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Alma Mater Studiorum-Università di Bologna Dipartimento di Filosofia e Comunicazione Corso di Laurea in Filosofia LABORATORIO DI FILOSOFIA NORME DI REDAZIONE DEL SAGGIO FINALE Anno Accademico 2014/15 In copertina: Atena Pensosa (460 a.C. ca), χtene,ΝεuseoΝdell’χcropoli. © Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, Corso di Laurea in Filosofia, a.a. 2014/15 [Die Substanz] ist Form und Inhalt. [La sostanza] è forma e contenuto. Ludwig Wittgenstein The fundamental rule of writing is that the writer should pay attention to his words, so as to leave the reader free to concentrate on the thoughts expressed. Your reader ought never to have to pause to consider what thought is being expressed; if he does, you have failed as a writer. Michael Dummett Vulgarity is lack of respect for excellence. M. W. Barnes INDICE1 0. PREMESSA 1. INTRODUZIONE 1.1 Lunghezza del saggio 1.2 Impostazione della pagina 1.3 Stampa e consegna 2. STRUTTURA E COMPONENTI DEL SAGGIO 2.1 Copertina 2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe}2 2.3 Sommario e {Abstract} 2.4 Testo 2.4.1 Introduzione 2.4.2 Trattazione o Corpo del Testo 2.4.3 Conclusione 2.5 Note a piè di pagina 2.6 {Appendici} 2.7 Bibliografia di Lavoro 3. STILI DEI CARATTERI 3.1 Corsivo 3.2 Grassetto e Maiuscoletto 3.3 Sottolineato e Spazieggiato 4. PUNTEGGIATURA 4.1 Punto fermo 4.2 Virgola 4.3 Punto e virgola 4.4 Due punti 4.5 Puntini di sospensione 4.6 Parentesi 4.7 Barra obliqua o sbarretta 4.8 Virgolette 5. NORME GRAMMATICALI E ORTOGRAFICHE 5.1 Accenti e Apostrofo 5.2 Sillabazione 5.3 D eufonica 5.4 Maiuscola iniziale 6. BIBLIOGRAFIA E SISTEMI DI RIMANDI BIBLIOGRAFICI 6.1 Bibliografia di Lavoro e Saggio Bibliografico 6.1.1 Libri (1) Monografie (2) Raccolte di saggi (3) Traduzioni e commenti 6.1.2 Articoli di riviste, periodici e quotidiani 6.1.3 Recensioni e tesi 6.1.4 Voci enciclopediche e di dizionario 6.1.5 Fonti legislative o istituzionali 1 p. 5 p. 5 p. 5 p. 5 p. 6 p. 7 p. 8 p. 9 p. 10 p. 10 p. 11 p. 11 p. 11 p. 13 p. 14 p. 14 p. 14 p. 14 p. 16 p. 16 p. 16 p. 17 p. 17 p. 17 p. 17 p. 18 p. 18 p. 18 p. 18 p. 21 p. 21 p. 21 p. 21 p. 21 p. 21 p. 21 p. 22 p. 22 p. 23 p. 24 p. 25 p. 25 p. 26 p. 27 Questo indice è proprio di un testo regolativo, cioè è un elenco numerato dei paragrafi che compongono il testo. Differisce,ΝperΝesempio,Νdall’indiceΝdiΝunaΝtesiΝoΝdiΝunΝlibroΝperchéΝinΝessi,Νnormalmente,Νprefazione,Νintroduzione,Νconclusione, bibliografia e appendici non sono numerati. 2 σelΝpresenteΝdocumento,ΝleΝparentesiΝgraffeΝ{…}ΝracchiudonoΝunΝelementoΝfacoltativo. 6.1.6 Pubblicazioni on line Sistemi di Rimandi Bibliografici 6.2.1 Autore-Titolo 6.2.2 Autore-Anno 6.2.3 A Numerazione Progressiva 6.3 Bibliografie associate 6.3.1 Bibliografia Autore-Titolo 6.3.2 Bibliografia Autore-Anno 6.3.3 Bibliografia a Numerazione Progressiva 7. VARIA 7.1 Proscribenda, ovvero scelte stilistiche da evitare 7.2 Uso del linguaggio di genere 7.3 Raccomandazioni finali 8. APPENDICI 8.1 Abbreviazioni 8.2 Accenti e Apostrofo 8.3 Regola di citazione 8.3.1 Presocratici 8.3.2 Platone 8.3.3 Aristotele 8.3.4 Descartes 8.3.5 Kant 8.3.6 Wittgenstein 8.4 Traslitterazione del greco antico 9. BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA 6.2 p. 28 p. 28 p. 28 p. 29 p. 30 p. 31 p. 31 p. 31 p. 34 p. 36 p. 36 p. 36 p. 36 p. 37 p. 37 p. 38 p. 39 p. 39 p. 39 p. 40 p. 41 p. 41 p. 41 p. 42 p. 42 5 0. PREMESSA Le norme di redazione sono convenzioni che variano a seconda dei committenti, delle tipologie di testo e delle lingue in cui si scrive.3 SeΝèΝsenz’altroΝutileΝeΝimportanteΝacquisireΝunaΝcertaΝfamiliaritàΝ con le diverse convenzioni di redazione attualmente in uso in italiano e nelle altre lingue, è tuttavia necessario applicare di volta in volta quelle richieste dal committente, dalla tipologia di testo e dalla lingua in cui si scrive. Qui trovate elencate le principali norme di redazione da rispettare nel redigere il vostro lavoro per il Laboratorio di Filosofia. Tali norme sono state scelte fra quelle che ci sono sembrateΝmaggiormenteΝinΝusoΝoggiΝnell’editoriaΝeΝnelleΝtesiΝdiΝlaureaΝoΝdottoratoΝitaliane,ΝinΝparticolareΝnell’ambitoΝdelleΝdisciplineΝumanistiche,ΝeΝpiùΝrispondentiΝallaΝtipologiaΝdi testo – un saggio breve di argomento filosofico – che siete chiamati a scrivere. Sono state indicate in nota le varianti principaliΝrispettoΝalloΝstileΝtipograficoΝadottato,ΝmaΝsaràΝcompitoΝdell’insegnanteΝdelΝδaboratorioΝdiΝ Scrittura rendervi consapevoli dei vari stili tipografici oggi in uso. Il testo che state leggendo è redattoΝperΝloΝpiùΝsecondoΝleΝnormeΝcheΝprescriveΝΧconΝqualcheΝvariante,ΝperΝes.Νl’usoΝdell’interlineaΝ singola) e può quindi essere preso a modello della loro applicazione, anche se non si tratta di un testo argomentativo o espositivo come il saggio filosofico, ma di un testo regolativo o normativo (con qualche elemento didascalico proprio di un manuale di scrittura). IlΝprincipioΝcheΝregolaΝl’applicazioneΝdelleΝnormeΝdiΝredazioneΝèΝquello di uniformità: le norme devono essere applicate sistematicamente e non in modo episodico e discontinuo, così che il testo finale risulti formalmente curato e uniforme, cioè abbia uno stile anche tipografico. Il principio di uniformità contribuisce, oltre che alla leggibilità (nel senso della qualità della percezione visiva del testo), anche alla sua comprensibilità, insieme ai due principi che riguardano il contenuto, cioè la coesione grammaticale e la coerenza tematica.4 La tipologia di testo richiesta per il saggio finale è quella di un saggio breve di argomento filosoficoΝriguardanteΝl’operaΝstudiataΝnelΝ δaboratorioΝdiΝ δetturaΝsceltoΝdalloΝstudente.ΝSiΝtrattaΝpertanto di un saggio di lettura espositivo e argomentativo, i cui dettagli saranno discussi nel Laboratorio di Scrittura. Questo presuppone, da un lato, la frequenza richiesta a entrambi i Laboratori (Scrittura e Lettura), attestata da firme di presenza non falsificate,Νe,Νdall’altro,Νl’autenticità del saggio, cioè che sia opera originale dello studente e che non sia stato né copiato in tutto o in parte (plagio)5 néΝscrittoΝdaΝaltriΝsuΝcommissione.ΝPerΝl’iscrizioneΝaiΝδaboratori,ΝleΝnormeΝdiΝcomportamentoΝeΝiΝcasiΝ giustificati di mancata frequenza, si rinvia al programma del Laboratorio, che trovate sul sito del Corso di Laurea in Filosofia alla voce Didattica. 1. INTRODUZIONE 1.1 Lunghezza del saggio: testo di almeno 5,5, al massimo 7,5 pagine standard di Word o programmi di videoscrittura equivalenti, cioè di almeno 3000, al massimo 4200 parole circa di testo e note a piè di pagina (non sono comprese le eventuali appendici e la bibliografia di lavoro). 1.2 Impostazione della pagina: 1.2.1 foglio: A4; 1.2.2 stile del carattere: Times New Roman o carattere analogo per grandezza, chiarezza e stile (non deve essere un carattere già corsivo); 1.2.3 corpo tipografico del carattere: 12 punti per il testo, 11 per le citazioni fuori testo, 10 per le note a piè di pagina; 1.2.4 margini: superiore (intestazione) 2,5 cm; destro, sinistro e inferiore (piè di pagina) 2 cm; PerΝ leΝ normeΝ diΝ redazioneΝ inΝ usoΝ nelleΝ βζΝ lingueΝ dell’UnioneΝ Europea,Ν cfr.Ν http://publications.europa.eu/code/it/it000100.htm (consultato il 4 settembre 2014). 4 La coesione di un testo è data dagli elementi linguistici che ne collegano le varie parti, la coerenza dal filo logico svolto senza contraddizioni o incongruenze. 5 In greco moderno, significativamente, ζκΰκεζκπήΝΧlogoklopíΨ,Ν‘furtoΝdelΝlogos’. 3 Laboratorio di Filosofia 6 1.2.5 interlineaμΝ1,ηΝperΝilΝtesto,ΝsingolaΝperΝl’eventualeΝesergo,6 ilΝsommarioΝe/oΝl’abstract, le citazioni fuori testo e le note a piè di pagina; 1.2.6 capoversi o a capo: sempre indentati o rientrati di 1 cm tranne il capoverso iniziale di ogni paragrafo; N.B. non lasciare spazi (righe bianche) tra i capoversi; vedi infra, p. 8; 1.2.7 citazioni fuori testo: devono essere di almeno 4 righe (salvo eccezioni dovute alla particolare rilevanza del testo citato), precedute e seguite da una riga bianca, rientrate di 1 cm sia a destra sia a sinistra (o solo a sinistra), in corpo 11 tondo, senza virgolette; N.B. nonΝdeveΝessereΝindentataΝsoloΝlaΝprimaΝrigaΝmaΝl’interaΝcitazioneμΝvedi infra, p. 20; 1.2.8 giustificare (cioè allineare sia a destra sia a sinistra) Χ≡Ψ testo, note e bibliografia; 1.2.9 numerare le pagine a partire dalla eventuale pagina di dedica e/o epigrafe (vedi infra, § 2.2);7 N.B. la copertina, non essendo una pagina, non va numerata (vedi infra, § 2.1). 1.3 Stampa e consegna: il saggio deve essere stampato fronte-retro a computer8 (non manoscritto o dattiloscrittoΨΝeΝconsegnatoΝall’insegnanteΝrilegatoΝeΝnonΝinΝfogliΝsparsiΝoΝfermatiΝsoloΝconΝunaΝgraffetta. N.B. ÈΝaΝdiscrezioneΝdell’insegnanteΝrichiedereΝcheΝilΝsaggioΝsiaΝinviatoΝancheΝoΝesclusivamente in formato digitale. Corretta Digitazione del Testo 1. Non lasciare spazi prima dei segni di interpunzione (punto fermo, virgola, punto e virgola, due punti, punto interrogativo, punto esclamativo) né dopo l’aperturaΝoΝprima della chiusura di parentesiΝeΝvirgolette.Νδ’apostrofoΝnonΝèΝmaiΝprecedutoΝnéΝseguitoΝdaΝspaziΝΧperΝes.Νl’anima non l’ anima o l ’anima). 2. Non lasciare spazi doppi (o addirittura multipli) tra le parole. N.B. come controllo degli spazi fra le parole inserire il piede di pulce (¶), cioè il comando Mostra caratteri nascosti o Visualizza caratteri non stampabili. 3. σonΝusareΝmaiΝl’apostrofoΝalΝpostoΝdell’accentoΝΧperΝes.Ν bontà e non bonta’); usare le lettere accentate anche per le maiuscole (per es. È e non E’).9 4. UsareΝsempreΝapostrofiΝcurviΝΧʼΨΝeΝnonΝdrittiΝΧꞌ).10 5. Distinguere sempre il trattino congiuntivo (trait d’union), breve (-), senza spazi prima e dopo, da usare per termini composti come ‘logico-filosofico’ oΝ‘greco-latino’, o per datazioni (per es. Darwin 1809-1882),11 dal tratto disgiuntivo medio o lineetta (–), spaziato prima e dopo, da usare per gli incisi, il discorso diretto (in sostituzione delle virgolette basse) e le elencazioni.12 N.B. Non usare le opzioni di correzione automatica di Word. EpigrafeΝoΝesergoΝΧexergoΨΝèΝilΝmottoΝoΝlaΝcitazioneΝcheΝprecedeΝun’operaΝoΝunaΝsuaΝparte (vedi infra, § 2.2). In realtà, le pagine si cominciano a conteggiare a partire dalla pagina riservata a dedica e/o epigrafe, ma essa non riporta il numero di pagina (non è dunque in questo senso numerata) e il retro è di solito bianco. La prima pagina a essere numerata in senso proprio, cioè a riportare il numero di pagina, è quella iniziale del testo, nel caso del saggio breve la paginaΝdell’introduzione. 8 Prima di stampare, in particolare se non si stampa dal proprio computer, è bene convertire il documento di videoscrittura in formato .pdf per evitare modifiche indesiderate durante la stampa. 9 PerΝlaΝletteraΝ‘È’ΝusareΝInserisci Simbolo nel menu principale del programma di videoscrittura, oppure le combinazioni di tasti: ALT 212 (Windows) e ALT  [Maiuscola] E (Mac). 10 Su Windows è di default, su Mac invece è da impostare in Preferenze di Word. 11 χΝdifferenzaΝdell’inglese,ΝdoveΝl’usoΝdelΝtrattinoΝneiΝterminiΝcompostiΝèΝlaΝnorma,Νl’italianoΝprediligeΝlaΝcomposizioneΝ senzaΝilΝtrattinoΝΧperΝes.Ν‘pseudofilosofico’,Ν‘controesempio’,Νecc.ΨΝoΝlaΝseparazioneΝdelleΝdueΝparoleΝΧperΝes.Ν‘figlioΝmodello’,Ν‘riunioneΝfiume’,Ν‘notiziaΝbomba’,Νecc.Ψ.ΝPerΝunaΝtrattazioneΝdettagliataΝdiΝquestoΝargomento,ΝvediΝSIMONE 2010, s.v. Composizione. 12 δ’inserimento automatico della lineetta si ottiene digitando sulla tastiera il trattino preceduto e seguito da uno spazio. N.B. SeΝilΝtrattinoΝèΝseguitoΝdaΝunΝsegnoΝd’interpunzioneΝΧperΝes.ΝunaΝvirgolaΨ,ΝanzichéΝdaΝunoΝspazio,ΝoΝseΝdopoΝloΝspazio compare per esempio un numero, anziché una lettera o una parola, è possibile che esso non si trasformi automaticamenteΝ inΝ lineetta.Ν PerΝ correggereΝ l’erroreΝ diΝ digitazioneΝ èΝ quindiΝ necessarioΝ intervenireΝ aΝ livelloΝ manualeΝ inserendoΝ provvisoriamente gli spazi necessari alla trasformazione; una volta ottenuta la lineetta, sarà possibile cancellare gli spazi e procedere digitando il proprio testo come previsto. 6 7 Norme di Redazione 7 2. STRUTTURA E COMPONENTI DEL SAGGIO La struttura del saggio è data dalla successione ordinata dei seguenti componenti: 2.1 Copertina 2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe} 2.3 Sommario e {Abstract} 2.4 Testo, suddiviso in: 2.4.1 Introduzione 2.4.2 Trattazione o Corpo del Testo 2.4.3 Conclusione 2.5 Note a piè di pagina 2.6 {Appendici} 2.7 Bibliografia di Lavoro Tutti i componenti eccetto il 2.4 e le sue suddivisioni appartengono a quello che Gérard Genette chiama «paratesto»,13 cioèΝ l’insiemeΝ diΝ quegliΝ elementiΝ cheΝ circondanoΝ eΝ prolunganoΝ ilΝ testo,Ν siaΝ all’internoΝdell’operaΝΧperitesto) sia al suo esterno (epitesto),14 con lo scopo di presentarlo al lettore. Nel vostro saggio avrete a che fare con il peritesto, cioè con quegli elementi che non fanno parte del testo vero e proprio ma lo precedono (Copertina, Pagina di dedica e/o epigrafe, Sommario e/o Abstract), lo seguono (Appendici, Bibliografia di Lavoro), o sono a esso inframezzati (Titoli e Note a piè di pagina). Il testo vero e proprio di un saggio breve (2.4) si suddivide normalmente in paragrafi. I paragrafi possono essere numerati e/o titolati, preferibilmente in grassetto. Il paragrafo introduttivo (2.4.1) e quello conclusivo (2.4.3) non richiedono necessariamente una numerazione e sono per lo più titolati Introduzione e Conclusione. I paragrafi che costituiscono la Trattazione o Corpo del Testo vanno invece numerati (da 1. in avanti) ed eventualmente titolati, sempre in grassetto. N.B. ‘Trattazione’ΝoΝ‘ωorpoΝdelΝTesto’Νnon è un titolo tematico, ma un metatitolo generico e non va dunque usato come titolo di paragrafo. Esempio di paragrafi numerati e/o titolati 1. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13 14 Cfr. GENETTE 1989, pp. 4 ss. IntervisteΝall’autore,Νcorrispondenza,Νdiari,Νecc. 1. Il continuo in Aristotele ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2. Il continuo temporale ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Laboratorio di Filosofia 8 I Titoli IΝtitoliΝdeiΝparagrafiΝdelΝsaggioΝfannoΝanch’essiΝparteΝdelΝperitesto, o meglio, secondo Genette (1989, pp. 6-7), degli «interstizi» del testo, cioè di quegli elementi del peritesto che non precedono o seguonoΝ ilΝ testo,Ν maΝ sonoΝ aΝ essoΝ inframezzati,Ν ovveroΝ compaionoΝ nell’infratesto.15 Normalmente si consiglia un titolo espressivo, breve e accattivante, e un sottotitolo descrittivo, che rinvii immediatamente al contenuto del saggio. Per es.: SOGNO E APORIA L’argomento scettico del sogno nella Prima Meditazione di Cartesio N.B. Titoli e sottotitoli non vanno mai chiusi da un punto fermo (vedi infra, § 4.1). Ciascun paragrafo si divide a sua volta in capoversi, i capoversi in periodi, cioè frasi compiute chiuse da un punto fermo, e i periodi in frasi principali e/o subordinate. Il capoverso o a capo è la porzione di testo compresa tra due a capo successivi e individua una unità tematica di senso compiuto in cui può essere suddiviso il tema del paragrafo. Una pagina standard è mediamente articolata in tre (o al massimo quattro) capoversi aventi una lunghezza media compresa tra le 10 e le 20 righe. COSA NON FARE Sono quindi da evitare, da un lato, la frammentazione eccessiva della pagina in troppi capoversi brevi,Νdall’altroΝilΝblocco unico di una o più pagine senza capoversi. N.B. In alcuni manuali di stile (cfr. per es. LESINA 1λλζ,Νpp.ΝηθΝeΝι1Νss.ΨΝalΝpostoΝdiΝ‘capoverso’ΝsiΝ usaΝ impropriamenteΝ ilΝ termineΝ ‘paragrafo’,Ν unΝ anglismoΝ daΝ paragraph, che significa capoverso ΧmentreΝ inΝ ingleseΝ perΝ ‘paragrafo’Ν siΝ usaΝ section). Questo crea ambiguità perché la stessa parola, ‘paragrafo’,Νviene a indicare due cose diverse: il paragrafo e il capoverso, ed è quindi un uso da evitare. I Componenti del libro Il saggio breve non presenta in particolare tre componenti che sono invece comuni nelle monografie, siano esse tesi o libri a stampa: (1ΨΝ l’IndiceΝ generale,Ν nelΝ vostroΝcasoΝ sostituitoΝdalΝ SommarioΝ e/oΝ Abstract; (2) la Prefazione autografa,16 cheΝ contieneΝ informazioniΝ diverseΝ dall’Introduzione,Ν perΝloΝ piùΝriguardantiΝl’autore (per es. i ringraziamenti); e (3) iΝωapitoli,Νl’unitàΝmaggioreΝdi senso compiuto in cui è articolata la Trattazione di una monografia (a meno che non sia divisa anche in Sezioni), a loro volta suddivisi in paragrafi, sottoparagrafi e capoversi. N.B. Pertanto non dovrete mai scrivere che il vostro saggio è diviso in capitoli. Inoltre, trattandosi di un saggio breve, è sconsigliata la suddivisione dei paragrafi in sottoparagrafi (per es. 1.1, 1.2, ecc.). 2.1 Copertina La Copertina è il primo elemento del peritesto, non è una pagina e quindi non va numerata né conteggiata. Deve contenere le seguenti informazioni: 15 Lo stesso vale per le note a piè di pagina (vedi infra, § 2.5). In una monografia la prefazione è autografa, cioè scritta dallo stesso autore; in una raccolta di saggi o in una rivista la prefazione è invece allografa, cioè scritta da qualcuno, di solito il curatore del volume, diverso dagli autori dei contributi contenuti nella raccolta o nella rivista, oppure da uno o due tra gli autori dei contributi, che in questo caso fungono anche da curatori del volume. Talvolta la prefazione è preceduta da una presentazione, che è sempre allografa, cioè scritta da altri, e da una premessa, che può essere autografa o allografa. La presentazione è scritta per lo più da un esperto della materia e ha lo scopo di presentare un giovane autore o un nuovo contributo rilevante nel settore; un esempio di premessa autografa èΝlaΝbreveΝnotaΝintroduttivaΝdell’autoreΝaΝunaΝnuovaΝedizioneΝdelΝsuoΝlibro,ΝunΝesempioΝ di premessa allografa la nota introduttiva del traduttore qualora il libro sia stato tradotto in una lingua straniera. 16 Norme di Redazione 9 2.1.1 in intestazione e centrato: Alma Mater Studiorum-Università di Bologna / Dipartimento di Filosofia e Comunicazione / Laboratorio di FilosofiaΝ/ΝσomeΝeΝωognomeΝdell’insegnanteΝcheΝhaΝ tenuto il Laboratorio di Lettura a cui avete partecipato; 2.1.2 al centro e centrato: Titolo / {Sottotitolo} in grassetto ed eventualmente in maiuscoletto (N.B. non in maiuscolo continuo) / Nome e Cognome dello studente (N.B. mai Cognome e Nome) / {Immagine}; 2.1.3 a piè di pagina e centrato: Anno Accademico del Laboratorio di Lettura frequentato (per es. A.A. 2014/15). N.B. In un libro la copertina non va confusa col frontespizio: sono entrambi componenti del paratesto, ma il frontespizio è una pagina preliminare (e come tale va conteggiata anche se non numerata) contenenteΝalmenoΝilΝnomeΝdell’autoreΝeΝilΝtitoloΝdelΝtestoΝΧcuiΝsiΝaggiungonoΝluogoΝdiΝpubblicazione, casa editrice e anno). Esempio di copertina Alma Mater Studiorum-Università di Bologna Dipartimento di Filosofia e Comunicazione Laboratorio di Filosofia Prof./Prof.ssa Nome Cognome TITOLO {Sottotitolo} Nome Cognome {Immagine} A.A. 2014/15 2.2 {Pagina di dedica e/o epigrafe} La prima pagina conteggiata (ma non numerata; vedi supra, § 1.2) del saggio è facoltativa e contiene in genere la dedica,ΝinΝalcuniΝmanualiΝsconsigliataΝperΝquestoΝtipoΝdiΝlavori,ΝeΝl’epigrafe o esergo (exergo), cioè una o più citazioni che precedono il testo, possibilmente non arbitrarie ma attinenti al suoΝcontenuto.Νχnch’esseΝfannoΝparteΝdelΝperitestoΝeΝdaΝunΝpuntoΝdiΝvistaΝtipograficoΝcompaionoΝallineate a blocchetto sul margine destro del foglio (in alto o al centro), in corpo minore (pt. 11) con interlinea singola e in corsivo. 17 Sotto la citazione, allineato a destra, il Nome e Cognome dell’autoreΝeΝ(facoltativo) il titolo dell’opera. Esempio di dedica ed epigrafe Ad Amelie dai mille libri A Florian dai mille libri C’è un buco dove non c’è qualcosa. Kurt Tucholsky 17 In alternativa, la citazione può essere in tondo se in italiano e in corsivo se in una lingua straniera. Laboratorio di Filosofia 10 2.3 Sommario e {Abstract} Invece di un indice, previsto per es. per una tesi o per una monografia, per un saggio di un volume collettaneo (vedi infra, § 6.1.1 [2] ) o per un articolo (§ 6.1.2) si richiede ora normalmente un Sommario,ΝcioèΝun’esposizioneΝsinteticaΝinΝitalianoΝdelΝcontenutoΝdelΝsaggio,Νe/oΝunΝAbstract in inglese. Per il vostro saggio scriverete un Sommario in italiano di non più di 150 parole, mentre è facoltativo ma vivamente consigliato come esercizio scrivere anche un sommario in inglese (Abstract), ugualmente di non più di 150 parole. EnrambiΝvannoΝcollocatiΝprimaΝdell’introduzioneΝnellaΝstessaΝ pagina. Il sommario o i sommari devono essere in corsivo, punto 11, con interlinea singola, e concludersi con un elenco di 5 Parole Chiave (Keywords) relative al contenuto del saggio. Esempio di Sommario e Abstract Le ragioni principali che giustificano ancora oggi il nostro interesse per la scrittura filosofica di Platone sono due: da un lato essa rappresenta la massima espressione del genere del dialogo socratico, cui appartiene, dando origine a quel particolare tipo di dialogo filosofico che chiamiamo platonico e che sarà destinato a rimanere un unicum nella storia della filosofia occidentale. Dall’altro lato, la scrittura filosofica di Platone presenta un evidente carattere paradossale rispetto a una serie di accuse mosse alla scrittura nei suoi stessi dialoghi, e che sembrerebbero ricadere su di essi, lasciando insoddisfatto il lettore che ne abbia sperimentato l’estrema cura formale. Scopo di questo saggio è mostrare (1) come queste accuse siano infondate – e la paradossalità solo apparente – e soprattutto (2) come siano i dialoghi medesimi a rispondervi dall’interno, da quello stesso luogo che per tradizione è destinato a esprimere la voce dell’autore e la sua dichiarazione d’intenti: i proemi o scene introduttive. Parole Chiave: Platone – Scrittura – Dialogo Socratico – Mímesis – Proemi The main reasons that justify still today our interest in the philosophical writing of Plato are two: on the one hand, it is the ultimate expression of the literary kind of Socratic dialogue, to which it belongs, giving rise to that particular kind of philosophical dialogue that we call Platonic and will be destined to remain unique in the history of Western philosophy; on the other hand, Plato’s philosophical writing presents a clear paradoxical character vis-à-vis a series of allegations to writing which are found in Plato’s dialogues, and that would seem to rebound on them, leaving dissatisfied the reader who has experienced their extreme formal care. The purpose of this paper is to show (1) that these allegations are unfounded – and the paradox is only apparent – and above all (2) how are the dialogues themselves able to respond to such allegations from within, from the same place that traditionally is intended to express the voice of the author and his declaration of intent: the proems or introductory scenes. Keywords: Plato – Writing – Socratic Dialogue – Mímesis – Proems 2.4 Testo Il testo vero e proprio di un saggio breve è normalmente tripartito, cioè suddiviso nelle tre parti indicate ai punti 2.4.1, 2.4.2, 2.4.3 (Introduzione, Trattazione e Conclusione). Questa suddivisione non è arbitraria, ma considerata naturale, almeno a partire dalla retorica classica greca e latina, per i testi espositivi e argomentativi.18 Così Platone nel Fedro enuncia quello che potremmo chiamare «principio organico di buona formazione di ogni discorso (logos)». Dice infatti Socrate a Fedro (264c2-6): «Ma credo che almeno questo tu possa affermarlo, che ogni discorso deve essere assemblato come un organismo vivente, dotato di un corpo suo proprio, così da non risultare privo né di 18 Ma ovviamente non per testi letterari, poetici o narrativi, ed espressivi in genere. E anche nel caso dei classici della filosofia antichi e moderni, non sempre troverete rispettato questo modello, a partire dallo stesso Platone. Tuttavia è quello basilare che è bene conosciate e seguiate. Norme di Redazione 11 testa né di piedi,ΝanziΝdaΝavereΝleΝpartiΝintermedieΝeΝquelleΝestremeΝscritteΝinΝmodoΝadeguatoΝl’unaΝ all’altraΝeΝall’intero».19 δaΝparteΝinizialeΝeΝquellaΝfinale,ΝcioèΝl’IntroduzioneΝeΝlaΝωonclusione,ΝnonΝsonoΝquindi,ΝcomeΝ si potrebbe pensare, elementi accessori di minore rilevanza, ma fanno parte integrante della struttura del testo e svolgono ciascuna funzioni specifiche. 2.4.1 Introduzione InΝunΝsaggioΝbreveΝdiΝalmenoΝηΝeΝalΝmassimoΝι,ηΝpagineΝstandard,ΝèΝconsigliabileΝcheΝl’IntroduzioneΝ sia di circa mezza pagina, e comunque non più lunga di una, qualora il saggio raggiunga la sua lunghezza massima (7,5 pagine). Le informazioni normalmente contenute in una introduzione sono quelle che preparano la lettura, cioè: (1) una breve introduzione generale al tema del saggio, che funga da esordio eΝcatturiΝl’attenzioneΝdelΝlettoreνΝΧβΨΝl’enunciazioneΝdelΝtemaΝprincipaleΝΧpropositio); (3) una sintesi del suo svolgimento, indicando in breve il tema specifico di ciascun paragrafo (partitio); {4} l’eventualeΝanticipazioneΝ(prolessi) della tesi che lo studente intende sostenere. N.B. Per un esempio di Introduzione, vedi infra, § 2.4.3. 2.4.2 Trattazione o Corpo del Testo Dato il numero limitato di pagine a disposizione, è consigliabile che il numero dei paragrafi che compongono la Trattazione non sia superiore a tre (N.B. il numero dei paragrafi non può essere d’altraΝ parteΝ inferioreΝ aΝ due, altrimenti la Trattazione non presenterebbeΝ un’articolazioneΝ internaΝ adeguata). Sommati a Introduzione e Conclusione si avranno quindi 4-5 paragrafi in totale. COSA NON FARE Sono quindi da evitare, da un lato, la frammentazione eccessiva in molti paragrafi brevi, dall’altroΝilΝblocco unico senza articolazioni. Ogni paragrafo dovrebbe essere organizzato in modo da realizzare la «progressione tematica» (BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 751-756Ψ,Ν cioèΝ «l’esposizioneΝ progressivaΝ dell’argomentoΝ trattato»Ν (LESINA 19942, p. 71), evitando per quanto possibile ripetizioni, divagazioni e salti logici. Il tipo di saggio che vi è richiesto è un saggio di lettura in cui dimostrare di avere letto per interoΝeΝconΝattenzioneΝl’operaΝtrattataΝduranteΝilΝδaboratorioΝdiΝδetturaΝeΝdiΝaverneΝapprofonditoΝalmeno un aspetto. Lo scopo è dunque quello di scrivere un testo insieme espositivo e argomentativo. Espositivo delleΝ tesiΝ dell’autoreΝ sulΝ temaΝ cheΝ siΝ èΝ sceltoΝ diΝ approfondireΝ eΝ insiemeΝ argomentativo perché si tratta, da un lato, di presentare anche gli argomenti cheΝ l’autoreΝ portaΝ aΝ sostegnoΝ delleΝ proprie tesi (tesi esegeticaΨΝe,Νdall’altro,ΝdiΝdareΝilΝproprioΝgiudizioΝinΝmeritoΝΧtesi filosofica). Inoltre, si richiede di confrontare la propria lettura con almeno un saggio di letteratura critica sull’argomento, da citare e commentare nel corso del proprio lavoro. Per la letteratura critica pertinenteΝèΝconsigliabileΝconsultareΝl’insegnanteΝdiΝriferimento.ΝSeΝnonΝsiΝèΝd’accordoΝconΝgliΝautoriΝdellaΝletteraturaΝcriticaΝsull’argomento,ΝevitareΝespressioniΝdiΝmodestiaΝo atteggiamenti superbiosi. COSA NON FARE Il saggio di lettura non deve essere pertanto né un semplice riassunto dell’opera,ΝnéΝunaΝmeraΝ compilazione delleΝopinioniΝdeiΝvariΝinterpretiΝpresentiΝnellaΝletteraturaΝcriticaΝsull’argomento. 2.4.3 Conclusione La parte conclusiva di un discorso è generalmente introdotta da un connettivo metatestuale che ne individuaΝlaΝchiusura,ΝassicurandoneΝlaΝcoesioneΝconΝquantoΝprecede,ΝcomeΝperΝes.Ν‘InΝconclusione’,Ν ‘PerΝconcludere’,Ν‘GiuntiΝallaΝconclusione’.ΝωomeΝperΝl’Introduzione,ΝèΝconsigliabileΝcheΝancheΝlaΝ 19 Trad. it. di Roberto Velardi modificata: vedi Platone, Fedro, a cura di Roberto Velardi, Milano: BUR, 2006. Laboratorio di Filosofia 12 Conclusione sia lunga mezza pagina circa, e comunque non più lunga di una, qualora il saggio raggiunga la sua lunghezza massima (7,5 pagine). I contenuti e le funzioni più comuni di una conclusione sono i seguenti: (1) riepilogo: si ricapitolano i punti salienti della trattazione, in particolare le conclusioni di ogni paragrafo; {2} enfasi: si sottolineano i risultati principali ottenuti, in particolare la tesi che si è voluto sostenere; (3) prospettiva: si indicano le questioni ancora aperte e i possibili futuri sviluppi del lavoro svolto; (4) congedo: ci si congeda dal lettore in modo da lasciare una impressioneΝΧl’ultimaΨΝfavorevoleΝeΝrendereΝcosì ilΝlavoroΝ“memorabile”μΝsiΝpossonoΝusareΝalΝriguardoΝ una massima, un aneddoto, una citazione o anche una domanda (congedo aporetico). δaΝωonclusioneΝpresentaΝanalogieΝconΝl’IntroduzioneμΝcosìΝilΝriepilogo corrisponde alla partitio oΝsintesiΝinizialeΝdelloΝsvolgimentoΝdelΝtema,Νl’enfasiΝall’eventualeΝprolessi o anticipazione della tesi principale che si intende sostenere, il congedoΝall’esordio o breve introduzione generale al tema del saggio, entrambi volti a suscitare una disposizione favorevole del lettore. Esempio di Introduzione e Conclusione Introduzione Conclusione È opinione comune che chi dice il vero sia migliore diΝ chiΝ mente.Ν σell’Ippia Minore, Socrate e Ippia sembrano sostenere la tesi contraria, vale a dire la tesi paradossale che il mentitore è migliore del veritiero [esordio]. Tema di questo saggio sarà un esame degli argomenti socratici a sostegno della tesi che chi mente è migliore di chi dice il vero [propositio]. ProcederemoΝ analizzandoΝ l’argomentazioneΝ daΝ unΝ punto di vista formale e materiale. In primo luogo vedremo se essa è formalmente valida, cioè se la conclusione deriva necessariamente dalle premesse (§ 1); in secondo luogo valuteremo se le premesse sono tutte vere (§ 2). Nel caso in cui almeno una risultasseΝ falsa,Ν l’argomentazioneΝ nasconderebbeΝ unaΝ fallacia materiale e sarebbe dunque confutabile. Dedicheremo particolare attenzione alla premessa che consiste nella definizione del mentitore come colui che è capace di mentire; infine la confronteremo con la definizione aristotelica del mentitore come colui che, potendo, sceglie di mentire (§ 3) [partitio]. La tesi che intendo sostenere è la seguente: la fallaciaΝ dell’argomentazioneΝ socraticaΝ nonΝ riguardaΝ il nesso di conseguenza logica tra le premesse e la conclusione (fallacia formale), e non riguarda direttamente nemmeno la falsità della definizione di mentitore assunta come premessa. La fallacia si annidaΝpiuttostoΝnell’ambiguitàΝsemanticaΝdellaΝparolaΝ greca ameinon, che noi traduciamo con ‘migliore’ (fallacia materiale) {prolessi}. ωomeΝabbiamoΝvisto,Νl’argomentazione socratica è formalmente valida: la conclusione (il mentitore è migliore del veritiero) deriva necessariamente dalle premesse, tra cui la definizione del mentitore come colui che è capace diΝmentireΝΧ§Ν1Ψ.ΝχΝun’analisiΝpiùΝattenta,Νcome quella di Aristotele in un passo della Metafisica ( 29), non sfugge la falsità della definizione: il mentitore non è colui che è capace di mentire, ma chi, potendo, sceglie di mentire. Da questa premessa non può essere derivata la conclusione paradossale che il mentitore è migliore del veritiero (§§ 2-3) [ricapitolazione]. χffinchéΝl’argomentazioneΝ sia valida e la conclusione inversa (il veritiero è migliore del mentitore) sia vera, è però necessarioΝ sciogliereΝ l’ambiguitàΝ semanticaΝ delΝ greco ameinon, che può significare sia il più capace (o abile), sia il migliore da un punto di vista etico, vale a dire chi si comporta in modo giusto o moralmente corretto. Il tentativo di disambiguare il termine e di restituire le dueΝ valenzeΝ aiΝ contestiΝ d’usoΝ appropriatiΝ èΝ ilΝ punto originale di questo lavoro {enfasi}. La parola greca ameinon appartiene a una famiglia di termini che potremmo definire le parole dell’etica. Questi termini, a partire da agathós, assumono una diversa sfumatura di significatoΝ inΝ baseΝ alΝ contestoΝ d’uso,Ν valeΝ aΝ dire indicano qualità differenti se riferiti all’ambitoΝdelleΝartiΝeΝdeiΝmestieriΝΧleΝtechnai) oΝ all’ambitoΝ eticoΝ delΝ comportamentoΝ degliΝ uomini. Inoltre, la lingua comune tende a confonderne gli usi e a sovrapporne le sfumatureΝ semantiche.Ν SarebbeΝ dunqueΝ utileΝ un’indagine lessicale che ne fissi le diverse valenze. Punto comune a ogni agathós rimane raggiungere nel proprio ambito, tecnico o etico, Norme di Redazione 13 l’eccellenzaΝ[prospettiva]: σoiΝinfattiΝriteniamoΝcheΝl’individuoΝveramente virtuoso [agathós] e saggio sarà in grado di sopportare tutti gli eventi della sorte in modo decoroso, saprà sempre compiere le azioni più belle tra quelle che gli si presentano, proprio come anche un buon comandante sa servirsiΝ dell’esercitoΝ diΝ cuiΝ disponeΝ nelΝ modo più efficace per la vittoria e un calzolaio sa realizzare una bellissima calzatura con il cuoio che gli viene dato, e lo stesso vale per tutti gli altri artigiani. Arist. EN I 11, 1100b35-1101a6 (trad. di A. Fermani) [congedo] 2.5. Note a piè di pagina Le note al testo vanno inserite a piè di pagina, sono distinte da un numero progressivo e numerate consecutivamente per tutto il testo. N.B. Non inserire le note in un unico blocco in fondo al testo: è unaΝ soluzioneΝ scomodaΝ eΝ fastidiosaΝ perΝ ilΝ lettore,Ν ancheΝ seΝ nell’editoriaΝ èΝ spessoΝ preferitaΝ perchéΝ menoΝcostosaΝperΝl’editore. Non inserire mai le note a mano, ma inserirle automaticamente dal menu Inserisci (o analogo) del programma di videoscrittura usato. Le note si distinguono in note di riferimento o confronto e note di commento o approfondimento. Le prime sono note brevi in cui o si riporta semplicemente il dato bibliografico della citazione fatta nel testo (per es.: GENETTE 1989, p. 3),20 o si rinvia al dato bibliografico di un passo parafrasato e non citato nel testo (o di un passo pertinente che si vuole suggerire al lettore), facendolo precedereΝdaΝ‘cfr.’21 oΝ‘vedi’ΝΧperΝes.μΝωfr.ΝGENETTE 1989, p. 3; Vedi GENETTE 1989, p. 3). Le note di commento o approfondimento sono invece note più lunghe che contengono rispettivamente un chiarimento di quanto scritto nel testo (per es. il chiarimento del significato di un termine tecnico) o un ampliamento della trattazione principale introducendo uno o più argomenti collaterali. N.B. Un test utile per capire se la nota è appropriata è quello di leggere le due parti di testo che precedono e seguono immediatamente la nota omettendo la lettura della nota stessa: se il testo risulta autosufficiente, allora la nota è appropriata; in caso contrario, per es. se un passaggio logico compare in nota, allora la nota risulta inappropriata e occorre spostare il suo contenuto direttamente nel testo. COSA NON FARE Si raccomanda di non eccedere nelle note lunghe per rispettare la lunghezza prescritta del saggio: le note, pur facendo parte del paratesto, vengono conteggiate insieme al testo nei limiti di minimo 5 e massimo 7,5 pagine standard. Nota Bene 1. Esistono due sistemi alternativi di inserimento delle note nel testo: 1.1 Sistema italiano – I richiami delle note sono seguiti dai segni di interpunzione; fanno eccezione il punto esclamativo e il punto interrogativo, che invece precedono il numero di richiamo della nota. Questo criterio è quello prevalente in Italia. Esempi Ma si ammetterà cheΝinΝpochiΝsiΝemozionanoΝdavantiΝaΝun’equazione1. 20 In questi casi è anche possibile dare il riferimento bibliografico direttamente nel testo, fra parentesi tonde dopo la citazione. Per es.: «...» (GENETTE 1989, p. 3). N.B. La cosa importante è adottare uno stile uniforme. 21 Abbreviazione del latino confer,Ν‘confronta’. Laboratorio di Filosofia 14 Se la musica è stata definita come sopra, non sarà allora forse sempre arte piacevole piuttosto che arte bella?1 1.2 Sistema inglese – I richiami delle note sono sempre preceduti dai segni di interpunzione, senza eccezioni. Questo criterio predomina nei testi in lingua inglese, ma attualmente è diffuso anche in Italia. Esempi εaΝsiΝammetteràΝcheΝinΝpochiΝsiΝemozionanoΝdavantiΝaΝun’equazione.1 Se la musica è stata definita come sopra, non sarà allora forse sempre arte piacevole piuttosto che arte bella?1 N.B. Tra il numero in apice della nota e il segno che la precede – che sia un segno d’interpunzioneΝo la finale di una parola – non ci vuole lo spazio. 2. Tutte le note, brevi e lunghe, sono periodi e quindi vanno chiuse con un punto fermo. 2.6 {Appendici} Le appendici (forma abbreviata: app.) appartengono ai componenti facoltativi del saggio e vanno collocate in fondo al lavoro, dopo la Conclusione e prima della Bibliografia. Di solito contengono materiale aggiuntivo a sé stante rispetto al testo ma ritenuto utile come sostegno alla trattazione. Si tratta per lo più di materiali di consultazione, per es. grafici, tabelle, elenchi, figure, ecc., ai quali si può rinviare nel corso del lavoro. Le appendici saranno titolate dalla denominazione Appendice, seguita da una lettera indicante successione alfabetica, qualora siano più di una, e dal titolo vero e proprio, che rinvia al contenuto, per es. Appendice A: Diagramma di Partizione, Appendice B: Confronto delle Traduzioni, ecc. N.B. Trattandosi di un saggio breve, si raccomanda di non eccedere nel numero e nella lunghezza delle appendici. 2.7 Bibliografia di Lavoro PerΝ‘ψibliografiaΝdiΝδavoro’ΝsiΝintendeΝl’elencoΝinΝordineΝalfabeticoΝperΝcognomeΝdell’autoreΝdeiΝriferimenti bibliografici contenuti nel vostro saggio (testo, note a piè di pagina ed eventuali appendici). Per i principali stili bibliografici che possono essere adottati nel saggio, si rinvia al § 6. 3. STILI DEI CARATTERI 3.1 Corsivo Il corsivo o italico (ingl. italic) è una delle possibili varianti (o stili) del disegno del carattere insieme al tondo (la variante di base), al grassetto o neretto (ingl. bold) e al MAIUSCOLETTO, cui può essere aggiunta la sottolineatura o (oggi più raramente) lo s p a z i e g g i a t o. Il corsivo va usato nei seguenti casi: (1) titoliΝdiΝlibriΝeΝopereΝdell’ingegnoΝdiΝqualunqueΝgenereΝcheΝabbianoΝcarattereΝunitarioΝΧopereΝ d’arte,Νletterarie,Νmusicali, teatrali, filmiche, televisive, radiofoniche, ecc.); fanno eccezione: (a) Bibbia, Vangelo, Antico/Nuovo Testamento, Corano, che vanno in tondo con la maiuscola (ma vanno in corsivo i titoli dei singoli libri: Genesi, Esodo, Levitico, ecc.); Norme di Redazione 15 (b) i titoli delle riviste, che vanno fra virgolette doppie basse («Rivista di Filosofia»);22 (2) titoli di articoli, sezioni, capitoli o paragrafi titolati di libri; (3) titoli di voci di enciclopedia o dizionario se indicano un argomento (vedi. infra, p. 27); (4) tutti i termini stranieri (tranne i nomi propri di persona o di luogo, o quelli di associazioni, cariche pubbliche, istituzioni, ecc., che non hanno equivalente in italiano: per es. Royal Society, British Museum, Bundesbank, École Pratique des Hautes Études, ecc.) che non sono entrati nell’usoΝcorrenteΝitalianoΝoΝinΝquelloΝfilosoficoν23 (5) simboli logici (variabili e costanti descrittive individuali, predicative e proposizionali) e lettere che rappresentano le variabili nei testi scientifici; (6) leΝ traslitterazioniΝ delΝ grecoΝ ΧίίκμΝ γ πλβ δεόμΝ /Ν bios theoretikós), inserendo gli accenti solo quando la parola risulti sdrucciola (ánthropos) o tronca (theoretikós), ma senza inserire le quantità vocaliche, salvo casi di ambiguità (ethos, abitudine, vs ēthos, carattere) (vedi infra, § 8.4); (7) leΝtraslitterazioniΝdall’ebraicoΝoΝdall’araboν (8) le parole in latino; (9) per mettere in rilievo una parola, una frase o un brano (corsivo enfatico, da usare tuttavia con parsimonia); (10) per mettere in rilievo una parola o una frase nelle citazioni di altri autori: in questo caso, alla fineΝ dellaΝ citazioneΝ siΝ scrive,Ν traΝ parentesiΝ quadreμΝ ‘[corsivoΝ mio]’Ν oΝ ‘[corsiviΝ miei]’νΝ senzaΝ questa avvertenza, i corsivi si intendono appartenenti al testo originale. Nota Bene 1. I termini tecnici di una lingua speciale possono essere scritti in corsivo la prima volta che compaiono nel testo, in seguito verranno generalmente scritti in tondo. 2. Si scrivono in carattere corsivo le lettere o combinazioni di lettere che si citano come tali nelΝtestoμΝ‘la d eufonica’. 3. χll’internoΝdiΝunΝtestoΝinΝcorsivo,Νun’espressioneΝcheΝnormalmenteΝdovrebbeΝandareΝinΝcorsivoΝΧperΝes.ΝilΝtitoloΝdiΝun’operaΨΝdeveΝessereΝscrittaΝinΝtondo,ΝoppureΝinΝcorsivoΝfraΝvirgolette doppie basse.Νωosì,ΝperΝesempio,Νall’internoΝdelΝtitolo di un libro: Elena Cavagnaro, Aristotele e il tempo: Analisi di Physica, IV 10-14, Napoli: il Mulino, 2002. Silvestro Marcucci, Guida alla lettura della «Critica della ragion pura» di Kant, Roma-Bari: Laterza, 1997 (rist. 2009). Quando il titolo contiene parole che andrebbero in tondo tra virgolette doppie basse, come titoli di riviste o simili, queste restano tra virgolette in corsivo. 22 In alternativa, i titoli di riviste possono essere in corsivo: in questo caso i titoli degli articoli saranno in tondo fra virgolette doppie basse («...») o doppie alte Χ“...”Ψ. Quest’usoΝèΝquelloΝstandardΝdelleΝpubblicazioniΝinΝlinguaΝingleseΝeΝfrancese, ma è da evitare nel vostro saggio. 23 DaΝunΝpuntoΝdiΝvistaΝmorfologico,ΝquandoΝunΝtermineΝstranieroΝèΝscrittoΝinΝtondoΝΧperΝes.Ν‘ilΝclub’Ψ,ΝnonΝsiΝdeclinaΝalΝ pluraleΝΧ‘iΝclub’ΝnonΝ‘iΝclubs’ΨμΝfannoΝeccezioneΝleΝparoleΝfrancesiΝoΝtedesche,ΝancheΝquelleΝdiΝuso corrente, che mantengono la forma del plurale (élites, Gestalten); quando invece è in corsivo, si declina al plurale secondo le regole della linguaΝdiΝprovenienzaΝΧperΝes.Ν‘iΝpapers’ΝnonΝ‘iΝpaper’Ψ.ΝδeΝcitazioniΝinΝlinguaΝstranieraΝΧbreviΝoΝlungheΝcheΝsiano) non vanno in corsivo ma, quando sono nel testo, vanno in tondo fra virgolette di citazione e, quando sono fuori testo (capoversi rientrati con corpo del carattere ridotto e interlinea singola), vanno in tondo senza virgolette di citazione (vedi infra, p. 20).ΝTerminiΝentratiΝnell’usoΝcorrenteΝrichiedonoΝilΝcorsivoΝquando,ΝaΝsecondaΝdelΝcontesto,ΝpossonoΝessereΝconfusiΝconΝomografiΝitalianiΝΧperΝes.Ν‘unaΝserieΝdiΝfiles’ΝeΝnonΝ‘unaΝserieΝdiΝfile’Ψ. Laboratorio di Filosofia 16 3.2 Grassetto e MAIUSCOLETTO Il grassetto o neretto (ingl. bold) viene prevalentemente usato per i titoli e i numeri di paragrafo, e nel testo come mezzo di enfasi tipografica in alternativa al corsivo enfatico (da usarsi con estrema parsimonia e sconsigliato nel caso del vostro saggio). Il MAIUSCOLETTO va usato per i nomi degli autori nei riferimenti bibliografici e per i titoli al posto del maiuscolo esteso per una soluzione di minor impatto visivo. Stili per titoli, sottotitoli e intertitoli In particolare, si consigliano i seguenti stili per titoli, sottotitoli e intertitoli: Titolo del saggio {Sottotitolo} Intertitoli (o titoli dei paragrafi) Titoli delle appendici → → → → maiuscoletto grassetto tondo grassetto tondo grassetto (compresi i numeri di paragrafo) tondo (o maiuscoletto) grassetto (comprese le lettere progressive) 3.3 Sottolineato e S p a z i e g g i a t o Sottolineato e S p a z i e g g i a t o sono mezzi di enfasi tipografica in alternativa al corsivo e al grassetto. La sottolineatura sostituisce il carattere corsivo ove assente, come nei manoscritti, nei dattiloscritti, o anche quando si scrive alla lavagna; nei documenti readatti a computer è utile per mettere in rilievo parole o frasi nei testi greci e latini al posto del corsivo. Ormai desueto lo spazieggiato. 4. PUNTEGGIATURA δaΝpunteggiaturaΝèΝl’insiemeΝdei segni di interpunzione che segnalano prevalentemente una cesura sintattica tra frasi o sintagmi, ma possono anche sottintendere una relazione logica (i due punti), un tipo di atto linguistico (punto interrogativo ed esclamativo), un cambio di status di una o più parole (lineette e virgolette): Cesura sintattica: punto fermo (.) virgola (,) punto e virgola (;) Relazione logica sottintesa: due punti (:) Atto linguistico: punto interrogativo (?) punto esclamativo (!) Cambio di status di una o più parole: lineette (–) virgoletteΝΧ«...»,Ν“...”,Ν‘...’Ψ Segni di interpunzione sono anche il trattino (-) le parentesi (...), [...], {...}, <...> Norme di Redazione 17 le barre (/, \, |) i puntini di sospensione (...). 4.1 Punto fermo Il punto fermo conclude sempre un periodo che non termini con punto interrogativo (?), punto esclamativo (!), tre puntini di sospensione o reticenza (...) o con il punto di abbreviazione, per es. un periodo che terminiΝconΝ‘ecc.’ΝoΝ‘a.ω.’μΝin questo caso il punto non deve essere raddoppiato (‘ecc..’). N.B. Normalmente, dopo il punto segue uno spazio, nessuno spazio va invece inserito prima. Il periodo successivo inizia sempre con lettera maiuscola. COSA NON FARE Il punto fermo non va messo alla fine di un titolo né alla fine di una citazione inserita in un discorso quando la citazione faccia parte di un periodo. Non: Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela.». Ma: Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela». 4.2 Virgola In un saggio espositivo e argomentativo la virgola riflette la struttura sintattica della frase, e non l’intonazioneΝoΝleΝpauseΝdelΝparlato.ΝUnΝcasoΝparticolareΝdell’usoΝdellaΝvirgolaΝriguardaΝleΝfrasiΝrelative. Queste ultime si distinguono in relative descrittive o esplicative, che sono sempre precedute dalla virgola, e relative restrittive o limitative, che non devono mai essere precedute dalla virgola. δeΝprimeΝdannoΝun’informazioneΝaggiuntivaΝnonΝindispensabile,ΝperΝes.Ν Voi, che siete stati in guerra, non dovreste parlare così. δeΝsecondeΝinveceΝprecisanoΝilΝsignificatoΝdell’antecedente,ΝcheΝaltrimentiΝrimarrebbeΝincompiuto,Ν per. es.: Vengono promossi gli studenti che hanno studiato. «Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere.» COSA NON FARE δaΝvirgolaΝnonΝèΝdunqueΝammessaΝprimaΝdiΝunaΝfraseΝrelativaΝrestrittivaΝnéΝdiΝnormaΝall’internoΝ di blocchi unitari, in particolare tra soggetto e predicato e tra aggettivo e sostantivo. 4.3 Punto e virgola Il punto e virgola indica una cesura più forte di quella che si ottiene con la virgola e più debole di quella che si ottiene con il punto. Si usa di preferenza: (a) per separare due proposizioni coordinate complesse; (b) negli elenchi sia orizzontali sia a lista verticale (con minuscola iniziale). 4.4 Due punti I due punti si usano principalmente: (a) per introdurre il discorso riportato (citazione); (b) per introdurre un elenco; (c) nei titoli composti da titolo principale e sottotitolo per introdurre il sottotitolo; (d) nel riferimento bibliografico fra luogo di edizione e casa editrice; Laboratorio di Filosofia 18 (e) al posto di una congiunzione o di un avverbio per introdurre una frase e contribuire così alla coesione del testo (per es. «la proposizione nucleare del post-modernismo: non ci sono fatti ma solo interpretazioni»,ΝdoveΝiΝdueΝpuntiΝhannoΝvaloreΝesplicativoΝeΝsostituisconoΝl’avverbioΝ‘cioè’Ψ. 4.5 Puntini di sospensione I puntini di sospensione o reticenza si usano nel numero fisso di tre: ΧaΨΝperΝsegnalareΝl’omissioneΝvolontariaΝdiΝparteΝdelΝtestoΝcitato, fra parentesi quadre [...]; (b) come sinonimo di ‘ecc.’; (c) nei testi espressivi e letterari per indicare sospensione, reticenza, allusività. N.B. SpaziΝassociatiμΝiΝpuntiniΝdiΝsospensioneΝtraΝparentesiΝquadreΝnonΝvoglionoΝspaziΝall’interno. 4.6 Parentesi (…) Le parentesi tonde si usano per incisi, traduzioni di termini, rimandi ai riferimenti bibliografici, e in matematica interne alle parentesi quadre: [... (...) ...]. […] Le parentesi quadre si usano nelle citazioni per segnalare interventi esterni al testo originale, omissioni volontarie, inserti in espressioni già fra parentesi tonde (... [...] ...), e in matematica interne alle parentesi graffe {[... (...) ...]}. N.B. Uno degli interventi esterni più frequenti è [sic] o [sic!] per segnalare in una citazione letterale ciò che si ritiene essere un errore, per es. un refuso. {...}/<...> Le parentesi graffe e angolari (dette anche acute o uncinate) si usano prevalentemente nei linguaggi formali; in un testo ordinario possono avere vario significato (per es. le parentesi angolari quello di integrazione) che occorre spiegare nelle note di consultazione. 4.7 Barra obliqua o sbarretta La barra obliqua o sbarretta (/) (ingl. slash) si usa prevalentemente nelle elencazione come sinonimo della congiunzione disgiuntiva o eΝnell’espressioneΝcristallizzataΝ‘e/o’ΝcomeΝsinonimoΝdellaΝdisgiunzioneΝinclusivaμΝ‘A e/o B’ΝstaΝperΝ‘oΝA o B o sia A che B’. La barra obliqua si usa anche come semplice segno di separazione, per es. nelle date Χββ/0λ/1ζΨ,Ν eΝ inΝ particolareΝ sostituisceΝ l’aΝ capoΝ nelleΝ citazioniΝ deiΝ versiΝ diΝ unaΝ poesia,Ν quandoΝ laΝ poesiaΝèΝriportataΝnelΝtestoΝeΝnonΝcitataΝnellaΝformaΝoriginaleΝfuoriΝtestoνΝvolendoΝindicareΝl’aΝcapoΝ non dei versi ma delle strofe si usa la doppia barra obliqua (... // ...). In alternativa si può usare la barra verticale (... | ...). N.B. Spazi associati: se la barra separa due parole o due numeri non richiede spazi aggiuntivi, perΝes.Ν‘forma/materia’νΝseΝinveceΝsepara più parole è bene inserire uno spazio prima e dopo la barra. Per es.: Non forma della materia/materia della forma Ma forma della materia / materia della forma. 4.8 Virgolette δeΝvirgoletteΝsonoΝsegniΝd’interpunzioneΝcheΝsvolgonoΝprincipalmenteΝdueΝfunzioni: (1) riportare le parole di altri distinguendole dalle proprie (citazione) e (2) segnalare lo status particolare di alcune espressioni (attenuazioni prudenziali o menzione). Le virgolette si usano sempre in coppia: alla virgoletta aperta o sinistra deve sempre seguire la corrispondente virgoletta chiusa o destra. In italiano siΝusanoΝtreΝtipiΝdiΝvirgolette,ΝleΝdoppieΝbasseΝΧ«...»Ψ,ΝleΝdoppieΝalteΝΧ“...”ΨΝeΝleΝsingoleΝalteΝΧ‘...’Ψ,ΝcheΝ nel vostro saggio userete principalmente nei seguenti casi: Norme di Redazione 19 «...» le doppie basse (dette anche francesi o a sergente o caporali)24 si usano: (1) per le citazioni incorporate nel testo (non per quelle fuori testo); (2) per racchiudere le battute di un dialogo (in alternativa alla lineetta); (3) nei riferimenti bibliografici per i titoli dei periodici (vedi infra, § 6.1.2); N.B. Non usare al posto delle virgolette doppie basse le parentesi angolari Χξ…ρΨ,ΝcheΝsiΝtrovanoΝsullaΝtastiera,ΝraddoppiateΝΧξξ…ρρΨ. “...” le doppie alte (dette anche inglesi o apici doppi) si usano: (1) per le intercitazioni di primo livello,Ν cioèΝ perΝ leΝ citazioniΝ contenuteΝ inΝ unaΝ citazioneΝ Χ«...Ν “...”Ν ...»ΨνΝ ΧβΨΝ perΝ leΝ attenuazioniΝ prudenziali,ΝcioèΝperΝparoleΝusateΝinΝun’accezione diversa da quella usuale o con una particolare coloritura (per es.ΝironiaΨΝΧ«leΝ“azioni”ΝnegativeΝnonΝsonoΝazioni»Ν[G.ΝRyle]Ψν ‘...’ le singole alte (dette anche tedesche o apici) si usano: (1) per le intercitazioni di secondo livello, cioè per le citazioni contenute in una intercitazione di primo livello, secondo la seguenteΝgerarchiaΝdelleΝvirgoletteμΝ «...Ν“...Ν‘...’Ν...”Ν...»νΝΧβΨΝperΝlaΝmenzioneΝdiΝ unaΝparolaΝoΝdiΝunaΝ frase, cioè quando si introduce nel discorso una parola o una frase in quanto tali (per es. ‘Cane’ è una parola bisillaba e non morde; ‘Il cane morde’ è un enunciato dichiarativo) anziché usarle (per es. Attento: il cane morde!).25 COSA NON FARE Χ1ΨΝDaΝevitareΝl’usoΝdelleΝvirgoletteΝinΝlocuzioniΝcomeΝ‘ilΝconcettoΝdi...’,Ν‘l’ideaΝdi...’ΝΧnonμΝIlΝ concettoΝdiΝ‘cavallo’,ΝmaμΝIlΝconcettoΝdiΝcavalloνΝnonμ δ’ideaΝdelΝ‘bene’,ΝmaμΝδ’ideaΝdelΝbeneΨ. (2) Per citare o menzionare una parola o una frase in greco antico non sono necessarie le rispettive virgolette di citazione o menzione, trattandosi di un alfabeto diverso dal nostro e come tale già riconoscibile senza bisogno di segnali tipografici aggiuntivi. (3) Per citare o menzionare una parola o una frase in greco traslitterato non occorrono le virgolette, ma è già sufficiente per segnalarne il cambiamento di status il corsivo della traslitterazione. (4) Per citareΝoΝmenzionareΝparoleΝoΝfrasiΝlatineΝsiΝpuòΝscegliereΝfraΝl’usoΝdelΝcorsivoΝcomeΝnelΝ casoΝdelΝgrecoΝtraslitteratoΝoΝl’usoΝdelΝtondoΝfraΝvirgoletteΝdiΝcitazioneΝoΝdiΝmenzione. (5) Per le lingue straniere moderne, si consiglia di citare o menzionare parole o frasi sempre in tondoΝfraΝvirgoletteΝdiΝcitazioneΝoΝdiΝmenzione.ΝPerΝl’usoΝdelΝcorsivoΝnelΝcasoΝdelleΝparoleΝstraniere, vedi supra, § 3.1. N.B. Nei testi espositivi e argomentativi, accanto al principio di uniformità, si tende sempre a seguire un principio di economia perΝevitareΝl’accumuloΝoΝlaΝsovrapposizioneΝdeiΝsegnaliΝtipografici,ΝperΝ es. nel caso di una citazione non si usano insieme corsivo e virgolette, a meno che il corsivo sia dell’originaleΝcitato.Ν Come e quando si cita Quando si cita: ogni volta che si deve un’idea a qualcuno. Come si cita: 1. 24 Nel corpo del testo 1.1 Citazione letterale (ogni volta che si usano le parole di qualcun altro) breve: in tondo tra virgolette doppie basse Χ«...»Ψ,Ν accompagnataΝ nelΝ testoΝ oΝ inΝ notaΝ dall’indicazioneΝ Queste virgolette non compaiono sulla tastiera del computer, ma possono essere inserite dal menu Inserisci Simbolo, da una mappa caratteri esterna al programma di videoscrittura (per es. PopChar, www.ergonis.com/), oppure con i comandi: ALT 174 («) e ALT 175 (») per Windows e ALT 1 («) e ALT  [Maiuscola] 1 (») per Mac. 25 In alcuni testi, soprattutto di linguistica, la menzione di un termine non è segnalata dagli apici, bensì dal corsivo: per es. ‘La parola cane è bisillaba’. Laboratorio di Filosofia 20 dell’autoreΝeΝdelleΝcoordinateΝtestuali. Esempi Come scrive Russell, «il ragionamento di Descartes va preso con qualche cautela».1 Secondo Wittgenstein, la sostanza «è forma e contenuto» (TLP 2.025). ____________ 1 Bertramd Russell, I problemi della filosofia (1912), trad. it. di Elena Spagnol e Paolo Costa, introduzione di John Skorupski, Milano: Feltrinelli, 2007, p. 21. 1.2 Parafrasi ΧnonΝsonoΝleΝparoleΝesatteΝdell’autoreΝcitato,ΝmaΝunaΝliberaΝesposizioneΝdelΝsuoΝ pensiero con parole proprie): in tondo senza virgolette, accompagnata nel testo o in nota dall’indicazioneΝdell’autoreΝeΝdelleΝcoordinateΝtestuali,ΝintrodotteΝperlopiùΝdaΝ‘cfr.’.Ν Esempi Come vide Platone (Sofista, 238a-cΨ,ΝciòΝcheΝnonΝc’èΝnonΝpuòΝessereΝcontato. Secondo Wittgenstein la forma è anche sostanza (cfr. TLP 2.025). N.B. Si cita senza virgolette anche quando si deve un suggerimento a qualcuno che non lo abbia scritto e pubblicato o quando ci si riferisce a una lezione o a una conversazione. Esempio 1 2. Devo questo suggerimento a Nome Cognome. Fuori testo Citazione letterale lunga o importante: in tondo senza virgolette, rientrata, con il carattere diminuito di 1 punto, lasciando una riga bianca prima e dopo la citazione per isolarla dal testo. Alla riga seguente, allineate a destra, le coordinate testuali. Esempio SoloΝcheΝaΝquantoΝpareΝquestaΝ“non-dicibilità”ΝnonΝsembraΝessereΝunaΝqualitàΝesclusivaΝ dellaΝmusica,ΝperchéΝèΝlegataΝall’atto performativo: δaΝmusicaΝ nonΝesisteΝinΝseΝstessa,ΝmaΝsoloΝinΝquellaΝpericolosaΝmezz’oraΝinΝcui,Ν suonandola,Ν laΝ facciamoΝ essereΝ […].Ν δaΝ musica,Ν dunque,Ν haΝ questoΝ inΝ comuneΝ conΝlaΝpoesiaΝeΝl’amore,ΝeΝpersinoΝconΝilΝdovereμΝnonΝèΝfattaΝperchéΝseΝneΝparli,Ν ma perché si faccia: non è fatta per essere detta, maΝperΝessereΝ“messaΝinΝopera”. JANKÉLÉVITCH 1961, p. 68 N.B. Sia le citazioni nel corpo del testo sia quelle fuori testo possono essere modificate o adattate: gli aggiustamenti per adattamento al contesto, o per segnalare eventuali errori, non riguardano il contenuto ma la forma, e vanno indicati tra parentesi quadra (vedi supra, § 4.6). 3. In nota Rinvio: invece di citare o parafrasare nel testo le parole di un autore, è possibile rinviare il lettoreΝall’operaΝinΝcuiΝcompaionoΝdandoΝinΝnotaΝilΝriferimentoΝalΝpassoΝprecedutoΝdaΝ‘cfr’. Esempio 1 Cfr. CAPITONI 2013, p. 72. Norme di Redazione 21 5. NORME GRAMMATICALI E ORTOGRAFICHE 5.1 Accenti e Apostrofo PerΝgliΝaccentiΝdaΝusareΝnell’ortografia italiana, vedi infra, § 8.2. 5.2 Sillabazione Per evitare spazi incongrui tra le parole dovuti alla giustificazione del testo si consiglia di usare la sillabazioneΝ automaticaΝ delΝ programmaΝ diΝ videoscrittura,Ν impostandolaΝ oΝ all’inizioΝ aΝ documentoΝ bianco o alla fine a documento completato, attivando inΝquest’ultimoΝcasoΝil comando Seleziona tutto. N.B. Occorre verificare che la lingua dellaΝsillabazioneΝsiaΝl’italianoΝoΝlaΝlinguaΝdiΝvoltaΝinΝvolta usataΝΧperΝes.ΝinΝunaΝcitazioneΝdall’ingleseΨ. COSA NON FARE (1) Non spezzare manualmente le parole col trattino. (2) Il greco non traslitterato non va mai sillabato in modo automatico; è possibile la sillabazioneΝ manualeΝ quandoΝ siΝ vogliaΝ riprodurreΝ unΝ branoΝ comeΝ compareΝ inΝ un’edizioneΝ critica. 5.3 D eufonica La d eufonica26 è la consonante che si aggiunge alla preposizione a e alle congiunzioni e, o quando la parola seguente inizia perΝvocale.Νδ’usoΝnonΝèΝobbligatorioΝeΝperΝlaΝcongiunzioneΝo oggi si tende a evitarlo.ΝδaΝconvenzioneΝprevalenteΝeΝcheΝconsigliamoΝdiΝadottareΝèΝquellaΝdiΝriservareΝl’usoΝdiΝ‘ed’Ν eΝ‘ad’ΝaiΝcasiΝinΝcuiΝlaΝparolaΝsuccessivaΝiniziΝconΝlaΝstessaΝvocaleΝΧ‘edΝElena’ΝmaΝ‘eΝancora’,Ν‘adΝandare’ΝmaΝ‘aΝessere’Ψ.ΝFannoΝeccezioneΝleΝlocuzioniΝabitualiΝ‘adΝesempio’,Ν‘adΝogniΝmodo’.ΝδaΝd eufonicaΝnonΝsiΝusaΝdavantiΝaΝpausaΝΧ‘e,ΝogniΝvolta’,Νnon ‘ed,ΝogniΝvolta’Ψ,ΝnéΝdavantiΝaΝnomiΝstranieri che inizino con h aspirataΝΧ‘aΝHegel’,Νnon ‘adΝHegel’Ψ,ΝnéΝinfineΝdiΝfronteΝaΝparoleΝcheΝinizinoΝconΝ ‘ed’ΝoΝ‘ad’ΝΧ‘eΝEdoardo’,Νnon ‘edΝEdoardo’νΝ‘aΝaddurre’,Νnon ‘adΝaddurre’ΨΝperΝevitareΝlaΝcacofoniaΝ che ne deriverebbe. 5.4 Maiuscola iniziale La maiuscola iniziale di parola come mezzo di enfasi tipografica si usa: (a) perΝrendereΝpiùΝevidenteΝlaΝscansioneΝdelΝdiscorso,ΝsegnalandoΝl’inizioΝdiΝogniΝperiodo; (b) per segnalare lo status delle singole parole, per marcare nomi propri e denominazioni particolari, fra cui rientrano eventi e riferimenti temporali; (c) per esprimere riverenza. Sull’argomento,Νcfr.Νin particolare BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 573-581 (Maiuscola iniziale) e pp. 717-719 (Periodi ed epoche). 6. BIBLIOGRAFIA E SISTEMI DI RIMANDI BIBLIOGRAFICI 6.1 Bibliografia di Lavoro e Saggio Bibliografico La Bibliografia di Lavoro si distingue dal Saggio Bibliografico o Bibliografia Ragionata in quanto contiene solo i riferimenti bibliografici citati o comunque consultati durante la stesura, mentre la ψibliografiaΝRagionataΝcontieneΝancheΝl’indicazioneΝdiΝaltriΝtestiΝcheΝsiΝritengonoΝsignificativiΝinΝvista di ulteriori approfondimenti ed è adatta a generi testuali come la tesi di laurea o di dottorato. La Bibliografia di Lavoro è prevalentemente un unico elenco bibliografico in ordine alfabetico per cognomeΝdell’autoreΝeΝnonΝpresentaΝalΝ suoΝinternoΝunaΝdivisioneΝinΝsezioni,ΝmentreΝunaΝψibliografiaΝ Ragionata è di regola divisa in sezioni (per es. Fonti, Studi generali e particolari, Strumentario), a 26 È dettaΝ«eufonica»ΝperchéΝhaΝlaΝfunzioneΝdiΝevitareΝloΝiato,ΝcioèΝl’incontroΝdiΝdueΝvocaliΝomofoneΝΧ‘edΝElena’,Ν‘adΝangolo’ΨΝoΝeterofoneΝΧ‘adΝesempio’Ψ. Laboratorio di Filosofia 22 loro volta suddivise in sottosezioni. Nel vostro saggio potete scegliere di redigere o una semplice Bibliografia di Lavoro o una bibliografia sul modello della Bibliografia Ragionata, limitandovi alla prima suddivisione in Fonti, Studi e Strumentario. Esistono varie tipologie di testi a cui corrispondono riferimenti bibliografici diversi. I testi che vi troverete più spesso a citare sono: 6.1.1 (1) (2) (3) 6.1.2 6.1.3 6.1.4 6.1.5 6.1.6 Libri Monografie Raccolte di saggi Traduzioni e commenti Articoli di riviste, periodici e quotidiani Recensioni e tesi Voci enciclopediche e di dizionario Fonti legislative o istituzionali Pubblicazioni on line 6.1.1. Libri (1) Monografie I dati bibliografici necessari per i libri sono i seguenti: ΧaΨΝωognomeΝdell’autore,Νvirgola,ΝnomeΝperΝesteso.ΝSeΝl’autoreΝhaΝunΝsecondoΝnome,ΝsiΝusaΝl’inizialeΝ puntata (per es. Varzi, Achille C.). Se gli autori sono due, i nomi vanno congiunti con la congiunzione e; se gli autori sono più di due, si riporta solo il cognome e nome del primo seguito da et al. (et alii). (b) Titolo ed eventualeΝsottotitoloΝdell’operaΝinΝcarattereΝcorsivo,ΝseparatiΝdaΝdueΝpuntiΝconΝl’inizialeΝ delΝsottotitoloΝinΝmaiuscolaΝedΝeventualeΝindicazioneΝinΝparentesiΝtondaΝdell’annoΝdellaΝprimaΝedizioneΝo,ΝseΝsiΝtrattaΝdiΝunaΝtraduzione,Νdell’annoΝdiΝpubblicazioneΝdell’originale. (c) Se si tratta di una traduzione, indicare il nome e cognome del traduttore e/o curatore. (d) Eventuale numero dei volumi (voll.) o tomi (tt.). (e) Luogo di edizione e casa editrice (in forma semplificata: non Giulio Einaudi editore ma semplicemente Einaudi) separati da due punti o da una virgola. (f) Anno di pubblicazione (se non è quello della prima edizione, 27 conΝ numeroΝ dell’edizione in esponente). N.B. Per edizione non si intende una ristampa, ma una nuova edizione almeno in parte diversa,Νper.Νes.ΝperchéΝampliata,ΝdallaΝprima.ΝδaΝristampa,ΝidenticaΝall’originaleΝnell’impaginazione,ΝnonΝrichiedeΝl’aggiuntaΝdiΝunΝesponente. Esempi28 CAMBIANO, Giuseppe, Platone e le tecniche 29 (1971), nuova edizione riveduta e aggiornata con l’aggiuntaΝdelΝcap.ΝIX,ΝRoma-Bari: Laterza, 19912. CAPITONI, Federico, La verità che si sente: La musica come strumento di conoscenza, Trieste: Asterios, 2013. NANNINI, Simonetta, Omero: L’Autore necessario, Napoli: Liguori, 2010. PerΝritrovareΝl’annoΝdellaΝprimaΝedizioneΝsiΝdeveΝconsultareΝilΝcolophon, cioè il retro del frontespizio, o la pagina che lo precede. La prima edizione è segnalata dal simbolo del copyright (©). 28 N.B. Gli esempi, per tenere conto dei diversi casi possibili, non seguono il principio di uniformità a cui, invece, lo studente dovrà scrupolosamente attenersi. 29 σeiΝtitoliΝeΝsottotitoliΝitalianiΝvaΝmaiuscolaΝsoloΝlaΝprimaΝletteraΝdellaΝprimaΝparola,ΝmentreΝl’inizialeΝdelleΝparoleΝseguentiΝdiΝnormaΝèΝminuscolaΝΧtranne,Νovviamente,ΝnelΝcasoΝdiΝnomiΝpropriΝoΝdiΝaltriΝelementiΝcheΝrichiedanoΝl’inizialeΝ maiuscola). FannoΝeccezioneΝiΝcasiΝinΝcuiΝvieneΝesplicitamenteΝadottatoΝnell’originaleΝloΝstile maiuscolo, cioè quello stile cheΝestendeΝl’usoΝdell’inizialeΝmaiuscolaΝancheΝaΝparoleΝsuccessiveΝallaΝprimaΝΧdiΝsolitoΝaΝnomiΝeΝaggettiviΨ.ΝInΝquestoΝ prontuario lo stile maiuscolo è stato adottato per i titoli di primo livello, ovvero per i titoli di paragrafo (non per i titoli di secondo livello, ecc., ovvero per i titoli di sottoparagrafo e gli intertitoli in genere). 27 Norme di Redazione 23 STEFANINI, Luigi, Platone (1935), 2 voll., Padova: CEDAM, 19492 (rist. anast. Padova: Istituto di Filosofia, 1991). Questi dati sono sufficienti a identificare la monografia, cioè un libro scritto da uno o più autori che tratta di un argomento specifico. N.B. Nel caso in cui la monografia non sia in italiano, ma in una lingua straniera compresa tra francese, inglese, spagnolo e tedesco, è possibile scegliere se consultare e quindiΝcitareΝinΝbibliografiaΝl’originaleΝoppure,ΝqualoraΝesista,ΝlaΝtraduzioneΝitaliana.ΝSeΝsiΝsceglieΝdiΝcitareΝl’originale,ΝaiΝdatiΝbibliograficiΝdellaΝmonografiaΝvaΝaggiuntoΝallaΝfineΝdelΝriferimento,Ν in parentesi tonda o separato da un punto e virgola: ΧgΨΝ‘trad.Νit.Νdi’ΝσomeΝeΝωognomeΝdelΝtraduttore,ΝtitoloΝitalianoΝinΝcorsivoΝΧtalvoltaΝdiversoΝdaΝquello originale), luogo di edizione e casa editrice italiani, anno di pubblicazione della traduzione. Esempi FRANKFURT, Harry G., On Bullshit,30 Princeton and Oxford: Princeton University Press, 2005; trad. it. di Massimo Birattari, Stronzate: Un saggio filosofico, Milano: Rizzoli, 2005. MARTINICH, Aloysius P., Philosophical Writing: An Introduction (1989), Malden, MA, Blackwell, 20053. MONK, Ray, Ludwig Wittgenstein: The Duty of Genius, London: Jonathan Cape, 1990 (trad. it di Piero Arlorio, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano: RCS, 1991). NOZICK, Robert, The Examined Life: Philosophical Meditations (1989), New York, Simon & Schuster, 1990; trad. it. di Giulia Boringhieri, La vita pensata: Meditazioni filosofiche (1990), premessa di Salvatore Veca, Milano: BUR 2004. THEUNISSEN, Michael, Sein und Schein: Die kritische Funktion der Hegelschen Logik,31 Frankfurt am Main: Suhrkamp, 1980. Se invece si sceglie di consultare e citare in bibliografia la traduzione italiana, si daranno solo i dati pertinentiΝ allaΝ traduzione,Ν aggiungendoΝ dopoΝ ilΝ titoloΝ inΝ parentesiΝ tondaΝ l’annoΝ diΝ pubblicazioneΝ dell’originale. Esempio NOZICK, Robert, Spiegazioni filosofiche (1981), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: il Saggiatore, 1987. In base alle altre tipologie di libri, si dovrà invece tener conto di alcuni dati aggiuntivi: (2) Raccolte di saggi Le raccolte di saggi possono essere di due tipi: raccolte di saggi di uno stesso autore o volumi collettanei, cioè raccolte di saggi di più autori. Le prime rientrano nel caso della monografia. Le seconde, invece, richiedono che si indichi il nome del curatoreΝoΝdeiΝcuratoriΝdelΝvolumeΝseguitoΝdaΝ‘aΝ curaΝdi’ΝinΝparentesiΝtonda.ΝVolendoΝcitareΝunΝsaggioΝcontenutoΝinΝunaΝraccoltaΝoccorreΝindicare,ΝallaΝ fine del riferimento bibliografico, le pagine del saggio. 30 Per i titoli e i sottotitoli inglesi lo stile correntemente applicato è quello maiuscolo (vedi n. precedente): «hanno inizialeΝ maiuscolaΝ nomi,Ν aggettivi,Ν pronomi,Ν verbi,Ν avverbi,Ν piùΝ laΝ primaΝ eΝ l’ultimaΝ parola,Ν indipendentementeΝ dallaΝ suaΝ categoria grammaticale» (BELTRAMO/NESCI 2011, p. 580). 31 In tedesco tutti i sostantivi sono scritti con la maiuscola. Questa regola ortografica va rispettata anche nei titoli e sottotitoli originali riportati nei riferimenti bibliografici. Laboratorio di Filosofia 24 Esempi BARNES, Jonathan, Method and Metaphysics: Essays in Ancient Philosophy I, edited by Maddalena Bonelli, Oxford: Clarendon Press, 2011. BARNES, Jonathan, Heidegger in the cave, in Id.32, Method and Metaphysics: Essays in Ancient Philosophy I, edited by Maddalena Bonelli, Oxford: Clarendon Press, 2011, pp. 77-99. CAMBIANO, Giuseppe et al. (a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, 3 voll., 5 tomi, Roma: Salerno Editrice, 1992-1996. CAMBIANO, Giuseppe et al. (a cura di), Lo spazio letterario della Grecia antica, 3 voll., 5 tomi, vol. I: La produzione e la circolazione del testo, tomo I: La polis, Roma: Salerno Editrice, 1992 (rist. 2000). HARBSMEIER, Martin e MÖCKEL, Sebastian (a cura di), Pathos, Affekt, Emotion: Transformationen der Antike, Frankfurt am Main: Suhrkamp, 2009. LANFREDINI, Roberta, La struttura fenomenologica dell’emozione, in Giovanni Matteucci e Mariagrazia Portera (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014, pp. 109-127. MATTEUCCI, Giovanni e PORTERA, Mariagrazia (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014. MATTEUCCI, Giovanni, Emozioni e forme di vita, in Giovanni Matteucci e Mariagrazia Portera (a cura di), La natura delle emozioni, Milano: Mimesis, 2014, pp. 7-15. (3) Traduzioni e commenti Le traduzioni dei classici antichi, medievali e moderni e/o contemporanei possono essere citate secondo due diversi stili: (1) Il primo stile è consigliato per la bibliografia Autore-Titolo (vedi infra, § 6.2.1) e segue i criteri diΝcitazioneΝdelleΝmonografie,ΝtranneΝperΝl’indicazioneΝdella prima edizione, che va in fondo, seguita traΝparentesiΝtondeΝdall’eventualeΝindicazioneΝdell’annoΝdellaΝristampa.ΝSeΝviΝèΝinveceΝun’edizioneΝ successiva,Ν siΝ citaΝ questaΝ perΝ primaΝ ΧconΝ esponenteΨ,Ν seguitaΝ traΝ parentesiΝ tondeΝ dall’indicazioneΝ dell’annoΝdella prima edizione. Esempi Aristotele, Etica Nicomachea, a cura di Carlo Natali, Roma-Bari: Laterza, 1999 (rist. 2005). Pico della Mirandola, Giovanni, Dell’ente e dell’uno, a cura di Raphael Ebgi e Franco Bacchelli, prefazione di Marco Bertozzi e postfazione di Massimo Cacciari, Milano: Bompiani, 2010. Sesto Empirico, Schizzi pirroniani, traduzione di Onorato Tescari riveduta da Antonio Russo, RomaBari: Laterza, 1988 (prima edizione 1926). (2) Il secondo stile è invece consigliato per le bibliografie Autore-Anno e a Numerazione Progressiva (vedi infra, §§ 6.2.2 e 6.2.3) se si lavora su testi antichi e medievali, e si differenzia in quanto, anzichéΝcitareΝdirettamenteΝl’autore,ΝsiΝanteponeΝilΝnomeΝdelΝtraduttoreΝoΝdelΝcuratore.ΝN.B. Se si lavora prevalentemente su testi rinascimentali, moderni e contemporanei, va invece adottato esclusivamente il primo stile anche per le bibliografie Autore-Anno e a Numerazione Progressiva. Esempi MÜLLER, Paola (a cura di), Ockham: Logica dei termini, Milano: Rusconi, 1992. NATALI, Carlo (a cura di), Aristotele: Etica Nicomachea, Roma-Bari: Laterza, 1999 (rist. 2005). TESCARI, Onorato e RUSSO, Antonio (a cura di), Sesto Empirico: Schizzi pirroniani, Roma-Bari: Laterza, 1988 (prima edizione 1926). 32 ‘Id.’ΝΧdalΝlatinoΝidemΨΝperΝindicareΝloΝstessoΝautoreνΝseΝsiΝtrattaΝdiΝun’autrice,ΝsiΝuseràΝ‘Ead.’ΝΧdalΝlatinoΝeadem). Norme di Redazione 25 COSA NON FARE Attenzione a non confondere il riferimento alla fonte,ΝcioèΝall’operaΝstudiataΝeΝalΝsuoΝautoreΝΧperΝ es. la Repubblica diΝPlatoneΨ,ΝconΝilΝriferimentoΝall’introduzioneΝdelΝcuratoreΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝ traduttore. Il primo dovrà seguire la regola di citazione dell’autoreΝΧvediΝinfra, § 8.3), indipendentemente dal sistema bibliografico adottato (per es.: Platone, Repubblica, VII, 514a; o in forma abbreviata: Pl. R. VII 514a). Il secondo sarà invece nello stile scelto (per es. VEGETTI 2007, p. 139). I commenti seguono di regola il caso delle monografie: Esempi BLACK, Max, A Companion to Wittgenstein’s ‘Tractatus’,33 Cambridge: Cambridge University Press, 1964. POLANSKY, Ronald, Aristotle’s De anima, Cambridge: Cambridge University Press, 2007. 6.1.2. Articoli di riviste, periodici e quotidiani I dati bibliografici necessari sono i seguenti: ΧaΨΝωognomeΝdell’autore,Νvirgola,ΝnomeΝperΝesteso.ΝSeΝl’autoreΝhaΝunΝsecondoΝnome,ΝsiΝusaΝl’inizialeΝ puntata (per es. Varzi, Achille C.). Se gli autori sono due i nomi vanno congiunti con la congiunzione e, se gli autori sono più di due, si riporta solo il cognome e nome del primo seguito da et al. (et alii). ΧbΨΝ TitoloΝ edΝ eventualeΝ sottotitoloΝ dell’articoloΝ inΝ carattereΝ corsivo,Ν separatiΝ daΝ dueΝ puntiΝ conΝ l’inizialeΝdelΝsottotitoloΝinΝmaiuscola. (c) Titolo della rivista o del periodico tra virgolette di citazione («...»). (d) Annata o volume in cifra araba. (e) Anno della pubblicazione in cifra araba tra parentesi tonde. (f) Eventuale numero del fascicolo (per le riviste i cui fascicoli non hanno una numerazione progressiva). ΧgΨΝPagineΝdell’interoΝarticolo,ΝpreceduteΝdaΝ‘pp.’. Esempi BARNES, Jonathan, Osservazioni sull’uso delle lettere nella sillogistica di Aristotele, «Elenchos», 27 (2006), pp. 277-304. FEDRIGA, Riccardo, Dalla caverna di Platone alla Minerva di Hegel: Ogni filosofo è un pittore, «la Repubblica», sabato 6 settembre 2014, p. 52.34 FLORES D’χRCAIS, Paolo e DE MONTICELLI, Roberta, Controversia sull’etica, «MicroMega», 5 (2011), pp. 3-28. PICARDI, Eva, Rorty, Sorge and Truth, «International Journal of Philosophical Studies», 9 (2001) 3, pp. 431-439. 6.1.3. Recensioni e tesi Il riferimento bibliografico delle recensioni segue il caso degli articoli di riviste, ma antepone il nomeΝdelΝrecensoreΝseguitoΝdaΝ‘recensioneΝdi’. δ’usoΝdegliΝapiciΝèΝdovutoΝalΝsistemaΝdiΝvirgoletteΝproprioΝdell’inglese.ΝN.B. Quando citate un riferimento bibliografico in lingua straniera, rispettate i sistemi adottati nella lingua in uso. 34 σelΝcasoΝdeiΝquotidiani,ΝalΝpostoΝdell’annataΝeΝdell’annoΝdiΝpubblicazioneΝinΝparentesiΝtonda,ΝsiΝdàΝlaΝdataΝdelΝgiornale. 33 Laboratorio di Filosofia 26 Esempio BARNES, Jonathan, Recensione di Bernard Williams, The Sense of the Past, «Journal of Philosophy», 104 (2007), pp. 540-545. Le tesi di laurea e di dottorato sono scritti non pubblicati, quindi si citano come una monografia, fatta eccezione per i dati che riguardano la pubblicazione (luogo di edizione, casa editrice e anno), sostituitiΝdaΝ‘TesiΝdiΝδaureaΝ[oΝdiΝDottorato]35 in...’,Ν‘UniversitàΝdi...’,Ν‘a.a.Ν...’. Esempi JOURNEAU, Julie, Le statut épistémologique de l’éthique comme science pratique selon Aristote, Thèse de doctorat en philosophie ancienne, Université de Lille 3, 2013. RINI, Enrico, Contorni a contrasto: I concetti di parte e tutto in Aristotele, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, a.a. 2009/10. ZAMUNER, Edoardo, Il significato dei nomi propri nelle «Ricerche Filosofiche» di Ludwig Wittgenstein, Tesi di Laurea in Filosofia, Università degli Studi di Bologna, a.a. 1998/99. ZAMUNER, Edoardo, Knowledge and Self-Knowledge of Emotions, Ph.D., University of Edinburgh, 2008. 6.1.4. Voci enciclopediche e di dizionario I dati bibliografici necessari per una voce enciclopedica o di dizionario sono: ΧaΨΝcognomeΝeΝnomeΝdell’autoreν (b) titolo in corsivo della voce; ΧcΨΝ‘in’ΝseguitoΝdaμ (d) nome e cognome delΝcuratoreΝdell’enciclopedia,ΝseΝpresenteν ΧeΨΝtitoloΝdell’enciclopediaΝinΝcorsivoν (f) luogo di edizione e casa editrice; (g) anno e numero del volume; (h) numeri di pagine. Esempio VITIELLO, Vincenzo, Metaforologia, in Enciclopedia Filosofica Bompiani, Milano: Bompiani, 2006, vol. VIII, pp. 7366-7372. N.B. Per le vociΝdiΝdizionarioΝeΝleΝvociΝenciclopedicheΝdiΝcuiΝnonΝèΝindicatoΝl’autore,ΝiΝdatiΝbibliografici necessari sono: nella bibliografia finale,ΝiΝdatiΝcompletiΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopedia,Νcioèμ (a) cognome e nome del curatore o dei curatori; ΧbΨΝtitoloΝinΝcorsivoΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopediaν (c) luogo di edizione e casa editrice; (d) anno di pubblicazione. (e) eventuale numero del volume o dei volumi; nei riferimenti in nota: ΧaΨΝtitoloΝabbreviatoΝperΝconvenzioneΝdelΝdizionarioΝoΝdell’enciclopediaν ΧbΨΝ‘s.v.’ (lt. sub voce); (c) lemma o titolo della voce, se non già esplicitato nel testo. 35 O espressione analoga se la tesi è in lingua straniera, per es. per le tesi di dottorato in ingleseΝ‘Ph.D.’ oΝ‘D.Phil.’. Norme di Redazione 27 Esempi 1 Cfr. GI, s.v. 2 GDU, s.v.Ν‘Elogio’. N.B. Se la voce citata è il titolo di un argomento, va maiuscola in corsivo (per es. s.v. Composizione); seΝinveceΝsiΝtrattaΝdelΝlemmaΝdiΝunΝdizionarioΝdiΝlingua,ΝvaΝmaiuscolaΝtraΝapici,ΝcomeΝnell’esempioΝsopra. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GI = Montanari, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca (1995), Torino: Loescher, 20133. GDU = De Mauro, Tullio (a cura di), Grande Dizionario Italiano dell’Uso, 6 voll., Torino: UTET, 1999-2004. 6.1.5 Fonti legislative o istituzionali Per citare articoli di leggeΝΧspecialmenteΝseΝl’elaborato verte su un tema direttamente rilevante, per esempio un saggio sul problema bioetico della fecondazione assistita), è consuetudine, nella prima occorrenza, citare la legge per esteso, mentre le citazioni successive dovranno essere in forma abbreviata. Costituzione italiana eΝcodiciΝhannoΝabbreviazioniΝd’uso comune (sempre in tondo e in lettere minuscole eccetto la Costituzione): c.c. (= Codice civile) Cost. (= Costituzione) c.p. (= Codice penale) c.p.p. (= Codice di procedura penale) e così via. Per la giurisprudenza e i documenti di agenzie governative o istituzionali, lo schema generale è questo: (a) autorità, (b) tipo di atto, (c) data. Esempi ARTICOLI DI LEGGE 1 Legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita», art. 4, comma 2a. 2 L. 40/2004, art. 4, c. 2a. COSTITUZIONE ITALIANA E CODICI La Costituzione italiana riconosce il principio nullum crimen sine lege (Cost., art. 25, comma 2). La legge italiana vieta esplicitamente atti di autolesionismo, quando violano in maniera permanente l'integrità fisica (c.c., art. 5, «Atti di disposizione del proprio corpo»). Laboratorio di Filosofia 28 GIURISPRUDENZA Corte di Cassazione, sentenza dell’11 novembre 1970. 1 Cass., 11 nov. 1970. U.S. Department of Health and Human Services, Report of the Surgeon General’s Conference on Children’s Mental Health: A National Action Agenda, Washington, DC, 2000. Ministero per le Pari Opportunità, Le Mutilazioni Genitali Femminili: Una tradizione insensata e disumana, Roma: Dipartimento per le Pari Opportunità, 2004. 6.1.6. Pubblicazioni on line Per i riferimenti alle diverse tipologie di testi on line, vedi in particolare BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 909 ss. Qui diamo solo un paio di riferimenti bibliografici a due opere on line di uso più frequente: la SEP e il vocabolario Treccani.it. Esempi PRITCHARD, Michael, Philosophy for Children, in Edward N. Zalta (a cura di), The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Spring 2014 Edition), URL = http://plato.stanford.edu/archives/ spr2014/entries/children/. Vocabolario Treccani.it, s.v. Pop-filosofia, URL = www.treccani.it/vocabolario/tag/pop-filosofia/ (consultato il 20 settembre 2014). in nota: 1 Vedi Vocabolario Treccani.it, s.v.Ν‘Pop-filosofia’. 6.2 Sistemi di Rimandi Bibliografici In un lavoro scritto, usare citazioni e fornire riferimenti bibliografici in modo uniforme e accurato, secondoΝloΝstileΝbibliograficoΝprescelto,ΝneΝaumentaΝl’autorevolezzaΝeΝlaΝchiarezza.ΝViΝsonoΝdiversiΝ stili o sistemi di rimandi bibliografici riconosciuti a livello nazionale e internazionale. I tre stili o sistemi maggiormente in uso e fra i quali potrete scegliere quello da adottare per il vostro saggio, consultandoΝl’insegnanteΝdiΝriferimento,ΝsonoΝiΝseguentiμ 6.2.1 Autore-Titolo 6.2.2 Autore-Anno 6.2.3 A Numerazione Progressiva 6.2.1. Autore-Titolo Il sistema Autore-Titolo ΧfinΝquiΝprevalente,ΝalmenoΝinΝItalia,ΝnelleΝdisciplineΝumanisticheΨΝèΝl’unicoΝ che non richieda necessariamente un elenco bibliografico associato, perché i riferimenti bibliografici necessari sono dati in nota quando un testo viene citato per la prima volta. Tuttavia, se adottate questoΝsistema,ΝèΝbeneΝdareΝcomunqueΝinΝfondoΝl’elencoΝbibliograficoΝcorrispondenteμΝinfatti,ΝinΝlavori di una certa ampiezza, per es. una tesi o un libro, può risultare anche molto complicato, in assenza di tale elenco, risalire alla nota che contiene i dati bibliografici completi. Questo sistema prevede dunque che la prima volta che si rinvia a un testo o lo si cita se ne diano i riferimenti bibliografici completi secondo le tipologie di testo illustrate sopra (libri, articoli, ecc.Ψ,ΝconΝl’unicaΝdifferenzaΝcheΝilΝnomeΝdell’autoreΝprecederàΝilΝcognomeΨ. Norme di Redazione 29 Esempio Gérard Genette, Soglie: I dintorni del testo (1987), a cura di Camilla Maria Cederna, Torino: Einaudi, 1989, pp. 81-85. Se citate di nuovo lo stesso testo, dovete dare il riferimento in forma abbreviata, cioè dare il nome puntatoΝeΝilΝcognomeΝdell’autore,ΝleΝprimeΝparoleΝdelΝtitoloΝseguiteΝdaΝ‘cit.’ΝeΝdalΝnumeroΝdellaΝpagina o delle pagine citate. Esempio G. Genette, Soglie, cit., pp. 85-88. PerΝrinviareΝinΝnotaΝall’introduzioneΝdelΝcuratoreΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝtraduttoreΝdiΝunΝtestoΝclassico,ΝsiΝ indicherà nome e cognome del curatore o delΝtraduttoreΝseguitoΝdaΝ‘in’,ΝdaiΝdatiΝdell’operaΝΧla prima volta per intero, le successive in forma abbreviata) e dal numero della pagina o delle pagine a cui si rinvia. Esempi VediΝl’introduzioneΝdiΝεarioΝVegettiΝinΝPlatone,ΝLa Repubblica, Milano: BUR, 2007, pp. 11-15. Cfr. Mario Vegetti, Introduzione, in Platone, La Repubblica, cit., p. 23. 3 Cfr. la n. 44 di Mario Vegetti in Platone, La Repubblica, cit., p. 400. 1 2 N.B. I passiΝdell’operaΝsarannoΝinvece citati secondo la regola di citazione del suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, § 8.3). 6.2.2. Autore-Anno Il sistema Autore-Anno (Harvard Style),36 di uso prevalente nelle discipline scientifiche e in ambito umanistico negli studi di filologia classica, richiede invece necessariamente una bibliografia finale. Infatti la prima volta che si rinvia a un testo o lo si cita, così come le successive, il rimando (nel testoΝ oΝinΝ notaΨΝsiΝ limiteràΝalΝ cognomeΝdell’autoreΝ ΧinΝtondoΝ oΝinΝ maiuscolettoΨΝseguitoΝdall’annoΝdiΝ pubblicazione e dal numero della pagina o delle pagine citate. Nella bibliografia finale associata a tale stile si troveranno i riferimenti bibliografici completi in un elenco ordinato. N.B. δ’annoΝdaΝindicareΝèΝquelloΝdell’edizioneΝdaΝcuiΝèΝtrattoΝilΝbranoΝcitatoΝoΝaΝcuiΝsiΝrinvia,ΝedizioneΝcheΝnonΝèΝnecessariamente la prima né quella originale, se si tratta di una traduzione. Esempi Genette 1989, p. 153.37 Beltramo/Nesci38 2011, pp. 27-31. oppure GENETTE 1989, p. 153. BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 27-31. ωosìΝdettoΝperchéΝusatoΝperΝlaΝprimaΝvoltaΝallaΝfineΝdell’τttocentoΝnell’UniversitàΝdiΝHarvard. Nelle pubblicazioni dei linguisti e, in generale, nelle pubblicazioni in lingua inglese, è frequente la forma compatta: Genette 1989: 153. 38 Nei riferimenti abbreviati (nel testo o in nota), quando gli autori sono due i cognomi sono separati dalla barra obliqua Χ/Ψ,ΝmentreΝnellaΝbibliografiaΝfinaleΝassociataΝlaΝbarraΝèΝsostituitaΝdallaΝcongiunzioneΝ‘e’. 36 37 Laboratorio di Filosofia 30 COSA NON FARE χttenzioneΝaΝnonΝindicareΝl’annoΝdiΝunaΝeventualeΝristampaΝalΝpostoΝdellaΝedizione a cui si riferisce.ΝPerΝes.ΝlaΝtraduzioneΝdiΝεariaΝεichelaΝSassiΝdell’Apologia di Socrate di Platone è stata pubblicataΝ daΝ ψURΝ nelΝ 1λλγΝ eΝ piùΝ volteΝ ristampataΝ senzaΝ modificheΝ Χl’ultimaΝ ristampaΝ èΝ delΝ 2013). Nel rimando Autore-Anno indicherete dunque Sassi 1993 anche se avete usato la ristampa del 2013. Nel caso si lavori su testi non datati (antichi o medievali), si adotterà il sistema Autore-Anno anche per le fonti.39 N.B. Per non rendere anacronistici i rimandi in nota, i riferimenti relativi alle fonti sarannoΝindicatiΝsecondoΝilΝnomeΝdelΝtraduttoreΝanzichéΝdell’autoreΝΧperΝes.Ν RUSSELLO 1994a, invece di EPICURO 1994a);40 ovviamenteΝtaleΝrinvioΝsaràΝusatoΝperΝriferirsiΝaΝunaΝpaginaΝdell’introduzioneΝoΝ aΝunaΝnotaΝdelΝtraduttore,ΝmentreΝiΝpassiΝdell’operaΝsarannoΝcitatiΝsecondoΝlaΝregolaΝdiΝcitazioneΝdelΝ suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, § 8.3). Nel caso invece si lavori su testi datati (rinascimentali, moderni o contemporanei), il sistema Autore-Anno potrà essere adottato solo in una forma mista che preveda (1) per le fonti lo stile Autore-Titolo secondo il cognomeΝ dell’autoreΝ Χnon del curatore o del traduttore, seΝ l’operaΝ èΝ citataΝ inΝ traduzione), (2) per gli studi e lo strumentario, invece, lo stile Autore-Anno.41 N.B. Questo stile richiede necessariamente una bibliografia ragionata. I diversi casi sono esemplificati nelle bibliografie associate a seguire (vedi infra, § 6.3). 6.2.3. A Numerazione Progressiva Il sistema a Numerazione Progressiva o Autore-Numero (Vancouver System)42 è particolarmente indicato per i saggi di bibliografia ragionata. Anche questo sistema come quello Autore-Anno richiede necessariamente una bibliografia finale. Infatti la prima volta che si rinvia a un testo o lo si cita,ΝcosìΝcomeΝleΝvolteΝsuccessive,ΝilΝrimandoΝΧnelΝtestoΝoΝinΝnotaΨΝsiΝlimiteràΝalΝcognomeΝdell’autoreΝ (in tondo o in maiuscoletto) seguito dal numero progressivo che lo identifica nella bibliografia finale, in parentesi quadre, e dal numero della pagina o delle pagine citate. Nella bibliografia finale associata a tale stile si troveranno i riferimenti bibliografici completi in un elenco ordinato. Esempio Genette [8], p. 153. Nel caso si lavori su testi non datati (antichi o medievali), si adotterà il sistema a Numerazione Progressiva anche per le fonti.43 N.B. I riferimenti relativi alle fonti saranno indicati secondo il nome del traduttoreΝanzichéΝdell’autoreΝΧperΝes.μΝNannini [3], invece di Platone [3]); ovviamente tale rinvio saràΝusatoΝperΝriferirsiΝaΝunaΝpaginaΝdell’introduzioneΝoΝaΝunaΝnotaΝdelΝtraduttore,ΝmentreΝiΝpassiΝ dell’operaΝsarannoΝcitatiΝsecondoΝlaΝregolaΝdiΝcitazione del suo autore (vedi supra, p. 25 e infra, § 8.3). Nel caso si lavori su testi datati (rinascimentali, moderni o contemporanei), il sistema a Numerazione Progressiva può essere adottato soltanto in una forma mista che preveda (1) per le fonti lo stile Autore-Titolo secondoΝilΝcognomeΝdell’autoreΝΧnon delΝcuratoreΝoΝdelΝtraduttore,ΝseΝl’operaΝèΝ 39 I commenti non datati fanno parte delle fonti. TrovereteΝquest’usoΝΧdaΝevitareΨΝinΝalcuneΝbibliografie,ΝspecieΝdiΝlibriΝinΝinglese. 41 I commenti datati fanno parte degli studi. 42 Così detto perché codificato ufficialmente a Vancouver, BC, Canada nel 1978. 43 I commenti non datati fanno parte delle fonti. 40 Norme di Redazione 31 citata in traduzione), (2) per gli studi e lo strumentario, invece, lo stile Autore-Numero.44 N.B. Questo stile richiede necessariamente una bibliografia ragionata. I diversi casi sono esemplificati nelle bibliografie associate a seguire. 6.3 Bibliografie associate Ai tre sistemi di rimandi bibliografici studiati al § 6.2 sono associate tre distinte bibliografie finali. 6.3.1 Bibliografia Autore-Titolo Per quanto riguarda il sistema Autore-Titolo, la bibliografia finale sarà un unico elenco in ordine alfabeticoΝperΝcognomeΝdell’autore.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoliΝpubblicatiΝ inΝanniΝdiversi,Νl’ordineΝèΝcronologicoΝascendenteΝΧdalΝtitolo meno recente a quello più recente) in base alle edizioni originali; se vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati nello stesso anno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝinΝbaseΝalleΝprimeΝparoleΝdelΝtitolo. Esempio Bibliografia di Lavoro Abbagnano, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998. Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71. Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155. Fusaro, Diego, La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006. Hadot, Pierre, Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati Boringhieri, 2007. Hacker, Peter M. S., Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press, 1986. Hacker, Peter M. S., The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di), Ludwig Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135. Mancia, Mauro (a cura di), Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005. Monk, Ray, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000. Monk, Ray, Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero, 2008. Pesce, Domenico, Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990. Verde, Francesco, Epicuro, Roma: Carocci, 2013. Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964). Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi, 1967, pp. 5-19. 6.3.2 Bibliografia Autore-Anno Per quanto riguarda il sistema Autore-Anno, la bibliografia finale potrà assumere – e si dovrà necessariamente farlo nel caso di fonti datate (vedi supra, § 6.2.2) – la forma di una bibliografia ragionata ed essere quindi suddivisa in tre sezioni: (1) Fonti; (2) Studi e (3) Strumentario. In ogni sezioneΝ iΝ riferimentiΝ sarannoΝ datiΝ inΝ ordineΝ alfabeticoΝ perΝ cognomeΝ dell’autore,Ν mettendoΝ inΝ risaltoΝ l’annoΝdiΝedizioneΝcomeΝnell’esempioΝaΝseguire.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoli pubblicatiΝinΝ anniΝ diversi,Νl’ordineΝèΝcronologicoΝascendenteΝΧdalΝ titoloΝ menoΝrecenteΝaΝquelloΝ 44 I commenti datati fanno parte degli studi. Laboratorio di Filosofia 32 più recente) in base alle edizioni originali; se vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati nelloΝstessoΝanno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝinΝbaseΝalleΝprimeΝparoleΝdelΝtitolo,ΝeΝall’annoΝdiΝedizione messo in risalto deve essere aggiunta una lettera progressiva (per es. 1986a, 1986b). Esempi Bibliografia di Lavoro 1. Fonti FERRARI, Franco (a cura di), 2011 Platone: Teeteto, Milano: BUR, 2011. MCDOWELL, John (a cura di), 1973 Plato: Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 1973. NANNINI, Simonetta (a cura di), 2007 Platone: Apologia di Socrate, Siena: Barbera, 2007. NARCY, Michel (a cura di), 1994 Platon: Théétète, Paris: Flammarion, 1994. SASSI, Maria Michela (a cura di), 1993 Platone: Apologia di Socrate / Critone, Milano: BUR, 1993. 2. Studi BURNYEAT, Myles F., 1977 Socratic Midwifery and Platonic Inspiration, «Bulletin of the Institute of Classical Studies», 24 (1977), pp. 7-16. 1997 The Impiety of Socrates, «Ancient Philosophy», 17 (1997), pp. 1-12. MARASCO, Gabriele, 1976 I processi d’empietà nella democrazia ateniese, «Atene e Roma», 21 (1976), pp. 113131. SEDLEY, David N., 2004 The Midwife of Platonism: Text and Subtext in Plato’s Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 2004. STERN, Paul, 2002 The Philosophic Importance of Political Life: On the “Digression” in Plato’s Theaetetus, «The American Political Science Review», 96 (2002) 2, pp. 275-289. 3. Strumentario LSJ45 LIDDELL, H. G. et al. (a cura di), A Greek-English Lexicon (19409), with a revised supplement, Oxford: Clarendon Press, 1996. GI46 MONTANARI, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca (1995), Torino: Loescher, 20133. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro 1. Fonti Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71. Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155. Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964). Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la 45 46 Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: LSJ, s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. LSJ, s.v. ἀλξή. Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: GI, s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. GI, s.v. ἀλξή. Norme di Redazione 33 psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi, 1967, pp. 5-19. 2. Studi FUSARO, Diego, 2006 La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006. HADOT, Pierre, 2007 Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati Boringhieri, 2007. HACKER, Peter M. S., 1986a Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press, 1986. 1986b The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di), Ludwig Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135. MANCIA, Mauro (a cura di), 2005 Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005. MONK, Ray, 2000 Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000. 2008 Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero, 2008. PESCE, Domenico, 1990 Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990. VERDE, Francesco, 2013 Epicuro, Roma: Carocci, 2013. 3. Strumentario ABBAGNANO, Nicola (a cura di), 1998 Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998. Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro 1. Fonti MILL, John Stuart, Della libertà, a cura di Max Lerner, con uno scritto di Luigi Einaudi, Firenze: Sansoni, 1974. MILL, John Stuart, Saggio sulla libertà, con una introduzione di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Milano: Il Saggiatore, 1981. MILL, John Stuart, Utilitarismo, a cura di Enrico Musacchio, Bologna: Cappelli, 1981. 2. Studi BERGER, Fred R., 1984 Happiness, Justice, and Freedom: The Moral and Political Philosophy of John Stuart Mill, Berkley: University of California Press, 1984. CRESSATI, Claudio, 1988 La libertà e le sue garanzie: Il pensiero politico di John Stuart Mill, Bologna: il Mulino, 1988. FAGIANI, Francesco, 1990 L’utilitarismo classico da Bentham a Sidgwick, Cosenza: Busento, 1990. SKORUPSKI, John, 1989 John Stuart Mill, London: Routledge, 1989. 3. Strumentario ABBAGNANO, Nicola (a cura di), Laboratorio di Filosofia 34 1998 Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998. Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. 6.3.3 Bibliografia a Numerazione Progressiva Anche per quanto riguarda il sistema a Numerazione Progressiva, la bibliografia finale potrà assumere – e si dovrà necessariamente farlo nel caso di fonti datate – la forma di una bibliografia ragionata ed essere quindi suddivisa in tre sezioni: (1) Fonti; (2) Studi e (3) Strumentario. In ogni sezione iΝ riferimentiΝ sarannoΝ datiΝ inΝ ordineΝ alfabeticoΝ perΝ cognomeΝ dell’autore, preceduti da un numero d’ordineΝinΝ parentesiΝquadreΝ aΝ numerazione progressiva (per es. [1] FERRARI,Ν…νΝ [β]Ν MCDOWELL, …Ψ.ΝσelΝcasoΝinΝcuiΝdiΝunoΝstessoΝautoreΝviΝsianoΝpiùΝtitoliΝpubblicatiΝinΝanniΝdiversi,Νl’ordineΝèΝcronologico ascendente (dal titolo meno recente a quello più recente) in base alle edizioni originali; se vi sono invece più titoli dello stesso autore pubblicati nelloΝstessoΝanno,Νl’ordineΝrimaneΝalfabeticoΝ in base alle prime parole del titolo. Esempi Bibliografia di Lavoro 1. Fonti [1] FERRARI, Franco (a cura di), Platone: Teeteto, Milano: BUR, 2011. [2] MCDOWELL, John (a cura di), Plato: Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 1973. [3] NANNINI, Simonetta (a cura di), Platone: Apologia di Socrate, Siena: Barbera, 2007. [4] NARCY, Michel (a cura di), Platon: Théétète, Paris: Flammarion, 1994. [5] SASSI, Maria Michela (a cura di), Platone: Apologia di Socrate / Critone, Milano: BUR, 1993. 2. Studi [6] BURNYEAT, Myles F., Socratic Midwifery and Platonic Inspiration, «Bulletin of the Institute of Classical Studies», 24 (1977), pp. 7-16. [7] BURNYEAT, Myles F., The Impiety of Socrates, «Ancient Philosophy», 17 (1997), pp. 1-12. [8] MARASCO, Gabriele, I processi d’empietà nella democrazia ateniese, «Atene e Roma», 21 (1976), pp. 113-131. [9] SEDLEY, David N., The Midwife of Platonism: Text and Subtext in Plato’s Theaetetus, Oxford: Clarendon Press, 2004. [10] STERN, Paul, The Philosophic Importance of Political Life: On the “Digression” in Plato’s Theaetetus, «The American Political Science Review», 96 (2002) 2, pp. 275-289. 3. Strumentario [11] LIDDELL, H. G. et al. (a cura di), A Greek-English Lexicon [LSJ]47 (19409), with a revised supplement, Oxford: Clarendon Press, 1996. [12] MONTANARI, Franco (a cura di), Vocabolario della Lingua Greca [GI]48 (1995), Torino: Loescher, 20133. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro 1. Fonti Epicuro, Lettera a Erodoto, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 68-71. Epicuro, Lettera a Meneceo, in Id., Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità, a cura di Nicoletta 47 48 Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: LSJ [11], s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. LSJ [11], s.v. ἀλξή. Una voce di questo dizionario andrà citata in nota come segue: GI [12], s.v. ἀλξή, oppure: Cfr. GI [12], s.v. ἀλξή. Norme di Redazione 35 Russello, prefazione di Francesco Adorno, Milano: BUR, 1994, pp. 142-155. Wittgenstein, Ludwig, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916 (1961), a cura di Amedeo G. Conte, Torino: Einaudi, 19892 (prima edizione 1964). Wittgenstein, Ludwig, Conferenza sull’etica, in Id., Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la psicologia e la credenza religiosa (1965-1966), a cura di Michele Ranchetti, Milano: Adelphi, 1967, pp. 5-19. 2. Studi [1] FUSARO, Diego, La farmacia di Epicuro: La filosofia come terapia dell’anima, presentazione di Giovanni Reale, Padova: Il Prato, 2006. [2] HADOT, Pierre, Wittgenstein e i limiti del linguaggio (2004), a cura di Barbara Chitussi, Torino: Bollati Boringhieri, 2007. [3] HACKER, Peter M. S., Insight and Illusion, revised edition, Oxford: Oxford University Press, 1986. [4] HACKER, Peter M. S., The Rise and Fall of the Picture Theory, in S. G. Shanker (a cura di), Ludwig Wittgenstein: Critical Assessments, Beckenham: Cruom Helm, 1986, pp. 116-135. [5] MANCIA, Mauro (a cura di), Wittgenstein e Freud, Torino: Bollati Boringhieri, 2005. [6] MONK, Ray, Ludwig Wittgenstein: Il dovere del genio (1990), trad. it di Piero Arlorio, prefazione di Michele Ranchetti, Milano: Bompiani, 2000. [7] MONK, Ray, Leggere Wittgenstein (2005), trad. it. di Gianni Rigamonti, Milano: Vita e Pensiero, 2008. [8] PESCE, Domenico, Introduzione a Epicuro, Roma-Bari: Laterza, 1990. [9] VERDE, Francesco, Epicuro, Roma: Carocci, 2013. 3. Strumentario [10] ABBAGNANO, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998. [11] Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bibliografia di Lavoro 1. Fonti MILL, John Stuart, Della libertà, a cura di Max Lerner, con uno scritto di Luigi Einaudi, Firenze: Sansoni, 1974. MILL, John Stuart, Saggio sulla libertà, con una introduzione di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Milano: Il Saggiatore, 1981. MILL, John Stuart, Utilitarismo, a cura di Enrico Musacchio, Bologna: Cappelli, 1981. 2. Studi [1] BERGER, Fred R., Happiness, Justice, and Freedom: The Moral and Political Philosophy of John Stuart Mill, Berkley: University of California Press, 1984. [2] CRESSATI, Claudio, La libertà e le sue garanzie: Il pensiero politico di John Stuart Mill, Bologna: il Mulino, 1988. [3] FAGIANI, Francesco, L’utilitarismo classico da Bentham a Sidgwick, Cosenza: Busento, 1990. [4] SKORUPSKI, John, John Stuart Mill, London: Routledge, 1989. 3. Strumentario [5] ABBAGNANO, Nicola (a cura di), Dizionario di Filosofia, terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero, Torino: UTET, 1998. [6] Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. Laboratorio di Filosofia 36 7. VARIA 7.1 Proscribenda, ovvero scelte stilistiche da evitare (a) Evitare le frasi fatte del parlato e i clichés tipici della lingua dei media, della pubblicità e dello stileΝburocraticoμΝ l’effettoΝcheΝproduconoΝèΝquelloΝdiΝ unoΝstileΝespositivoΝeΝargomentativoΝscialbo,Ν ripetitivo e in definitiva trascurato. ΧbΨΝ EvitareΝ paroleΝ inutili,Ν ridondanze,Ν ripetizioni,Ν formuleΝ diΝ modestiaΝ eccessiveΝ ΧperΝ es.Ν ‘aΝ mioΝ sommessoΝparere’Ψ,ΝeΝperifrasiΝattenuativeΝartificioseΝΧperΝes.Ν‘pensoΝdiΝpoterΝdire’ΨνΝevitareΝinoltreΝiΝ barbarismi (cioè prestiti e calchi da lingue straniere) quando esiste in italiano una parola (migliore) corrispondente (per es. non ‘supportareΝunaΝtesi’Νma ‘sostenereΝunaΝtesi’Ψ. ΧcΨΝEvitareΝilΝpluraleΝdiΝmodestia,ΝcioèΝl’usoΝdelΝpronomeΝ‘noi’ΝinΝluogoΝdel pronome ‘io’ΝperΝaffettazione di umiltà. Si può inveceΝusareμΝΧ1ΨΝilΝ‘noi’ΝcosiddettoΝ«inclusivo»,ΝquandoΝsiΝvuoleΝcoinvolgere il lettore nel proprio lavoro (come nel caso dell’insegnanteΝ che inΝ classeΝ diceμΝ «Quest’annoΝ leggeremo le Meditazioni Metafisiche di Cartesio»); (2) la prima persona singolare, purché in modo nonΝinsistenteΝoΝaffettatoΝΧ‘InΝquestoΝsaggioΝsosterròΝlaΝseguenteΝtesi’ΨνΝΧγΨΝlaΝformaΝimpersonaleΝΧ‘InΝ questoΝsaggioΝsiΝsosterràΝlaΝseguenteΝtesi’Ψ.ΝN.B. Il suggerimento di usare sempre la forma impersonale al posto della prima persona singolare è ormai desueto. ΧdΨΝEvitareΝl’usoΝcolloquialeΝdellaΝlocuzioneΝ‘riguardoΝa’μΝ non ‘riguardoΝil temaΝinΝ esame’Ν ma ‘riguardo al temaΝinΝesame’.ΝN.B. ωomeΝsinonimoΝdiΝ‘riguardoΝa’ΝevitareΝ‘aΝriguardoΝdi’.ΝωomeΝsinonimoΝdiΝ‘aΝquestoΝproposito’,ΝusareΝ‘al riguardo’,ΝnonΝ‘a riguardo’. 7.2 Uso del linguaggio di genere PerΝ‘linguaggioΝdiΝgenere’ΝsiΝintendeΝl’usoΝ«delΝgenere naturale [ingl. gender] di alcuni nomi, cioè del genere che distingue effettivamente gli appartenenti ai due sessi (e non il genere grammaticale, che convenzionalmente possiedono tutti i nomi, anche quelli che designano oggetti inanimati» (BELTRAMO/NESCI 2011, p. 981). A questo proposito, è raccomandabile un uso del linguaggio di genere (e in particolare di elementi morfologici come le desinenze maschili e femminili) che non discrimini le persone di sesso femminile privilegiando il genere maschile e tramandando tutta una serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne. Lo scopo è quello di evitare il «sessismo linguistico» e di fare un uso della lingua rispettoso di entrambi i generi. Semplificando una materia certamente complessa, si possono dare almeno le seguenti indicazioni: (a) NonΝusateΝ‘l’uomo’ seΝvoleteΝriferirviΝaΝuominiΝeΝdonne.ΝTraΝl’altro,ΝinΝfilosofia,ΝsiΝtrattaΝspessoΝ di una cattiva traduzione del greco ánthropos, del latino homo o del tedesco Mensch, che invece sono termini inclusivi (e distinti quindi da anér, vir e Mann). In alternativa,Ν ‘l’essereΝ umano’Ν oΝ ‘l’individuo’,Ν‘la persona’,Ν‘leΝpersone’ΝoΝappuntoΝ‘gliΝuominiΝeΝleΝdonne’ΝoΝ‘leΝdonneΝeΝgliΝuomini’ vanno bene in quasi ogni contesto. (b) NonΝ usateΝ l’articoloΝ perΝ iΝ nomiΝ propri femminili: non ‘laΝ χrendt’, ma ‘Hannah Arendt’ o ‘χrendt’. N.B. Quest’usoΝdell’articoloΝdeterminativoΝdavantiΝaiΝnomiΝpropriΝfemminili è un errore non solo per quanto riguarda il linguaggio di genere naturale, ma anche per quello di genere grammaticale: infatti la grammatica della lingua italiana vieta come localismo linguistico, cioè come praticaΝcomuneΝlocaleΝdellaΝlinguaΝparlata,Νl’usoΝdell’articoloΝdeterminativoΝdavantiΝaiΝnomiΝpropriΝ di persona in generale, sia maschili sia femminili; (c) Usate per quanto possibile il femminile per nomi di professioni e ruoli, laddove previsto dalla linguaμΝperΝes.Ν‘laΝprofessoressa’,Ν‘laΝscienziata’,Ν‘laΝdottoressa’, ecc. 7.3 Raccomandazioni finali (a) Quando avete pronta una stesura del saggio, non rivedetela a video, ma stampatela e rivedetela sulla copia cartacea. Il lavoro di revisione sia della forma sia del contenuto è fondamentale per la riuscita del saggio. Se è possibile, fate leggere il vostro lavoro a qualcuno in grado di darvi suggerimenti sia di forma sia di contenuto. Norme di Redazione 37 (b) Cercate di dare un contributo che sia vero, cioè (1) non dite ciò che ritenete essere falso e (2) non dite ciò per cui non avete prove adeguate. (c) Siate pertinenti, non divagate. ΧdΨΝSiateΝperspicui,ΝcioèΝΧ1ΨΝevitateΝl’oscuritàΝdiΝespressione,ΝΧβΨΝevitateΝl’ambiguità,ΝΧγΨΝsiate brevi (evitate la prolissitàΨ,ΝΧζΨΝsiateΝordinatiΝnell’esposizione. (e) Be Polite! (Siate cortesi!) (Paul Grice [1967]) 8. APPENDICI 8.1 Abbreviazioni Usare la forma corrente delle abbreviazioni. Se ne dà un elenco (quello della casa editrice Olschki di Firenze), che vuol essere solo indicativo. Per altre abbreviazioni, ordinarie e non, cfr. LESINA 1994, cap. 9, e BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 27-31. a. anno n.n. non numerato a.C. avanti Cristo nota o n. (a scelta) an. anonimo N.S. Nuova Serie app. appendice op. opera art. articolo op. cit. opere citato ca circa p. pagina cap. capitolo pp. pagine cfr. confronta passim (citazione frequente) cit. citato r recto cl. classe s. seguente cm, m, km centimetro ecc. (non puntati) ss. seguenti cod. codice S. Serie col. colonna s.d. senza data di stampa d.C. dopo Cristo s.e. senzaΝindicazioneΝdell’editore ecc. eccetera s.l. sine loco (senza luogo di stampa) ed. edizione sec. secolo es. esempio sez. sezione f. foglio suppl. supplemento fig. figura t. tomo f.t. fuori testo tab. tabella ibid. ibidem (per indicare lo stesso passo) tav. tavola Id. Idem (per indicare lo stesso autore) tit. titolo ivi (per indicare un passo diverso nella stessa trad. traduzione opera) loc. cit. loco citato v verso (manoscritti) misc. miscellanea v. verso (poesia) ms. manoscritto vol. volume n. numero Simboli Per un vasto repertorio di simboli scientifici (matematici, logici, fisici, ecc.) e particolari cfr. BELTRAMO/NESCI 2011, pp. 137-138 (Caratteri Particolari) e 991-1010 (Simboli Scientifici). I simboli di tastiera § e & stannoΝrispettivamenteΝperΝ‘paragrafo’ΝeΝ‘and’.Ν‘Paragrafo’ΝΧ§ΨΝsiΝabbreviaΝ ancheΝconΝ‘par.’,Ν‘paragrafi’ΝΧ§§ΨΝconΝ‘parr.’.ΝPerΝiΝcapoversi,Νinvece,ΝilΝsimboloΝèΝilΝpiedeΝdiΝpulceΝ¶ (ingl. pilcrow). Laboratorio di Filosofia 38 L’uso di ivi e ibidem Ibidem (o ibid., dal latino ibidem,Ν‘nelloΝstessoΝluogo’Ψ SiΝusaΝinΝnotaΝperΝriferirsiΝaΝun’operaΝcitataΝnella no- SiΝ usaΝ inΝ notaΝ perΝ riferirsiΝ aΝ un’operaΝ citataΝ ta immediatamente precedente, quando varia la pa- nella nota immediatamente precedente, quangina o il volume (o nei classici greci e latini pagina, do la pagina o il volume (o nei classici greci e sezione o righi citati). latini pagina, sezione o righi citati) sono gli stessi. Esempio Esempio 1 CAPITONI 2013, p. 88. 2 1 Cfr. ivi, pp. 86-93. CAPITONI 2013, p. 87 n. 118. 3 2 Pl. R. VII 514a1-517c5. Ibid. 4 3 Ivi, 518a-b. Pl. R. VII 518a ss. 4 Cfr. ibidem. Ivi N.B. Ivi e ibidem vogliono la lettera maiuscola solo a inizio periodo. In alcune pubblicazioni troverete i due usi invertiti (ivi al posto di ibidem e viceversa), ma è un esempio errato da non seguire. 8.2 Accenti e Apostrofo δ’accento, che segnala la vocale tonica, va indicato obbligatoriamente, sotto forma di accento grave (`) oppure acuto (´):  su alcuni monosillabi, per non confonderli con altri di diverso significato che si scrivono alloΝstessoΝmodo,ΝmaΝsenzaΝsegnoΝdell’accentoμ ché (cong. causale) che (cong., pron.) dà (ind. pres. dare) da (prep.) da’ (imp. pres. dare) dì (sost.) di (prep.) di’ (imp. pres. dire) è (ind. pres. essere) e (cong.) là (avv.) la (art., pron., sost.) né (cong.) ne (pron.) sé (pron. tonico) se (cong., pron. atono) sì (inter.) si (pron., sost.) tè (sost.) te (pron.)  Sui monosillabi chiù, ciò, diè, fé, già, giù, piè, più, può, scià.  Su tutte le parole tronche (in cui l’accentoΝcadeΝsullaΝvocaleΝfinaleΨ. IlΝsegnoΝdell’accentoΝèΝsempreΝgraveΝsulleΝvocaliΝà, ì, ò, ù. Sulla vocale e è grave (è) se la vocale è aperta, acuto (é) se la vocale è chiusa. In particolare:  è grave nelle parole: ahimè, caffè, canapè, cioè, coccodè, diè, gilè, lacchè, ohimè, tè; nei francesismi come bebè, cabarè, purè; in molti nomi propri come Giosuè, Mosè, Salomè;  è acuto nelle parole: mercé, né, scimpanzé, sé, testé; in ché e relativi composti (affinché, perché, poiché, sicché); in fé e composti (affé, autodafé); nei composti di re (viceré) e di tre (trentatré); nelle forme verbali del passato remoto (credé, poté, sapé) tranne diè. N.B. Sé stesso / se stessoμΝσell’usoΝcorrenteΝprevaleΝlaΝformaΝnonΝaccentata,ΝmaΝleΝgrammaticheΝeΝiΝ grandi dizionari dell’italianoΝcontemporaneoΝraccomandanoΝquellaΝconΝl’accentoΝΧsé stesso, sé stessa, sé stessi, sé stesse), perché il pronome sé in tutti gli altri contesti va sempre accentato per non confonderlo con la congiunzione se e, come scrive Luca Serianni (1997, p. 589), «[n]on vale osservare che la presenza di stesso eliminaΝ quest’ambiguitàμΝ conΝ laΝ stessaΝ logicaΝ dovremmoΝ togliereΝ l’accentoΝaΝsì quandoΝcostituisceΝun’unicaΝfrase,ΝperchéΝilΝcontestoΝciΝimpedisceΝdiΝpensareΝalΝpro- Norme di Redazione 39 nome riflessivo si».ΝInsommaΝl’usoΝsenzaΝaccentoΝinΝquest’unicoΝcasoΝintrodurrebbeΝunaΝinutileΝvariante di parola. In ogni caso, allo stato attuale sono ammesse entrambe le forme. È facoltativo distinguere tra suono aperto e chiuso della vocale o per distinguere diversi significati delle parole (per es. colto e còlto). Non previste dalla norma UNI, ma diffusamente praticate, sono le indicazioni degli accenti su parole piane (che di regola non dovrebbero recare indicazione di accento tonico), quando servono a eliminare ambiguità di significato: princìpi, per distinguere da principi (sdrucciola, scritta senza accento); subìto (part. pass. di subire) per distinguere da subito (sdrucciola, avv. scritto di solito senza accento, ma raramente anche sùbito). L’apostrofo è il segno grafico in apice identico alla virgoletta semplice destra (’) che segnala i casi di elisione49 (l’apostrofo, un’elisione) e di troncamento se a cadere è una sillaba intera (un po’ di pazienza, anziché un poco di pazienza). Quando segnala un’elisione,Νl’apostrofoΝvaΝsempreΝunitoΝsiaΝ alla parola che precede sia a quella che segue, senza lasciare spazi (un’anfora); se invece segnala il troncamentoΝdiΝ unaΝinteraΝsillaba,Νl’apostrofoΝvaΝ unitoΝallaΝparolaΝcheΝprecedeΝeΝseparatoΝ conΝunoΝ spazio dalla parola che segue (un po’ di astuzia). ωonΝiΝnumeri,Νl’apostrofoΝsiΝusaΝdavantiΝaΝquelliΝscrittiΝinΝcifreΝcheΝsianoΝlettiΝconΝvocaleΝiniziale (l’VIII secolo a.C., l’89); inoltre, si usa anche per indicare anni (il ’68) o periodi (il ’500). N.B. (a) Non vanno mai elisi gli articoli determinativiΝpluraliΝ‘gli’ΝeΝ‘le’μΝgli italiani e non gl’italiani, le eliche e non l’eliche.ΝΧbΨΝGliΝaggettiviΝ‘tale’ΝeΝ‘quale’ΝnonΝsiΝapostrofanoΝmaiΝΧqual è e non qual’è, un tal uomo e non un tal’uomo). 8.3 Regola di citazione Alcuni classici della filosofia (in particolare greci e latini, ma anche medievali, rinascimentali e moderni) si citano in base a una regola di citazione universale normalmente riprodotta nelle varie edizioniΝeΝtraduzioni,ΝeΝrisalenteΝaΝun’edizioneΝdiΝriferimento.ΝPertanto,Νqueste fonti non vanno citate in base alla pagina della traduzione, che tuttavia può essere aggiunta, in alcuni casi, in parentesi, dopo la paginatura standard. Qui diamo solo alcuni esempi fra i più noti e ricorrenti, ma è bene sapere per ogni classico della filosofia se vi è una regola di citazione universale: per questo consultate l’insegnante di riferimento. N.B. Qualora non vi fosse una regola di citazione universale, citare per esteso il nome dell’autoreΝeΝilΝtitoloΝdell’operaΝseguitiΝdall’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝdell’edizioneΝoΝ traduzione adottata. 8.3.1 Presocratici Per i Presocratici, cioè per i filosofi greci che vengono prima non di Socrate ma dei Socratici, si segueΝl’edizioneΝdiΝHermannΝDielsΝeΝWaltherΝKranzΝΧ1λη1-19526) delle testimonianze e dei frammenti,ΝindicandoΝprimaΝilΝnumeroΝd’ordineΝdell’autoreΝcitatoνΝpoi di seguito le lettere maiuscole A se si trattaΝdiΝ unaΝtestimonianza,ΝψΝseΝsiΝ trattaΝdiΝ unΝframmento,Ν ωΝseΝsiΝ trattaΝdiΝ un’imitazioneνΝinfine,Ν sempre di seguito, il numero del frammento e, lasciando uno spazio, le lettere maiuscole DK (le iniziali dei cognomi degli editori): per esempio, volendo citare il primo frammento di Eraclito, si scriverà: Eraclito 22B1 DK (o in forma abbreviata: Heraclit. 22B1 DK), e qualora si voglia citare il primo verso del primo frammento di Parmenide, si scriverà: Parmenide 28B1.1 DK (o in forma abbreviata: Parm. 28B1.1 DK). 8.3.2 Platone PlatoneΝsiΝcitaΝseguendoΝlaΝpaginaturaΝStephanus,ΝcioèΝquellaΝdell’edizioneΝinΝtreΝvolumiΝdiΝtutteΝleΝ opere di Platone pubblicata a Ginevra nel 1578 da Henri II Estienne (Henricus Stephanus) e che PerΝ‘elisione’ΝsiΝintendeΝlaΝcadutaΝdellaΝvocaleΝfinaleΝdiΝunaΝparolaΝdavantiΝaΝun’altraΝparolaΝcheΝiniziaΝaΝsuaΝvoltaΝperΝ vocale. 49 Laboratorio di Filosofia 40 compare in tutte le traduzioni moderne. Si deve indicare pertantoΝlaΝpaginaΝdell’edizioneΝStephanus,Ν seguita immediatamente dalla lettera (maiuscola o minuscola) della sezione e dal numero del rigo: perΝes.,ΝvolendoΝcitareΝl’inizioΝdelΝTeeteto, si scriverà: Platone, Teeteto, 142a1 o 142A1 (o in forma abbreviata: Pl. Tht. 142a1). Per ogni pagina Stephanus vi sono cinque sezioni dalla a alla e di circa 10 righi di testo greco ciascuna, e quindi una pagina Stephanus contiene 50 righi circa di testo greco. Le opere divise in libri (Repubblica e Leggi) vanno citate premettendo sempre alla pagina StephanusΝl’indicazioneΝdelΝlibroΝinΝnumeroΝromano,ΝperΝes.ΝPlatone,ΝRepubblica, I 327a1-4 (o in forma abbreviata: Pl. R. I 327a1-4; Pl. Lg. II 652a-c). 8.3.3 Aristotele Aristotele si cita seguendo la paginatura Bekker, cioè quellaΝdell’edizioneΝcriticaΝinΝdueΝvolumiΝdiΝ tutte le opere conservate di Aristotele pubblicata a Berlino nel 1831 da Immanuel Bekker e che compareΝ inΝ tutteΝ leΝ traduzioniΝ moderne.Ν SiΝ deveΝ indicareΝ pertantoΝ laΝ paginaΝ dell’edizioneΝ ψekker,Ν seguita immediatamente dalla lettera minuscola della colonna (a o b) e dal numero del rigo o dei righiμΝ perΝ es.,Ν volendoΝ citareΝ l’inizioΝ dell’Etica Nicomachea, si scriverà: Aristotele, Etica Nicomachea, I 1, 1094a1-5 (o 1094a1-5) (o in forma abbreviata: Arist. EN I 1, 1094a1-5). Ogni pagina Bekker è divisa in due colonne (a e b) di 30 righi circa di testo greco, e quindi una pagina Bekker contiene 60 righi circa di testo greco. Le opere divise in capitoli vanno citate premettendo sempre allaΝpaginaΝψekkerΝl’indicazioneΝdelΝcapitolo in cifra araba, per es. Aristotele, Categorie, 1, 1a1 (o 1a1) (o in forma abbreviata: Arist. Cat. 1, 1a1). Le opere divise in libri e capitoli vanno citate premettendoΝsempreΝallaΝpaginaΝψekkerΝl’indicazioneΝdelΝlibroΝinΝnumeroΝromanoΝseguitaΝdaΝquella del capitolo in cifra araba, per es. Aristotele, Analitici Primi, I 1, 24a10 (o 24a10) (o in forma abbreviata: Arist. APr. I 1, 24a10). Abbreviazioni Abbreviazioni | ↓¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ↓ Compendi ↓ abbreviazioni puntate ↓ es. Arist. Sigle o Acronimi ↓ abbreviazioni non puntate ↓ es. EN (genere) (specie) Autori greci e latini Per i nomi degli autori greci e i titoli delle loro opere seguire le abbreviazioni del LSJ1 (http://www.tlg.uci.edu/lsj/05-general_abbreviations.htmlΨΝ oΝ dell’Oxford Classical Dictionary (OCD),2 da integrarsi con quelle di G. W. H. Lampe, A Patristic Greek Lexicon, per gli autori cristiani e con quelle del siglario di K. Ziegler per i Moralia di Plutarco. PerΝiΝnomiΝdegliΝautoriΝlatiniΝeΝiΝtitoliΝdelleΝloroΝopereΝseguireΝleΝabbreviazioniΝdell’Oxford Latin Dictionary a cura di P. G. W. Glare, da integrarsi, quando occorre, con quelle del Thesaurus Linguae Latinae. ____________ 1 H. G. Liddell, R. Scott and H. Stuart Jones, A Greek-English Lexicon , 9th edition, Oxford: Clarendon Press, 1940, with a revised supplement edited by P. G. W. Glare, with the assistance of A. A. Thompson, Oxford: Clarendon Press, 1996. Norme di Redazione 41 2 Simon Hornblower and Antony Spawforth (a cura di), The Oxford Classical Dictionary, 3rd revised edition, Oxford: Oxford University Press, 2003. 8.3.4 Descartes δ’edizioneΝcriticaΝdiΝ riferimentoΝ delleΝopereΝdiΝ DescartesΝèΝquellaΝinΝ 1βΝvolumiΝ curataΝdaΝωharlesΝ Adam e Paul Tannery (AT): Charles Adam e Paul Tannery (a cura di), Œuvres de Descartes, 12 voll., Paris: Cerf, 1897-1913 / Nouvelle présentation en co-édition avec le Centre National de la Recherche Scientifique, Paris: Vrin, 1964-1974. VolendoΝcitare,ΝperΝesempio,Νl’inizioΝdellaΝPrima Meditazione,ΝsiΝciteràΝilΝvolumeΝdell’edizioneΝχTΝ in numeri romani (VII) seguito dal numero della pagina o delle pagine in cifre arabe (7-8) e dall’acronimoΝ‘χT’μ René Descartes, Meditazioni Metafisiche, VII 7-8 AT, aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ della traduzione adottata (trad. it. di Sergio Landucci, p. 27). 8.3.5 Kant Della Critica della ragion pura (KrV)50 diΝKantΝesistono,Νcom’èΝnoto,ΝdueΝedizioniΝoriginaliμΝlaΝprima pubblicata a Riga nel 1781, la seconda pubblicata sempre a Riga nel 1787 ma profondamente modificata rispetto alla prima. Le due edizioni sono contrassegnate convenzionalmente la prima con laΝletteraΝχ,ΝlaΝsecondaΝconΝlaΝletteraΝψ.ΝχΝmargineΝdelΝtestoΝdell’originaleΝtedescoΝeΝdiΝalcuneΝtraduzioniΝitalianeΝtrovereteΝinsiemeΝsiaΝl’indicazioneΝdelleΝedizioniΝΧA e B) sia la rispettiva numerazione delle pagine. Volendo citare, per esempio, una pagina della Dottrina degli Elementi, comune alle due edizioni, si citeranno le paginature di entrambe: Immanuel Kant, Critica della ragion pura, A 22, B 37, oppure, in forma abbreviata, Kant, KrV A 22, B 37, aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ della traduzione adottata (trad. it. di Costantino Esposito, p. 117). 8.3.6 Wittgenstein Il Tractatus Logico-Philosophicus (TLP) di Wittgenstein si compone di 526 proposizioni numerate con numerazione strutturata o decimale. La regola di citazione è data pertanto dalla sequenza numerica che individua la posizione di ciascuna proposizione: Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus, 6.54, oppure, in forma abbreviata, Wittgenstein, TLP 6.54, aΝcuiΝsiΝpotràΝaggiungereΝinΝparentesiΝtondaΝl’indicazioneΝdellaΝpaginaΝoΝdelleΝpagineΝcorrispondentiΝ della traduzione adottata (trad. it. di Amedeo G. Conte, p. 109). 50 δ’abbreviazioneΝ‘KrV’ΝstaΝperΝ‘Kritik der reinen Vernunft’ΝΧ‘Critica della ragion pura’). Laboratorio di Filosofia 42 8.4 Traslitterazione del greco antico Per la traslitterazione del greco antico seguire la tabella qui riprodotta secondo le Direttive ISO (e non le tabelle che trovate comunemente sui manuali di scrittura e di stile). N.B. (a) il greco traslitterato va sempre in corsivo (vedi supra, § 3.1ΨνΝ ΧbΨΝ inΝ alcuneΝ pubblicazioniΝ italianeΝ trovereteΝ laΝ υΝ (ypsilón), quando non è parte di un dittongo, traslitterata con u anziché con y (per es. hule invece di hyle,Ν‘materia’ΨμΝèΝunΝanglismoΝΧeΝunΝfrancesismoΨΝda evitare. Γ Θ Ι Κ α ί ΰ A B G α β γ δ ε D E Z E Th I K Λ Μ Ν Ξ Ο Π Ρ Ῥ ΢ Σ Τ ζ η θ ι κ π λ ῥ υ L M N X O P R Rh S T Y Φ Υ Φ Χ φ ξ ο π Ph Ch Ps O Ν/Νμ a b g (n davantiΝaΝΰ,Νε,ΝιΝeΝξΨ d e z e th i k (c davantiΝaΝξΨ l m n x o p r rh s t y (u nei dittonghi) ph ch ps o N.B. In caso di ambiguità, le vocali lunghe β e π vanno traslitterate ē e ō (per es. ethos/ēthos); i dittonghi impropri ᾳ, ῃ e ῳ si traslitterano rispettivamente a(i), e(i), o(i). La dieresi (¨) e lo spirito dolce (᾿) si omettono, lo spirito aspro (῾) si rende con h. Gli accenti si omettono nelle parole piane (per es. physis, eleutheria), vanno indicati invece nelle parole sdrucciole (per es. ánthropos, éumorphos, oúreios) e tronche (per es. phygé). 9. BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA BECCARIA, Gian Luigi (a cura di), 20042 Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica (1994), nuova edizione, Torino: Einaudi, 20042. BELTRAMO, Marina e NESCI, Maria Teresa, 2011 Dizionario di stile e scrittura, Bologna: Zanichelli, 2011. BRUNI, Francesco et al., Norme di Redazione 43 1997 Manuale di scrittura e comunicazione, Bologna: Zanichelli, 1997. DEMARIA, Cristina e FEDRIGA, Riccardo, 2001 Il paratesto, Milano: Sylvestre Bonnard, 2001. DE MAURO, Tullio, 1999-2004 Grande Dizionario Italiano dell’Uso [GDU], 6 voll., Torino: UTET, 1999-2004. DUMMETT, Michael, 1993 Grammar & Style for Examination Candidates and Others, London: Duckworth, 1993. EDIGEO (a cura di), 20133 Manuale di redazione: Vademecum per chi scrive e pubblica libri (1998), nuova edizione riveduta e ampliata, Milano: Editrice Bibliografica, 20133. GENETTE, Gérard, 1989 Soglie: I dintorni del testo (1987), a cura di Camilla Maria Cederna, Torino: Einaudi, 1989. GRICE, Paul, 1967 Logic and Conversation, in Peter Cole (a cura di), Syntax and Semantics 3: Speech Acts, New York: Academic Press, 1975, pp. 41-58; trad. it. di Giorgio Moro, Logica e conversazione: Saggi su intenzione, significato e comunicazione, Bologna: il Mulino, 1993, pp. 55-77. IACONA, Andrea, 2005 L’argomentazione, Torino: Einaudi, 2005. LESINA, Roberto, 1994 Il manuale di stile, edizione 2.0, Bologna: Zanichelli, 1994.51 MARTINICH, Aloysius P., 20053 Philosophical Writing (1989), Malden, MA: Blackwell, 20053. MONTANARI, Franco (a cura di), 20133 Vocabolario della Lingua Greca [GI] (1995), Torino: Loescher, 20133. MORTARA GARAVELLI, Bice, 2003 Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari: Laterza, 2003. SANTAMBROGIO, Marco, 20092 Manuale di scrittura (non creativa) (2006), Roma-Bari: Laterza, 20092. SERIANNI, Luca, 1997 Italiano, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, glossario di Giuseppe Patota, Milano: Garzanti, 1997 (rist. 2007). SIMONE, Raffaele (a cura di), 2010-2011 Enciclopedia dell’italiano, 2 voll., Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 20102011. Vocabolario Treccani.it, URL = www.treccani.it/vocabolario/. 51 QuandoΝneiΝdatiΝbibliograficiΝèΝgiàΝindicatoΝilΝnumeroΝdell’edizione,ΝnonΝèΝnecessarioΝriportarloΝancheΝinΝesponente.