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2019, Pirandello.Narraione-Memoria-Identità
Nel 150° della nascita di Luigi Pirandello gli studi sulla sua opera sono stati molteplici. Con questo volume il Centro Europeo di Studi Pirandelliani si propone di rendere conto di alcuni di essi, confermando la sua attitudine a guardare all’opera di Pirandello da prospettive che tengono conto delle più attuali linee di ricerca internazionali. I contributi del volume si ispirano al cosiddetto ‘narrative turn’ e alla recente teoria della memoria culturale (Assmann) e sui ‘narrated communities’ (Blume-Leitgeb-Rössner), partendo dal presupposto che la narrazione sia fondamentale per creare una memoria – sia individuale che collettiva (Halbwachs) – e, tramite essa, un’identità. L’opera di Pirandello confronta il lettore con il problema delle narrazioni contrastanti, il problema della necessità della narrazione per acquisire un’identità, fino a mostrarci la narrazione come fondo della memoria collettiva. I ricordi, nei diversi aspetti in cui si presentano nella sua produzione, sono come elementi chiave e sempre in modo conflittuale. Sono questi i temi con cui questo libro si confronta, temi che sembrano essenziali e fonte di ispirazione per una migliore comprensione del mondo contemporaneo.
Ci sono alcuni personaggi nella narrativa pirandelliana, i cosiddetti “viaggiatori immaginari’’, che proiettano sulle rotte di un viaggio, che cercano attraverso i finestrini di un treno, una loro dimensione diversa. Questo articolo cercherà di presentarvene soltanto alcuni tra i tanti presenti nella fitta produzione del drammaturgo agrigentino.
2018
Il libro propone una nuova interpretazione di Pirandello, che sfida i luoghi comuni del pirandellismo in un’ottica comparata e attenta alla concretezza dei testi. Ogni capitolo parte da un elemento estremamente concreto: un ricamo nascosto nella trama del Fu Mattia Pascal, un motivo libero che rivela, en abîme, aspetti centrali di un romanzo ancora poco letto come i Quaderni di Serafino Gubbio operatore, la genesi di un tema tipicamente novecentesco come quello dell’amnesia, oppure un procedimento formale (la narrazione simultanea) da un secolo in qua sotto gli occhi di tutti ma a cui nessuno aveva prestato attenzione, come la lettera rubata di Poe. È a partire da questi spunti, e dalla loro interpretazione, che si offre al lettore un’idea complessiva del modernismo pirandelliano: per comprendere meglio l’opera di questo grande scrittore nel quadro della letteratura europea della prima metà del Novecento, ma anche per mostrane l’attualità nel tempo presente.
«Studi italiani» XVII, 2, luglio-dicembre 2005, 2005
Dalla narrazione al teatro; il percorso della scrittura drammaturgica di Luigi Pirandello
"Studi Italiani", XXXI, 1, 2019
Il saggio esamina le relazioni tra Pirandello e Verga, soffermandosi in particolare sui due discorsi che Pirandello dedica allo scrittore catanese, il 2 settembre 1920, a Catania, per le celebrazioni per i suoi ottant’anni, e il 3 dicembre 1931, all’Accademia d’Italia, per il cinquantenario della pubblicazione dei Malavoglia. Nel 1920, rileggendo quarant’anni di vita letteraria nazionale, Pirandello riconosce la necessità del “ritorno a Verga” in atto nel dopoguerra, contro l’ubriacatura di parole del «carnevale» dannunziano (antidannunzianesimo che nel contesto del discorso del 1931 assume inevitabilmente sapore politico). Accanto a importanti osservazioni sui meccanismi narrativi verghiani, il confronto con ragioni stilistiche e presupposti teorici dell’arte di Verga è l’occasione per mettere a fuoco i principi della propria ricerca artistica: lontana dall’autore dei Malavoglia per fondamenti teorici, ma consonante nelle profonde ragioni etiche di uno «stile di cose» anziché «di parole», teso a scavare nel profondo della condizione umana. This essay examines the relationship between Pirandello and Verga, focusing on two speeches Pirandello delivered on Verga, one as a celebration of the writer’s 80th birthday, in Catania, on September 2, 1920, the other for the 50th anniversary of the publication of I Malavoglia, on December 3, 1931, at the Academy of Italy. In the 1920 speech, Pirandello recognizes the need of the reexamination of Verga’s role (and literary sobriety) which is taking place in the Post-War period, against D’Annunzio’s “Carnival” (or drunkness of words) – a stance that later on, in the 1931 speech, inevitably takes on political connotations. Alongside important observations about Verga’s narrative mechanisms, Pirandello’s investigation of Verga’s stylistic reasons and theoretical assumptions is an opportunity to reflect upon the principles of his own artistic endeavour. Pirandello’s theoretical foundations differ sensibly from Verga’s, yet the two authors find themselves close in practicing a substantive style made “of things” rather than “words” (like D’Annunzio), aimed at a deep understanding of the human condition.
Il racconto della morte e del rocambolesco funerale, anzi dei molti funerali di Luigi Pirandello, delinea una rappresentazione teatrale pirandelliana, progettata dallo stesso autore e di cui il grande drammaturgo fu il primo paradossale spettatore.
World Journal of Advanced Research and Reviews, 2024
Ellen Cristiane Storch da Silva , 2024
Studia Zamorensia, 2013
مجلة كلية الإلهيات جامعة بايبورت تركيا, 2019
International Journal of Material Forming, 2009
Akademik Araştırmalar ve Çalışmalar Dergisi (AKAD)
Journal of Water and Health, 2013
Journal of Anxiety Disorders, 2014