Actions

Work Header

Non posso

Summary:

Angel torna dopo 18 ore in studio, Husk nota come ci sia qualcosa che non va.
Angel rivela di avere un sex-toys ancora in lui ma non vuole toglierlo perché non può. Ha fatto una gang bang con 12 persone e usare il suo buco uno alla volta era un optional.
Ora lui ha le ripercussioni di dei muscoli così rovinati e farlo sapere ad Husk risulterebbe troppo.
Husk però ha un’altra opinione di ciò.

Work Text:

“5:00 a.m. Angel è uscito alle 11 sta mattina, 18 ore. 18 fottutissime ore… forse… forse è ri-morto. Forse è buttato in qualche camerino aspettando che si rigeneri, solo. A meno che quello stronzo non lo scopi quando è morto. Se girasse quando è così? Ci saranno sicuramente dei necrofili qui, ci sarà un business sopra… dovrei controllare. No, non voglio vederlo… così”

Questo è quello che pensava Husk mentre puliva per la quarantesima volta lo stesso bicchiere. Ma non voleva muoversi, non voleva che tornasse ferito e non trovasse nessuno, era il suo fidanzato per satana! Non poteva permettersi di ignorarlo quando sapeva che avrebbe avuto bisogno di lui. Queste considerazione Gli fecero decidere di smetterla di tergiversare e andare in quello studio e prenderlo, costi quel che costi.

Non fece in tempo a finire questo pensiero eroico che Angel entrò dalla porta. Era distrutto a dir poco. Aveva la giacca chiusa male, lividi e tagli in diverse parti del corpo e gli occhi assonnati. Parlavano per lui, la giornata aveva fatto schifo.

A: Husk, che ci fai lì? non hai sonno? Al non ti farebbe mai lavorare fino a quest’ora
La sua voce era sottile, molto provata e aveva un tono di vergogna misto dolore oltre che di stanchezza.
H: il bar andava pulito
A: e io non ero qui, giusto? Non eri quello che si lamentava delle “recite” ?
H: colpito e affondato, drink?

Non rispose, gli sorrise e si avvicino al bancone. La sua camminata era storta, sembrava che da un momento all’altro sarebbe precipitato per terra. Husk avrebbe voluto andare ad aiutarlo ma conoscendo il ragno sapeva che aiutarlo è l’ultima spiaggia, quando è già caduto una volta. Prima è un no categorico, lui si riterrebbe debole e avrebbe creato dei pensieri contorti riguardo all’inutilità della sua persona. Quindi continuò a pulire il bicchiere alzando ogni tanto lo sguardo. Angel riuscì ad arrivare al bar dopo un po’ troppi minuti.

A: non fare quella faccia gattino, non morirò per 4 passi

E detto questo si siede, ma non appena tocca lo sgabello emette un orribile gemito di dolore che fece preoccupare Husk. Lasciò il bicchiere e lo poggiò davanti al suo ragazzo.

H: come è andata oggi?
A: il solito. Valentino che mi da delle scene, io che le faccio, le mie co-star che mi vengono addosso, lui che usa ciò che resta e ricomincio per qualche ora.

Husk non fece notare che “qualche ora” non era la definizione giusta per 18 ore consecutive riteneva più importante squadrarlo e chiedere che tipo di scene avesse fatto.

A: da quando ti interessano i miei porno?
H: da quando ti riducono una merda
A: perché ti eccita sapere come sono stato sbattuto da altri uomini, vuoi avere un immagine di me dopo un bukkake per poter giocare quando non ci sono?
Vuoi…
H: voglio sapere se deve medicarti

Quest’ultima frase risultò brusca e quel atteggiamento si mostrò anche nel modo in cui poggiò il cocktail davanti ad Angel. Non voleva che continuasse a descrivere come lo abusassero senza ritegno con quella faccia da sgualdrina di bassa lega. Dopo aver pensato questo si vergognò di se stesso, lui era un sex-worker e usare il suo lavoro per insultarlo era… meschino, anche se non lo esprimeva ad alta voce. Angel gli prese una mano, conscio che doveva parlare anche se il grumpy cat non avrebbe capito a pieno e forse si sarebbe anche innervosito… magari lo avrebbe lasciato andare in camera. Anche se in fondo sapeva pure di come avrebbe voluto chiacchierare del più e del meno così da rilassarsi con la persona che contava per lui.

A: ehi… non devi agitarti sto bene. Ho solo un plug dentro che è… scomodo.
H: cosa?

Husk non si innervosì, si scioccò… No… si incazzò, facendogli lasciare la mano. Era furioso che lo avessero lasciato con un “oggetto di scena” palesemente doloroso. Era ingiusto, capiva il dolore che doveva provare. Da quanto era in lui? aveva qualche borchia? sa che esistono plug che hanno punte molto affilate.

A: si, non è un grande problema. Alla fine ha reso… piacevole il ritorno all’hotel.
H: non mi piace quella pausa, preannuncia che scoprirò che è solo rivestito di peperoncino o che ha delle lame attaccate.

Angel gli fa scorrere un dito sulla punta del naso e lo rassicura che ha subito di peggio di un po’ di bruciore e che se fosse stato un tipo per gli snuff film sarebbe a stento arrivato all’hotel. Sedersi sarebbe stato impossibile.

A: fidati, lo so bene.
H: non mi rassicura, comunque se è così doloroso toglilo.

Indifferenza, Angel sta palesemente provando a cambiare discorso. Sta cercando di infastidirmi per farmi scattare e lasciarlo a soffrire da solo. A piangere senza pesare sulle sue spalle. Ricorda una volta che è tornato dagli studi e che hanno fatto sesso per celebrare l’anniversario ma aveva girato una scena che richiedeva tutti i suoi buchi pieni neanche un’ora prima. Una scena che l’aveva lasciato con piccole ferite nel uretra che esplodevano in dolore ogni volta che Husk affondava nel suo culo. Si sono fermati solo quando lui aveva visto le lacrime. Angel continuava a dire che non dovevano, che sarebbe stato bravo, che gli spiaceva, che non voleva frignare, che si sarebbe ricomposto e che non avrebbe fatto l’ingrato.

L’indifferenza l’avrebbe tenuto sull’argomento senza farlo sentire sbagliato, senza fargli pensare che stesse facendo protagonismi o cose così.

A: non posso
H: non puoi?

Non poteva? Che storia era quella? era incastrato? Non avrebbe fatto questo teatrino di mistero se fosse. L’aveva già aiutato a togliere cose messe così in profondità da non poter essere spinte fuori in autonomia.

H: perché?
A: nulla di che, le…
H: …solite cose. basta con le cazzate, Anthony, puoi dirmelo.
A: non lo vuoi sapere
H: te lo sto chiedendo
A: non capiresti
H: illuminami

Di solito diceva che Husk non avrebbe capito quando, a sua detta, erano cose comuni per un porno attore al suo livello ma Husk la prendeva troppo sul personale. Di solito erano kink che rasentavano la tortura e lo lasciavano con ferite così gravi da non essere velocizzate neanche dalla loro guarigione demoniaca.

A: gang band
H: non sembra tragico
A: infatti non lo è! Te l’ho detto, solo che questa volta hanno penetrato contemporaneamente e sai come vanno queste cose. si fomentano, diventano piuttosto duri e BAM! Il mio culo sarà fuori uso per… una? due? Si, direi due settimane.

Husk sgrana gli occhi, la loro velocità dovrebbe far guarire una doppia penetrazione in neanche 3 giorni… gli viene un dubbio.

H: quanti? [Angel lo guarda confuso] quanti erano gli attori coinvolti?
A: 8, poi si è aggiunta gente ma ero già stato bendato ho solo sentito i passi. Forse sono arrivati a 12.

Lo disse con una nonchalance incomprensibile, come se avesse detto che ha mangiato un biscotto in più. dodici cazzi, contemporaneamente. Non dovrebbe essere possibile, non si può allargare così tanto un ano.

H: deve aver fatto un male puttana
A: si, le mie gambe una volta finito non volevano collaborare, erano dei budini. [risatina finta]
H: dove hai trovato lo spazio? Come hai fatto a…

Non sapeva come continuare, non sai quanto ti puoi spingere a parlare in queste situazioni. Non è importante quanto è esplicito il lavoro dell’altro.

A: a farli entrare? Tanto allenamento per abituare i muscoli a non stringere e un buco che resterà fuori uso per un po’. Te l’ho detto. No, non fare quella
faccia. Io volevo chiudere il discorso 12 peni fa.
H: non voglio chiuderlo, voglio sapere cosa intendi con “fuori uso”

Angel si alza, rischia di cadere ma si regge, poi dice che è meglio andare a letto. Non vuole sprecare neanche un’ora della sua vacanzetta. Domani spiegherà tutto quello che un “vecchio puritano come lui” potrebbe gestire e si avvia con non poca fatica verso le scale.

H: almeno togliti quel coso, guarirai prima e magari camminerai meglio.
A: fidati tenerlo è un bene per entrambi, ho già passato questo.

Husk restò a fissare il ragazzo con molte più domande di prima e restò con gli occhi sulle scale anche quando lui non era più visibile. Poi si sente un botto, le gambe avevano ceduto e lui era un coglione per averlo lasciato andare.

Corse su per le scale e lo vide provare a rialzarsi aggrappandosi a un muro senza appigli.

H: Anthony, fatti aiutare
A: mi scorterai alla mia stanza?
H: si, ti darò il trattamento principessa, servizio completo.

Arrivarono alla stanza e Husk decise di preparare un bagno caldo per lui. Non avrebbe curato il corpo ma magari il suo spirito. Quando Angel entrò nel bagno guardava il pavimento.
A: puoi lasciarmi un minuto solo? Poi torni ma vorrei… sistemarmi.
H: certo, tuo corpo, tua scelta.

Uscì chiudendo la porta, rimase a portata di orecchio. Una carenza di equilibri, una ricaduta, la tentazione di un comportamento lesivo… sentì solo i vestiti tolti, un gemito di dolore molto duraturo e un pianto dopo che si era lasciato cadere a terra. Poi lo senti parlare, non era diretto a lui, era per se stesso.

A: non puoi vedermi così, non posso cacciarlo… non me lo perdonerebbe. Ha ragione a volere l’onestà ma… ma fai schifo! Sei solo una puttana senza valore!
Sei… sei…

E a suon di “sei” si udirono dei suoni che Husk conosceva bene, si stava colpendo da solo. Si stava dando dei pugni per punirsi qui dove nessuno non ci avrebbe pensato nessun altro. Non poteva permetterlo…

…e non l’avrebbe permesso

H: Anthony, ti sento. Io entro.
A: [spaventato] NO! [con voce rotta] ti prego, sono orribile.

Husk entrò, non era nelle condizioni di essere lasciato a se stesso. Se un bambino spaventato ti dice di allontanarsi da lui in un momento di debolezza, tu devi restare. Se Angel ti dice di andartene quando è così, è crollato e quindi tu devi restare.

Quello che vide era Angel a terra con le braccia che abbracciavano le gambe e la faccia nascosta dalle ginocchia. Sarà anche parte della sua “routine” ma di sicuro non lo lasciava indifferente come voleva far credere.

H: Tony
A: [lo guarda] ti avevo detto di non entrare

Non era arrabbiato. Era abbattuto, forse un po’ spaventato ma non arrabbiato.

Husk si sedette vicino a lui e gli avvicinò una mano senza toccarlo finché Angel non gli fece un cenno di consenso. Allora Husk iniziò a massaggiargli la schiena facendo dei cerchi. Angel gli si lanciò addosso piangendo disperato nel petto morbido del gatto.

Dopo un po’, quando il bagno non era più caldo da un pezzo e il sole aveva iniziato a sorgere ma era ancora troppo presto perché qualcuno anche solo pensasse di alzarsi, Angel si calmo e guardò Husk.

A: non posso assolutamente toglierlo

Husk questa volta non commentò, forse non erano ragioni valide ma aveva sicuramente bisogno di esse. Avranno tempo per smontarle.

A: fuori uso vuol dire che non posso stringerlo, non posso trattenermi quindi… quindi…
H: ho capito

Lo disse con una fintissima calma, ma capire significava che capiva anche quanto fosse tragico il danno. Quanto sarebbe stato degradante e imbarazzante trovarsi in quella situazione. Ma non sarebbe guarito senza lasciare che il suo corpo smettesse di essere stirato.

H: lo sai che non ti rigenererai se non permetti al tuo corpo di liberarsi del plug.
A: lo so, ma odio toglierlo se ci sei tu. Non riuscirei a evitare disastri ed è… troppo chiederti di amarmi dopo se mi vedresti in quello stato. Sarei troppo…
rotto e disgustoso e patetico e… e…
H: e non me ne fregherebbe nulla. Faccio schifo quanto te, ricordi?
A: facile dirlo prima… già visto, già sentito… questo è un limite che nessuno è disposto a ignorare… a sopportare… a perdonare.

Husk capiva che Angel fosse insicuro, ma non l’avrebbe lasciato affrontare la cosa da solo. Avrebbe dimostrato di essere quello che merita.

H: cosa fai di solito quando sei in questa situazione?
A: ho dei pannolini nell’armadio… so che nessuno oserebbe aprirlo perché sai… nessuno vuole vedere che sex toys e simili tiene la stella del porno Angel
Dust.
H: te li prendo e ti aiuto a sistemarti?
A: Husk non lo vuoi vedere, non voglio che pensi che sia…
H: wowowowo, non cambierò la mia opinione su di te per colpa di quello stronzo. Non è colpa tua e meriti qualcuno che non sia tossico affianco. Come si dice “nella gioia e nel dolore”

Angel gli sorrise, non era un bel sorriso era ancora distrutto ma era un sorriso onesto, il sorriso di chi sa che anche così distrutto non verrà abbandonato.

Husk allora prende tutto il necessario e l’aiuta. Effettivamente non è stata una bella esperienza tra il dolore della rimozione e tutto il resto ma avrebbe preso un proiettile angelico in pieno petto per lui.

L’avrebbe sempre aiutato, qualsiasi cosa fosse accaduta.