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On the Floor

Summary:

Wakatoshi Ushijima si trova a giocare una strana partita, seduto sul pavimento e con una rete alta 115 centimetri. Come è arrivato fin lì e cosa può accadere dopo che la sua mano grande e forte è stata d’aiuto a una persona in difficoltà? Che segno lascerà nella sua vita?
« Wakatoshi si alza in piedi e osserva le proprie gambe, muscolose e tornite. Per un breve istante, immagina di averne una diversa, offesa.
Una gamba a metà che non toccherà mai più il pavimento.
Una vita a metà, da un momento all’altro.
Come deve sentirsi, ogni mattina, quel ragazzo biondo che piangeva a dirotto e che suo padre ha abbracciato in palestra? Non giocherà mai più. È fuori dal paradiso…»

Chapter 1: Prologo - Ushiwaka’s smile

Chapter Text

Prologo - Ushiwaka’s smile

 

 

“Sei una frana a fare i video. Ma li leggi i commenti sul tuo canale YT?”

“Rispondo solo a quelli intelligenti che entrano nel merito delle questioni. Hai visto il mio video sulla distorsione del legamento peroneo-astragalico anteriore?”
“E, soprattutto, fai schifo con i selfie, sappilo. E smettila di camminare mentre fai le video-chiamate, balli così tanto che mi fai venire da vomitare!...”
”Ti sento nervoso, Shittykawa.”
“Ma dico, oltretutto me la dovevi proprio mandare una foto con quello?”
“È stato più di tre mesi fa!… te lo sei segnato al dito?... Quello è anche simpatico, in verità. Ed è anche umile, nonostante sia stato convocato in nazionale a diciannove anni.”

Tooru lo sa, ma glissa. Sa tutto di lui, anche troppo. Cose che lo fanno incazzare e allo stesso tempo ingrassano indirettamente il suo stupido orgoglio: il maledetto Ushiwaka, giovane mancino della nazionale, faceva la corte alle sue, di alzate, e quelle che gli hanno servito alla WL evidentemente non andavano poi tanto bene, visti i muri sui quali si è sfracellato.

“Vabbè, cambiamo argomento. Dove mi stai portando, se è lecito saperlo?”
“Ti porto nella palestra dei Bears.”

Perché la voce di Hajime gli sembra vagamente divertita? Mah..

“Ti sei rimesso a giocare, Iwachan? Mi fa piacere!”
“No, ho troppo da studiare. Qui ti fanno fare tirocinio sin da subito e quando non studio in biblioteca sono sempre in giro per l’Orange County fra cliniche e palestre.”
”Qualche bella ragazza, nel mentre?”
“Non mi chiamo Hajime Oikawa.”

“Sei sempre stato invidioso. Ecco perché mi riempivi di pallonate”.

Iwaizumi sospira rumorosamente. “Sì, proprio per quello… ma lasciamo perdere, come dici tu. Aspetta...”

Tooru non vede più il viso di Hajime. Il telefono inquadra il parquet e continua ad ondeggiare. Una porta cigola e si chiude e si sente un rimbombo sordo e regolare.

Dei tonfi prodotti da una palla che rimbalza. Una partita?

“Iwachan, ma perché tutti questi misteri?”
“Taci e osserva.”

Hajime inquadra un campo di pallavolo che gli sembra però stranamente ridotto quanto a dimensioni, poi realizza che si tratta di un campo di sitting volley, la rete è infatti bassa.

Sul pavimento sono seduti sei giocatori per lato. Indossano tutti la stessa divisa tranne due: uno che non ha una gamba, amputata appena sotto il ginocchio. E un altro la cui fisionomia risponde a quella di Wakatoshi Ushijima. Riconoscerebbe le sue spalle larghe e dritte anche durante una parata olimpica.

Stanno giocando una strana partita, senza né capo né coda in realtà. I giocatori in divisa sembrano un po’ spaesati ma si vede che si divertono.

Tooru sgrana gli occhi mentre nella sua testa si affollano pensieri caotici: perché Ushijima è tornato a Irvine? Che cosa ci fa seduto per terra? E a Tooru Oikawa, che cosa gliene frega?

“Stupito, Grande Re?” La voce di Hajime gli arriva fuori campo ed è imbevuta di divertimento e sarcasmo. Una strana voce, a dire il vero, che non gli sente da tempo.

Il giocatore disabile è un alzatore e alza dannatamente bene.

E il dannato Ushiwaka schiaccia come sa fare lui. E gli sorride.

Ushiwaka che sorride è un concetto difficile da processare anche per Tooru, che è sempre amabile con tutti.

Soprattutto, Ushiwaka è bello quando sorride. Lo è sempre stato anche da serio, in verità, ma i sorrisi che dona al mondo devono essere molto rari e quelli che vede ora sono insolitamente concentrati in un singolare punto dello spazio-tempo che brilla e pretende di abbagliarlo.

E poi è bello anche se schiaccia da seduto.

Lo schermo del telefono si muove e appare nuovamente il viso di Hajime.

Tooru non fa in tempo a chiudere la bocca, che gli è rimasta spalancata.

“Occhio che ti ci entrano le mosche, Shittykawa…”
“Ma…”
”È andata così: quel giocatore ha perso una gamba dopo un incidente in moto. È un ottimo alzatore. Studia anche lui qui all’UC e poco prima dell’incidente aveva chiuso un contratto come alzatore con i Polar Bears. La squadra allenata da Takashi Utsui. Che è la stessa che vedi in campo.”

Utsui è il padre di Ushiwaka, questo lo sa anche Tooru.

“È stata dura per lui: dopo l’operazione aveva lasciato gli studi, lo sport, ha litigato con la sua famiglia. È andato in depressione.”

“Sì ma che c’entra lui?…”

Tooru non riesce a calibrare il tono di voce. È sorpreso e infastidito, forse anche un microgrammo invidioso del ragazzo sfortunato che gli alza la palla.

“Grazie a lui è tornato a crederci.”
“Beh… Ushiwaka ‘ragazzo dei miracoli‘ non è una grande novità. Solo non me lo immagino a consolare le persone…” blatera Tooru, ma la voce gli trema.

“Non c’entrano i miracoli, Tooru. C’entra l’amore per questo sport e per chi si rimette in gioco nonostante tutto.” Risponde quieto Hajime.

Lo schermo torna a inquadrare il campo. Wakatoshi è in piedi e allunga una mano verso il bel ragazzo biondo, atletico e sfortunato.

“Sai, lui e Wakatoshi hanno due caratteri all’opposto. Uno non voleva sentire ragioni e l’altro gliele elencava una per una. Con quei modi rigidi che conosciamo, ma è servito allo scopo.”

“Cos’è, per caso ha tirato in ballo anche l’orgoglio?”

“È la prima cosa che ha fatto. Vuoi salutarlo?”

“No. Non ho bisogno di essere consolato.”

Hajime lo osserva.

“Piacerebbe a me consolarti, del resto quando hai il mal di Giappone è sempre a me che rompi le scatole. Ma in questo caso non credo lo farei. So già di non essere la persona giusta.”

Tooru resta in silenzio. Che cosa Hajime intenda dire non gli è perfettamente chiaro. O forse sì, ma è troppo lontano per affrontare qualsiasi discorso.

Tutti e due sono lontani.

“Ehi, Game Over!” Esclama Iwachan.

Thank you for playing!, si sente dal campo.

“Chi ha vinto? Aspetta, non me lo dire…”

“E invece Wakatoshi ha perso. Ha collezionato diversi fuori campo, è difficile adattarsi a spazi più ristretti. Il solito mancino assassino.”

“Non è cambiato di una virgola.” sibila Tooru, ma non ne è più tanto sicuro.

Forse, è sempre stato così.