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CONTRIBUTI: ALCUNI BOLLI LATERIZI DA MONTEGROTTO TERME 113 raw, che potrebbe però anche essere legato alla centuriazione e non alla famiglia11. Alcuni bolli laterizi rinvenuti a Montegrotto Terme (Padova) Si considerano in questa sede alcuni bolli su laterizio, rinvenuti a Montegrotto Terme negli scavi della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell'Università di Padova durante le campagne 2001 e 20021, i quali costituiscono un quadro rappresentativo dell'attività teglaria patavina e consentono di precisare la lettura e la pertinenza di marchi già noti, oltre ad offrire un marchio anepigrafe degno d'attenzione. 1. CARTORIAN = Cartonala tegula)2 (fig. 1,1} Cartiglio rettangolare semplice, leggermente incompleto a destra e sinistra (cm 14,5 x 2,7); testo lineare (cm 14), lettere rilevate (h. cm 2,4). 2. CARTORIA = Cartoria[n(a tegula)] (fig. 1,2} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra (cm 13,6 x 2,7); testo lineare lacunoso (cm 13,5), lettere rilevate (h. cm 2,4). 3. N = [Cartona]n(a tegula) (fig. 1,3} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a sinistra (cm 3 x 3,1); testo lineare lacunoso (cm 1,5), lettere rilevate (h. cm 2,1). Grumo d'argilla a destra della N. La lettura è suggerita dal confronto con i bolli di questo tipo rinvenuti nell'agro di Verona3. L'ampia diffusione di questo marchio, da Verona a Trieste e su entrambe le coste dell'Adriatico settentrionale4, testimonia un'attività intensa. La manifattura aveva probabilmente un'organizzazione "industriale" ed è possibile controllasse piccole filiali, ciascuna dotata di un proprio punzone, simile ma non identico agli altri, con cui marchiare quanto prodotto. I nn. 1 e 2 sono stati impressi col medesimo punzone, mentre per il n. 3 si utilizzò un esemplare di proporzioni maggiori, che trova confronto nei bolli CARTORIAN rinvenuti nell'agro di Verona, che hanno un cartiglio più alto5 e lettere meno curate6. La concentrazione di questo marchio nell'agro patavino, specialmente nel comprensorio euganeo7, induce a ritenere che la sede centrale fosse ubicata non lontano da Padova8, dove in effetti è maggiore rispetto ad altri siti il numero d'iscrizioni legate alla gens Cartaria9; tali epigrafi sono per lo più databili al I sec. d.C., periodo in cui andrà verosimilmente collocata la produzione dell'azienda. È possibile che i Cartoni avessero praedia e figlina a Sud della città, dove è attestato il toponimo Cartu- 4. ESON = Esonliana (tegula)] (fig. 1,4) Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra (cm 6,3 x 3); testo lineare lacunoso (cm 5,2), lettere rilevate (h. cm 1,9). Nonostante la lacunosità, è possibile proporre per questo bollo una lettura certa in base al confronto con un esemplare integro e molto simile rinvenuto a Limena nel 188812, sul quale si legge ESONIANA13 che al momento della scoperta, nell'impossibilità di reperire confronti utili alla comprensione, fu interpretato come [Fa]esoniana ed attribuito alla manifattura di A. Faesonzus, localizzabile fra Rimini e Pesare ed attiva tra la fine del I sec. a.C. e l'età giulio-claudia14. Per quanto lacunoso, il pezzo rinvenuto a Montegrotto permette di respingere questa lettura: l'impronta del punzone infatti è profonda e sicuramente non ci sono lettere prima della E. Il testo nella sua corretta lettura è quindi ESONIANA, una forma aggettivale che implica uno scioglimento Esoniana (tegula) e documenta la presenza nell'agro patavino di una fabbrica altrimenti del tutto ignota, probabilmente dal modesto volume d'affari e legata all'ambito locale se fino ad ora sono soltanto due gli esemplari rinvenuti15. Altrettanto interessante è il dato onomastico: poiché il gentilizio Esonius, sul quale sembrerebbe forgiata la forma aggettivale, non è mai attestato in Cisalpina16, si potrebbe pensare ad un gentilizio (A)esonius scritto come si pronunciava dopo il fenomeno di monottonghizzazione della sillaba iniziale17. È plausibile collocare l'attività della figlina nel corso del I sec. d.C., periodo in cui nella Venetia fu maggiore la produzione riconducibile ad imprenditori privati, anche in ragione di una crescente richiesta del mercato18. 5. LAE = Lae[p](o)[n(iomm?)] (fig. 1,5} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra e in h. (cm 4 x 2,3); testo lineare lacunoso (cm 3,6), lettere rilevate (h. cm 1,8). 6. LAEP = Laep(o)[n(iorum?)] (fig. 1,6} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato in h. e lacunoso a destra per difetto d'impressione (cm 5 x 2,3); testo lineare lacunoso (cm 3,6), lettere rilevate (h. cm 1,8). Sebbene lacunosi, i due pezzi sono integrabili con sicurezza poiché del tutto simili ad altri rinvenuti completi, anche nella stessa area di scavo, e letti erroneamente Laep(oni) Z( )19 invece del più corretto Laep (o)n(iorum)20. 114 QUADERNI DI ARCHEOLOGIA DEL VENETO, XX, 2OO4 X' ,** .^*>&a£ •R'v | x •*•; '' i - S, -j'•-S-v-.y i^^K-:^ ' •». •' > : . • S ' , .v.;UJ : 10 CONTRIBUTI: ALCUNI BOLLI LATERIZI DA MONTEGROTTO TERME I fratelli M', e Q. Laeponius, cui va probabilmente riferito il marchio21, possedevano terreni ed impianto produttivo non lungi da Padova, l'unica città cisalpina in cui si conservano epigrafi menzionanti questa II bollo ricorre nell'edificio in via Neroniana solo su mattoni sesquipedali: sembrerebbe dunque ipotizzabile che la manifattura differenziasse tramite appositi marchi i mattoni dalle tegole, i primi prodotti in misura minore e diffusi nel territorio di Padova, le seconde invece bollate diversamente ed esportate anche nel Veronese, nel Polesine e nel Friulano23. Ciò testimonia un volume d'affari di medie dimensioni, non paragonabile a quello delle grandi aziende ma certo non limitato ad un'area circoscritta. I contesti di rinvenimento, relativi alla fase d'impianto dell'edificio in via Neroniana, consentono di collocare l'avvio di questa bollatura almeno in età augustea. 7. P-POBLÌCI = P(ubli) PobUci [Xys(ti)] (fig. 1,7} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra e in h. (cm 9,6 x 2,5); testo lineare lacunoso (cm 91, lettere rilevate (h. cm 1,7); nesso LI. 8. BLÌCI-XYS = [P(ubli) PoliticiXys(ti) (fig. 1,8} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a sinistra e in h. (cm 9 x 2,5); testo lineare lacunoso (cm 9), lettere rilevate (h. cm 1,7); nesso LI; Y alta. II bollo P-POBLÌCLXYS è già noto a Montegrotto24: l'area di distribuzione ad esso relativa sembrerebbe non superare i confini dell'agro patavino che dovrebbe essere sede della fabbrica25. Il titolare, P. Poblicius Xystus, non è altrimenti conosciuto: si propone per il cognomen l'unico scioglimento possibile sulla base del corpus onomastico noto26: Xystus appartiene alla categoria dei cognomina grecanici derivati da caratteristiche fisiche e induce a ritenere che tale personaggio fosse d'estrazione libertina. I tria nomina chiaramente enunciati sul bollo laterizio potrebbero essere intesi, di conseguenza, come un'orgogliosa affermazione del raggiunto affrancamento. L'attività teglaria pare inoltre un interesse del gruppo familiare, poiché dal territorio di Padova proviene un secondo bollo27 su cui compaiono un P. Poblicius Nychius e un P. Poblicius Af( ), forse liberti dello stesso patrono, poiché recano prenome e gentilizio uguali. I caratteri paleografici dei due tipi di bollo indurrebbero inoltre a credere che i tre liberti ope- Fig. 1. Bolli laterizi rinvenuti a Montegrotto Terme (Padova), vìa \eroniana, nel 2001 e 2002 (fotografie di Mirco Battolato). rassero nell'ambito di una sola manifattura28. In base ai caratteri delle lettere sembra possibile riferire questo bollo, seppur cautamente, al I sec. d.C. Pu[d(enlis?)] (fig. 9. C-KVTILI-PV - C(ai) 1,9} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra e sinistra (cm 6,7 x 2); testo lineare lacunoso (cm 6,5), lettere rilevate (h. cm 1,5); nesso RVT; la seconda I di h. inferiore e posta sopra il tratto orizzontale della L. 10. D = [C(ai Rutili Pu]d(entis) (fig. 1, 10} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a sinistra (cm 1,7 x 2); testo lineare lacunoso (cm 1), lettere rilevate (h. cm 1,5). La lettura è suggerita dal confronto con i bolli di questo tipo già rinvenuti nella stessa area di scavo29. Il bollo di C. Rutilius è facilmente riconoscibile poiché ricorre sempre identico in tutti i particolari. Nonostante la gens sia forse originaria di Este e in territorio veronese e trentino sia attestata una produzione della gens Rutilici™, lafiglma cui va riferito il bollo in esame va localizzata in area euganea, come prova la distribuzione dei suoi prodotti che, per quanto molto abbondanti, per ora ricorrono esclusivamente nell'agro patavino31. Nulla è dato sapere del titolare; lo scioglimento più probabile per il cognomen è Pudens, poiché nel corpus onomastico noto è di gran lunga il più diffuso ed è ben attestato anche a Padova32. Anche in questo caso sono i contesti di rinvenimento, relativi alla fase d'impianto dell'edificio in via Neroniana, a consentire di porre l'avvio della bollatura almeno in età augustea. 11. SERVIL = Servil[ia(na tegulo)] (fig. 1,11} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra (cm 8 x 2,4); testo lineare lacunoso (cm 7,2), lettere rilevate (h. cm 2). 12. RVILIA = [Se]rvilia(na tegula) (fig. 1,12} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a sinistra (cm 8,5 x 2,2); testo lineare lacunoso (cm 7,3), lettere rilevate (h. cm 2). Ampiamente documentato negli scavi di Montegrotto, il bollo SERVILIA presenta numerose varianti sia nella paleografia sia nelle dimensioni del cartiglio; la pluralità dei punzoni riflette probabilmente un'organizzazione complessa della manifattura, che forse raggruppava anche piccole filiali. I suoi prodotti sono diffusi da Verona al Polesine33, ma si concentrano nell'agro patavino, dove è molto probabile fosse ubicata la sede centrale34. Al di 116 QUADERNI DI ARCHEOLOGIA DEI. VENETO, XX, 2OO4 lliilfl '•"' ' 1 /. S i i -i . ' Fig. 2. Bolli laterizi rinvenuti a Montegrotto Terme (Padova), via Neroniana, nel 2001 e 2002 (fotografie diMirco Bortolato). fuori della X Regio questo marchio è documentato anche sulla costa dalmata35 e lungo la via Aemilia^: l'impresa doveva quindi raggiungere volumi produttivi di un certo rilievo. È problematico riconoscere il titolare dell'attività. Il gruppo gentilizio ha una documentazione epigrafica distribuita in tutta la Cisalpina37, ma a Padova si è finora ritrovata una sola iscrizione, ampiamente lacunosa3*, recante il nome di una Servilia; sebbene il marchio in esame sia stato inteso come un nominativo femminile singolare39, nulla naturalmente garantisce che proprio questa donna detenesse la gestione se non la proprietà della figlino40. È anzi naturale che la gens annoverasse anche altri membri, fra cui certamente almeno il L. Servilius dedito proprio all'attività teglaria i cui bolli sono già apparsi in passato nella stessa area di scavo"11. Sembrerebbe dunque più prudente ritenere che il bollo SERVILIA rimandi ai prodotti dell'officina, tornando alla lettura tradizionale42, in analogia con CONTRIBUTI: ALCUNI BOLLI LATERIZI DA MONTEGROTTO TERME quanto ancora oggi si ritiene per il marchio FAESONIA43 e inoltre, in ambito euganeo, per il marchio RVTILIA44. In mancanza d'elementi più precisi l'attività della manifattura va inquadrata nel I sec. d.C.; i suoi prodotti furono impiegati nel restauro del teatro di Padova alla fine dello stesso secolo45. 12 14 16 13. SERV = Serviiliae] (fig. 2,13} Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra (cm 5,5 x 1,9); testo lineare lacunoso (cm 3,2), lettere incavate (h. cm 1,9). Questo bollo ha le stesse caratteristiche paleografiche e dimensionali di un pezzo, conservato presso il Museo Civico di Padova, che consente di completarne la lacuna46. Le lettere sono incavate e i solchi hanno una profondità minima, secondo una tipologia non molto comune in area veneta; il punzone era forse realizzato in metallo, con lettere fuse leggermente a rilievo. L'esemplare del Museo proviene probabilmente dal teatro di Padova47 e fu incluso nel CIL con la lettura errata SIRVILIAE48. È comprensibile la genesi dell'imprecisione: i bràcci superiore ed inferiore della prima E infatti coincidono col margine incavato del cartiglio, mentre la linea orizzontale intermedia è appena accennata; l'asta verticale è l'unico tratto compositivo che rimane ben visibile e può dunque essere scambiato per una I. Il testo, un gentilizio femminile al genitivo, è stato inteso come nome personale49: titolare della manifattura sarebbe dunque una donna. Se una gestione femminile non costituisce, di per sé, una cosa singolare, è pur vero che le donne impegnate nella manifattura laterizia nell'agro di Padova appongono tutte sui propri bolli il cognomen o almeno la filiazione, così da risultare chiaramente individuabili. L'assenza di tali elementi sul marchio in questione farebbe sì che la nostra Servilia restasse nell'ombra, confusa fra le altre componenti femminili dello stesso gruppo familiare50. Si potrebbe piuttosto ipotizzare che il testo vada inteso come (gentis) Serviliae51. Non sembrano esserci confronti certi con gentilizi letti in questo modo; non mancano tuttavia bolli che creano gli stessi problemi interpretativi: a Trieste, ad esempio, l'esemplare ARIAE è solo dubitativamente classificato fra i nomi femminili52. La gens, ben documentata a Trieste e in Istria nel I sec. d.C. apparteneva all'aristocrazia locale proprietaria terriera ed interessata alla produzione53: è possibile che anche il bollo ARIAE rimandi genericamente al nucleo familiare. Una lettura solo in parte alternativa potrebbe considerare il testo al genitivo femminile come un rimando allaftglma, in analogia con quanto è stato recentemente proposto per SEVIAE54. 117 Il bollo SERVILIAE è stato scoperto finora in pochi esemplari solo a Padova e Montegrotto, fin dagli scavi settecenteschi55; se ne deduce che la manifattura fosse verosimilmente in zona e tale produzione fosse destinata per lo più al mercato locale. Il marchio potrebbe appartenere ad una sezione operativa che fabbricava laterizi all'interno di un'organizzazione più complessa che solo si riesce ad intuire dal numero e dalla diversità dei bolli riconducibili a questo gruppo familiare con interessi cospicui nell'ambito delle attività manifatturiere. Poiché laterizi bollati SERVILIAE furono impiegati durante i restauri del teatro di Padova alla fine del I sec. d.C.56 è verosimile inquadrare anche questa bollatura nella prima età imperiale. 14. SEVI-EVHODI - SeviHeuodi (fig. 2,14} Cartiglio rettangolare semplice, leggermente incompleto a sinistra (cm 9 x 2,5); testo lineare (cm 8,2), lettere rilevate (h. cm 1,6). Tradizionalmente riferito ad una manifattura locale57, questo bollo appartiene ad un esponente della gens Sevia che, sebbene abbastanza diffusa in Veneto58, è nota nel territorio di Padova con il solo Sevius Clemens, il cui nome compare su un'iscrizione rinvenuta proprio a Montegrotto in località S. Pietro Montagnon59: sembrerebbe dunque possibile localizzare il gruppo gentilizio in questo specifico comprensorio territoriale. Nulla però si conosce del titolare dell'attività, la cui estrazione libertina potrebbe essere testimoniata dal cognomen grecanico Euhodus, che ricorre come elemento onomastico sia servile sia libertino anche in varie epigrafi cisalpine60 e appartiene alla categoria dei cognomina di buon auspicio61. Anche questo personaggio quindi, forse imparentato con la Sevia Erotdce?) che bolla laterizi ritrovati nel solo agro di Padova62, è un piccolo produttore privato volto per lo più a soddisfare la domanda del mercato locale, ma un poco più attivo del concorrente Xystus, dato che un suo marchio è presente anche nel Polesine dove va segnalato anche un bollo A/V SEVI EVHOD63. Nell'agro di Adria sono inoltre attestati esclusivamente su mattoni i bolli di M'. Sevius Z(ethus?)M e nel territorio fra Ravenna e Ferrara quelli recanti il testo SEVIAE, di recente interpretato come rimando all'officina della gens Sevia65. La manifattura laterizia sembrerebbe costituire anche in questo caso un interesse centrale nelle attività economiche del gruppo gentilizio66, i cui membri noti attraverso i bolli potrebbero essere stati attivi a Padova anche in epoche successive, fra il I ed il II sec. d.C., alcuni dei quali ipoteticamente alle dipendenze del Sevius Clemens citato nell'iscrizione di S. Pietro Montagnon67.1 tipi di bollo impiegati, sostanzialmen- 118 QUADERNI DI ARCHEOLOGIA DEL VENETO, XX, 2OO4 te poveri d'informazioni, riflettono probabilmente una scarsa articolazione produttiva: è possibile che il dominus dei fondi partecipasse direttamente all'attività attraverso i propri liberti68, i quali trovavano nel rapporto ancora assai stretto col patrono una garanzia economica e sociale. Nel bollo rinvenuto a Montegrotto l'assenza del prenome, che tende ad essere trascurato nelle iscrizioni a partire dal II sec. d.C.69, concorre insieme al modulo rettangolare delle lettere, strette ed allungate e prive di apicature70, a suggerire che Euhodus non sia stato attivo prima del II sec. d.C. 15. AM = A(uli) M[ 2,15) J oppure AM[ ] (fig. Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a destra (cm 3,8 x 1,9); testo lineare lacunoso (cm 2,6), lettere rilevate (h. cm 1,2). Fra le due le alternative, la lettura più probabile sembra la prima, che rimanderebbe a un bollo recante praenomen e nomen di un produttore privato; la seconda, invece, rinvierebbe a un gentilizio o ad un cognomen per i quali tuttavia non si possono avanzare proposte fondate. 16. ILIA = [ ]ilia (fig. 2,16) Cartiglio rettangolare semplice, frammentato a sinistra (cm 5,5 x 2,5); testo lineare lacunoso (cm 4,2), lettere rilevate ed apicate (h. cm 2). E possibile che il pezzo vada inteso [Serv]ilia(na tegula) ed inserito in una serie che, come già detto, è ampiamente attestata nell'edificio in corso di scavo. I caratteri paleografici, con lettere così alte ed apicate, non trovano tuttavia riscontro nei marchi di tale manifattura. Altrettanto plausibile è anche l'integrazione [~Rut]ilia, che restituisce un bollo caratteristico della zona aponense. 17. Cerchio rilevato unito da un triangolo alla base del cartiglio (fig. 2,17) Cartiglio quasi quadrato semplice (cm 2,3 X 2,7). Si tratta di un vero e proprio bollo impresso tramite punzone; esemplari privi di lettere e composti da semplici disegni o forme geometriche sono rari ma non costituiscono una novità: il Museo Civico di Tréviso ne conserva uno a forma di ruota ad otto raggi rilevati e centro pieno71, mentre altri analoghi ricorrono in Friuli Venezia Giulia72; più complessi nella forma e meglio inquadrabili sul piano cronologico sono invece gli esemplari di Roma73. Poiché è improbabile che, una volta immessi sul mercato, i materiali provvisti di questi bolli fossero riconducibili ad una precisa figlma, è plausibile che il segno formato da cerchio e triangolo sia stato apposto per finalità interne all'organizzazione produttiva, ad esempio allo scopo di differenziare i materiali appartenenti a produttori diversi che utilizzavano la stessa fornace per la cottura74. Si potrebbe però anche pensare a ragioni contabili75 o al controllo della produzione che il dominus dei fondi esercitava nei confronti del gestore dell'officina76. I 17 esemplari esaminati appartengono tutti a manifatture la cui sede è localizzabile nell'agro di Padova, un territorio nel quale è piuttosto raro rinvenire laterizi fabbricati altrove, salvo quelli delle grandi aziende come la Pansiana, che non è comunque escluso avessero filiali o sedi decentrate. La produzione privata patavina sembra suddivisa in numerose piccole imprese, ma nel complesso tanto cospicua da soddisfare in maniera esauriente le necessità del capoluogo e degli insediamenti periferici. Un mercato in cui prevalgono officine di questo tipo è stato messo in relazione, in altre aree d'Italia, ad un assetto fondiario basato sulla piccola e media proprietà, tale dunque da favorire la frammentazione e l'ampia diffusione delle attività artigianali nel territorio77. Il quadro delineato sembra consono anche alle caratteristiche della pianura padana orientale: spiccata vocazione agricola e fitta distribuzione degli insediamenti rurali extraurbani'8. Una simile condizione di sostanziale autosufficienza, tuttavia, si spiega anche considerando la particolare ricchezza di risorse geologiche, ambientali e geografiche che favoriscono la produzione e la commercializzazione dei laterizi79. Il sottosuolo possiede svariati giacimenti argillosi da cui ricavare la materia prima e le aree boschive offrono legname abbondante alle fornaci che ne utilizzano grandi quantità come combustibile. La fitta rete di corsi d'acqua è inoltre non solo indispensabile nelle fasi di lavorazione, ma anche sfruttata per il trasporto della mercé come valido complemento ai percorsi stradali, se non come alternativa più economica. Paolo Bonini 1 II contributo anticipa in parte uno studio più ampio, in corso di svolgimento, che ha per oggetto i prodotti laterizi da costruzione. Ringrazio il prof. Alfredo Buonopane per la disponibilità e i preziosi insegnamenti e la dott.ssa Stefania Mazzocchin per i consigli e l'incoraggiamento. 2 Si preferisce sottintendere il termine tegula, piuttosto che/zglina, sulla scorta di RIGHIMI 1998, pp. 30-34. 3 BUCHI 1979, p. 153. 4 BUCHI 1979, p. 153; RIGHIMI, BIORDI, PELLICIONI COLIMELO 1993, p. 46; RIGHIMI 1998, p. 36; ZACCARIA, ZUPANCIC 1993, p. 140; ZERBINATI 1993, p. 102. 5 Cm 3,1, proprio come il n. 3. CONTRIBUTI: ALCUNI BOLLI LATERIZI DA MONTEGROTTO TERME 6 Cfr. BUCHI 1979, p. 153 e fìg. lOa. Ricorrono persine grumi d'argilla che rimangono nella matrice a causa di un procedimento impreciso e frettoloso e danno luogo, dopo la cottura, a globetti che coprono in parte le lettere. 7 LAZZARO 1981, p. 218. 8 KEUNEl918, col. 236. 9 Come l'imponente stele di M'. Cartorius Eron, un liberto che verso l'inizio del I sec. d.C. vi è ritratto insieme alla moglie ed ai quattro figli: SI, 605; GHEDINI 1980, pp. 95-97. 10 COMPOSTELI^ 1996, pp. 208-209; CAPOZZA, SALMASO 2002-2003, pp. 533-535. 11 UOMINI, BUSANA 2004, p. 123. FIORELLI 1888, p. 555; oggi conservato presso il Museo Civico di Padova. 12 13 TORTELLI 1978-79, p. 46. 14 1 suoi prodotti sono ben documentati sulla costa romagnola e dalmata: BERMOND MONTANARI 1973, p. 37; RIGHIMI 1998, pp. 38-40. La mancanza delle prime due lettere iniziali FA sulla tegola del Museo sarebbe da imputare, secondo la nota ottocentesca, a un difetto d'impressione: la stampigliatura, piuttosto leggera, sarebbe andata a sovrapporsi parzialmente nella parte sinistra ad un signum circolare tracciato con le dita, che ne avrebbe disturbato la resa. 15 È possibile che la sede, a conduzione famigliare, fosse ubicata in un podere di modeste dimensioni, fornito di una cava d'argilla ma non necessariamente di tutte le strutture che consentivano un ciclo produttivo completo: cfr. BUCHI 1987, p. 154. 16 OPEL, 2, 1999, p. 123. 17 II fenomeno, iniziato probabilmente nel I sec. a.C. in Italia centrale, divenne generalizzato nel II sec. d.C., come traspare anche dalla documentazione epigrafica cisalpina: ZAMBONI 1965-66. pp. 496-501. Il gentilizio Aesonius è attestato in Nerico: CIL. III. 11484. 18 BUCHI 1987, pp. 153-154. 19 BUCHI 1987, p. 148. 20 BONINI, BUSANA 2004, pp. 129-130. 21 KEUNE 1924, col. 422. 22 CIL. V. 2972: CIL. V. 2994: :A?OZZA. >ALMASO 2002-2003, pp. 580-581. "- EV :H: 1^-9. pp. 157-158: ZERBINATI 1993, p. 94; GOMEZEL 1996, p. 82. ;- CIL. V. 8110, 283a; LAZZARO 1981, p. 222. :* si-era 1987, p. 148. - >oiiN 1996a, p. 396; Io. 2003, pp. 733-734. Nessun cogno".':'; iniziante con queste lettere compare in OPEL, 4, 2002, p. 201. '-' CIL, V, 8110,282; cfr. BUCHI 1987, p. 148. 28 ZACCARIA 1987, pp. 56-60; STEINBY 1993, pp. 11-13; AUBERT 1994, pp. 222-236. 29 BONINI, BUSANA 2004, pp. 126-127. Ibidem. II colore giallo tenue dell'impasto utilizzato in tutti gli esemplari è del resto compatibile con le argille della zona: BONINI, BUSANA 2004, pp. 126-127. 32 Cfr. CIL, V, 2947 e CIL, V, 3024. Altre possibilità di scioglimento sono Pudentianus, Pudentinus e Pudentius: OPEL, 3,2000, p. 171. 33 BUCHI 1979, p. 163; ZERBINATI 1993, p. 94. 34 KEUNE 1921b, coli. 1758-1759. 35 CIL, III, 15114,2. 30 31 36 RIGHIMI, BIORDI, PELLICIONI GOLINELLI 1993, p. 71. OPEL, 4, 2002, pp. 73-74. CIL, V, 3038; CAPOZZA, SALMASO 2002-2003, p. 616. 39 TORTELLI 1978-79, pp. 112-114. 40 Sui rapporti fra proprietario dei fondi e gestore dell'attività teglaria cfr. STEINBY 1993, pp. 11-13; AUBERT 1994,219-238; PELLICIO: GOLINELLI 1998, p. 134-136. 37 38 41 HOMNI, BUSANA 2004, p. 126. RETINE 192lb, coli. 1758-1759. All'argomento ho dedicato uno studio specifico in corso di stampa: BONINI c.s. 43 Faesonia(na tegula): RIGHIMI 1998, pp. 38-40. 44 Rutilia(na tegula) più che come rimando ad una donna imparentata con il C. Rutilius Pudens già menzionato: BONINI, RUSANA 2004, p.127. 45 TOSI 2003, pp. 516-517. 46 [S]ERVILIAE, mancante della parte iniziale, ma facilmente integrabile: TORTELLI 1978-79, p. 111. ABUSATO 1888, p. 52, notai. 48 CIL,V, 8110,292b. 49 TORTELLI 1978-79, pp. 112-114. 50 Fin dalla tarda età repubblicana infatti anche per le donne si diffonde l'uso pubblico di un elemento onomastico individuale, il cognomen, accanto al gentilizio: CENERINI 2002, p. 12. 51 All'argomento ho dedicato uno studio specifico in corso di stampa: BONINI c.s. 52 GOMEZEL 1996, p. 47. 53 ZACCARIA, ZUPANC'IC' 1993, pp. 163-164. 42 54 PELLICIONI GOLINELLI 1998, 132. LAZZARO 198l,pp. 223-224. 56 TOSI 2003, pp. 516-517. 57 CIL, V, 8110, 294; KEUNE 1921a, col. 2017. 58 OPEL, 4,2002, p. 78. 59 CIL, V, 3040. 60 CIL, V, 4347; CIL, V, 6711; CIL. V. 8654. 61 SOLTN 1996a, pp. 447-448: SOLIN 2003, pp. 922-923. «BICHI 1987. p. 148. " M'. Sei-i Enbodd): ZERBINATI 1993, pp. 122-123. - BUCHI 1987. p. 152: ZERBINATI 1993. p. 122. 55 "' RIGHINE BIORDI, PELLICIONI GOLINELLI 1993, p. 71; PELLICIONI GOLINELLI 1998. p.132. - ZERBINATI 1983, coli. 125-136. 67 Purtroppo l'epigrafe è lacunosa e non è possibile verificare se anche il presunto patrono vada ascritto al II sec. d.C. in quanto privo di praenomen: SOLIN 1996b, pp. 1025-1026. 68 Con rapporti di dipendenza che le formule dei bolli non consentono di chiarire appieno. Sulla partecipazione del dominus all'attività, in prima persona o tramite liberti, cfr. ZACCARIA 1987, pp. 58-60; PELLICIONI GOLINELLI 1998, p. 135. 69 SOLIN 1996b, pp. 1025-1026. /0 BERMOND MONTANARI 1973, p. 34. 71 RONCONI 1982-83, p. 263. 72 GOMEZEL 1996, p. 56. 73 BROISE 2000. GOMEZEL 1996, p. 88. 75 BROISE 2000, p. 124. 76 STEINBY 1993, pp. 13-14; PELLICIONI GOLINELLI 1998, pp. 135136; MANACORDA 2000. 74 77 CHELOTTl2003. 78 BUCHI 1987, pp. 103-119; BUSANA 2002, pp. 43-59 e 91-97, con bibliografia. 79 BUCHI 1987, pp. 143-144. BIBLIOGRAFIA AUBERT j.j. 1994, Business Managers in Ancient Rome. A Social and Economie Study of Institores, 200 B.C.-A.D. 250, LeidenNew York-Kòln. BERMOND MONTANARI G. 1973,I bolli laterizi di Ravenna e Classe, in SR,XXIV,pp.33-58. BONINI P. c.s., Gens Servilia e produzione laterizia nell'agro patavino, in AqN, LXXV, c.s. BONINI P., BUSAMA M.s. 2004, // materiale laterizio, in Montegrotto 120 QUADERNI DI ARCHEOLOGIA DEL VENETO, XX, 2OO4 Terme, via Neroniana. Gli scavi 1989-92, a cura di P. Zanovello e P. Basso, Padova, pp. 117-136. BROISE H. 2000, Les estampilles anépigraphes sur bessales de la Rome imperiale, in La brique antique et medievale. 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