Istituto Italiano
di Preistoria e Protostoria
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Preistoria
del cibo
L'alimentazione nella preistoria e nella protostoria
a cura di Isabella Damiani, Alberto Cazzella, Valentina Copat
STUDI DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 6
FIRENZE 2021
Il volume raccoglie la rielaborazione, sottoposta a referee, dei testi presentati in occasione della 50ma Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e
Protostoria, tenutasi a Roma dal 5 al 9 ottobre 2015
Comitato Scientifico
Clarissa Belardelli, Luca Bondioli, Alberto Cazzella, Mauro Cremaschi, Isabella Damiani, Jacopo De Grossi Mazzorin, Raffaele C. de Marinis, Giacomo
Giacobini, Franco Marzatico, Anna Revedin, Mauro Rottoli
Presidenti: Alberto Cazzella, Isabella Damiani
Redazione:
Valentina Copat, Isabella Damiani
Con il sostegno di
Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali
La 50ma Riunione Scientifica è stata organizzata con:
Polo Museale del Lazio - Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” (oggi Museo delle Civiltà)
Comitato organizzativo
Clarissa Belardelli, Luca Bondioli, Isabella Damiani, Patrizia Gioia, Laura Petacco, Alessandra Serges
Con il patrocinio di:
Regione Lazio
Sedi del Convegno:
Musei Capitolini, Sala Pietro da Cortona
Casa dell’Architettura Ex Acquario Romano, P.zza Manfredo Fanti 47
Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini, P.zza Guglielmo Marconi 14
Si ringraziano
Sonia Conversi, Teresa Franco, Patrizia Gioia, Filomena La Manna, Gianleonardo Latini, Laura Leopardi, Annarita Martini, Laura Petacco
ISBN 978-88-6045-088-3
© Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 2021
c/o Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Via della Pergola, 65, 50121 Firenze
www.iipp.it, email: iipp@iipp.it – segreteria@iipp.it
Finito di stampare in Italia nel mese di ottobre 2021
da Pacini Editore Industrie Grafiche - Ospedaletto (Pisa)
per conto di Edifir-Edizioni Firenze
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto
dall ’ art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall ’ accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO,
CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata
dagli aventi diritto/dall ’ editore.
INDICE
SESSIONE 1. L’UOMO È CIÒ CHE MANGIA? CONDIZIONAMENTI DELLA DIETA SUGLI INDIVIDUI E SULLE COMUNITÀ
Relazione
15
Alessandra Varalli, Come si è evoluta la dieta nell’età dei metalli? Il contributo degli isotopi stabili nello studio dell’alimentazione
Comunicazioni
25
Alessandra Bacci, Fulvio Bartoli, Uomo e ambiente, alimentazione e salute. Dalla ricostruzione della dieta preistorica ad una considerazione sulle attuali abitudini alimentari
33
Luca Lai, Ornella Fonzo, Luca Medda, Tamsin O’Connell, Ethan Goddard, David
Hollander, Giuseppa Tanda, Frammenti di ecologia neolitica: i dati isotopici della Grotta
Rifugio (Oliena, Sardegna orientale)
41
Alessandra Bacci, Fulvio Bartoli, Ossa e denti: archivio biologico per la determinazione dei regimi alimentari. Il caso studio del gruppo umano eneolitico di Grotta del Leone
49
Elisa Galli, Paola Iacumin, Francesca Balossi Restelli, Pastori semi-nomadi e Agricoltori sedentari. Diete a confronto dai livelli del Bronzo Antico (inizi III millennio a.C.) nel
sito di Arslantepe (Turchia)
57
Antonietta Di Matteo, Paola Iacumin, Gli isotopi stabili e la ricostruzione delle economie
di sussistenza delle popolazioni della Pianura Padana dal Neolitico al Bronzo Antico
65
Robert H. Tykot, Andrea Vianello, Domenica Gullì, Osservazioni sull’alimentazione della comunità preistorica di contrada Scintilia di Favara (AG) sulla base di analisi isotopiche
75
Fabiola Arena, Emanuela Gualdi-Russo, Paleodieta e malnutrizione della comunità di
Grotta della Monaca (Calabria) durante l’età del Bronzo. Analisi e studio degli indicatori
dentari e scheletrici
83
Paola Catalano, Claudio Cavazzuti, Alessandra Celant, Flavio De Angelis, Anna
De Santis, Rosemary Freeman, Donatella Magri, Gianfranco Mieli, Claudia Minniti, Walter B. Pantano, Analisi contestuale di alimentazione e salute nel Lazio nella I età
del Ferro (II periodo laziale ca. – X-IX sec. a.C.)
4
INDICE
SESSIONE 2. L’AMBIENTE
COME FONTE DI RISORSE ALIMENTARI.
CONDIZIONAMENTI
E IMPATTO AMBIENTALE IN
FUNZIONE DELL’ACQUISIZIONE DELLE RISORSE ALIMENTARI
Paesaggi di caccia e di raccolta
Relazioni
97
Paolo Boscato, Simona Arrighi, Francesco Boschin, Jacopo Crezzini, Gli ambienti,
la caccia e lo sfruttamento delle parti scheletriche nel Paleolitico medio e superiore del Sud
Italia
107
Ursula Thun Hohenstein, Matteo Romandini, Ivana Fiore, Marco Bertolini, Antonio Tagliacozzo, Caccia e alimentazione dal Paleolitico medio al Mesolitico nell’Italia
Nord-orientale
119
Annamaria Ronchitelli, Biancamaria Aranguren, Paolo Boscato, Francesco Boschin, Giulia Capecchi, Silvana Condemi, Jacopo Crezzini, Marcello A. Mannino,
Emanuele Marconi, Marta Mariotti Lippi, Stefano Ricci, Anna Revedin, Metodologie per la ricostruzione dell’alimentazione nel Paleolitico. Il caso studio di Grotta Paglicci
(Rignano Garganico-FG)
Comunicazioni
131
Anna Paola Anzidei, Grazia Maria Bulgarelli, Eugenio Cerilli, Ivana Fiore, Cristina Lemorini, Federica Marano, Maria Rita Palombo, Ernesto Santucci, Strategie
di sussistenza nel Paleolitico inferiore a La Polledrara di Cecanibbio (Roma): lo sfruttamento di una carcassa di Palaeoloxodon antiquus
141
Fabio Negrino, Almudena Arellano, Patricia Valensi, Stefano Grimaldi, Gérard
Onoratini, Marco Peresani, Eleni Psathi, Julien Riel Salvatore, Patrick Simon,
Quale fauna per quale industria: approvvigionamento alimentare e variabilità tecno-economica tra Paleolitico medio recente e Paleolitico superiore antico in Liguria
149
Giuseppe De Angelis, Ivana Fiore, Margherita Mussi, Antonio Tagliacozzo, La caccia al camoscio nell’Epigravettiano della penisola italiana: cattura e sfruttamento
159
Ursula Wierer, Lorenzo Betti, Paolo Boscato, Francesco Boschin, Jacopo Crezzini, Alberto Girod, Pesca, caccia e raccolta nel sito sauveterriano di Galgenbühel/Dos de
la Forca (Salorno, Bolzano)
169
Monica Gala, Ivana Fiore, Antonio Tagliacozzo, L’origine della caccia agli uccelli
nella penisola italiana
INDICE
5
Paesaggi agrari e pastorali nell’Italia settentrionale
Relazione
179
Roberto Maggi, Renato Nisbet, Gestire le risorse ambientali a fini alimentari. La complessità ligure (VII-III millennio cal BC)
Comunicazioni
193
Daria Giuseppina Banchieri, Alfredo Bini, Mauro Rottoli, Martin Mainberger, Le
Prealpi varesine e l’alimentazione durante la Preistoria
203
Jonas Danckers, Cambiamenti agricoli alla base delle origini delle terramare? Concetti
teorici e confronti europei per una problematizzazione del dibattito
213
Maria Letizia Carra, Maurizio Cattani, Florencia Debandi, La sussistenza nell’età
del Bronzo in Italia settentrionale. Archeologia sperimentale e analisi dei contesti di abitato
come casi studio per un calcolo demografico
223
Alessandro Bezzi, Luca Bezzi, Gianluca Fondriest, Mattia Segata, Nicoletta
Pisu, Il caso di studio di S. Giovanni a Massimeno (TN): analisi archeobotaniche e geoarcheologiche per la ricostruzione paleoambientale e l’interpretazione di attività legate alla
produzione e trasformazione del cibo
Paesaggi agrari e pastorali nell'Italia centro-meridionale e nelle isole
Relazioni
233
Alberto Cazzella, Girolamo Fiorentino, Claudia Minniti, Alimentazione e demografia nelle società pre-protostoriche con economia produttiva dell’Italia centro-meridionale
241
Fabio Saccoccio, Amodio Marzocchella, Alessandro Vanzetti, I campi fossili di Gricignano d’Aversa U.S. Navy: sfruttamento e impatto umano in Pianura Campana nel Bronzo Antico
Comunicazioni
253
Francesco Tiboni, L’impatto delle attività di pesca nella codificazione delle attività di navigazione
265
Marco Marchesini, Domenico Marino, Silvia Marvelli, Elisabetta Rizzoli, Indagini archeoambientali in siti neolitici ed eneolitici calabresi (Piano di Cecita e Campo San
Lorenzo sul Lago Cecita e Corazzo di Soverito): primi dati sulla ricostruzione dell’ambiente,
dell’economia e della dieta alimentare
6
INDICE
275
Giuliana Boenzi, Elena Laforgia, Tiziana Matarazzo, Monica Stanzione, Ambiente e biodiversità nella piana campana. Modalità di sfruttamento delle risorse vegetali
in una comunità del Bronzo Antico. Il villaggio del Bronzo Antico di Afragola
285
Miria Mori Secci, Marta Mariotti Lippi, Paola Perazzi, Piante alimentari dal villaggio della media età del Bronzo di Gonfienti Scalo Merci (PO)
291
Cosimo D’Oronzo, Claudia Speciale, Angela Stellati, Maria Clara Martinelli, Girolamo Fiorentino, Adattamento e resilienza in ambiente insulare: il caso studio delle isole Eolie
299
Laura Maniscalco, Orazio Palio, Francesco Privitera, Maria Turco, L’alimentazione nella preistoria tra l’Etna e la Piana di Catania
311
Maria Grazia Melis, Alessandra Celant, Marco Zedda, L’impatto di un ambiente
umido nella paleoeconomia e nella paleonutrizione tra il Neolitico e l’Eneolitico. Nuovi
contributi dalla Sardegna
321
Riccardo Cicilloni, Mariano Ucchesu, Controllo del territorio e sfruttamento delle risorse ambientali tra il Bronzo Medio ed il Bronzo Finale nell’area di Mogoro (Sardegna centro-occidentale)
331
Anna Depalmas, Rita T. Melis, Silvia Vidili, Mariano Ucchesu, Marco Zedda, Attività
economiche e sfruttamento delle risorse nell’insediamento nuragico di Sa Osa-Cabras (OR)
343
Nicola Ialongo, Soluzioni organizzative alla scarsità delle risorse: uno studio geostatistico
sulla Sardegna nuragica
SESSIONE 3. MANIPOLAZIONE E CONSERVAZIONE DELLE RISORSE ALIMENTARI. GLI ASPETTI TECNICI ED ECONOMICI
Alimenti vegetali
Relazione
353
Anna Revedin, Biancamaria Aranguren, Emanuele Marconi, Marta Mariotti Lippi, Annamaria Ronchitelli, Le più antiche evidenze di elaborazione di alimenti vegetali nel Paleolitico
Comunicazioni
365
Sila Motella De Carlo, Cristina Corti, Laura Rampazzi, Valentina Brunello,
Lanfredo Castelletti, Food in prehistory of Northern Italy: case studies and investigation
methods
373
Cecilia Conati Barbaro, Alessandra Celant, Coltivare, conservare, condividere. Aspetti economici e sociali della coltivazione dei cereali nel Neolitico antico: i dati archeologici e
archeobotanici del sito di Portonovo (Ancona)
381
Fabrizio Berto, Michele Cupitò, Giovanni Leonardi, Mauro Rottoli, Alimentazione
e strategie di sussistenza in un contesto della tarda Età del Bronzo dell’Italia settentrionale:
le analisi archeobotaniche del pozzetto US 317 e di altri contesti a Fondo Paviani (VR)
389
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra, Philippe Marinval, Il Pane nella Sardegna Nuragica
INDICE
7
Animali come fonte di cibo
Relazione
395
Marco Bertolini, Antonio Curci, Jacopo De Grossi Mazzorin, Valentina Depellegrin, Elena Maini, Claudia Minniti, Umberto Tecchiati, Ursula Thun Hohenstein,
Carne, latte e derivati: gli animali come fonte di cibo nell’età del Bronzo italiana
Strutture e manufatti, interpretazioni funzionali delle ceramiche e analisi delle tracce
Relazione
409
Giulia Recchia, Cristina Lemorini, Trattamento e conservazione degli alimenti durante
la preistoria recente nell’Italia centro-meridionale
Comunicazioni
425
Alain Beeching, Silvia Bruni, Sara Pescio, Luca Trombino, I focolari a ciottoli combusti del sito neolitico di S. Andrea a Travo (PC)
437
Monica Miari, Valentina Leonini, Elena Maini, Niccolò Morandi, Erika Valli,
Strutture di combustione nei siti del Bronzo antico e medio dell’Emilia Romagna
453
Lorenza Bronzoni, Maria Maffi, Paola Mazzieri, Strutture di stoccaggio interrate e
aeree tra Neolitico ed Eneolitico in Emilia occidentale
463
Valentina Copat, Cosimo D’Oronzo, Preparazione e consumo del cibo nell’insediamento
dell’età del Bronzo della Rocca di Oratino
475
Maurizio Cattani, Florencia Debandi, Sebastiano Tusa, Strutture e oggetti per la preparazione del cibo nell’abitato dell’età del Bronzo di Mursia, Pantelleria (TP)
485
Anna Depalmas, Claudio Bulla, Giovanna Fundoni, Analisi funzionale del repertorio
vascolare nuragico. Forme per la preparazione di cibi e bevande
495
Tomaso Di Fraia, Colatoi, bollitoi e altri accessori fittili per la lavorazione del latte: possibili interpretazioni e relative implicazioni socioeconomiche e culturali
507
Alessandra Magrì, Maurizio Cattani, Sebastiano Tusa, Recipienti ceramici per il
consumo di sostanze liquide nell’abitato dell’età del Bronzo di Mursia, Pantelleria (TP)
517
Vanessa Forte, Stella Nunziante Cesaro, Laura Medeghini, Analisi delle tracce e
interpretazione funzionale: l’utilizzo dei contenitori ceramici di Tor Pagnotta e Osteria del
Curato-Via Cinquefrondi per la trasformazione del cibo
8
INDICE
L’arboricoltura, l’olivo, la vite, il vino e altre bevande fermentate
Comunicazioni
527
Milena Primavera, Girolamo Fiorentino, L’uso dei frutti di piante arboree e l’arboricoltura in Puglia durante l’età del Bronzo
535
Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Elisabetta Rizzoli, La diffusione della viticoltura nell’età del bronzo in Italia
543
Mauro Perra, Fulvia Lo Schiavo, Nicolas Garnier, Philippe Marinval, La vite e il
vino nella Sardegna nuragica: analisi biochimiche nel nuraghe Arrubiu di Orroli
551
Filippo Maria Gambari, Lo sviluppo delle bevande fermentate nella preistoria e protostoria della Cisalpina, sulla base dei dati archeologici e linguistici
565
Donatella Cocco, Monalisa Vacca, Silvia Vidili, Mariano Ucchesu, Il pozzo/silos
del nuraghe San Marco di Genuri (VS)
Il Sale
Relazione
573
Clarissa Belardelli, Luca Alessandri, Bianca Maria Aranguren, Peter Attema,
Maria Rosaria Cinquegrana, Manuela Montagnari Kokelj, Nuccia Negroni Catacchio, Marco Pacciarelli, Il Sale. Record archeologico, produzione e manipolazione
Comunicazioni
585
Manuela Montagnari Kokelj, Federico Bernardini, Angelo De Min, Davide Lenaz, Claudio Tuniz, Anton Velušček, Il sale nel Caput Adriae (Adriatico nord-orientale): dati, ipotesi, prospettive di approfondimento
595
Benedetta Prosdocimi, Giovanni Leonardi, Manuela Montagnari Kokelj, Terzo
Ramo del Timavo (Duino-TS): santuario o sito per “l’industria alimentare”?
603
Barbara Barbaro, Nadia Campana, Paola Chella, I materiali dello strato F della necropoli di Chiavari: indizi dello sfruttamento delle risorse marine nel Bronzo Finale in Liguria
615
Biancamaria Aranguren, Maria Rosaria Cinquegrana, Floriano Cavanna, Siti industriali del litorale marino del Golfo di Follonica tra il Bronzo finale e il primo Ferro
625
Nuccia Negroni Catacchio, Massimo Cardosa, Fabio Rossi, Duna Feniglia (Orbetello
(GR). Un insediamento villanoviano per la probabile produzione del sale
INDICE
9
SESSIONE 4. TRA RITUALITÀ E POTERE. GLI ASPETTI SOCIALI DELLA PRODUZIONE, ACQUISIZIONE, CONSERVAZIONE E
CONSUMO DEL CIBO E DELLE BEVANDE
Neolitico ed Eneolitico
Relazioni
641
Alain Beeching, Jacques Léopold Brochier, avec la collaboration de Stéphanie Bréhard, Vérane Brisotto, Frédéric Cordier, Eric Crubézy, Rozen Colleter,
Frédérique Blaizot, Frédérique Ferber, Du silo à la tombe: les fonctions alternatives
des fosses du Néolithique chasséen de la vallée du Rhône (France)
651
Alessandra Manfredini, Il cibo come atto rituale: condivisione, offerta, sacrificio. Uno
sguardo sull’eneolitico italiano
Comunicazioni
663
Maria Cristina De Angelis, Simona Arrighi, Elisabetta Castiglioni, Michela Cottini, Adriana Moroni, Mauro Rottoli, Leonardo Salari, Antonio Tagliacozzo,
Cibo sacro. Ritualità nella Grotta dei Cocci di Narni (TR), i livelli con ceramica a fasce
brune del Neolitico antico
673
Maria Bernabò Brea, Maria Maffi, Paola Mazzieri, Il cibo e gli antenati. Agricoltura
e sfera simbolica nel Neolitico padano
683
Renata Grifoni Cremonesi, Alcune testimonianze di offerte vegetali e animali in contesti
funerari e depositi cultuali di grotta nella preistoria italiana
691
Giovanni Carboni, Alessandra Celant, Vanessa Forte, Donatella Magri, Stella Nunziante Cesaro, Anna Paola Anzidei, Inebriarsi per l’aldilà: bevande alcoliche
nelle necropoli di facies Rinaldone e Gaudo dell’area romana
L'età del Bronzo
Relazione
699
Marco Pacciarelli, Sul consumo sociale del cibo nelle comunità protostoriche dell’Italia
peninsulare e dell’area siciliano-eoliana
Comunicazioni
719
Antonino Barbera, Modi, mode e conseguenze sociali della produzione vascolare per il
consumo alimentare. Riflessioni preliminari sui rinvenimenti ceramici nel territorio urbano
e periurbano di Caltanissetta tra l’Eneolitico Tardo e il Bronzo Antico
731
Ilaria Matarese, Cibo e bevande nella sfera funeraria dell’età del Bronzo: rito e simbolismo nelle tombe a camera di Murgia Timone (Matera)
743
Marco Bettelli, Maria Antonietta Castagna, Isabella Damiani, Andrea Di
Renzoni, Spunti per una ricostruzione dei modi del bere e del mangiare nelle comunità
protostoriche dell’Italia meridionale ionica e tirrenica
761
Alberto Cazzella, Giulia Recchia, From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo
degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
771
Riccardo Guglielmino, Giuseppe Egidio De Benedetto, Daniela Fico, Marianna Faraco, Lorenzo Mazzotta, Ritualità e cibo nell’’Area Cultuale’ di Roca. Le analisi chimiche dei residui organici
781
Riccardo Guglielmino, Milena Primavera, Le offerte vegetali a Roca tra pratiche rituali e riferimenti simbolici
789
Anna Depalmas, Claudio Bulla, Giovanna Fundoni, Marco Zedda, Pasti rituali nei
santuari “nuragici”: gli ambienti di servizio del santuario di Abini-Teti
799
Nuccia Negroni Catacchio, Massimo Cardosa, Rituali legati al cibo e alle bevande a
Sorgenti della Nova e nella valle del fiume Fiora
L'età del Ferro
Relazione
805
Laura Bentini, Patrizia von Eles, Lorenza Ghini, Lisa Manzoli, Claudio Negrini, Paola Poli, Elena Rodriguez, La rappresentazione simbolica del banchetto
all’interno della tomba durante il villanoviano in area padana: i casi di Bologna e Verucchio
Comunicazioni
819
Jacopo De Grossi Mazzorin, Monica Gala, The use of birds in funerary practices: the
example of the tomb n. 2 in the Forum of Caesar (Rome-Italy)
825
Cristiano Iaia, Riti di commensalità e cultura materiale nelle società della prima età del
Ferro in Italia medio-tirrenica
833
Barbara Belelli Marchesini, Francesco di Gennaro, Le libagioni di gruppo dei Latini
settentrionali
839
Simona Dalsoglio, Cibi e bevande nelle sepolture ateniesi della prima Età del Ferro
INDICE
11
BREVI NOTE
(nel cd allegato al volume)
SESSIONE 2. L’AMBIENTE COME FONTE DI RISORSE ALIMENTARI. CONDIZIONAMENTI E IMPATTO AMBIENTALE IN FUNZIONE DELL’ACQUISIZIONE DELLE RISORSE ALIMENTARI
851
Dalia Gasparini, Cecilia Milantoni, Tracce di arature e sfruttamento agricolo a Cesena
(FC) tra la fine dell’età del Rame e l’inizio dell’età del Bronzo: i villaggi di Provezza e di
Pievesestina
859
Mario Mineo, Il caso del sito neolitico sommerso de La Marmotta. Dall’integrazione con il
territorio al suo sfruttamento
867
Chiara La Marca, Lo sfruttamento del territorio nel Neolitico recente: un’ipotesi
interpretativa delle strutture di Casale di Valleranello (Roma)
873
Michele Truffi, Federico Nomi, Ivana Fiore, I resti faunistici dell’abitato appenninico
del Cornaleto (Sant’Arsenio, SA)
881
Valentina Copat, Cosimo D’Oronzo, Strategie di adattamento in ambienti collinari e
montani del Molise durante l’età del Bronzo. Il sito della Rocca di Oratino (CB)
889
Örni Akeret, Sabine Deschler-Erb, Sophie Helas, Alimentazione a Gabii nella prima
età del Ferro/Laz. III
895
Giacomo Paglietti, Marco Cabras, Mariano Ucchesu, Giuseppa Tanda, Paesaggi
agricoli della prima età del Bronzo: un approccio GIS alla Grotta di Monte Meana (Sardegna
sud-occidentale)
SESSIONE 3. MANIPOLAZIONE E CONSERVAZIONE DELLE RISORSE ALIMENTARI. GLI ASPETTI TECNICI ED ECONOMICI
905
Margherita Mussi, Emanuela D’Angelo, Giuseppe De Angelis, Monica Gala,
Hannah Russ, Antonio Tagliacozzo, Ivana Fiore, Piccole risorse alimentari tra
Tardiglaciale e Olocene: il caso di Grotta di Pozzo (Aquila)
913
Jacopo De Grossi Mazzorin, Ilaria Epifani, Teodoro Scarano, Il consumo di molluschi
nell’insediamento fortificato del Bronzo Medio di Scogli di Apani (Brindisi)
927
Silvia Vitagliano, Eugenio Cerilli, Fauna selvatica e domestica per la comunità.
Testimonianze di caccia e allevamento nella preistoria alla Montarana (Tarquinia, VT)
935
Stefano Masala, Cibo o rito? Segni di macellazione e altre tracce antropiche nelle ossa del
deposito faunistico neolitico rinvenuto nella Grotta Verde di Alghero
945
Flavia Piarulli, Emanuela D’angelo, Margherita Mussi, Strutture di combustione e
tecniche di cottura a Grotta di Pozzo (AQ) (23.000-9.000 cal BP)
953
Florencia Debandi, Demis Murgia, Giuseppe Pulitani, Forme ceramiche e modalità
di preparazione del cibo a base cerealicola nelle prime fasi della civiltà nuragica: teglie,
tegami, spiane e coppe di cottura
963
Stefania Casini, Lorenzo Castellano, Francesco Saliu, Marco Tizzoni, Khalatoi
iberici da Mediolanum e il commercio del miele nella tarda età del Ferro: analisi chimica
dei residui organici
12
969
INDICE
Tomaso Di Fraia, L’olivo e l’olio d’oliva in Italia nel quadro degli sviluppi socioeconomici
della protostoria mediterranea
SESSIONE 4. TRA RITUALITÀ E POTERE. GLI ASPETTI SOCIALI DELLA PRODUZIONE, ACQUISIZIONE, CONSERVAZIONE E
CONSUMO DEL CIBO E DELLE BEVANDE
975
Christian Metta, Deneb T. Cesana, Analisi archeozoologica sul campione faunistico
proveniente dal contesto rituale di Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR)
983
Tomaso Di Fraia, Massinissa Ramacciotti, I dolii di Archi (CH) nel quadro degli sviluppi
socioeconomici nell’Italia meridionale durante il Bronzo Finale
991
Antonina Maria Tucci, Dolii protostorici di impasto dal territorio di Gagliato (CZ)
997
Francesca Alhaique, Mary Anne Tafuri, Licia Romano, Franco D’Agostino, Cibo
per i morti e cibo per i vivi, una prospettiva dalla Mesopotamia meridionale all’alba della
storia
1005
Federico Floridi, Torrent, pinsunt, molunt
1009
Sandra Busatta, Medea come dea del vino a Corinto
Studi di Preistoria e Protostoria - 6 - Preistoria del cibo - 2020 - pp. 761-770
Alberto Cazzella(1) - Giulia Recchia(1)
From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo
degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
RIASSUNTO – FROM HARVEST TO ‘FEAST’: conservazione e consumo degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata – Il sito dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata offre una vasta serie di dati relativi
alle modalità di conservazione e consumo degli alimenti durante le varie fasi dell’età del Bronzo. Sulla base
della distribuzione spaziale delle diverse strutture dedicate a tali attività e sul loro collegamento con specifiche
aree dell’abitato e/o con le strutture residenziali è possibile tentare di cogliere le implicazioni sociali sottese
alla conservazione e al consumo anche attraverso gli aspetti simbolici che essi assunsero. Una prospettiva diacronica, inoltre, mette in evidenza come le forme di immagazzinamento e condivisione del cibo nell’abitato
cambiarono anche in modo sostanziale durante l’arco dell’età del Bronzo: si cerca di individuare, al di là del
loro aspetto formale, il significato di tali mutamenti in relazione alle trasformazioni ideologiche e sociali che
caratterizzarono il periodo in esame.
SUMMARY – From harvest to ‘feast’: food storage and consumption at Coppa Nevigata as social
practices – The Bronze Age settlement of Coppa Nevigata provides us with several pieces of evidence related
to food processing, storage and consumption over the whole Bronze Age. The spatial distribution analysis
of the diverse structures devoted to these activities and their connection with specific areas of the settlement
and/or dwellings allows us to figure out the social dimension underlying various patterns of food storage and
consumption and the intertwined symbolic aspects. Moreover, a diachronic perspective sheds light on the substantial transformations that practices of food storage and shared consumption underwent over the Bronze Age.
Going beyond the formal aspects of these practices, the authors discuss the meaning of these transformations
in relation to the ideological and social changes that marked this period.
Recentemente (Cazzella, Recchia 2013a) abbiamo evidenziato come nel corso dell’età del
Bronzo le modalità di conservazione e consumo
dei cereali, che probabilmente costituivano la
base dell’alimentazione per la comunità di Coppa Nevigata e per le altre coeve, siano cambiate
dal punto di vista dell’organizzazione sociale
sottesa.
Protoappenninico (XIX-XVI sec. a.C.)
In particolare per la prima fase dell’abitato
dell’età del Bronzo, risalente al Protoappenninico
Antico (XIX-XVIII secolo a.C., quando forse an-
(1)
cora non esisteva un abitato cinto da un complesso
sistema di fortificazioni: Cazzella, Recchia 2012,
pp. 247-248, figg. 3-4), è documentata la presenza di cereali all’interno dell’unica struttura messa
in luce. Dopo tale fase, si ha l’impressione che
il sistema di conservazione e consumo si articoli
per nuclei di popolazione all’interno dell’abitato,
presumibilmente organizzati su base parentelare.
Per il XVII secolo, quando ormai l’abitato era
cinto da un giro di mura, i dati sono comunque
estremamente scarsi, considerata l’area molto ristretta in cui sono stati raggiunti i relativi livelli. In particolare sono state individuate, a breve
distanza tra loro, tre strutture (o parti di esse) a
Sapienza Università di Roma; alberto.cazzella@uniroma1.it; giulia.recchia@uniroma1.it
762
A. Cazzella – G. Recchia
Fig. 1 - Coppa Nevigata: l’abitato del Protoappenninico (XVII-XVI sec. a.C.) con indicazione delle strutture di insilaggio,
preparazione e cottura dei cibi.
pianta circolare, con dimensioni di 2/3 m di diametro, delimitate da una canaletta (fig. 1.2-4;
Cazzella, Recchia 2012, p. 261, figg. 21, 28-29),
che possono essere state silos per confronto con
una simile riferibile alla fine del XVI secolo, rinvenuta colma alla base di cereali carbonizzati in
seguito a un episodio di incendio (fig. 1.16). Si
sovrappongono a un livello in cui sono riconoscibili la preparazione di una probabile struttura
abitativa e un forno “da pane” (fig. 1.1).
Le tre strutture circolari, se effettivamente in
uso contemporaneamente, fanno pensare a un nucleo di popolazione che gravitava intorno a esse
superiore a una famiglia, sia pure estesa. Calcolando un valore medio di 2,5 m di diametro (corrispondente alle dimensioni di quella interpretabile
come silos con maggiore sicurezza) si arriva a
un’area di quasi 5 mq per ciascuna struttura. Non
è possibile conoscere l’altezza, ma una situazione di confronto etnografico come quella citata da
Fiorentino e D’Oronzo (2012, p. 331, fig. 4) per
l’Etiopia, con strutture in cui la parte cilindrica
è alta circa 1 m, fa ipotizzare un contenuto di almeno 5 mc. I semi erano conservati privi degli
elementi di supporto, per cui 5 mc dovrebbero
corrispondere a circa 35 q. Ipotizzando un consumo annuo medio pro-capite di 2,5 q (Cazzella,
Moscoloni 1991), ognuna di queste strutture poteva consentire l’alimentazione cerealicola annua
per 14 persone. Pertanto, se almeno le tre strutture
rinvenute nel livello riferibile al XVII secolo erano effettivamente contemporanee si arriverebbe
alla sussistenza di un gruppo minimo di 42 individui che ruotava intorno a esse. Considerando che
il sito si estendeva per circa 2,5 ha e utilizzando
una stima non eccessivamente elevata di poco più
di 100 abitanti per ettaro, questo ipotetico nucleo
avrebbe rappresentato circa 1/7 dell’intera popolazione del sito.
Per la fase più recente del Protoappenninico
(XVI secolo), quando l’abitato si estese al di fuori delle prime mura e fu distrutto da un incendio
di origine bellica intorno al 1500 a.C., abbiamo
informazioni solo su tale area presumibilmente
marginale dell’abitato, dove non sembrano essere presenti vere e proprie strutture abitative. La
documentazione relativa alle strutture di conservazione dei cereali, oltre quella già ricordata
From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
di cui si è eccezionalmente preservata parte del
contenuto (fig. 1.16), è carente. Nell’area più sudoccidentale dei nuovi scavi sono state poste in
luce tre strutture circolari di 2-2,5 m di diametro,
delimitate da una canaletta (Cazzella, Recchia
2012, p. 264, fig. 33): una di queste mostra tracce di bruciato, probabilmente dovute all’incendio, mentre altre due, parzialmente sovrapposte,
non presentano testimonianze di questo tipo (fig.
1.5,7-8). Le dimensioni sono simili a quelle del
silos, ma la mancata conservazione del contenuto
(erano vuote al momento dell’incendio? Avevano
una funzione del tutto differente?) impedisce una
sicura assimilazione con quello. Si sono rinvenute
invece numerose strutture, di dimensioni ugualmente fra i 2 e i 3 m di diametro, ma con un piano
battuto scottato (Cazzella, Recchia 2008; 2012, p.
264, fig. 33); almeno nell’esemplare più a sudovest, in parte delimitato da una fila di pietre di
piccole dimensioni, il piano è fortemente alterato
dal fuoco (fig. 1.6). Tutte sono state interpretate come strutture di combustione. Le grandi dimensioni fanno escludere che si tratti di normali
focolari: una possibile ipotesi prevede che, una
volta surriscaldato il piano battuto, servissero per
tostare i cereali al fine di facilitarne la conservazione. Queste strutture, in base ai dati attualmente
disponibili, sembrano essere distribuite a gruppi,
in più punti della fascia esplorata al di fuori delle mura protoappenniniche: almeno 4 si trovano
nell’area tra il silos certo e i 3 incerti (fig. 1.6,
11-13), cui se ne deve aggiungere una che sembra
essere stata realizzata riutilizzando la base di un
forno “da pane” (questo, a sua volta, è vicino a un
altro forno: fig. 1.14-15); 3 si trovano davanti al
tratto di mura ad est della porta protoappenninica
(fig. 1.19-20, 23; Cazzella et alii 2014, figg. 2, 4),
inframezzate da altre strutture di combustione di
dimensioni più piccole (fig. 1.21-22, 24-27), mentre un’ultima struttura circolare con piano battuto
esposto al fuoco è stata rinvenuta ancora più ad
est in prossimità della postierla G (fig. 1.28).
Una situazione forse simile potrebbe essere
quella documentata a Tufariello di Buccino in relazione al c.d. industrial level, dove sono attestate
15 strutture ravvicinate con piano battuto scottato
(Holloway 1975, p. 16, figg. 10-11) e altre 4 a un
livello più alto. Le dimensioni sono più variabili
e in genere inferiori rispetto a quelle attestate a
Coppa Nevigata, oscillando tra 1,5 e 0,6 m di diametro e l’insieme non è quindi confrontabile in
modo preciso con la situazione in esame. Tuttavia
763
forse anche in questo caso piuttosto che di un’area artigianale per la lavorazione della ceramica
potrebbe trattarsi di un insieme connesso con il
trattamento dei cereali o in senso lato del cibo
(è stato notato un leggero incremento dei coperchi di bollitoio in relazione con queste strutture:
Lukesh 1975, p. 56).
Infine un focolare piuttosto grande, verosimilmente in funzione al momento del vasto incendio che causò la distruzione dell’area esterna
alle mura, è localizzato presso il punto di accesso all’abitato, addossato all’angolo interno della
torre occidentale (fig. 1.17; Cazzella, Recchia
2012, p. 254, figg. 6, 13). All’interno del vano
della torre orientale invece si trova una probabile piastra di cottura con caratteristiche insolite:
invece di avere un sottofondo in cocciame realizzato con frammenti disomogenei, il piano è
costituito di una serie di fondi di vaso, integri
o frammentari, accostati e allettati –tutti con la
parte basale a vista- in una base fortemente argillosa che conserva una forma complessiva irregolare (fig. 1.18; Cazzella, Recchia 2012, p. 253,
figg. 6, 8-9). Entrambe le strutture potrebbero
essere state connesse con la cottura e il consumo
del cibo durante le attività di controllo del punto
di accesso all’abitato e collegate dunque con il
gruppo di individui che di volta in volta svolgeva
tali attività. Tale gruppo era probabilmente diverso, nella sua composizione, sia da un nucleo
familiare sia dalla componente sociale che utilizzava le strutture di combustione e insilaggio
collocate al di fuori delle mura.
Appenninico Antico (XV sec. a.C.)
Nella successiva fase da noi denominata Appenninico Antico, corrispondente con gran parte
del XV secolo (divisibile in due sottofasi costruttive), la documentazione da Coppa Nevigata è più scarsa (Cazzella, Recchia 2012, p. 280,
figg. 50, 58).
In particolare in relazione con la sottofase costruttiva più recente sono state rinvenute: una grande struttura di combustione circolare, delimitata da
una canaletta, al di sopra di un ampio acciottolato
che a sua volta si appoggiava sulla testa delle mura
protoappenniniche non più utilizzate (fig. 2.2); due
piccole strutture di combustione con piano scottato,
probabilmente forni da pane, alloggiate sull’ampio
acciottolato (fig. 2.3-4); un focolare delimitato da
pietre, posto subito all’interno delle mura protoap-
764
A. Cazzella – G. Recchia
Fig. 2 - Coppa Nevigata: porzione occidentale dell’abitato dell’Appenninico Antico (XV sec. a.C.) con indicazione delle
strutture di preparazione e cottura dei cibi e di quelle probabilmente relative all’insilaggio.
From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
penniniche (fig. 2.5); almeno tre piastre di cottura
di piccole dimensioni (fig. 2.6-8), di cui due appoggiate al margine interno delle mura protoappenniniche (una di queste era di forma quadrangolare,
delimitata da pietre messe di taglio); una piastra di
cottura all’esterno delle mura protoappenniniche,
presso la postierla più orientale attualmente nota
(G, che ricade al di fuori dell’area riportata nella
figura 2). Inoltre due parti di struttura, forse in origine riferibili alla medesima, che in questo caso sarebbe stata quindi di grandi dimensioni, sono state
messe in luce con gli scavi Puglisi nella zona sudoccidentale, all’esterno delle mura protoappenniniche (fig. 2.1): è difficile stabilire a quale sottofase
dell’Appenninico Antico siano da riferire.
La zona adiacente alle mura protoappenniniche non più in uso sembra essere stata destinata, almeno in parte, alla presenza di strutture per
l’uso del fuoco, probabilmente connesse con la
cottura dei cibi. Quella circolare più grande (circa 2 m di diametro - fig. 2.2; forse a una seconda sono riferibili le tracce rinvenute oltre 20 m
a sud-ovest) ricorda le strutture della fase precedente che sono state ipoteticamente interpretate
in relazione con la tostatura dei cereali. L’area
dove è stata trovata la maggiore concentrazione di strutture di combustione non è lontana da
quella in cui, nella sottofase precedente, furono
deposte alcune sepolture in relazione con le mura
protoappenniniche (Recchia 2012a, pp. 392-396),
ora obliterate dalla realizzazione del vasto acciottolato dove insistono le strutture di combustione
in esame. Questa corrispondenza topografica potrebbe non essere casuale, nel qual caso le attività
legate alle strutture di combustione potevano aver
rivestito un certo valore simbolico.
AC
Appenninico Recente (XIV sec. a.C.)
Con l’Appenninico Recente (a sua volta suddiviso in due principali fasi costruttive) sembrano aversi ulteriori trasformazioni nell’impianto
dell’abitato e anche nella dislocazione delle strutture di conservazione e trattamento del cibo. La
porta protoappenninica fu tamponata e i livelli
interni in corrispondenza di essa in gran parte
asportati; una nuova porta fu aperta circa 40 m
più a est; a sud di questa fu realizzato un ampio
spazio aperto (Cazzella, Recchia 2015, p. 53).
Per quel che riguarda in particolare gli elementi più strettamente connessi con il tema in
765
esame, si possono ricordare diverse strutture a
pianta circolare con il piano realizzato mediante
un acciottolato o una stesa di argilla, senza tracce di combustione, con un diametro di circa 2 m
(fig. 3.4, 6-9, 14-15, 17-20; Cazzella, Recchia
2012, p. 290, figg. 61-62, 74-77). Solo in via di
ipotesi, per le dimensioni e la mancanza di indizi
di connessione con l’uso del fuoco, si può pensare che fossero le basi di silos analoghi a quello
del Protoappenninico Recente, meglio conservato
a causa dell’incendio. Si trovano soprattutto, ma
non esclusivamente, lungo il margine interno delle
mura appenniniche e probabilmente iniziano nella
sottofase avanzata dell’Appenninico Recente, per
continuare in qualche caso nel Subappenninico
Antico. Le strutture di combustione conservate
(Cazzella, Recchia 2012, pp. 289-290, figg. 60-61,
69-73; Savino 2014) sono prevalentemente di piccole dimensioni, interpretabili in alcuni casi come
forni “da pane”, in altri come piani di cottura e in
altri ancora come focolari, adiacenti o a distanza
limitata (dato condizionato, però, dall’estensione
limitata degli scavi di questi livelli) dalle mura appenniniche, soprattutto all’interno. In particolare
un forno da pane è stato messo in luce nel settore B nel 1967 (fig. 3.3) e un altro nell’area della
postierla appenninica tamponata, posta nell’area
orientale dello scavo (fig. 3.21; Cazzella, Recchia
2013b, fig. 5). Un focolare, ricostruito più volte
nel medesimo punto, delimitato da una canaletta,
si trova nella zona della porta protoappenninica
tamponata (fig. 3.5) ed è ascrivibile alla prima sottofase costruttiva di questo periodo, come anche
un piccolo piano di cottura rinvenuto tra i quadrati
E3C ed E3G (fig. 3.10). Due piccole strutture di
combustione, riferibili alla sottofase più recente,
sono delimitate da muretti in pietrame a secco,
forse costruiti contro il vento (fig. 3.12-13; Danesi, Modesto 2017). Due grandi strutture di combustione, risalenti alla sottofase più recente, presumibilmente connesse con la tostatura dei cereali,
si sono rinvenute addossate alle mura appenniniche nella parte sud-occidentale dello scavo (fig.
3.1-2). Un’altra grande struttura di combustione
ascrivibile alla sottofase più antica e delimitata
con pietre, anche poste di taglio, solo parzialmente
posta in luce, è stata rinvenuta a cavallo tra i settori
E3G-E3H (fig. 3.11). Infine una piastra di cottura
(fig. 3.16) è stata messa in luce al di fuori delle
mura appenniniche.
In sintesi, la distribuzione spaziale delle ipotetiche strutture connesse con la conservazione dei ce-
766
A. Cazzella – G. Recchia
Fig. 3 - Coppa Nevigata: l’abitato dell’Appenninico Recente (XIV sec. a.C.) con indicazione delle strutture di preparazione
e cottura dei cibi e di quelle probabilmente relative all’insilaggio.
reali (tutte ascrivibili a una sottofase recente), prevalentemente addossate alla fronte interna delle mura
appenniniche, appare ben definita, con tre/quattro
nuclei principali: quattro casi subito a est della porta
protoappenninica tamponata (fig. 3.6-9) e uno subito
a ovest (fig. 3.4), che può ancora essere parte di questo nucleo o l’inizio di un altro; due a est della porta
appenninica cui se ne può aggiungere un terzo solo
parzialmente messo in luce (fig. 3.18-20), due lungo
il lato occidentale dello “spiazzo” che caratterizza
l’impianto dell’abitato in questo periodo (fig. 3.1415) e uno a est dello “spiazzo” stesso (fig. 3.17).
La distribuzione delle strutture presumibilmente connesse con la combustione è meno
chiara: una possibile struttura per la tostatura dei
cereali per la sottofase antica non lontana dalla
porta tamponata (fig. 3.11); due addossate alla
fronte interna delle mura appenniniche nell’area
sud-occidentale (fig. 3.1-2; sottofase recente). In
ogni caso questo tipo di strutture sembra divenire
raro, per scomparire nella fase successiva, per cui
si può pensare che sia stato abbandonato l’uso di
favorire la conservazione dei cereali tostandoli o
che tale operazione sia stata in seguito svolta al
di fuori dell’abitato. Anche i forni da pane (due,
entrambi attribuibili alla fase recente, fig. 3.3,21)
sono addossati alla fronte interna delle nuove
mura (Cazzella, Recchia 2008; Cazzella et alii
2012). Focolari, più o meno strutturati e di durata
differente, e piani di cottura di piccole dimensioni
si trovano prevalentemente nell’area della porta
tamponata, o ai suoi limiti.
Subappenninico Antico (XIII sec. a.C.)
Nel Subappenninico Antico sembrano cambiare gradualmente i sistemi di conservazione dei
cereali: accanto a pochi casi di strutture probabilmente interpretabili come basi di silos, poste
nell’area più orientale al di sopra della testa delle
mura appenniniche non più utilizzate, nell’area
centrale (fig. 4,3,5) si ha la testimonianza di almeno una struttura abitativa al cui interno erano
conservate derrate cerealicole (fig. 4.1; Cazzella,
Recchia 2013a, p. 298; Cazzella, Recchia 2021,
fig. 3). Non è possibile stabilire se ci sia una totale
contemporaneità stratigrafica tra le possibili basi
di silos e la struttura domestica con cereali o una
loro verosimile successione. La conservazione dei
cereali in contesti domestici di ridotte dimensioni
From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
767
Fig. 4 - Coppa Nevigata: l’abitato del Subappenninico Antico (XIII sec. a.C.) con indicazione delle strutture di preparazione e cottura dei cibi e di quelle probabilmente relative all’insilaggio.
può far ipotizzare un passaggio da un’accumulazione collettiva, probabilmente a livello di gruppi
di parentela estesi, a una maggiore autonomia dei
nuclei familiari ristretti nell’acquisizione e nel
consumo del cibo di base.1
Subappenninico Recente (XII sec. a.C.)
Lo stesso fenomeno di conservazione delle
derrate in ambito domestico sembra riscontrabile in un’altra struttura abitativa, in questo caso
articolata su due ambienti, ma probabilmente di
dimensioni limitate, risalente a una sottofase non
avanzata del Subappenninico Recente (fig. 5.2;
Moscoloni et alii 2002; Fiorentino, D’Oronzo
2012, pp. 332-333, fig. 9).
Nel Subappenninico Recente sembra inoltre
verificarsi un fenomeno di “privatizzazione” o comunque di controllo dello spazio aperto realizzato nell’Appenninico Recente e poi rimasto in uso
anche nel Subappenninico Antico, che non è più
lasciato sgombro, ma viene occupato da accumuli
di rifiuti ricchi di materiali organici comprendenti cereali carbonizzati e ossa di animali, oltre a
numerosi frammenti di ceramica, tra cui diversi
italo-micenei (Recchia 2012b, pp. 438-439, fig.
9). Inoltre la parte più elevata del sito, nei pressi
della porta di accesso all’abitato, adiacente anche
allo spazio aperto, sembra essere stata destinata a un nucleo abitativo forse legato a una élite
(Cazzella, Recchia 2013a; 2017; 2021). Se questa interpretazione fosse valida, si potrebbe ipotizzare che quell’accumulo di residui non fosse
un normale immondezzaio, ma l’esito di attività
che includevano cottura e consumo collettivo di
cibi con una forte componente rituale (feasting),
eventualmente gestite da tale élite.2
1
I riferimenti ai risultati degli scavi si fermano al 2016, anno
in cui il manoscritto è stato consegnato: le ricerche sul terreno sono andate avanti, acquisendo ulteriori dati sulle strutture
subappenniniche che non sono in contrasto con quanto ipotizzato (cfr. ad esempio Cazzella, Recchia 2018), ma non si è
ritenuto opportuno in questa sede fare consistenti modifiche.
2
Cfr. nota 1.
768
A. Cazzella – G. Recchia
Fig. 5 - Coppa Nevigata: l’abitato del Subappenninico Recente (XII sec. a.C.) con indicazione delle strutture di preparazione e cottura dei cibi e di quelle probabilmente relative all’insilaggio.
In un momento finale del Subappenninico Recente, in un’area adiacente verso est allo spazio
aperto, furono inoltre realizzate numerose strutture
di combustione di dimensioni medie e piccole, caratterizzate dal piano preparato con frammenti ceramici (fig. 5.5-13): l’insieme potrebbe rappresentare l’esempio di una zona adibita alla preparazione
del cibo in relazione proprio alle attività di feasting
sopra menzionate. L’elevato numero di strutture di
combustione adiacenti, la vicinanza con lo spazio
aperto e con l’area probabilmente destinata a ospitare i membri dell’élite fa pensare che tali eventi
coinvolgessero un ampio nucleo della popolazione di Coppa Nevigata e, come sopra accennato, si
svolgessero sotto la guida dell’élite stessa.
Indicativamente contemporaneo dovrebbe essere l’uso di un’area più ristretta, collocata in posizione non così centrale come quella dello spazio aperto e delle strutture adiacenti, con un solo
forno “da pane”, dove potrebbe esserci stato un
analogo consumo di cibo, ma su una scala molto
più limitata (fig. 5.1; Moscoloni et alii 2002).
L’ultima fase documentata in modo estensivo corrisponde al passaggio tra Subappenninico
Recente e Bronzo Finale, intorno al 1100 a.C. in
base alle datazioni attualmente più ampiamente
accettate (il problema di una possibile retrodatazione delle fasi micenee più avanzate e della
relativa ricaduta sulla cronologia dell’Italia meridionale andrà valutato con ponderazione: ad
esempio, Wardle et alii 2014). Gran parte dell’area sud-orientale dell’area scavata è occupata da
una serie di fosse cilindriche ravvicinate (fig.
5, I-XII; Cazzella, Recchia 2012, pp. 306-308;
Cazzella et alii 2014). Queste sono state interpretate in via d’ipotesi come strutture ipogeiche
per la conservazione dei cereali, chiuse con qualche tipo di copertura lignea. Non si può dire per
quanto tempo sia rimasta in uso questa ipotetica
tecnica di immagazzinamento delle granaglie.
Questo specifico insieme di strutture non sembra comunque aver avuto una lunga durata: una
volta persa la loro funzione originale le fosse cilindriche furono riempite con detriti che contengono frammenti risalenti al Bronzo Finale o alla
prima età del Ferro (Onnis 2017). Il loro numero
consistente e la loro posizione non lontana dalla zona in cui si è ipotizzata l’area di residenza
di una élite, fa pensare che queste strutture non
From harvest to ‘feast’: conservazione e consumo degli alimenti come attività sociali a Coppa Nevigata
siano più un fenomeno connesso con un gruppo
di parentela, ma con una situazione di controllo centralizzato di una quantità rilevante di beni
alimentari di base.
Osservazioni conclusive
In sintesi, dopo la primissima fase (XIX-XVIII
secolo a.C.), durante la quale probabilmente non
si aveva ancora un abitato fortificato e le tracce di
trattamento dei cereali si ritrovano essenzialmente nell’unica capanna (distrutta da un incendio)
messa in luce, si ha un lungo periodo (XVII-inizio XIII secolo) in cui la conservazione dei cereali (e forse il loro pre-trattamento tramite tostatura)
probabilmente avveniva sulla base di nuclei di parentela di una certa estensione.
Nel XIII e XII secolo, anche se i dati non sono
numerosi, la conservazione probabilmente aveva
luogo nelle singole abitazioni, che sono di dimensioni tali da far pensare a famiglie nucleari. Nello
stesso periodo sembra essere stata abbandonata
la tecnica di tostare i cereali, a meno che questa
operazione fosse effettuata al di fuori dell’abitato.
Sembrano inoltre via via aumentare gli indizi che
fanno ipotizzare l’insorgenza di forme di stratificazione sociale interna; potrebbe anche essersi incrementato l’uso di un consumo rituale collettivo
del cibo, eventualmente favorito da tale stratificazione, fenomeno di cui abbiamo precedentemente
scarsi indizi. Tale fenomeno potrebbe ora essere
attestato da accumuli di scarti anche di origine
alimentare in un’area centrale, quale è quella che
precedentemente aveva ospitato un ampio spiazzo, e da una concentrazione di piastre di cottura
per cibi (più piccole e meglio realizzate di quelle
che abbiamo interpretato in relazione con la tostatura dei cereali nelle fasi precedenti).
Alla fine del XII secolo i meccanismi di controllo centralizzato dei cereali potrebbero aver
avuto uno sviluppo più accentuato, con la realizzazione di un’area estesa destinata a tale scopo:
questa situazione va presumibilmente collegata
con un incremento della gerarchizzazione sociale
interna.
GR
769
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