Il conte di Montecristo: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|altri significati|[[Il conte di Montecristo (disambigua)]]}}
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'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è un romanzo di [[Alexandre Dumas padre|Alexandre Dumas]], scritto in collaborazione con [[Auguste Maquet]], la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di [[Pierre Picaud]]. Il libro racconta come, al debutto del regno di [[Luigi XVIII]], il 24 febbraio 1815, il giorno in cui [[Napoleone Bonaparte]] abbandona l'[[isola d'Elba]], [[Edmond Dantès]], un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale ''Le Pharaon'', sbarca a [[Marsiglia]] per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del [[Castello d'If]], al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'[[abate Faria]], Dantès riesce a evadere: prende possesso d'un tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]], del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato a torto e fatto imprigionare - della loro stessa moneta, intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno come in una sorta di contrappasso dantesco, mentre garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli.<ref>https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf</ref>


Questo romanzo, assieme a ''[[I tre moschettieri]]'', è una delle due opere più conosciute di Dumas sia in Francia che in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in [[Romanzo d'appendice|feuilleton]] sul ''[[Journal des débats]]'' dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª parte).
'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è uno dei più famosi [[romanzo d'appendice|romanzi d'appendice]] attribuiti ad [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]<ref>Infatti, secondo una diffusa tradizione letteraria partita dalla [[Francia]] (in particolare dalla penna di [[Eugène de Mirecourt]]), mutuata in [[Italia]] e oggetto di una nota [[polemica]] fra [[Alexandre Dumas (padre)|Dumas]] e [[Francesco De Sanctis]], il vero autore dell'opera sarebbe stato [[Pier Angelo Fiorentino]]. Cfr. [[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Alessandro Dumas a Napoli'', in ''[[Uomini e cose della vecchia Italia]]'', s. II, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], Bari 1927, specie pp. 360-362, che la ritenne comunque una [[leggenda]], tenendo conto anche della congrua smentita dello scrittore francese. Il tema è ricordato da ultimo nell'articolo di [http://www.ilgiornale.it/cultura/la_vera_storia_conte_montecristo/09-07-2010/articolo-id=459604-page=0-comments=1 L. Croci, ''La vera storia del Conte di Montecristo'', in «Il Giornale» del 9 luglio 2010]</ref>. Considerata la sua opera migliore insieme alla trilogia dei moschettieri (comprendente ''[[I tre moschettieri]]'', ''[[Vent'anni dopo]]'', ''[[Il visconte di Bragelonne]]''), fu completata nel [[1844]] e pubblicata nei due anni successivi come una serie in 18 parti.


La storia è ambientata in [[Italia]], in [[Francia]] e nelle isole del [[Mediterraneo]], durante gli anni tra il [[1815]] ed il [[1838]] (dalla fine del regno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone I]] al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo]]). I principali temi trattati riguardano la [[giustizia]], la [[vendetta]], il [[perdono]] e la [[misericordia]].
La storia è ambientata tra l'[[Italia]], la [[Francia]] e alcune isole del [[Mar Mediterraneo]], durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII di Borbone]] al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]]). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, da 180 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.


== Trama ==
== Trama ==
{{vedi anche|Trama de Il conte di Montecristo}}
{{vedi anche|Trama de Il conte di Montecristo}}
=== Il complotto ===
[[Marsiglia]], [[1815]]: anno della [[Restaurazione francese|Restaurazione Borbonica]]. Edmond Dantès è un giovane [[marinaio]] della [[nave mercantile]] ''Pharaon'' che sta per essere promosso a [[capitano]], oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata [[#La famiglia Morcerf|Mercédès]]. Mosso dall'invidia, [[#La famiglia Danglars|Danglars]], scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.


Con la complicità di [[#La famiglia Morcerf|Fernand Mondego]] (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e [[#Altri personaggi importanti|Gaspard Caderousse]] (invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente [[Bonapartismo|bonapartista]]. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e [[magistrato]] pubblico [[#La famiglia Villefort|Gérard de Villefort]]. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.
== Personaggi ==
=== Edmond Dantès e i suoi travestimenti ===
* '''[[Edmond Dantès]]''' — Edmond è il protagonista della storia, durante la quale assume molteplici travestimenti per portare a termine l'elaborato piano di vendetta nei confronti di coloro che hanno provocato la sua rovina. Inizialmente Edmond è un esperto [[marinaio]], ottimo fidanzato della bella catalana Mercédès, e futuro [[capitano]] della [[nave]] mercantile ''Pharaon''. Dopo gli anni di prigionia diventa il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], nome preso da un'[[isola]] di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il [[tesoro (preziosi)|tesoro]] indicato dallo scienziato Faria. Sotto questa nascosta identità compirà la sua elaborata vendetta.


=== La prigionia ===
* '''Conte di Montecristo''' — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza va di pari passo solo con l'aura di mistero che lo circonda. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo alter ego, dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco [[armatore]] [[Malta|maltese]], che vive nell'agio di una ricca rendita, e che ha acquistato il titolo di "[[conte]]", assieme all'[[isola di Montecristo]], per diletto. Egli avrebbe fatto la [[guerra]] nella [[Marina militare|marina]], e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di [[carità]], sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze. Per quanto circondato da un alone di mistero, il Conte ha molte conoscenze, è assai colto, ha viaggiato per il [[mondo]], è amante degli agi più raffinati, ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
{{doppia immagine|right|Monte-Cristo if castle - marseille France by JM Rosier.JPG|275|Facial pic of If castle.jpg|170|A sinistra veduta della prigione-fortezza nota come il ''Castello d'If''; a destra la facciata della prigione.}}


Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del [[Castello d'If]] dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, vi fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'[[abate Faria]]<ref name= Faria>Curioso notare come la traduzione italiana di [[#Tagli e censure nella traduzione di Emilio Franceschini|Emilio Franceschini]], per molto tempo la più diffusa in Italia, abbia omesso in tutto il testo il termine "abate" associato a Faria, attribuendogli invece il laico titolo di "scienziato". Il solo abate presente nella suddetta traduzione è quello interpretato da Edmond Dantés: l'abate Busoni.</ref>, che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.
* '''Lord Wilmore''' — Un [[nobile (aristocrazia)|nobile]] [[Inghilterra|inglese]] interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e durante il romanzo si suppone che i due siano rivali.
{{Citazione|Era un uomo piuttosto alto, aveva le [[basette]] rade e rosse, la pelle bianca, ed i [[capelli]] biondi grigiastri; era vestito con tutta la eccentricità inglese, cioè, un abito turchino coi bottoni d'[[oro]] e col [[colletto (abbigliamento)|colletto]] alto e imbottito, un [[gilet (abbigliamento)|gilè]] di ''[[cachemire]]'' bianco, ed un [[Pantaloni (abbigliamento)|pantalone]] di nanchino, tre pollici troppo corto, ma a cui i sottopiedi della stessa [[stoffa]] impedivano di risalire fino alle [[ginocchia]].}}


Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'[[economia]] alla [[matematica]], dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di [[Ictus|attacchi apoplettici]] che lo portano alla morte.
* '''[[Sinbad il marinaio|Sinbad il Marinaio]]''' — Il personaggio che Edmond userà per salvare la Famiglia Morrel dalla [[bancarotta]].
{{Citazione|Indossava un costume [[Tunisia|tunisino]], vale a dire una calotta rossa con una lunga [[Nappa (ornamento)|nappa]] di [[seta]] turchina, una veste di panno nero tutta ricamata d'[[oro]], [[pantaloni]] color [[sangue]] di [[bue]] larghi e gonfi, le [[ghette]] dello stesso colore orlate d'[[oro]] come la veste, ed i pianelli gialli, una magnifica [[sciarpa]] di [[cachemire]] gli cingeva la vita al disopra dei fianchi, e un piccolo cangiar acuto e ricurvo passava dentro la [[cintura]].


Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'[[isola di Montecristo]]. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'[[Arcipelago delle Frioul|isola di Tiboulen]].
Quantunque di un pallore quasi livido, quest'uomo aveva una fisionomia molto bella: gli [[occhi]] erano vivi e penetranti, il [[naso]] dritto [...] i [[denti]] bianchi come perle spiccavano mirabilmente sotto i [[baffi]] neri.}}


=== La vendetta ===
* '''[[Abate]] Busoni''' — L'identità che usa Edmond in altre circostanze per la presunta autorità [[religione|religiosa]].
[[File:Montecristo islet.jpg|thumb|right|L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.]]
Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del ''Conte di Montecristo'', ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di [[#Edmond Dantès e i suoi travestimenti|identità diverse]], come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.


Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto ''conte de Morcerf'' grazie alla ricchezza accumulata come [[Coscrizione|coscritto]], era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]] mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del conte.
=== I servitori del Conte ===
[[File:Coat of arms of the Count of Monte Cristo.png|thumb|right|Lo stemma del Conte di Montecristo, che il brano originale francese descrive come "une montagne d’or, posant sur une mer d’azur, avec une croix de gueules au chef".]]
* '''Bertuccio''' — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Bertuccio, prima di conoscere il Conte, dichiara vendetta a Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'[[assassinio]] di suo fratello; convinto di averlo ucciso, gli salva il figlio illegittimo che Villefort ha avuto da Hermine Danglars e che crescerà, assieme alla cognata, con il nome Benedetto. Nel corso dell'opera Benedetto reciterà il ruolo di Andrea Cavalcanti.


Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave ''Pharaon''), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.
* '''Haydée''' — Principessa greca, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], [[Pascià]] di [[Giannina]]. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico [[generale]] Kourchid, grazie al tradimento di Fernand Mondego. Ridotta in [[schiavismo|schiavitù]] assieme alla madre, dopo la morte di questa viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi a [[Costantinopoli]]. Anche se lei è considerata una schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto. Questa donna greca è innamorata follemente del Conte, che però la considera troppo giovane per lui. Durante il [[processo (diritto)|processo]] di Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del [[romanzo]] Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.

{{Citazione|La bellezza del viso era da beltà greca in tutta la purezza del tipo, coi grandi occhi neri vellutati, la fronte di [[marmo]], il naso dritto, le labbra di [[corallo]], e i denti di [[perla|perle]]. E in questa graziosa donna il fiore della gioventù appariva in tutto il suo splendore e [[profumo]]. Haydée poteva avere diciannove o venti anni.}}
== Personaggi ==
=== Edmond Dantès e i suoi travestimenti ===
[[File:Edmond Dantès.JPG|thumb|upright=1|Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del [[1888]] del romanzo.]]
* '''[[Edmond Dantès]]''' — Il protagonista del romanzo. Appena diciannovenne, è già esperto marinaio e futuro capitano della [[nave mercantile]] ''Pharaon'', nonché promesso sposo della [[Catalogna|catalana]] Mercédès. Durante l'ultimo viaggio in mare ferma la nave sull'[[isola d'Elba]] per consegnare un plico al gran Maresciallo [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]] (uomo di fiducia di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], quest'ultimo in procinto di fuggire dall'[[isola d'Elba]] per riprendere il potere in Francia, i noti "[[Cento giorni]]"), seguendo così le ultime volontà del capitano Leclerc, ed in cambio riceve una lettera confidenziale da consegnare ad un uomo a [[Parigi]]. Nessuno conosce il contenuto della lettera, ma l'incontro con l'ufficiale di Napoleone dà l'occasione all'invidioso Danglars di denunciare Dantès come agente bonapartista, in modo da allontanarlo per lungo tempo e prendere il suo posto come capitano della nave. Edmond viene, così, arrestato e condotto in una prigione-fortezza (il Castello d'If), dove avrebbe dovuto trascorrere l'intera vita, ma da cui riesce ad evadere. Dopo gli anni di prigionia diventa il ''Conte di Montecristo'', nome preso da un'[[Isola di Montecristo|isola]] di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il [[tesoro]] indicato dall'abate Faria, conosciuto durante la detenzione. I 14 lunghi anni di prigionia cambiano Dantès sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli conoscenze di grande profondità e ampiezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo ossessionato dalla vendetta contro coloro che hanno provocato la sua rovina e che lui colpirà usando l'identità del Conte di Montecristo e di molti altri personaggi.


* signor '''Zaccone''', '''conte di Montecristo''' — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza è pari solo all'aura di mistero che lo circonda in quanto il tesoro trovato ha un valore inestimabile. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo [[alter ego]], dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco [[armatore]] [[Malta|maltese]], che vive nell'agio di una ricca rendita e che ha acquistato il titolo di "[[conte]]", assieme all'[[isola di Montecristo]], per diletto. Egli avrebbe fatto la [[guerra]] nella [[Marina militare|marina]] e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di [[carità]], sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze, e dalla imperturbabile flemma anche nelle situazioni peggiori; ha immense conoscenze in ogni ambito dello scibile umano: per esempio, è un esperto chimico nonché valente medico, un eccellente combattente e spadaccino, ha viaggiato per il [[mondo]], è amante degli agi più raffinati ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
* '''Alì''' — Il fedele servitore del [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]]. Egli è [[Mutismo|muto]] e totalmente dedito al suo padrone per avergli salvato la vita in [[Tunisia]], dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'[[harem]] del [[Bey (carica)|Bey]] - a subire la mutilazione prima della [[Lingua (anatomia)|lingua]], poi delle [[Mano|mani]] e infine della [[testa]]. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di [[Equus caballus|cavalli]].
* '''Lord Wilmore''' — Un [[Nobiltà|nobile]] inglese interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e il romanzo fa supporre che i due siano rivali, come tra l'altro asserisce Lord Wilmore stesso.
{{Citazione|«[...] non ha stipendio, non è un domestico, è uno [[schiavo]], è il mio [[cane]]; se non facesse il suo dovere, non lo caccerei, ma lo ammazzerei!.» [...] <br /> Alì ascoltò, sorrise, si avvicinò al padrone, mise un ginocchio a terra e gli baciò rispettosamente la mano.}}
* '''[[Sindbad il marinaio]]''' — Il personaggio che Edmond userà per salvare la famiglia Morrel dalla [[bancarotta]].
* '''[[abate]] Giacomo Busoni''' — abate siciliano, identità che usa Edmond in alcune circostanze per la presunta autorità [[religione|religiosa]].


=== I servitori del Conte ===
* '''Giovanni Bertuccio''' — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Molto tempo prima di conoscere il Conte, Bertuccio aveva giurato vendetta nei confronti di Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'[[Omicidio|assassinio]] del fratello. Segue Villefort ad Auteuil, in una casa dove era solito incontrarsi con l'amante Hermine Danglars, e lo pugnala mentre il magistrato è in giardino per seppellire una cassetta. Incuriosito dall'oggetto, Bertuccio scopre che contiene un neonato (il figlio illegittimo di Villefort appena partorito da Hermine Danglars) apparentemente morto. L'uomo riesce a rianimarlo e lo porta via con sé in Corsica dove, assieme alla cognata, lo alleva con il nome di Benedetto.
* '''Haydée''' — Principessa albanese, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], [[Pascià]] di [[Giannina]]. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico [[generale]] Kourchid, grazie al tradimento di un [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] [[Francia|francese]] in cui il Pascià riponeva grande fiducia: Fernand Mondego. Ridotta in [[schiavismo|schiavitù]] assieme alla madre, dopo la morte di questa, viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi di [[Costantinopoli]]. Pur avendola acquistata come schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto, non le fa mancare niente e non si approfitta minimamente di lei. Questo suscita in Haydée una profonda gratitudine nei suoi confronti, che presto si trasforma in amore. Egli però la considera troppo giovane per lui e non vuole precluderle la possibilità di una vita felice. Durante il [[processo (diritto)|processo]] a Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del [[romanzo]] Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.
* '''Alì''' — Il fedele servitore del [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]]. Egli è [[Mutismo|muto]] e totalmente devoto al suo padrone che gli ha salvato la vita in [[Tunisia]], dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'[[harem]] del [[Bey (carica)|Bey]] - a subire la mutilazione prima della [[Lingua (anatomia)|lingua]], poi delle [[Mano|mani]] e infine della [[testa]]. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di [[Equus caballus|cavalli]].
* '''Baptistin''' — Servitore del Conte.
* '''Baptistin''' — Servitore del Conte.
* '''Jacopo''' — [[Marinaio]] conosciuto da Edmond a bordo della [[tartana]] genovese ''Giovane Amelia'', che lo trae in salvo durante la sua fuga dal [[Castello d'If]]. Diventa, in seguito, il capitano dello [[Panfilo|yacht]] del Conte.

* '''Jacopo''' — [[Marinaio]] conosciuto da Edmond a bordo della [[tartana]] genovese ''Giovane Amelia'' che lo trae in salvo durante la sua fuga dal [[Castello d'If]]. Diventa, in seguito, il capitano dello [[Panfilo|yacht]] del Conte.


=== La famiglia Morcerf ===
=== La famiglia Morcerf ===
* '''Mercédès Herrera Mondego''' — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo [[cugino]] Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. Dopo la rovina del marito torna a Marsiglia e vivrà nella casa del padre di Dantès.
* '''Mercédès Herrera Mondego''' — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo [[cugino]] Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. È l'unica a riconoscere nel Conte di Montecristo l'amore di un tempo, Edmond Dantès. Dopo la rovina del marito, del quale rifiuta l'eredità (preferendo donarla in beneficenza), torna ad una vita solitaria a [[Marsiglia]] nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.
* '''Fernand Mondego''' — Più tardi conosciuto come ''conte de Morcerf''. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la [[guerra]] come [[Coscrizione|coscritto]]: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in [[Francia]], con il titolo di [[conte]], sposa Mercédès. Diventato membro della [[Camera dei pari di Francia|Camera dei Pari]], la sua vita viene rovinata dal [[processo (diritto)|processo]] che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in [[Albania]], del [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], grazie anche alla decisiva testimonianza della figlia Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida con un colpo di pistola.

* '''Albert de Morcerf''' — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a [[Roma]] (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il [[carnevale]]. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà e il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, il padre combina un matrimonio tra Albert e la giovane Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, almeno fino a quando Edmond non causa la rovina del padre Fernand: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a [[duello]], anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le proprie scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo, morto il padre, Albert abbandona la madre Mercédès e parte per l'[[Africa]] come soldato negli [[Spahis]] per potersi costruire una nuova vita con il cognome materno ''Herrera''.
* '''Fernand Mondego''' — Più tardi conosciuto come '''conte de Morcerf'''. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la [[guerra]]: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in [[Francia]] con il titolo di [[conte]] sposa Mercédès. Diventato membro della Camera dei Pari, la sua vita viene rovinata dal [[processo (diritto)|processo]] che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in [[Grecia]], del [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], grazie anche alla decisiva testimonianza di Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida.

* '''Albert de Morcerf''' — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a [[Roma]] (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il [[carnevale]]. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà ed il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, Albert viene costretto dal padre a sposare Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, finché egli non causa la rovina del padre: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a duello, anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le sue scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo abbandonerà Fernand e partirà come soldato negli [[Spahis]] per l'[[Africa]], per potersi ricostruire una nuova vita con il nome Herrera.


=== La famiglia Danglars ===
=== La famiglia Danglars ===
* '''Barone Danglars''' — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave dove lavora Edmond, del quale è geloso perché l'armatore della nave, Pierre Morrel, lo vuole nominare capitano. Dopo aver incastrato il protagonista, viene promosso capitano della nave ''Pharaon''. Dopo poco tempo abbandona l'incarico e si trasferisce in Spagna dove lavora presso un banchiere. In seguito ad una serie di speculazioni ed investimenti (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di barone torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi.
* '''Barone Danglars''' — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave mercantile ''Pharaon'' dove lavora Edmond, del quale è invidioso perché l'[[armatore]] Pierre Morrel lo vuole nominare capitano, nomina a cui lui stesso aspirava. Dopo aver incastrato Dantès con l'accusa di essere un bonapartista, viene promosso a capitano della ''Pharaon''. Successivamente abbandona l'incarico e si trasferisce in [[Spagna]] dove lavora come commesso presso un [[Banca|banchiere]]. Qui, grazie ad una serie di [[Speculazione|speculazioni]] ed [[Investimento|investimenti]] (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di ''barone'' torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi. Conosce il Conte di Montecristo, che lo spinge al tracollo finanziario per poi farlo rapire e imprigionare; solo quando è costretto a dilapidare il denaro rimastogli per sfamarsi il Conte di Montecristo gli rivela la propria vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono e gli restituisce la libertà.
* '''Hermine Danglars''' — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.

* '''Eugenie Danglars''' — Figlia dei Danglars, animo d'artista, per salvare la famiglia dal tracollo finanziario è costretta dal proprio padre a farsi promessa sposa prima ad Albert de Morcerf poi ad Andrea Cavalcanti. Lei però non li ama, preferendo più o meno manifestamente le donne e volendo vivere libera, senza alcun vincolo matrimoniale. Alla fine scappa di casa assieme alla sua amante Louise D’Armilly , approfittando della confusione creatasi per la fuga del presunto Andrea Cavalcanti, smascherato lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.
{{Citazione|Davvero quest'uomo è una laida creatura. Come mai, dalla prima volta che lo vedono, non riconoscono il serpente dalla fronte schiacciata, l'avvoltoio dal cranio rotondeggiante, lo sperviero dal becco acuto?|Edmond Dantès}}

* '''Hermine Danglars''' — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita, ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.

* '''Eugenie Danglars''' — Figlia dei Danglars, con animo d'artista, è promessa sposa prima ad Albert de Morcerf, poi ad Andrea Cavalcanti. Ma lei non ama nessuno dei due: è infatti uno spirito libero, non desidera il matrimonio, sogna una vita sola, magari dedicata all'arte del canto e della musica. Alla fine riesce a realizzare il suo sogno: scappa di casa assieme ad un'amica approfittando della confusione creatasi per l'arresto di Andrea Cavalcanti, lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.

{{Citazione|Eugenie Danglars era bella, ma [...] di una bellezza un poco sostenuta. I capelli erano di un bel nero, ma nell'ondulazione si notava una specie di ritrosia al [[pettine]]; gli occhi, neri come i capelli, sotto magnifiche sopracciglia, che non avevano che un difetto, quello cioè di aggrottarsi qualche volta, erano particolarmente notevoli per una espressione di fermezza rara in una donna; il naso aveva quelle proporzioni esatte che un bravo scultore darebbe alla statua di [[Giunone]], soltanto la bocca era un po' grande, ma con bei denti che davano risalto alle labbra, il cui [[carminio]] troppo vivo spiccava sul pallore del viso; infine, un neo nero posto all'angolo della bocca, e più largo del naturale, finiva col dare a questa fisionomia un'indole risoluta [...] Era [...] una [[Diana (divinità)|Diana]] cacciatrice, ma con qualche cosa di più fermo e di più maschio nella sua bellezza.}}


=== La famiglia Villefort ===
=== La famiglia Villefort ===
[[File:Дюма Гаварни Вильфор в 1838.JPG|thumb|upright=0.9|Gérard de Villefort in una illustrazione di [[Paul Gavarni]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
* '''Gérard de Villefort''' — Sostituto Procuratore del re e, in seguito, Procuratore del re. Figlio di un bonapartista (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l'entourage monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renata). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: pur riconoscendo la sua innocenza, Villefort si vede costretto ad incastrarlo per salvare la sua posizione e la vita del padre; Dantès, infatti, era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di Napoleone (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'''usurpatore'', appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata. <br /> Morta Renata (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort si risposa in seconde nozze con una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con la signora Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), Villefort scopertala, la spinge al suicidio. Ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.
* '''Gérard de Villefort''' — Sostituto procuratore del re e, in seguito, procuratore del re. Figlio di un [[Bonapartismo|bonapartista]] (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l<nowiki>'</nowiki>''entourage'' monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renée). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: Dantès infatti era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'''usurpatore'', appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre di Gerard sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata: quindi Villefort, pur riconoscendo l'innocenza di Edmond, si vede costretto a incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre. Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.

* '''Valentine de Villefort''' — Figlia di Gérard de Villefort e Renata di Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, per l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise. Unica vera compagnia familiare è costituita dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato, e comunica con la nipote con i soli occhi. È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay: predispone nel suo testamento che nel caso questa unione avvenisse, Valentine verrebbe diseredata. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela che è lui l'assassino del padre di Franz: a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna, ma grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Il Conte di Montecristo le dà una sostanza che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta, in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente potrà sposare.
* '''Valentine de Villefort''' — Figlia di Gérard de Villefort e Renée de Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, tra l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise, quest'ultima invidiosa dell'immenso patrimonio che la ragazza avrebbe ereditato (a discapito del figlio Édouard). L'unico vero affetto familiare è costituito dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato e comunica con la nipote con i soli occhi (potrebbe essere [[sindrome del chiavistello]]). È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay, predisponendo di diseredare Valentine nel caso questa unione avvenisse. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela di essere l'uccisore, in leale duello, del padre di Franz, ed a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna. Tuttavia, grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) e al Conte di Montecristo (che più volte sostituisce le bevande venefiche con sostanze innocue) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Tempo dopo, il Conte di Montecristo le svela l'identità del suo assassino e le dà una mistura che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente lei potrà sposare.
* '''Noirtier de Villefort''' — Padre di Gérard e nonno di Valentine: ex membro del governo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]] e attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i ''[[Cento giorni]]'' torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un [[Ictus|attacco apoplettico]] diviene muto e paralitico, capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso l'espressività dello sguardo. Per salvare Valentine dal [[matrimonio]] forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare un testamento col quale lascia i propri beni ai poveri, diseredando la nipote nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler maritare Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il [[generale]] Flaviano Quesnel d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.

* '''Héloise de Villefort''' — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere il proprio figlio Édouard e trama per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio di famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede; poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.
* '''Noirtier de Villefort''' — Padre di Gérard e nonno di Valentine: attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i ''[[Cento giorni]]'' torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un attacco apoplettico diviene muto e paralizzato, e capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso il linguaggio degli occhi. Per salvare Valentine dal [[matrimonio]] forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare il testamento, dando i suoi beni ai poveri (di fatto diseredando la nipote) nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler dare in sposa Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il generale d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.
* '''Édouard de Villefort''' — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, viene spinta al suicidio.

* '''Benedetto''' alias '''Andrea Cavalcanti''' — Figlio illegittimo di Villefort e Hermine Danglars. Salvato da Bertuccio, viene cresciuto dal [[Corsica|còrso]] e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di [[Tolone]]) assieme a Gaspard Caderousse. Grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto torna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo ad elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche ''principe'') Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella, però, non si accontenta di quanto gli viene offerto e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo. Poi, la sera del furto, si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo. Fugge, ma la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.
* '''Héloise de Villefort''' — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere suo figlio Édouard, e combatte per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio della famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede, poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.

* '''Édouard de Villefort''' — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando ella, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, decide di togliersi la vita.

{{Citazione|Era piccolo, gracile, bianco di pelle come i bambini rossi, ad onta di una foresta di capelli neri, ribelli ad ogni acconciatura, che ne copriva la fronte rotondeggiante, e cadendo sulle spalle ne contornava il viso, e raddoppiava la vivacità degli occhi pieni di furba malizia e di giovanile cattiveria; la bocca appena ritornata vermiglia, era sottile nelle labbra, e larga nell'apertura: i lineamenti di questo ragazzino di otto anni, dimostravano un'età almeno di dodici.}}

* '''Benedetto''' alias '''Andrea Cavalcanti''' — Figlio illegittimo di Villefort ed Hermine Danglars, salvato da sicura morte da Bertuccio, viene cresciuto dal [[Corsica|còrso]] e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di Tolone) assieme a Gaspard Caderousse: grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto ritorna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo a elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche "principe") Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella però non si accontenta e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo: la sera del furto si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo: la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.


=== La famiglia Morrel e dipendenti ===
=== La famiglia Morrel e dipendenti ===
* '''Pierre Morrel''' — Armatore della nave ''Pharaon'' su cui lavorava Edmond all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onesto, si fida di Edmond e gli propone di diventare [[capitano]] della nave. Dopo che Edmond viene arrestato, cerca in tutti i modi di aiutarlo, ma, essendo il protagonista accusato di bonapartismo, la cosa diventa impossibile. Negli anni dal [[1825]] e [[1830]] subisce gravi perdite e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero [[Edmond Dantès]]) risolleva i suoi affari.
* '''Pierre Morrel''' — [[Armatore]] della [[nave mercantile]] ''Pharaon'', di cui Edmond era Secondo Comandante all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onestissimo, si fida di Edmond e gli propone di diventare [[capitano]] della nave. Dopo che Edmond viene arrestato cerca in tutti i modi di aiutarlo ma, essendo il giovane accusato di [[bonapartismo]], la cosa diventa impossibile. Negli anni dal [[1825]] al [[1830]] subisce gravi perdite al punto da essere sull'orlo della [[bancarotta]] e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero [[Edmond Dantès]]) la sua situazione economica si risolleva.
* '''Maximilien Morrel''' — Figlio di Pierre, [[capitano]] nel [[reggimento]] degli [[Spahis]] e [[ufficiale (onorificenza)|ufficiale]] della [[Legion d'onore]]. Maximilien conosce il Conte di Montecristo a [[Parigi]], in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia; ma i due devono incontrarsi in segreto perché la giovane è stata promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore - questo è ciò che egli, come tutti, crede - Maximilien cade nella disperazione e decide di uccidersi; però il Conte (di cui si fidava ciecamente) lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato Edmond gli fa incontrare sull'[[isola di Montecristo]] l'amata Valentine, che ora potrà sposare.

* '''Julie Herbault''' — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault. Edmond Dantes si servirà di lei (sotto l'alias di Simbad il marinaio) per salvare i Morrel dal fallimento.
* '''Maximilien Morrel''' — Figlio di Pierre, [[capitano]] nel [[reggimento]] degli [[Spahis]] e [[ufficiale (onorificenza)|ufficiale]] della [[Legion d'Onore]]. Maximilien conosce il [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]] a Parigi, in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia, ma i due devono incontrarsi in segreto, essendo la giovane promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore, almeno così crede, cade nella disperazione e decide di uccidersi: il Conte (di cui si fidava ciecamente) però lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato, sull'[[isola di Montecristo]], Edmond gli fa incontrare l'amata Valentine, che adesso potrà sposare.

* '''Julie Herbault''' — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault.

* '''Emmanuel Herbault''' — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla ''Morrel & Figlio'' come [[Contabilità|contabile]]: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
* '''Emmanuel Herbault''' — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla ''Morrel & Figlio'' come [[Contabilità|contabile]]: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
* '''Cocles''' — Fedele e scrupoloso commesso della casa ''Morrel e Figlio''.

* '''Coclite''' — Fedele e scrupoloso commesso della casa ''Morrel e Figlio''.


=== I marchesi di Saint-Méran ===
=== I marchesi di Saint-Méran ===
* '''Marchesi di Saint-Méran''' — Genitori di Renata, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro [[nobiltà]] con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renata a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il [[nobile (aristocrazia)|nobile]] [[barone]] Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono [[Avvelenamento|avvelenati]] a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
* '''Marchesi di Saint-Méran''' — Genitori di Renée, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro [[nobiltà]] con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renée a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il [[Nobiltà|nobile]] [[barone]] Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono [[Avvelenamento|avvelenati]] a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
* '''Renée di Saint-Méran''' — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renée muore.

* '''Renata di Saint-Méran''' — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renata muore.


=== Altri personaggi importanti ===
=== Altri personaggi importanti ===
[[File:Дюма Гаварни Аббат Фариа в 1822.JPG|thumb|upright=0.9|L'[[abate Faria]] nel [[castello d'If]], in una illustrazione di [[Paul Gavarni]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
* '''Faria''' — [[Scienziato]] italiano, in giovinezza fu [[precettore]] dei figli del [[Conte]] Spada, grazie al quale venne a conoscenza dell'immenso [[tesoro (preziosi)|tesoro]] di famiglia. Mentre è imprigionato nel [[Castello d'If]], nel tentativo di scavare un [[tunnel]] che, secondo i piani, doveva condurlo fuori dal castello, sbuca invece nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le [[lingue]] e le [[scienze]], e gli rivela il suo tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]]. Muore in prigione colpito da un letale attacco apoplettico. Edmond riesce a fuggire di galera sostituendosi al suo cadavere.
* '''[[Abate Faria|Faria]]''' — [[Abate]]<ref name= Faria /> ed [[Erudizione|erudito]] italiano, in giovinezza fu segretario del Conte Spada e precettore dei suoi figli; proprio in questo periodo venne a conoscenza dell'immenso tesoro della famiglia Spada. Nel [[1811]] viene arrestato e condotto al Castello d'If, dove sarà conosciuto solo come "prigioniero numero 27"; non rassegnato, inizia a scavare un tunnel che lo avrebbe condotto fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle isole lì vicino. I calcoli si rivelano sbagliati e, dopo molti anni, Faria si ritrova nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le lingue e le scienze e gli rivela l'ubicazione del tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]]; inoltre Faria, grazie al suo intelletto e alcune conoscenze personali, aiuta Edmond a fare luce sulle circostanze della sua prigionia. Muore in cella colpito da un letale [[Ictus|attacco apoplettico]]. Edmond riesce a fuggire dalla prigione sostituendosi al suo cadavere.

* '''Luigi Vampa''' — [[Bandito]] italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta.<br /> Nato da una famiglia di [[pastori]], ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, ed il conte della zona si prende cura di lui insegnandogli a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad [[Scultura|intagliare]] piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo [[fucile]]. Nel medesimo periodo una banda di [[briganti]] si nascondeva sui [[montagna|monti]] vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai [[gendarmi]]. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio ([[Edmond Dantès]]) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane la prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il [[brigantaggio]] permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della [[nobiltà]] della zona, una vita [[Lusso|lussuosa]], seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni, e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il [[carnevale]] [[roma]]no, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Montecristo, il [[banchiere]] Danglars, quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
* '''Luigi Vampa''' — [[Banditismo|Bandito]] italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta. Nato da una famiglia di pastori, ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, al punto che il conte della zona si prende cura di lui e gli insegna a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad [[Scultura|intagliare]] piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo [[fucile]]. Nel medesimo periodo una banda di [[Brigante|briganti]] si nascondeva sui [[montagna|monti]] vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai [[Gendarmeria|gendarmi]]. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio ([[Edmond Dantès]]) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane fin dalla prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il [[brigantaggio]] permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della [[nobiltà]] della zona, una vita [[Lusso|lussuosa]], seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il [[carnevale]] [[roma]]no, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Dantès, il [[Banca|banchiere]] Danglars quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
[[File:Дюма Жоанно Кадрусс Карконта Аббат Бузони в 1829.jpg|thumb|upright=1|L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di [[Tony Johannot]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
{{Citazione|[...] è un bandito, vicino al quale i Decesaris e i Gasperoni sono specie di [[Chierichetto|chierichetti]].}}
* '''Gaspard Caderousse''' — [[Sarto]] e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da [[Ubriachezza|ubriaco]] e quasi senza rendersene conto - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un [[albergo]] a [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]] e collabora con dei [[Contrabbando|contrabbandieri]]. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e contattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione. Dantès gli si presenta sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della "prematura morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche le vicende successive dei singoli individui, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia sua e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del [[gioielliere]] a cui avevano venduto la [[Gemma (mineralogia)|gemma]], in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in [[prigione|galera]] per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da Lord Wilmore (Dantès), che voleva far evadere il suo compagno di cella (Benedetto, figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un [[Criminalità|criminale]]. A [[Parigi]] ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i [[Denaro|soldi]] ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta, pronto per [[Pugnale|pugnalarlo]]. Le grida di Caderousse richiamano Edmond: durante l'agonia, Dantès riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. Questo personaggio è differente dagli altri autori della [[Cospirazione|congiura]], perché vi ha partecipato senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

* '''Gaspard Caderousse''' — [[Sarto]] e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da [[Ubriachezza|ubriaco]] - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un [[albergo]] a [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]] e collabora con dei [[contrabbandieri]]. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e ricontattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione, e lo fa presentandoglisi sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della prematura "morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione, e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche quello che fecero e riuscirono a diventare quelle persone "care" al marinaio, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia di questo e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del [[gioielliere]] a cui avevano venduto la [[Gemma (mineralogia)|gemma]], in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in [[prigione|galera]] per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da [[Lord]] Wilmore (Edmond), che voleva far evadere il suo compagno di cella, Benedetto (figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un [[criminale]]. A [[Parigi]] ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i [[soldi]] ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta. Poco dopo, infatti, i gridi di Caderousse, [[Pugnale|pugnalato]] a morte dall'ex compagno di cella, richiamano Edmond: durante l'agonia Dantès riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. <br /> Questo personaggio è differente dagli altri autori della [[congiura]], perché ha partecipato ad essa senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco (in quanto coinvolto, seppur involontariamente) per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

{{Citazione| [...] alto, secco e nerboruto, vero tipo [[Sud|meridionale]], cogli occhi infossati e vivaci, col naso a becco d'aquila e i denti bianchi come quelli di un animale carnivoro.}}

* '''Louis Dantès''' — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere aiuto e denunciare così la sua indigenza.

* '''Barone Franz Quesnel d'Epinay''' — Figlio del [[generale]] d'Epinay (ucciso in [[duello]] nel [[1815]] da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès, sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'[[isola di Montecristo]], poi lo ritrova durante i festeggiamenti del [[carnevale]] a [[Roma]], assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo [[matrimonio]] salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.


=== Personaggi minori ===
=== Personaggi minori ===
* '''Louis Dantès''' — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere un aiuto che avrebbe fatto scoprire la sua indigenza.
* '''Lucien Debray''' — Segretario del [[Ministro degli Interni]]. Amico di Albert de Morcerf, confidente e amante della signora Danglars. Debray è inoltre in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
* '''Barone Franz Quesnel d'Epinay''' — Figlio del [[generale]] d'Epinay (ucciso in [[duello]] nel [[1815]] da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'[[isola di Montecristo]], poi lo ritrova durante i festeggiamenti del [[carnevale]] a [[Roma]], assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo [[matrimonio]] salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.
* '''Lucien Debray''' — Segretario del [[Ministri dell'interno della Francia|Ministro dell'interno]], nonché amico di Albert de Morcerf e confidente e amante della signora Danglars. Debray è, inoltre, in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
* '''Beauchamp''' — [[Giornalista]] amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del [[Pascià]] Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.
* '''Barone Raoul de Château-Renaud''' — Altro amico di Albert de Morcerf, gli viene salvata la vita in [[Africa]] da Maximilien Morrel.
* '''Madeleine Radelle''' — anche conosciuta come La Carconte. Moglie di Caderousse con cui gestisce una locanda a Pont du Gard. È una donna di salute cagionevole, di carattere poco affabile, scorbutico e insofferente.


* '''Beauchamp''' — [[Giornalista]] amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del pascià Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.

* '''Barone Raoul de Château-Renaud''' — Altro amico di Albert de Morcerf: Maximilien Morrel gli salvò la vita in [[Africa]].

== Capitoli ==
{{scroll box
|altezza=310px
|testo=# L'arrivo a [[Marsiglia]]
# Padre e figlio
# I ''Catalani''
# Il complotto
# Il pranzo di fidanzamento
# Il sostituto del Procuratore del Re
# L'interrogatorio
# Il [[Castello d'If]]
# La sera del fidanzamento
# Il [[gabinetto (ufficio)|gabinetto]] delle [[Palazzo delle Tuileries|Tuileries]]
# Il lupo di [[Corsica]]
# Padre e figlio
# I [[cento giorni]]
# I due prigionieri
# Il numero 34 e il numero 27
# Lo [[scienziato]]
# La cella dello scienziato
# Il tesoro
# Il terzo attacco
# Il [[cimitero]] del [[Castello d'If]]
# L'[[Arcipelago delle Frioul|isola di Tiboulen]]
# I contrabbandieri
# L'[[isola di Montecristo]]
# L'abbagliamento
# Lo sconosciuto
# L'[[albergo]] del [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]]
# Il racconto
# I registri delle prigioni
# La casa Morrel
# Il 5 settembre
# L'[[Italia]] e [[Sinbad il marinaio]]
# Risveglio
# I briganti
# Le apparizioni
# Il patibolo
# Il [[carnevale]] di [[Roma]]
# Le [[catacombe di San Sebastiano|catacombe di S. Sebastiano]]
# Il convegno
# La colazione
# La presentazione
# Bertuccio
# La [[casa]] di Auteil
# La vendetta
# Pioggia di [[sangue]]
# Il credito illimitato
# La [[Attacchi#Tipi di attacchi|pariglia]] [[Grigio (cavallo)|grigio-pomellata]]
# [[Ideologia]]
# Haydée
# La famiglia Morrel
# [[Piramo]] e [[Tisbe]]
# [[Tossicologia]]
# Roberto il [[Diavolo]]
# Rialzo e ribasso dei fondi
# Il maggiore Cavalcanti
# Andrea Cavalcanti
# Il recinto di [[trifoglio]]
# Il signor Noirtier Villefort
# Il testamento
# Il telegrafo
# Mezzo di liberare un giardiniere dai [[ghiri]] che gli mangiano le [[pesche]]
# I [[fantasmi]]
# Il pranzo
# Il mendico
# Scena coniugale
# Disegni di [[matrimonio]]
# L'ufficio del Procuratore del Re
# Un ballo in [[estate]]
# Le informazioni
# La festa del ballo
# Il [[pane]] e il [[sale]]
# La signora di Saint-Méran
# La promessa
# La [[tomba]] della famiglia Villefort
# Processo verbale
# Progressi del signor Cavalcanti figlio
# Haydée
# Ci scrivono da Giannina
# La limonata
# L'accusa
# La stanza del fornaio in ritiro
# Rottura
# Giustizia di [[Dio]]
# Beauchamp
# Viaggio
# Il giudizio
# La sfida
# L'insulto
# La [[notte]]
# L'incontro
# Madre e figlio
# [[Suicidio]]
# Valentina
# Confessione
# Padre e figlia
# Contratto di [[nozze]]
# La strada del [[Belgio]]
# L'osteria della [[Campana]] e della [[Bottiglia]]
# La legge
# L'apparizione
# Locusta
# Valentina
# Massimiliano
# La [[firma]] di Danglars
# Il [[cimitero]] Lachaise
# La separazione
# La fossa dei leoni
# Il [[giudice]]
# Le [[assise]]
# L'atto d'accusa
# L'espiazione
# La partenza
# La casa dei viali di Meillan
# Il passato
# Peppino
# La carta di Luigi Vampa
# Il perdono
# Il 5 ottobre
}}
== Critica ==
== Critica ==
*''La prima parte di ''Montecristo'', fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo.'' ([[Robert Louis Stevenson|R.L. Stevenson]])<ref>Trad. it. Flaminia Cecchi, ''Memorie'', Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.</ref>
*''La prima parte di ''Montecristo'', fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo.'' ([[Robert Louis Stevenson|R.L. Stevenson]])<ref>Trad. it. Flaminia Cecchi, ''Memorie'', Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.</ref>
*[Il Conte di Montecristo] ''è forse il {{sic|piú}} «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede {{sic|piú}} «sistematicamente».'' ([[Antonio Gramsci|A. Gramsci]])<ref>''Ciò che è «interessante» nell'arte'' in '' Letteratura e vita nazionale'', Roma, Editori Riuniti, 1996.</ref>
*[Il Conte di Montecristo] ''è forse il più «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede più «sistematicamente».'' ([[Antonio Gramsci|A. Gramsci]])<ref>''Ciò che è «interessante» nell'arte'' in '' Letteratura e vita nazionale'', Roma, Editori Riuniti, 1996.</ref>
*''Ancora oggi può interessare la grossa ma genuina facoltà inventiva, che associa, in un rapido susseguirsi, senza preoccupazioni di una trama ragionata e verosimile, le più straordinarie avventure, raccontate con l'ausilio di uno stile che non manca di agilità e di movimento, anche se numerosi luoghi comuni guastino la verità psicologica dei caratteri e la coerenza delle vicende. '' (Amelia Bruzzi)<ref>''Conte di Montecristo (Il)'' in ''Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi''.</ref>
*''Ancora oggi può interessare la grossa ma genuina facoltà inventiva, che associa, in un rapido susseguirsi, senza preoccupazioni di una trama ragionata e verosimile, le più straordinarie avventure, raccontate con l'ausilio di uno stile che non manca di agilità e di movimento, anche se numerosi luoghi comuni guastino la verità psicologica dei caratteri e la coerenza delle vicende.'' (Amelia Bruzzi)<ref>''Conte di Montecristo (Il)'' in ''Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi''.</ref>
*Il Conte di Montecristo ''è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più ''mal scritti'' di tutti i tempi e di tutte le letterature.'' ([[Umberto Eco|U. Eco]])<ref>''Elogio del Montecristo'' in ''Sugli specchi e altri saggi'', Bompiani, 2001.</ref>
*Il Conte di Montecristo ''è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più ''mal scritti'' di tutti i tempi e di tutte le letterature.'' ([[Umberto Eco|U. Eco]])<ref>''Elogio del Montecristo'' in ''Sugli specchi e altri saggi'', Bompiani, 2001.</ref>
* Il Conte di Monte-Cristo ''è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo.'' ([[Pietro Citati|P. Citati]])<ref>«Il conte di Montecristo» in ''[[la Repubblica]]'', 7 giugno 2010, pp. 34-35.</ref>
* Il Conte di Monte-Cristo ''è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo.'' ([[Pietro Citati|P. Citati]])<ref>«Il conte di Montecristo» in ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', 7 giugno 2010, pp. 34-35.</ref>
*''Il quadro socio-storico, nel ''Conte di Montecristo'', forse è la componente di maggiore rilievo: la facilità del guadagno, dello sperpero di danaro, delle corse irrefrenabili su per la scala sociale di affaristi spregiudicati e funzionari di mezza tacca che sapevano sfruttare la politica, le amicizie di qualità a unico profitto personale; quindi il precipizio in cui tante improvvise fortune finanziarie piombavano a terra con la velocità del suono, e travestimenti conseguenti, lacrime per alcuni e per altri gioie: questa la vera sostanza del romanzo.'' ([[Enzo Siciliano|E. Siciliano]])<ref>In ''Alias'', supplemento de ''[[Il manifesto]]'', 2004.</ref>
*''Alessandro Dumas sfoggia non poche qualità del grande scrittore: e non delle secondarie. In primo luogo una sovrana impudenza; un insieme di complicità e oltraggio nei confronti del lettore; nessun patetismo, neppure quando ricorre a situazioni obiettivamente patetiche. E ancora, il gusto del gioco, della mistificazione; l'onesta carenza morale; una nobile guitteria, che gli detta la mossa esatta per scatenare la consenziente credulità del pubblico.'' ([[Giorgio Manganelli|G. Manganelli]])<ref>''La letteratura come menzogna'', Adelphi, 1985, p. 35.</ref>
*''Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l'intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza.'' ([[Luciano Canfora|L. Canfora]])<ref>Introduzione a ''Il conte di Montecristo'', Corriere della Sera, 2002.</ref>
*''Il quadro socio-storico, nel ''Conte di Montecristo'', forse è la componente di maggiore rilievo: la facilità del guadagno, dello sperpero di danaro, delle corse irrefrenabili su per la scala sociale di affaristi spregiudicati e funzionari di mezza tacca che sapevano sfruttare la politica, le amicizie di qualità a unico profitto personale; quindi il precipizio in cui tante improvvise fortune finanziarie piombavano a terra con la velocità del suono, e travestimenti conseguenti, lacrime per alcuni e per altri gioie: questa la vera sostanza del romanzo.'' ([[Enzo Siciliano|E. Siciliano]])<ref>In ''Alias'', supplemento de ''[[Il Manifesto]]'', 2004.</ref>
*''Mio nonno, che era quasi analfabeta (sapeva leggere ma non scrivere), mi raccontava storie meravigliose attingendole a una miniera segreta. Prima di morire, mi ha consegnato la sua biblioteca: era fatta di due libri e uno era Il Conte di Montecristo. E così ho scoperto dov'era la sua miniera segreta; perché nel Conte di Montecristo c'è tutto: l'amore, il tradimento, il sopruso, la vendetta, la voglia di resistere e il coraggio di soccombere.'' ([[Alessandro Perissinotto|A. Perissinotto]])<ref>{{Cita libro|autore=|titolo=Il Conte di Montecristo|edizione=Sesta edizione|anno=2010|editore=Bur|posizione=Quarta di copertina|ISBN=978-88-17-00967-6}}</ref>
*''Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l’intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza.'' ([[Luciano Canfora|L. Canfora]])<ref>Introduzione a ''Il conte di Montecristo'', Corriere della Sera, 2002.</ref>


== Tagli e censure nelle versioni italiane ==
== Le traduzioni italiane ==
=== Tagli e censure nella traduzione di «Emilio Franceschini» ===
La [[traduzione]] italiana attualmente più diffusa de ''Il conte di Montecristo'', ossia quella attribuita a [[Emilio Franceschini]], più volte pubblicata da [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] e [[Rcs MediaGroup|BUR]], presenta numerosi tagli e [[censura|censure]].
{{vedi anche|Emilio Franceschini}}
La [[traduzione]] attribuita a [[Emilio Franceschini]], pubblicata dal 1984 ad oggi da [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], dalla [[RCS MediaGroup|BUR]] (1998-2012), e per molto tempo la più diffusa, presenta numerosi tagli e [[censura|censure]]. Solo le [[#Altre traduzioni|edizioni più recenti]] riportano una corretta traduzione del testo di Dumas.


Questo succede, ad esempio, ogniqualvolta un personaggio venga paragonato a un [[dio]]. Così, nel capitolo 31 («L'Italia e Sinbad il marinaio»), [[Edmond Dantès]] non si presenta a Franz come ''le roi de la création'' («il re della [[Creazione (teologia)|creazione]]»), né poco più avanti, nel capitolo 33 («Banditi romani»), Luigi Vampa appare ''beau, fier et puissant comme un dieu'' («bello, fiero e potente come un dio»), bensì soltanto «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini, risultano mancare intere frasi o paragrafi. Si veda, ad esempio, il finale del succitato capitolo 31:
Un esempio di censura fra tanti riguarda il capitolo XVI, incentrato sul personaggio di Faria: nel testo originale, egli viene descritto come «''abbé, savant, homme d'église''» («abate, erudito, uomo di chiesa»); nella traduzione di Franceschini, Faria diventa semplicemente «scienziato [e] uomo di studi», senza connotazioni religiose. Censure simili vengono adottate ogniqualvolta nel testo originale un personaggio è paragonato a un [[dio]]: nel capitolo XXXI [[Edmond Dantès]] non si presenta a Franz come «''le roi de la création''» («il re della [[Creazione (teologia)|creazione]]»), e nel capitolo XXXIII Luigi Vampa non appare «''beau, fier et puissant comme un dieu''», ma solo «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini sono assenti frasi o paragrafi interi, come ad es. il finale del capitolo XXXI. Non meno curioso è lo stravolgimento del capitolo XXXV, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il [[patibolo]]» in italiano. La «[[mazzolatura|mazzolat(ur)a]]» è un tipo d'esecuzione pubblica molto cruento, inflitto per mezzo d'una [[mazza]] percossa sul cranio del condannato; nell'edizione italiana, l'intera descrizione della mazzolata è sostituita da una più blanda [[impiccagione]].
{{Citazione|Allora, per Franz che subiva la prima volta l'effetto dell<nowiki>'</nowiki>''[[hashish]]'', fu una voluttà, un amore come quello che prometteva il Vecchio della Montagna ai suoi seguaci.
||Alors ce fut une volupté sans trêve, un amour sans repos comme celui que promettait le Prophète à ses élus. Alors toutes ces bouches de pierre se firent vivantes, toutes ces poitrines se firent chaudes, au point que pour Franz, subissant pour la première fois l'empire du haschich, cet amour était presque une douleur, cette volupté presque une torture, lorsqu'il sentait passer sur sa bouche altérée les lèvres de ces statues, souples et froides comme les anneaux d'une couleuvre; mais plus ses bras tentaient de repousser cet amour inconnu, plus ses sens subissaient le charme de ce songe mystérieux, si bien qu'après une lutte pour laquelle on eût donné son âme, il s'abandonna sans réserve et finit par retomber haletant, brûlé de fatigue, épuisé de volupté, sous les baisers de ces maîtresses de marbre et sous les enchantements de ce rêve inouï.|lingua=fr}}


La figura del traduttore [[Emilio Franceschini]] possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli [[Oscar Mondadori]] del [[1984]], in tutto simile a un'anonima traduzione italiana dell'[[XIX secolo|Ottocento]] pubblicata da [[Adriano Salani Editore|Salani]]. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore [[Donzelli Editore|Donzelli]], Franceschini non sarebbe mai esistito, e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato solo al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.<ref>{{Cita news|autore= Mario Baudino|url= http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|titolo= Il fantasma di Montecristo|pubblicazione= [[La Stampa]]|data= 24 giugno 2010|accesso= 22 dicembre 2015|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20100703011528/http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|dataarchivio= 3 luglio 2010|urlmorto= sì}}</ref>
Anche il finale del capitolo 40 («La presentazione») risulta incompleto, seppure in misura minore:
{{Citazione|«Davvero» disse, «gli uomini non sono tutti eguali.»||«Décidément», dit-il, «les hommes ne sont pas égaux; il faudra que je prie mon père de développer ce théorème à la Chambre haute.»|lingua=fr}}


=== Altre traduzioni ===
Di portata decisamente maggiore è lo stravolgimento del capitolo 35, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il [[patibolo]]» in italiano. La «[[mazzolatura|mazzolat(ur)a]]» è un tipo di esecuzione pubblica molto cruenta, inflitta ai condannati a morte per mezzo di una mazza percossa sul cranio della vittima. Nell'edizione italiana, l'intera descrizione della ''mazzolata'' è sostituita da una più blanda [[impiccagione]]:
Negli anni [[2010]] e [[2011]] sono state pubblicate due traduzioni integrali, filologicamente corrette e senza censure: la prima condotta da [[Gaia Panfili]], per Donzelli Editore; la seconda da [[Lanfranco Binni]], per [[Garzanti]]. Entrambe si basano sull'[[edizione critica]] di [[Claude Schopp]], autorevole studioso di Dumas, pubblicata in Francia dall'editore [[Éditions Robert Laffont|Robert Laffont]] nel [[1993]].
{{Citazione|I due aiutanti avevano portato a grande stento il paziente ai piedi della scala fatale. Il misero si dibatteva, si contorceva, e puntava i piedi, gettandosi con tutta la persona all'indietro. Uno di quei due tentò d'acquistare qualche vantaggio col salire alcuni scalini dalla sua parte, e tirarlo a sé mentre l'altro lo avrebbe sospinto all'insù. In quell'attimo il [[carnefice]] lo afferrò per la vita e lo sollevò da terra. Il misero, senza punto d'appoggio e tirato e sospinto, in un attimo fu sotto al laccio.}}
Dal [[2012]], la traduzione di Gaia Panfili è pubblicata anche da Feltrinelli, nella collana [[Universale Economica Feltrinelli]].


Nel [[2013]], è stata la Rizzoli, nelle edizioni [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]] a proporre una nuova traduzione, a firma di [[Guido Paduano]].
Nel testo originale, la descrizione della ''mazzolata'' è molto più cruenta e giustifica la reazione di Franz – che si trova a cadere mezzo svenuto – al turpe spettacolo:
{{Citazione|I due aiutanti avevano portato il condannato al patibolo e là, malgrado i suoi sforzi, i suoi morsi, le sue grida, lo avevano costretto a mettersi in ginocchio. Intanto il [[boia]] si era messo di lato con la mazza sollevata; poi a un suo cenno i due aiutanti si spostarono. Il condannato volle rialzarsi, ma prima di averne avuto il tempo la mazza si abbatté sulla sua tempia sinistra; si udì un rumore sordo e cupo, il condannato cadde come un bue con la faccia a terra e poi, per il contraccolpo, si rivoltò sulla schiena. Allora il boia lasciò cadere la mazza, prese il coltello dalla cintura e con un colpo solo lo sgozzò. Quindi salitogli sul ventre, si mise a pestarlo con i piedi. A ogni pressione un fiotto di sangue sprizzava dal collo del condannato.||Les deux valets avaient porté le condamné sur l'échafaud, et là, malgré ses efforts, ses morsures, ses cris, ils l'avaient forcé de se mettre à genoux. Pendant ce temps, le bourreau s'était placé de côté et la masse en arrêt; alors, sur un signe, les deux aides s'écartèrent. Le condamné voulut se relever, mais avant qu'il en eût le temps, la masse s'abattit sur sa tempe gauche; on entendit un bruit sourd et mat, le patient tomba comme un bœuf, la face contre terre, puis d'un contre-coup, se retourna sur le dos. Alors le bourreau laissa tomber sa masse, tira le couteau de sa ceinture, d'un seul coup lui ouvrit la gorge et, montant aussitôt sur son ventre, se mit à le pétrir avec ses pieds. A chaque pression, un jet de sang s'élançait du cou du condamné.|lingua=fr}}


Nell'aprile [[2014]] è uscita la traduzione di [[Margherita Botto]] per [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], nella collana Supercoralli (nel cui ambito ha preso avvio l'opera di ritraduzione di altri classici stranieri); nel 2015, esce nella collana economica ''ET Classici'', con una prefazione di [[Michele Mari]].
Significativo è inoltre il taglio che riguarda la spiegazione che Faria dà a Dantès circa i motivi della sua reclusione (capitolo 16 - «Lo scienziato»):
{{Citazione|Perché ho sognato nel 1807 il progetto che [[Napoleone]] ha tentato di realizzare nel 1811.||Moi? parce que j'ai rêvé en 1807 le projet que Napoléon a voulu réaliser En 1811; parce que, comme Machiavel, au milieu de tous ces principicales qui faisaient de l'Italie un nid de petits royaumes tyranniques et faibles, j'ai voulu un grand et seul empire, compact et fort: parce que j'ai cru trouver mon César Borgia dans un niais couronné qui a fait semblant de me comprendre pour me mieux trahir. C'était le projet d'Alexandre VI et de Clément VII; il échouera toujours, puisqu'ils l'ont entrepris inutilement et que Napoléon n'a pu l'achever; décidément l'Italie est maudite!|lingua=fr}}


Tuttavia, anche la precedente traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da [[Edizioni San Paolo|San Paolo]] dal 1969, e uscita poi da [[Fratelli Fabbri Editori|Fabbri Editori]] nel 2001, è stata segnalata come rispettosa dell'originale<ref>È definita testualmente ''«aderente traduzione italiana del romanzo»'' da Clara Miccinelli; Carlo Animato, ''Il Conte di Montecristo. Favola alchemica e massonica vendetta'', Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, p. 17, nota 6.</ref>, sebbene non sia basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale&nbsp;– consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas&nbsp;– ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni d'interi capitoli<ref>Cfr. ''Il conte di Montecristo'', Donzelli, [http://books.google.it/books?id=8XzGXQDBdRsC&pg=PR15#v=onepage&q= p. VIII].</ref>.
La figura del traduttore [[Emilio Franceschini]] possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli [[Oscar Mondadori]] del [[1984]], in tutto simile ad un'anonima traduzione italiana dell'[[Ottocento]] pubblicata da [[Salani]]. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore [[Donzelli]], Franceschini non sarebbe mai esistito e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato soltanto al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.<ref>{{Cita news|autore= Mario Baudino|url= http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|titolo= Il fantasma di Montecristo|pubblicazione= [[La Stampa]]|data= 24 giugno 2010|accesso= 26 aprile 2012}}</ref>

Nel [[2010]] e nel [[2011]] sono state pubblicate due traduzioni integrali e senza censure del romanzo: una condotta da [[Gaia Panfili]] per [[Donzelli Editore]], l'altra da [[Lanfranco Binni]] per [[Garzanti]]; entrambe sono state effettuate basandosi sulla [[edizione critica]] di [[Claude Schopp]], autorevole studioso di Dumas, pubblicata dall'editore [[Éditions Robert Laffont|Robert Laffont]] nel [[1993]]. Nel [[2012]] è stata pubblicata una nuova edizione del ''Montecristo'' (formato [[Universale economica Feltrinelli]]), sempre basata sulla traduzione di Gaia Panfili. Infine, nel [[2013]] anche Rizzoli ha proposto una nuova traduzione a firma di Guido Paduano.

Da segnalare pure una traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da [[Fabbri Editori]] e [[Edizioni San Paolo|San Paolo]] decenni prima delle succitate, rispettosa dell'originale ma non basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale – consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas – ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni di interi capitoli<ref>''Il conte di Montecristo'', Donzelli, p. VIII.</ref>.


== Elementi storici e leggendari ==
== Elementi storici e leggendari ==
Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'[[isola di Montecristo]], riprende una leggenda{{senza fonte}} già esistente legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di [[San Colombano]] avrebbero nascosto prima della distruzione del potente [[Monastero di San Mamiliano]] da parte dei [[saraceni]]. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta; e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la [[Grotta di San Mamiliano]].
*Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'[[isola di Montecristo]], riprende un'antica [[Mamiliano di Palermo#Il tesoro di San Mamiliano|leggenda]] legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di [[Colombano di Bobbio|San Colombano]] avrebbero nascosto prima della distruzione del potente [[Monastero di San Mamiliano]] (edificato proprio sull'isola di Montecristo) da parte dei [[saraceni]]. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la [[grotta di San Mamiliano]]. In realtà, un tesoro, costituito da 498 monete d'oro del [[V secolo]], è stato effettivamente scoperto nel [[2004]], non però sull'isola di Monte Cristo, ma nella [[Chiesa di San Mamiliano (Sovana)|chiesa di San Mamiliano]] di [[Sovana]]; per custodire questo tesoro è stato allestito un [[Museo di San Mamiliano|apposito museo]].
*Dumas potrebbe essersi ispirato, per il personaggio di Edmond Dantès, alla storia di [[Pierre Picaud]], un [[Calzolaio|ciabattino]] francese realmente vissuto tra la fine del '700 e la prima metà dell'800.

Potrebbe aver ispirato Alexandre Dumas per il personaggio di Edmond Dantès la storia di [[Pierre Picaud]], un personaggio realmente esistito.


== Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali ==
== Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali ==
[[File:CC No 03 Count of Monte Cristo.jpg|thumb|Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (''Classic Comics'' n.3, 1942)]]
[[File:CC No 03 Count of Monte Cristo.jpg|thumb|Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (''Classic Comics'' n.3, 1942).]]
* ''[[Monte Cristo (film 1922)|Monte Cristo]]'', film diretto da [[Emmett J. Flynn]], 1922.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1929)|Il conte di Montecristo]]'' (''Monte-Cristo''), film diretto da [[Henri Fescourt]], 1929.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1934)|Il conte di Montecristo]]'' (''The Count of Monte Cristo''), film diretto da [[Rowland V. Lee]], con [[Robert Donat]], 1934.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1943)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Pierre Richard-Willm]], 1943.
* ''[[Il ritorno di Montecristo]]'' (''The Return of Monte Cristo''), film diretto da [[Henry Levin]], con [[Louis Hayward]], 1946.
* ''[[L'isola della vendetta (film 1953)|L'isola della vendetta]]'' (''El conde de Montecristo ''), film diretto da [[León Klimovsky]], con [[Jorge Mistral]], 1953.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1954)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Jean Marais]], 1954.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1961)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Claude Autant-Lara]], con [[Louis Jourdan]], 1961.
* ''[[Il conte di Montecristo (Biblioteca di Studio Uno)|Il conte di Montecristo]]'', varietà televisivo della serie ''[[Biblioteca di Studio Uno]]'', con [[Franco Volpi (attore)|Franco Volpi]], 1964.
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva 1966)|Il conte di Montecristo]]'', sceneggiato televisivo diretto da [[Edmo Fenoglio]], con [[Andrea Giordana]], 1966.
* ''[[Montecristo 70|Il conte di Montecristo]]'' (''Montecristo 70''), film diretto da [[André Hunebelle]], con [[Paul Barge]] e [[Claude Jade]], 1968.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1975)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[David Greene (regista)|David Greene]], con [[Richard Chamberlain]], 1975.
* ''[[Il conto Montecristo]]'', film TV diretto da [[Ugo Gregoretti]], 1996.
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva 1998)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), miniserie televisiva diretta da [[Josée Dayan]], con [[Gérard Depardieu]] e [[Ornella Muti]], 1998.
* ''[[Montecristo (film 2002)|Montecristo]]'' (''Montecristo''), film diretto da [[Kevin Reynolds]], con [[Jim Caviezel]] e [[Guy Pearce]], 2002.
* {{nihongo|''[[Il conte di Montecristo (serie animata)|Il conte di Montecristo]]''|巌窟王|Gankutsuō}}, serie [[anime]] diretta da [[Mahiro Maeda]], 2004.
* ''[[Montecristo (telenovela argentina)|Montecristo]]'', telenovela argentina diretta da [[Miguel Colom]] e [[Diego Sánchez (regista)|Diego Sánchez]], 2006.
* ''Il conte di Montecristo - Il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Jocelyn Hattab]], 2007.
* ''Il conte di Montecristo - Il musical'', di Robert Steiner e Francesco Marchetti, regia di [[Gino Landi]], 2008.
* ''[[Un amore e una vendetta]]'', serie televisiva italiana, regia di [[Raffaele Mertes]], 2011.
* ''[[Revenge (serie televisiva)|Revenge]]'', serie televisiva di [[Mike Kelley (produttore)|Mike Kelley]], liberamente ispirata, 2012-2015.
* ''[[Senza identità]]'', serie televisiva di [[Samuel Bouza]], 2014-2015.
*{{Nihongo|''Il conte di Montecristo''|森山絵凪}} è un adattamento [[manga]] disegnato da Ena Moriyama ed edito in Italia da [[Planet Manga]], 2015.
* Il personaggio del conte di Montecristo appare frequentemente nella sesta stagione di [[C'era una volta (serie televisiva)|Once Upon a Time]] interpretato dall'attore Australiano [[Craig Horner]].
* ''Il Conte di Montecristo'', serie TV in 8 puntate, diretto da [[Bille August]], protagonista [[Sam Claflin]], con [[Jeremy Irons]], 2024.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 2024)|Il conte di Montecristo]]'' (Le Comte de Monte-Cristo), film diretto da [[Alexandre de La Patellière]] e [[Matthieu Delaporte]], con [[Pierre Niney]] e [[Pierfrancesco Favino]], 2024.


== Edizioni italiane ==
* ''[[Monte Cristo (film 1922)|Monte Cristo]]'', film diretto da [[Emmett J. Flynn]] ([[1922]])
* ''Il Conte di Monte Cristo'', 4 voll., Livorno, Andrea Nanni, 1846.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1929)|Il conte di Montecristo]]'' (''Monte-Cristo''), film diretto da [[Henri Fescourt]] ([[1929]])
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1934)|Il conte di Montecristo]]'' (''The Count of Monte Cristo''), film diretto da [[Rowland V. Lee]], con [[Robert Donat]] ([[1934]])
* ''Il conte di Monte Cristo'', trad. di Oreste Ferrario, 4 voll., Milano, Borroni e Scotti, 1846-1847.
* ''Il conte di Monte-Cristo'', Milano, Sonzogno, 1867.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1943)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Pierre Richard-Willm]] ([[1943]])
* ''[[Il ritorno di Montecristo]]'' (''The Return of Monte Cristo''), film diretto da [[Henry Levin]], con [[Louis Hayward]] ([[1946]])
* ''Il Conte di Monte-Cristo'', illustrazioni di [[Tancredi Scarpelli]], Firenze, [[Casa Editrice Nerbini|Nerbini]], 1923.
* ''Il Conte di MonteCristo'', trad. di Natale Bianchi, 2 voll., Sesto San Giovanni-Milano, A. Barion, 1930; Milano, Mursia, 1966-1995.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1961)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Claude Autant-Lara]], con [[Louis Jourdan]] ([[1961]])
* {{Cita libro|titolo=Il Conte di Montecristo|trad=G. Boselli|altri=2 voll.|editore=Europa Press Service|città=Roma|anno=}}
* ''[[Il conte di Montecristo (Biblioteca di Studio Uno)|Il conte di Montecristo]]'', varietà televisivo della serie ''[[Biblioteca di Studio Uno]]'', con [[Franco Volpi (attore)|Franco Volpi]] ([[1964]])
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Renato Maggi|editore=Bietti|città=Milano|anno=1960-1966}}
* ''[[Il conte di Montecristo (sceneggiato televisivo)|Il conte di Montecristo]]'', sceneggiato televisivo diretto da [[Edmo Fenoglio]], con [[Andrea Giordana]] ([[1966]])
* ''[[Montecristo 70|Il conte di Montecristo]]'' (''Montecristo 70''), film diretto da [[André Hunebelle]], con [[Paul Barge]] e [[Claude Jade]] ([[1968]])
* , ''Il conte di Montecristo'', Le Edizioni del Gabbiano, Roma, 1966, vol. 1 (pp. 190) e vol. 2 (pp. 188).
* {{Cita libro|titolo=Il Conte di Montecristo|trad=Luigi Riondino|altri=2 voll., illustrazioni di Ugo Monicelli|edizione=Biblioteca degli anni verdi nn.74-77|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|anno=1968}}
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1975)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[David Greene (regista)|David Greene]], con [[Richard Chamberlain]] ([[1975]])
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Giovanni Ferrero|altri=illustrazioni di Lamberto Lombardi|editore=Edizioni Paoline|città=Roma|anno=1969|p=1284}} - Milano, Fabbri Editori, 2001; Prefazione di [[Luciano Canfora]], Collana I Grandi Romanzi, RCS-Corriere della Sera, 2002.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1996)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[Ugo Gregoretti]] ([[1996]])
* {{Cita libro|trad=[[Emilio Franceschini]]|titolo=Il conte di Montecristo|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1984-2023}} - Milano, CDE, 1998; con Introduzione di [[Umberto Eco]]<ref>Elogio del «Montecristo»</ref>, Milano, BUR, 1998-2012; Poligrafici Editoriale.
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), miniserie televisiva diretta da [[Josée Dayan]], con [[Gérard Depardieu]] e [[Ornella Muti]] ([[1998]])
* ''Il Conte di Montecristo'', traduzione di S. Di Martinis riveduta da Riccardo Reim, Introduzione e cura di Riccardo Reim, Roma, Newton Compton, 1998, p.896.
* ''[[Montecristo (film 2002)|Montecristo]]'' (''Montecristo''), film diretto da [[Kevin Reynolds]], con [[Jim Caviezel]] e [[Guy Pearce]] ([[2002]])
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|altri=Prefazione e Dizionario dei personaggi di Claude Schopp. Edizione italiana a cura di Gaia Panfili condotta sul testo francese stabilito da C. Schopp|edizione=Collana Fiabe e storie|editore=Donzelli Editore|città=Roma|anno=2010|p= LXXII-1130|isbn=978-88-603-6403-6}} - Collana [[Universale Economica Feltrinelli|UEF. I Classici]], Milano, Feltrinelli, 2012, ISBN 978-88-078-2251-3.
* ''[[Il conte di Montecristo (anime)|Il conte di Montecristo]]'' (巌窟王 Gankutsuō), serie [[anime]] diretta da [[Mahiro Maeda]] ([[2004]])
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Antonia Marza|edizione=|editore=Baldini Castoldi Dalai|città=Milano|anno=2010|isbn=978-88-607-3663-5}}
* ''Il conte di Montecristo, il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Jocelyn Hattab]] ([[2007]])
* {{Cita libro|trad=Lanfranco Binni|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana I grandi libri|editore=Garzanti|città=Milano|anno=2011|isbn=978-88-113-7967-6|pp=1313}}
* ''Il conte di Montecristo, il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Gino Landi]] ([[2008]])
* {{Cita libro|trad=e postfazione di [[Guido Paduano]]|titolo=Il conte di Montecristo|editore=BUR|città=Milano|anno=2013|p=1249|isbn=978-88-170-6336-4}}
* ''[[Revenge (serie televisiva)|Revenge]]'', serie televisiva di [[Mike Kelley]], liberamente ispirata ([[2012]])
* {{Cita libro|trad=Margherita Botto|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana Supercoralli. Le Grandi Traduzioni|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2014|p=1264|isbn=978-88-062-1976-5}} - Prefazione di [[Michele Mari]], Collana ET Classici, Einaudi, 2015, ISBN 978-88-062-2518-6.
* ''Il conte di Montecristo'', traduzione di [[Vincenzo Latronico]], Collana I Classici, Milano-Firenze, Bompiani, 2019, p.1304, ISBN 978-88-301-0019-0.
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana I Grandi Capolavori|editore=Rusconi|città=Santarcangelo di Romagna|anno=2022|isbn=978-88-180-3770-8}}
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|altri=a cura di A. Interno|edizione=Collana Grandi classici|editore=Crescere|anno=2022|isbn=979-12-545-4194-4}}


== Edizioni ==
=== Edizioni condensate ===
* {{Cita libro|trad=C. Siniscalchi|titolo=Il conte di Montecristo|altri=2 voll.|editore=Editrice Lucchi|città=Milano|anno=1933|p=668}}<ref>Riporta il nome dell'autore italianizzato. Composta da soli 96 dei 107 capitoli dell'originale.</ref>
;Edizioni italiane
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Benedetta De Lucia|edizione=Collana Young|editore=Curcio|città=Roma|anno=2021|isbn=978-88-686-8564-5}}
*{{Cita libro
|autore= Alexandre Dumas
|altri= traduzione di [[Emilio Franceschini]]
|titolo= Il conte di Montecristo
|anno= 1980
|editore= Poligrafici Editoriale, Mondadori, BUR Rizzoli
|edizione=
|pagine=
|id=
}}
*{{Cita libro
|autore= Alexandre Dumas
|altri= traduzione di Gaia Panfili
|titolo= Il conte di Montecristo
|anno= 2010
|editore= Donzelli Editore (2010), Feltrinelli (2012)
|edizione=
|pagine=
|id=
}}
*{{Cita libro
|autore= Alexandre Dumas
|altri= traduzione di Lanfranco Binni
|titolo= Il conte di Montecristo
|anno= 2011
|editore= Garzanti
|edizione=
|pagine=
|id=
}}
*{{Cita libro
|autore= Alexandre Dumas
|altri= traduzione di Guido Paduano
|titolo= Il conte di Montecristo
|anno= 2013
|editore=
|edizione=[[BUR Rizzoli]]
|pagine=
|id=
}}


== Note ==
== Note ==
{{references|2}}
<references/>


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
* [[Edmond Dantès]]
* [[Edmond Dantès]]
* [[Abate Faria]]
* [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]
* [[Alexandre Dumas (padre)]]
* [[Isola di Montecristo]]
* [[Isola di Montecristo]]
* [[Castello d'If]]
* [[Castello d'If]]


== Altri progetti ==
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q=Alexandre Dumas (padre)#il conte di montecristo|q_preposizione=da|commons=Category:The Count of Monte Cristo|etichetta=''Il conte di Montecristo''}}
{{interprogetto|q=Alexandre Dumas (padre)#il conte di montecristo|q_preposizione=da|etichetta=''Il conte di Montecristo''}}


== Collegamenti esterni ==
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* {{Collegamenti esterni}}
* ''Il conte di Monte-Cristo'' su [[Google books]]: [http://books.google.it/books?id=Mj1MAAAAcAAJ vol I, II]; [http://books.google.it/books?id=oD5MAAAAcAAJ vol. III, IV]; [http://books.google.it/books?id=0j5MAAAAcAAJ vol. V, VI]; [http://books.google.it/books?id=80BMAAAAcAAJ vol. VII, VIII]; [http://books.google.it/books?id=EUFMAAAAcAAJ vol. IX, X]
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* [http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2004/eventi/2004_07_01_conte_montecristo/index.cfm ''Il Conte di Montecristo'', riduzione radiofonica di Radio 3 Rai] (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 44 puntate, formato.ram <small>(URL consultato il 26-04-2012)</small>
* ''Il conte di Monte-Cristo'' su [[Google books]]: [http://books.google.it/books?id=Mj1MAAAAcAAJ vol I, II]; [http://books.google.it/books?id=oD5MAAAAcAAJ vol. III, IV]; [http://books.google.it/books?id=0j5MAAAAcAAJ vol. V, VI]; [http://books.google.it/books?id=80BMAAAAcAAJ vol. VII, VIII]; [http://books.google.it/books?id=EUFMAAAAcAAJ vol. IX, X]. <small>(URL consultato il 22-12-2015).</small>
* [http://www.adaltavoce.rai.it/dl/portaleRadio/Programmi/Page-9fe19bce-1c27-4b63-b41e-2d7581d21374# ''Il Conte di Montecristo''] (nella traduzione di [[Emilio Franceschini]]): riduzione radiofonica di [[Rai Radio 3]] (''[[Ad alta voce]] - I classici della letteratura letti da grandi attori'') in 44 puntate (voce di [[Andrea Giordana]]). <small>(URL consultato il 22-12-2015).</small>


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Il conte di Montecristo
Titolo originaleLe Comte de Monte-Cristo
AutoreAlexandre Dumas
1ª ed. originale1844-1846
1ª ed. italiana1846
Genereromanzo
Sottogenereromanzo d'appendice
Lingua originalefrancese
AmbientazioneFrancia, Italia e isole del Mar Mediterraneo (1815-1838)
ProtagonistiEdmond Dantès
AntagonistiFernand Mondego, Gérard de Villefort, Danglars
Altri personaggiabate Faria, Mercédès Herrera, Albert de Morcerf, Franz d'Epinay, Pierre Morrel, Maximilien Morrel, Julie Morrel, Hermine Danglars, Eugénie Danglars, Noirtier de Villefort, Héloïse de Villefort, Valentine de Villefort, Édouard de Villefort, Luigi Vampa, Gaspard Caderousse, Benedetto/Andrea Cavalcanti, Haydée

Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) è un romanzo di Alexandre Dumas, scritto in collaborazione con Auguste Maquet, la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di Pierre Picaud. Il libro racconta come, al debutto del regno di Luigi XVIII, il 24 febbraio 1815, il giorno in cui Napoleone Bonaparte abbandona l'isola d'Elba, Edmond Dantès, un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon, sbarca a Marsiglia per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del Castello d'If, al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'abate Faria, Dantès riesce a evadere: prende possesso d'un tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato a torto e fatto imprigionare - della loro stessa moneta, intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno come in una sorta di contrappasso dantesco, mentre garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli.[1]

Questo romanzo, assieme a I tre moschettieri, è una delle due opere più conosciute di Dumas sia in Francia che in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in feuilleton sul Journal des débats dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª parte).

La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di Luigi XVIII di Borbone al regno di Luigi Filippo d'Orléans). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, da 180 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.

Lo stesso argomento in dettaglio: Trama de Il conte di Montecristo.

Marsiglia, 1815: anno della Restaurazione Borbonica. Edmond Dantès è un giovane marinaio della nave mercantile Pharaon che sta per essere promosso a capitano, oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata Mercédès. Mosso dall'invidia, Danglars, scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.

Con la complicità di Fernand Mondego (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e Gaspard Caderousse (invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente bonapartista. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e magistrato pubblico Gérard de Villefort. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.

A sinistra veduta della prigione-fortezza nota come il Castello d'If; a destra la facciata della prigione.

Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del Castello d'If dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, vi fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'abate Faria[2], che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.

Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'economia alla matematica, dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di attacchi apoplettici che lo portano alla morte.

Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'isola di Tiboulen.

L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.

Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del Conte di Montecristo, ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di identità diverse, come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.

Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto conte de Morcerf grazie alla ricchezza accumulata come coscritto, era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il Pascià Alì-Tebelen mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del conte.

Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave Pharaon), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.

Edmond Dantès e i suoi travestimenti

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Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del 1888 del romanzo.
  • Edmond Dantès — Il protagonista del romanzo. Appena diciannovenne, è già esperto marinaio e futuro capitano della nave mercantile Pharaon, nonché promesso sposo della catalana Mercédès. Durante l'ultimo viaggio in mare ferma la nave sull'isola d'Elba per consegnare un plico al gran Maresciallo Bertrand (uomo di fiducia di Napoleone, quest'ultimo in procinto di fuggire dall'isola d'Elba per riprendere il potere in Francia, i noti "Cento giorni"), seguendo così le ultime volontà del capitano Leclerc, ed in cambio riceve una lettera confidenziale da consegnare ad un uomo a Parigi. Nessuno conosce il contenuto della lettera, ma l'incontro con l'ufficiale di Napoleone dà l'occasione all'invidioso Danglars di denunciare Dantès come agente bonapartista, in modo da allontanarlo per lungo tempo e prendere il suo posto come capitano della nave. Edmond viene, così, arrestato e condotto in una prigione-fortezza (il Castello d'If), dove avrebbe dovuto trascorrere l'intera vita, ma da cui riesce ad evadere. Dopo gli anni di prigionia diventa il Conte di Montecristo, nome preso da un'isola di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il tesoro indicato dall'abate Faria, conosciuto durante la detenzione. I 14 lunghi anni di prigionia cambiano Dantès sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli conoscenze di grande profondità e ampiezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo ossessionato dalla vendetta contro coloro che hanno provocato la sua rovina e che lui colpirà usando l'identità del Conte di Montecristo e di molti altri personaggi.
  • signor Zaccone, conte di Montecristo — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza è pari solo all'aura di mistero che lo circonda in quanto il tesoro trovato ha un valore inestimabile. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo alter ego, dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco armatore maltese, che vive nell'agio di una ricca rendita e che ha acquistato il titolo di "conte", assieme all'isola di Montecristo, per diletto. Egli avrebbe fatto la guerra nella marina e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di carità, sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze, e dalla imperturbabile flemma anche nelle situazioni peggiori; ha immense conoscenze in ogni ambito dello scibile umano: per esempio, è un esperto chimico nonché valente medico, un eccellente combattente e spadaccino, ha viaggiato per il mondo, è amante degli agi più raffinati ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
  • Lord Wilmore — Un nobile inglese interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e il romanzo fa supporre che i due siano rivali, come tra l'altro asserisce Lord Wilmore stesso.
  • Sindbad il marinaio — Il personaggio che Edmond userà per salvare la famiglia Morrel dalla bancarotta.
  • abate Giacomo Busoni — abate siciliano, identità che usa Edmond in alcune circostanze per la presunta autorità religiosa.

I servitori del Conte

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  • Giovanni Bertuccio — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Molto tempo prima di conoscere il Conte, Bertuccio aveva giurato vendetta nei confronti di Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'assassinio del fratello. Segue Villefort ad Auteuil, in una casa dove era solito incontrarsi con l'amante Hermine Danglars, e lo pugnala mentre il magistrato è in giardino per seppellire una cassetta. Incuriosito dall'oggetto, Bertuccio scopre che contiene un neonato (il figlio illegittimo di Villefort appena partorito da Hermine Danglars) apparentemente morto. L'uomo riesce a rianimarlo e lo porta via con sé in Corsica dove, assieme alla cognata, lo alleva con il nome di Benedetto.
  • Haydée — Principessa albanese, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di Alì-Tebelen, Pascià di Giannina. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico generale Kourchid, grazie al tradimento di un ufficiale francese in cui il Pascià riponeva grande fiducia: Fernand Mondego. Ridotta in schiavitù assieme alla madre, dopo la morte di questa, viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi di Costantinopoli. Pur avendola acquistata come schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto, non le fa mancare niente e non si approfitta minimamente di lei. Questo suscita in Haydée una profonda gratitudine nei suoi confronti, che presto si trasforma in amore. Egli però la considera troppo giovane per lui e non vuole precluderle la possibilità di una vita felice. Durante il processo a Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del romanzo Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.
  • Alì — Il fedele servitore del Conte di Montecristo. Egli è muto e totalmente devoto al suo padrone che gli ha salvato la vita in Tunisia, dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'harem del Bey - a subire la mutilazione prima della lingua, poi delle mani e infine della testa. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di cavalli.
  • Baptistin — Servitore del Conte.
  • JacopoMarinaio conosciuto da Edmond a bordo della tartana genovese Giovane Amelia, che lo trae in salvo durante la sua fuga dal Castello d'If. Diventa, in seguito, il capitano dello yacht del Conte.

La famiglia Morcerf

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  • Mercédès Herrera Mondego — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo cugino Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. È l'unica a riconoscere nel Conte di Montecristo l'amore di un tempo, Edmond Dantès. Dopo la rovina del marito, del quale rifiuta l'eredità (preferendo donarla in beneficenza), torna ad una vita solitaria a Marsiglia nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.
  • Fernand Mondego — Più tardi conosciuto come conte de Morcerf. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la guerra come coscritto: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in Francia, con il titolo di conte, sposa Mercédès. Diventato membro della Camera dei Pari, la sua vita viene rovinata dal processo che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in Albania, del Pascià Alì-Tebelen, grazie anche alla decisiva testimonianza della figlia Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida con un colpo di pistola.
  • Albert de Morcerf — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a Roma (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il carnevale. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà e il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, il padre combina un matrimonio tra Albert e la giovane Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, almeno fino a quando Edmond non causa la rovina del padre Fernand: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a duello, anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le proprie scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo, morto il padre, Albert abbandona la madre Mercédès e parte per l'Africa come soldato negli Spahis per potersi costruire una nuova vita con il cognome materno Herrera.

La famiglia Danglars

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  • Barone Danglars — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave mercantile Pharaon dove lavora Edmond, del quale è invidioso perché l'armatore Pierre Morrel lo vuole nominare capitano, nomina a cui lui stesso aspirava. Dopo aver incastrato Dantès con l'accusa di essere un bonapartista, viene promosso a capitano della Pharaon. Successivamente abbandona l'incarico e si trasferisce in Spagna dove lavora come commesso presso un banchiere. Qui, grazie ad una serie di speculazioni ed investimenti (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di barone torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi. Conosce il Conte di Montecristo, che lo spinge al tracollo finanziario per poi farlo rapire e imprigionare; solo quando è costretto a dilapidare il denaro rimastogli per sfamarsi il Conte di Montecristo gli rivela la propria vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono e gli restituisce la libertà.
  • Hermine Danglars — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.
  • Eugenie Danglars — Figlia dei Danglars, animo d'artista, per salvare la famiglia dal tracollo finanziario è costretta dal proprio padre a farsi promessa sposa prima ad Albert de Morcerf poi ad Andrea Cavalcanti. Lei però non li ama, preferendo più o meno manifestamente le donne e volendo vivere libera, senza alcun vincolo matrimoniale. Alla fine scappa di casa assieme alla sua amante Louise D’Armilly , approfittando della confusione creatasi per la fuga del presunto Andrea Cavalcanti, smascherato lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.

La famiglia Villefort

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Gérard de Villefort in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • Gérard de Villefort — Sostituto procuratore del re e, in seguito, procuratore del re. Figlio di un bonapartista (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l'entourage monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renée). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: Dantès infatti era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di Napoleone (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'usurpatore, appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre di Gerard sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata: quindi Villefort, pur riconoscendo l'innocenza di Edmond, si vede costretto a incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre. Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.
  • Valentine de Villefort — Figlia di Gérard de Villefort e Renée de Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, tra l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise, quest'ultima invidiosa dell'immenso patrimonio che la ragazza avrebbe ereditato (a discapito del figlio Édouard). L'unico vero affetto familiare è costituito dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato e comunica con la nipote con i soli occhi (potrebbe essere sindrome del chiavistello). È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay, predisponendo di diseredare Valentine nel caso questa unione avvenisse. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela di essere l'uccisore, in leale duello, del padre di Franz, ed a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna. Tuttavia, grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) e al Conte di Montecristo (che più volte sostituisce le bevande venefiche con sostanze innocue) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Tempo dopo, il Conte di Montecristo le svela l'identità del suo assassino e le dà una mistura che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente lei potrà sposare.
  • Noirtier de Villefort — Padre di Gérard e nonno di Valentine: ex membro del governo napoleonico e attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i Cento giorni torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un attacco apoplettico diviene muto e paralitico, capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso l'espressività dello sguardo. Per salvare Valentine dal matrimonio forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare un testamento col quale lascia i propri beni ai poveri, diseredando la nipote nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler maritare Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il generale Flaviano Quesnel d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.
  • Héloise de Villefort — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere il proprio figlio Édouard e trama per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio di famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede; poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.
  • Édouard de Villefort — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, viene spinta al suicidio.
  • Benedetto alias Andrea Cavalcanti — Figlio illegittimo di Villefort e Hermine Danglars. Salvato da Bertuccio, viene cresciuto dal còrso e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di Tolone) assieme a Gaspard Caderousse. Grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto torna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo ad elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche principe) Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella, però, non si accontenta di quanto gli viene offerto e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo. Poi, la sera del furto, si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo. Fugge, ma la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.

La famiglia Morrel e dipendenti

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  • Pierre MorrelArmatore della nave mercantile Pharaon, di cui Edmond era Secondo Comandante all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onestissimo, si fida di Edmond e gli propone di diventare capitano della nave. Dopo che Edmond viene arrestato cerca in tutti i modi di aiutarlo ma, essendo il giovane accusato di bonapartismo, la cosa diventa impossibile. Negli anni dal 1825 al 1830 subisce gravi perdite al punto da essere sull'orlo della bancarotta e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero Edmond Dantès) la sua situazione economica si risolleva.
  • Maximilien Morrel — Figlio di Pierre, capitano nel reggimento degli Spahis e ufficiale della Legion d'onore. Maximilien conosce il Conte di Montecristo a Parigi, in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia; ma i due devono incontrarsi in segreto perché la giovane è stata promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore - questo è ciò che egli, come tutti, crede - Maximilien cade nella disperazione e decide di uccidersi; però il Conte (di cui si fidava ciecamente) lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato Edmond gli fa incontrare sull'isola di Montecristo l'amata Valentine, che ora potrà sposare.
  • Julie Herbault — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault. Edmond Dantes si servirà di lei (sotto l'alias di Simbad il marinaio) per salvare i Morrel dal fallimento.
  • Emmanuel Herbault — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla Morrel & Figlio come contabile: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
  • Cocles — Fedele e scrupoloso commesso della casa Morrel e Figlio.

I marchesi di Saint-Méran

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  • Marchesi di Saint-Méran — Genitori di Renée, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro nobiltà con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renée a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il nobile barone Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono avvelenati a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
  • Renée di Saint-Méran — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renée muore.

Altri personaggi importanti

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L'abate Faria nel castello d'If, in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • FariaAbate[2] ed erudito italiano, in giovinezza fu segretario del Conte Spada e precettore dei suoi figli; proprio in questo periodo venne a conoscenza dell'immenso tesoro della famiglia Spada. Nel 1811 viene arrestato e condotto al Castello d'If, dove sarà conosciuto solo come "prigioniero numero 27"; non rassegnato, inizia a scavare un tunnel che lo avrebbe condotto fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle isole lì vicino. I calcoli si rivelano sbagliati e, dopo molti anni, Faria si ritrova nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le lingue e le scienze e gli rivela l'ubicazione del tesoro nascosto sull'isola di Montecristo; inoltre Faria, grazie al suo intelletto e alcune conoscenze personali, aiuta Edmond a fare luce sulle circostanze della sua prigionia. Muore in cella colpito da un letale attacco apoplettico. Edmond riesce a fuggire dalla prigione sostituendosi al suo cadavere.
  • Luigi VampaBandito italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta. Nato da una famiglia di pastori, ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, al punto che il conte della zona si prende cura di lui e gli insegna a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad intagliare piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo fucile. Nel medesimo periodo una banda di briganti si nascondeva sui monti vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai gendarmi. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio (Edmond Dantès) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane fin dalla prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il brigantaggio permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della nobiltà della zona, una vita lussuosa, seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il carnevale romano, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Dantès, il banchiere Danglars quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di Tony Johannot presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • Gaspard CaderousseSarto e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da ubriaco e quasi senza rendersene conto - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un albergo a Ponte di Gard e collabora con dei contrabbandieri. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e contattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione. Dantès gli si presenta sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della "prematura morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche le vicende successive dei singoli individui, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia sua e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del gioielliere a cui avevano venduto la gemma, in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in galera per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da Lord Wilmore (Dantès), che voleva far evadere il suo compagno di cella (Benedetto, figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un criminale. A Parigi ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i soldi ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta, pronto per pugnalarlo. Le grida di Caderousse richiamano Edmond: durante l'agonia, Dantès riesce a fargli firmare la denuncia contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. Questo personaggio è differente dagli altri autori della congiura, perché vi ha partecipato senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

Personaggi minori

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  • Louis Dantès — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere un aiuto che avrebbe fatto scoprire la sua indigenza.
  • Barone Franz Quesnel d'Epinay — Figlio del generale d'Epinay (ucciso in duello nel 1815 da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'isola di Montecristo, poi lo ritrova durante i festeggiamenti del carnevale a Roma, assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo matrimonio salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.
  • Lucien Debray — Segretario del Ministro dell'interno, nonché amico di Albert de Morcerf e confidente e amante della signora Danglars. Debray è, inoltre, in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
  • BeauchampGiornalista amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del Pascià Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.
  • Barone Raoul de Château-Renaud — Altro amico di Albert de Morcerf, gli viene salvata la vita in Africa da Maximilien Morrel.
  • Madeleine Radelle — anche conosciuta come La Carconte. Moglie di Caderousse con cui gestisce una locanda a Pont du Gard. È una donna di salute cagionevole, di carattere poco affabile, scorbutico e insofferente.
  • La prima parte di Montecristo, fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo. (R.L. Stevenson)[3]
  • [Il Conte di Montecristo] è forse il più «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede più «sistematicamente». (A. Gramsci)[4]
  • Ancora oggi può interessare la grossa ma genuina facoltà inventiva, che associa, in un rapido susseguirsi, senza preoccupazioni di una trama ragionata e verosimile, le più straordinarie avventure, raccontate con l'ausilio di uno stile che non manca di agilità e di movimento, anche se numerosi luoghi comuni guastino la verità psicologica dei caratteri e la coerenza delle vicende. (Amelia Bruzzi)[5]
  • Il Conte di Montecristo è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature. (U. Eco)[6]
  • Il Conte di Monte-Cristo è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo. (P. Citati)[7]
  • Il quadro socio-storico, nel Conte di Montecristo, forse è la componente di maggiore rilievo: la facilità del guadagno, dello sperpero di danaro, delle corse irrefrenabili su per la scala sociale di affaristi spregiudicati e funzionari di mezza tacca che sapevano sfruttare la politica, le amicizie di qualità a unico profitto personale; quindi il precipizio in cui tante improvvise fortune finanziarie piombavano a terra con la velocità del suono, e travestimenti conseguenti, lacrime per alcuni e per altri gioie: questa la vera sostanza del romanzo. (E. Siciliano)[8]
  • Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l'intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza. (L. Canfora)[9]
  • Mio nonno, che era quasi analfabeta (sapeva leggere ma non scrivere), mi raccontava storie meravigliose attingendole a una miniera segreta. Prima di morire, mi ha consegnato la sua biblioteca: era fatta di due libri e uno era Il Conte di Montecristo. E così ho scoperto dov'era la sua miniera segreta; perché nel Conte di Montecristo c'è tutto: l'amore, il tradimento, il sopruso, la vendetta, la voglia di resistere e il coraggio di soccombere. (A. Perissinotto)[10]

Le traduzioni italiane

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Tagli e censure nella traduzione di «Emilio Franceschini»

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Lo stesso argomento in dettaglio: Emilio Franceschini.

La traduzione attribuita a Emilio Franceschini, pubblicata dal 1984 ad oggi da Mondadori, dalla BUR (1998-2012), e per molto tempo la più diffusa, presenta numerosi tagli e censure. Solo le edizioni più recenti riportano una corretta traduzione del testo di Dumas.

Un esempio di censura fra tanti riguarda il capitolo XVI, incentrato sul personaggio di Faria: nel testo originale, egli viene descritto come «abbé, savant, homme d'église» («abate, erudito, uomo di chiesa»); nella traduzione di Franceschini, Faria diventa semplicemente «scienziato [e] uomo di studi», senza connotazioni religiose. Censure simili vengono adottate ogniqualvolta nel testo originale un personaggio è paragonato a un dio: nel capitolo XXXI Edmond Dantès non si presenta a Franz come «le roi de la création» («il re della creazione»), e nel capitolo XXXIII Luigi Vampa non appare «beau, fier et puissant comme un dieu», ma solo «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini sono assenti frasi o paragrafi interi, come ad es. il finale del capitolo XXXI. Non meno curioso è lo stravolgimento del capitolo XXXV, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il patibolo» in italiano. La «mazzolat(ur)a» è un tipo d'esecuzione pubblica molto cruento, inflitto per mezzo d'una mazza percossa sul cranio del condannato; nell'edizione italiana, l'intera descrizione della mazzolata è sostituita da una più blanda impiccagione.

La figura del traduttore Emilio Franceschini possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli Oscar Mondadori del 1984, in tutto simile a un'anonima traduzione italiana dell'Ottocento pubblicata da Salani. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore Donzelli, Franceschini non sarebbe mai esistito, e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato solo al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.[11]

Altre traduzioni

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Negli anni 2010 e 2011 sono state pubblicate due traduzioni integrali, filologicamente corrette e senza censure: la prima condotta da Gaia Panfili, per Donzelli Editore; la seconda da Lanfranco Binni, per Garzanti. Entrambe si basano sull'edizione critica di Claude Schopp, autorevole studioso di Dumas, pubblicata in Francia dall'editore Robert Laffont nel 1993. Dal 2012, la traduzione di Gaia Panfili è pubblicata anche da Feltrinelli, nella collana Universale Economica Feltrinelli.

Nel 2013, è stata la Rizzoli, nelle edizioni BUR a proporre una nuova traduzione, a firma di Guido Paduano.

Nell'aprile 2014 è uscita la traduzione di Margherita Botto per Einaudi, nella collana Supercoralli (nel cui ambito ha preso avvio l'opera di ritraduzione di altri classici stranieri); nel 2015, esce nella collana economica ET Classici, con una prefazione di Michele Mari.

Tuttavia, anche la precedente traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da San Paolo dal 1969, e uscita poi da Fabbri Editori nel 2001, è stata segnalata come rispettosa dell'originale[12], sebbene non sia basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale – consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas – ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni d'interi capitoli[13].

Elementi storici e leggendari

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  • Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'isola di Montecristo, riprende un'antica leggenda legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di San Colombano avrebbero nascosto prima della distruzione del potente Monastero di San Mamiliano (edificato proprio sull'isola di Montecristo) da parte dei saraceni. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la grotta di San Mamiliano. In realtà, un tesoro, costituito da 498 monete d'oro del V secolo, è stato effettivamente scoperto nel 2004, non però sull'isola di Monte Cristo, ma nella chiesa di San Mamiliano di Sovana; per custodire questo tesoro è stato allestito un apposito museo.
  • Dumas potrebbe essersi ispirato, per il personaggio di Edmond Dantès, alla storia di Pierre Picaud, un ciabattino francese realmente vissuto tra la fine del '700 e la prima metà dell'800.

Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali

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Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (Classic Comics n.3, 1942).

Edizioni italiane

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  • Il Conte di Monte Cristo, 4 voll., Livorno, Andrea Nanni, 1846.
  • Il conte di Monte Cristo, trad. di Oreste Ferrario, 4 voll., Milano, Borroni e Scotti, 1846-1847.
  • Il conte di Monte-Cristo, Milano, Sonzogno, 1867.
  • Il Conte di Monte-Cristo, illustrazioni di Tancredi Scarpelli, Firenze, Nerbini, 1923.
  • Il Conte di MonteCristo, trad. di Natale Bianchi, 2 voll., Sesto San Giovanni-Milano, A. Barion, 1930; Milano, Mursia, 1966-1995.
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di G. Boselli, 2 voll., Roma, Europa Press Service.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Renato Maggi, Milano, Bietti, 1960-1966.
  • , Il conte di Montecristo, Le Edizioni del Gabbiano, Roma, 1966, vol. 1 (pp. 190) e vol. 2 (pp. 188).
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di Luigi Riondino, 2 voll., illustrazioni di Ugo Monicelli, Biblioteca degli anni verdi nn.74-77, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1968.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Giovanni Ferrero, illustrazioni di Lamberto Lombardi, Roma, Edizioni Paoline, 1969, p. 1284. - Milano, Fabbri Editori, 2001; Prefazione di Luciano Canfora, Collana I Grandi Romanzi, RCS-Corriere della Sera, 2002.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Emilio Franceschini, Milano, Mondadori, 1984-2023. - Milano, CDE, 1998; con Introduzione di Umberto Eco[14], Milano, BUR, 1998-2012; Poligrafici Editoriale.
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di S. Di Martinis riveduta da Riccardo Reim, Introduzione e cura di Riccardo Reim, Roma, Newton Compton, 1998, p.896.
  • Il conte di Montecristo, Prefazione e Dizionario dei personaggi di Claude Schopp. Edizione italiana a cura di Gaia Panfili condotta sul testo francese stabilito da C. Schopp, Collana Fiabe e storie, Roma, Donzelli Editore, 2010, p. LXXII-1130, ISBN 978-88-603-6403-6. - Collana UEF. I Classici, Milano, Feltrinelli, 2012, ISBN 978-88-078-2251-3.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Antonia Marza, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010, ISBN 978-88-607-3663-5.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Lanfranco Binni, Collana I grandi libri, Milano, Garzanti, 2011, pp. 1313, ISBN 978-88-113-7967-6.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di e postfazione di Guido Paduano, Milano, BUR, 2013, p. 1249, ISBN 978-88-170-6336-4.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Margherita Botto, Collana Supercoralli. Le Grandi Traduzioni, Torino, Einaudi, 2014, p. 1264, ISBN 978-88-062-1976-5. - Prefazione di Michele Mari, Collana ET Classici, Einaudi, 2015, ISBN 978-88-062-2518-6.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Vincenzo Latronico, Collana I Classici, Milano-Firenze, Bompiani, 2019, p.1304, ISBN 978-88-301-0019-0.
  • Il conte di Montecristo, Collana I Grandi Capolavori, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2022, ISBN 978-88-180-3770-8.
  • Il conte di Montecristo, a cura di A. Interno, Collana Grandi classici, Crescere, 2022, ISBN 979-12-545-4194-4.

Edizioni condensate

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  • Il conte di Montecristo, traduzione di C. Siniscalchi, 2 voll., Milano, Editrice Lucchi, 1933, p. 668.[15]
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Benedetta De Lucia, Collana Young, Roma, Curcio, 2021, ISBN 978-88-686-8564-5.
  1. ^ https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf
  2. ^ a b Curioso notare come la traduzione italiana di Emilio Franceschini, per molto tempo la più diffusa in Italia, abbia omesso in tutto il testo il termine "abate" associato a Faria, attribuendogli invece il laico titolo di "scienziato". Il solo abate presente nella suddetta traduzione è quello interpretato da Edmond Dantés: l'abate Busoni.
  3. ^ Trad. it. Flaminia Cecchi, Memorie, Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.
  4. ^ Ciò che è «interessante» nell'arte in Letteratura e vita nazionale, Roma, Editori Riuniti, 1996.
  5. ^ Conte di Montecristo (Il) in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi.
  6. ^ Elogio del Montecristo in Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, 2001.
  7. ^ «Il conte di Montecristo» in la Repubblica, 7 giugno 2010, pp. 34-35.
  8. ^ In Alias, supplemento de Il manifesto, 2004.
  9. ^ Introduzione a Il conte di Montecristo, Corriere della Sera, 2002.
  10. ^ Il Conte di Montecristo, Sesta edizione, Bur, 2010, Quarta di copertina, ISBN 978-88-17-00967-6.
  11. ^ Mario Baudino, Il fantasma di Montecristo, in La Stampa, 24 giugno 2010. URL consultato il 22 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2010).
  12. ^ È definita testualmente «aderente traduzione italiana del romanzo» da Clara Miccinelli; Carlo Animato, Il Conte di Montecristo. Favola alchemica e massonica vendetta, Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, p. 17, nota 6.
  13. ^ Cfr. Il conte di Montecristo, Donzelli, p. VIII.
  14. ^ Elogio del «Montecristo»
  15. ^ Riporta il nome dell'autore italianizzato. Composta da soli 96 dei 107 capitoli dell'originale.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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