Salvatore Greco (criminale): differenze tra le versioni

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Nel [[1970]] "Cicchiteddu" soggiornò sotto falso nome a [[Zurigo]], [[Milano]] e [[Catania]] per partecipare ad alcuni incontri insieme a [[Tommaso Buscetta]] per discutere sulla ricostruzione della "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" e sull'implicazione dei [[Cosa Nostra|mafiosi siciliani]] nel [[Golpe Borghese]]<ref>{{Cita news|lingua=|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_5.pdf|titolo=I conti economici - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref><ref>[http://www.ecorav.it/arci/approfondimenti/scheda7/scheda7.htm Il Golpe Borghese e Cosa Nostra]</ref>.
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Nel 1971 la [[Commissione parlamentare antimafia]] della [[V legislatura della Repubblica Italiana|V Legislatura]] presieduta dal deputato [[Francesco Cattanei]] incentrò una sua relazione sulle biografie di 12 boss mafiosi, tra cui quelle dei due cugini "Cicchiteddu" e «l'Ingegnere», indicati come capi della "nuova mafia" [[Gangsterismo|gangsteristica]] e principali responsabili del [[contrabbando]] internazionale di droga e sigarette<ref name="relparl" />.
Nel 1971 i due cugini "Cicchiteddu" e «l'Ingegnere» suscitarono l'attenzione della [[Commissione parlamentare antimafia]] della [[V legislatura della Repubblica Italiana|V Legislatura]] presieduta dal deputato [[Francesco Cattanei]] che stilò un loro profilo biografico indicandoli come boss incontrastati della "nuova mafia" di tipo [[Gangsterismo|gangsteristico]] e del [[contrabbando]] internazionale di droga e sigarette<ref name="relparl" />.


Nel gennaio [[1978]], nonostante fosse latitante da diversi anni, "Cicchiteddu" tornò nuovamente in [[Sicilia]] dal [[Venezuela]] per incontrare i ''boss'' [[Gaetano Badalamenti]], [[Giuseppe Di Cristina]] e [[Giuseppe Calderone]] per discutere sull'eliminazione di Francesco Madonia, capo della ''[[cosca]]'' di [[Vallelunga Pratameno]] ([[provincia di Caltanissetta]]), il quale era strettamente legato a [[Totò Riina]]; come raccontato da [[Tommaso Buscetta]] e [[Antonino Calderone]], "Cicchiteddu" però consigliò di rimandare ogni decisione a data successiva ma, ripartito per [[Caracas]], vi morì prematuramente per [[cirrosi epatica]], il 7 marzo [[1978]]<ref>[http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/d030.htm Il contesto mafioso e don Tano Badalamenti - Doc. XXIII n. 50]</ref>. Secondo lo storico [[Salvatore Lupo]], la [[morte presunta]] di "Cicchiteddu" non hai mai trovato conferma.<ref>[[Salvatore Lupo]], ''Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni'', Roma, Donzelli, 1993, pag. 245.</ref>
Nel gennaio [[1978]], nonostante fosse latitante da diversi anni, "Cicchiteddu" tornò nuovamente in [[Sicilia]] dal [[Venezuela]] per incontrare i ''boss'' [[Gaetano Badalamenti]], [[Giuseppe Di Cristina]] e [[Giuseppe Calderone]] per discutere sull'eliminazione di Francesco Madonia, capo della ''[[cosca]]'' di [[Vallelunga Pratameno]] ([[provincia di Caltanissetta]]), il quale era strettamente legato a [[Totò Riina]]; come raccontato da [[Tommaso Buscetta]] e [[Antonino Calderone]], "Cicchiteddu" però consigliò di rimandare ogni decisione a data successiva ma, ripartito per [[Caracas]], vi morì prematuramente per [[cirrosi epatica]], il 7 marzo [[1978]]<ref>[http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/d030.htm Il contesto mafioso e don Tano Badalamenti - Doc. XXIII n. 50]</ref>. Secondo lo storico [[Salvatore Lupo]], la [[morte presunta]] di "Cicchiteddu" non hai mai trovato conferma.<ref>[[Salvatore Lupo]], ''Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni'', Roma, Donzelli, 1993, pag. 245.</ref>

Versione delle 11:14, 22 mag 2023

Salvatore Greco, detto Cicchiteddu (Ciaculli, 13 gennaio 1923Caracas, 7 marzo 1978), è stato un mafioso italiano, legato a Cosa Nostra. Il soprannome Cicchiteddu significa "uccellino" in siciliano per via della sua bassa statura[1], anche se nei rapporti degli inquirenti dell'epoca era indicato erroneamente con il soprannome Ciaschiteddu (fiaschetto)[2]. Era considerato un esponente di massimo prestigio all'interno di Cosa Nostra e per questo venne incaricato di guidare la "Commissione" creata nel 1957.

Biografia

Lotta tra i Greco di Ciaculli e quelli di Croceverde-Giardina

Albero genealogico dei due rami della Famiglia Greco.

Salvatore Greco era figlio di Giuseppe, capo della famiglia mafiosa di Ciaculli, che era imparentato alla lontana con il suo omonimo Giuseppe Greco, detto "Piddu u' tenente", che controllava la vicina borgata di Croceverde-Giardina.

Nel 1946 Piddu ‘u tenente si vendicò di un torto subito facendo uccidere Giuseppe Greco e suo fratello Pietro, rispettivamente padri di Cicchiteddu e del suo cugino omonimo Salvatore Greco (classe 1924), soprannominato «l'ingegnere» o «Totò il Lungo»: questi due omicidi diedero inizio ad un violento conflitto tra i Greco di Ciaculli e quelli di Croceverde-Giardina. La reazione dei Greco di Ciaculli non si fece attendere e poco dopo vennero uccisi due uomini di Piddu ‘u tenente. Dopo tutti questi fatti di violenza si arrivò al culmine della vicenda: il 17 settembre 1947, le due fazioni si affrontarono con bombe a mano e mitra nella piazza di Ciaculli; ci furono cinque morti, uno dei quali venne finito a coltellate dalla madre e dalla sorella di Cicchiteddu.

Questi avvenimenti costarono a Piddu u' tenente la convocazione da parte degli altri boss della mafia che lo obbligarono a riportare la situazione di pace fra le due fazioni. La pace era fortemente voluta anche da Antonino Cottone, capo della cosca di Villabate che fece intervenire il boss Joe Profaci, che da Brooklyn si precipitò a Palermo per porre fine allo scontro: la pace fra le due famiglie rivali fu raggiunta assumendo Cicchiteddu e il cugino Salvatore Greco “l'Ingegnere” nell'azienda agrumaria di Piddu u' tenente, che produceva i famosi mandarini di Ciaculli, controllava la vendita all'ingrosso degli agrumi da loro prodotti, stabiliva il prezzo anche con la violenza e monopolizzava pure le forniture di acqua agli agrumeti della Conca d'Oro insieme al socio Antonino Cottone[3].

Lotta per il controllo dei mercati generali

Nel 1955 Cicchiteddu entrò in contrasto con Gaetano Galatolo, capo della cosca dell'Acquasanta, in seguito allo spostamento dei mercati generali di Palermo dal quartiere della Zisa all'Acquasanta[4]: infatti Galatolo si rifiutava di sottostare ai prezzi imposti da Cicchiteddu e dal suo socio Antonino Cottone e di dividere con loro anche il racket del pizzo sui prodotti ortofrutticoli venduti all'ingrosso[5]. Per questa sua opposizione, Galatolo venne ucciso e seguì un violento conflitto che vedeva contrapposte le cosche di Ciaculli-Croceverde e dell'Acquasanta, di cui rimasero vittime anche Cottone e il vicecapo di Galatolo, Nicola D'Alessandro, assassinato a colpi di lupara dopo aver preso il posto del suo capo[6]; nel periodo successivo il conflitto venne risolto perché Cicchiteddu si accordò con Michele Cavataio, nuovo capo dell'Acquasanta, per dividersi i racket dei mercati generali[7].

A capo della "Commissione"

Nel periodo successivo Cicchiteddu e il cugino Salvatore Greco l'Ingegnere si associarono ai mafiosi Angelo La Barbera, Rosario Mancino, Antonino Sorci, Pietro Davì, Tommaso Buscetta e Gaetano Badalamenti, con cui si occuparono del contrabbando di sigarette e stupefacenti, mantenendo contatti con il corso Pascal Molinelli e il tangerino Salomon Gozal, indicati dalle indagini dell'epoca come i maggiori fornitori di sigarette ed eroina alle cosche siciliane[8][9].

Cicchiteddu venne sospettato di essere presente alla riunione fra mafiosi siciliani e americani tenutasi fra il 12 ed il 16 ottobre 1957 presso l'Hotel delle Palme di Palermo. Joseph Bonanno, Lucky Luciano, John Bonventre, Frank Garofalo, Santo Sorge e Carmine Galante erano fra i mafiosi americani presenti mentre fra i siciliani erano presenti, oltre ai cugini Greco, Gaspare Magaddino, Giuseppe Genco Russo, Angelo La Barbera, Cesare Manzella e Calcedonio Di Pisa.

Uno dei risultati di queste riunioni fu la costituzione della "Commissione", a capo della quale venne eletto "Ciaschiteddu" per via del suo prestigio e della sua autorevolezza.

Secondo il pentito Tommaso Buscetta, Cicchiteddu fu tra i mafiosi coinvolti nell'omicidio di Enrico Mattei, il controverso presidente dell'ENI che morì in un misterioso incidente aereo il 27 ottobre 1962[10].

La prima guerra di mafia

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra di mafia.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti dell'epoca, "Cicchiteddu" fu protagonista di una truffa a proposito di una partita di eroina finanziata insieme ai mafiosi Angelo La Barbera e Cesare Manzella, che sfociò nella cosiddetta «prima guerra di mafia»[8][11]. "Cicchiteddu" guidò l'offensiva contro i fratelli La Barbera ed infatti fece uccidere e sparire Salvatore La Barbera ed ordinò l'attentato contro la pescheria di Via Empedocle Restivo in cui erano presenti Angelo La Barbera e i suoi accoliti, uccidendo due persone[3][8]. Per ritorsione, il 12 febbraio 1963 una Fiat 1100 imbottita di esplosivo saltò in aria nei pressi della casa di "Cicchiteddu" a Ciaculli e ferì la sorella. Il conflitto si concluse il 30 giugno 1963, quando un'altra autobomba esplose nelle vicinanze della casa di Cicchiteddu a Ciaculli, uccidendo 4 uomini dell'Arma dei Carabinieri, 2 dell'Esercito Italiano, e un sottufficiale del Corpo delle Guardie di P.S. (attuale Polizia di Stato), accorsi per disinnescare la bomba[8]. L'indignazione per la strage di Ciaculli provocò la reazione delle autorità e centinaia di mafiosi furono arrestati[8]. Il giudice istruttore Cesare Terranova spiccò anche un mandato di cattura nei confronti di "Cicchiteddu", che quindi fuggì a Caracas, in Venezuela. Fino a quel momento, risultava incensurato ed anzi il comandante dei carabinieri di Brancaccio lo aveva descritto come un tranquillo commerciante di agrumi senza legami con la mafia[3].

Il 22 dicembre 1968, "Cicchiteddu" venne condannato in contumacia a dieci anni di carcere al processo di Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia. In appello venne però assolto.[3]

Nel 1970 "Cicchiteddu" soggiornò sotto falso nome a Zurigo, Milano e Catania per partecipare ad alcuni incontri insieme a Tommaso Buscetta per discutere sulla ricostruzione della "Commissione" e sull'implicazione dei mafiosi siciliani nel Golpe Borghese[12][13].

Nel 1971 i due cugini "Cicchiteddu" e «l'Ingegnere» suscitarono l'attenzione della Commissione parlamentare antimafia della V Legislatura presieduta dal deputato Francesco Cattanei che stilò un loro profilo biografico indicandoli come boss incontrastati della "nuova mafia" di tipo gangsteristico e del contrabbando internazionale di droga e sigarette[3].

Nel gennaio 1978, nonostante fosse latitante da diversi anni, "Cicchiteddu" tornò nuovamente in Sicilia dal Venezuela per incontrare i boss Gaetano Badalamenti, Giuseppe Di Cristina e Giuseppe Calderone per discutere sull'eliminazione di Francesco Madonia, capo della cosca di Vallelunga Pratameno (provincia di Caltanissetta), il quale era strettamente legato a Totò Riina; come raccontato da Tommaso Buscetta e Antonino Calderone, "Cicchiteddu" però consigliò di rimandare ogni decisione a data successiva ma, ripartito per Caracas, vi morì prematuramente per cirrosi epatica, il 7 marzo 1978[14]. Secondo lo storico Salvatore Lupo, la morte presunta di "Cicchiteddu" non hai mai trovato conferma.[15]

La famiglia

Fedelissimi di "Cicchiteddu" furono i suoi cugini di primo grado: l'omonimo Salvatore Greco (classe 1924), detto «l'Ingegnere» o «Totò il Lungo», e il fratello Nicola, detto «Nicolazzo», entrambi appartenenti alla "famiglia" mafiosa di Ciaculli. La loro sorella Girolama sposò Antonio Salamone, capo della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato.[3]

A differenza di "Cicchiteddu", «l'Ingegnere» aveva diversi precedenti penali: nel 1952 fu arrestato perché coinvolto nell'invio al boss italo-americano Frank Coppola di un baule carico di eroina in partenza da Alcamo.[3][8] Secondo le indagini del Federal Bureau of Narcotics, «l'Ingegnere» possedeva la principale flotta contrabbandiera del Mediterraneo e, dopo la strage di Ciaculli, si rese anche lui irreperibile e fu segnalata la sua presenza a Marsiglia, Tangeri, Gibilterra, Malta, Milano e Genova, tutti nodi cruciali nel circuito dei traffici internazionali di sigarette e droga, ma si persero le sue tracce perché probabilmente trovò rifugio in Venezuela e in Brasile insieme al cugino "Cicchiteddu", al fratello Nicolazzo, al cognato Antonio Salamone e ai Cuntrera-Caruana di Siculiana, che diedero il via alla penetrazione di Cosa nosta nel continente sudamericano.[3][9][8] Secondo Antonino Calderone, «Nicolazzo» Greco sarebbe tornato nel 1975 per caldeggiare la nomina del cugino Michele Greco a capo della "Commissione"[16] e poi, secondo Francesco Di Carlo, partecipò al complotto del boss Stefano Bontate per assassinare Totò Riina.[17] Sempre secondo Calderone, nel 1981 anche «l'Ingegnere» sarebbe tornato in Sicilia per chiedere spiegazioni sull'omicidio di Bontate da parte dei Corleonesi di Riina.[18] «Nicolazzo» tornò nuovamente per guidare la riscossa dei "perdenti" contro i Corleonesi durante la seconda guerra di mafia ed, insieme a Gaetano Grado, avrebbe attentato alla vita di Pino Greco "Scarpuzzedda" nel Natale 1982[19].

Secondo il boss mafioso Giuseppe Guttadauro – intercettato dalla polizia durante una conversazione – «l'Ingegnere» e «Nicolazzo» sarebbero ancora vivi nel 2001[20].

Note

  1. ^ [1]
  2. ^ Tratto da "ASud’Europa", settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre”
  3. ^ a b c d e f g h Cattanei.
  4. ^ Il Viandante - Sicilia 1955
  5. ^ lacndb.com::Italian Mafia
  6. ^ Il Viandante - Sicilia 1956
  7. ^ lacndb.com::Italian Mafia
  8. ^ a b c d e f g Sintesi delle conclusioni del comitato per le indagini sui singoli mafiosi, sul traffico di stupefacenti e sul legame tra fenomeno mafioso e gangsterismo americano - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  9. ^ a b La nuova mafia - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  10. ^ BUSCETTA: ' COSA NOSTRA UCCISE ENRICO MATTEI' - Repubblica.it » Ricerca
  11. ^ Il Viandante - Sicilia 1963
  12. ^ I conti economici - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  13. ^ Il Golpe Borghese e Cosa Nostra
  14. ^ Il contesto mafioso e don Tano Badalamenti - Doc. XXIII n. 50
  15. ^ Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma, Donzelli, 1993, pag. 245.
  16. ^ P. Arlacchi, Gli uomini del disonore, Milano, Mondadori, 1992.
  17. ^ E. Bellavia, Un uomo d'onore, Milano, BUR, 2010
  18. ^ Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone
  19. ^ I racconti dell'orrore: la strage di Viale Lazio, le violenze su una bambina, le esecuzioni dei nemici: nei verbali di Gaetano Grado la ferocia dei Corleonesi raccontata da chi ha sparato con loro, Palermo, Novantacento, 2011
  20. ^ Lezioni di mafia al picciotto in carriera - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 2 aprile 2003. URL consultato il 21 maggio 2023.

Bibliografia

Predecessore Commissione di Cosa Nostra Successore
carica creata 1957 - 1970 Gaetano Badalamenti
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