Alma Mater Studiorum-Università di Bologna
Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
Corso di Laurea in Filosofia
LABORATORIO DI FILOSOFIA
NORME DI REDAZIONE DEL SAGGIO FINALE
Anno Accademico 2014/15
In copertina: Atena Pensosa (460 a.C. ca), χtene,ΝεuseoΝdell’χcropoli.
© Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, Corso di Laurea in Filosofia, a.a. 2014/15
[Die Substanz] ist Form und Inhalt.
[La sostanza] è forma e contenuto.
Ludwig Wittgenstein
The fundamental rule of writing is
that the writer should pay attention
to his words, so as to leave the
reader free to concentrate on the
thoughts expressed. Your reader
ought never to have to pause to consider what thought is being expressed; if he does, you have failed
as a writer.
Michael Dummett
Vulgarity is lack of respect for excellence.
M. W. Barnes
INDICE1
0. PREMESSA
1. INTRODUZIONE
1.1 Lunghezza del saggio
1.2 Impostazione della pagina
1.3 Stampa e consegna
2. STRUTTURA E COMPONENTI DEL SAGGIO
2.1 Copertina
2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe}2
2.3 Sommario e {Abstract}
2.4 Testo
2.4.1 Introduzione
2.4.2 Trattazione o Corpo del Testo
2.4.3 Conclusione
2.5 Note a piè di pagina
2.6 {Appendici}
2.7 Bibliografia di Lavoro
3. STILI DEI CARATTERI
3.1 Corsivo
3.2 Grassetto e Maiuscoletto
3.3 Sottolineato e Spazieggiato
4. PUNTEGGIATURA
4.1 Punto fermo
4.2 Virgola
4.3 Punto e virgola
4.4 Due punti
4.5 Puntini di sospensione
4.6 Parentesi
4.7 Barra obliqua o sbarretta
4.8 Virgolette
5. NORME GRAMMATICALI E ORTOGRAFICHE
5.1 Accenti e Apostrofo
5.2 Sillabazione
5.3 D eufonica
5.4 Maiuscola iniziale
6. BIBLIOGRAFIA E SISTEMI DI RIMANDI BIBLIOGRAFICI
6.1 Bibliografia di Lavoro e Saggio Bibliografico
6.1.1 Libri
(1) Monografie
(2) Raccolte di saggi
(3) Traduzioni e commenti
6.1.2 Articoli di riviste, periodici e quotidiani
6.1.3 Recensioni e tesi
6.1.4 Voci enciclopediche e di dizionario
6.1.5 Fonti legislative o istituzionali
1
p. 5
p. 5
p. 5
p. 5
p. 6
p. 7
p. 8
p. 9
p. 10
p. 10
p. 11
p. 11
p. 11
p. 13
p. 14
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p. 18
p. 21
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p. 23
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p. 25
p. 25
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p. 27
Questo indice è proprio di un testo regolativo, cioè è un elenco numerato dei paragrafi che compongono il testo. Differisce,ΝperΝesempio,Νdall’indiceΝdiΝunaΝtesiΝoΝdiΝunΝlibroΝperchéΝinΝessi,Νnormalmente,Νprefazione,Νintroduzione,Νconclusione, bibliografia e appendici non sono numerati.
2
σelΝpresenteΝdocumento,ΝleΝparentesiΝgraffeΝ{…}ΝracchiudonoΝunΝelementoΝfacoltativo.
6.1.6 Pubblicazioni on line
Sistemi di Rimandi Bibliografici
6.2.1 Autore-Titolo
6.2.2 Autore-Anno
6.2.3 A Numerazione Progressiva
6.3 Bibliografie associate
6.3.1 Bibliografia Autore-Titolo
6.3.2 Bibliografia Autore-Anno
6.3.3 Bibliografia a Numerazione Progressiva
7. VARIA
7.1 Proscribenda, ovvero scelte stilistiche da evitare
7.2 Uso del linguaggio di genere
7.3 Raccomandazioni finali
8. APPENDICI
8.1 Abbreviazioni
8.2 Accenti e Apostrofo
8.3 Regola di citazione
8.3.1 Presocratici
8.3.2 Platone
8.3.3 Aristotele
8.3.4 Descartes
8.3.5 Kant
8.3.6 Wittgenstein
8.4 Traslitterazione del greco antico
9. BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA
6.2
p. 28
p. 28
p. 28
p. 29
p. 30
p. 31
p. 31
p. 31
p. 34
p. 36
p. 36
p. 36
p. 36
p. 37
p. 37
p. 38
p. 39
p. 39
p. 39
p. 40
p. 41
p. 41
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p. 42
p. 42
5
0. PREMESSA
Le norme di redazione sono convenzioni che variano a seconda dei committenti, delle tipologie di
testo e delle lingue in cui si scrive.3 SeΝèΝsenz’altroΝutileΝeΝimportanteΝacquisireΝunaΝcertaΝfamiliaritàΝ
con le diverse convenzioni di redazione attualmente in uso in italiano e nelle altre lingue, è tuttavia
necessario applicare di volta in volta quelle richieste dal committente, dalla tipologia di testo e dalla
lingua in cui si scrive. Qui trovate elencate le principali norme di redazione da rispettare nel redigere il vostro lavoro per il Laboratorio di Filosofia. Tali norme sono state scelte fra quelle che ci sono
sembrateΝmaggiormenteΝinΝusoΝoggiΝnell’editoriaΝeΝnelleΝtesiΝdiΝlaureaΝoΝdottoratoΝitaliane,ΝinΝparticolareΝnell’ambitoΝdelleΝdisciplineΝumanistiche,ΝeΝpiùΝrispondentiΝallaΝtipologiaΝdi testo – un saggio
breve di argomento filosofico – che siete chiamati a scrivere. Sono state indicate in nota le varianti
principaliΝrispettoΝalloΝstileΝtipograficoΝadottato,ΝmaΝsaràΝcompitoΝdell’insegnanteΝdelΝδaboratorioΝdiΝ
Scrittura rendervi consapevoli dei vari stili tipografici oggi in uso. Il testo che state leggendo è redattoΝperΝloΝpiùΝsecondoΝleΝnormeΝcheΝprescriveΝΧconΝqualcheΝvariante,ΝperΝes.Νl’usoΝdell’interlineaΝ
singola) e può quindi essere preso a modello della loro applicazione, anche se non si tratta di un testo argomentativo o espositivo come il saggio filosofico, ma di un testo regolativo o normativo (con
qualche elemento didascalico proprio di un manuale di scrittura).
IlΝprincipioΝcheΝregolaΝl’applicazioneΝdelleΝnormeΝdiΝredazioneΝèΝquello di uniformità: le norme devono essere applicate sistematicamente e non in modo episodico e discontinuo, così che il testo finale risulti formalmente curato e uniforme, cioè abbia uno stile anche tipografico. Il principio
di uniformità contribuisce, oltre che alla leggibilità (nel senso della qualità della percezione visiva
del testo), anche alla sua comprensibilità, insieme ai due principi che riguardano il contenuto, cioè
la coesione grammaticale e la coerenza tematica.4
La tipologia di testo richiesta per il saggio finale è quella di un saggio breve di argomento filosoficoΝriguardanteΝl’operaΝstudiataΝnelΝ δaboratorioΝdiΝ δetturaΝsceltoΝdalloΝstudente.ΝSiΝtrattaΝpertanto di un saggio di lettura espositivo e argomentativo, i cui dettagli saranno discussi nel Laboratorio di Scrittura. Questo presuppone, da un lato, la frequenza richiesta a entrambi i Laboratori (Scrittura e Lettura), attestata da firme di presenza non falsificate,Νe,Νdall’altro,Νl’autenticità del saggio,
cioè che sia opera originale dello studente e che non sia stato né copiato in tutto o in parte (plagio)5
néΝscrittoΝdaΝaltriΝsuΝcommissione.ΝPerΝl’iscrizioneΝaiΝδaboratori,ΝleΝnormeΝdiΝcomportamentoΝeΝiΝcasiΝ
giustificati di mancata frequenza, si rinvia al programma del Laboratorio, che trovate sul sito del
Corso di Laurea in Filosofia alla voce Didattica.
1. INTRODUZIONE
1.1 Lunghezza del saggio: testo di almeno 5,5, al massimo 7,5 pagine standard di Word o programmi di videoscrittura equivalenti, cioè di almeno 3000, al massimo 4200 parole circa di testo e
note a piè di pagina (non sono comprese le eventuali appendici e la bibliografia di lavoro).
1.2 Impostazione della pagina:
1.2.1 foglio: A4;
1.2.2 stile del carattere: Times New Roman o carattere analogo per grandezza, chiarezza e stile (non deve essere un carattere già corsivo);
1.2.3 corpo tipografico del carattere: 12 punti per il testo, 11 per le citazioni fuori testo, 10
per le note a piè di pagina;
1.2.4 margini: superiore (intestazione) 2,5 cm; destro, sinistro e inferiore (piè di pagina) 2 cm;
PerΝ leΝ normeΝ diΝ redazioneΝ inΝ usoΝ nelleΝ βζΝ lingueΝ dell’UnioneΝ Europea,Ν cfr.Ν http://publications.europa.eu/code/it/it000100.htm (consultato il 4 settembre 2014).
4
La coesione di un testo è data dagli elementi linguistici che ne collegano le varie parti, la coerenza dal filo logico svolto senza contraddizioni o incongruenze.
5
In greco moderno, significativamente, ζκΰκεζκπήΝΧlogoklopíΨ,Ν‘furtoΝdelΝlogos’.
3
Laboratorio di Filosofia
6
1.2.5 interlineaμΝ1,ηΝperΝilΝtesto,ΝsingolaΝperΝl’eventualeΝesergo,6 ilΝsommarioΝe/oΝl’abstract, le
citazioni fuori testo e le note a piè di pagina;
1.2.6 capoversi o a capo: sempre indentati o rientrati di 1 cm tranne il capoverso iniziale di
ogni paragrafo; N.B. non lasciare spazi (righe bianche) tra i capoversi; vedi infra, p. 8;
1.2.7 citazioni fuori testo: devono essere di almeno 4 righe (salvo eccezioni dovute alla particolare rilevanza del testo citato), precedute e seguite da una riga bianca, rientrate di 1
cm sia a destra sia a sinistra (o solo a sinistra), in corpo 11 tondo, senza virgolette; N.B.
nonΝdeveΝessereΝindentataΝsoloΝlaΝprimaΝrigaΝmaΝl’interaΝcitazioneμΝvedi infra, p. 20;
1.2.8 giustificare (cioè allineare sia a destra sia a sinistra) Χ≡Ψ testo, note e bibliografia;
1.2.9 numerare le pagine a partire dalla eventuale pagina di dedica e/o epigrafe (vedi infra, §
2.2);7 N.B. la copertina, non essendo una pagina, non va numerata (vedi infra, § 2.1).
1.3 Stampa e consegna: il saggio deve essere stampato fronte-retro a computer8 (non manoscritto o
dattiloscrittoΨΝeΝconsegnatoΝall’insegnanteΝrilegatoΝeΝnonΝinΝfogliΝsparsiΝoΝfermatiΝsoloΝconΝunaΝgraffetta. N.B. ÈΝaΝdiscrezioneΝdell’insegnanteΝrichiedereΝcheΝilΝsaggioΝsiaΝinviatoΝancheΝoΝesclusivamente in formato digitale.
Corretta Digitazione del Testo
1.
Non lasciare spazi prima dei segni di interpunzione (punto fermo, virgola, punto e virgola,
due punti, punto interrogativo, punto esclamativo) né dopo l’aperturaΝoΝprima della chiusura
di parentesiΝeΝvirgolette.Νδ’apostrofoΝnonΝèΝmaiΝprecedutoΝnéΝseguitoΝdaΝspaziΝΧperΝes.Νl’anima
non l’ anima o l ’anima).
2.
Non lasciare spazi doppi (o addirittura multipli) tra le parole. N.B. come controllo degli spazi
fra le parole inserire il piede di pulce (¶), cioè il comando Mostra caratteri nascosti o Visualizza caratteri non stampabili.
3.
σonΝusareΝmaiΝl’apostrofoΝalΝpostoΝdell’accentoΝΧperΝes.Ν bontà e non bonta’); usare le lettere
accentate anche per le maiuscole (per es. È e non E’).9
4.
UsareΝsempreΝapostrofiΝcurviΝΧʼΨΝeΝnonΝdrittiΝΧꞌ).10
5.
Distinguere sempre il trattino congiuntivo (trait d’union), breve (-), senza spazi prima e dopo,
da usare per termini composti come ‘logico-filosofico’ oΝ‘greco-latino’, o per datazioni (per
es. Darwin 1809-1882),11 dal tratto disgiuntivo medio o lineetta (–), spaziato prima e dopo, da
usare per gli incisi, il discorso diretto (in sostituzione delle virgolette basse) e le elencazioni.12
N.B. Non usare le opzioni di correzione automatica di Word.
EpigrafeΝoΝesergoΝΧexergoΨΝèΝilΝmottoΝoΝlaΝcitazioneΝcheΝprecedeΝun’operaΝoΝunaΝsuaΝparte (vedi infra, § 2.2).
In realtà, le pagine si cominciano a conteggiare a partire dalla pagina riservata a dedica e/o epigrafe, ma essa non riporta il numero di pagina (non è dunque in questo senso numerata) e il retro è di solito bianco. La prima pagina a essere
numerata in senso proprio, cioè a riportare il numero di pagina, è quella iniziale del testo, nel caso del saggio breve la
paginaΝdell’introduzione.
8
Prima di stampare, in particolare se non si stampa dal proprio computer, è bene convertire il documento di videoscrittura in formato .pdf per evitare modifiche indesiderate durante la stampa.
9
PerΝlaΝletteraΝ‘È’ΝusareΝInserisci Simbolo nel menu principale del programma di videoscrittura, oppure le combinazioni
di tasti: ALT 212 (Windows) e ALT [Maiuscola] E (Mac).
10
Su Windows è di default, su Mac invece è da impostare in Preferenze di Word.
11
χΝdifferenzaΝdell’inglese,ΝdoveΝl’usoΝdelΝtrattinoΝneiΝterminiΝcompostiΝèΝlaΝnorma,Νl’italianoΝprediligeΝlaΝcomposizioneΝ
senzaΝilΝtrattinoΝΧperΝes.Ν‘pseudofilosofico’,Ν‘controesempio’,Νecc.ΨΝoΝlaΝseparazioneΝdelleΝdueΝparoleΝΧperΝes.Ν‘figlioΝmodello’,Ν‘riunioneΝfiume’,Ν‘notiziaΝbomba’,Νecc.Ψ.ΝPerΝunaΝtrattazioneΝdettagliataΝdiΝquestoΝargomento,ΝvediΝSIMONE 2010,
s.v. Composizione.
12
δ’inserimento automatico della lineetta si ottiene digitando sulla tastiera il trattino preceduto e seguito da uno spazio.
N.B. SeΝilΝtrattinoΝèΝseguitoΝdaΝunΝsegnoΝd’interpunzioneΝΧperΝes.ΝunaΝvirgolaΨ,ΝanzichéΝdaΝunoΝspazio,ΝoΝseΝdopoΝloΝspazio compare per esempio un numero, anziché una lettera o una parola, è possibile che esso non si trasformi automaticamenteΝ inΝ lineetta.Ν PerΝ correggereΝ l’erroreΝ diΝ digitazioneΝ èΝ quindiΝ necessarioΝ intervenireΝ aΝ livelloΝ manualeΝ inserendoΝ
provvisoriamente gli spazi necessari alla trasformazione; una volta ottenuta la lineetta, sarà possibile cancellare gli spazi
e procedere digitando il proprio testo come previsto.
6
7
Norme di Redazione
7
2. STRUTTURA E COMPONENTI DEL SAGGIO
La struttura del saggio è data dalla successione ordinata dei seguenti componenti:
2.1 Copertina
2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe}
2.3 Sommario e {Abstract}
2.4 Testo, suddiviso in:
2.4.1
Introduzione
2.4.2
Trattazione o Corpo del Testo
2.4.3
Conclusione
2.5 Note a piè di pagina
2.6 {Appendici}
2.7 Bibliografia di Lavoro
Tutti i componenti eccetto il 2.4 e le sue suddivisioni appartengono a quello che Gérard Genette
chiama «paratesto»,13 cioèΝ l’insiemeΝ diΝ quegliΝ elementiΝ cheΝ circondanoΝ eΝ prolunganoΝ ilΝ testo,Ν siaΝ
all’internoΝdell’operaΝΧperitesto) sia al suo esterno (epitesto),14 con lo scopo di presentarlo al lettore.
Nel vostro saggio avrete a che fare con il peritesto, cioè con quegli elementi che non fanno parte del
testo vero e proprio ma lo precedono (Copertina, Pagina di dedica e/o epigrafe, Sommario e/o
Abstract), lo seguono (Appendici, Bibliografia di Lavoro), o sono a esso inframezzati (Titoli e Note
a piè di pagina).
Il testo vero e proprio di un saggio breve (2.4) si suddivide normalmente in paragrafi. I paragrafi possono essere numerati e/o titolati, preferibilmente in grassetto. Il paragrafo introduttivo
(2.4.1) e quello conclusivo (2.4.3) non richiedono necessariamente una numerazione e sono per lo
più titolati Introduzione e Conclusione. I paragrafi che costituiscono la Trattazione o Corpo del
Testo vanno invece numerati (da 1. in avanti) ed eventualmente titolati, sempre in grassetto. N.B.
‘Trattazione’ΝoΝ‘ωorpoΝdelΝTesto’Νnon è un titolo tematico, ma un metatitolo generico e non va dunque usato come titolo di paragrafo.
Esempio di paragrafi numerati e/o titolati
1. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
13
14
Cfr. GENETTE 1989, pp. 4 ss.
IntervisteΝall’autore,Νcorrispondenza,Νdiari,Νecc.
1. Il continuo in Aristotele
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2. Il continuo temporale
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Laboratorio di Filosofia
8
I Titoli
IΝtitoliΝdeiΝparagrafiΝdelΝsaggioΝfannoΝanch’essiΝparteΝdelΝperitesto, o meglio, secondo Genette (1989,
pp. 6-7), degli «interstizi» del testo, cioè di quegli elementi del peritesto che non precedono o seguonoΝ ilΝ testo,Ν maΝ sonoΝ aΝ essoΝ inframezzati,Ν ovveroΝ compaionoΝ nell’infratesto.15 Normalmente si
consiglia un titolo espressivo, breve e accattivante, e un sottotitolo descrittivo, che rinvii immediatamente al contenuto del saggio. Per es.:
SOGNO E APORIA
L’argomento scettico del sogno nella Prima Meditazione di Cartesio
N.B. Titoli e sottotitoli non vanno mai chiusi da un punto fermo (vedi infra, § 4.1).
Ciascun paragrafo si divide a sua volta in capoversi, i capoversi in periodi, cioè frasi compiute chiuse da un punto fermo, e i periodi in frasi principali e/o subordinate. Il capoverso o a capo è la porzione di testo compresa tra due a capo successivi e individua una unità tematica di senso compiuto
in cui può essere suddiviso il tema del paragrafo. Una pagina standard è mediamente articolata in
tre (o al massimo quattro) capoversi aventi una lunghezza media compresa tra le 10 e le 20 righe.
COSA NON FARE
Sono quindi da evitare, da un lato, la frammentazione eccessiva della pagina in troppi capoversi
brevi,Νdall’altroΝilΝblocco unico di una o più pagine senza capoversi.
N.B. In alcuni manuali di stile (cfr. per es. LESINA 1λλζ,Νpp.ΝηθΝeΝι1Νss.ΨΝalΝpostoΝdiΝ‘capoverso’ΝsiΝ
usaΝ impropriamenteΝ ilΝ termineΝ ‘paragrafo’,Ν unΝ anglismoΝ daΝ paragraph, che significa capoverso
ΧmentreΝ inΝ ingleseΝ perΝ ‘paragrafo’Ν siΝ usaΝ section). Questo crea ambiguità perché la stessa parola,
‘paragrafo’,Νviene a indicare due cose diverse: il paragrafo e il capoverso, ed è quindi un uso da evitare.
I Componenti del libro
Il saggio breve non presenta in particolare tre componenti che sono invece comuni nelle monografie,
siano esse tesi o libri a stampa: (1ΨΝ l’IndiceΝ generale,Ν nelΝ vostroΝcasoΝ sostituitoΝdalΝ SommarioΝ e/oΝ
Abstract; (2) la Prefazione autografa,16 cheΝ contieneΝ informazioniΝ diverseΝ dall’Introduzione,Ν perΝloΝ
piùΝriguardantiΝl’autore (per es. i ringraziamenti); e (3) iΝωapitoli,Νl’unitàΝmaggioreΝdi senso compiuto in cui è articolata la Trattazione di una monografia (a meno che non sia divisa anche in Sezioni), a
loro volta suddivisi in paragrafi, sottoparagrafi e capoversi. N.B. Pertanto non dovrete mai scrivere
che il vostro saggio è diviso in capitoli. Inoltre, trattandosi di un saggio breve, è sconsigliata la suddivisione dei paragrafi in sottoparagrafi (per es. 1.1, 1.2, ecc.).
2.1 Copertina
La Copertina è il primo elemento del peritesto, non è una pagina e quindi non va numerata né conteggiata. Deve contenere le seguenti informazioni:
15
Lo stesso vale per le note a piè di pagina (vedi infra, § 2.5).
In una monografia la prefazione è autografa, cioè scritta dallo stesso autore; in una raccolta di saggi o in una rivista la
prefazione è invece allografa, cioè scritta da qualcuno, di solito il curatore del volume, diverso dagli autori dei contributi contenuti nella raccolta o nella rivista, oppure da uno o due tra gli autori dei contributi, che in questo caso fungono
anche da curatori del volume. Talvolta la prefazione è preceduta da una presentazione, che è sempre allografa, cioè
scritta da altri, e da una premessa, che può essere autografa o allografa. La presentazione è scritta per lo più da un
esperto della materia e ha lo scopo di presentare un giovane autore o un nuovo contributo rilevante nel settore; un
esempio di premessa autografa èΝlaΝbreveΝnotaΝintroduttivaΝdell’autoreΝaΝunaΝnuovaΝedizioneΝdelΝsuoΝlibro,ΝunΝesempioΝ
di premessa allografa la nota introduttiva del traduttore qualora il libro sia stato tradotto in una lingua straniera.
16
Norme di Redazione
9
2.1.1 in intestazione e centrato: Alma Mater Studiorum-Università di Bologna / Dipartimento
di Filosofia e Comunicazione / Laboratorio di FilosofiaΝ/ΝσomeΝeΝωognomeΝdell’insegnanteΝcheΝhaΝ
tenuto il Laboratorio di Lettura a cui avete partecipato;
2.1.2 al centro e centrato: Titolo / {Sottotitolo} in grassetto ed eventualmente in maiuscoletto
(N.B. non in maiuscolo continuo) / Nome e Cognome dello studente (N.B. mai Cognome e Nome) /
{Immagine};
2.1.3 a piè di pagina e centrato: Anno Accademico del Laboratorio di Lettura frequentato
(per es. A.A. 2014/15).
N.B. In un libro la copertina non va confusa col frontespizio: sono entrambi componenti del paratesto, ma il frontespizio è una pagina preliminare (e come tale va conteggiata anche se non numerata)
contenenteΝalmenoΝilΝnomeΝdell’autoreΝeΝilΝtitoloΝdelΝtestoΝΧcuiΝsiΝaggiungonoΝluogoΝdiΝpubblicazione, casa editrice e anno).
Esempio di copertina
Alma Mater Studiorum-Università di Bologna
Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
Laboratorio di Filosofia
Prof./Prof.ssa Nome Cognome
TITOLO
{Sottotitolo}
Nome Cognome
{Immagine}
A.A. 2014/15
2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe}
La prima pagina conteggiata (ma non numerata; vedi supra, § 1.2) del saggio è facoltativa e contiene in genere la dedica,ΝinΝalcuniΝmanualiΝsconsigliataΝperΝquestoΝtipoΝdiΝlavori,ΝeΝl’epigrafe o esergo
(exergo), cioè una o più citazioni che precedono il testo, possibilmente non arbitrarie ma attinenti al
suoΝcontenuto.Νχnch’esseΝfannoΝparteΝdelΝperitestoΝeΝdaΝunΝpuntoΝdiΝvistaΝtipograficoΝcompaionoΝallineate a blocchetto sul margine destro del foglio (in alto o al centro), in corpo minore (pt. 11) con
interlinea singola e in corsivo. 17 Sotto la citazione, allineato a destra, il Nome e Cognome
dell’autoreΝeΝ(facoltativo) il titolo dell’opera.
Esempio di dedica ed epigrafe
Ad Amelie dai mille libri
A Florian dai mille libri
C’è un buco dove non c’è qualcosa.
Kurt Tucholsky
17
In alternativa, la citazione può essere in tondo se in italiano e in corsivo se in una lingua straniera.
Laboratorio di Filosofia
10
2.3 Sommario e {Abstract}
Invece di un indice, previsto per es. per una tesi o per una monografia, per un saggio di un volume
collettaneo (vedi infra, § 6.1.1 [2] ) o per un articolo (§ 6.1.2) si richiede ora normalmente un Sommario,ΝcioèΝun’esposizioneΝsinteticaΝinΝitalianoΝdelΝcontenutoΝdelΝsaggio,Νe/oΝunΝAbstract in inglese.
Per il vostro saggio scriverete un Sommario in italiano di non più di 150 parole, mentre è facoltativo ma vivamente consigliato come esercizio scrivere anche un sommario in inglese (Abstract),
ugualmente di non più di 150 parole. EnrambiΝvannoΝcollocatiΝprimaΝdell’introduzioneΝnellaΝstessaΝ
pagina.
Il sommario o i sommari devono essere in corsivo, punto 11, con interlinea singola, e concludersi con un elenco di 5 Parole Chiave (Keywords) relative al contenuto del saggio.
Esempio di Sommario e Abstract
Le ragioni principali che giustificano ancora oggi il nostro interesse per la scrittura filosofica di
Platone sono due: da un lato essa rappresenta la massima espressione del genere del dialogo socratico, cui appartiene, dando origine a quel particolare tipo di dialogo filosofico che chiamiamo platonico e che sarà destinato a rimanere un unicum nella storia della filosofia occidentale. Dall’altro
lato, la scrittura filosofica di Platone presenta un evidente carattere paradossale rispetto a una serie di accuse mosse alla scrittura nei suoi stessi dialoghi, e che sembrerebbero ricadere su di essi,
lasciando insoddisfatto il lettore che ne abbia sperimentato l’estrema cura formale. Scopo di questo
saggio è mostrare (1) come queste accuse siano infondate – e la paradossalità solo apparente – e
soprattutto (2) come siano i dialoghi medesimi a rispondervi dall’interno, da quello stesso luogo che
per tradizione è destinato a esprimere la voce dell’autore e la sua dichiarazione d’intenti: i proemi
o scene introduttive.
Parole Chiave: Platone – Scrittura – Dialogo Socratico – Mímesis – Proemi
The main reasons that justify still today our interest in the philosophical writing of Plato are two: on
the one hand, it is the ultimate expression of the literary kind of Socratic dialogue, to which it belongs, giving rise to that particular kind of philosophical dialogue that we call Platonic and will be
destined to remain unique in the history of Western philosophy; on the other hand, Plato’s philosophical writing presents a clear paradoxical character vis-à-vis a series of allegations to writing
which are found in Plato’s dialogues, and that would seem to rebound on them, leaving dissatisfied
the reader who has experienced their extreme formal care. The purpose of this paper is to show (1)
that these allegations are unfounded – and the paradox is only apparent – and above all (2) how are
the dialogues themselves able to respond to such allegations from within, from the same place that
traditionally is intended to express the voice of the author and his declaration of intent: the proems
or introductory scenes.
Keywords: Plato – Writing – Socratic Dialogue – Mímesis – Proems
2.4 Testo
Il testo vero e proprio di un saggio breve è normalmente tripartito, cioè suddiviso nelle tre parti indicate ai punti 2.4.1, 2.4.2, 2.4.3 (Introduzione, Trattazione e Conclusione). Questa suddivisione
non è arbitraria, ma considerata naturale, almeno a partire dalla retorica classica greca e latina, per i
testi espositivi e argomentativi.18 Così Platone nel Fedro enuncia quello che potremmo chiamare
«principio organico di buona formazione di ogni discorso (logos)». Dice infatti Socrate a Fedro
(264c2-6): «Ma credo che almeno questo tu possa affermarlo, che ogni discorso deve essere assemblato come un organismo vivente, dotato di un corpo suo proprio, così da non risultare privo né di
18
Ma ovviamente non per testi letterari, poetici o narrativi, ed espressivi in genere. E anche nel caso dei classici della
filosofia antichi e moderni, non sempre troverete rispettato questo modello, a partire dallo stesso Platone. Tuttavia è
quello basilare che è bene conosciate e seguiate.
Norme di Redazione
11
testa né di piedi,ΝanziΝdaΝavereΝleΝpartiΝintermedieΝeΝquelleΝestremeΝscritteΝinΝmodoΝadeguatoΝl’unaΝ
all’altraΝeΝall’intero».19
δaΝparteΝinizialeΝeΝquellaΝfinale,ΝcioèΝl’IntroduzioneΝeΝlaΝωonclusione,ΝnonΝsonoΝquindi,ΝcomeΝ
si potrebbe pensare, elementi accessori di minore rilevanza, ma fanno parte integrante della struttura
del testo e svolgono ciascuna funzioni specifiche.
2.4.1 Introduzione
InΝunΝsaggioΝbreveΝdiΝalmenoΝηΝeΝalΝmassimoΝι,ηΝpagineΝstandard,ΝèΝconsigliabileΝcheΝl’IntroduzioneΝ
sia di circa mezza pagina, e comunque non più lunga di una, qualora il saggio raggiunga la sua lunghezza massima (7,5 pagine). Le informazioni normalmente contenute in una introduzione sono
quelle che preparano la lettura, cioè: (1) una breve introduzione generale al tema del saggio, che
funga da esordio eΝcatturiΝl’attenzioneΝdelΝlettoreνΝΧβΨΝl’enunciazioneΝdelΝtemaΝprincipaleΝΧpropositio); (3) una sintesi del suo svolgimento, indicando in breve il tema specifico di ciascun paragrafo
(partitio); {4} l’eventualeΝanticipazioneΝ(prolessi) della tesi che lo studente intende sostenere. N.B.
Per un esempio di Introduzione, vedi infra, § 2.4.3.
2.4.2 Trattazione o Corpo del Testo
Dato il numero limitato di pagine a disposizione, è consigliabile che il numero dei paragrafi che
compongono la Trattazione non sia superiore a tre (N.B. il numero dei paragrafi non può essere
d’altraΝ parteΝ inferioreΝ aΝ due, altrimenti la Trattazione non presenterebbeΝ un’articolazioneΝ internaΝ
adeguata). Sommati a Introduzione e Conclusione si avranno quindi 4-5 paragrafi in totale.
COSA NON FARE
Sono quindi da evitare, da un lato, la frammentazione eccessiva in molti paragrafi brevi,
dall’altroΝilΝblocco unico senza articolazioni.
Ogni paragrafo dovrebbe essere organizzato in modo da realizzare la «progressione tematica»
(BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 751-756Ψ,Ν cioèΝ «l’esposizioneΝ progressivaΝ dell’argomentoΝ trattato»Ν
(LESINA 19942, p. 71), evitando per quanto possibile ripetizioni, divagazioni e salti logici.
Il tipo di saggio che vi è richiesto è un saggio di lettura in cui dimostrare di avere letto per interoΝeΝconΝattenzioneΝl’operaΝtrattataΝduranteΝilΝδaboratorioΝdiΝδetturaΝeΝdiΝaverneΝapprofonditoΝalmeno un aspetto. Lo scopo è dunque quello di scrivere un testo insieme espositivo e argomentativo.
Espositivo delleΝ tesiΝ dell’autoreΝ sulΝ temaΝ cheΝ siΝ èΝ sceltoΝ diΝ approfondireΝ eΝ insiemeΝ argomentativo
perché si tratta, da un lato, di presentare anche gli argomenti cheΝ l’autoreΝ portaΝ aΝ sostegnoΝ delleΝ
proprie tesi (tesi esegeticaΨΝe,Νdall’altro,ΝdiΝdareΝilΝproprioΝgiudizioΝinΝmeritoΝΧtesi filosofica). Inoltre,
si richiede di confrontare la propria lettura con almeno un saggio di letteratura critica
sull’argomento, da citare e commentare nel corso del proprio lavoro. Per la letteratura critica pertinenteΝèΝconsigliabileΝconsultareΝl’insegnanteΝdiΝriferimento.ΝSeΝnonΝsiΝèΝd’accordoΝconΝgliΝautoriΝdellaΝletteraturaΝcriticaΝsull’argomento,ΝevitareΝespressioniΝdiΝmodestiaΝo atteggiamenti superbiosi.
COSA NON FARE
Il saggio di lettura non deve essere pertanto né un semplice riassunto dell’opera,ΝnéΝunaΝmeraΝ
compilazione delleΝopinioniΝdeiΝvariΝinterpretiΝpresentiΝnellaΝletteraturaΝcriticaΝsull’argomento.
2.4.3 Conclusione
La parte conclusiva di un discorso è generalmente introdotta da un connettivo metatestuale che ne
individuaΝlaΝchiusura,ΝassicurandoneΝlaΝcoesioneΝconΝquantoΝprecede,ΝcomeΝperΝes.Ν‘InΝconclusione’,Ν
‘PerΝconcludere’,Ν‘GiuntiΝallaΝconclusione’.ΝωomeΝperΝl’Introduzione,ΝèΝconsigliabileΝcheΝancheΝlaΝ
19
Trad. it. di Roberto Velardi modificata: vedi Platone, Fedro, a cura di Roberto Velardi, Milano: BUR, 2006.
Laboratorio di Filosofia
12
Conclusione sia lunga mezza pagina circa, e comunque non più lunga di una, qualora il saggio raggiunga la sua lunghezza massima (7,5 pagine). I contenuti e le funzioni più comuni di una conclusione sono i seguenti: (1) riepilogo: si ricapitolano i punti salienti della trattazione, in particolare le
conclusioni di ogni paragrafo; {2} enfasi: si sottolineano i risultati principali ottenuti, in particolare
la tesi che si è voluto sostenere; (3) prospettiva: si indicano le questioni ancora aperte e i possibili
futuri sviluppi del lavoro svolto; (4) congedo: ci si congeda dal lettore in modo da lasciare una impressioneΝΧl’ultimaΨΝfavorevoleΝeΝrendereΝcosì ilΝlavoroΝ“memorabile”μΝsiΝpossonoΝusareΝalΝriguardoΝ
una massima, un aneddoto, una citazione o anche una domanda (congedo aporetico).
δaΝωonclusioneΝpresentaΝanalogieΝconΝl’IntroduzioneμΝcosìΝilΝriepilogo corrisponde alla partitio oΝsintesiΝinizialeΝdelloΝsvolgimentoΝdelΝtema,Νl’enfasiΝall’eventualeΝprolessi o anticipazione della
tesi principale che si intende sostenere, il congedoΝall’esordio o breve introduzione generale al tema
del saggio, entrambi volti a suscitare una disposizione favorevole del lettore.
Esempio di Introduzione e Conclusione
Introduzione
Conclusione
È opinione comune che chi dice il vero sia migliore
diΝ chiΝ mente.Ν σell’Ippia Minore, Socrate e Ippia
sembrano sostenere la tesi contraria, vale a dire la
tesi paradossale che il mentitore è migliore del veritiero [esordio]. Tema di questo saggio sarà un esame
degli argomenti socratici a sostegno della tesi che
chi mente è migliore di chi dice il vero [propositio].
ProcederemoΝ analizzandoΝ l’argomentazioneΝ daΝ unΝ
punto di vista formale e materiale. In primo luogo
vedremo se essa è formalmente valida, cioè se la
conclusione deriva necessariamente dalle premesse
(§ 1); in secondo luogo valuteremo se le premesse
sono tutte vere (§ 2). Nel caso in cui almeno una risultasseΝ falsa,Ν l’argomentazioneΝ nasconderebbeΝ unaΝ
fallacia materiale e sarebbe dunque confutabile. Dedicheremo particolare attenzione alla premessa che
consiste nella definizione del mentitore come colui
che è capace di mentire; infine la confronteremo con
la definizione aristotelica del mentitore come colui
che, potendo, sceglie di mentire (§ 3) [partitio].
La tesi che intendo sostenere è la seguente: la
fallaciaΝ dell’argomentazioneΝ socraticaΝ nonΝ riguardaΝ
il nesso di conseguenza logica tra le premesse e la
conclusione (fallacia formale), e non riguarda direttamente nemmeno la falsità della definizione di
mentitore assunta come premessa. La fallacia si annidaΝpiuttostoΝnell’ambiguitàΝsemanticaΝdellaΝparolaΝ
greca ameinon, che noi traduciamo con ‘migliore’
(fallacia materiale) {prolessi}.
ωomeΝabbiamoΝvisto,Νl’argomentazione socratica è formalmente valida: la conclusione (il
mentitore è migliore del veritiero) deriva necessariamente dalle premesse, tra cui la definizione del mentitore come colui che è capace
diΝmentireΝΧ§Ν1Ψ.ΝχΝun’analisiΝpiùΝattenta,Νcome quella di Aristotele in un passo della Metafisica ( 29), non sfugge la falsità della definizione: il mentitore non è colui che è capace di mentire, ma chi, potendo, sceglie di
mentire. Da questa premessa non può essere
derivata la conclusione paradossale che il
mentitore è migliore del veritiero (§§ 2-3)
[ricapitolazione]. χffinchéΝl’argomentazioneΝ
sia valida e la conclusione inversa (il veritiero
è migliore del mentitore) sia vera, è però necessarioΝ sciogliereΝ l’ambiguitàΝ semanticaΝ delΝ
greco ameinon, che può significare sia il più
capace (o abile), sia il migliore da un punto di
vista etico, vale a dire chi si comporta in modo giusto o moralmente corretto. Il tentativo
di disambiguare il termine e di restituire le
dueΝ valenzeΝ aiΝ contestiΝ d’usoΝ appropriatiΝ èΝ ilΝ
punto originale di questo lavoro {enfasi}.
La parola greca ameinon appartiene a una
famiglia di termini che potremmo definire le
parole dell’etica. Questi termini, a partire da
agathós, assumono una diversa sfumatura di
significatoΝ inΝ baseΝ alΝ contestoΝ d’uso,Ν valeΝ aΝ
dire indicano qualità differenti se riferiti
all’ambitoΝdelleΝartiΝeΝdeiΝmestieriΝΧleΝtechnai)
oΝ all’ambitoΝ eticoΝ delΝ comportamentoΝ degliΝ
uomini. Inoltre, la lingua comune tende a
confonderne gli usi e a sovrapporne le sfumatureΝ semantiche.Ν SarebbeΝ dunqueΝ utileΝ un’indagine lessicale che ne fissi le diverse valenze. Punto comune a ogni agathós rimane raggiungere nel proprio ambito, tecnico o etico,
Norme di Redazione
13
l’eccellenzaΝ[prospettiva]:
σoiΝinfattiΝriteniamoΝcheΝl’individuoΝveramente virtuoso [agathós] e saggio sarà
in grado di sopportare tutti gli eventi
della sorte in modo decoroso, saprà
sempre compiere le azioni più belle tra
quelle che gli si presentano, proprio
come anche un buon comandante sa
servirsiΝ dell’esercitoΝ diΝ cuiΝ disponeΝ nelΝ
modo più efficace per la vittoria e un
calzolaio sa realizzare una bellissima
calzatura con il cuoio che gli viene dato,
e lo stesso vale per tutti gli altri artigiani.
Arist. EN I 11, 1100b35-1101a6
(trad. di A. Fermani) [congedo]
2.5. Note a piè di pagina
Le note al testo vanno inserite a piè di pagina, sono distinte da un numero progressivo e numerate
consecutivamente per tutto il testo. N.B. Non inserire le note in un unico blocco in fondo al testo: è
unaΝ soluzioneΝ scomodaΝ eΝ fastidiosaΝ perΝ ilΝ lettore,Ν ancheΝ seΝ nell’editoriaΝ èΝ spessoΝ preferitaΝ perchéΝ
menoΝcostosaΝperΝl’editore. Non inserire mai le note a mano, ma inserirle automaticamente dal menu
Inserisci (o analogo) del programma di videoscrittura usato.
Le note si distinguono in note di riferimento o confronto e note di commento o approfondimento. Le prime sono note brevi in cui o si riporta semplicemente il dato bibliografico della citazione fatta nel testo (per es.: GENETTE 1989, p. 3),20 o si rinvia al dato bibliografico di un passo parafrasato e non citato nel testo (o di un passo pertinente che si vuole suggerire al lettore), facendolo
precedereΝdaΝ‘cfr.’21 oΝ‘vedi’ΝΧperΝes.μΝωfr.ΝGENETTE 1989, p. 3; Vedi GENETTE 1989, p. 3). Le note
di commento o approfondimento sono invece note più lunghe che contengono rispettivamente un
chiarimento di quanto scritto nel testo (per es. il chiarimento del significato di un termine tecnico) o
un ampliamento della trattazione principale introducendo uno o più argomenti collaterali. N.B. Un
test utile per capire se la nota è appropriata è quello di leggere le due parti di testo che precedono e
seguono immediatamente la nota omettendo la lettura della nota stessa: se il testo risulta autosufficiente, allora la nota è appropriata; in caso contrario, per es. se un passaggio logico compare in nota,
allora la nota risulta inappropriata e occorre spostare il suo contenuto direttamente nel testo.
COSA NON FARE
Si raccomanda di non eccedere nelle note lunghe per rispettare la lunghezza prescritta del saggio: le note, pur facendo parte del paratesto, vengono conteggiate insieme al testo nei limiti di
minimo 5 e massimo 7,5 pagine standard.
Nota Bene
1. Esistono due sistemi alternativi di inserimento delle note nel testo:
1.1 Sistema italiano – I richiami delle note sono seguiti dai segni di interpunzione; fanno
eccezione il punto esclamativo e il punto interrogativo, che invece precedono il numero
di richiamo della nota. Questo criterio è quello prevalente in Italia.
Esempi
Ma si ammetterà cheΝinΝpochiΝsiΝemozionanoΝdavantiΝaΝun’equazione1.
20
In questi casi è anche possibile dare il riferimento bibliografico direttamente nel testo, fra parentesi tonde dopo la citazione. Per es.: «...» (GENETTE 1989, p. 3). N.B. La cosa importante è adottare uno stile uniforme.
21
Abbreviazione del latino confer,Ν‘confronta’.
Laboratorio di Filosofia
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Se la musica è stata definita come sopra, non sarà allora forse sempre arte piacevole
piuttosto che arte bella?1
1.2 Sistema inglese – I richiami delle note sono sempre preceduti dai segni di interpunzione,
senza eccezioni. Questo criterio predomina nei testi in lingua inglese, ma attualmente è
diffuso anche in Italia.
Esempi
εaΝsiΝammetteràΝcheΝinΝpochiΝsiΝemozionanoΝdavantiΝaΝun’equazione.1
Se la musica è stata definita come sopra, non sarà allora forse sempre arte piacevole
piuttosto che arte bella?1
N.B. Tra il numero in apice della nota e il segno che la precede – che sia un segno
d’interpunzioneΝo la finale di una parola – non ci vuole lo spazio.
2. Tutte le note, brevi e lunghe, sono periodi e quindi vanno chiuse con un punto fermo.
2.6 {Appendici}
Le appendici (forma abbreviata: app.) appartengono ai componenti facoltativi del saggio e vanno
collocate in fondo al lavoro, dopo la Conclusione e prima della Bibliografia. Di solito contengono
materiale aggiuntivo a sé stante rispetto al testo ma ritenuto utile come sostegno alla trattazione. Si
tratta per lo più di materiali di consultazione, per es. grafici, tabelle, elenchi, figure, ecc., ai quali si
può rinviare nel corso del lavoro. Le appendici saranno titolate dalla denominazione Appendice, seguita da una lettera indicante successione alfabetica, qualora siano più di una, e dal titolo vero e
proprio, che rinvia al contenuto, per es. Appendice A: Diagramma di Partizione, Appendice B:
Confronto delle Traduzioni, ecc. N.B. Trattandosi di un saggio breve, si raccomanda di non eccedere nel numero e nella lunghezza delle appendici.
2.7 Bibliografia di Lavoro
PerΝ‘ψibliografiaΝdiΝδavoro’ΝsiΝintendeΝl’elencoΝinΝordineΝalfabeticoΝperΝcognomeΝdell’autoreΝdeiΝriferimenti bibliografici contenuti nel vostro saggio (testo, note a piè di pagina ed eventuali appendici). Per i principali stili bibliografici che possono essere adottati nel saggio, si rinvia al § 6.
3. STILI DEI CARATTERI
3.1 Corsivo
Il corsivo o italico (ingl. italic) è una delle possibili varianti (o stili) del disegno del carattere insieme al tondo (la variante di base), al grassetto o neretto (ingl. bold) e al MAIUSCOLETTO, cui può
essere aggiunta la sottolineatura o (oggi più raramente) lo s p a z i e g g i a t o. Il corsivo va usato
nei seguenti casi:
(1)
titoliΝdiΝlibriΝeΝopereΝdell’ingegnoΝdiΝqualunqueΝgenereΝcheΝabbianoΝcarattereΝunitarioΝΧopereΝ
d’arte,Νletterarie,Νmusicali, teatrali, filmiche, televisive, radiofoniche, ecc.); fanno eccezione:
(a) Bibbia, Vangelo, Antico/Nuovo Testamento, Corano, che vanno in tondo con la maiuscola
(ma vanno in corsivo i titoli dei singoli libri: Genesi, Esodo, Levitico, ecc.);
Norme di Redazione
15
(b) i titoli delle riviste, che vanno fra virgolette doppie basse («Rivista di Filosofia»);22
(2) titoli di articoli, sezioni, capitoli o paragrafi titolati di libri;
(3) titoli di voci di enciclopedia o dizionario se indicano un argomento (vedi. infra, p. 27);
(4) tutti i termini stranieri (tranne i nomi propri di persona o di luogo, o quelli di associazioni, cariche pubbliche, istituzioni, ecc., che non hanno equivalente in italiano: per es. Royal Society,
British Museum, Bundesbank, École Pratique des Hautes Études, ecc.) che non sono entrati
nell’usoΝcorrenteΝitalianoΝoΝinΝquelloΝfilosoficoν23
(5) simboli logici (variabili e costanti descrittive individuali, predicative e proposizionali) e lettere che rappresentano le variabili nei testi scientifici;
(6) leΝ traslitterazioniΝ delΝ grecoΝ ΧίίκμΝ γ πλβ δεόμΝ /Ν bios theoretikós), inserendo gli accenti solo
quando la parola risulti sdrucciola (ánthropos) o tronca (theoretikós), ma senza inserire le
quantità vocaliche, salvo casi di ambiguità (ethos, abitudine, vs ēthos, carattere) (vedi infra, §
8.4);
(7) leΝtraslitterazioniΝdall’ebraicoΝoΝdall’araboν
(8) le parole in latino;
(9) per mettere in rilievo una parola, una frase o un brano (corsivo enfatico, da usare tuttavia con
parsimonia);
(10) per mettere in rilievo una parola o una frase nelle citazioni di altri autori: in questo caso, alla
fineΝ dellaΝ citazioneΝ siΝ scrive,Ν traΝ parentesiΝ quadreμΝ ‘[corsivoΝ mio]’Ν oΝ ‘[corsiviΝ miei]’νΝ senzaΝ
questa avvertenza, i corsivi si intendono appartenenti al testo originale.
Nota Bene
1. I termini tecnici di una lingua speciale possono essere scritti in corsivo la prima volta che
compaiono nel testo, in seguito verranno generalmente scritti in tondo.
2. Si scrivono in carattere corsivo le lettere o combinazioni di lettere che si citano come tali
nelΝtestoμΝ‘la d eufonica’.
3. χll’internoΝdiΝunΝtestoΝinΝcorsivo,Νun’espressioneΝcheΝnormalmenteΝdovrebbeΝandareΝinΝcorsivoΝΧperΝes.ΝilΝtitoloΝdiΝun’operaΨΝdeveΝessereΝscrittaΝinΝtondo,ΝoppureΝinΝcorsivoΝfraΝvirgolette doppie basse.Νωosì,ΝperΝesempio,Νall’internoΝdelΝtitolo di un libro:
Elena Cavagnaro, Aristotele e il tempo: Analisi di Physica, IV 10-14, Napoli: il Mulino,
2002.
Silvestro Marcucci, Guida alla lettura della «Critica della ragion pura» di Kant, Roma-Bari: Laterza, 1997 (rist. 2009).
Quando il titolo contiene parole che andrebbero in tondo tra virgolette doppie basse, come
titoli di riviste o simili, queste restano tra virgolette in corsivo.
22
In alternativa, i titoli di riviste possono essere in corsivo: in questo caso i titoli degli articoli saranno in tondo fra virgolette doppie basse («...») o doppie alte Χ“...”Ψ. Quest’usoΝèΝquelloΝstandardΝdelleΝpubblicazioniΝinΝlinguaΝingleseΝeΝfrancese, ma è da evitare nel vostro saggio.
23
DaΝunΝpuntoΝdiΝvistaΝmorfologico,ΝquandoΝunΝtermineΝstranieroΝèΝscrittoΝinΝtondoΝΧperΝes.Ν‘ilΝclub’Ψ,ΝnonΝsiΝdeclinaΝalΝ
pluraleΝΧ‘iΝclub’ΝnonΝ‘iΝclubs’ΨμΝfannoΝeccezioneΝleΝparoleΝfrancesiΝoΝtedesche,ΝancheΝquelleΝdiΝuso corrente, che mantengono la forma del plurale (élites, Gestalten); quando invece è in corsivo, si declina al plurale secondo le regole della
linguaΝdiΝprovenienzaΝΧperΝes.Ν‘iΝpapers’ΝnonΝ‘iΝpaper’Ψ.ΝδeΝcitazioniΝinΝlinguaΝstranieraΝΧbreviΝoΝlungheΝcheΝsiano) non
vanno in corsivo ma, quando sono nel testo, vanno in tondo fra virgolette di citazione e, quando sono fuori testo (capoversi rientrati con corpo del carattere ridotto e interlinea singola), vanno in tondo senza virgolette di citazione (vedi infra, p. 20).ΝTerminiΝentratiΝnell’usoΝcorrenteΝrichiedonoΝilΝcorsivoΝquando,ΝaΝsecondaΝdelΝcontesto,ΝpossonoΝessereΝconfusiΝconΝomografiΝitalianiΝΧperΝes.Ν‘unaΝserieΝdiΝfiles’ΝeΝnonΝ‘unaΝserieΝdiΝfile’Ψ.
Laboratorio di Filosofia
16
3.2 Grassetto e MAIUSCOLETTO
Il grassetto o neretto (ingl. bold) viene prevalentemente usato per i titoli e i numeri di paragrafo, e
nel testo come mezzo di enfasi tipografica in alternativa al corsivo enfatico (da usarsi con estrema
parsimonia e sconsigliato nel caso del vostro saggio).
Il MAIUSCOLETTO va usato per i nomi degli autori nei riferimenti bibliografici e per i titoli al
posto del maiuscolo esteso per una soluzione di minor impatto visivo.
Stili per titoli, sottotitoli e intertitoli
In particolare, si consigliano i seguenti stili per titoli, sottotitoli e intertitoli:
Titolo del saggio
{Sottotitolo}
Intertitoli (o titoli dei paragrafi)
Titoli delle appendici
→
→
→
→
maiuscoletto grassetto
tondo grassetto
tondo grassetto (compresi i numeri di paragrafo)
tondo (o maiuscoletto) grassetto (comprese le lettere
progressive)
3.3 Sottolineato e S p a z i e g g i a t o
Sottolineato e S p a z i e g g i a t o sono mezzi di enfasi tipografica in alternativa al corsivo e al
grassetto. La sottolineatura sostituisce il carattere corsivo ove assente, come nei manoscritti, nei
dattiloscritti, o anche quando si scrive alla lavagna; nei documenti readatti a computer è utile per
mettere in rilievo parole o frasi nei testi greci e latini al posto del corsivo. Ormai desueto lo spazieggiato.
4. PUNTEGGIATURA
δaΝpunteggiaturaΝèΝl’insiemeΝdei segni di interpunzione che segnalano prevalentemente una cesura
sintattica tra frasi o sintagmi, ma possono anche sottintendere una relazione logica (i due punti), un
tipo di atto linguistico (punto interrogativo ed esclamativo), un cambio di status di una o più parole
(lineette e virgolette):
Cesura sintattica:
punto fermo (.)
virgola (,)
punto e virgola (;)
Relazione logica sottintesa:
due punti (:)
Atto linguistico:
punto interrogativo (?)
punto esclamativo (!)
Cambio di status di una o più parole:
lineette (–)
virgoletteΝΧ«...»,Ν“...”,Ν‘...’Ψ
Segni di interpunzione sono anche
il trattino (-)
le parentesi (...), [...], {...}, <...>
Norme di Redazione
17
le barre (/, \, |)
i puntini di sospensione (...).
4.1 Punto fermo
Il punto fermo conclude sempre un periodo che non termini con punto interrogativo (?), punto
esclamativo (!), tre puntini di sospensione o reticenza (...) o con il punto di abbreviazione, per es. un
periodo che terminiΝconΝ‘ecc.’ΝoΝ‘a.ω.’μΝin questo caso il punto non deve essere raddoppiato (‘ecc..’).
N.B. Normalmente, dopo il punto segue uno spazio, nessuno spazio va invece inserito prima. Il periodo successivo inizia sempre con lettera maiuscola.
COSA NON FARE
Il punto fermo non va messo alla fine di un titolo né alla fine di una citazione inserita in un discorso quando la citazione faccia parte di un periodo.
Non:
Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela.».
Ma:
Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela».
4.2 Virgola
In un saggio espositivo e argomentativo la virgola riflette la struttura sintattica della frase, e non
l’intonazioneΝoΝleΝpauseΝdelΝparlato.ΝUnΝcasoΝparticolareΝdell’usoΝdellaΝvirgolaΝriguardaΝleΝfrasiΝrelative. Queste ultime si distinguono in relative descrittive o esplicative, che sono sempre precedute
dalla virgola, e relative restrittive o limitative, che non devono mai essere precedute dalla virgola.
δeΝprimeΝdannoΝun’informazioneΝaggiuntivaΝnonΝindispensabile,ΝperΝes.Ν
Voi, che siete stati in guerra, non dovreste parlare così.
δeΝsecondeΝinveceΝprecisanoΝilΝsignificatoΝdell’antecedente,ΝcheΝaltrimentiΝrimarrebbeΝincompiuto,Ν
per. es.:
Vengono promossi gli studenti che hanno studiato.
«Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere.»
COSA NON FARE
δaΝvirgolaΝnonΝèΝdunqueΝammessaΝprimaΝdiΝunaΝfraseΝrelativaΝrestrittivaΝnéΝdiΝnormaΝall’internoΝ
di blocchi unitari, in particolare tra soggetto e predicato e tra aggettivo e sostantivo.
4.3 Punto e virgola
Il punto e virgola indica una cesura più forte di quella che si ottiene con la virgola e più debole di
quella che si ottiene con il punto. Si usa di preferenza:
(a) per separare due proposizioni coordinate complesse;
(b) negli elenchi sia orizzontali sia a lista verticale (con minuscola iniziale).
4.4 Due punti
I due punti si usano principalmente:
(a) per introdurre il discorso riportato (citazione);
(b) per introdurre un elenco;
(c) nei titoli composti da titolo principale e sottotitolo per introdurre il sottotitolo;
(d) nel riferimento bibliografico fra luogo di edizione e casa editrice;
Laboratorio di Filosofia
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(e) al posto di una congiunzione o di un avverbio per introdurre una frase e contribuire così alla
coesione del testo (per es. «la proposizione nucleare del post-modernismo: non ci sono fatti ma solo
interpretazioni»,ΝdoveΝiΝdueΝpuntiΝhannoΝvaloreΝesplicativoΝeΝsostituisconoΝl’avverbioΝ‘cioè’Ψ.
4.5 Puntini di sospensione
I puntini di sospensione o reticenza si usano nel numero fisso di tre:
ΧaΨΝperΝsegnalareΝl’omissioneΝvolontariaΝdiΝparteΝdelΝtestoΝcitato, fra parentesi quadre [...];
(b) come sinonimo di ‘ecc.’;
(c) nei testi espressivi e letterari per indicare sospensione, reticenza, allusività.
N.B. SpaziΝassociatiμΝiΝpuntiniΝdiΝsospensioneΝtraΝparentesiΝquadreΝnonΝvoglionoΝspaziΝall’interno.
4.6 Parentesi
(…)
Le parentesi tonde si usano per incisi, traduzioni di termini, rimandi ai riferimenti bibliografici, e in matematica interne alle parentesi quadre: [... (...) ...].
[…]
Le parentesi quadre si usano nelle citazioni per segnalare interventi esterni al testo originale, omissioni volontarie, inserti in espressioni già fra parentesi tonde (... [...] ...), e in
matematica interne alle parentesi graffe {[... (...) ...]}. N.B. Uno degli interventi esterni
più frequenti è [sic] o [sic!] per segnalare in una citazione letterale ciò che si ritiene essere un errore, per es. un refuso.
{...}/<...> Le parentesi graffe e angolari (dette anche acute o uncinate) si usano prevalentemente
nei linguaggi formali; in un testo ordinario possono avere vario significato (per es. le
parentesi angolari quello di integrazione) che occorre spiegare nelle note di consultazione.
4.7 Barra obliqua o sbarretta
La barra obliqua o sbarretta (/) (ingl. slash) si usa prevalentemente nelle elencazione come sinonimo della congiunzione disgiuntiva o eΝnell’espressioneΝcristallizzataΝ‘e/o’ΝcomeΝsinonimoΝdellaΝdisgiunzioneΝinclusivaμΝ‘A e/o B’ΝstaΝperΝ‘oΝA o B o sia A che B’.
La barra obliqua si usa anche come semplice segno di separazione, per es. nelle date
Χββ/0λ/1ζΨ,Ν eΝ inΝ particolareΝ sostituisceΝ l’aΝ capoΝ nelleΝ citazioniΝ deiΝ versiΝ diΝ unaΝ poesia,Ν quandoΝ laΝ
poesiaΝèΝriportataΝnelΝtestoΝeΝnonΝcitataΝnellaΝformaΝoriginaleΝfuoriΝtestoνΝvolendoΝindicareΝl’aΝcapoΝ
non dei versi ma delle strofe si usa la doppia barra obliqua (... // ...). In alternativa si può usare la
barra verticale (... | ...).
N.B. Spazi associati: se la barra separa due parole o due numeri non richiede spazi aggiuntivi,
perΝes.Ν‘forma/materia’νΝseΝinveceΝsepara più parole è bene inserire uno spazio prima e dopo la barra. Per es.:
Non
forma della materia/materia della forma
Ma
forma della materia / materia della forma.
4.8 Virgolette
δeΝvirgoletteΝsonoΝsegniΝd’interpunzioneΝcheΝsvolgonoΝprincipalmenteΝdueΝfunzioni: (1) riportare le
parole di altri distinguendole dalle proprie (citazione) e (2) segnalare lo status particolare di alcune
espressioni (attenuazioni prudenziali o menzione). Le virgolette si usano sempre in coppia: alla virgoletta aperta o sinistra deve sempre seguire la corrispondente virgoletta chiusa o destra. In italiano
siΝusanoΝtreΝtipiΝdiΝvirgolette,ΝleΝdoppieΝbasseΝΧ«...»Ψ,ΝleΝdoppieΝalteΝΧ“...”ΨΝeΝleΝsingoleΝalteΝΧ‘...’Ψ,ΝcheΝ
nel vostro saggio userete principalmente nei seguenti casi:
Norme di Redazione
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«...» le doppie basse (dette anche francesi o a sergente o caporali)24 si usano: (1) per le citazioni
incorporate nel testo (non per quelle fuori testo); (2) per racchiudere le battute di un dialogo
(in alternativa alla lineetta); (3) nei riferimenti bibliografici per i titoli dei periodici (vedi infra, § 6.1.2);
N.B. Non usare al posto delle virgolette doppie basse le parentesi angolari Χξ…ρΨ,ΝcheΝsiΝtrovanoΝsullaΝtastiera,ΝraddoppiateΝΧξξ…ρρΨ.
“...” le doppie alte (dette anche inglesi o apici doppi) si usano: (1) per le intercitazioni di primo livello,Ν cioèΝ perΝ leΝ citazioniΝ contenuteΝ inΝ unaΝ citazioneΝ Χ«...Ν “...”Ν ...»ΨνΝ ΧβΨΝ perΝ leΝ attenuazioniΝ
prudenziali,ΝcioèΝperΝparoleΝusateΝinΝun’accezione diversa da quella usuale o con una particolare coloritura (per es.ΝironiaΨΝΧ«leΝ“azioni”ΝnegativeΝnonΝsonoΝazioni»Ν[G.ΝRyle]Ψν
‘...’ le singole alte (dette anche tedesche o apici) si usano: (1) per le intercitazioni di secondo livello, cioè per le citazioni contenute in una intercitazione di primo livello, secondo la seguenteΝgerarchiaΝdelleΝvirgoletteμΝ «...Ν“...Ν‘...’Ν...”Ν...»νΝΧβΨΝperΝlaΝmenzioneΝdiΝ unaΝparolaΝoΝdiΝunaΝ
frase, cioè quando si introduce nel discorso una parola o una frase in quanto tali (per es. ‘Cane’ è una parola bisillaba e non morde; ‘Il cane morde’ è un enunciato dichiarativo) anziché
usarle (per es. Attento: il cane morde!).25
COSA NON FARE
Χ1ΨΝDaΝevitareΝl’usoΝdelleΝvirgoletteΝinΝlocuzioniΝcomeΝ‘ilΝconcettoΝdi...’,Ν‘l’ideaΝdi...’ΝΧnonμΝIlΝ
concettoΝdiΝ‘cavallo’,ΝmaμΝIlΝconcettoΝdiΝcavalloνΝnonμ δ’ideaΝdelΝ‘bene’,ΝmaμΝδ’ideaΝdelΝbeneΨ.
(2) Per citare o menzionare una parola o una frase in greco antico non sono necessarie le rispettive virgolette di citazione o menzione, trattandosi di un alfabeto diverso dal nostro e come tale
già riconoscibile senza bisogno di segnali tipografici aggiuntivi.
(3) Per citare o menzionare una parola o una frase in greco traslitterato non occorrono le virgolette, ma è già sufficiente per segnalarne il cambiamento di status il corsivo della traslitterazione.
(4) Per citareΝoΝmenzionareΝparoleΝoΝfrasiΝlatineΝsiΝpuòΝscegliereΝfraΝl’usoΝdelΝcorsivoΝcomeΝnelΝ
casoΝdelΝgrecoΝtraslitteratoΝoΝl’usoΝdelΝtondoΝfraΝvirgoletteΝdiΝcitazioneΝoΝdiΝmenzione.
(5) Per le lingue straniere moderne, si consiglia di citare o menzionare parole o frasi sempre in
tondoΝfraΝvirgoletteΝdiΝcitazioneΝoΝdiΝmenzione.ΝPerΝl’usoΝdelΝcorsivoΝnelΝcasoΝdelleΝparoleΝstraniere, vedi supra, § 3.1.
N.B. Nei testi espositivi e argomentativi, accanto al principio di uniformità, si tende sempre a seguire un principio di economia perΝevitareΝl’accumuloΝoΝlaΝsovrapposizioneΝdeiΝsegnaliΝtipografici,ΝperΝ
es. nel caso di una citazione non si usano insieme corsivo e virgolette, a meno che il corsivo sia
dell’originaleΝcitato.Ν
Come e quando si cita
Quando si cita: ogni volta che si deve un’idea a qualcuno.
Come si cita:
1.
24
Nel corpo del testo
1.1 Citazione letterale (ogni volta che si usano le parole di qualcun altro) breve: in tondo tra
virgolette doppie basse Χ«...»Ψ,Ν accompagnataΝ nelΝ testoΝ oΝ inΝ notaΝ dall’indicazioneΝ
Queste virgolette non compaiono sulla tastiera del computer, ma possono essere inserite dal menu Inserisci Simbolo,
da una mappa caratteri esterna al programma di videoscrittura (per es. PopChar, www.ergonis.com/), oppure con i comandi: ALT 174 («) e ALT 175 (») per Windows e ALT 1 («) e ALT [Maiuscola] 1 (») per Mac.
25
In alcuni testi, soprattutto di linguistica, la menzione di un termine non è segnalata dagli apici, bensì dal corsivo: per
es. ‘La parola cane è bisillaba’.
Laboratorio di Filosofia
20
dell’autoreΝeΝdelleΝcoordinateΝtestuali.
Esempi
Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela».1
Secondo Wittgenstein, la sostanza «è forma e contenuto» (TLP 2.025).
____________
1
Bertramd Russell, I problemi della filosofia (1912), trad. it. di Elena Spagnol e Paolo Costa, introduzione di John Skorupski, Milano: Feltrinelli, 2007, p. 21.
1.2 Parafrasi ΧnonΝsonoΝleΝparoleΝesatteΝdell’autoreΝcitato,ΝmaΝunaΝliberaΝesposizioneΝdelΝsuoΝ
pensiero con parole proprie): in tondo senza virgolette, accompagnata nel testo o in nota
dall’indicazioneΝdell’autoreΝeΝdelleΝcoordinateΝtestuali,ΝintrodotteΝperlopiùΝdaΝ‘cfr.’.Ν
Esempi
Come vide Platone (Sofista, 238a-cΨ,ΝciòΝcheΝnonΝc’èΝnonΝpuòΝessereΝcontato.
Secondo Wittgenstein la forma è anche sostanza (cfr. TLP 2.025).
N.B. Si cita senza virgolette anche quando si deve un suggerimento a qualcuno che non
lo abbia scritto e pubblicato o quando ci si riferisce a una lezione o a una conversazione.
Esempio
1
2.
Devo questo suggerimento a Nome Cognome.
Fuori testo
Citazione letterale lunga o importante: in tondo senza virgolette, rientrata, con il carattere
diminuito di 1 punto, lasciando una riga bianca prima e dopo la citazione per isolarla dal testo. Alla riga seguente, allineate a destra, le coordinate testuali.
Esempio
SoloΝcheΝaΝquantoΝpareΝquestaΝ“non-dicibilità”ΝnonΝsembraΝessereΝunaΝqualitàΝesclusivaΝ
dellaΝmusica,ΝperchéΝèΝlegataΝall’atto performativo:
δaΝmusicaΝ nonΝesisteΝinΝseΝstessa,ΝmaΝsoloΝinΝquellaΝpericolosaΝmezz’oraΝinΝcui,Ν
suonandola,Ν laΝ facciamoΝ essereΝ […].Ν δaΝ musica,Ν dunque,Ν haΝ questoΝ inΝ comuneΝ
conΝlaΝpoesiaΝeΝl’amore,ΝeΝpersinoΝconΝilΝdovereμΝnonΝèΝfattaΝperchéΝseΝneΝparli,Ν
ma perché si faccia: non è fatta per essere detta, maΝperΝessereΝ“messaΝinΝopera”.
JANKÉLÉVITCH 1961, p. 68
N.B. Sia le citazioni nel corpo del testo sia quelle fuori testo possono essere modificate o adattate:
gli aggiustamenti per adattamento al contesto, o per segnalare eventuali errori, non riguardano il
contenuto ma la forma, e vanno indicati tra parentesi quadra (vedi supra, § 4.6).
3.
In nota
Rinvio: invece di citare o parafrasare nel testo le parole di un autore, è possibile rinviare il
lettoreΝall’operaΝinΝcuiΝcompaionoΝdandoΝinΝnotaΝilΝriferimentoΝalΝpassoΝprecedutoΝdaΝ‘cfr’.
Esempio
1
Cfr. CAPITONI 2013, p. 72.
Norme di Redazione
21
5. NORME GRAMMATICALI E ORTOGRAFICHE
5.1 Accenti e Apostrofo
PerΝgliΝaccentiΝdaΝusareΝnell’ortografia italiana, vedi infra, § 8.2.
5.2 Sillabazione
Per evitare spazi incongrui tra le parole dovuti alla giustificazione del testo si consiglia di usare la
sillabazioneΝ automaticaΝ delΝ programmaΝ diΝ videoscrittura,Ν impostandolaΝ oΝ all’inizioΝ aΝ documentoΝ
bianco o alla fine a documento completato, attivando inΝquest’ultimoΝcasoΝil comando Seleziona tutto. N.B. Occorre verificare che la lingua dellaΝsillabazioneΝsiaΝl’italianoΝoΝlaΝlinguaΝdiΝvoltaΝinΝvolta
usataΝΧperΝes.ΝinΝunaΝcitazioneΝdall’ingleseΨ.
COSA NON FARE
(1) Non spezzare manualmente le parole col trattino.
(2) Il greco non traslitterato non va mai sillabato in modo automatico; è possibile la sillabazioneΝ manualeΝ quandoΝ siΝ vogliaΝ riprodurreΝ unΝ branoΝ comeΝ compareΝ inΝ un’edizioneΝ
critica.
5.3 D eufonica
La d eufonica26 è la consonante che si aggiunge alla preposizione a e alle congiunzioni e, o quando
la parola seguente inizia perΝvocale.Νδ’usoΝnonΝèΝobbligatorioΝeΝperΝlaΝcongiunzioneΝo oggi si tende a
evitarlo.ΝδaΝconvenzioneΝprevalenteΝeΝcheΝconsigliamoΝdiΝadottareΝèΝquellaΝdiΝriservareΝl’usoΝdiΝ‘ed’Ν
eΝ‘ad’ΝaiΝcasiΝinΝcuiΝlaΝparolaΝsuccessivaΝiniziΝconΝlaΝstessaΝvocaleΝΧ‘edΝElena’ΝmaΝ‘eΝancora’,Ν‘adΝandare’ΝmaΝ‘aΝessere’Ψ.ΝFannoΝeccezioneΝleΝlocuzioniΝabitualiΝ‘adΝesempio’,Ν‘adΝogniΝmodo’.ΝδaΝd eufonicaΝnonΝsiΝusaΝdavantiΝaΝpausaΝΧ‘e,ΝogniΝvolta’,Νnon ‘ed,ΝogniΝvolta’Ψ,ΝnéΝdavantiΝaΝnomiΝstranieri
che inizino con h aspirataΝΧ‘aΝHegel’,Νnon ‘adΝHegel’Ψ,ΝnéΝinfineΝdiΝfronteΝaΝparoleΝcheΝinizinoΝconΝ
‘ed’ΝoΝ‘ad’ΝΧ‘eΝEdoardo’,Νnon ‘edΝEdoardo’νΝ‘aΝaddurre’,Νnon ‘adΝaddurre’ΨΝperΝevitareΝlaΝcacofoniaΝ
che ne deriverebbe.
5.4 Maiuscola iniziale
La maiuscola iniziale di parola come mezzo di enfasi tipografica si usa:
(a) perΝrendereΝpiùΝevidenteΝlaΝscansioneΝdelΝdiscorso,ΝsegnalandoΝl’inizioΝdiΝogniΝperiodo;
(b) per segnalare lo status delle singole parole, per marcare nomi propri e denominazioni particolari,
fra cui rientrano eventi e riferimenti temporali;
(c) per esprimere riverenza.
Sull’argomento,Νcfr.Νin particolare BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 573-581 (Maiuscola iniziale) e
pp. 717-719 (Periodi ed epoche).
6. BIBLIOGRAFIA E SISTEMI DI RIMANDI BIBLIOGRAFICI
6.1 Bibliografia di Lavoro e Saggio Bibliografico
La Bibliografia di Lavoro si distingue dal Saggio Bibliografico o Bibliografia Ragionata in quanto
contiene solo i riferimenti bibliografici citati o comunque consultati durante la stesura, mentre la
ψibliografiaΝRagionataΝcontieneΝancheΝl’indicazioneΝdiΝaltriΝtestiΝcheΝsiΝritengonoΝsignificativiΝinΝvista di ulteriori approfondimenti ed è adatta a generi testuali come la tesi di laurea o di dottorato. La
Bibliografia di Lavoro è prevalentemente un unico elenco bibliografico in ordine alfabetico per cognomeΝdell’autoreΝeΝnonΝpresentaΝalΝ suoΝinternoΝunaΝdivisioneΝinΝsezioni,ΝmentreΝunaΝψibliografiaΝ
Ragionata è di regola divisa in sezioni (per es. Fonti, Studi generali e particolari, Strumentario), a
26
È dettaΝ«eufonica»ΝperchéΝhaΝlaΝfunzioneΝdiΝevitareΝloΝiato,ΝcioèΝl’incontroΝdiΝdueΝvocaliΝomofoneΝΧ‘edΝElena’,Ν‘adΝangolo’ΨΝoΝeterofoneΝΧ‘adΝesempio’Ψ.
Laboratorio di Filosofia
22
loro volta suddivise in sottosezioni. Nel vostro saggio potete scegliere di redigere o una semplice
Bibliografia di Lavoro o una bibliografia sul modello della Bibliografia Ragionata, limitandovi alla
prima suddivisione in Fonti, Studi e Strumentario.
Esistono varie tipologie di testi a cui corrispondono riferimenti bibliografici diversi. I testi che
vi troverete più spesso a citare sono:
6.1.1
(1)
(2)
(3)
6.1.2
6.1.3
6.1.4
6.1.5
6.1.6
Libri
Monografie
Raccolte di saggi
Traduzioni e commenti
Articoli di riviste, periodici e quotidiani
Recensioni e tesi
Voci enciclopediche e di dizionario
Fonti legislative o istituzionali
Pubblicazioni on line
6.1.1. Libri
(1) Monografie
I dati bibliografici necessari per i libri sono i seguenti:
ΧaΨΝωognomeΝdell’autore,Νvirgola,ΝnomeΝperΝesteso.ΝSeΝl’autoreΝhaΝunΝsecondoΝnome,ΝsiΝusaΝl’inizialeΝ
puntata (per es. Varzi, Achille C.). Se gli autori sono due, i nomi vanno congiunti con la congiunzione e; se gli autori sono più di due, si riporta solo il cognome e nome del primo seguito da et al.
(et alii).
(b) Titolo ed eventualeΝsottotitoloΝdell’operaΝinΝcarattereΝcorsivo,ΝseparatiΝdaΝdueΝpuntiΝconΝl’inizialeΝ
delΝsottotitoloΝinΝmaiuscolaΝedΝeventualeΝindicazioneΝinΝparentesiΝtondaΝdell’annoΝdellaΝprimaΝedizioneΝo,ΝseΝsiΝtrattaΝdiΝunaΝtraduzione,Νdell’annoΝdiΝpubblicazioneΝdell’originale.
(c) Se si tratta di una traduzione, indicare il nome e cognome del traduttore e/o curatore.
(d) Eventuale numero dei volumi (voll.) o tomi (tt.).
(e) Luogo di edizione e casa editrice (in forma semplificata: non Giulio Einaudi editore ma semplicemente Einaudi) separati da due punti o da una virgola.
(f) Anno di pubblicazione (se non è quello della prima edizione, 27 conΝ numeroΝ dell’edizione in
esponente). N.B. Per edizione non si intende una ristampa, ma una nuova edizione almeno in parte
diversa,Νper.Νes.ΝperchéΝampliata,ΝdallaΝprima.ΝδaΝristampa,ΝidenticaΝall’originaleΝnell’impaginazione,ΝnonΝrichiedeΝl’aggiuntaΝdiΝunΝesponente.
Esempi28
CAMBIANO, Giuseppe, Platone e le tecniche 29 (1971), nuova edizione riveduta e aggiornata con
l’aggiuntaΝdelΝcap.ΝIX,ΝRoma-Bari: Laterza, 19912.
CAPITONI, Federico, La verità che si sente: La musica come strumento di conoscenza, Trieste: Asterios, 2013.
NANNINI, Simonetta, Omero: L’Autore necessario, Napoli: Liguori, 2010.
PerΝritrovareΝl’annoΝdellaΝprimaΝedizioneΝsiΝdeveΝconsultareΝilΝcolophon, cioè il retro del frontespizio, o la pagina che
lo precede. La prima edizione è segnalata dal simbolo del copyright (©).
28
N.B. Gli esempi, per tenere conto dei diversi casi possibili, non seguono il principio di uniformità a cui, invece, lo
studente dovrà scrupolosamente attenersi.
29
σeiΝtitoliΝeΝsottotitoliΝitalianiΝvaΝmaiuscolaΝsoloΝlaΝprimaΝletteraΝdellaΝprimaΝparola,ΝmentreΝl’inizialeΝdelleΝparoleΝseguentiΝdiΝnormaΝèΝminuscolaΝΧtranne,Νovviamente,ΝnelΝcasoΝdiΝnomiΝpropriΝoΝdiΝaltriΝelementiΝcheΝrichiedanoΝl’inizialeΝ
maiuscola). FannoΝeccezioneΝiΝcasiΝinΝcuiΝvieneΝesplicitamenteΝadottatoΝnell’originaleΝloΝstile maiuscolo, cioè quello stile
cheΝestendeΝl’usoΝdell’inizialeΝmaiuscolaΝancheΝaΝparoleΝsuccessiveΝallaΝprimaΝΧdiΝsolitoΝaΝnomiΝeΝaggettiviΨ.ΝInΝquestoΝ
prontuario lo stile maiuscolo è stato adottato per i titoli di primo livello, ovvero per i titoli di paragrafo (non per i titoli
di secondo livello, ecc., ovvero per i titoli di sottoparagrafo e gli intertitoli in genere).
27
Norme di Redazione
23
STEFANINI, Luigi, Platone (1935), 2 voll., Padova: CEDAM, 19492 (rist. anast. Padova: Istituto di
Filosofia, 1991).
Questi dati sono sufficienti a identificare la monografia, cioè un libro scritto da uno o più autori che
tratta di un argomento specifico. N.B. Nel caso in cui la monografia non sia in italiano, ma in una
lingua straniera compresa tra francese, inglese, spagnolo e tedesco, è possibile scegliere se consultare e quindiΝcitareΝinΝbibliografiaΝl’originaleΝoppure,ΝqualoraΝesista,ΝlaΝtraduzioneΝitaliana.ΝSeΝsiΝsceglieΝdiΝcitareΝl’originale,ΝaiΝdatiΝbibliograficiΝdellaΝmonografiaΝvaΝaggiuntoΝallaΝfineΝdelΝriferimento,Ν
in parentesi tonda o separato da un punto e virgola:
ΧgΨΝ‘trad.Νit.Νdi’ΝσomeΝeΝωognomeΝdelΝtraduttore,ΝtitoloΝitalianoΝinΝcorsivoΝΧtalvoltaΝdiversoΝdaΝquello
originale), luogo di edizione e casa editrice italiani, anno di pubblicazione della traduzione.
Esempi
FRANKFURT, Harry G., On Bullshit,30 Princeton and Oxford: Princeton University Press, 2005; trad.
it. di Massimo Birattari, Stronzate: Un saggio filosofico, Milano: Rizzoli, 2005.
MARTINICH, Aloysius P., Philosophical Writing: An Introduction (1989), Malden, MA, Blackwell,
20053.
MONK, Ray, Ludwig Wittgenstein: The Duty of Genius, London: Jonathan Cape, 1990 (trad. it di Piero Arlorio, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano:
RCS, 1991).
NOZICK, Robert, The Examined Life: Philosophical Meditations (1989), New York, Simon & Schuster, 1990; trad. it. di Giulia Boringhieri, La vita pensata: Meditazioni filosofiche (1990), premessa di Salvatore Veca, Milano: BUR 2004.
THEUNISSEN, Michael, Sein und Schein: Die kritische Funktion der Hegelschen Logik,31 Frankfurt
am Main: Suhrkamp, 1980.
Se invece si sceglie di consultare e citare in bibliografia la traduzione italiana, si daranno solo i dati
pertinentiΝ allaΝ traduzione,Ν aggiungendoΝ dopoΝ ilΝ titoloΝ inΝ parentesiΝ tondaΝ l’annoΝ diΝ pubblicazioneΝ
dell’originale.
Esempio
NOZICK, Robert, Spiegazioni filosofiche (1981), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: il Saggiatore,
1987.
In base alle altre tipologie di libri, si dovrà invece tener conto di alcuni dati aggiuntivi:
(2) Raccolte di saggi
Le raccolte di saggi possono essere di due tipi: raccolte di saggi di uno stesso autore o volumi collettanei, cioè raccolte di saggi di più autori. Le prime rientrano nel caso della monografia. Le seconde, invece, richiedono che si indichi il nome del curatoreΝoΝdeiΝcuratoriΝdelΝvolumeΝseguitoΝdaΝ‘aΝ
curaΝdi’ΝinΝparentesiΝtonda.ΝVolendoΝcitareΝunΝsaggioΝcontenutoΝinΝunaΝraccoltaΝoccorreΝindicare,ΝallaΝ
fine del riferimento bibliografico, le pagine del saggio.
30
Per i titoli e i sottotitoli inglesi lo stile correntemente applicato è quello maiuscolo (vedi n. precedente): «hanno inizialeΝ maiuscolaΝ nomi,Ν aggettivi,Ν pronomi,Ν verbi,Ν avverbi,Ν piùΝ laΝ primaΝ eΝ l’ultimaΝ parola,Ν indipendentementeΝ dallaΝ suaΝ
categoria grammaticale» (BELTRAMO/NESCI 2011, p. 580).
31
In tedesco tutti i sostantivi sono scritti con la maiuscola. Questa regola ortografica va rispettata anche nei titoli e sottotitoli originali riportati nei riferimenti bibliografici.
Laboratorio di Filosofia
24
Esempi
BARNES, Jonathan, Method and Metaphysics: Essays in Ancient Philosophy I, edited by Maddalena
Bonelli, Oxford: Clarendon Press, 2011.
BARNES, Jonathan, Heidegger in the cave, in Id.32, Method and Metaphysics: Essays in Ancient Philosophy I, edited by Maddalena Bonelli, Oxford: Clarendon Press, 2011, pp. 77-99.
CAMBIANO, Giuseppe et al. (a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, 3 voll., 5 tomi, Roma: Salerno Editrice, 1992-1996.
CAMBIANO, Giuseppe et al. (a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, 3 voll., 5 tomi, vol.
I: La produzione e la circolazione del testo, tomo I: La polis, Roma: Salerno Editrice, 1992
(rist. 2000).
HARBSMEIER, Martin e MÖCKEL, Sebastian (a cura di), Pathos, Affekt, Emotion: Transformationen
der Antike, Frankfurt am Main: Suhrkamp, 2009.
LANFREDINI, Roberta, La struttura fenomenologica dell’emozione, in Giovanni Matteucci e Mariagrazia Portera (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014, pp. 109-127.
MATTEUCCI, Giovanni e PORTERA, Mariagrazia (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014.
MATTEUCCI, Giovanni, Emozioni e forme di vita, in Giovanni Matteucci e Mariagrazia Portera (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014, pp. 7-15.
(3) Traduzioni e commenti
Le traduzioni dei classici antichi, medievali e moderni e/o contemporanei possono essere citate secondo due diversi stili:
(1) Il primo stile è consigliato per la bibliografia Autore-Titolo (vedi infra, § 6.2.1) e segue i criteri
diΝcitazioneΝdelleΝmonografie,ΝtranneΝperΝl’indicazioneΝdella prima edizione, che va in fondo, seguita
traΝparentesiΝtondeΝdall’eventualeΝindicazioneΝdell’annoΝdellaΝristampa.ΝSeΝviΝèΝinveceΝun’edizioneΝ
successiva,Ν siΝ citaΝ questaΝ perΝ primaΝ ΧconΝ esponenteΨ,Ν seguitaΝ traΝ parentesiΝ tondeΝ dall’indicazioneΝ
dell’annoΝdella prima edizione.
Esempi
Aristotele, Etica Nicomachea, a cura di Carlo Natali, Roma-Bari: Laterza, 1999 (rist. 2005).
Pico della Mirandola, Giovanni, Dell’ente e dell’uno, a cura di Raphael Ebgi e Franco Bacchelli, prefazione di Marco Bertozzi e postfazione di Massimo Cacciari, Milano: Bompiani, 2010.
Sesto Empirico, Schizzi pirroniani, traduzione di Onorato Tescari riveduta da Antonio Russo, RomaBari: Laterza, 1988 (prima edizione 1926).
(2) Il secondo stile è invece consigliato per le bibliografie Autore-Anno e a Numerazione Progressiva (vedi infra, §§ 6.2.2 e 6.2.3) se si lavora su testi antichi e medievali, e si differenzia in quanto,
anzichéΝcitareΝdirettamenteΝl’autore,ΝsiΝanteponeΝilΝnomeΝdelΝtraduttoreΝoΝdelΝcuratore.ΝN.B. Se si lavora prevalentemente su testi rinascimentali, moderni e contemporanei, va invece adottato esclusivamente il primo stile anche per le bibliografie Autore-Anno e a Numerazione Progressiva.
Esempi
MÜLLER, Paola (a cura di), Ockham: Logica dei termini, Milano: Rusconi, 1992.
NATALI, Carlo (a cura di), Aristotele: Etica Nicomachea, Roma-Bari: Laterza, 1999 (rist. 2005).
TESCARI, Onorato e RUSSO, Antonio (a cura di), Sesto Empirico: Schizzi pirroniani, Roma-Bari: Laterza, 1988 (prima edizione 1926).
32
‘Id.’ΝΧdalΝlatinoΝidemΨΝperΝindicareΝloΝstessoΝautoreνΝseΝsiΝtrattaΝdiΝun’autrice,ΝsiΝuseràΝ‘Ead.’ΝΧdalΝlatinoΝeadem).
Norme di Redazione
25
COSA NON FARE
Attenzione a non confondere il riferimento alla fonte,ΝcioèΝall’operaΝstudiataΝeΝalΝsuoΝautoreΝΧperΝ
es. la Repubblica diΝPlatoneΨ,ΝconΝilΝriferimentoΝall’introduzioneΝdelΝcuratoreΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝ
traduttore. Il primo dovrà seguire la regola di citazione dell’autoreΝΧvediΝinfra, § 8.3), indipendentemente dal sistema bibliografico adottato (per es.: Platone, Repubblica, VII, 514a; o in
forma abbreviata: Pl. R. VII 514a). Il secondo sarà invece nello stile scelto (per es. VEGETTI
2007, p. 139).
I commenti seguono di regola il caso delle monografie:
Esempi
BLACK, Max, A Companion to Wittgenstein’s ‘Tractatus’,33 Cambridge: Cambridge University Press,
1964.
POLANSKY, Ronald, Aristotle’s De anima, Cambridge: Cambridge University Press, 2007.
6.1.2. Articoli di riviste, periodici e quotidiani
I dati bibliografici necessari sono i seguenti:
ΧaΨΝωognomeΝdell’autore,Νvirgola,ΝnomeΝperΝesteso.ΝSeΝl’autoreΝhaΝunΝsecondoΝnome,ΝsiΝusaΝl’inizialeΝ
puntata (per es. Varzi, Achille C.). Se gli autori sono due i nomi vanno congiunti con la congiunzione e, se gli autori sono più di due, si riporta solo il cognome e nome del primo seguito da et al.
(et alii).
ΧbΨΝ TitoloΝ edΝ eventualeΝ sottotitoloΝ dell’articoloΝ inΝ carattereΝ corsivo,Ν separatiΝ daΝ dueΝ puntiΝ conΝ
l’inizialeΝdelΝsottotitoloΝinΝmaiuscola.
(c) Titolo della rivista o del periodico tra virgolette di citazione («...»).
(d) Annata o volume in cifra araba.
(e) Anno della pubblicazione in cifra araba tra parentesi tonde.
(f) Eventuale numero del fascicolo (per le riviste i cui fascicoli non hanno una numerazione progressiva).
ΧgΨΝPagineΝdell’interoΝarticolo,ΝpreceduteΝdaΝ‘pp.’.
Esempi
BARNES, Jonathan, Osservazioni sull’uso delle lettere nella sillogistica di Aristotele, «Elenchos», 27
(2006), pp. 277-304.
FEDRIGA, Riccardo, Dalla caverna di Platone alla Minerva di Hegel: Ogni filosofo è un pittore, «la
Repubblica», sabato 6 settembre 2014, p. 52.34
FLORES D’χRCAIS, Paolo e DE MONTICELLI, Roberta, Controversia sull’etica, «MicroMega», 5
(2011), pp. 3-28.
PICARDI, Eva, Rorty, Sorge and Truth, «International Journal of Philosophical Studies», 9 (2001) 3,
pp. 431-439.
6.1.3. Recensioni e tesi
Il riferimento bibliografico delle recensioni segue il caso degli articoli di riviste, ma antepone il
nomeΝdelΝrecensoreΝseguitoΝdaΝ‘recensioneΝdi’.
δ’usoΝdegliΝapiciΝèΝdovutoΝalΝsistemaΝdiΝvirgoletteΝproprioΝdell’inglese.ΝN.B. Quando citate un riferimento bibliografico in lingua straniera, rispettate i sistemi adottati nella lingua in uso.
34
σelΝcasoΝdeiΝquotidiani,ΝalΝpostoΝdell’annataΝeΝdell’annoΝdiΝpubblicazioneΝinΝparentesiΝtonda,ΝsiΝdàΝlaΝdataΝdelΝgiornale.
33
Laboratorio di Filosofia
26
Esempio
BARNES, Jonathan, Recensione di Bernard Williams, The Sense of the Past, «Journal of Philosophy»,
104 (2007), pp. 540-545.
Le tesi di laurea e di dottorato sono scritti non pubblicati, quindi si citano come una monografia,
fatta eccezione per i dati che riguardano la pubblicazione (luogo di edizione, casa editrice e anno),
sostituitiΝdaΝ‘TesiΝdiΝδaureaΝ[oΝdiΝDottorato]35 in...’,Ν‘UniversitàΝdi...’,Ν‘a.a.Ν...’.
Esempi
JOURNEAU, Julie, Le statut épistémologique de l’éthique comme science pratique selon Aristote,
Thèse de doctorat en philosophie ancienne, Université de Lille 3, 2013.
RINI, Enrico, Contorni a contrasto: I concetti di parte e tutto in Aristotele, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, a.a. 2009/10.
ZAMUNER, Edoardo, Il significato dei nomi propri nelle «Ricerche Filosofiche» di Ludwig Wittgenstein, Tesi di Laurea in Filosofia, Università degli Studi di Bologna, a.a. 1998/99.
ZAMUNER, Edoardo, Knowledge and Self-Knowledge of Emotions, Ph.D., University of Edinburgh,
2008.
6.1.4. Voci enciclopediche e di dizionario
I dati bibliografici necessari per una voce enciclopedica o di dizionario sono:
ΧaΨΝcognomeΝeΝnomeΝdell’autoreν
(b) titolo in corsivo della voce;
ΧcΨΝ‘in’ΝseguitoΝdaμ
(d) nome e cognome delΝcuratoreΝdell’enciclopedia,ΝseΝpresenteν
ΧeΨΝtitoloΝdell’enciclopediaΝinΝcorsivoν
(f) luogo di edizione e casa editrice;
(g) anno e numero del volume;
(h) numeri di pagine.
Esempio
VITIELLO, Vincenzo, Metaforologia, in Enciclopedia Filosofica Bompiani, Milano: Bompiani, 2006,
vol. VIII, pp. 7366-7372.
N.B. Per le vociΝdiΝdizionarioΝeΝleΝvociΝenciclopedicheΝdiΝcuiΝnonΝèΝindicatoΝl’autore,ΝiΝdatiΝbibliografici necessari sono:
nella bibliografia finale,ΝiΝdatiΝcompletiΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopedia,Νcioèμ
(a) cognome e nome del curatore o dei curatori;
ΧbΨΝtitoloΝinΝcorsivoΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopediaν
(c) luogo di edizione e casa editrice;
(d) anno di pubblicazione.
(e) eventuale numero del volume o dei volumi;
nei riferimenti in nota:
ΧaΨΝtitoloΝabbreviatoΝperΝconvenzioneΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopediaν
ΧbΨΝ‘s.v.’ (lt. sub voce);
(c) lemma o titolo della voce, se non già esplicitato nel testo.
35
O espressione analoga se la tesi è in lingua straniera, per es. per le tesi di dottorato in ingleseΝ‘Ph.D.’ oΝ‘D.Phil.’.
Norme di Redazione
27
Esempi
1
Cfr. GI, s.v.
2
GDU, s.v.Ν‘Elogio’.
N.B. Se la voce citata è il titolo di un argomento, va maiuscola in corsivo (per es. s.v. Composizione);
seΝinveceΝsiΝtrattaΝdelΝlemmaΝdiΝunΝdizionarioΝdiΝlingua,ΝvaΝmaiuscolaΝtraΝapici,ΝcomeΝnell’esempioΝsopra.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GI = Montanari, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca (1995), Torino: Loescher,
20133.
GDU = De Mauro, Tullio (a cura di), Grande Dizionario Italiano dell’Uso, 6 voll., Torino: UTET,
1999-2004.
6.1.5 Fonti legislative o istituzionali
Per citare articoli di leggeΝΧspecialmenteΝseΝl’elaborato verte su un tema direttamente rilevante, per
esempio un saggio sul problema bioetico della fecondazione assistita), è consuetudine, nella prima
occorrenza, citare la legge per esteso, mentre le citazioni successive dovranno essere in forma abbreviata.
Costituzione italiana eΝcodiciΝhannoΝabbreviazioniΝd’uso comune (sempre in tondo e in lettere
minuscole eccetto la Costituzione):
c.c. (= Codice civile)
Cost. (= Costituzione)
c.p. (= Codice penale)
c.p.p. (= Codice di procedura penale)
e così via.
Per la giurisprudenza e i documenti di agenzie governative o istituzionali, lo schema generale
è questo:
(a) autorità,
(b) tipo di atto,
(c) data.
Esempi
ARTICOLI DI LEGGE
1
Legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»,
art. 4, comma 2a.
2
L. 40/2004, art. 4, c. 2a.
COSTITUZIONE ITALIANA E CODICI
La Costituzione italiana riconosce il principio nullum crimen sine lege (Cost., art. 25, comma 2).
La legge italiana vieta esplicitamente atti di autolesionismo, quando violano in maniera permanente
l'integrità fisica (c.c., art. 5, «Atti di disposizione del proprio corpo»).
Laboratorio di Filosofia
28
GIURISPRUDENZA
Corte di Cassazione, sentenza dell’11 novembre 1970.
1
Cass., 11 nov. 1970.
U.S. Department of Health and Human Services, Report of the Surgeon General’s Conference on
Children’s Mental Health: A National Action Agenda, Washington, DC, 2000.
Ministero per le Pari Opportunità, Le Mutilazioni Genitali Femminili: Una tradizione insensata e disumana, Roma: Dipartimento per le Pari Opportunità, 2004.
6.1.6. Pubblicazioni on line
Per i riferimenti alle diverse tipologie di testi on line, vedi in particolare BELTRAMO/NESCI 2011,
pp. 909 ss. Qui diamo solo un paio di riferimenti bibliografici a due opere on line di uso più frequente: la SEP e il vocabolario Treccani.it.
Esempi
PRITCHARD, Michael, Philosophy for Children, in Edward N. Zalta (a cura di), The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Spring 2014 Edition), URL = http://plato.stanford.edu/archives/
spr2014/entries/children/.
Vocabolario Treccani.it, s.v. Pop-filosofia, URL = www.treccani.it/vocabolario/tag/pop-filosofia/
(consultato il 20 settembre 2014).
in nota:
1
Vedi Vocabolario Treccani.it, s.v.Ν‘Pop-filosofia’.
6.2 Sistemi di Rimandi Bibliografici
In un lavoro scritto, usare citazioni e fornire riferimenti bibliografici in modo uniforme e accurato,
secondoΝloΝstileΝbibliograficoΝprescelto,ΝneΝaumentaΝl’autorevolezzaΝeΝlaΝchiarezza.ΝViΝsonoΝdiversiΝ
stili o sistemi di rimandi bibliografici riconosciuti a livello nazionale e internazionale. I tre stili o
sistemi maggiormente in uso e fra i quali potrete scegliere quello da adottare per il vostro saggio,
consultandoΝl’insegnanteΝdiΝriferimento,ΝsonoΝiΝseguentiμ
6.2.1 Autore-Titolo
6.2.2 Autore-Anno
6.2.3 A Numerazione Progressiva
6.2.1. Autore-Titolo
Il sistema Autore-Titolo ΧfinΝquiΝprevalente,ΝalmenoΝinΝItalia,ΝnelleΝdisciplineΝumanisticheΨΝèΝl’unicoΝ
che non richieda necessariamente un elenco bibliografico associato, perché i riferimenti bibliografici necessari sono dati in nota quando un testo viene citato per la prima volta. Tuttavia, se adottate
questoΝsistema,ΝèΝbeneΝdareΝcomunqueΝinΝfondoΝl’elencoΝbibliograficoΝcorrispondenteμΝinfatti,ΝinΝlavori di una certa ampiezza, per es. una tesi o un libro, può risultare anche molto complicato, in assenza di tale elenco, risalire alla nota che contiene i dati bibliografici completi.
Questo sistema prevede dunque che la prima volta che si rinvia a un testo o lo si cita se ne
diano i riferimenti bibliografici completi secondo le tipologie di testo illustrate sopra (libri, articoli,
ecc.Ψ,ΝconΝl’unicaΝdifferenzaΝcheΝilΝnomeΝdell’autoreΝprecederàΝilΝcognomeΨ.
Norme di Redazione
29
Esempio
Gérard Genette, Soglie: I dintorni del testo (1987), a cura di Camilla Maria Cederna, Torino: Einaudi, 1989, pp. 81-85.
Se citate di nuovo lo stesso testo, dovete dare il riferimento in forma abbreviata, cioè dare il nome
puntatoΝeΝilΝcognomeΝdell’autore,ΝleΝprimeΝparoleΝdelΝtitoloΝseguiteΝdaΝ‘cit.’ΝeΝdalΝnumeroΝdellaΝpagina o delle pagine citate.
Esempio
G. Genette, Soglie, cit., pp. 85-88.
PerΝrinviareΝinΝnotaΝall’introduzioneΝdelΝcuratoreΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝtraduttoreΝdiΝunΝtestoΝclassico,ΝsiΝ
indicherà nome e cognome del curatore o delΝtraduttoreΝseguitoΝdaΝ‘in’,ΝdaiΝdatiΝdell’operaΝΧla prima
volta per intero, le successive in forma abbreviata) e dal numero della pagina o delle pagine a cui si
rinvia.
Esempi
VediΝl’introduzioneΝdiΝεarioΝVegettiΝinΝPlatone,ΝLa Repubblica, Milano: BUR, 2007, pp. 11-15.
Cfr. Mario Vegetti, Introduzione, in Platone, La Repubblica, cit., p. 23.
3
Cfr. la n. 44 di Mario Vegetti in Platone, La Repubblica, cit., p. 400.
1
2
N.B. I passiΝdell’operaΝsarannoΝinvece citati secondo la regola di citazione del suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, § 8.3).
6.2.2. Autore-Anno
Il sistema Autore-Anno (Harvard Style),36 di uso prevalente nelle discipline scientifiche e in ambito
umanistico negli studi di filologia classica, richiede invece necessariamente una bibliografia finale.
Infatti la prima volta che si rinvia a un testo o lo si cita, così come le successive, il rimando (nel testoΝ oΝinΝ notaΨΝsiΝ limiteràΝalΝ cognomeΝdell’autoreΝ ΧinΝtondoΝ oΝinΝ maiuscolettoΨΝseguitoΝdall’annoΝdiΝ
pubblicazione e dal numero della pagina o delle pagine citate. Nella bibliografia finale associata a
tale stile si troveranno i riferimenti bibliografici completi in un elenco ordinato. N.B. δ’annoΝdaΝindicareΝèΝquelloΝdell’edizioneΝdaΝcuiΝèΝtrattoΝilΝbranoΝcitatoΝoΝaΝcuiΝsiΝrinvia,ΝedizioneΝcheΝnonΝèΝnecessariamente la prima né quella originale, se si tratta di una traduzione.
Esempi
Genette 1989, p. 153.37
Beltramo/Nesci38 2011, pp. 27-31.
oppure
GENETTE 1989, p. 153.
BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 27-31.
ωosìΝdettoΝperchéΝusatoΝperΝlaΝprimaΝvoltaΝallaΝfineΝdell’τttocentoΝnell’UniversitàΝdiΝHarvard.
Nelle pubblicazioni dei linguisti e, in generale, nelle pubblicazioni in lingua inglese, è frequente la forma compatta:
Genette 1989: 153.
38
Nei riferimenti abbreviati (nel testo o in nota), quando gli autori sono due i cognomi sono separati dalla barra obliqua
Χ/Ψ,ΝmentreΝnellaΝbibliografiaΝfinaleΝassociataΝlaΝbarraΝèΝsostituitaΝdallaΝcongiunzioneΝ‘e’.
36
37
Laboratorio di Filosofia
30
COSA NON FARE
χttenzioneΝaΝnonΝindicareΝl’annoΝdiΝunaΝeventualeΝristampaΝalΝpostoΝdellaΝedizione a cui si riferisce.ΝPerΝes.ΝlaΝtraduzioneΝdiΝεariaΝεichelaΝSassiΝdell’Apologia di Socrate di Platone è stata
pubblicataΝ daΝ ψURΝ nelΝ 1λλγΝ eΝ piùΝ volteΝ ristampataΝ senzaΝ modificheΝ Χl’ultimaΝ ristampaΝ èΝ delΝ
2013). Nel rimando Autore-Anno indicherete dunque
Sassi 1993
anche se avete usato la ristampa del 2013.
Nel caso si lavori su testi non datati (antichi o medievali), si adotterà il sistema Autore-Anno anche
per le fonti.39 N.B. Per non rendere anacronistici i rimandi in nota, i riferimenti relativi alle fonti sarannoΝindicatiΝsecondoΝilΝnomeΝdelΝtraduttoreΝanzichéΝdell’autoreΝΧperΝes.Ν RUSSELLO 1994a, invece
di EPICURO 1994a);40 ovviamenteΝtaleΝrinvioΝsaràΝusatoΝperΝriferirsiΝaΝunaΝpaginaΝdell’introduzioneΝoΝ
aΝunaΝnotaΝdelΝtraduttore,ΝmentreΝiΝpassiΝdell’operaΝsarannoΝcitatiΝsecondoΝlaΝregolaΝdiΝcitazioneΝdelΝ
suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, § 8.3).
Nel caso invece si lavori su testi datati (rinascimentali, moderni o contemporanei), il sistema
Autore-Anno potrà essere adottato solo in una forma mista che preveda (1) per le fonti lo stile Autore-Titolo secondo il cognomeΝ dell’autoreΝ Χnon del curatore o del traduttore, seΝ l’operaΝ èΝ citataΝ inΝ
traduzione), (2) per gli studi e lo strumentario, invece, lo stile Autore-Anno.41 N.B. Questo stile richiede necessariamente una bibliografia ragionata.
I diversi casi sono esemplificati nelle bibliografie associate a seguire (vedi infra, § 6.3).
6.2.3. A Numerazione Progressiva
Il sistema a Numerazione Progressiva o Autore-Numero (Vancouver System)42 è particolarmente
indicato per i saggi di bibliografia ragionata. Anche questo sistema come quello Autore-Anno richiede necessariamente una bibliografia finale. Infatti la prima volta che si rinvia a un testo o lo si
cita,ΝcosìΝcomeΝleΝvolteΝsuccessive,ΝilΝrimandoΝΧnelΝtestoΝoΝinΝnotaΨΝsiΝlimiteràΝalΝcognomeΝdell’autoreΝ
(in tondo o in maiuscoletto) seguito dal numero progressivo che lo identifica nella bibliografia finale, in parentesi quadre, e dal numero della pagina o delle pagine citate. Nella bibliografia finale associata a tale stile si troveranno i riferimenti bibliografici completi in un elenco ordinato.
Esempio
Genette [8], p. 153.
Nel caso si lavori su testi non datati (antichi o medievali), si adotterà il sistema a Numerazione Progressiva anche per le fonti.43 N.B. I riferimenti relativi alle fonti saranno indicati secondo il nome
del traduttoreΝanzichéΝdell’autoreΝΧperΝes.μΝNannini [3], invece di Platone [3]); ovviamente tale rinvio saràΝusatoΝperΝriferirsiΝaΝunaΝpaginaΝdell’introduzioneΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝtraduttore,ΝmentreΝiΝpassiΝ
dell’operaΝsarannoΝcitatiΝsecondoΝlaΝregolaΝdiΝcitazione del suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, §
8.3).
Nel caso si lavori su testi datati (rinascimentali, moderni o contemporanei), il sistema a Numerazione Progressiva può essere adottato soltanto in una forma mista che preveda (1) per le fonti
lo stile Autore-Titolo secondoΝilΝcognomeΝdell’autoreΝΧnon delΝcuratoreΝoΝdelΝtraduttore,ΝseΝl’operaΝèΝ
39
I commenti non datati fanno parte delle fonti.
TrovereteΝquest’usoΝΧdaΝevitareΨΝinΝalcuneΝbibliografie,ΝspecieΝdiΝlibriΝinΝinglese.
41
I commenti datati fanno parte degli studi.
42
Così detto perché codificato ufficialmente a Vancouver, BC, Canada nel 1978.
43
I commenti non datati fanno parte delle fonti.
40
Norme di Redazione
31
citata in traduzione), (2) per gli studi e lo strumentario, invece, lo stile Autore-Numero.44 N.B. Questo stile richiede necessariamente una bibliografia ragionata.
I diversi casi sono esemplificati nelle bibliografie associate a seguire.
6.3 Bibliografie associate
Ai tre sistemi di rimandi bibliografici studiati al § 6.2 sono associate tre distinte bibliografie finali.
6.3.1 Bibliografia Autore-Titolo
Per quanto riguarda il sistema Autore-Titolo, la bibliografia finale sarà un unico elenco in ordine alfabeticoΝperΝcognomeΝdell’autore.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoliΝpubblicatiΝ
inΝanniΝdiversi,Νl’ordineΝèΝcronologicoΝascendenteΝΧdalΝtitolo meno recente a quello più recente) in
base alle edizioni originali; se vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati nello stesso anno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝinΝbaseΝalleΝprimeΝparoleΝdelΝtitolo.
Esempio
Bibliografia di Lavoro
Abbagnano, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998.
Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71.
Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155.
Fusaro, Diego, La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006.
Hadot, Pierre, Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati Boringhieri, 2007.
Hacker, Peter M. S., Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press, 1986.
Hacker, Peter M. S., The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di), Ludwig
Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135.
Mancia, Mauro (a cura di), Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005.
Monk, Ray, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di
Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000.
Monk, Ray, Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero,
2008.
Pesce, Domenico, Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990.
Verde, Francesco, Epicuro, Roma: Carocci, 2013.
Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/.
Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di
Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964).
Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la
psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi,
1967, pp. 5-19.
6.3.2 Bibliografia Autore-Anno
Per quanto riguarda il sistema Autore-Anno, la bibliografia finale potrà assumere – e si dovrà necessariamente farlo nel caso di fonti datate (vedi supra, § 6.2.2) – la forma di una bibliografia ragionata ed essere quindi suddivisa in tre sezioni: (1) Fonti; (2) Studi e (3) Strumentario. In ogni sezioneΝ iΝ riferimentiΝ sarannoΝ datiΝ inΝ ordineΝ alfabeticoΝ perΝ cognomeΝ dell’autore,Ν mettendoΝ inΝ risaltoΝ
l’annoΝdiΝedizioneΝcomeΝnell’esempioΝaΝseguire.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoli pubblicatiΝinΝ anniΝ diversi,Νl’ordineΝèΝcronologicoΝascendenteΝΧdalΝ titoloΝ menoΝrecenteΝaΝquelloΝ
44
I commenti datati fanno parte degli studi.
Laboratorio di Filosofia
32
più recente) in base alle edizioni originali; se vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati
nelloΝstessoΝanno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝinΝbaseΝalleΝprimeΝparoleΝdelΝtitolo,ΝeΝall’annoΝdiΝedizione messo in risalto deve essere aggiunta una lettera progressiva (per es. 1986a, 1986b).
Esempi
Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
FERRARI, Franco (a cura di),
2011
Platone: Teeteto, Milano: BUR, 2011.
MCDOWELL, John (a cura di),
1973
Plato: Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 1973.
NANNINI, Simonetta (a cura di),
2007
Platone: Apologia di Socrate, Siena: Barbera, 2007.
NARCY, Michel (a cura di),
1994
Platon: Théétète, Paris: Flammarion, 1994.
SASSI, Maria Michela (a cura di),
1993
Platone: Apologia di Socrate / Critone, Milano: BUR, 1993.
2. Studi
BURNYEAT, Myles F.,
1977
Socratic Midwifery and Platonic Inspiration, «Bulletin of the Institute of Classical Studies», 24 (1977), pp. 7-16.
1997
The Impiety of Socrates, «Ancient Philosophy», 17 (1997), pp. 1-12.
MARASCO, Gabriele,
1976
I processi d’empietà nella democrazia ateniese, «Atene e Roma», 21 (1976), pp. 113131.
SEDLEY, David N.,
2004
The Midwife of Platonism: Text and Subtext in Plato’s Theaetetus, Oxford: Clarendon
Press, 2004.
STERN, Paul,
2002
The Philosophic Importance of Political Life: On the “Digression” in Plato’s Theaetetus, «The American Political Science Review», 96 (2002) 2, pp. 275-289.
3. Strumentario
LSJ45
LIDDELL, H. G. et al. (a cura di), A Greek-English Lexicon (19409), with a revised supplement, Oxford: Clarendon Press, 1996.
GI46
MONTANARI, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca (1995), Torino: Loescher, 20133.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71.
Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155.
Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di
Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964).
Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la
45
46
Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: LSJ, s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. LSJ, s.v. ἀλξή.
Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: GI, s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. GI, s.v. ἀλξή.
Norme di Redazione
33
psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi,
1967, pp. 5-19.
2. Studi
FUSARO, Diego,
2006
La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006.
HADOT, Pierre,
2007
Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati
Boringhieri, 2007.
HACKER, Peter M. S.,
1986a
Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press, 1986.
1986b
The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di), Ludwig Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135.
MANCIA, Mauro (a cura di),
2005
Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005.
MONK, Ray,
2000
Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di
Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000.
2008
Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero,
2008.
PESCE, Domenico,
1990
Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990.
VERDE, Francesco,
2013
Epicuro, Roma: Carocci, 2013.
3. Strumentario
ABBAGNANO, Nicola (a cura di),
1998
Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998.
Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
MILL, John Stuart, Della libertà, a cura di Max Lerner, con uno scritto di Luigi Einaudi, Firenze:
Sansoni, 1974.
MILL, John Stuart, Saggio sulla libertà, con una introduzione di Giulio Giorello e Marco Mondadori,
Milano: Il Saggiatore, 1981.
MILL, John Stuart, Utilitarismo, a cura di Enrico Musacchio, Bologna: Cappelli, 1981.
2. Studi
BERGER, Fred R.,
1984
Happiness, Justice, and Freedom: The Moral and Political Philosophy of John Stuart Mill,
Berkley: University of California Press, 1984.
CRESSATI, Claudio,
1988
La libertà e le sue garanzie: Il pensiero politico di John Stuart Mill, Bologna: il Mulino,
1988.
FAGIANI, Francesco,
1990
L’utilitarismo classico da Bentham a Sidgwick, Cosenza: Busento, 1990.
SKORUPSKI, John,
1989
John Stuart Mill, London: Routledge, 1989.
3. Strumentario
ABBAGNANO, Nicola (a cura di),
Laboratorio di Filosofia
34
1998
Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998.
Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/.
6.3.3 Bibliografia a Numerazione Progressiva
Anche per quanto riguarda il sistema a Numerazione Progressiva, la bibliografia finale potrà assumere – e si dovrà necessariamente farlo nel caso di fonti datate – la forma di una bibliografia ragionata ed essere quindi suddivisa in tre sezioni: (1) Fonti; (2) Studi e (3) Strumentario. In ogni sezione
iΝ riferimentiΝ sarannoΝ datiΝ inΝ ordineΝ alfabeticoΝ perΝ cognomeΝ dell’autore, preceduti da un numero
d’ordineΝinΝ parentesiΝquadreΝ aΝ numerazione progressiva (per es. [1] FERRARI,Ν…νΝ [β]Ν MCDOWELL,
…Ψ.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoliΝpubblicatiΝinΝanniΝdiversi,Νl’ordineΝèΝcronologico ascendente (dal titolo meno recente a quello più recente) in base alle edizioni originali; se
vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati nelloΝstessoΝanno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝ
in base alle prime parole del titolo.
Esempi
Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
[1] FERRARI, Franco (a cura di), Platone: Teeteto, Milano: BUR, 2011.
[2] MCDOWELL, John (a cura di), Plato: Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 1973.
[3] NANNINI, Simonetta (a cura di), Platone: Apologia di Socrate, Siena: Barbera, 2007.
[4] NARCY, Michel (a cura di), Platon: Théétète, Paris: Flammarion, 1994.
[5] SASSI, Maria Michela (a cura di), Platone: Apologia di Socrate / Critone, Milano: BUR, 1993.
2. Studi
[6] BURNYEAT, Myles F., Socratic Midwifery and Platonic Inspiration, «Bulletin of the Institute
of Classical Studies», 24 (1977), pp. 7-16.
[7] BURNYEAT, Myles F., The Impiety of Socrates, «Ancient Philosophy», 17 (1997), pp. 1-12.
[8] MARASCO, Gabriele, I processi d’empietà nella democrazia ateniese, «Atene e Roma», 21
(1976), pp. 113-131.
[9] SEDLEY, David N., The Midwife of Platonism: Text and Subtext in Plato’s Theaetetus, Oxford:
Clarendon Press, 2004.
[10] STERN, Paul, The Philosophic Importance of Political Life: On the “Digression” in Plato’s
Theaetetus, «The American Political Science Review», 96 (2002) 2, pp. 275-289.
3. Strumentario
[11] LIDDELL, H. G. et al. (a cura di), A Greek-English Lexicon [LSJ]47 (19409), with a revised supplement, Oxford: Clarendon Press, 1996.
[12] MONTANARI, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca [GI]48 (1995), Torino: Loescher, 20133.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71.
Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta
47
48
Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: LSJ [11], s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. LSJ [11], s.v. ἀλξή.
Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: GI [12], s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. GI [12], s.v. ἀλξή.
Norme di Redazione
35
Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155.
Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di
Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964).
Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la
psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi,
1967, pp. 5-19.
2. Studi
[1] FUSARO, Diego, La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione
di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006.
[2] HADOT, Pierre, Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati Boringhieri, 2007.
[3] HACKER, Peter M. S., Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press,
1986.
[4] HACKER, Peter M. S., The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di),
Ludwig Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135.
[5] MANCIA, Mauro (a cura di), Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005.
[6] MONK, Ray, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000.
[7] MONK, Ray, Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero, 2008.
[8] PESCE, Domenico, Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990.
[9] VERDE, Francesco, Epicuro, Roma: Carocci, 2013.
3. Strumentario
[10] ABBAGNANO, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata
da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998.
[11] Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro
1. Fonti
MILL, John Stuart, Della libertà, a cura di Max Lerner, con uno scritto di Luigi Einaudi, Firenze:
Sansoni, 1974.
MILL, John Stuart, Saggio sulla libertà, con una introduzione di Giulio Giorello e Marco Mondadori,
Milano: Il Saggiatore, 1981.
MILL, John Stuart, Utilitarismo, a cura di Enrico Musacchio, Bologna: Cappelli, 1981.
2. Studi
[1] BERGER, Fred R., Happiness, Justice, and Freedom: The Moral and Political Philosophy of
John Stuart Mill, Berkley: University of California Press, 1984.
[2] CRESSATI, Claudio, La libertà e le sue garanzie: Il pensiero politico di John Stuart Mill, Bologna: il Mulino, 1988.
[3] FAGIANI, Francesco, L’utilitarismo classico da Bentham a Sidgwick, Cosenza: Busento, 1990.
[4] SKORUPSKI, John, John Stuart Mill, London: Routledge, 1989.
3. Strumentario
[5] ABBAGNANO, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata
da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998.
[6] Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/.
Laboratorio di Filosofia
36
7. VARIA
7.1 Proscribenda, ovvero scelte stilistiche da evitare
(a) Evitare le frasi fatte del parlato e i clichés tipici della lingua dei media, della pubblicità e dello
stileΝburocraticoμΝ l’effettoΝcheΝproduconoΝèΝquelloΝdiΝ unoΝstileΝespositivoΝeΝargomentativoΝscialbo,Ν
ripetitivo e in definitiva trascurato.
ΧbΨΝ EvitareΝ paroleΝ inutili,Ν ridondanze,Ν ripetizioni,Ν formuleΝ diΝ modestiaΝ eccessiveΝ ΧperΝ es.Ν ‘aΝ mioΝ
sommessoΝparere’Ψ,ΝeΝperifrasiΝattenuativeΝartificioseΝΧperΝes.Ν‘pensoΝdiΝpoterΝdire’ΨνΝevitareΝinoltreΝiΝ
barbarismi (cioè prestiti e calchi da lingue straniere) quando esiste in italiano una parola (migliore)
corrispondente (per es. non ‘supportareΝunaΝtesi’Νma ‘sostenereΝunaΝtesi’Ψ.
ΧcΨΝEvitareΝilΝpluraleΝdiΝmodestia,ΝcioèΝl’usoΝdelΝpronomeΝ‘noi’ΝinΝluogoΝdel pronome ‘io’ΝperΝaffettazione di umiltà. Si può inveceΝusareμΝΧ1ΨΝilΝ‘noi’ΝcosiddettoΝ«inclusivo»,ΝquandoΝsiΝvuoleΝcoinvolgere il lettore nel proprio lavoro (come nel caso dell’insegnanteΝ che inΝ classeΝ diceμΝ «Quest’annoΝ
leggeremo le Meditazioni Metafisiche di Cartesio»); (2) la prima persona singolare, purché in modo
nonΝinsistenteΝoΝaffettatoΝΧ‘InΝquestoΝsaggioΝsosterròΝlaΝseguenteΝtesi’ΨνΝΧγΨΝlaΝformaΝimpersonaleΝΧ‘InΝ
questoΝsaggioΝsiΝsosterràΝlaΝseguenteΝtesi’Ψ.ΝN.B. Il suggerimento di usare sempre la forma impersonale al posto della prima persona singolare è ormai desueto.
ΧdΨΝEvitareΝl’usoΝcolloquialeΝdellaΝlocuzioneΝ‘riguardoΝa’μΝ non ‘riguardoΝil temaΝinΝ esame’Ν ma ‘riguardo al temaΝinΝesame’.ΝN.B. ωomeΝsinonimoΝdiΝ‘riguardoΝa’ΝevitareΝ‘aΝriguardoΝdi’.ΝωomeΝsinonimoΝdiΝ‘aΝquestoΝproposito’,ΝusareΝ‘al riguardo’,ΝnonΝ‘a riguardo’.
7.2 Uso del linguaggio di genere
PerΝ‘linguaggioΝdiΝgenere’ΝsiΝintendeΝl’usoΝ«delΝgenere naturale [ingl. gender] di alcuni nomi, cioè
del genere che distingue effettivamente gli appartenenti ai due sessi (e non il genere grammaticale,
che convenzionalmente possiedono tutti i nomi, anche quelli che designano oggetti inanimati»
(BELTRAMO/NESCI 2011, p. 981). A questo proposito, è raccomandabile un uso del linguaggio di
genere (e in particolare di elementi morfologici come le desinenze maschili e femminili) che non
discrimini le persone di sesso femminile privilegiando il genere maschile e tramandando tutta una
serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne. Lo scopo è quello di evitare il «sessismo linguistico» e di fare un uso della lingua rispettoso di entrambi i generi.
Semplificando una materia certamente complessa, si possono dare almeno le seguenti indicazioni:
(a) NonΝusateΝ‘l’uomo’ seΝvoleteΝriferirviΝaΝuominiΝeΝdonne.ΝTraΝl’altro,ΝinΝfilosofia,ΝsiΝtrattaΝspessoΝ
di una cattiva traduzione del greco ánthropos, del latino homo o del tedesco Mensch, che invece sono termini inclusivi (e distinti quindi da anér, vir e Mann). In alternativa,Ν ‘l’essereΝ umano’Ν oΝ
‘l’individuo’,Ν‘la persona’,Ν‘leΝpersone’ΝoΝappuntoΝ‘gliΝuominiΝeΝleΝdonne’ΝoΝ‘leΝdonneΝeΝgliΝuomini’
vanno bene in quasi ogni contesto.
(b) NonΝ usateΝ l’articoloΝ perΝ iΝ nomiΝ propri femminili: non ‘laΝ χrendt’, ma ‘Hannah Arendt’ o
‘χrendt’. N.B. Quest’usoΝdell’articoloΝdeterminativoΝdavantiΝaiΝnomiΝpropriΝfemminili è un errore
non solo per quanto riguarda il linguaggio di genere naturale, ma anche per quello di genere grammaticale: infatti la grammatica della lingua italiana vieta come localismo linguistico, cioè come praticaΝcomuneΝlocaleΝdellaΝlinguaΝparlata,Νl’usoΝdell’articoloΝdeterminativoΝdavantiΝaiΝnomiΝpropriΝ di
persona in generale, sia maschili sia femminili;
(c) Usate per quanto possibile il femminile per nomi di professioni e ruoli, laddove previsto dalla
linguaμΝperΝes.Ν‘laΝprofessoressa’,Ν‘laΝscienziata’,Ν‘laΝdottoressa’, ecc.
7.3 Raccomandazioni finali
(a) Quando avete pronta una stesura del saggio, non rivedetela a video, ma stampatela e rivedetela
sulla copia cartacea. Il lavoro di revisione sia della forma sia del contenuto è fondamentale per la
riuscita del saggio. Se è possibile, fate leggere il vostro lavoro a qualcuno in grado di darvi suggerimenti sia di forma sia di contenuto.
Norme di Redazione
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(b) Cercate di dare un contributo che sia vero, cioè (1) non dite ciò che ritenete essere falso e (2)
non dite ciò per cui non avete prove adeguate.
(c) Siate pertinenti, non divagate.
ΧdΨΝSiateΝperspicui,ΝcioèΝΧ1ΨΝevitateΝl’oscuritàΝdiΝespressione,ΝΧβΨΝevitateΝl’ambiguità,ΝΧγΨΝsiate brevi
(evitate la prolissitàΨ,ΝΧζΨΝsiateΝordinatiΝnell’esposizione.
(e) Be Polite! (Siate cortesi!) (Paul Grice [1967])
8. APPENDICI
8.1 Abbreviazioni
Usare la forma corrente delle abbreviazioni. Se ne dà un elenco (quello della casa editrice Olschki
di Firenze), che vuol essere solo indicativo. Per altre abbreviazioni, ordinarie e non, cfr. LESINA
1994, cap. 9, e BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 27-31.
a. anno
n.n. non numerato
a.C. avanti Cristo
nota o n. (a scelta)
an. anonimo
N.S. Nuova Serie
app. appendice
op. opera
art. articolo
op. cit. opere citato
ca circa
p. pagina
cap. capitolo
pp. pagine
cfr. confronta
passim (citazione frequente)
cit. citato
r recto
cl. classe
s. seguente
cm, m, km centimetro ecc. (non puntati)
ss. seguenti
cod. codice
S. Serie
col. colonna
s.d. senza data di stampa
d.C. dopo Cristo
s.e. senzaΝindicazioneΝdell’editore
ecc. eccetera
s.l. sine loco (senza luogo di stampa)
ed. edizione
sec. secolo
es. esempio
sez. sezione
f. foglio
suppl. supplemento
fig. figura
t. tomo
f.t. fuori testo
tab. tabella
ibid. ibidem (per indicare lo stesso passo)
tav. tavola
Id. Idem (per indicare lo stesso autore)
tit. titolo
ivi (per indicare un passo diverso nella stessa trad. traduzione
opera)
loc. cit. loco citato
v verso (manoscritti)
misc. miscellanea
v. verso (poesia)
ms. manoscritto
vol. volume
n. numero
Simboli
Per un vasto repertorio di simboli scientifici (matematici, logici, fisici, ecc.) e particolari cfr. BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 137-138 (Caratteri Particolari) e 991-1010 (Simboli Scientifici).
I simboli di tastiera § e & stannoΝrispettivamenteΝperΝ‘paragrafo’ΝeΝ‘and’.Ν‘Paragrafo’ΝΧ§ΨΝsiΝabbreviaΝ
ancheΝconΝ‘par.’,Ν‘paragrafi’ΝΧ§§ΨΝconΝ‘parr.’.ΝPerΝiΝcapoversi,Νinvece,ΝilΝsimboloΝèΝilΝpiedeΝdiΝpulceΝ¶
(ingl. pilcrow).
Laboratorio di Filosofia
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L’uso di ivi e ibidem
Ibidem (o ibid., dal latino ibidem,Ν‘nelloΝstessoΝluogo’Ψ
SiΝusaΝinΝnotaΝperΝriferirsiΝaΝun’operaΝcitataΝnella no- SiΝ usaΝ inΝ notaΝ perΝ riferirsiΝ aΝ un’operaΝ citataΝ
ta immediatamente precedente, quando varia la pa- nella nota immediatamente precedente, quangina o il volume (o nei classici greci e latini pagina, do la pagina o il volume (o nei classici greci e
sezione o righi citati).
latini pagina, sezione o righi citati) sono gli
stessi.
Esempio
Esempio
1
CAPITONI 2013, p. 88.
2
1
Cfr. ivi, pp. 86-93.
CAPITONI 2013, p. 87 n. 118.
3
2
Pl. R. VII 514a1-517c5.
Ibid.
4
3
Ivi, 518a-b.
Pl. R. VII 518a ss.
4
Cfr. ibidem.
Ivi
N.B. Ivi e ibidem vogliono la lettera maiuscola solo a inizio periodo. In alcune pubblicazioni troverete i due usi invertiti (ivi al posto di ibidem e viceversa), ma è un esempio errato da non seguire.
8.2 Accenti e Apostrofo
δ’accento, che segnala la vocale tonica, va indicato obbligatoriamente, sotto forma di accento grave
(`) oppure acuto (´):
su alcuni monosillabi, per non confonderli con altri di diverso significato che si scrivono alloΝstessoΝmodo,ΝmaΝsenzaΝsegnoΝdell’accentoμ
ché (cong. causale)
che (cong., pron.)
dà (ind. pres. dare)
da (prep.)
da’ (imp. pres. dare)
dì (sost.)
di (prep.)
di’ (imp. pres. dire)
è (ind. pres. essere)
e (cong.)
là (avv.)
la (art., pron., sost.)
né (cong.)
ne (pron.)
sé (pron. tonico)
se (cong., pron. atono)
sì (inter.)
si (pron., sost.)
tè (sost.)
te (pron.)
Sui monosillabi chiù, ciò, diè, fé, già, giù, piè, più, può, scià.
Su tutte le parole tronche (in cui l’accentoΝcadeΝsullaΝvocaleΝfinaleΨ.
IlΝsegnoΝdell’accentoΝèΝsempreΝgraveΝsulleΝvocaliΝà, ì, ò, ù.
Sulla vocale e è grave (è) se la vocale è aperta, acuto (é) se la vocale è chiusa. In particolare:
è grave nelle parole: ahimè, caffè, canapè, cioè, coccodè, diè, gilè, lacchè, ohimè, tè; nei
francesismi come bebè, cabarè, purè; in molti nomi propri come Giosuè, Mosè, Salomè;
è acuto nelle parole: mercé, né, scimpanzé, sé, testé; in ché e relativi composti (affinché,
perché, poiché, sicché); in fé e composti (affé, autodafé); nei composti di re (viceré) e di
tre (trentatré); nelle forme verbali del passato remoto (credé, poté, sapé) tranne diè.
N.B. Sé stesso / se stessoμΝσell’usoΝcorrenteΝprevaleΝlaΝformaΝnonΝaccentata,ΝmaΝleΝgrammaticheΝeΝiΝ
grandi dizionari dell’italianoΝcontemporaneoΝraccomandanoΝquellaΝconΝl’accentoΝΧsé stesso, sé stessa, sé stessi, sé stesse), perché il pronome sé in tutti gli altri contesti va sempre accentato per non
confonderlo con la congiunzione se e, come scrive Luca Serianni (1997, p. 589), «[n]on vale osservare che la presenza di stesso eliminaΝ quest’ambiguitàμΝ conΝ laΝ stessaΝ logicaΝ dovremmoΝ togliereΝ
l’accentoΝaΝsì quandoΝcostituisceΝun’unicaΝfrase,ΝperchéΝilΝcontestoΝciΝimpedisceΝdiΝpensareΝalΝpro-
Norme di Redazione
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nome riflessivo si».ΝInsommaΝl’usoΝsenzaΝaccentoΝinΝquest’unicoΝcasoΝintrodurrebbeΝunaΝinutileΝvariante di parola. In ogni caso, allo stato attuale sono ammesse entrambe le forme.
È facoltativo distinguere tra suono aperto e chiuso della vocale o per distinguere diversi significati
delle parole (per es. colto e còlto).
Non previste dalla norma UNI, ma diffusamente praticate, sono le indicazioni degli accenti su
parole piane (che di regola non dovrebbero recare indicazione di accento tonico), quando servono a
eliminare ambiguità di significato: princìpi, per distinguere da principi (sdrucciola, scritta senza
accento); subìto (part. pass. di subire) per distinguere da subito (sdrucciola, avv. scritto di solito
senza accento, ma raramente anche sùbito).
L’apostrofo è il segno grafico in apice identico alla virgoletta semplice destra (’) che segnala i casi
di elisione49 (l’apostrofo, un’elisione) e di troncamento se a cadere è una sillaba intera (un po’ di
pazienza, anziché un poco di pazienza). Quando segnala un’elisione,Νl’apostrofoΝvaΝsempreΝunitoΝsiaΝ
alla parola che precede sia a quella che segue, senza lasciare spazi (un’anfora); se invece segnala il
troncamentoΝdiΝ unaΝinteraΝsillaba,Νl’apostrofoΝvaΝ unitoΝallaΝparolaΝcheΝprecedeΝeΝseparatoΝ conΝunoΝ
spazio dalla parola che segue (un po’ di astuzia).
ωonΝiΝnumeri,Νl’apostrofoΝsiΝusaΝdavantiΝaΝquelliΝscrittiΝinΝcifreΝcheΝsianoΝlettiΝconΝvocaleΝiniziale (l’VIII secolo a.C., l’89); inoltre, si usa anche per indicare anni (il ’68) o periodi (il ’500).
N.B. (a) Non vanno mai elisi gli articoli determinativiΝpluraliΝ‘gli’ΝeΝ‘le’μΝgli italiani e non
gl’italiani, le eliche e non l’eliche.ΝΧbΨΝGliΝaggettiviΝ‘tale’ΝeΝ‘quale’ΝnonΝsiΝapostrofanoΝmaiΝΧqual è e
non qual’è, un tal uomo e non un tal’uomo).
8.3 Regola di citazione
Alcuni classici della filosofia (in particolare greci e latini, ma anche medievali, rinascimentali e
moderni) si citano in base a una regola di citazione universale normalmente riprodotta nelle varie
edizioniΝeΝtraduzioni,ΝeΝrisalenteΝaΝun’edizioneΝdiΝriferimento.ΝPertanto,Νqueste fonti non vanno citate
in base alla pagina della traduzione, che tuttavia può essere aggiunta, in alcuni casi, in parentesi,
dopo la paginatura standard. Qui diamo solo alcuni esempi fra i più noti e ricorrenti, ma è bene sapere per ogni classico della filosofia se vi è una regola di citazione universale: per questo consultate
l’insegnante di riferimento.
N.B. Qualora non vi fosse una regola di citazione universale, citare per esteso il nome
dell’autoreΝeΝilΝtitoloΝdell’operaΝseguitiΝdall’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝdell’edizioneΝoΝ
traduzione adottata.
8.3.1 Presocratici
Per i Presocratici, cioè per i filosofi greci che vengono prima non di Socrate ma dei Socratici, si segueΝl’edizioneΝdiΝHermannΝDielsΝeΝWaltherΝKranzΝΧ1λη1-19526) delle testimonianze e dei frammenti,ΝindicandoΝprimaΝilΝnumeroΝd’ordineΝdell’autoreΝcitatoνΝpoi di seguito le lettere maiuscole A se si
trattaΝdiΝ unaΝtestimonianza,ΝψΝseΝsiΝ trattaΝdiΝ unΝframmento,Ν ωΝseΝsiΝ trattaΝdiΝ un’imitazioneνΝinfine,Ν
sempre di seguito, il numero del frammento e, lasciando uno spazio, le lettere maiuscole DK (le iniziali dei cognomi degli editori): per esempio, volendo citare il primo frammento di Eraclito, si scriverà: Eraclito 22B1 DK (o in forma abbreviata: Heraclit. 22B1 DK), e qualora si voglia citare il
primo verso del primo frammento di Parmenide, si scriverà: Parmenide 28B1.1 DK (o in forma abbreviata: Parm. 28B1.1 DK).
8.3.2 Platone
PlatoneΝsiΝcitaΝseguendoΝlaΝpaginaturaΝStephanus,ΝcioèΝquellaΝdell’edizioneΝinΝtreΝvolumiΝdiΝtutteΝleΝ
opere di Platone pubblicata a Ginevra nel 1578 da Henri II Estienne (Henricus Stephanus) e che
PerΝ‘elisione’ΝsiΝintendeΝlaΝcadutaΝdellaΝvocaleΝfinaleΝdiΝunaΝparolaΝdavantiΝaΝun’altraΝparolaΝcheΝiniziaΝaΝsuaΝvoltaΝperΝ
vocale.
49
Laboratorio di Filosofia
40
compare in tutte le traduzioni moderne. Si deve indicare pertantoΝlaΝpaginaΝdell’edizioneΝStephanus,Ν
seguita immediatamente dalla lettera (maiuscola o minuscola) della sezione e dal numero del rigo:
perΝes.,ΝvolendoΝcitareΝl’inizioΝdelΝTeeteto, si scriverà: Platone, Teeteto, 142a1 o 142A1 (o in forma
abbreviata: Pl. Tht. 142a1). Per ogni pagina Stephanus vi sono cinque sezioni dalla a alla e di circa
10 righi di testo greco ciascuna, e quindi una pagina Stephanus contiene 50 righi circa di testo greco. Le opere divise in libri (Repubblica e Leggi) vanno citate premettendo sempre alla pagina StephanusΝl’indicazioneΝdelΝlibroΝinΝnumeroΝromano,ΝperΝes.ΝPlatone,ΝRepubblica, I 327a1-4 (o in forma
abbreviata: Pl. R. I 327a1-4; Pl. Lg. II 652a-c).
8.3.3 Aristotele
Aristotele si cita seguendo la paginatura Bekker, cioè quellaΝdell’edizioneΝcriticaΝinΝdueΝvolumiΝdiΝ
tutte le opere conservate di Aristotele pubblicata a Berlino nel 1831 da Immanuel Bekker e che
compareΝ inΝ tutteΝ leΝ traduzioniΝ moderne.Ν SiΝ deveΝ indicareΝ pertantoΝ laΝ paginaΝ dell’edizioneΝ ψekker,Ν
seguita immediatamente dalla lettera minuscola della colonna (a o b) e dal numero del rigo o dei righiμΝ perΝ es.,Ν volendoΝ citareΝ l’inizioΝ dell’Etica Nicomachea, si scriverà: Aristotele, Etica Nicomachea, I 1, 1094a1-5 (o 1094a1-5) (o in forma abbreviata: Arist. EN I 1, 1094a1-5). Ogni pagina
Bekker è divisa in due colonne (a e b) di 30 righi circa di testo greco, e quindi una pagina Bekker
contiene 60 righi circa di testo greco. Le opere divise in capitoli vanno citate premettendo sempre
allaΝpaginaΝψekkerΝl’indicazioneΝdelΝcapitolo in cifra araba, per es. Aristotele, Categorie, 1, 1a1 (o
1a1) (o in forma abbreviata: Arist. Cat. 1, 1a1). Le opere divise in libri e capitoli vanno citate premettendoΝsempreΝallaΝpaginaΝψekkerΝl’indicazioneΝdelΝlibroΝinΝnumeroΝromanoΝseguitaΝdaΝquella del
capitolo in cifra araba, per es. Aristotele, Analitici Primi, I 1, 24a10 (o 24a10) (o in forma abbreviata: Arist. APr. I 1, 24a10).
Abbreviazioni
Abbreviazioni
|
↓¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ↓
Compendi
↓
abbreviazioni
puntate
↓
es. Arist.
Sigle
o
Acronimi
↓
abbreviazioni
non puntate
↓
es. EN
(genere)
(specie)
Autori greci e latini
Per i nomi degli autori greci e i titoli delle loro opere seguire le abbreviazioni del LSJ1
(http://www.tlg.uci.edu/lsj/05-general_abbreviations.htmlΨΝ oΝ dell’Oxford Classical Dictionary
(OCD),2 da integrarsi con quelle di G. W. H. Lampe, A Patristic Greek Lexicon, per gli autori cristiani e con quelle del siglario di K. Ziegler per i Moralia di Plutarco.
PerΝiΝnomiΝdegliΝautoriΝlatiniΝeΝiΝtitoliΝdelleΝloroΝopereΝseguireΝleΝabbreviazioniΝdell’Oxford Latin Dictionary a cura di P. G. W. Glare, da integrarsi, quando occorre, con quelle del Thesaurus Linguae
Latinae.
____________
1
H. G. Liddell, R. Scott and H. Stuart Jones, A Greek-English Lexicon , 9th edition, Oxford: Clarendon Press,
1940, with a revised supplement edited by P. G. W. Glare, with the assistance of A. A. Thompson, Oxford:
Clarendon Press, 1996.
Norme di Redazione
41
2
Simon Hornblower and Antony Spawforth (a cura di), The Oxford Classical Dictionary, 3rd revised edition,
Oxford: Oxford University Press, 2003.
8.3.4 Descartes
δ’edizioneΝcriticaΝdiΝ riferimentoΝ delleΝopereΝdiΝ DescartesΝèΝquellaΝinΝ 1βΝvolumiΝ curataΝdaΝωharlesΝ
Adam e Paul Tannery (AT):
Charles Adam e Paul Tannery (a cura di), Œuvres de Descartes, 12 voll., Paris: Cerf, 1897-1913
/ Nouvelle présentation en co-édition avec le Centre National de la Recherche Scientifique, Paris: Vrin, 1964-1974.
VolendoΝcitare,ΝperΝesempio,Νl’inizioΝdellaΝPrima Meditazione,ΝsiΝciteràΝilΝvolumeΝdell’edizioneΝχTΝ
in numeri romani (VII) seguito dal numero della pagina o delle pagine in cifre arabe (7-8) e
dall’acronimoΝ‘χT’μ
René Descartes, Meditazioni Metafisiche, VII 7-8 AT,
aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ
della traduzione adottata (trad. it. di Sergio Landucci, p. 27).
8.3.5 Kant
Della Critica della ragion pura (KrV)50 diΝKantΝesistono,Νcom’èΝnoto,ΝdueΝedizioniΝoriginaliμΝlaΝprima pubblicata a Riga nel 1781, la seconda pubblicata sempre a Riga nel 1787 ma profondamente
modificata rispetto alla prima. Le due edizioni sono contrassegnate convenzionalmente la prima con
laΝletteraΝχ,ΝlaΝsecondaΝconΝlaΝletteraΝψ.ΝχΝmargineΝdelΝtestoΝdell’originaleΝtedescoΝeΝdiΝalcuneΝtraduzioniΝitalianeΝtrovereteΝinsiemeΝsiaΝl’indicazioneΝdelleΝedizioniΝΧA e B) sia la rispettiva numerazione
delle pagine. Volendo citare, per esempio, una pagina della Dottrina degli Elementi, comune alle
due edizioni, si citeranno le paginature di entrambe:
Immanuel Kant, Critica della ragion pura, A 22, B 37,
oppure, in forma abbreviata,
Kant, KrV A 22, B 37,
aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ
della traduzione adottata (trad. it. di Costantino Esposito, p. 117).
8.3.6 Wittgenstein
Il Tractatus Logico-Philosophicus (TLP) di Wittgenstein si compone di 526 proposizioni numerate
con numerazione strutturata o decimale. La regola di citazione è data pertanto dalla sequenza numerica che individua la posizione di ciascuna proposizione:
Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus, 6.54,
oppure, in forma abbreviata,
Wittgenstein, TLP 6.54,
aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ
della traduzione adottata (trad. it. di Amedeo G. Conte, p. 109).
50
δ’abbreviazioneΝ‘KrV’ΝstaΝperΝ‘Kritik der reinen Vernunft’ΝΧ‘Critica della ragion pura’).
Laboratorio di Filosofia
42
8.4 Traslitterazione del greco antico
Per la traslitterazione del greco antico seguire la tabella qui riprodotta secondo le Direttive ISO (e
non le tabelle che trovate comunemente sui manuali di scrittura e di stile). N.B. (a) il greco traslitterato va sempre in corsivo (vedi supra, § 3.1ΨνΝ ΧbΨΝ inΝ alcuneΝ pubblicazioniΝ italianeΝ trovereteΝ laΝ υΝ
(ypsilón), quando non è parte di un dittongo, traslitterata con u anziché con y (per es. hule invece di
hyle,Ν‘materia’ΨμΝèΝunΝanglismoΝΧeΝunΝfrancesismoΨΝda evitare.
Γ
Θ
Ι
Κ
α
ί
ΰ
A
B
G
α
β
γ
δ
ε
D
E
Z
E
Th
I
K
Λ
Μ
Ν
Ξ
Ο
Π
Ρ
Ῥ
Σ
Τ
ζ
η
θ
ι
κ
π
λ
ῥ
υ
L
M
N
X
O
P
R
Rh
S
T
Y
Φ
Υ
Φ
Χ
φ
ξ
ο
π
Ph
Ch
Ps
O
Ν/Νμ
a
b
g
(n davantiΝaΝΰ,Νε,ΝιΝeΝξΨ
d
e
z
e
th
i
k
(c davantiΝaΝξΨ
l
m
n
x
o
p
r
rh
s
t
y
(u nei dittonghi)
ph
ch
ps
o
N.B. In caso di ambiguità, le vocali lunghe β e π vanno traslitterate ē e ō (per es. ethos/ēthos); i dittonghi impropri ᾳ, ῃ e ῳ si traslitterano rispettivamente a(i), e(i), o(i). La dieresi (¨) e lo spirito dolce (᾿) si omettono, lo spirito aspro (῾) si rende con h. Gli accenti si omettono nelle parole piane (per
es. physis, eleutheria), vanno indicati invece nelle parole sdrucciole (per es. ánthropos, éumorphos,
oúreios) e tronche (per es. phygé).
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QuandoΝneiΝdatiΝbibliograficiΝèΝgiàΝindicatoΝilΝnumeroΝdell’edizione,ΝnonΝèΝnecessarioΝriportarloΝancheΝinΝesponente.