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Celebre nei secoli passati, Elpide viene citata da numerosi storici, tra cui [[Giraldus Cambrensis]], [[Jacopo da Varazze]], [[Cesare Baronio]], [[Gerhard Johannes Voss|Vòssio]], [[Louis Moréri]], nonché i [[Sicilia|siciliani]] [[Giuseppe Buonfiglio]], [[Antonio Mongitore]], [[Silvestro Maurolico]] e [[Placido Reina]].<ref name= |
Celebre nei secoli passati, Elpide viene citata da numerosi storici, tra cui [[Giraldus Cambrensis]], [[Jacopo da Varazze]], [[Cesare Baronio]], [[Gerhard Johannes Voss|Vòssio]], [[Louis Moréri]], nonché i [[Sicilia|siciliani]] [[Giuseppe Buonfiglio]], [[Antonio Mongitore]], [[Silvestro Maurolico]] e [[Placido Reina]].<ref name=Ortolani>{{Cita|Giuseppe Emanuele Ortolani|}}</ref> Presentata come dotta poetessa e donna di grandi virtù e pietà, Elpide è stata indicata da alcuni storici come figlia del senatore romano Simmaco,<ref name=Ortolani>{{cita|Giuseppe Emanuele Ortolani|}}</ref> mentre da altri, tra cui [[Arnaldo Wion]] e [[Giampietro Villidicani]], come figlia del nobile Tito Annio Placido e sorella di Faustina, che fu la madre del santo martire [[Placido (monaco)|Placido]].<ref name="Narbone">{{cita|Alessio Narbone|p. 156–159}}</ref> |
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Tra il [[XVII secolo|XVII]] ed il [[XVIII secolo]] sorse una disputa tra [[Palermo]] e [[Messina]] in merito al luogo di nascita di Elpide. In tale disputa particolarmente agguerriti furono i messinesi.<ref name=Ortolani /> A Messina, infatti, già dal [[XV secolo]] si era affermata una tradizione letteraria che identificava in Elpide non solo la prima moglie di Severino Boezio, ma anche una discendente della [[Gens Octavia]] e sorella della madre di san Placido, la nativa di Messina Faustina.<ref name="Migliorato">[http://www.societamessinesedistoriapatria.it/archivio/93/migliorato_a93.pdf Alessandra Migliorato, ''Il rilievo di Elpide nel museo regionale di Messina: nuove proposte di lettura''].</ref> Secondo il racconto consolidato, nel [[1643]] a Palermo, presso il Collegio Massimo dei Gesuiti (oggi sede della [[Biblioteca centrale della Regione Siciliana]]), fu ritrovato un bassorilievo raffigurante Elpide. A scoprirlo fu il messinese Mario Caridi.<ref name="Migliorato"/> Dopo il ritrovamento del bassorilievo, il [[Senato di Messina]], forte della suddetta tradizione inaugurata nel XV secolo, chiese ed ottenne il trasferimento dello stesso nella città dello [[Stretto di Messina|Stretto]].<ref name="Migliorato"/> Giunta a Messina, l'opera fu collocata nel [[Palazzo municipale (Messina)|Palazzo Senatorio]], accompagnata da un'iscrizione che indicava in Messina la città natale di Elpide.<ref name=Ortolani /> Alcuni palermitani però non mancarono di contestare l'appropriazione di Elpide da parte della città di Messina. Secondo un autore rimasto anonimo (potrebbe trattarsi di [[Vincenzo Auria]]) Elpide sarebbe stata una nativa di Palermo, città nella quale avrebbe soggiornato a lungo Severino Boezio.<ref name=Ortolani /> L'anonimo palermitano continuava il proprio racconto affermando che Elpide sarebbe stata autrice di opere filosofiche che il marito si attribuì.<ref name=Ortolani /> |
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Al di là delle diatribe sul luogo di nascita, pare certo che Elpide abbia vissuto nella seconda metà del [[V secolo]], morendo nel [[504]],<ref name=Ortolani /> probabilmente a [[Roma]], città nella quale si trovava il suo epitaffio, posto sul portico dell'[[antica basilica di San Pietro in Vaticano]] e poi, secondo la tradizione, trasferito nella [[basilica di San Pietro in Ciel d'Oro]] a [[Pavia]], luogo di sepoltura del marito.<ref name=Narbone>{{Cita|Alessio Narbone|p. 156–159}}</ref> È proprio grazie all'epitaffio di Elpide, secondo alcuni storici da lei stessa composto, che apprendiamo che essa fu «''Siculae regionis alumna''», cioè nata o comunque allevata in Sicilia. |
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Versione delle 08:32, 21 apr 2019
Elpide, nota anche come Elphe o Elpis (Messina, V secolo d.C. – Roma, 504), è stata una poetessa italiana, prima moglie di Severino Boezio. A lei sono tradizionalmente attribuiti due inni di lode agli apostoli Pietro e Paolo.
Biografia
Celebre nei secoli passati, Elpide viene citata da numerosi storici, tra cui Giraldus Cambrensis, Jacopo da Varazze, Cesare Baronio, Vòssio, Louis Moréri, nonché i siciliani Giuseppe Buonfiglio, Antonio Mongitore, Silvestro Maurolico e Placido Reina.[1] Presentata come dotta poetessa e donna di grandi virtù e pietà, Elpide è stata indicata da alcuni storici come figlia del senatore romano Simmaco,[1] mentre da altri, tra cui Arnaldo Wion e Giampietro Villidicani, come figlia del nobile Tito Annio Placido e sorella di Faustina, che fu la madre del santo martire Placido.[2]
Tra il XVII ed il XVIII secolo sorse una disputa tra Palermo e Messina in merito al luogo di nascita di Elpide. In tale disputa particolarmente agguerriti furono i messinesi.[1] A Messina, infatti, già dal XV secolo si era affermata una tradizione letteraria che identificava in Elpide non solo la prima moglie di Severino Boezio, ma anche una discendente della Gens Octavia e sorella della madre di san Placido, la nativa di Messina Faustina.[3] Secondo il racconto consolidato, nel 1643 a Palermo, presso il Collegio Massimo dei Gesuiti (oggi sede della Biblioteca centrale della Regione Siciliana), fu ritrovato un bassorilievo raffigurante Elpide. A scoprirlo fu il messinese Mario Caridi.[3] Dopo il ritrovamento del bassorilievo, il Senato di Messina, forte della suddetta tradizione inaugurata nel XV secolo, chiese ed ottenne il trasferimento dello stesso nella città dello Stretto.[3] Giunta a Messina, l'opera fu collocata nel Palazzo Senatorio, accompagnata da un'iscrizione che indicava in Messina la città natale di Elpide.[1] Alcuni palermitani però non mancarono di contestare l'appropriazione di Elpide da parte della città di Messina. Secondo un autore rimasto anonimo (potrebbe trattarsi di Vincenzo Auria) Elpide sarebbe stata una nativa di Palermo, città nella quale avrebbe soggiornato a lungo Severino Boezio.[1] L'anonimo palermitano continuava il proprio racconto affermando che Elpide sarebbe stata autrice di opere filosofiche che il marito si attribuì.[1]
Al di là delle diatribe sul luogo di nascita, pare certo che Elpide abbia vissuto nella seconda metà del V secolo, morendo nel 504,[1] probabilmente a Roma, città nella quale si trovava il suo epitaffio, posto sul portico dell'antica basilica di San Pietro in Vaticano e poi, secondo la tradizione, trasferito nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia, luogo di sepoltura del marito.[2] È proprio grazie all'epitaffio di Elpide, secondo alcuni storici da lei stessa composto, che apprendiamo che essa fu «Siculae regionis alumna», cioè nata o comunque allevata in Sicilia.
Gli inni
A Elpide sono tradizionalmente attribuiti due inni sacri dedicati ai santi Pietro e Paolo ed utilizzati nei breviari antichi, il Felix per omnes e l'Aurea Lux.[4] Tra coloro che attribuirono ad Elpide i suddetti inni vi fu il cardinale poi proclamato santo Giuseppe Maria Tomasi.[2] Basandosi su questi due inni, il poeta spagnolo Lope de Vega sostenne che si deve ad Elpide l'invenzione dell'eptasillabo.[1]
Felix per omnes | Aurea Lux |
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Note
- ^ a b c d e f g h Giuseppe Emanuele Ortolani Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "Ortolani" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c Alessio Narbone, p. 156–159 Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "Narbone" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c Alessandra Migliorato, Il rilievo di Elpide nel museo regionale di Messina: nuove proposte di lettura.
- ^ Severino Boezio, Della consolazione della filosofia. Tradotto dalla lingua latina in volgar fiorentino da Benedetto Varchi, 1765. p. 163–165.
Bibliografia
- Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, a cura di Giuseppe Emanuele Ortolani, Tomo III, Napoli, 1819, ISBN non esistente.
- Alessio Narbone, Istoria della letteratura siciliana, Vol. V, Palermo, 1856, ISBN non esistente.
Collegamenti esterni
- Le eroine che hanno fatto la storia della città di Messina, sicilians.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 301684224 · ISNI (EN) 0000 0004 0361 6978 · BAV 495/37797 · CERL cnp00288236 · GND (DE) 102441510 |
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