Diego Sandoval de Castro: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
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[[File:Nova Siri at dawn.gif|upright=1.5|thumb|left|[[Nova Siri]] e il castello di don Diego]]
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Unico e legittimo figlio del nobile [[Penisola iberica|iberico]] don Pedro (lontano discendente dalla casa reale di [[Re di León|León]]), trasferitosi nel [[regno di Napoli|viceregno di Napoli]] nei primi anni del [[Secolo XVI|Cinquecento]]: in seguito un altro ramo della stirpe fiorì in Sicilia. Sua madre fu Giovanna Bisbal, scomparsa precocemente. Il piccolo Diego, nato probabilmente nel feudo [[Calabria|calabrese]] amministrato dall'avo materno Francesco Bisbal, [[conte]] di [[Briatico]] (dal [[1496]]) e [[Calimera]], venne posto sotto tutela della vedova di questi, Caterina Saracina, per 11 anni, fino al raggiungimento della maggiore età.<ref>Napolillo, pag. 120</ref>
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Versione delle 11:49, 13 ott 2016

Diego Sandoval de Castro
Barone di Bollita
Altri titoliCastellano di Cosenza, Signore di Campana
NascitaCalabria, 1516
Morte1546, Noia
SepolturaChiesa Madre di Bollita
DinastiaSandoval de Castro
PadrePedro Sandoval de Castro
MadreGiovanna Bisbal
ConiugeAntonia Caracciolo
Figlitre
ReligioneCattolicesimo

Diego Sandoval de Castro (Calabria, 1516Noepoli, 1546) è stato un poeta spagnolo, castellano di Cosenza e barone di Bollita.

Biografia

Nova Siri e il castello di don Diego

Unico e legittimo figlio del nobile iberico don Pedro (lontano discendente dalla casa reale di León), trasferitosi nel viceregno di Napoli nei primi anni del Cinquecento: in seguito un altro ramo della stirpe fiorì in Sicilia. Sua madre fu Giovanna Bisbal, scomparsa precocemente. Il piccolo Diego, nato probabilmente nel feudo calabrese amministrato dall'avo materno Francesco Bisbal, conte di Briatico (dal 1496) e Calimera, venne posto sotto tutela della vedova di questi, Caterina Saracina, per 11 anni, fino al raggiungimento della maggiore età.[1]

Don Diego militò nell'esercito dell'imperatore Carlo V, prima di essere investito della baronia di Bollita, oggi Nova Siri (in provincia di Matera), e di ottenere la castellania di Cosenza. Acquistò nel 1534, per la somma di 5000 ducati, il feudo di Campana da Ferdinando Spinelli. L'anno successivo ricevette Carlo V, proveniente da Tunisi, a Cosenza. Nel 1541 intervenne nella battaglia di Algeri.[2]

Don Diego sposò per procura l'aristocratica napoletana Antonia Caracciolo; tuttavia intrecciò un legame culturale e forse amoroso con la baronessa di Favale (oggi Valsinni, in Basilicata) Isabella di Morra. Entrambi si dilettavano scrivendo e inviandosi vicendevolmente alcune poesie, e il 28 marzo 1542 il barone pubblicò una raccolta delle sue rime petrarchesche, in cui celebrò l'amore, il dolore e la bellezza femminile. La corrispondenza tra i due personaggi veniva scambiata attraverso il precettore di donna Isabella, tale Torquato, e indirizzata alla moglie Antonia: oggi rimangono solo le lettere che il Sandoval scrisse a donna Isabella, mentre le risposte non sono pervenute.[3]

Nel 1543 il nobiluomo fu accusato di fellonia e sospeso dall'incarico di castellano di Cosenza. Decise, pertanto, di dimorare a Benevento da dove, segretamente, raggiungeva il suo castello di Bollita, abitato dalla consorte e dai figli: il maniero, edificato nel punto più alto, esiste tuttora e racchiude la piazza del borgo, in modo che il feudatario potesse esercitare una serrata vigilanza.[4]

Nel 1546 i fratelli di Isabella scoprirono la presunta relazione tra i due e presero la decisione di ucciderla, nel castello di Valsinni, insieme al suo pedagogo. Il trentenne don Diego, invece, fu trucidato pochi mesi dopo con tre colpi di archibugio durante una battuta di caccia nei boschi di Noia, presso Potenza: gli assassini ripararono in seguito in Francia presso il padre Giovanni Michele, che già da anni si trovava presso la corte di Francesco I, e che li protesse riuscendo ad evitare un processo a loro carico per fratricidio e pluriomicidio. Dietro il loro supposto "delitto d'onore" si celavano in realtà motivi d'interesse (spartirsi la dote e l'eredità di Isabella) e inveterate avversioni politiche (Diego era fautore dell'imperatore Carlo V, mentre i fratelli e il padre della poetessa parteggiavano per il re di Francia). Diego Sandoval de Castro fu sepolto nella cripta della Chiesa Madre di Bollita, ma il sito preciso non è stato individuato.[5]

Testimonianze sulla storia dei due poeti furono raccolte nel 1928 dal filosofo abruzzese Benedetto Croce, che pubblicò il saggio Isabella di Morra e Diego Sandoval De Castro".

Arma dei Sandoval di Castro: D'oro alla banda di nero.

Opere

Riferimenti nella cultura di massa

Note

  1. ^ Napolillo, pag. 120
  2. ^ Napolillo, pag. 121
  3. ^ Croce, pag. 5
  4. ^ Napolillo, pag. 123
  5. ^ Cambria, pp. 39-40

Bibliografia

  • Benedetto Croce, Isabella di Morra e Diego Sandoval De Castro, Sellerio, Palermo 1983.
  • Francesco Rusciani, Il poeta Diego Sandoval de Castro, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, XXIX, 1960, pp. 149–154 e 287.
  • Adele Cambria, Isabella. la triste storia di Isabella Morra., Osanna Editore, Venosa 1997.
  • Pasquale Montesano, Riflessioni a margine del caso di Isabella Morra,in Bollettino Storico della Basilicata n° 22, 2006.
  • Vincenzo Napolillo, Storia di Cosenza da luogo fatale a città d'arte, Falco Edizioni, Cosenza 2006.
  • Tobia Toscano, Diego Sandoval di Castro e Isabella di Morra - Rime, Salerno Editrice, Roma, 2007.
  • Marina Caracciolo, "I fieri assalti di crudel Fortuna". Considerazioni sulla poesia e sulla vita di Isabella di Morra, in Quaderni di Arenaria, 2014, V; pag. 26 e seg.

Voci correlate

Altri progetti

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