Ciccioli
Ciccioli | |
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Origini | |
Luogo d'origine | Italia |
Regioni | Emilia-Romagna Calabria Campania Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Lazio Lombardia Marche Piemonte Toscana Umbria Molise Puglia Basilicata |
Zona di produzione | Bologna L'intero territorio delle regioni Abruzzo, Calabria e Marche, le provincie di Arezzo, Avellino, Cremona, Ferrara, Lodi, Mantova, Modena, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Reggio Emilia, Viterbo, Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna Veneto |
Dettagli | |
Categoria | secondo piatto |
Riconoscimento | P.A.T. |
Settore | Salumi, carni (e frattaglie) fresche e secche e loro preparazioni o derivati |
I ciccioli sono un prodotto alimentare ottenuto dalla lavorazione del grasso del maiale nella preparazione dello strutto.[1]
Preparazione
Il grasso viene tagliato in piccole parti e viene messo a cuocere su fuoco lento così da far fondere la parte grassa e consentire l'evaporazione dell'acqua contenuta. Quando i pezzi di grasso hanno acquistato un colore giallastro vengono versati in un canovaccio, spremuti e infine insaporiti con l'aggiunta di aromi, che possono essere chiodo di garofano, cannella, pepe, noce moscata o altro, in dosi e proporzioni variabili a seconda del salumaio che li prepara. A volte vengono salati.
La parte colata è lo strutto, la parte solida residua sono i ciccioli. Dopo la torchiatura i ciccioli possono essere lasciati in formella oppure sbriciolati a caldo. Si conservano fino a due mesi.
In Calabria, dove il nome più comunemente usato è curcuci o salimori, la preparazione è diversa. Sono la parte residua nella bolliture delle frittole[2], cioè di tutte le parti del maiale non usate per gli insaccati o per il lardo secco, unitamente a una parte di grasso, ossia di sugna, che si liquefà nella predetta bollitura.
Consumo
I ciccioli sono un alimento molto calorico che, nella tradizione contadina, rappresentava un ottimo pasto, in unione alla polenta. Ora si utilizzano soprattutto per accompagnare aperitivi e antipasti. Sbriciolati rendono più gustose focacce, pane, e polenta e osei. In particolare in Capitanata e Irpinia viene fatta una pagnotta che nell'impasto contiene appunto i ciccioli, detta anche pizza ch'i sfring'l (Foggia) pizza pe frittole o pane con le cicole.[2]
Denominazione
I ciccioli, diffusi in quasi tutta Italia, vengono in alcune zone chiamati con nomi diversi: ciccioli o friccioli in Toscana, grasëtte in piemontese; graséi in piacentino; grasó o grasól in reggiano; grasooli in modenese; grasul in romagnolo; grasó o cicioli in ferrarese; grasselli o sgrisci nelle Marche; gratón in novarese, vercellese, pavese e lodigiano; gratòon in cremonese; gréppole nel Mantovano[3] e nel Bresciano; cicines o fricis in friulano; frize a Trieste; sfrizzoli nel centro Italia; cìguele in Molise; lardinzi, siccioli, cicoli, frittole, sprittoli, scittole in Campania; scarafuagli, curcuci, risimoglie, frisulimiti o sprinzuli in Calabria; frittula, ziringuri in Sicilia; gherda, gerde, jelda o gigiole in Sardegna; sisoli o zizoli nel vicentino; "sfringioli" o cicoli in Capitanata; sfritti o ciccioli in Basilicata.
Pietanze regionali a base di ciccioli
In Umbria, i ciccioli[4] vengono usati per preparare la torta 'n ch'i ciccioli (torta coi ciccioli) o pizza co' li sfrizzoli (nello spoletino-folignate), amalgamandoli all'impasto della torta. Ne esistono almeno tre varianti: una il cui impasto base è quello della torta al testo; un'altra il cui impasto base è invece quello della torta di Pasqua umbra (tipica delle zone tra Foligno e Spoleto); e infine una versione dolce della prima[5].
In Campania vengono usati come ingrediente nella versione napoletana della celeberrima pizza fritta, insieme a ricotta, pepe e provola affumicata.
In provincia di Foggia ma anche nel resto del territorio pugliese vengono usati per la tipica pizza coi cicoli.
In Romagna un tipo tradizionale di piadina è preparata utilizzando piccoli frammenti di ciccioli al posto dello strutto.
Note
- ^ I ciccioli, prodotto di eccellenza della tradizione contadina, su spaghettiemandolino.it. URL consultato il 29 settembre 2021.
- ^ a b Carlo Baccellieri, La buona cucina di Calabria, Reggio Calabria, Reghion Srl, 1976.
- ^ Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Lombardia.[collegamento interrotto]
- ^ Luigi Catanelli, Usi e costumi nel Territorio Perugino agli inizi del '900, Foligno, Edizioni dell’Arquata, 1987.
- ^ Tipicamente Umbria - Cresciole e Ciccioli
Voci correlate
- Ciccioli della Val Leogra
- Ciccioli mantovani
- Frittole (gastronomia calabrese)
- Strutto
- Sego
- Prodotti agroalimentari tradizionali lombardi
- Chicharrón
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ciccioli
Collegamenti esterni
- Scheda del prodotto agroalimentare tradizionale calabro, su prodottitipici.com.
- Scheda del prodotto tradizionale campano, su sito.regione.campania.it. URL consultato il 9 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2008).
- Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Lombardia (PDF) [collegamento interrotto], su agricoltura.regione.lombardia.it.
- Ciccioli, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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