Modifica di Schiavitù nell'antica Roma
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== Lavoro degli schiavi e libertà aristocratica == |
== Lavoro degli schiavi e libertà aristocratica == |
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Secondo lo storico ed economista Giorgio Ruffolo<ref>Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi'', 2004, pp. 42-43.</ref> il «lavoro manuale schiavista era la condizione della libertà aristocratica del pensiero», ovvero la separazione tra ''otium'' creativo, appannaggio delle aristocrazie, e lavoro brutale, abbandonato alle classi subalterne e agli schiavi e quindi considerato disgustoso dagli intellettuali greco-romani, poggiava proprio sull'esistenza della schiavitù. Quando il sistema produttivo basato sullo sfruttamento degli schiavi andò in crisi nel Tardo Impero, le classi aristocratiche dovettero costringere alle professioni coatte la parte libera della popolazione mediante editti ed eserciti imperiali: i coloni saranno inchiodati alle campagne tramite l'istituzione del colonato; i mercanti delle città, invece, saranno costretti alla disciplina delle corporazioni. La società romana cadeva così in una paralizzante contraddizione: aveva, infatti, bisogno, per mantenere la sua ricchezza, di rafforzare quel dispotismo e quel potere centrale che minava proprio la sua libertà. Di qui il paradosso apparente denunciato da Francesco De Martino<ref>Francesco De Martino, ''Storia economica di Roma antica'', La Nuova Italia, Firenze, 1980.</ref>: «Per un apparente paradosso della storia, la libertà individuale era assicurata dall'esistenza degli schiavi. Senza di essi la libertà doveva estinguersi». |
Secondo lo storico ed economista Giorgio Ruffolo<ref>Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi'', 2004, pp. 42-43.</ref> il «lavoro manuale schiavista era la condizione della libertà aristocratica del pensiero», ovvero la separazione tra ''otium'' creativo, appannaggio delle aristocrazie, e lavoro brutale, abbandonato alle classi subalterne e agli schiavi e quindi considerato disgustoso dagli intellettuali greco-romani, poggiava proprio sull'esistenza della schiavitù. Quando il sistema produttivo basato sullo sfruttamento degli schiavi andò in crisi nel Tardo Impero, le classi aristocratiche dovettero costringere alle professioni coatte la parte libera della popolazione mediante editti ed eserciti imperiali: i coloni saranno inchiodati alle campagne tramite l'istituzione del colonato; i mercanti delle città, invece, saranno costretti alla disciplina delle corporazioni. La società romana cadeva così in una paralizzante contraddizione: aveva, infatti, bisogno, per mantenere la sua ricchezza, di rafforzare quel dispotismo e quel potere centrale che minava proprio la sua libertà. Di qui il paradosso apparente denunciato da Francesco De Martino<ref>Francesco De Martino, ''Storia economica di Roma antica'', La Nuova Italia, Firenze, 1980.</ref>: «Per un apparente paradosso della storia, la libertà individuale era assicurata dall'esistenza degli schiavi. Senza di essi la libertà doveva estinguersi»... |
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== Lista di alcuni tra i più famosi schiavi nell'antica Roma == |
== Lista di alcuni tra i più famosi schiavi nell'antica Roma == |