Papers by Nina E Cannizzaro
Senza regolare autorizzazione è vietata la riproduzione, anche parziale o a uso interno didattico... more Senza regolare autorizzazione è vietata la riproduzione, anche parziale o a uso interno didattico, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia Omaggio della Regione del Veneto VI INDICE 1 Il manoscritto ritrovato di Nina Cannizzaro 23 Criteri di edizione e di trascrizione 29 ' 75 ' , 89 Progetti e abbozzi sarpiani sul governo dello Stato «in questi nostri tempi assai turbolenti» di Corrado Pin 121 Indice dei nomi sto in subbuglio l'ambiente francese, ancora scosso per il recente assassinio del re Enrico IV: come noto, il libro subirà la clamorosa condanna del parlamento parigino, il 26 novembre 1610, condanna poi annullata da Maria de' Medici per le vibranti proteste del nunzio pontificio. Che il libro del più rinomato controversista cattolico del tempo, portavoce della Compagnia e, sostanzialmente, della curia pontificia, sia il bersaglio privilegiato dei tre capitoli della Potestà risulta evidente da numerosi riferimenti polemici all'interno del testo; di riflesso, naturalmente, è oggetto di particolare attenzione -e di difesa -il libro confutato duramente da Bellarmino del giurista scozzese, ma docente in terra di Francia, William Barclay, De potestate papae an et quatenus in reges et principes seculares ius et imperium habeat, uscito postumo a Londra l'anno precedente. Autore, quest'ultimo, stimato da Sarpi, che peraltro riconosce una forte consonanza di idee del De potestate con quanto da lui esposto, senza però la sistematicità dello scozzese, durante l'Interdetto del 1606-1607 («Quae ego sparsim in meis disputationibus cum Romanis nostris exposui»). Una concordanza, che però non si spingeva fino ad accogliere la soluzione finale, proposta da Barclay, di una pacifica coordinazione tra la potestà secolare e quella ecclesiastica, indipendenti tra loro ma soggette entrambe alla «divina maiestas». Soluzione astratta e di fatto impossibile per Sarpi: quell'arbitro sopra le parti gli sapeva tanto di un deus ex machina. Più coerenti, in fondo, per il servita veneziano, gli attardati fautori della potestas directa del pontefice, o i più moderni sostenitori della sua potestas indirecta, che presentavano una soluzione più elegante dei primi, anche se sostanzialmente non diversa, riconoscendo entrambi nel pontefice l'unico «vere princeps maiestatem habens» 4 .
Renaissance Quarterly, 2015
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