Papers by Gianluca Traverso
L'obbiettivo di questo lavoro è stato quello di fare chiarezza riguardo alla storia medievale di ... more L'obbiettivo di questo lavoro è stato quello di fare chiarezza riguardo alla storia medievale di Arenzano, cercando di distinguere le reali testimonianze che ci vengono dal passato e ciò che vuole la tradizione e i detti popolari. Per fare questo è stata fondamentale la ricerca nell’archivio di stato genovese di atti notarili che lasciano uno spaccato interessante della vita medievale.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il presente lavoro di tesi, dal titolo Fornaci romane per la produzione ceramica: tipologia e fun... more Il presente lavoro di tesi, dal titolo Fornaci romane per la produzione ceramica: tipologia e funzionamento, si articola in sette capitoli, di cui i primi sei relativi alla lavorazione dell’argilla e alla produzione della ceramica e il settimo riguardante una parte sperimentale atta a vagliare le antiche tecniche di lavorazione della materia.
Il primo capitolo presenta una descrizione accurata dell’argilla e delle sue caratteristiche, con particolare interesse per le procedure di trasformazione della materia stessa in ceramica. Ulteriore spazio è stato dedicato alle differenti tipologie di modellazione: a mano, a tornio e da matrice. Infine sono analizzate le tecniche di essiccamento e di rivestimento per poi giungere all’analisi della fase di cottura.
Nel secondo capitolo è proposta la descrizione delle differenti tipologie di fornaci che possono essere di tre tipi: a cielo aperto, verticali o orizzontali.
Il terzo capitolo riguarda la classificazione delle fornaci verticali con particolare attenzione a quelle ritrovate durante alcune campagne di scavo in Toscana, nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena. Sono state create delle riproduzioni al computer delle tipologie di fornaci oggetto di studio.
Per quanto riguarda il funzionamento di una fornace verticale vengono descritti, e dove possibile documentati, l’impilaggio e le varie tecniche di cottura tramite la pubblicazione di testimonianze scritte e reperti archeologici.
Nel quinto capitolo si analizza e si descrive dettagliatamente la Scheda di Fornace, strumento utile all’archeologo per catalogare ogni singola fornace e per agevolarne approfondimenti e studi futuri.
Il sesto capitolo descrive un’officina ceramica riferendosi a quella di Giancola (Brindisi); dopo una parte di introduzione, viene analizzato l’impianto produttivo. Il susseguirsi di costruzioni e di demolizioni ha reso possibile un’accurata analisi e una ricostruzione storica degli avvenimenti, consentendo di osservare diverse fasi di vita dell’officina. L’ultimo capitolo è dedicato a un’attività di archeologia sperimentale.
L’autore del presente lavoro ha diviso il primo esperimento in due fasi: nella prima è stata costruita una fornace a cielo aperto, cercando il più possibile di riprodurre le tecniche tipiche dell’epoca romana. Nella seconda tappa dell’esperimento è stata messa a punto una rudimentale camera di cottura, nella quale è stato collocato un manufatto per procedere all’accensione della fornace e alla fase di cottura dell’oggetto.
L’esperimento non ha avuto un esito positivo, probabilmente per motivi tecnici, alcuni dei quali possono essere ragionevolmente individuati nei seguenti fattori: inadeguata fase di
preriscaldamento; interramento della camera di cottura che non ha consentito un sufficiente irradiamento del calore; altezza anomala delle fiamme che ha prodotto uno shock termico sul manufatto, il quale, invece di cuocere come sarebbe stato auspicabile, si è frantumato in alcuni pezzi anneriti e troppo cotti.
Il secondo esperimento si è avvalso di una fornace di tipo verticale la cui costruzione si è rivelata difficoltosa, sia per i materiali e per le tecniche a disposizione, sia per la poca esperienza dello sperimentatore. Terminata la costruzione della fornace verticale, all’interno della camera di cottura sono stati posizionati tre manufatti. Si è proceduto all’accensione della fornace, rivelatasi soddisfacente in quanto ha consentito una cottura quasi ottimale dei manufatti: i prodotti estratti dalla camera avevano mantenuto la loro forma originale con un buon grado di cottura.
Da questi due esperimenti si evidenzia come solo la tipologia di fornace verticale permetta a uno sperimentatore non molto esperto di riprodurre tecniche e modelli operativi tipici dell’epoca romana.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Gianluca Traverso
Il primo capitolo presenta una descrizione accurata dell’argilla e delle sue caratteristiche, con particolare interesse per le procedure di trasformazione della materia stessa in ceramica. Ulteriore spazio è stato dedicato alle differenti tipologie di modellazione: a mano, a tornio e da matrice. Infine sono analizzate le tecniche di essiccamento e di rivestimento per poi giungere all’analisi della fase di cottura.
Nel secondo capitolo è proposta la descrizione delle differenti tipologie di fornaci che possono essere di tre tipi: a cielo aperto, verticali o orizzontali.
Il terzo capitolo riguarda la classificazione delle fornaci verticali con particolare attenzione a quelle ritrovate durante alcune campagne di scavo in Toscana, nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena. Sono state create delle riproduzioni al computer delle tipologie di fornaci oggetto di studio.
Per quanto riguarda il funzionamento di una fornace verticale vengono descritti, e dove possibile documentati, l’impilaggio e le varie tecniche di cottura tramite la pubblicazione di testimonianze scritte e reperti archeologici.
Nel quinto capitolo si analizza e si descrive dettagliatamente la Scheda di Fornace, strumento utile all’archeologo per catalogare ogni singola fornace e per agevolarne approfondimenti e studi futuri.
Il sesto capitolo descrive un’officina ceramica riferendosi a quella di Giancola (Brindisi); dopo una parte di introduzione, viene analizzato l’impianto produttivo. Il susseguirsi di costruzioni e di demolizioni ha reso possibile un’accurata analisi e una ricostruzione storica degli avvenimenti, consentendo di osservare diverse fasi di vita dell’officina. L’ultimo capitolo è dedicato a un’attività di archeologia sperimentale.
L’autore del presente lavoro ha diviso il primo esperimento in due fasi: nella prima è stata costruita una fornace a cielo aperto, cercando il più possibile di riprodurre le tecniche tipiche dell’epoca romana. Nella seconda tappa dell’esperimento è stata messa a punto una rudimentale camera di cottura, nella quale è stato collocato un manufatto per procedere all’accensione della fornace e alla fase di cottura dell’oggetto.
L’esperimento non ha avuto un esito positivo, probabilmente per motivi tecnici, alcuni dei quali possono essere ragionevolmente individuati nei seguenti fattori: inadeguata fase di
preriscaldamento; interramento della camera di cottura che non ha consentito un sufficiente irradiamento del calore; altezza anomala delle fiamme che ha prodotto uno shock termico sul manufatto, il quale, invece di cuocere come sarebbe stato auspicabile, si è frantumato in alcuni pezzi anneriti e troppo cotti.
Il secondo esperimento si è avvalso di una fornace di tipo verticale la cui costruzione si è rivelata difficoltosa, sia per i materiali e per le tecniche a disposizione, sia per la poca esperienza dello sperimentatore. Terminata la costruzione della fornace verticale, all’interno della camera di cottura sono stati posizionati tre manufatti. Si è proceduto all’accensione della fornace, rivelatasi soddisfacente in quanto ha consentito una cottura quasi ottimale dei manufatti: i prodotti estratti dalla camera avevano mantenuto la loro forma originale con un buon grado di cottura.
Da questi due esperimenti si evidenzia come solo la tipologia di fornace verticale permetta a uno sperimentatore non molto esperto di riprodurre tecniche e modelli operativi tipici dell’epoca romana.
Il primo capitolo presenta una descrizione accurata dell’argilla e delle sue caratteristiche, con particolare interesse per le procedure di trasformazione della materia stessa in ceramica. Ulteriore spazio è stato dedicato alle differenti tipologie di modellazione: a mano, a tornio e da matrice. Infine sono analizzate le tecniche di essiccamento e di rivestimento per poi giungere all’analisi della fase di cottura.
Nel secondo capitolo è proposta la descrizione delle differenti tipologie di fornaci che possono essere di tre tipi: a cielo aperto, verticali o orizzontali.
Il terzo capitolo riguarda la classificazione delle fornaci verticali con particolare attenzione a quelle ritrovate durante alcune campagne di scavo in Toscana, nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena. Sono state create delle riproduzioni al computer delle tipologie di fornaci oggetto di studio.
Per quanto riguarda il funzionamento di una fornace verticale vengono descritti, e dove possibile documentati, l’impilaggio e le varie tecniche di cottura tramite la pubblicazione di testimonianze scritte e reperti archeologici.
Nel quinto capitolo si analizza e si descrive dettagliatamente la Scheda di Fornace, strumento utile all’archeologo per catalogare ogni singola fornace e per agevolarne approfondimenti e studi futuri.
Il sesto capitolo descrive un’officina ceramica riferendosi a quella di Giancola (Brindisi); dopo una parte di introduzione, viene analizzato l’impianto produttivo. Il susseguirsi di costruzioni e di demolizioni ha reso possibile un’accurata analisi e una ricostruzione storica degli avvenimenti, consentendo di osservare diverse fasi di vita dell’officina. L’ultimo capitolo è dedicato a un’attività di archeologia sperimentale.
L’autore del presente lavoro ha diviso il primo esperimento in due fasi: nella prima è stata costruita una fornace a cielo aperto, cercando il più possibile di riprodurre le tecniche tipiche dell’epoca romana. Nella seconda tappa dell’esperimento è stata messa a punto una rudimentale camera di cottura, nella quale è stato collocato un manufatto per procedere all’accensione della fornace e alla fase di cottura dell’oggetto.
L’esperimento non ha avuto un esito positivo, probabilmente per motivi tecnici, alcuni dei quali possono essere ragionevolmente individuati nei seguenti fattori: inadeguata fase di
preriscaldamento; interramento della camera di cottura che non ha consentito un sufficiente irradiamento del calore; altezza anomala delle fiamme che ha prodotto uno shock termico sul manufatto, il quale, invece di cuocere come sarebbe stato auspicabile, si è frantumato in alcuni pezzi anneriti e troppo cotti.
Il secondo esperimento si è avvalso di una fornace di tipo verticale la cui costruzione si è rivelata difficoltosa, sia per i materiali e per le tecniche a disposizione, sia per la poca esperienza dello sperimentatore. Terminata la costruzione della fornace verticale, all’interno della camera di cottura sono stati posizionati tre manufatti. Si è proceduto all’accensione della fornace, rivelatasi soddisfacente in quanto ha consentito una cottura quasi ottimale dei manufatti: i prodotti estratti dalla camera avevano mantenuto la loro forma originale con un buon grado di cottura.
Da questi due esperimenti si evidenzia come solo la tipologia di fornace verticale permetta a uno sperimentatore non molto esperto di riprodurre tecniche e modelli operativi tipici dell’epoca romana.