Catalano Alfieri: differenze tra le versioni
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|Epoca = XVII |
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Fu [[Parentela#Bisnonno/bisnonna|bisnonno]] del conte Carlo Giacinto Alfieri, terzo marito di Monica Maillard de Tournon e patrigno di [[Vittorio Alfieri]]<ref>{{Cita web|url=https://vivant.it/manno-action-page-02/?ID_univoco=9202|titolo=Alfieri di Magliano}}</ref>. |
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== Biografia == |
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Il Duca [[Carlo Emanuele II di Savoia]] affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di [[Genova]] e di [[Savona]]. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di [[Palazzo Madama di Torino]], processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tuttora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento. |
Il Duca [[Carlo Emanuele II di Savoia]] affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di [[Genova]] e di [[Savona]]. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di [[Palazzo Madama di Torino]], processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tuttora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento. |
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Nel 1675, morto anche il duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.<ref name="bio"/> Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.<ref name="3c"/> |
Nel 1675, morto anche il duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.<ref name="bio"/> Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.<ref name="3c">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/alfieri_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Famiglia Alfieri|accesso=28 novembre 2019}}</ref> |
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== Curiosità == |
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{{Curiosità}} |
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A [[Castagnole delle Lanze]], nel nucleo antico, sorge un fabbricato di struttura medievale che fu utilizzato come dimora e come tribunale da Catalano Alfieri. Dopo la sua morte, il feudo di Castagnole passò alla nobile famiglia dei Conti [[Birago-Alfieri]]. Essi conservarono i loro possedimenti fino al 1861-62. |
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== Note == |
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Versione attuale delle 22:28, 15 gen 2024
Catalano Alfieri | |
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Governatore di Ceva e delle Langhe | |
Nascita | 1602 |
Morte | Torino, 14 settembre 1673 |
Luogo di sepoltura | Chiesa parrocchiale di Magliano |
Padre | Urbano Alfieri |
Madre | Costanza di Francia |
Figli | Carlo Emanuele |
Catalano (o Cattalano) Alfieri (1602 – Torino, 14 settembre 1673[1]) è stato un nobile e militare italiano; proclamato dal duca di Savoia Governatore di Ceva e delle Langhe, fu signore di Castagnole, di Castellinaldo e di metà di Ferrere.
Fu bisnonno del conte Carlo Giacinto Alfieri, terzo marito di Monica Maillard de Tournon e patrigno di Vittorio Alfieri[2].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Catalano Alfieri nasce nel 1602 ed è figlio di Urbano Alfieri. Era stato avvezzato fin da giovane alla carriera delle armi dal padre che vide cadere ucciso da una palla di cannone in battaglia, mentre si trovava al suo fianco. Eredita così la signoria di famiglia sul territorio di Castagnole delle Lanze come signore di Magliano e di Castagnole[3]. Nel 1633 Catalano fondò il Reggimento di Fanteria "Catalano Alfieri" detto poi "Reggimento Piemonte Fanteria" che nel 1814 fu denominato Brigata Piemonte comprendente il 3º ed il 4º reggimento. Fu sempre al servizio di casa Savoia, dando prova di grande valore specie nella conquista della Fortezza di Ceva (1635), di cui fu poi in seguito per vari anni governatore. Così pure si distinse nella cacciata (1643) degli Spagnoli da Asti e, nel 1652, da Torino.
Il Duca Carlo Emanuele II di Savoia affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di Genova e di Savona. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di Palazzo Madama di Torino, processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tuttora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento.
Nel 1675, morto anche il duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.[1] Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Biografia, su treccani.it. URL consultato il 28 novembre 2019.
- ^ Alfieri di Magliano, su vivant.it.
- ^ Nel 1573, il territorio era passato a Emanuele Filiberto di Savoia (1588-1624) che lo aveva affidato agli Asinari e agli Alfieri
- ^ Famiglia Alfieri, su treccani.it. URL consultato il 28 novembre 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- C. F. Gapello, Castagnole delle Lanze - Geologia - Storia - Documenti - Notizie, La tipografica torinese, Torino, 1964
- Remo Gianuzzi, Castagnole Lanze dai romani ai giorni nostri
- Don Boarino, Memorie storiche di Castagnole Lanze
- Castagnole Lanze dal Seicento all'Ottocento, La voce, Castagnole delle Lanze, 1999
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Alberto Merola, ALFIERI, Catalano, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 2, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.