qatar[8]
Libia (bandiera) Libia (dal 2012)[11][12]
Israele (bandiera) Israele[13]
Regno Unito (bandiera) Regno Unito (2011–2018)[14]
Francia (bandiera) Francia (2011–2018)[15]
Stati Uniti (2011–2017)[16][17]
Canada (2012–2018)[18]
Germania (bandiera) Germania (2012–2018)[19]
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (2012–2017)
Giordania (bandiera) Giordania (2012–2017)[20]
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti (2012–2016)[21]
Bahrein (bandiera) Bahrein (2012–2016)
Egitto (bandiera) Egitto (2012–2013)
Paesi Bassi (2014–2018)
Norvegia (bandiera) Norvegia (2016–2018)


Governo della Salvezza

Al Qaida[22][23]
Fronte al-Nusra (2012–2016)
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia (2012–2017)
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (2012–2017)
Qatar (bandiera) Qatar (2012–2017)


Fronte Islamico
Ahrar al-Sham[24]
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia
Qatar (bandiera) Qatar
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita


Stato Islamico (dal 2013)[25]
Al Qaida (2013–2014)
Supporto da:
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita
Contestato il supporto da parte di altri stati sunniti (supporto indiretto da parte degli USA) prima e durante gli scontri tra il gruppo e le altre formazioni ribelli.[26][27][28]
Rojava (dal 2012)
Forze Democratiche Siriane
Unità di Protezione Popolare
Brigata Internazionale di Liberazione
...e altri
Supporto da:
Stati Uniti (dal 2014)
Russia (bandiera) Russia (dal 2015)
Francia (bandiera) Francia (dal 2016)
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti[1]
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (dal 2018)[2]
Iraq (bandiera) Iraq (fino al 2018)[3]
Governo Regionale del Kurdistan[4]
Partito dei Lavoratori del Kurdistan[5]
Unione Patriottica del Kurdistan (dal 2013)
Partito Democratico del Kurdistan (2013–2015)
CJTF – OIR
Comandanti
Siria (bandiera) Bashar al-Assad
Siria (bandiera) Maher al-Assad
Siria (bandiera) Ali Abd Allah Ayyub
Siria (bandiera) Fahd Jāsim al-Furayj
Siria (bandiera) Dāwūd Rājiḥa
Siria (bandiera) Muḥammad Ibrāhīm al-Shaʿār
Siria (bandiera) Walīd al-Muʿallim
Siria (bandiera) Issam Hallaq
Siria (bandiera) Suheil al-Hassan
Siria (bandiera) Issam Zahreddine
Siria (bandiera) Rafiq Shahadah
Iran (bandiera) Ali Khamenei
Iran (bandiera) Qasem Soleimani[30]
Russia (bandiera) Vladimir Putin
Hassan Nasrallah
Abdel al-Ilah al-Bachir[31]
Salim Idris
Riyāḍ al-Asʿad
Muṣṭafā Aḥmad al-Shaykh
Jamal Maarouf
Hadi al-Bahra
Ahmad Jarba
George Sabra
Muʿādh al-Khaṭīb
Turchia (bandiera) Recep Tayyip Erdoğan
Turchia (bandiera) Zekai Aksakallı
Turchia (bandiera) İsmail Metin Temel

Abu Muhammad al-Jawlani[32]
ʿAbd al-Qādir Ṣāliḥ[33]


Aḥmad Abū ʿĪsā[34]


Abū Bakr al-Baghdādī
Abu Omar al-Shishani
Abu Ibrahim al-Qurayshi
Abu al Hasan al Hashimi al Qurashi
Abu al-Hussein al-Husseini al-Qurashi
Abu Hafs al-Hashimi al-Quraishi
Salih Muslim Muhammad
Îlham Ehmed
Riad Darar
Nubar Ozanyan
Stephen J. Townsend[29]
Effettivi
Forze armate siriane:
200.000 soldati (2011)[37]
178.000 soldati (2013)[38]
Forza Nazionale di Difesa: 80.000
Shabiha: 10.000[39]
Jaysh al-Sha'bi: 50.000[40]
Brigata al-ʿAbbās: 10.000[41]

Hezbollah: 5.000[42][43]

Milizie sciite iraniane: 10.000[44]
Milizie irachene: 4.000 - 5.000[43]
Esercito Siriano Libero: 90.000 - 100.000[45]
Fronte Islamico: 45.000[46]
Fronte Al-Nusra (Tahrir Al-Sham): 16.000[47][48]
Combattenti non siriani: 5.000[49] - 20.000 (2014)[50]

Stato Islamico:
8.500[51] (2013) - 50.000[52]
Forze Democratiche Siriane (curdo-arabe): 57.000 – 80.000[35][36]
YPG: 36.000
YPJ: 23.000
Perdite
59.006 soldati delle forze armate
41.564 paramilitari della Forza Nazionale di Difesa e altre milizie affiliate al governo
1.321 Hezbollah
5.163 altri miliziani non siriani
28 militari russi uccisi
(fonte SOHR, settembre 2016)[55]
52.359 ribelli siriani uccisi

52.031 combattenti stranieri (in gran parte membri di ISIS e al-Nusra) uccisi (fonte SOHR, settembre 2016)[55]
11.000 combattenti SDF uccisi, 21.000 feriti (marzo 2019)[53][54]
250.000 morti totali (marzo 2011- agosto 2015, fonte ONU)[56]
570.000+ morti totali, 2.800.000 feriti e mutilati[57][58]
~ 12.000.000 sfollati totali, di cui oltre 6.000.000 rifugiati all'estero[59][60][61].

Danni economici per circa 400 miliardi di dollari, equivalenti a una recessione di almeno 30 anni.[62][63]
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La guerra civile siriana (in arabo الحرب الأهلية السورية?, al-Ḥarb al-ahliyya al-sūriyya) o rivoluzione siriana (in arabo الثورة السورية?, al-thawra al-sūriyya) ha avuto inizio nel 2011 in Siria, vedendo contrapposti vari gruppi armati: all'inizio le forze a sostegno del governo e quelle di opposizione al governo (ESL), in seguito altri, fra cui l'YPG e l'ISIS. A supporto delle forze governative si sono schierati Hezbollah, l'Iran e la Russia, intervenendo direttamente nel conflitto. Con l'intervento contro l'ISIS è stato dato supporto militare alle milizie settarie sciite dell'Iran provenienti dall'Iraq e all'YPG (affiliato al PKK); vi è stata inoltre un'invasione turca al nord.

Il 15 marzo 2011 sono iniziate le manifestazioni pubbliche e pacifiche in tutto il paese contro il governo, parte del contesto più ampio della primavera araba.[64]

Gli organi dirigenti del Partito Ba'th e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo che è tuttavia minoritaria in Siria. L'Iran sciita, con i suoi alleati, è dunque intervenuto a protezione del governo siriano: combattenti iraniani sono presenti a fianco delle forze armate siriane per mantenere al potere il governo di stampo sciita.[65][66][67] Il fronte governativo è inoltre sostenuto da combattenti sciiti provenienti da altri paesi, fra cui l'Iraq e l'Afghanistan.[68][69] Il fronte dei ribelli è stato supportato dall'Arabia Saudita, con l'obiettivo di contrastare la presenza sciita in Medio Oriente. La Turchia, invece, sfruttando la sua influenza sui ribelli siriani, ha fatto spostare combattenti nelle regioni di suo interesse.[70][71][72]

In ambito ONU si è verificata una spaccatura tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che hanno espresso sostegno ai ribelli,[73] e Cina e Russia, che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico sia in quello militare.[74][75]

Le organizzazioni internazionali hanno accusato le forze governative e i miliziani Shabiha di usare i civili come scudi umani, di puntare intenzionalmente le armi su di loro, di adottare la tattica della terra bruciata e di eseguire omicidi di massa; i ribelli antigovernativi sono stati accusati di violazioni dei diritti umani tra cui torture, sequestri, detenzioni illecite ed esecuzioni di soldati e civili.[76][77]

L'accezione "guerra civile" per descrivere il conflitto in atto è stata usata il 15 luglio 2012 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, che ha definito la crisi siriana un «conflitto armato non internazionale».[78]

Governo di Assad

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Bashar al-Assad e Storia della Siria.

Il partito Ba'th, di ispirazione laica e inizialmente legato al socialismo arabo e al panarabismo, fin dalla sua fondazione negli anni 1940 evidenziò la sua caratteristica interconfessionale essendo i suoi tre ideatori un cristiano, un alawita e un sunnita. Il Ba'th in Siria assunse un ruolo di primo piano a seguito del disfacimento della Repubblica Araba Unita (RAU) nel 1961 e il successivo caos politico: una serie di colpi di stato militari, durante i quali, nel 1962, venne introdotto lo stato di emergenza che di fatto sospendeva la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini, definì la nuova classe dirigente siriana. L'8 marzo 1963 un nuovo colpo di Stato portò al governo il partito attraverso un "Comando Rivoluzionario del Consiglio Nazionale", composto di ufficiali dell'esercito e funzionari civili. Hafiz al-Assad ebbe l'opportunità di esercitare una grossa pressione sul governo nel 1966, quando un nuovo golpe permise al Partito Baʿth di eliminare tutti gli altri partiti politici e a Hafiz di diventare ministro della Difesa.

A seguito dell'indebolimento del governo dopo la guerra dei sei giorni con Israele e dei dissidi interni al partito, il 13 novembre 1970 Ḥāfiẓ al-Asad conquistò la guida del partito e la presidenza della repubblica. La Siria visse un periodo di stabilità con un sistema di governo monopartitico e repressivo; Asad, in maniera simile agli altri leader arabi, sviluppò anche un forte culto della personalità. La stabilità della nazione, garantita anche dall'appoggio dell'Unione Sovietica, permise importanti riforme infrastrutturali, mentre la laicità garantita dal partito garantì una forte tutela alle numerose minoranze religiose presenti in Siria; la minoranza alawita di cui Assad faceva parte ricevette però i vantaggi maggiori, garantendosi i posti più importanti nell'amministrazione pubblica e nei gradi delle forze armate. Nel 1982 Ḥāfiẓ al-Asad dovette affrontare una grave insurrezione di matrice islamica, guidata dalla locale branca dei Fratelli Musulmani che portò all'assedio della città di Hama e alla dura repressione degli insorti per mezzo dell'esercito e dell'aviazione: la stima dei morti varia, da una cifra minima del New York Times di almeno 10.000 cittadini siriani uccisi[79], ai 40.000 stimati dal Comitato siriano per i diritti umani[80], di cui 1000 soldati.

Gli anni 1990 portarono a un avvicinamento della Siria all'Occidente, a seguito del sostegno all'operazione Desert Storm contro l'Iraq di Saddam Hussein e al tentativo di siglare un accordo di pace con Israele. Nel 1999, alla notizia da parte di Assad della designazione come successore alla presidenza del figlio Baššār al-Asad, scoppiarono delle violente proteste a Lattakia tra la polizia e i seguaci di Rifa'at al-Assad, fratello di Ḥāfiẓ che sperava di succedergli alla presidenza. Ḥāfiẓ al-Asad, gravemente malato di cuore, morì un anno dopo, il 10 giugno 2000, e come programmato gli succedette Baššār al-Asad, anche grazie a un rapido emendamento costituzionale che permise di abbassare da 40 a 34 anni l'età minima per essere eletti presidente. Baššār fu eletto con il 99,7% dei voti.

Il nuovo presidente si trovò ad affrontare tra le prime questioni politiche quella dell'indipendentismo curdo: nel 2004 scoppiarono una serie di rivolte nel nord della Siria, la più grave delle quali nella cittadina di Kamichlié, quando durante una partita di calcio alcune persone cominciano a sventolare bandiere curde; la violenta reazione della polizia causò almeno 30 morti e la protesta dilagò in molti altri centri sfociando in scontri anche con la comunità araba. Baššār non modificò la rigida struttura di controllo della popolazione, la censura della stampa libera e continuò a non permettere la formazione di partiti politici di opposizione. Inoltre si incrinarono i rapporti con l'Occidente a seguito dell'appoggio a Saddam Hussein durante la guerra in Iraq del 2003, dell'appoggio a movimenti considerati organizzazioni terroristiche secondo l'Unione europea come Hezbollah e Hamas e del coinvolgimento nell'assassinio dell'ex-Primo Ministro libanese Rafiq Hariri.

Lo stesso argomento in dettaglio: Siria § Società.

La popolazione totale a luglio 2018 è stata stimata in 19.454.263 persone; gli arabi sono circa il 75%, i curdi il 10% mentre le altre etnie, tra cui circassi, assiri, turcomanni e armeni, rappresentano il restante 15%. Per quanto riguarda le religioni, i musulmani sono circa l'87% (in prevalenza sunniti che rappresentano il 74% della popolazione mentre alauiti, ismailiti e sciiti in complesso rappresentano circa il 15%), i cristiani il 10% (principalmente legati alle chiese cristiane orientali[81], tale percentuale è diminuita a causa dell'esodo dei cristiani dal Paese durante la guerra), i drusi il 3% e c'è anche una piccola presenza di ebrei (i pochi che sono rimasti risiedono prevalentemente nei grandi centri urbani ovvero a Damasco e ad Aleppo).[82]

Contesto socioeconomico

[modifica | modifica wikitesto]

La Siria per lungo tempo ha avuto un'economia pianificata, modellata su quella sovietica e caratterizzata da piani quinquennali, in aperto contrasto con le economie di mercato occidentali. La disuguaglianza socioeconomica è aumentata in modo significativo dopo che Hafiz al-Asad avviò le politiche di libero mercato nei suoi ultimi anni di governo. Tale aumento delle disuguaglianze è proseguito anche dopo che Bashar al-Assad è salito al potere. Con un'enfasi sul settore terziario, le politiche economiche hanno favorito una minoranza della popolazione della nazione, principalmente persone che avevano legami con il governo e membri della classe mercantile sunnita di Damasco e Aleppo.[83] Nel 2010, il PIL pro capite nominale della Siria era solo di 2.834 dollari, paragonabile a quello dei Paesi dell'Africa sub-sahariana e di gran lunga inferiore a quello degli stati confinanti, con un tasso di crescita annuale del 3,39%, inferiore alla maggior parte degli altri Paesi in via di sviluppo.[84]

In Siria il tasso di disoccupazione e quello di disoccupazione giovanile negli anni precedenti alla guerra erano rispettivamente del 26% e del 77%, quindi significativamente più elevati rispetto a quelli delle altre nazioni confinanti.[85] All'inizio della guerra, il malcontento nei confronti del governo era più forte nelle aree povere della Siria, prevalentemente tra i sunniti conservatori.[83] Questi includevano città con alti tassi di povertà, come Dar'a e Homs, e i quartieri più poveri delle grandi città.

Siccità e conseguente carestia

[modifica | modifica wikitesto]

La siccità più intensa mai registrata in Siria è durata dal 2006 al 2011 e ha provocato una diffusa diminuzione della produzione agricola, di conseguenza si è verificato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e una migrazione di massa delle famiglie di agricoltori verso i centri urbani per fuggire dalla carestia.[86] Le città destinazione della migrazione erano già gravate dall'afflusso di circa 1,5 milioni di rifugiati dalla guerra in Iraq.[87] La siccità viene collegata al riscaldamento globale antropogenico.[88][89][90] Un'adeguata fornitura d'acqua continua a essere un problema importante per larghe aree del Paese ed è spesso l'obiettivo delle azioni militari.[91]

Diritti umani

[modifica | modifica wikitesto]

La situazione dei diritti umani in Siria è stata a lungo oggetto di aspre critiche da parte delle organizzazioni globali.[92] I diritti di libera espressione, associazione e assemblea erano rigorosamente controllati in Siria anche prima della rivolta.[93] Il Paese era in stato di emergenza dal 1963 al 2011 ed erano bandite le riunioni pubbliche di oltre cinque persone.[94] Le forze di sicurezza avevano ampi poteri di arresto e detenzione.[95] Nonostante le speranze di un cambiamento democratico e gli accesi dibattiti della primavera di Damasco del 2000, durante il periodo di pace del governo di Bashar al-Assad, secondo un rapporto dell'Human Rights Watch pubblicato poco prima dell'inizio della rivolta del 2011, non sarebbero avvenuti sostanziali miglioramenti nello stato dei diritti umani in Siria.[96]

Cronologia della guerra

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Cronologia della guerra civile siriana.

In seguito alle proteste in Tunisia, in Egitto e l'avvio della ribellione in Libia, a marzo 2011 scoppiano le proteste contro il presidente siriano Bashar al-Assad, capo del regime del partito Ba'th, nella città meridionale di Dar'a. Le proteste presero avvio dopo l'arresto e la tortura di alcuni adolescenti che avevano realizzato graffiti contro il governo.[97][98]

Nell'estate 2011, centinaia di migliaia di siriani hanno chiesto per le strade le dimissioni di Assad, riforme politiche e la fine della brutalità poliziesca.[99][100]

Inizio della guerra civile

[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà del 2011 nella nazione si formano sempre più gruppi di opposizione armata e iniziano le defezioni di numerosi soldati regolari siriani che si uniscono ai ribelli[101] raggruppandosi nell'Esercito siriano libero (ESL). Il Paese entra in guerra civile, le repressioni e i bombardamenti delle forze governative siriane si moltiplicano e all'inizio del 2012 i combattimenti raggiungono la capitale Damasco oltre che la seconda città maggiore del Paese, Aleppo.[102]

I ribelli rinfoltiscono progressivamente le loro file arruolando anche molti miliziani stranieri e numerosi gruppi ottengono armi e finanziamenti da parte di altri Paesi tra cui l'Arabia Saudita e il Qatar che estendono il loro supporto anche a gruppi islamisti più radicali.[103][104]

Nel settembre del 2013, a seguito di un attacco chimico nell'area ribelle di Ghūṭa e delle conseguenti accuse nei confronti del governo di avere utilizzato armi chimiche, la crisi siriana diventa internazionale accentuando le divergenze tra i sostenitori delle diverse fazioni. All'interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Russia e Cina sostengono il governo mentre Stati Uniti, Francia e Regno Unito minacciano di intervenire militarmente contro di esso. L'ipotesi di un allargamento incontrollato del conflitto su scala regionale e mondiale fa sì che si attivi una massiccia attività diplomatica che consente di raggiungere un accordo che elimina la possibilità di intervento armato occidentale in cambio della distruzione dell'arsenale chimico siriano, del libero accesso ai depositi di armi chimiche da parte dei funzionari ONU e dell'adesione del governo siriano alla convenzione sulle armi chimiche[105]. Il 27 settembre viene votata all'unanimità all'ONU la Risoluzione 2118 che prevede la distruzione dell'arsenale chimico siriano[106].

Entrata in scena del jihadismo

[modifica | modifica wikitesto]

Man mano che il conflitto si espande, le forze fondamentaliste sunnite aumentano progressivamente la loro influenza ed entrano in conflitto aperto con le forze secolari dell'ESL le quali perdono progressivamente terreno su numerosi fronti. I gruppi armati jihadisti che insorgono sono inizialmente raggruppati nel Fronte al-Nusra, affiliato di Al Qaida in Siria, il quale ottiene i maggiori successi nel governatorato di Idlib e da cui nel 2013 si distaccano diverse unità che confluiscono nell'organizzazione dello Stato Islamico (ISIS) che, usando a suo favore il malcontento della minoranza sunnita irachena, lancia una massiccia offensiva in Iraq nel giugno 2014[107]. L'ISIS a giugno del 2014 proclama la nascita del califfato nella vastissima area controllata a ridosso della frontiera tra Iraq e Siria.[108]

Composto da migliaia di stranieri, per la gran parte miliziani volontari reclutati in molti casi mediante la propria intensa campagna di propaganda informatica, l'ISIS combatte contro tutte le altre parti: le forze governative, i ribelli, il Fronte al-Nusra e le Unità di Protezione Popolare curde, anch'esse ostili ad Assad ma nel contempo osteggiate fortemente dalla Turchia, principale sostenitrice di numerose altre formazioni di opposizione.[109]

Interventi militari internazionali

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Intervento militare contro lo Stato Islamico.

A settembre del 2014 una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti d'America, Giordania, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, ha iniziato a bombardare l'ISIS, soprattutto in Iraq e in supporto delle forze curde YPG che erano assediate nella città di Kobanê e nel nord-est del Paese.[110][111] Francia e Russia lanciano invece i primi attacchi a settembre 2015 mentre il Regno Unito a dicembre.[112]

La Russia inoltre dall'ottobre 2015 avvia una intensa campagna aerea contro i gruppi ribelli consentendo al regime di Assad, che pochi mesi prima era sull'orlo del collasso[113][114], di riacquistare terreno in aree chiave quali la città di Aleppo nella quale, dopo una cruenta battaglia, i ribelli capitolano a fine 2016.[115]

Scenario recente

[modifica | modifica wikitesto]

La Russia è riuscita a mantenere Assad al potere e il suo intervento, insieme a quelli dell'Iran, del gruppo sciita libanese Hezbollah e di varie milizie sciite, sono stati fondamentali per capovolgere il corso della guerra.[116] A settembre 2018, sette anni e mezzo dopo l'inizio del conflitto, il regime di Damasco controllava almeno il 60% della Siria e le forze curde, supportate dagli Stati Uniti, avevano il 25% del territorio del Paese in loro possesso.[117]

La parte orientale di Ghouta, a est di Damasco, che era in mano ai ribelli, è stata al centro di una forte offensiva da parte delle forze governative all'inizio del 2018. Il 12 aprile 2018 l'esercito siriano e le forze russe hanno riconquistato Ghuta orientale nella sua interezza dopo che tutti i gruppi di opposizione armata superstiti furono costretti a evacuare il territorio.[118][119] Il 21 maggio 2018 le forze armate siriane dichiarano di avere infranto le ultime sacche di resistenza nei pressi di Damasco, ponendo tutta l'area della capitale di nuovo completamente sotto il controllo del governo.[120]

Nell'estate del 2018 le forze fedeli ad Assad, con una massiccia offensiva supportata dall'aviazione russa, hanno riconquistato quasi tutte le roccaforti ribelli e ampie porzioni di territorio nel sud della Siria[121][122] ovvero le province meridionali di Daraa e di Quneitra[123][124][125][126], raggiungendo nuovamente i limiti della zona smilitarizzata delle alture del Golan, area sotto il controllo di Israele fin dalla guerra del 1967.[123][127][128][129][130][131][132]

Le forze curde hanno sotto il loro controllo le città di Raqqa, Qamishli e Hasaka, il nord-est del Paese e gran parte del confine con l'Iraq. Le forze ribelli supportate dalla Turchia hanno attaccato nel 2018 l'enclave curda di Afrin e nel 2019 l'area del confine turco-siriano nel nord-est della Siria, combattendo contro le SDF e costringendo quest'ultime a richiedere supporto al governo centrale, il quale ha dispiegato numerose unità nei territori sotto il controllo curdo.[133][134]

L'esercito siriano libero (ESL), che raggruppa varie formazioni ribelli, mantiene il controllo di aree molto limitate nella Siria nordoccidentale. L'area principale ancora nelle mani dei ribelli è la provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale e al confine con la Turchia. Secondo Al-Jazeera a Idlib, sotto i continui bombardamenti da parte dell'aviazione russa stanziata in gran parte nella base aerea di Chmejmim (Laodicea), rimangono circa 70.000 combattenti ribelli.[135]

Turchia, Russia e Iran stanno negoziando per evitare un'eccessiva offensiva finale da parte delle forze governative contro i ribelli nel governatorato di Idlib. Finora gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco sono falliti e si teme ancora un attacco militare su larga scala, che secondo le Nazioni Unite porterebbe a una catastrofe umanitaria, oltre che al rischio concreto di un allargamento del conflitto che potrebbe portare a un intervento diretto della Turchia contro il governo di Damasco. Le due fazioni si sono affrontate in diverse occasioni nel corso della guerra, tuttavia l'intermediazione della Russia ha impedito che avvenissero scontri maggiori tra di esse.[136][137][138]

Il gruppo jihadista dello Stato Islamico (ISIS), che ha perso contro il governo e contro le Forze Democratiche Siriane curde quasi tutto il territorio conquistato tra cui la propria capitale de facto Raqqa, continua a mantenere il controllo su diverse porzioni dell'area prevalentemente desertica compresa tra Palmira e Abu Kamal, la quale rimane tuttavia circondata dalle forze governative.[139]

Fazioni in conflitto

[modifica | modifica wikitesto]

Numerose fazioni, sia straniere che locali, sono state coinvolte nella guerra civile siriana. Tra di esse le più note sono l'ISIL,[140] l'Esercito siriano libero appoggiato dalla Turchia,[141] il Fronte Islamico, al-Qaida in Siria,[142] le milizie a prevalenza curda YPG e YPJ,[143] milizie cristiane filo-governative[144] e milizie sciite provenienti da Iran, Iraq e Afghanistan. Sono stati riportati inoltre numerosi casi di scontri interni tra appartenenti alle stesse fazioni.

Mappa dei paesi che circondano la Siria (rosso) con coinvolgimento militare

     Paesi che supportano il governo siriano

     Paesi che sostengono i ribelli siriani

     Paesi che sono divisi nel loro supporto

Coinvolgimento straniero

[modifica | modifica wikitesto]

Sia il governo siriano che l'opposizione sono stati oggetto di numerose operazioni di sostegno militare, logistico e diplomatico da parte di altri Paesi. Per tale motivazione il conflitto è stato spesso descritto come una guerra per procura.[145]

Fra gli Stati che appoggiano economicamente e militarmente le forze ribelli che hanno come riferimento politico la Coalizione Nazionale Siriana vi sono Stati Uniti d'America[146], Gran Bretagna[147][148], Francia[149][150] e i più importanti Stati sunniti del Medio Oriente, tra cui Qatar[151], Arabia Saudita[152] e Turchia[153], i quali estendono il loro appoggio anche alle fazioni più integraliste. L'appoggio di queste nazioni ai ribelli siriani è giudicato da alcuni autori come un riconoscimento di insorti prematuro, che secondo parte della dottrina giuridica andrebbe a costituire un illecito internazionale nei confronti della Siria stessa[154].

Il governo di Damasco riceve sostegno finanziario, politico e militare principalmente da parte di Russia[155] e Iran[156], mentre forniscono un sostegno minore anche Corea del Nord[157], Venezuela[158] e il vicino Iraq[159].

Le Nazioni Unite hanno nominato un inviato speciale per la crisi siriana il 24 febbraio 2012: tale ruolo è stato ricoperto da Kofi Annan[160], sostituito il 17 agosto 2012 da Lakhdar Brahimi[161], il 10 luglio 2014 da Staffan de Mistura[162] dimessosi il 17 ottobre 2018 e sostituito da Geir Pedersen.[163]

Sconfinamenti

[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno 2014, membri dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) attraversarono il confine tra la Siria e l'Iraq settentrionale e presero il controllo di vaste aree del territorio iracheno quando l'esercito iracheno abbandonò le sue posizioni. La lotta tra ribelli e forze governative si è diffusa anche in Libano in diverse occasioni. Ci sono stati ripetuti episodi di violenza settaria nel Governatorato del Nord Libano tra sostenitori e oppositori del governo siriano, nonché scontri armati tra sunniti e alauiti a Tripoli.[164]

A partire dal 2014 l'aeronautica militare araba siriana intraprese operazioni contro l'ISIS a Raqqa e Al-Hasaka in coordinamento con il governo iracheno.[165]

Armi e tattiche avanzate

[modifica | modifica wikitesto]

Impiego delle armi chimiche

[modifica | modifica wikitesto]

La Siria fin dagli anni settanta aveva sviluppato segretamente un programma di armamento chimico principalmente come strumento di deterrenza nei confronti dell'armamento nucleare israeliano[166]. Sebbene la detenzione di tale armamento sia stata sempre negata dai governi siriani, alcune analisi condotte da servizi segreti occidentali valutavano l'arsenale chimico siriano come "il più grande del mondo"[167] distribuito in una serie di magazzini contenenti circa 1.000 tonnellate di materiale tra cui iprite, gas VX e sarin[168].

L'ONU ha ricevuto, durante la guerra civile siriana, sedici denunce di utilizzo di armi chimiche: di questi episodi solo sette sono stati effettivamente sottoposti a indagine e in quattro casi è stata accertata la presenza di gas sarin. Essendo i magazzini di stoccaggio posizionati in aree sia sotto controllo governativo che ribelle, non è stato possibile accertare chi abbia fatto uso degli agenti chimici[169]. Una relazione dei servizi segreti americani riporta come "sicura" l'entrata in possesso da parte dei ribelli di armi chimiche[170]. Molte analisi convengono sul fatto che entrambe le parti abbiano a più riprese utilizzato armi chimiche nel corso della guerra. La grande maggioranza delle denunce alle Nazioni Unite sono state presentate contro i governativi.[171]

Il primo attacco documentato è condotto il 19 marzo 2013 a Khan al-Assal, sobborgo di Aleppo: a seguito del lancio di un razzo, sono uccise 26 persone tra cui 16 soldati governativi; i morti e i feriti presentano segni d'intossicazione da gas sarin. Governo e ribelli si accusano a vicenda dell'attacco[172]. Una delegazione russa di esperti in armi chimiche, invitata dal governo siriano, trova tracce del componente chimico e attribuisce la responsabilità ai ribelli[173]; l'ONU riesce a organizzare un'indagine indipendente solo nell'agosto 2013 in cui concorda con gli esperti russi sull'uso del gas sarin ma non attribuisce responsabilità[174].

Il 29 aprile 2013 avviene un nuovo sospetto attacco a Saraqib, che causa due morti. Alcuni medici turchi riescono a eseguire analisi del sangue sui cadaveri senza trovare traccia di agenti chimici[175], ma in seguito nuove analisi condotte da medici francesi riportano invece la presenza di gas nervino[168]. Il 5 agosto 2013 i ribelli siriani denunciano un attacco chimico perpetrato dall'esercito siriano ai loro danni, denuncia accompagnata da un filmato[176].

Il 21 agosto 2013 avviene il più grave attacco chimico verificatosi durante la guerra. Quello che poi verrà chiamato "attacco chimico di Ghūṭa" colpisce con gas sarin i sobborghi di Damasco di Jobar, Zamalka, 'Ain Tirma, Hazzah e della regione di Ghuta Orientale provocando almeno 635 morti, principalmente civili. Un'indagine dell'ONU di tre settimane conferma l'utilizzo del gas sarin diffuso attraverso missili superficie-superficie[177], tuttavia non chiarisce chi abbia perpetrato l'attacco[178]. L'attacco di Ghuta scatena una forte reazione internazionale in cui gli Stati Uniti accusano il governo siriano, mentre la Russia accusa i ribelli di avere usato le armi chimiche al puro scopo di incolpare il governo e causare un intervento militare occidentale[179]. L'intervento internazionale nella guerra civile siriana è evitato grazie a un accordo tra Stati Uniti, Russia e Siria per l'eliminazione delle armi chimiche siriane attraverso l'intermediazione dell'ONU[180].

L'11 aprile 2014 si verifica un nuovo episodio collegabile all'utilizzo di agenti chimici come strumento d'attacco: nella cittadina di Kafr Zita, nel governatorato di Hama, viene riportata l'intossicazione di circa 200 persone e la morte di due a seguito dell'inalazione di gas al cloro. Secondo fonti vicine ai ribelli l'attacco sarebbe stato condotto dalle forze aeree siriane per interrompere l'avanzata dei miliziani verso la città strategica di Khan Shaykhun[181]. Il cloro tuttavia non è contemplato tra le sostanze proibite dalla Convenzione sulle armi chimiche[182].

Il 4 aprile 2017 circa 70 persone perdono la vita, intossicate da gas sarin, dopo un raid aereo governativo a Khan Shaykhun, nel governatorato di Idlib[183]. Stati Uniti, UE, Turchia e paesi del Golfo accusano Damasco di avere usato il gas mortale contro la popolazione civile, mentre la Russia difende il governo siriano affermando che nell'attacco è stato distrutto un deposito di armi chimiche in mano agli oppositori del regime[184] e richiede una regolare indagine ONU per accertare le cause dell'attacco. Il 7 aprile Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ordina di lanciare 59 missili Tomahawk contro la base aerea di Shayrat, a sud di Homs, da dove sarebbero partiti i velivoli responsabili del raid con armi chimiche[185][186], un attacco che non avrebbe inflitto danni in quanto gli aerei e i militari della base sarebbero stati fatti sgombrare in precedenza[187]; la Russia tuttavia definisce questo atto come un vero e proprio attacco al territorio siriano.[188]

L'8 agosto 2017 un rapporto dell'ONU conferma infine la responsabilità del regime di Assad nell'attacco chimico di Khan Shaykhun.[189][190] L'8 settembre 2017 caccia israeliani bombardano un centro di ricerca militare nei pressi di Masyaf, da fonti di intelligence occidentali ritenuto legato al programma di armi chimiche siriano.[191]

L'8 aprile 2018, durante la fase finale dell'assedio del Ghuta Orientale, a Douma i ribelli sostengono che sia avvenuto un nuovo attacco chimico mediante l'utilizzo di gas al cloro. Il 13 aprile il governo statunitense afferma di avere le prove che l'attacco con armi chimiche a Douma è stato condotto dal governo siriano; il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e il portavoce del ministero della difesa russo Igor Konashenkov accusano invece i servizi segreti britannici di avere organizzato quello che sarebbe stato un finto attacco chimico, tesi subito definita "grottesca, bizzarra e del tutto falsa" dall'ambasciatrice di Londra all'ONU Karen Pierce.[192] Il 14 aprile 2018 vengono effettuati bombardamenti su postazioni governative da parte di Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Viene dichiarato che gli obiettivi colpiti siano stati depositi e un centro di ricerca correlati nel programma governativo sulle armi chimiche.[193] Il 20 aprile l'OPAC inizia ufficialmente la missione e raccoglie i primi campioni a Douma.[194] Il 3 maggio gli ispettori riesumano i cadaveri dei morti sotto i bombardamenti nelle zone segnalate.[195]

Il 16 maggio 2018 l'OPAC conferma che ordigni al cloro sono stati usati il 18 febbraio a Saraqib, nella provincia di Idlib[196], senza però essere stata in grado di attribuire la paternità dell'attacco.[197]

Il 24 giugno il New York Times pubblica un'inchiesta in cui ricostruisce la dinamica dell'attacco di un edificio a Douma, accusando il governo di Assad e i suoi alleati di avere mentito alla comunità internazionale.[198]

Il 7 giugno un rapporto dell'OPAC annuncia di non avere rilevato la presenza di gas nervino ma di avere individuato agenti clorinati organici in campioni prelevati in 2 siti a Douma coinvolti nei bombardamenti del 7 aprile 2018.[199]

Il 22 luglio 2018 Israele bombarda nuovamente il centro di ricerche militari di Masyaf.[200]

Il 19 maggio 2019 i ribelli denunciano un nuovo attacco governativo con armi chimiche a Kabana, sul fronte di Idlib.[201]

Bombe a grappolo

[modifica | modifica wikitesto]

La Siria non è parte della Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo e non riconosce il divieto di usare bombe a grappolo. Si presume che l'esercito siriano abbia iniziato a usare bombe a grappolo nel settembre del 2012. Steve Goose, direttore della divisione armi di Human Rights Watch, dichiara: "La Siria sta espandendo il suo uso incessante di bombe a grappolo, un'arma vietata e civili stanno pagando il prezzo con le loro vite e arti", "Il bilancio iniziale è solo l'inizio perché le munizioni a grappolo spesso lasciano bombe inesplose che uccidono e mutilano molto tempo dopo."[202]

Bombe termobariche

[modifica | modifica wikitesto]

Le armi termobariche russe, note anche come "bombe a vuoto", sono state utilizzate dalla parte del governo durante la guerra. Il 2 dicembre 2015, The National Interest riferisce che la Russia stesse schierando in Siria il sistema di lancio multiplo del TOS-1 Buratino in Siria, che è "progettato per lanciare enormi bombe termobariche contro la fanteria in spazi confinati come le aree urbane".[203] Un lanciarazzi termobarico Buratino "può cancellare un'area di circa 200x500 metri con una sola salva".[203] Dal 2012, i ribelli affermano che l'Aeronautica militare siriana (forze governative) utilizza armi termobariche contro le aree residenziali occupate dai combattenti ribelli, come durante la battaglia di Aleppo e anche a Kafr Batna.[204] Un gruppo di investigatori delle Nazioni Unite sui diritti umani ha riferito che il governo siriano ha usato bombe termobariche contro la città strategica di Al-Qusayr nel marzo 2013.[205] Ad agosto del 2013 la BBC riferisce dell'uso di bombe incendiarie simili al napalm in una scuola nel nord della Siria.[206]

Missili anticarro

[modifica | modifica wikitesto]
Un combattente dell'Esercito della gloria lancia un missile anticarro BGM-71 TOW in una posizione del governo siriano durante l'offensiva di Hama del 2017.

Diversi tipi di missili anticarro sono in uso in Siria. La Russia ha inviato i 9M133 Kornet, missili anticarro guidati di terza generazione al governo siriano le cui forze li hanno ampiamente utilizzati contro armature e altri obiettivi di terra per combattere jihadisti e ribelli.[207] I missili BGM-71 TOW fabbricati negli Stati Uniti sono una delle armi principali dei gruppi ribelli e sono stati forniti principalmente dagli Stati Uniti e dall'Arabia Saudita.[208] Gli Stati Uniti hanno anche fornito molti lanciatori e testate Fagot 9K111 provenienti dall'est Europa ai gruppi ribelli siriani nell'ambito dell'operazione Timber Sycamore[209]

Missili balistici

[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno del 2017 l'Iran ha attaccato obiettivi dell'ISIS nell'area di Deir el-Zor nella Siria orientale con missili balistici Zolfaghar lanciati dall'Iran occidentale,[210] nel primo utilizzo di missili di medio raggio da parte dell'Iran in 30 anni.[211] Secondo Jane's Defence Weekly, i missili percorsero 650-700 chilometri.[210]

Copertura mediatica

[modifica | modifica wikitesto]

La guerra civile siriana ha avuto una scarsissima copertura da parte della stampa, in parte dovuta alla censura del governo siriano.[212] Ciononostante è una delle guerre più documentate nella storia, grazie al quotidiano utilizzo dei social media da parte di attivisti presenti sul territorio.[213]

Esecuzioni di condanne a morte di ISIS e al-Qaida

[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 agosto il giornalista americano James Foley viene giustiziato dall'ISIS, il quale affermava che era in rappresaglia per le operazioni degli Stati Uniti in Iraq. Foley venne rapito in Siria nel novembre 2012 dalla milizia shabiha.[214] L'ISIS minacciò di giustiziare Steven Sotloff, che venne rapito al confine tra Siria e Turchia nell'agosto 2013.[215] Inoltre l'ISIS ha anche catturato un cittadino giapponese, due cittadini italiani e un cittadino danese.[216] Sotloff venne successivamente giustiziato a settembre 2014. Almeno 70 giornalisti sono stati uccisi durante la guerra siriana e oltre 80 rapiti, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti.[217] Il 22 agosto 2014, il Fronte di al-Nusra diffonde un video di soldati libanesi catturati e chiede a Hezbollah di ritirarsi dalla Siria minacciandoli di morte.[218]

Reazioni internazionali

[modifica | modifica wikitesto]
Esther Brimmer (USA) interviene in un dibattito urgente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulla Siria, febbraio 2012

Durante il primo periodo della guerra civile, la Lega araba, l'Unione Europea, l'Organizzazione delle Nazioni Unite,[219] e molti governi occidentali condannarono rapidamente la risposta violenta del governo siriano alle proteste ed espressero sostegno al diritto dei manifestanti di esercitare la libertà di parola.[220] Inizialmente, molti governi del Medio Oriente espressero sostegno per al-Assad, ma quando il bilancio delle vittime è aumentato, sono passati a un approccio più equilibrato criticando la violenza sia del governo che dei manifestanti. Sia la Lega araba che l'Organizzazione per la cooperazione islamica hanno sospeso l'adesione della Siria. La Russia e la Cina posero il veto alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite redatte nel 2011 e 2012, che avrebbero minacciato il governo siriano di sanzioni mirate se avesse continuato le azioni militari contro i manifestanti.[221]

Conflitto settario

[modifica | modifica wikitesto]
Mappa della composizione etno-religiosa della Siria nel 2012

I governi di Hafiz e Bashar al-Assad sono stati strettamente associati al gruppo religioso alauita, un ramo dello sciismo minoritario del Paese[222], mentre la maggioranza della popolazione e dei combattenti dell'opposizione è sunnita.

Gli alauiti hanno iniziato a essere minacciati e perseguitati da gruppi di combattenti ribelli a prevalenza sunnita come il fronte al-Nusra e l'Esercito siriano libero dal dicembre 2012. Nel corso della guerra almeno un terzo dei 250 000 uomini alauiti in età militare presenti in Siria all'inizio del conflitto sono stati uccisi.[223] Nel maggio 2013, il SOHR dichiarò che su 94 000 morti durante la guerra, almeno 41 000 erano alauiti.[224]

Oltre 400 000 cristiani siriani sarebbero fuggiti dopo essere stati presi di mira dai ribelli antigovernativi o dai miliziani dell'ISIS.[225]

Al Jazeera ha riferito che "i drusi accusano i ribelli di avere commesso atrocità contro la loro comunità in Siria. La minoranza drusa siriana è rimasta sostanzialmente fedele al presidente Bashar al-Assad dall'inizio della guerra nel 2011."[226]

Poiché le milizie straniere e gli sciiti non siriani - motivati dal sentimento pro-sciita piuttosto che dalla lealtà al governo di Assad - hanno preso il controllo della lotta contro l'opposizione sostituendosi gradualmente all'esercito siriano indebolito dal perdurare degli scontri, i combattimenti a lungo andare hanno assunto un carattere sempre più settario. Un leader dell'opposizione ha affermato che le milizie sciite "cercano spesso di occupare e controllare i simboli religiosi nella comunità sunnita per raggiungere non solo una vittoria territoriale ma anche settaria"[227], occupando illegalmente le moschee e sostituendo le icone sunnite con immagini dei leader sciiti.[227]

Secondo la Rete siriana per i diritti umani le milizie hanno commesso violazioni dei diritti umani, tra cui "una serie di massacri settari tra marzo 2011 e gennaio 2014 che hanno causato la morte di 962 civili".[227]

Ondata di criminalità

[modifica | modifica wikitesto]
Medici e personale sanitario curano combattenti ribelli feriti e civili ad Aleppo

Mentre il conflitto si è esteso in tutta la Siria, molte città sono state travolte da un'ondata di criminalità poiché molte stazioni di polizia hanno smesso di funzionare e i combattimenti hanno causato una generale diminuzione del welfare. I tassi di furto sono aumentati e con essi anche i saccheggi sistematici di case e negozi. Anche il tasso di rapimenti è aumentato notevolmente.[228]

I comandanti della Forza Nazionale di Difesa si sono spesso impegnati "nel trarre profitto dalla guerra attraverso racket di protezione, saccheggi e criminalità organizzata". I membri della FND sono stati anche coinvolti in "ondate di omicidi, rapine, furti, rapimenti ed estorsioni in tutte le parti della Siria detenute dal governo sin dalla creazione dell'organizzazione nel 2013", come riportato dall'Institute for the Study of War.[229]

Le reti criminali sono state utilizzate sia dal governo che dall'opposizione durante il conflitto. Di fronte a sanzioni internazionali, il governo siriano ha fatto affidamento su organizzazioni criminali per contrabbandare beni o denaro all'interno del Paese o all'estero. La recessione economica causata dal conflitto e dalle sanzioni ha anche portato a una riduzione dei salari per i membri dello Shabiha. In risposta, alcuni membri dello Shabiha hanno iniziato a rubare proprietà civili e a impegnarsi in rapimenti.[230] Le forze ribelli a volte fanno affidamento su reti criminali per ottenere armi e rifornimenti. Il traffico di armi provenienti dal mercato nero dei Paesi confinanti con la Siria è aumentato in modo significativo dall'inizio del conflitto. Per generare fondi per l'acquisto di armi, alcuni gruppi ribelli si sono dedicati a estorsioni, furti e rapimenti.[230]

Danni al patrimonio culturale

[modifica | modifica wikitesto]
Il tempio di Bel a Palmira, distrutto dall'ISIS nell'agosto 2015

Nel 2014 l'UNESCO ha elencato tutti e sei i siti Patrimonio dell'umanità della Siria nell'elenco di quelli in pericolo, tuttavia all'epoca non era possibile una valutazione diretta dei danni da essi subiti. Era noto che la Città Vecchia di Aleppo era stata gravemente danneggiata durante le battaglie combattute all'interno del distretto, mentre Palmira e il Krak dei Cavalieri avevano subito solo lievi danni. Gli scavi illegali avrebbero danneggiato centinaia di antichità siriane. Molti reperti, tra cui alcuni provenienti dal sito di Palmira, sarebbero stati trafugati o trasferiti preventivamente nei Paesi confinanti. Tre musei archeologici nazionali sarebbero stati saccheggiati.[231]

Nel 2014 e 2015, in seguito all'ascesa dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, diversi siti in Siria sono stati distrutti dal gruppo come parte di una deliberata distruzione di siti di patrimonio culturale. A Palmira il gruppo distrusse molte statue antiche, il tempio di Baalshamin, il tempio di Bel, molte tombe tra cui la Torre di Elahbel e parte dell'arco monumentale.[232] Il castello di Palmira del XIII secolo è stato ampiamente danneggiato durante la ritirata dell'ISIS a seguito dell'offensiva governativa su Palmira del marzo 2016.[233] L'ISIS ha anche distrutto antiche statue a Raqqa[234] e numerose chiese, tra cui la Chiesa armena per il genocidio di Deir el-Zor.[235]

Nel marzo 2015, la guerra aveva colpito 290 siti culturali, ne aveva gravemente danneggiati 104 e completamente distrutti 24. Cinque dei sei siti di patrimoni dell'umanità riconosciuti dall'UNESCO in Siria erano stati danneggiati.[236][237] Un gruppo chiamato Syrian Archaeological Heritage Under Threat ha monitorato e registrato i danni della guerra nel tentativo di creare un elenco di siti danneggiati e di ottenere un sostegno globale per la protezione e la conservazione dei siti archeologici siriani.[238]

Nel gennaio 2018, gli attacchi aerei turchi hanno gravemente danneggiato un antico tempio neo-ittita nella regione curda di Afrin della Siria. Esso fu costruito dagli Aramei nel primo millennio a.C.[239]

Dal 2011 al 2019, secondo osservatori siriani, oltre 120 chiese sarebbero state danneggiate o demolite nel corso dei combattimenti.[240]

La guerra ha ispirato numerose opere d'arte, diverse delle quali realizzate da siriani. Una mostra di fine estate 2013 a Londra presso la P21 Gallery ha mostrato alcuni di questi lavori che sono stati trasportati clandestinamente dalla Siria.[241]

Conseguenze umanitarie

[modifica | modifica wikitesto]

Rifugiati e sfollati interni

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Diaspora siriana.
Rifugiati siriani in Libano che vivono in spazi ristretti, 6 agosto 2012

La guerra civile siriana, anche a causa della sua lunga durata e della natura settaria di cui si è caratterizzata, ha causato un elevatissimo numero di profughi.

Nel 2013 i rifugiati all'estero erano circa due milioni dei quali circa 700.000 avevano cercato sicurezza in Libano.[242] Nel settembre 2014, l'ONU dichiarò che il numero di rifugiati siriani aveva superato i 3 milioni.[243] Secondo Al-Jazeera I rifugiati siriani nel marzo 2015 erano circa 3,8 milioni.[236] Al-Jazeera stimava inoltre che 10.9 milioni di siriani, più della metà della popolazione, avessero dovuto abbandonare la propria abitazione a causa del conflitto.[236] Secondo i dati dell'UNHCR aggiornati al 29 agosto 2015, i rifugiati sarebbero stati 4.088.078, molti dei quali all'interno di Libano e Turchia. A questi si aggiungevano inoltre circa 7,8 milioni di siriani sfollati all'interno del Paese.[244][245] A settembre 2016, l'Unione Europea riferì di avere stimato circa 13,5 milioni di sfollati siriani.[246] Più di sei milioni di costoro, ovvero circa un terzo della popolazione siriana, avrebbero cercato asilo all'estero dirigendosi in prevalenza verso Libano, Giordania, Turchia e Iraq.

La Turchia è stata la meta di circa tre milioni di profughi, distribuiti prevalentemente nelle città lungo il confine e in una dozzina di campi posti sotto l'autorità diretta del governo turco. Le immagini satellitari hanno confermato come i primi campi siriani siano apparsi in Turchia nel luglio 2011, poco dopo l'assedio delle città di Dar'a, Homs e Hama.[247]

I rifugiati siriani fuggiti in Libano, prevalentemente donne e bambini, costituiscono un quarto della popolazione libanese.[248] Secondo il Jerusalem Center for Public Affairs, i sunniti fuggiti in Libano minano l'autorità di Hezbollah nelle aree di confine con la Siria. La crisi dei rifugiati siriani ha causato la riduzione della minaccia "Jordan is Palestine" (La Giordania è la Palestina) a causa dell'enorme afflusso di nuovi rifugiati in Giordania.

Il patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham afferma che oltre 450.000 cristiani siriani sono stati sfollati dal conflitto.[249]

Morti totali nel corso del conflitto in Siria (18 marzo 2011 - 18 ottobre 2013) in base ai dati del Consiglio nazionale siriano[250]

Sebbene nel gennaio del 2014 l'ONU avesse dichiarato che non avrebbe più aggiornato i dati sul numero delle vittime,[251] nell'agosto del 2014 ha pubblicato uno studio che documenta l'uccisione di 191.369 persone nel conflitto da marzo 2011 a fine aprile 2014: di queste, almeno 8.803 sono minori di 18 anni. Lo studio non riporta le percentuali di combattenti e di civili tra le vittime.[252][253]

L'Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), un'organizzazione non governativa con sede a Londra, ha documentato 301.781 morti tra marzo 2011 e settembre 2016, di cui poco meno di un terzo sono civili (86.692) e i restanti due terzi combattenti, equamente divisi tra governativi e filo-governativi (oltre 107.054) e anti-governativi moderati ed estremisti (oltre 104.390, di cui 52.359 ribelli siriani e curdi e 52.031 combattenti stranieri appartenenti principalmente a Stato Islamico e al-Nusra). Includendo anche le morti non documentate, SOHR stima un totale di 430.000 morti.[55]

L'Organizzazione mondiale della sanità ha riferito che nel 2013 il 35% degli ospedali del Paese non fosse più in servizio a causa della guerra. Il conflitto ha reso impossibile intraprendere i normali programmi di vaccinazione.[254] Malattie infettive precedentemente rare si sono diffuse nelle aree detenute dai ribelli, in molti casi causate dalla scarsa igiene e dal deterioramento delle condizioni di vita. Queste includono morbillo, tifo, epatite, dissenteria, tubercolosi, difterite, pertosse e leishmaniosi.

Di particolare interesse epidemiologico sono stati i casi di poliomielite registrati nel Paese nel corso della guerra. Alla fine del 2013 i medici e le agenzie internazionali di sanità pubblica hanno riferito oltre 90 casi.

I critici del governo affermano che, anche prima del conflitto, il governo abbia contribuito alla diffusione di tali malattie limitando intenzionalmente l'accesso alla vaccinazione, ai servizi igienico-sanitari e a fonti d'acqua potabile nelle aree popolate in prevalenza da oppositori politici.[255]

Aiuti umanitari

[modifica | modifica wikitesto]
Aiuti statunitensi alle forze di opposizione siriane, maggio 2013

Il conflitto detiene il record della più grande somma mai richiesta dalle agenzie delle Nazioni Unite per una singola emergenza umanitaria, di un valore di 5,8 miliardi di euro a dicembre 2013.[256] La risposta umanitaria internazionale al conflitto in Siria è coordinata dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (UNOCHA) conformemente alla risoluzione dell'Assemblea generale 46/182.[257] Il quadro principale per questo coordinamento è il Piano di risposta all'assistenza umanitaria in Siria (SHARP) che ha presentato ricorso per 1,26 miliardi di euro per soddisfare le esigenze umanitarie dei siriani colpiti dal conflitto.[258][259] L'UNICEF sta anche lavorando a fianco di queste organizzazioni per fornire vaccinazioni e pacchetti di assistenza a chi ne ha bisogno. Al 19 settembre 2015, i primi dieci donatori in Siria erano la Arabia Saudita, Canada, Commissione europea, Emirati Arabi Uniti, Germania, Giappone, Kuwait, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti.[260]

La difficoltà di fornire aiuti umanitari è indicata dalle statistiche di gennaio 2015: delle 212 000 persone stimate in quel mese che si trovavano in aree assediate dal governo o dalle forze di opposizione, solo a 304 persone venne fornito del cibo.[261] L'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale e altre agenzie governative degli Stati Uniti hanno consegnato quasi 385 milioni di dollari (circa 345 milioni di euro) di aiuto alla Siria nel 2012 e 2013. Gli Stati Uniti hanno fornito aiuti alimentari, forniture mediche, assistenza sanitaria di base e di emergenza, materiali per i rifugi, acqua potabile, istruzione, forniture igieniche e altre forniture di soccorso.[262] Islamic Relief ha rifornito 30 ospedali e inviato centinaia di migliaia di pacchi medici e alimentari.[263]

Anche altri Paesi della regione hanno contribuito a vari livelli di aiuto. L'Iran esporta giornalmente tra le 500 e le 800 tonnellate di farina in Siria.[264] Israele ha fornito aiuti attraverso l'Operazione Buon vicino, fornendo cure mediche a 750 siriani in un ospedale da campo situato nelle Alture del Golan, dove i ribelli affermano che 250 dei loro combattenti sono stati curati.[265] Israele ha istituito due centri medici in Siria e ha fornito supporto logistico ai ribelli presenti nelle aree confinanti con le Alture del Golan. Nel 2016 la Russia ha affermato di avere creato sei centri di aiuto umanitario in Siria per sostenere 3000 rifugiati.[266]

Violazioni dei diritti umani

[modifica | modifica wikitesto]

Una nota dell'ONU ha riferito che: "la guerra d'assedio è impiegata in un contesto di sistematiche violazioni del diritto internazionale umanitario. Le parti in guerra non temono di essere ritenute responsabili per i loro atti." Le forze armate di entrambe le parti in conflitto hanno bloccato l'accesso a convogli umanitari, hanno confiscato cibo, tagliato le risorse idriche e preso di mira gli agricoltori che lavoravano nei loro campi. Il rapporto indicava quattro posti assediati dalle forze governative: Muadamiyah, Daraya, il campo di Yarmouk e la Città vecchia di Homs, nonché due aree sotto assedio di gruppi ribelli: Aleppo e Hama.[267][268] Nel campo di Yarmouk 20 000 residenti sono stati ridotti alla fame e in diversi casi sono morti a causa del blocco da parte delle forze governative siriane e dei combattimenti tra l'esercito e il Fronte al-Nusra, che impedirono la distribuzione di cibo da parte dell'UNRWA.[267][269] Nel luglio 2015, le Nazioni Unite hanno rimosso Yarmouk dal proprio elenco di aree assediate in Siria, nonostante non fossero stati in grado di fornire aiuti umanitari per quattro mesi, rifiutando di dare spiegazioni.[270] La guerra d'assedio ha causato gravi problemi di malnutrizione tra i bambini residenti nelle aree assediate. Circa 400 000 civili sono rimasti intrappolati nel Ghouta orientale dal 2013 al 2018, secondo il consigliere speciale delle Nazioni Unite, Jan Egeland, che ha sollecitato ambo le parti a consentire evacuazioni umanitarie dall'area. Circa 55 000 civili sono rimasti isolati nel campo profughi di Rukban situato sul confine tra Siria e Giordania, dove l'accesso umanitario è difficile a causa delle dure condizioni del deserto. Gli aiuti umanitari raggiungono il campo solo sporadicamente, a volte impiegando tre mesi per le spedizioni.[271][272]

Le forze dell'ISIS sono state accusate dall'ONU di avere commesso esecuzioni pubbliche, amputazioni e abusi allo scopo di instillare paura tra i civili. "Le forze dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante hanno torturato, ucciso, fatto scomparire o costretto alla fuga i civili presenti nei governatorati di Aleppo e Raqqa, commettendo crimini contro l'umanità", afferma il rapporto ONU del 27 agosto 2014.[273]

L'11 settembre 2019, gli investigatori delle Nazioni Unite hanno affermato che gli attacchi aerei condotti dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti in Siria hanno ucciso o ferito diversi civili, indicando che non sono state prese le necessarie precauzioni e che tali azioni sono da ritenere crimini di guerra.[274]

In occasione dell'inizio delle operazioni turche contro il Rojava nell'ottobre del 2019, l'ONU, riferendosi ai campi profughi dove erano detenuti i familiari di coloro che avevano aderito all'ISIS, affermò che: "mentre le violenze si intensificano nel nord-ovest della Siria, secondo quanto riferito, migliaia di donne e bambini sono tenuti in "condizioni disumane" nei campi di prigionia".[275]

Accuse contro il governo siriano

[modifica | modifica wikitesto]

Secondo varie organizzazioni per i diritti umani e le Nazioni Unite, le violazioni dei diritti umani sono state commesse sia dal governo che dai ribelli, con "la stragrande maggioranza degli abusi commessi dal governo siriano".[276]

Secondo tre avvocati internazionali,[277] i funzionari del governo siriano potrebbero essere accusati di crimini di guerra alla luce di un'enorme quantità di documenti rivelati clandestinamente riguardanti numerosi detenuti delle prigioni governative. Tali documenti sono in gran parte costituiti da immagini che mostrano "l'uccisione sistematica" di circa 11.000 prigionieri. La maggior parte delle vittime erano giovani e molti cadaveri sono mostrati emaciati, macchiati di sangue e con evidenti segni di tortura. Alcuni non avevano occhi; altri hanno mostrato segni di strangolamento o elettrocuzione.[278] Alcuni esperti hanno affermato che queste prove fossero le più dettagliate tra quelle emerse negli allora 34 mesi di guerra. I governativi hanno sostenuto che tali prove, così come quelle riguardanti l'utilizzo di armi chimiche contro i ribelli, siano in realtà falsi giornalistici creati dall'intelligence e dai media occidentali.[279]

Nel febbraio 2017, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che accusa il governo siriano di avere ucciso circa 13.000 persone, per lo più civili, nella prigione militare di Saydnaya, affermando che gli omicidi siano iniziati nel 2011 e che fossero ancora in corso. Amnesty International l'ha descritta come una "politica di sterminio deliberato" e ha anche affermato che "queste pratiche, che equivalgono a crimini di guerra e crimini contro l'umanità, sono autorizzate ai massimi livelli del governo siriano".[280] Tre mesi dopo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dichiarò che un crematorio era stato identificato vicino alla prigione. Secondo gli Stati Uniti, veniva usato per bruciare migliaia di corpi di quelli uccisi dalle forze governative e per nascondere prove di atrocità e crimini di guerra.[281] Amnesty International ha espresso dubbi sulle affermazioni riguardanti il crematorio in quanto le fotografie utilizzate dagli Stati Uniti erano del 2013 e non costituivano prove certe, mentre alcuni funzionari governativi fuggiti dalla Siria hanno dichiarato che il governo seppelliva le vittime delle sue esecuzioni nei cimiteri militari di Damasco.[282] Il governo siriano ha negato le accuse.

Le sparizioni forzate e le detenzioni arbitrarie hanno caratterizzato la rivolta siriana fin dal suo inizio.[283] Un rapporto di Amnesty International, pubblicato a novembre 2015, ha accusato il governo siriano di avere fatto sparire con la forza oltre 65 000 persone dall'inizio della guerra civile siriana.[284] Secondo un rapporto dell'Osservatorio siriano per i diritti umani a maggio 2016, almeno 60 000 persone erano state uccise da marzo 2011 a causa di torture o di cattive condizioni umanitarie nelle carceri del governo siriano.[285]

Oltre 14 000 persone sono state torturate a morte nella guerra in Siria usando almeno 72 diversi metodi di tortura, secondo un rapporto del 2019 della Rete siriana per i diritti umani (Snhr). Tra i metodi utilizzati vi erano il taglio di parti del corpo e la possibilità per i medici di praticare un addestramento chirurgico sui prigionieri. Durante tali pratiche, i medici erano incoraggiati a commettere errori. Sono stati documentati casi in cui è stata versata acqua bollente sulle vittime, altri in cui i prigionieri sono stati ustionati con sostanze chimiche.[286]

Violenze sessuali

[modifica | modifica wikitesto]

A luglio del 2012 il gruppo per i diritti umani Women Under Siege ha documentato oltre cento casi di stupro e violenza sessuale durante il conflitto, con molti di questi crimini che si ritiene siano stati perpetrati dalla Shabiha e da altre milizie filo-governative. Le vittime includevano uomini, donne e bambini, ma circa l'80% delle vittime sono donne e ragazze.[287]

Nel 2014 i miliziani dell'ISIS, dopo avere preso il controllo di numerose aree a prevalenza curda lungo il confine con l'Iraq e avere sterminato gran parte dei maschi adulti, praticarono stupri di guerra sistematici ai danni delle donne appartenenti alla minoranza etnica yazida riducendo migliaia di esse alla schiavitù sessuale.[288][289][290]

Iniziative di pace

[modifica | modifica wikitesto]
Colloqui per la pace in Siria a Vienna, 30 ottobre 2015

Nel corso della guerra, ci sono state diverse iniziative di pace internazionali, intraprese dalla Lega araba, dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni.[291] Il governo siriano ha rifiutato gli sforzi per negoziare con quelli che definisce gruppi terroristici armati.[292] Il 1º febbraio 2016, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha annunciato l'avvio ufficiale dei colloqui di pace siriani a Ginevra.[293] concordati dal Gruppo internazionale di sostegno alla Siria (ISSG) a Vienna. Il 3 febbraio 2016 il mediatore per la pace in Siria delle Nazioni Unite ha sospeso i colloqui.[294] Il 14 marzo 2016 sono ripresi i colloqui di pace di Ginevra. Il governo siriano ha insistito sul fatto che la discussione sulla presidenza di Bashar-al-Assad "è una linea rossa", tuttavia il presidente siriano Bashar al-Assad ha affermato di sperare che i colloqui di pace a Ginevra porterebbero a risultati concreti e ha sottolineato la necessità di un processo politico in Siria.[295]

Un nuovo ciclo di colloqui tra il governo siriano e alcuni gruppi di ribelli siriani si è concluso il 24 gennaio 2017 ad Astana, in Kazakistan, con la Russia, l'Iran e la Turchia a sostegno dell'accordo di cessate il fuoco mediato alla fine di dicembre 2016.[296] I colloqui sul processo di Astana sono stati addebitati da un funzionario russo come completamento, anziché sostituzione, dei colloqui del processo di Ginevra guidati dalle Nazioni Unite.[296] Il 4 maggio 2017, al quarto round dei colloqui di Astana, i rappresentanti di Russia, Iran e Turchia hanno firmato un memorandum in base al quale sarebbero state istituite quattro "zone di de-escalation militare" in Siria, in vigore dal 6 maggio 2017.[297][298]

Prospettive per il dopoguerra

[modifica | modifica wikitesto]

Ritorno dei rifugiati

[modifica | modifica wikitesto]

Un aspetto molto controverso della guerra è la questione del rimpatrio di milioni di rifugiati. Il governo siriano ha presentato una legge comunemente nota come "Legge 10", che prevede l'esproprio di tutte le proprietà ai rifugiati che decidano di non tornare in Siria entro breve tempo. Numerosi rifugiati temono infatti che ritornare in patria per rivendicare delle proprietà significhi dovere affrontare conseguenze negative per non avere preso parte alla guerra quali la coscrizione forzata o la prigione. Il governo siriano è stato criticato per l'utilizzo di questa legge per premiare coloro che hanno sostenuto il governo sottraendo arbitrariamente proprietà e attuando politiche che di fatto disincentivano il rimpatrio dei rifugiati a guerra conclusa. Il governo nega tale tesi e ha affermato che desidera il ritorno dei rifugiati dal Libano (unica nazione confinante oltre all'Iraq a non avere supportato i ribelli nel corso del conflitto).[299][300] A dicembre 2018, viene riferito che il governo siriano abbia iniziato a impadronirsi di numerose proprietà ai sensi di una legge antiterrorismo che prende di mira chiunque non abbia supportato il governo sottraendo a costoro ogni proprietà. Anche diverse pensioni e retribuzioni non saranno più pagate.[301]

I rifugiati appartengono in maggioranza a una fascia di età inferiore ai 35 anni (circa il 78%) e con un livello di istruzione almeno secondario superiore.[302] Difatti, un sondaggio delle Nazioni Unite condotto nelle principali isole greche di arrivo dei siriani nel 2015 affermava che l’86% dei profughi ha concluso il ciclo di educazione superiore e che metà di essi afferma di aver studiato all’università.[302] Dopo gli studenti, le professioni più frequenti tra i rifugiati sono commercianti, carpentieri, elettricisti, idraulici, ingegneri, architetti, dottori e farmacisti.[302] In generale, i siriani che lasciano il loro paese hanno un livello di istruzione e qualifica professionale medio o elevato. Uno dei problemi che la Siria del post-conflitto deve porsi è proprio la diminuzione del capitale culturale della propria popolazione. La Siria a differenza di altri stati della regione – per esempio il vicino Libano – poteva vantare una popolazione con un livello elevato di qualifica e istruzione e dunque non aveva bisogno di importare competenze.[302] La guerra civile ha mutato radicalmente la struttura sociale siriana e questo si traduce non solo in uno svantaggio per la ricostruzione.

Danni economici e ricostruzione

[modifica | modifica wikitesto]

Le autorità dell'ONU hanno stimato che la guerra in Siria abbia causato danni economici fino a circa 360 miliardi di euro.[303]

A guerra ancora in corso, il presidente siriano Bashar al-Assad ha affermato che la Siria sarà in grado di ricostruire da sola il Paese, ovvero senza la necessità di investimenti da parte delle nazioni che avrebbero finanziato le forze ribelli. Assad ha affermato di essere in grado di reperire fondi dai Paesi amici, dalla confisca di beni ai rifugiati della diaspora siriana e dal tesoro statale.[304] L'Iran ha espresso interesse ad aiutare a ricostruire la Siria.[305] Al novembre 2018, sono emerse notizie secondo cui la ricostruzione fosse già iniziata. È stato riferito che il problema più grande che deve affrontare il processo di ricostruzione è la mancanza di materiali dovuta all'embargo a cui la Siria è sottoposta. Vi è quindi un'elevata necessità di assicurarsi che le risorse esistenti siano gestite in modo efficiente. Lo sforzo di ricostruzione è rimasto finora a capacità limitata e si è concentrato su alcune aree ristrette, ignorando spesso le zone abitate dalle persone più disagiate.[306]

La moneta locale, la lira siriana, scambiata a 47 lire al dollaro allo scoppio della rivolta nel 2011, all’inizio del 2020 aveva già toccato poco meno di 1.000 lire al dollaro. Poi, nel corso del 2020, la lira ha perso circa il 211% del suo valore, giungendo a 2.800 lire per un dollaro USA alla fine dello stesso anno. A marzo 2021, è stato registrato un nuovo minimo storico, toccando il valore più basso mai riportato contro le valute estere, ovvero circa 4.500 lire rispetto al dollaro e 5.250 lire rispetto all’euro.[307]

Il governo siriano ha vietato ai paesi occidentali, precedentemente schieratisi con l'opposizione, di partecipare agli appalti di ricostruzione preferendo stringere accordi con imprese cinesi[308], russe, iraniane e indiane.[309] L'Iran e il governo siriano hanno firmato un accordo per ricostruire la rete energetica siriana, che ha subito danni al 50% della rete.[310] La Russia dice che spenderà 500 milioni di dollari per modernizzare il porto siriano di Tartus. La Russia ha anche affermato che costruirà una ferrovia per collegare la Siria al Golfo Persico[311][312] e contribuirà agli sforzi di recupero da parte dell'ONU.[313] La Siria ha assegnato contratti di esplorazione petrolifera a due società russe.[314] La Siria ha annunciato l'intenzione di aderire alla "Nuova via della seta" della Cina progettata per promuovere gli investimenti nelle infrastrutture in oltre cento paesi in via di sviluppo in tutto il mondo. Dal 2019 gli Emirati Arabi Uniti sono stati il primo Paese arabo a tornare a investire in Siria.[315]

Le ONG hanno un posto particolare nel sistema statale della Siria. Il regime di Assad ha chiesto alle ONG e agli enti di beneficenza di raccogliere fondi internazionali, premiare i lealisti e reclutare volontari per sostituire le perdite umane nella guerra.[316] Donatori internazionali sono stati proposti come finanziatori della ricostruzione.[317] Le organizzazioni di beneficenza come Save the Children, Medici Senza Frontiere, Caritas italiana, Croce Rossa Italiana e le altre hanno aperto dei programmi specializzati per la Siria. UNICEF ha annunciato la raccolta fondi più grande nella sua storia.[318]

Nella cultura di massa

[modifica | modifica wikitesto]

Sullo sfondo della guerra Siriana, è ispirato il romanzo di Zoulfa Katouh intitolato Dove crescono gli alberi di limone.

  1. ^ https://www.middleeastmonitor.com/20181122-saudi-arabia-uae-send-troops-to-support-kurds-in-syria/
  2. ^ https://www.wsj.com/articles/u-s-seeks-arab-force-and-funding-for-syria-1523927888
  3. ^ https://www.voanews.com/a/us-backed-syrian-forces-iraqi-army-islamic-state-key-border-town/4460720.html
  4. ^ (EN) John Irish, Syrian Kurdish leader claims military gains against Islamists, su reuters.com, Reuters, 13 novembre 2013. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2013).
  5. ^ Siria: appello di Ocalan a curdi di Turchia, andate a combattere l'Is, in AdnKronos, 23 settembre 2014.
  6. ^ Siria, Hezbollah invia la seconda brigata per l'offensiva su Aleppo, su Giornale, 16 novembre 2016. URL consultato il 24 maggio 2017.
  7. ^ Siria, Iran invia 4mila uomini per Assad, su ansa.it. URL consultato il 16 giugno 2013.
  8. ^ a b Alberto Negri, Il prezzo della politica spericolata di Erdogan, in il sole 24 ore, 30 giugno 2016.
  9. ^ Forze speciali cinesi in Siria, Assad trova un nuovo alleato, su lastampa.it.
  10. ^ Siria, NYTimes: la Corea del Nord ha dato materiale per armi chimiche al regime di Damasco, su repubblica.it.
  11. ^ https://www.nytimes.com/2013/06/22/world/africa/in-a-turnabout-syria-rebels-get-libyan-weapons.html
  12. ^ https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/8917265/Libyas-new-rulers-offer-weapons-to-Syrian-rebels.html
  13. ^ https://www.haaretz.com/middle-east-news/syria/in-syria-israel-secretly-armed-and-funded-12-rebel-groups-1.6462729
  14. ^ Britain withdraws last of troops training Syrian rebels as world powers distance themselves from opposition, Daily Telegraph, 2 settembre 2017.
  15. ^ (FR) Comment et pourquoi la France a livré des armes aux rebelles en Syrie. Le Monde. Proche-orient. 21 agosto 2014.
  16. ^ (EN) Syrian Rebel Groups Merge To Take On Assad In Dera’a, But Deep Divisions Remain. Erin Banco. International Business Time. 26 giugno 2015.
  17. ^ Come combattono in Siria i gruppi ribelli armati dalla Cia. Daniele Raineri. Foglio. 9 ottobre 2015.
  18. ^ https://torontosun.com/2013/08/31/canada-sent-millions-to-syrian-rebels/wcm/974c0393-49f1-4b18-b96c-e1419358bfa5
  19. ^ https://www.reuters.com/article/us-syria-crisis-germany/germany-helping-syria-rebels-with-spy-ship-intel-paper-idUSBRE87I06D20120819
  20. ^ middleeasteye.net, http://www.middleeasteye.net/columns/jordan-s-smart-syria-strategy-1302117077.
  21. ^ https://web.stanford.edu/group/mappingmilitants/cgi-bin/groups/view/645
  22. ^ (EN) Islamist group claims Syria bombs ‘to avenge Sunnis’, in Al Arabiya, 21 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2012).
  23. ^ Siria, autobomba vicino Damasco: due morti. Combattimenti tra gruppi jihadisti. Repubblica. Esteri. 28 giugno 2014.
  24. ^ (EN) Ahrar al-Sham. Mapping Militant Organizations.
  25. ^ (EN) Zachary Laub, Al-Qaeda in Iraq (a.k.a. Islamic State in Iraq and Greater Syria), in Council on Foreign Relations, 9 gennaio 2014. URL consultato il 18 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2013).
  26. ^ independent.co.uk, https://www.independent.co.uk/voices/hillary-clinton-wikileaks-email-isis-saudi-arabia-qatar-us-allies-funding-barack-obama-knew-all-a7362071.html.
  27. ^ huffingtonpost.com, https://www.huffingtonpost.com/kristen-breitweiser/wikileaks-kingdom-of-saud_b_12468758.html.
  28. ^ foreignpolicy.com, http://foreignpolicy.com/2018/04/12/turkeys-double-isis-standard/.
  29. ^ New Operation Inherent Resolve commander continues fight against ISIL | Article | The United States Army
  30. ^ Chi è Qasem Soleimani, Gli Occhi della Guerra, 2 agosto 2018
  31. ^ (EN) Free Syrian Army fires military chief, in Al Jazeera, 18 febbraio 2014.
  32. ^ (EN) Rania Abouzeid, Meet the Islamist Militants Fighting Alongside Syria’s Rebels, in TIME, 26 luglio 2012.
  33. ^ (EN) Aron Lund, The death of Abdelqader Saleh, in Syria Comment, 17 novembre 2013.
  34. ^ (EN) Leading Syrian rebel groups form new Islamic Front, in BBC News, 22 novembre 2013.
  35. ^ (DE) Reportage. Zwischen Revolution und Krieg – Eindrücke einer Reise durch die kurdischen Gebiete Syriens, in Junge Welt, 6 novembre 2013.
  36. ^ businessinsider.com, http://www.businessinsider.com/the-battle-of-raqqa-with-isis-will-drag-on-with-high-costs-2017-3?IR=T.
  37. ^ Syria Military Strength, su globalfirepower.com. URL consultato l'8 luglio 2012.
  38. ^ Syria's diminished security forces, su uk.news.yahoo.com, AFP, 28 agosto 2013. URL consultato il 10 maggio 2015.
  39. ^ (EN) Joe Sterling, Regime-backed militia does Syria's 'dirty work', analysts say, in CNN, 8 giugno 2012).
  40. ^ (EN) Julian Borger, Iran and Hezbollah 'have built 50,000-strong force to help Syrian regime', in The Guardian, 14 marzo 2013.
  41. ^ (EN) Mona Mahmood e Martin Chulov, Syrian war widens Sunni-Shia schism as foreign jihadis join fight for shrines, in The Guardian, 4 giugno 2013.
  42. ^ (EN) Elhanan Miller, Hezbollah sent 5,000 fighters to help Assad, daily reports, in The Times of Israel, 8 gennaio 2013.
  43. ^ a b (EN) Saud Al Sarhan, From Qusair to Yabrud: Shiite foreign fighters in Syria, in Al Monitor, 6 marzo 2014.
  44. ^ Iran: costruite strutture militari in Siria, su sicurezzainternazionale.luiss.it. URL consultato il 19 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2018).
  45. ^ West suspends aid for Islamist rebels in Syria, underlining their disillusionment with those forces opposed to President Bashar al-Assad, su independent.co.uk, The Independent, 11 dicembre 2013.
  46. ^ (EN) Richard Hall, Turning the tide? Six Syrian rebel groups join forces to counter rise of al-Qa'ida, in The Independent, 22 novembre 2013. URL consultato il 26 novembre 2013.
  47. ^ (EN) Kamal Kaddourah e David Doyle, Syria interactive: the rebels, their weapons and funds, su channel4.com, 29 maggio 2013. URL consultato il 26 novembre 2013.
  48. ^ After the Sochi agreement, HTS is facing internal divisions, su aljazeera.com.
  49. ^ (EN) Number of foreign militants in Syria exceeds 5,000, in Press TV, 11 dicembre 2013. URL consultato l'11 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2013).
  50. ^ Syria: over 20,000 foreign jihadists fighting against Assad, in ANSAmed, 6 febbraio 2014. URL consultato il 7 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2014).
  51. ^ Alan Cullison, Meet the Rebel Commander in Syria That Assad, Russia and the U.S. All Fear, in The Wall Street Journal, 19 novembre 2013. URL consultato il 26 novembre 2013.
  52. ^ (EN) NGO: Islamic State has 50,000 members in Syria, in AFP, 19 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  53. ^ Amid continuous media silence on the crimes in Afrin, about 1000 people were kidnapped to collect royalties from them, systematic looting, recruiting displaced people in exchange for settlement, and catastrophic humanitarian conditions, su syriahr.com.
  54. ^ twitter.com, https://twitter.com/RudawEnglish/status/1109434819161792514.
  55. ^ a b c About 430 thousands were killed since the beginning of the Syrian revolution, su syriahr.com, Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, 13 settembre 2016.
  56. ^ (EN) Alarmed by Continuing Syria Crisis, Security Council Affirms Its Support for Special Envoy’s Approach in Moving Political Solution Forward, in United Nations, 17 agosto 2015.
  57. ^ More than 570 thousand people were killed on the Syrian territory within 8 years of revolution demanding freedom, democracy, justice, and equality • The Syrian Observatory For Human Rights, su syriahr.com, 15 marzo 2019.
  58. ^ Syria: 2.8 million now have permanent disabilities, su middleeastmonitor.com.
  59. ^ (EN) Syria's neighbors now host four million of its refugees, U.N. says, in Reuters, 9 luglio 2015. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2015).
  60. ^ Uscito vincitore dalla guerra, Bashar al Assad sta cambiando la Siria, su internazionale.it, 10 luglio 2018.
  61. ^ Victory for Bashar al-Assad has meant more suffering for his people, su economist.com, 24 settembre 2020.
  62. ^ Cost of Syria war destruction at $388bn, su siasat.com.
  63. ^ agi.it, https://www.agi.it/estero/siria_guerra_morti_rifugiati-3632385/news/2018-03-16/.
  64. ^ [1] Syrian Civil War - Timelines of events
  65. ^ Economia e Finanza - Corriere della Sera
  66. ^ Ecco come l'Iran sostiene il regime di Assad
  67. ^ Jihādisti, sciiti e Iran: l'Arabia Saudita e la sindrome del nemico - rivista italiana di geopolitica - Limes
  68. ^ (EN) Sune Engel Rasmussen e Zahra Nader, Iran covertly recruits Afghan Shias to fight in Syria, in The Guardian, 30 giugno 2016. URL consultato il 13 marzo 2017.
  69. ^ Il ruolo delle milizie sciite irachene nel conflitto siriano, su ispionline.it.
  70. ^ La Turchia dà inizio all’offensiva di terra in Siria. I curdi: vittime tra civili
  71. ^ Russia, Turchia, Isis e ribelli: chi combatte in Siria, contro chi, su rivistastudio.com, 24 novembre 2015.
  72. ^ Siria, secondo una fonte Arabia saudita ha fornito missili a ribelli | Prima Pagina | Reuters, su it.reuters.com. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2020).
  73. ^ Redazione, Siria, la Cia entro un mese fornirà armi ai ribelli, in Il Corriere, 26 giugno 2013. URL consultato il 5 febbraio 2016.
  74. ^ Altitude, su meridianionline.org (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2013).
  75. ^ Siria: Assad ringrazia Cina, Russia e Iran per il sostegno - Adnkronos Esteri, su adnkronos.com. URL consultato il 6 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2013).
  76. ^ Syrian rebels accused of killing hundreds of civilians | World news | theguardian.com
  77. ^ «400 civili rapiti o uccisi» Le prove che incastrano i ribelli siriani, in Il Corriere, 11 ottobre 2013. URL consultato il 4 febbraio 2016.
  78. ^ Croce Rossa: "È guerra civile", su repubblica.it, 16 luglio 2012. URL consultato il 27 agosto 2012.
  79. ^ New York Times, 26 marzo 2011
  80. ^ Syrian Human Rights Committee, 2005
  81. ^ (EN) Syria, su U.S. Department of State. URL consultato l'11 luglio 2016.
  82. ^ (EN) The World Factbook: Syria, su CIA Library. URL consultato il 21 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2018).
  83. ^ a b (EN) Rebels in Syria's largest city of Aleppo mostly poor, pious and from rural backgrounds, Fox News Channel, 16 ottobre 2012. URL consultato il 28 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2012).
  84. ^ CEIC Data Archiviato il 14 dicembre 2017 in Internet Archive..
  85. ^ (EN) Youth Exclusion in Syria: Social, Economic, and Institutional Dimensions, su journalistsresource.org, Journalist's Resource. URL consultato l'11 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2012).
  86. ^ Kelley, C. P., Mohtadi, S., Cane, M. A., Seager, R., & Kushnir, Y. (2015). Syria had also received in the same period around 1.5 million refugees from Iraq. By 2011, Syria was facing steep rises in the prices of commodities and a clear deterioration in the national standard of living.
  87. ^ (EN) Henry Fountain, Researchers Link Syrian Conflict to a Drought Made Worse by Climate Change, in The New York Times, 2 marzo 2015. URL consultato il 1º maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2017).
  88. ^ (EN) Climate change in the Fertile Crescent and implications of the recent Syrian drought, su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 17 marzo 2015. URL consultato il 31 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2018).
  89. ^ (EN) Syria: Climate Change, Drought and Social Unrest, su The Center for Climate & Security, 29 febbraio 2012. URL consultato il 1º maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2017).
  90. ^ (EN) Peter H. Gleick, Water, Drought, Climate Change, and Conflict in Syria, in Weather, Climate, and Society, vol. 6, n. 3, 1º luglio 2014, pp. 331–340, DOI:10.1175/wcas-d-13-00059.1, ISSN 1948-8327 (WC · ACNP). URL consultato il 14 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2017).
  91. ^ (EN) Aleppo water supply cut as Syria fighting rages, BBC News, 8 settembre 2012. URL consultato il 1º maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2017).
  92. ^ "World Report 2010 Human Rights Watch World Report 2010" Archiviato il 18 novembre 2016 in Internet Archive., p. 555.
  93. ^ Human Rights Watch World Report 2005 Events of 2004, Human Rights Watch 2005.
  94. ^ (EN) Syria's Assad vows to lift emergency law by next week, 16 aprile 2011. URL consultato il 1º gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014).
  95. ^ (EN) Syria, su report2009.amnesty.org, Amnesty International. URL consultato il 1º febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2012).
  96. ^ (EN) Ian Black, Syrian human rights record unchanged under Assad, report says, in The Guardian, London, 16 luglio 2010. URL consultato il 13 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2016).
  97. ^ Marta Serafini, Siria, 2011-2019: storia di un lungo disastro, su Corriere della Sera, 1º ottobre 2019. URL consultato il 3 giugno 2020.
  98. ^ La crisi siriana | Zanichelli Aula di lettere, su aulalettere.scuola.zanichelli.it. URL consultato il 3 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2020).
  99. ^ Syria's war explained from the beginning, su aljazeera.com. URL consultato il 3 giugno 2020.
  100. ^ (EN) Syrian troops shoot dead protesters in day of turmoil, su the Guardian, 22 aprile 2011. URL consultato il 3 giugno 2020.
  101. ^ By the CNN Wire Staff, Syrian opposition group, rebel army join forces, su CNN. URL consultato il 3 giugno 2020.
  102. ^ (EN) Why is there a war in Syria?, in BBC News, 25 febbraio 2019. URL consultato il 3 giugno 2020.
  103. ^ (EN) Saudi Arabia and Qatar funding Syrian rebels, in Reuters, 23 giugno 2012. URL consultato il 3 giugno 2020.
  104. ^ (EN) Roula Khalaf, Abigail Fielding Smith, Qatar bankrolls Syrian revolt with cash and arms - FT.com, su Financial Times. URL consultato il 3 giugno 2020.
  105. ^ Press Releases - United States Department of State
  106. ^ China Welcomes Russia-U.S. Framework Agreement on Syria: Wang, su bloomberg.com.>
  107. ^ Tim Arango, Sunni Extremists in Iraq Seize 3 Towns From Kurds and Threaten Major Dam, in The New York Times, 3 agosto 2014.
  108. ^ Jessica Lawrence, Iraq crisis: Could an ISIS caliphate ever govern the entire Muslim world?, ABC News (Australia). URL consultato il 22 novembre 2014.
  109. ^ Syrians adjust to life under ISIS rule, in The Daily Star, Beirut, Lebanon, 29 agosto 2014. URL consultato il 29 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2019).
  110. ^ Les États-Unis bombardent des positions d'artillerie de l'État islamique en Irak, in Le Figaro, 8 agosto 2014.
  111. ^ Lutte contre Daech: la coalition des 22 réunie à Washington en quête d'une stratégie, in Le Parisien, 14 ottobre 2014.
  112. ^ François Hollande annonce un «soutien aérien» en Irak
  113. ^ Assad on verge of collapse before Russian help: US general, su aa.com.tr. URL consultato il 3 giugno 2020.
  114. ^ Has Russia saved the Assad regime from collapse?, su aljazeera.com. URL consultato il 3 giugno 2020.
  115. ^ (EN) Russia joins Syrian war: Key points, in BBC News, 1º ottobre 2015. URL consultato il 3 giugno 2020.
  116. ^ (EN) How Hezbollah Is Changing the War in Syria - and Vice Versa, su Crisis Group, 6 giugno 2014. URL consultato il 3 giugno 2020.
  117. ^ Map of military influence in Syria 01-11-2018, su jusoor.co. URL consultato il 3 giugno 2020.
  118. ^ Copia archiviata, su nzherald.co.nz. URL consultato il 3 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2018).
  119. ^ (EN) Syrian rebels evacuated from Douma reach northwest: monitor, in Reuters, 10 aprile 2018. URL consultato il 3 giugno 2020.
  120. ^ Siria: dopo 6 anni il regime di Assad ha ripreso il pieno controllo di Damasco, su tpi.it.
  121. ^ Israel deploys border reinforcements as Syrians flee strikes Guardian 1 July 2018
  122. ^ (EN) Kareem Shaheen, Syrian government forces seal victory in southern territories, in The Guardian, 31 luglio 2018. URL consultato il 3 giugno 2020.
  123. ^ a b Syria: Government troops widen offensive near Quneitra, su aljazeera.com, Reuters. URL consultato il 18 luglio 2018.
  124. ^ Reuters Syrian forces seize village in southwest, widening offensive: monitor Archiviato il 30 aprile 2020 in Internet Archive., UK Business Insider, Jul. 15, 2018
  125. ^ Syrian regime forces close in on area near Israeli-annexed Golan Heights, su thenational.ae, The National. URL consultato il 18 luglio 2018.
  126. ^ Mashara’da çatışma: Rejim komutanı ve onlarca asker öldürüldü Archiviato il 22 novembre 2018 in Internet Archive., Asharq Al-Awsat, Monday, 16 July 2018
  127. ^ Breaking: Syrian Army seizes first town in Al-Quneitra, su almasdarnews.com, Al-Masdar, 15 luglio 2018. URL consultato il 18 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2019).
  128. ^ UNICEF Access to children in need in Syria continues to be severely restricted, ReliefWeb 19 July 2018
  129. ^ World Health Organization Health Cluster - Syria crisis: Southern Syria Update - Whole of Syria: Issue 6, 13-16 July 2018, ReliefWeb
  130. ^ Russian Warplanes Set Stage for Quneitra Battle, Asharq Al-Awsat, Monday, 16 July 2018
  131. ^ Hundreds of Assad, Iranian shells fall on Syria’s Quneitra countryside Archiviato il 3 giugno 2020 in Internet Archive., Orient News, 15 July 2018
  132. ^ Syrian Air Force launches major attack across southwest Syria, su almasdarnews.com, Al-Masdar, 15 luglio 2018. URL consultato il 18 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2019).
  133. ^ (EN) Turkey targets Kurds: The 100, 300 and 700-word story, in BBC News, 22 gennaio 2018. URL consultato il 3 giugno 2020.
  134. ^ (NL) Verloop demonstratie tegen Turks offensief Afrin, su politie.nl. URL consultato il 3 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2020).
  135. ^ Russia and Syria vow to 'wipe out terrorists' in Idlib, su aljazeera.com. URL consultato il 3 giugno 2020.
  136. ^ (EN) Russia and Turkey agree ceasefire in Syria's Idlib province, su the Guardian, 5 marzo 2020. URL consultato il 3 giugno 2020.
  137. ^ (EN) Deutsche Welle (http://www.dw.com), Idlib crisis: The high stakes for Turkey and Russia | DW | 05.03.2020, su DW.COM. URL consultato il 3 giugno 2020.
  138. ^ (EN) Turkey, Russia in intense negotiation over Syria, su Hürriyet Daily News. URL consultato il 3 giugno 2020.
  139. ^ Francesco Bussoletti, Siria, Isis come previsto, attacca il SAA ad Abu Kamal, su Difesa e Sicurezza (difesaesicurezza.com), 2 agosto 2019. URL consultato il 3 giugno 2020.
  140. ^ ISIS reportedly massacres dozens in Syrian village, CBS News, 31 marzo 2015. URL consultato il 23 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2019).
  141. ^ Khalil Ashawi, Syrian rebels build an army with Turkish help, face challenges, su Reuters, 13 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2018).
  142. ^ Kim Sengupta, Turkey and Saudi Arabia alarm the West by backing Islamist extremists the Americans had bombed in Syria, in The Independent, 12 maggio 2015. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2015).
  143. ^ Trump to Arm Syrian Kurds, Even as Turkey Strongly Objects, su New York Times, 9 maggio 2017. URL consultato il 23 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).
  144. ^ Louisa Loveluck, and Roland Oliphant, "Russia transporting militia groups fighting Islamic State to frontlines in Syria" Archiviato il 23 febbraio 2019 in Internet Archive., Telegraph 17 Nov 2015
  145. ^ SPIEGEL ONLINE, Hamburg Germany, Battle for Aleppo: How Syria Became the New Global War, in Der Spiegel, 11 ottobre 2016. URL consultato il 4 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2017).
    «Syria has become a proxy war between the US and Russia»
    Tom O'Connor, Iran's military leader tells U.S. to get out of Persian Gulf, in Newsweek, 31 marzo 2017. URL consultato il 4 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2017).
    «The Gulf Arab faction, especially Saudi Arabia, has been engaged in a proxy war of regional influence with Iran»
  146. ^ (EN) http://www.npr.org/blogs/thetwo-way/2013/09/13/222020019/as-talks-continue-cia-gets-some-weapons-to-syrian-rebelsAs Talks Continue, CIA Gets Some Weapons To Syrian Rebels
  147. ^ Il Regno Unito conferma il sostegno all'opposizione siriana. UK government. 5 settembre 2013.
  148. ^ (EN) Syria conflict: UK to give extra £5m to opposition groups
  149. ^ Siria, Francia e Inghilterra: armi ai ribelli, anche senza il placet dell'UE. Andrea Cortellari. Il giornale. 14 marzo 2013.
  150. ^ (EN) France’s Hollande hints at arming Syrian rebels Archiviato il 13 gennaio 2014 in Internet Archive.
  151. ^ (EN) Syrian Rebels Say Saudi Arabia Is Stepping Up Weapons Deliveries
  152. ^ (EN) Saudis to boost military support for Syrian rebels, independent of US
  153. ^ (EN) Erdogan, Syrian Rebels’ Leading Ally, Hesitates
  154. ^ Natalino Ronzitti, Introduzione al diritto internazionale, Giappichelli Editore, 2016, p. 53.ISBN 8892102699.
  155. ^ http://today.ucla.edu/portal/ut/PRN-Russia-s-support-for-assad-regime-228392.aspx Archiviato l'8 gennaio 2014 in Internet Archive.
  156. ^ http://www.understandingwar.org/sites/default/files/IranianStrategyinSyria-1MAY.pdf
  157. ^ http://www.reuters.com/article/2012/09/21/us-syrai-crisis-iraq-idUSBRE88K0EL20120921, su reuters.com. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  158. ^ http://www.trust.org/item/?map=Venezuela-to-ship-more-fuel-to-syria-as-crackdown-spreads/, su trust.org. URL consultato il 23 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2015).
  159. ^ http://www.washingtonpost.com/world/national-security/iraq-siding-with-iran-sends-lifeline-to-assad/2011/10/06/gIQAFEAIWL_story.html
  160. ^ Siria: Kofi Annan inviato speciale di ONU e Lega araba | euronews, mondo, su it.euronews.com. URL consultato il 10 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2013).
  161. ^ SIRIA - ONU L'ONU nomina il successore di Kofi Annan in Siria
  162. ^ Siria, Staffan De Mistura sarà il nuovo inviato ONU - Rai News
  163. ^ Mr. Geir O. Pedersen of Norway - Special Envoy for Syria, su un.org.
  164. ^ Damien Cave, Syrian War Plays Out Along a Street in Lebanon, in The New York Times, 24 agosto 2012. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).
  165. ^ Syria pounds ISIS bases in coordination with Iraq, su The Daily Star Newspaper – Lebanon. URL consultato il 1º aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2015).
  166. ^ (EN) M. Zuhair Diab, Syria's Chemical and Biological Weapons: Assessing capabilities and motivations (PDF), in The Nonproliferation Review, 1997.
  167. ^ (EN) Syria's Chemical Weapons: Issues for Congress (PDF), in Congressional Research Service, 12 settembre 2013.
  168. ^ a b (EN) Kim Willsher, Syria crisis: French intelligence dossier blames Assad for chemical attack, in The Guardian, 2 settembre 2013.
  169. ^ (EN) Brian Whitaker, Sarin in Syria, in Al Bab, 14 dicembre 2013. URL consultato il 7 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2013).
  170. ^ (EN) Seymour M. Hersh, Whose sarin?, in London Review of Books, 19 dicembre 2013.
  171. ^ Timeline of Syrian Chemical Weapons Activity, 2012-2019, su armscontrol.org.
  172. ^ (EN) Anne Bernard, Syria and Activists Trade Charges on Chemical Weapons, in The New York Times, 19 marzo 2013.
  173. ^ (EN) Syrians trade Khan al-Assal chemical weapons claims, in BBC News, 19 marzo 2013.
  174. ^ (EN) Louis Charbonneau e Michelle Nichols, U.N. confirms chemical arms were used repeatedly in Syria, in Reuters, 13 dicembre 2013. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2013).
  175. ^ (EN) Turkish doctors say no nerve gas in Syrian victims' blood, in Global Post, 5 maggio 2013.
  176. ^ (EN) Ari Soffer, Syria: Rebels Allege Another Chemical Attack by Regime, in Israel National News, 5 agosto 2013.
  177. ^ (EN) Denis Fitzgerald, Syria: UN Chemical Weapons Report Will Confirm Sarin Gas Used in Aug. 21 Attack, in UN Tribune, 16 settembre 2013.
  178. ^ (EN) Rick Gladstone e C. J. Chivers, Forensic Details in U.N. Report Point to Assad’s Use of Gas, in The New York Times, 17 settembre 2013.
  179. ^ Armi chimiche in Siria, la Russia replica agli Usa: «Le prove mostrate non ci convincono», in Corriere della Sera, 2 settembre 2013.
  180. ^ (EN) John Solomon, US, Russia reach deal on Syria chemical weapons, in The Washington Times, 14 settembre 2013.
  181. ^ (EN) Syrian regime accused of chlorine gas attacks, in Al Jazeera, 17 aprile 2014.
  182. ^ (EN) Christoph Reuter, Assad's New Bomb: Syrian Regime Hasn't Abandoned Chemical Weapons, in Spiegel Online, 8 maggio 2014.
  183. ^ Siria, attacchi aerei sui ribelli: 72 morti. Strage di bambini per gas tossici. Vertice emergenza Onu, in Repubblica.it, 4 aprile 2017. URL consultato il 7 aprile 2017.
  184. ^ La versione russa sull'attacco chimico in Siria non torna, su Il Post, 6 aprile 2017. URL consultato il 7 aprile 2017.
  185. ^ Trump: “Il dittatore siriano Assad ha attaccato civili innocenti, ecco la nostra reazione”, su LaStampa.it. URL consultato il 7 aprile 2017.
  186. ^ Attacco Usa, cosa sono i missili Tomahawk, su adnkronos.com. URL consultato il 7 aprile 2017.
  187. ^ Missili Usa sulla Siria: 15 morti. Putin: aggressione a Stato sovrano.
  188. ^ Siria, Russia: Trump ha rischiato scontro | Assad: atto irresponsabile e sciocco. TGcom24 Mediaset. Mondo. 7 aprile 2017.
  189. ^ L’ONU dice che Assad è responsabile degli attacchi chimici in Siria.
  190. ^ Report of the Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic.
  191. ^ 'Israeli jets hit Syria's Masyaf chemical site', su bbc.com. URL consultato il 9 settembre 2017.
  192. ^ Siria, Mosca ora accusa i britannici «Provocazione, abbiamo le prove».
  193. ^ L'annuncio di Trump in tv: «Attacchiamo la Siria», su video.corriere.it.
  194. ^ Cominciata la missione OPAC. L'ISIS non esce, raid a Yarmouk, su ilmanifesto.it.
  195. ^ Siria, la sfida degli ispettori: "Riesumiamo i corpi per trovare tracce di armi chimiche", su repubblica.it.
  196. ^ L’Opac conferma, usate bombe al cloro in Siria, su lastampa.it.
  197. ^ Opac, usati gas cloro in attacco Siria, su rainews.it. URL consultato il 17 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2018).
  198. ^ How We Created a Virtual Crime Scene to Investigate Syria’s Chemical Attack, su nytimes.com.
  199. ^ OPCW Issues Fact-Finding Mission Reports on Chemical Weapons Use Allegations in Douma, Syria in 2018 and in Al-Hamadaniya and Karm Al-Tarrab in 2016, su opcw.org.
  200. ^ Israele bombarda in Siria centro ricerche militari di Assad, su prpchannel.com.
  201. ^ Russia: Militants in Syria launch attack, have toxic agents, su washingtonpost.com, 21 maggio 2019. URL consultato il 1º giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2019).
  202. ^ Syria: Mounting Casualties from Cluster Munitions, su hrw.org, Human Rights Watch, 16 marzo 2013. URL consultato il 4 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2016).
  203. ^ a b Dave Majumdar, Russia's Lethal Thermobaric Rocket Launchers: A Game Changer in Syria?, su The National Interest. URL consultato il 4 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2016).
  204. ^ Syria rebels say Assad using 'mass-killing weapons' in Aleppo – Israel News, Ynetnews Archiviato il 12 luglio 2013 in Internet Archive.. Ynetnews.com (20 giugno 1995).
  205. ^ Nick Cumming-Bruce, U.N. Panel Reports Increasing Brutality by Both Sides in Syria, in The New York Times, 4 giugno 2013. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2017).
  206. ^ Syria crisis: Incendiary bomb victims 'like the walking dead', BBC News. URL consultato il 1º aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2015).
  207. ^ Russia Delivers Kornet Anti-Tank Guided Missiles To Syria, su defenseworld.net, 20 agosto 2015. URL consultato il 23 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2015).
  208. ^ Saudi Arabia just replenished Syrian rebels with one of the most effective weapons against the Assad regime – Business Insider, su Business Insider. URL consultato il 12 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2016).
  209. ^ Jeremy Binnie, Neil Gibson, US arms shipment to Syrian rebels detailed, in Jane's Defence Weekly, IHS, 8 aprile 2016. URL consultato il 3 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2016).
  210. ^ a b Iran says it hit targets in Syria with Zolfaghar ballistic missiles – Jane's 360, su janes.com. URL consultato il 19 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2017). Iran's Revolutionary Guard strikes Syria for Tehran attacks, su cnbc.com, CNBC, 18 giugno 2017. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2017).
  211. ^ Gili Cohen, Iran Fires at Militants in Syria in First Use of Mid-range Missiles in 30 Years, su haaretz.com, 18 giugno 2017. URL consultato il 18 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2017).
  212. ^ Ten years after Bashar el-Assad’s installation, the government still decides who can be a journalist, su rsf.org, Reporters Without Borders, 31 gennaio 2020. URL consultato il 4 novembre 2024.
  213. ^ Syria's war may be the most documented ever. And yet, we know so little., su pri.org, PRI, 19 dicembre 2016. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2017). Five years in Syria: History's most documented war, su Haaretz. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2017).
  214. ^ Curt Nickisch, N.H. Family: Missing Journalist James Foley In Syrian Prison, su wbur.org, WBUR, 3 maggio 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  215. ^ Polly Mosendz, ISIL Beheads American Photojournalist James Foley, su The Wire. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2014).
  216. ^ Martin Chulov, Islamic State militants seize four more foreign hostages in Syria, su The Guardian. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2014).
  217. ^ James Foley's killers pose many threats to local, international journalists, su cpj.org, Committee to Protect Journalists, 20 agosto 2014. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
  218. ^ Captured soldiers: They will kill us, if Hezbollah remains in Syria, su The Daily Star Newspaper – Lebanon. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  219. ^ UN chief slams Syria's crackdown on protests, Al Jazeera, 18 marzo 2011. URL consultato il 2 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2012).
  220. ^ Minister Cannon Condemns Ongoing Violence in Yemen, Bahrain and Syria, su international.gc.ca, Foreign Affairs, Trade and Development Canada, 21 marzo 2011. URL consultato il 7 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
  221. ^ China and Russia veto UN resolution condemning Syria, BBC, 5 ottobre 2011. URL consultato il 21 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2018).
  222. ^ Elad Behari, Syria: Sunnis Threatening to Massacre Minority Alawites, Arutz Sheva, 23 dicembre 2011. URL consultato l'11 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2012).
  223. ^ Ruth Sherlock, In Syria's war, Alawites pay heavy price for loyalty to Bashar al-Assad, in The Daily Telegraph, London, 7 aprile 2015. URL consultato il 5 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2015).
  224. ^ Mariam Karouny, Syria Death Toll Likely As High As 120,000, Group Says, 14 maggio 2013. URL consultato il 6 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2013).
  225. ^ Jamie Dettmet, Syria's Christians Flee Kidnappings, Rape, Executions, in The Daily Beast, 19 novembre 2013. URL consultato il 20 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2013).
  226. ^ Druze attack Israeli ambulance carrying wounded Syrians, Al Jazeera, 23 giugno 2015. URL consultato il 26 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2015).
  227. ^ a b c Lara Nelson, The Shia jihad and the death of Syria's army, 18 novembre 2015. URL consultato l'11 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2016).
    «Without the Iranian Revolutionary Guard Corps (IRGC) and Lebanese Hezbollah the army could not stand up. [For example, in "the largest and most important military force for Assad in southern Syria" – Division 9,] Seventy percent of the troops ... are Iranian troops or Lebanese Hezbollah, the rest are shabiha. Only two to three percent are regular Syrian soldiers.»
  228. ^ Damein Cave, Crime Wave Engulfs Syria as Its Cities Reel From War, in The New York Times, 9 agosto 2012. URL consultato il 26 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2012).
  229. ^ Christopher Kozak, The Regime's Military Capabilities: Part 1, su iswsyria.blogspot.co.uk, ISW, 26 maggio 2015. URL consultato il 31 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2015).
    «Local NDF commanders often engage in war profiteering through protection rackets, looting, and organized crime. NDF members have been implicated in waves of murders, robberies, thefts, kidnappings, and extortions throughout regime-held parts of Syria since the formation of the organization in 2013.»
  230. ^ a b Berman Asher, Criminalization of the Syrian Conflict, su Institute for the Study of War. URL consultato il 27 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2012).
  231. ^ Anne Barnard, Syrian War Takes Heavy Toll at a Crossroad of Cultures, in The New York Times, 16 aprile 2014. URL consultato il 18 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2014).
  232. ^ Palmyra's Temple of Bel destroyed, says UN, BBC News, 1º settembre 2015. URL consultato il 3 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2015).
  233. ^ H. Said, Rasha Raslan e Hazem Sabbagh, Palmyra Castle partially damaged due to ISIS acts, plans to restore it to its former glory, 26 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2016).
  234. ^ Threats to Cultural Heritage in Iraq and Syria, su US Department of State, 23 settembre 2014. URL consultato il 3 settembre 2015.
  235. ^ Naira Hayrumyan, Middle East Terror: Memory of Armenian Genocide victims targeted by ISIS militants, in ArmeniaNow, 24 settembre 2014. URL consultato il 3 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2015).
  236. ^ a b c Diana Al Rifai e Mohammed Haddad, What's left of Syria?, Al Jazeera, 17 marzo 2015. URL consultato il 21 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2015).
  237. ^ Cunliffe, Emma. "Damage to the Soul: Syria's cultural heritage in conflict" Archiviato il 10 luglio 2012 in Internet Archive.. Durham University and the Global Heritage Fund. 1 maggio 2012.
  238. ^ Fisk, Robert. "Syria's ancient treasures pulverised" Archiviato il 10 marzo 2015 in Internet Archive.. The Independent. 5 agosto 2012.
  239. ^ Turkish strikes 'damage ancient temple', BBC News, 29 gennaio 2018. URL consultato il 30 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2018).
  240. ^ Report: Over 120 churches damaged war in Syria since 2011, su citynews1130.com. URL consultato il 10 settembre 2019.
  241. ^ David Batty, Syrian art smuggled from the midst of civil war to show in London, in The Guardian, 22 giugno 2013. URL consultato il 13 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2016).
  242. ^ "Syrian Refugees in Lebanon Archiviato il 22 luglio 2016 in Internet Archive.", The New York Times, 5 settembre 2013
  243. ^ Syrian refugees top 3 million, half of all Syrians displaced: U.N., 29 agosto 2014. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  244. ^ Syrian Refugees, su syrianrefugees.eu.
  245. ^ (EN) Syria Regional Refugee Response, in UNHCR, 7 febbraio 2015. URL consultato il 28 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2018).
  246. ^ Syrian Refugees, su syrianrefugees.eu. URL consultato il 13 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2015).
  247. ^ Syrian refugee camps in Turkish territory tracked by satellite, su astrium-geo.com. URL consultato il 20 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  248. ^ Humanitarian aid convoy departs to help Syrian refugees, su worldbulletin.net, 27 aprile 2013. URL consultato il 29 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2013).
  249. ^ "Syrian Civil War Causes One-Third of Country's Christians to Flee Their Homes Archiviato il 12 settembre 2014 in Internet Archive.". The Algemeiner Journal. 18 October 2013.
  250. ^ Syrian Martyrs شهداء سورية, su syrianshuhada.com (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2016).
  251. ^ L'ONU non conterà più i morti in Siria da ilpost.it, 7 gennaio 2014
  252. ^ Pillay castigates “paralysis” on Syria, as new UN study indicates over 191,000 people killed, UN Office of the High Commissioner for Human Rights, 22 agosto 2014.
  253. ^ Updated Statistical Analysis of Documentation of Killings in the Syrian Arab Republic (PDF), su ohchr.org, Human Rights Data Analysis Group, agosto 2014.
  254. ^ WHO warns of Syria disease threat, BBC, 4 giugno 2013. URL consultato il 21 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2018).
  255. ^ Annie Sparrow, Syria's Polio Epidemic: The Suppressed Truth, in New York Review, 20 febbraio 2014. URL consultato il 23 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2014).
    «Anche prima della rivolta, in aree considerate politicamente poco simpatiche come Deir el-Zor, il governo ha smesso di mantenere i servizi igienico-sanitari e di sicurezza delle acque e ha iniziato a rifiutare le vaccinazioni di routine per le malattie infantili prevenibili. Una volta iniziata la guerra, il governo ha iniziato spietati attacchi ai civili nelle aree di opposizione, costringendo milioni di persone a cercare rifugio in ambienti sovreffollati, malsani e freddi.»
  256. ^ UN launches biggest humanitarian appeal, fearing deepening of Syrian crisis, su ReliefWeb, 16 dicembre 2013. URL consultato il 28 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2016).
  257. ^ Risoluzione 46 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sessione 46 "Rafforzamento del coordinamento dell'assistenza umanitaria di emergenza delle Nazioni Unite il 19 dicembre 1991"
  258. ^ United Nations, Syria Humanitarian Assistance Response Plan (SHARP) Archiviato il 16 settembre 2013 in Internet Archive.. Consultato il 18 settembre 2013.
  259. ^ Syrian Arab Republic, su syria.unocha.org, United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA). URL consultato il 18 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).
  260. ^ UNOCHA, Syrian Arab Republic – Civil Unrest 2013, su Financial Tracking Service. URL consultato il 19 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2013).
  261. ^ Syria crisis 'worsening' amid humanitarian funding shortfall, warns top UN relief official, su un.org, UN News Centre, 26 marzo 2015. URL consultato il 28 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2015).
  262. ^ USAID/SYRIA, su usaid.gov (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2013).
  263. ^ SYRIAN HUMANITARIAN RELIEF, su irusa.org. URL consultato il 29 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2013).
  264. ^ Iran sending tonnes of flour daily to Syria: report, 3 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2013).
  265. ^ Revealed: how Syrian rebels seek medical help from an unlikely source in Israel, 12 gennaio 2014. URL consultato il 17 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2014).
  266. ^ Scores of families leave besieged Aleppo under Russia-Damascus plan, 30 luglio 2016. URL consultato il 4 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2016).
  267. ^ a b Report of the independent international commission of inquiry on the Syrian Arab Republic (DOC), su ohchr.org, 12 febbraio 2014. URL consultato il 7 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2014).
  268. ^ UN decries use of sieges, starvation in Syrian military strategy | The New Age Online, su The New Age, 5 marzo 2014. URL consultato il 20 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2015).
  269. ^ Yarmouk update: Nusra's apparent return complicates UNRWA's hopes for food program, 3 marzo 2014. URL consultato il 6 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2014).
  270. ^ Joe Dyke, Yarmouk camp no longer besieged, UN rules, 24 luglio 2015. URL consultato il 28 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2015).
  271. ^ ONU. (9 novembre 2017). "Il conflitto siriano è ormai durato più a lungo della seconda guerra mondiale - inviato umanitario dell'ONU". UN News Centre website Archiviato l'11 dicembre 2017 in Internet Archive.. Consultato il 10 dicembre 2017.
  272. ^ Rukban camp in Syria receives first aid in three months, su aljazeera.com. URL consultato il 17 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2019).
  273. ^ Syria and Isis committing war crimes, says UN, su The Guardian, 27 agosto 2014. URL consultato il 29 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2014).
  274. ^ (EN) Stephanie Nebehay, UN investigators point to Syria war crimes, su Newcastle Herald, 11 settembre 2019. URL consultato l'11 settembre 2019.
  275. ^ Women, children in Syria continue to be kept in inhumane conditions: UN report, su Devdiscourse. URL consultato l'11 settembre 2019.
  276. ^ UN must refer Syria war crimes to ICC: Amnesty, su GlobalPost. URL consultato il 20 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2013).
  277. ^ Signor Desmond de Silva QC, ex procuratore capo del tribunale speciale per la Sierra Leone, Signor Geoffrey Nice QC, ex procuratore capo dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milošević, e il professor David Crane, che ha accusato il presidente Charles Taylor della Liberia presso il tribunale della Sierra Leone
  278. ^ foreignaffairs.house.gov. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  279. ^ EXCLUSIVE: Gruesome Syria photos may prove torture by Assad regime, CNN, 21 gennaio 2014. URL consultato il 21 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2014).
  280. ^ Syria: 13,000 secretly hanged in Saydnaya military prison – shocking new report, su amnesty.org.uk, Amnesty International. URL consultato il 21 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2017).
  281. ^ US accuses Syria of killing thousands of prisoners and burning the dead bodies in large crematorium outside Damascus., su The Washington Post. URL consultato il 15 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2018). Gardiner Harris, Syria Prison Crematory Is Hiding Mass Executions, U.S. Says, in The New York Times, 15 maggio 2017, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 15 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2017).
  282. ^ Gardiner Harris, Anne Barnard, Syrian Crematory Is Hiding Mass Killings of Prisoners, U.S. Says, su The New York Times, 15 maggio 2017. URL consultato il 17 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2017).
  283. ^ syrias disappeared, BBC News, 11 novembre 2014. URL consultato l'11 novembre 2014 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2014).
  284. ^ Louisa Loveluck, Amnesty accuses Syrian regime of 'disappearing' tens of thousands, in The Daily Telegraph, 5 novembre 2015. URL consultato il 30 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2016).
  285. ^ Monitor: 60,000 dead in Syria government jails Archiviato il 22 maggio 2016 in Internet Archive. Al Jazeera
  286. ^ SIRIA,14MILA PERSONE TORTURATE A MORTE, su rainews.it, 25 ottobre 2019. URL consultato il 26 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2019).
  287. ^ The ultimate assault: Charting Syria's use of rape to terrorize its people, su womenundersiegeproject.org, Women Under Siege, 11 luglio 2012. URL consultato il 27 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2012).
  288. ^ Quattro anni fa il massacro di Shengal: le donne Yazide non dimenticano, su globalist.it, 1º agosto 2018.
  289. ^ L’inferno di Shatha, venduta 14 volte come schiava sessuale: c’era anche un listino prezzi, su fanpage.it, 18 settembre 2019.
  290. ^ Dalla schiavitù sessuale al Nobel per la pace. Nadia Murad, la "fenice guerriera" che combatte l'ISIS, su youmedia.fanpage.it, 6 ottobre 2018.
  291. ^ Magnus Lundgren, Mediation in Syria: initiatives, strategies, and obstacles, 2011–2016, in Contemporary Security Policy, vol. 37, 2016, pp. 273–288. URL consultato il 20 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  292. ^ Syria's Assad says he will not negotiate with armed groups. URL consultato il 2 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2017). Assad's priority to defeat 'terrorism' before elections: Russian lawmaker. URL consultato il 2 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2017).
  293. ^ U.N. announces start of Syria peace talks as government troops advance, 1º febbraio 2016. URL consultato il 2 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2016).
  294. ^ Envoy suspended Syria talks over Russian escalation: U.N. official, su reuters.com, 3 febbraio 2016. URL consultato il 4 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2016).
  295. ^ Syria's Assad says hopes Geneva talks lead to concrete results: Kremlin, 14 marzo 2016. URL consultato il 2 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017). Syria talks to tackle Bashar al-Assad's presidency, su aljazeera.com, Al Jazeera. URL consultato il 15 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2016).
  296. ^ a b Russian negotiator positive after 'birth' of Astana Syria. URL consultato il 2 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).
  297. ^ Russia, Turchia e Iran hanno firmato un memorandum sulla creazione di zone di de-escalation in Siria Archiviato il 23 giugno 2017 in Internet Archive. Interfax, consultato il 4 maggio 2017.
  298. ^ Russia, Turkey and Iran continue cooperation on de-escalation zones in Syria, 23 giugno 2017. URL consultato il 23 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2017).
  299. ^ Martin Chulov, 10m Syrians at risk of forfeiting homes under new property law, su The Guardian, 26 aprile 2018. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2018).
  300. ^ Syria wants its citizens in Lebanon to return, help rebuild, su foxnews.com, 4 giugno 2018. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2018).
  301. ^ Syrian state seizes opponents' property, rights activists say, su reuters.com, 12 dicembre 2018. URL consultato il 20 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2018).
  302. ^ a b c d I fantasmi di un Paese lacerato: la difficile ricostruzione in Siria, su Pandora Rivista, 19 maggio 2020. URL consultato il 13 aprile 2022.
  303. ^ Sanctions On Damascus And Tehran Have Led To Serious Fuel Shortages In Syria, su en.radiofarda.com. URL consultato il 14 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2019).
  304. ^ Syrians will reconstruct country after war themselves, Assad says, su tass.com. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2018).
  305. ^ John Pike, Iran will remain on Syria side in post-war reconstruction: VP, su globalsecurity.org. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2018).
  306. ^ "Upon land soaked with the blood": on the architects planning the reconstruction of Syria – CityMetric, su citymetric.com. URL consultato il 20 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2018).
  307. ^ Siria: il Parlamento approva il bilancio 2022, ma la crisi continua | Sicurezza internazionale | LUISS, su Sicurezza internazionale, 19 dicembre 2021. URL consultato il 13 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
  308. ^ https://www.ilsussidiario.net/autori/roberto-favazzo, SCENARI/ Ferrovie e porti: le mani cinesi sulla ricostruzione siriana, su IlSussidiario.net, 13 marzo 2022. URL consultato il 13 aprile 2022.
  309. ^ Olsi Krutani, Ricostruzione Siria: paesi Occidentali tagliati fuori dagli appalti, su Periodico Daily, 12 novembre 2020. URL consultato il 13 aprile 2022.
  310. ^ (EN) Iran strikes initial deal to rebuild Syrian power grid, in Reuters, 2 novembre 2019. URL consultato il 13 aprile 2022.
  311. ^ (EN) Agencies and TOI staff, Russia to modernize Syria port, build railway across Syria to Persian Gulf, su timesofisrael.com. URL consultato il 13 aprile 2022.
  312. ^ UPDATE 1-Russia to invest $500 mln in Syrian port, build grain hub -Interfax - Reuters, su web.archive.org, 18 dicembre 2019. URL consultato il 13 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2019).
  313. ^ 5 Russian-Syrian Projects Announced This Week - The Moscow Times, su web.archive.org, 18 dicembre 2019. URL consultato il 13 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2019).
  314. ^ Syria hands oil exploration contracts to two Russian firms - Oil & Gas 360, su web.archive.org, 18 dicembre 2019. URL consultato il 13 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2019).
  315. ^ Siria: colloqui ministeriali negli Eau per la ricostruzione - Economia, su ANSAMed, 4 ottobre 2021. URL consultato il 13 aprile 2022.
  316. ^ European University Institute., The role of philanthropy in the Syrian war: regime sponsored NGOs and armed group charities., Publications Office, 2020, DOI:10.2870/782952. URL consultato il 16 luglio 2021.
  317. ^ Yezid Sayigh, Reconstructing Syria: The need to break the mould, su aljazeera.com, Al Jazeera. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2018).
  318. ^ Per la Siria l'appello di raccolta fondi più ampio della storia, su unicef.it.
  319. ^ Битва за Сирию: взгляд с линии фронта
  320. ^ Сирийский дневник. Документальный фильм // Смотрим
  321. ^ New Video Game Lets You Kill ISIS While Fighting as Hezbollah in Syria and Lebanon, in Newsweek, 23 febbraio 2018. URL consultato il 27 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2018).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàLCCN (ENsh2012001320 · GND (DE1041651422 · J9U (ENHE987007517204905171