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Abulia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La malinconia, di Edvard Munch (1896).
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'abulìa (dal greco ἀβουλία, aboulìa), termine composto dal prefisso privativo ἀ- (a-) e da βουλή (boulè) che significa «volontà», indica dunque letteralmente un'«assenza di volontà»: per meglio dire, è una condizione più o meno patologica caratterizzata da una volontà cronicamente debole o insufficiente.

È uno dei sintomi della depressione. L'abulia impedisce di prender decisioni in maniera autonoma, di attuare i propri desideri, d'intraprendere qualsiasi iniziativa e di compiere un'azione, pur sapendo che è necessaria[1].

L'abulico disperde le sue energie psicofisiche in numerose attività contemporaneamente, ma non ne riesce a portare a termine nemmeno una. Spesso l'abulia fa seguito a uno stato di apatia, nel quale è assente lo stimolo ad agire.

Sono varie le condizioni patologiche nelle quali si può riscontrare l'abulia: per esempio, la nevrosi, la depressione (come s'è detto), la schizofrenia, la sindrome prefrontale tipica del traumatizzato cranico.

  1. ^ AA.VV., Salute: dizionario medico, in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi, RCS Quotidiani, 2005, p. 27.

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