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Astrologia islamica

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Zodiaco arabo-musulmano del XIII secolo, che raffigura i dodici segni e i sette pianeti classici in forma personificata

L'astrologia islamica, o Scienza degli astri (in arabo ﺍﺣﻜﺎﻡ ﺍﻟﻨﺠﻮﻡ?, Aḥkām al-nujūm, lett. I regimi delle stelle), nasce dall'accentuato interesse che gli Arabi preislamici avevano della volta stellata, in parte perché creazione di Allah, in parte perché - abituati a viaggiare di notte, sotto la volta stellata - essi riuscivano a orientarsi grazie agli astri e alle costellazioni visibili.[1]

Dopo l'avvento dell'Islam, i musulmani avevano necessità di determinare il tempo per adempiere all'obbligo giornaliero delle preghiere canoniche, individuare la direzione della Kaʿba e il corretto orientamento per costruire le moschee, al cui interno è sempre presente un miḥrāb perché indichi la corretta qibla (direzione della Mecca). Tutto ciò contribuì a imprimere una formidabile accelerazione agli studi di astronomia, anche per il convincimento che i corpi astrali influenzassero in qualche misura il comportamento umano e le stesse condizioni dell'uomo.[1] La scienza astrologica fu chiamata in arabo علم النجوم?, ʿIlm al-nujūm, "Scienza delle stelle": un termine non troppo differenziato rispetto a ʿIlm al-falak (in arabo علم الفلك?), con cui si volle indicare più precisamente lo studio astronomico, con le discipline matematiche ad esso connesse.[1] I principi di questi studi trovavano la loro ispirazione nei consimili studi dell'antica Persia preislamica, in quella di Babilonia, nell'Ellenismo e nelle tradizioni dell'India.

Lungo tutto il periodo medievale, l'applicazione pratica dell'astrologia fu soggetta a profondi dibattiti di carattere filosofico da parte dei dotti musulmani e degli uomini di scienza.
Va comunque ricordato che i pronostici astrologici, malgrado la precarietà scientifica delle basi della disciplina, richiesero comunque conoscenze utili allo studio e allo sviluppo dell'astronomia..

Oroscopo del principe Iskandar, nipote di Tamerlano, basato sul suo tema natale del 25 aprile 1384 (dal Libro della nascita di Iskandar.)

L'astrologia islamica proseguì lungo il solco tracciato a suo tempo dalle tradizioni di età ellenistica e romana, basate sull'Almagesto di Tolomeo.[2] Centri di studio e insegnamento in medicina e astronomia/astrologia sorsero a Damasco e Baghdad, capitali califfali, e il califfo abbaside al-Mansur istituì un importante osservatorio astronomico e una famosa biblioteca (nell'ambito della Bayt al-Ḥikma) a Baghdad, facendone il principale centro astronomico del mondo. Al suo tempo, le conoscenze astronomiche ebbero un forte impulso e lo stesso astrolabio fu inventato da Muḥammad ibn Ibrāhīm al-Fazārī.[3] Gran parte dei nomi delle stelle deriva per questo dalla lingua araba.[2]

Albumasar o Abū Maʿshar (805-885), fu uno dei più rinomati astrologi. Il suo trattato Introductorium in Astronomiam (Kitāb al-mudkhal al-kabīr ilā ʿilm aḥkām al-nujūm) parla di come "la sola osservazione delle grande diversità dei movimenti planetari possa farci capire le innumerevoli varietà dei cambiamenti nel mondo".[4] L'Introductorium fu uno dei primi libri a essere tradotto grazie all'ambiente spagnolo dei traduttori e a circolare in Europa nel Medioevo, influenzando grandemente la rinascita colà dell'astrologia e dell'astronomia.

I Persiani combinarono insieme le discipline mediche e astrologiche mettendo in correlazione le proprietà curative delle erbe con specifici segni zodiacali e pianeti.[5] Marte, ad esempio, era considerato caldo e asciutto e si credette che esso condizionasse piante con sapore caldo o acre, come l'elleboro, il tabacco o la mostarda. Questi convincimenti furono fatti propri dagli erboristi come Culpeper fino allo sviluppo della medicina moderna.

  1. ^ a b c Wasim Aktar, Contributions of Ancient Arabian and Egyptian Scientists on Astronomy; Public Science & Reference Archiviato il 17 maggio 2012 in Internet Archive., retrieved 19 August 2011.
  2. ^ a b Oriano Spazzoli, Il Cielo degli Arabi, su planet.racine.ra.it, 1996. URL consultato il 26 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2015).
  3. ^ Richard N. Frye, The Golden Age Of Persia: The Arabs in the East, Londra, Weidenfeld & Nicolson, 1988, pag. 163.
  4. ^ Introduction to Astronomy, Containing the Eight Divided Books of Abu Ma'shar Abalachus, su World Digital Library, 1506. URL consultato il 6 ottobre 2015.
  5. ^ Derek and Julia Parker, The New Compleat Astrologer, New York, Crescent Books, 1990.
  • George Saliba, A History of Arabic Astronomy: Planetary Theories During the Golden Age of Islam, State of New York University Press, 1994, ISBN 0-8147-8023-7.
  • Edward S. Kennedy, "Ramifications of the World Year Concept in Islamic Astrology", su Ithaca, 26, VIII-2 IX (1962).
  • Edward S. Kennedy, Astronomy and Astrology in the Medieval Islamic World, Brookfield, VT, Ashgate, 1998.

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