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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/323

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quarantesimoquarto 317


64
     Che, senza ch’assoldiate altra persona,
non verrá assalto a cui non si resista.
Non è ricchezza ad espugnarmi buona,
né sí vil prezzo un cor gentile acquista.
Né nobiltá, né altezza di corona,
ch’al sciocco volgo abbagliar suol la vista,
non beltá, ch’in lieve animo può assai,
vedrò, che piú di voi mi piaccia mai.

65
     Non avete a temer ch’in forma nuova
intagliare il mio cor mai piú si possa:
sí l’imagine vostra si ritrova
sculpita in lui, ch’esser non può rimossa.
Che ’l cor non ho di cera, è fatto prova;
che gli diè cento, non ch’una percossa,
Amor, prima che scaglia ne levasse,
quando all’imagin vostra lo ritrasse.

66
     Avorio e gemma et ogni pietra dura
che meglio da l’intaglio si difende,
romper si può; ma non ch’altra figura
prenda, che quella ch’una volta prende.
Non è il mio cor diverso alla natura
del marmo o d’altro ch’al ferro contende.
Prima esser può che tutto Amor lo spezze,
che lo possa sculpir d’altre bellezze. —

67
     Soggiunse a queste altre parole molte,
piene d’amor, di fede e di conforto,
da ritornarlo in vita mille volte,
se stato mille volte fosse morto.
Ma quando piú de la tempesta tolte
queste speranze esser credeano in porto,
da un nuovo turbo impetuoso e scuro
rispinte in mar, lungi dal lito, furo: