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P.Oxy. LII 3655. Dialogo filosofico?

CPF ΙΙ.1** (Frammenti Adespoti), Firenze 2021, n° 8, 184–93

Comitato scientifico e redazionale † francesco adorno guido bastianini gábor betegh antonio carlini (presidente) (segretaria) fernanda decleva caizzi maria serena funghi daniela manetti † manfredo manfredi franco montanari glenn most valeria piano (segretaria) rosa maria piccione david sedley accademia toscana di scienze e lettere «la colombaria» union acadÉmiQue internationale unione accademica nazionale corpus dei papiri filosofici greci e latini (cpf) testi e lessico nei papiri di cultura greca e latina parte ii.1** frammenti adespoti firenze leo s. olschki editore mmXXi Tutti i diritti riservati casa editrice leo s. olschki viuzzo del pozzetto, 8 50126 firenze www.olschki.it il volume viene pubblicato con il contributo dell’union académique internationale, dell’istituto papirologico «g. vitelli», dell’università degli studi di firenze, della scuola normale superiore di pisa. il patrocinio dell’impresa Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini. Testi e lessico è stato assunto dall’accademia toscana di scienze e lettere «la colombaria» di firenze in collaborazione con l’union académique internationale e l’unione accademica nazionale. le ricerche confluite in questo volume sono state a suo tempo finanziate con il contributo del ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca per il programma di ricerca di interesse nazionale «Corpus dei papiri filosofici greci e latini. testi e lessico», cofinanziato dal m.i.u.r. e dagli atenei di milano, firenze e pisa, e dalla scuola normale superiore di pisa. isbn 978 88 222 6810 5 avvertenze per il progetto del Corpus dei Papiri Filosofici, i volumi pubblicati e i relativi indici analitici, si rinvia al sito www.papirifilosofici.it l’accettazione dei contributi è soggetta al referee dei componenti del comitato scientifico del CPF che sono anche i responsabili editoriali dell’intero volume. fermo restando che il progetto si fonda da sempre sulla stretta collaborazione scientifica tra specialisti di ambiti diversi, si segnala che, nel caso di contributi a doppia firma, ai fini concorsuali sono da attribuirsi come segue le responsabilità scientifiche: – al curatore della parte papirologica l’introduzione bibliologica e paleografica e l’apparato papirologico; – al curatore della parte filologica e/o filosofica la parte relativa al contenuto nell’introduzione (il cui inizio è graficamente segnalato da uno spazio bianco), l’apparato critico e il commento, fatta eccezione per eventuali notazioni di tipo papirologico o paleografico al suo interno. – testo e traduzione sono in ogni caso da intendersi come frutto del lavoro congiunto di entrambi. le firme separate con barra, nella forma td/fv rispecchiano, in sequenza, le due tipologie sopra indicate. la forma congiunta con trattino, smt-al indica invece che nel lavoro vi è stata completa interazione. Qualora i nomi di componenti del comitato scientifico compaiano all’interno dei contributi senza ulteriore specificazione bibliografica, si fa riferimento a suggerimenti offerti nel corso delle revisioni. nella datazione dei papiri la barra obliqua indica ‘a cavallo’ fra un secolo e l’altro; il trattino indica che non è possibile una datazione più ristretta all’interno dei due secoli. sono state utilizzate le sigle papirologiche della Checklist on line. Quelle che non vi compaiono al momento in cui si licenzia il volume sono state inserite nelle «abbreviazioni bibliografiche». per le sigle degli autori antichi si è fatto riferimento, con alcune eccezioni (e.g. aesch. al posto di a.), al lsJ. si tenga presente che, nel caso delle collezioni di berlino e di vienna, sono state usate le sigle inventariali come designazione principale, segnalandone la corrispondenza con i volumi delle rispettive serie. Questo volume, seguito in particolare da david sedley, ha tratto beneficio dalla consulenza e dalle competenze di numerosi studiosi. si ringraziano in particolare bruno centrone, alessandro linguiti, eleonora rocconi. la traduzione dal tedesco di psi 1400 (n° 10) è di rosa maria piccione. la traduzione dall’inglese di p.duke inv. 777 + p.köln inv. 907 + p.gen. inv. 271 (n° 4) e l’impaginazione del libro sono di fernanda decleva caizzi. — viii — ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE ANRW Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt. Geschichte und Kultur Roms im Spiegel der neueren Forschung, hrsg. von H. TEmpORINI und W. HAAsE, Berlin-New York, de Gruyter 1975–. Aspetti I m.s. FuNGHI (cur.), Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico I, Firenze, Olschki 2003. Aspetti II m.s. FuNGHI (cur.), Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico II, Firenze, Olschki 2004. Bastianini, Precetti G. 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(a) a.a. a.c. a.C. acc. add. adesp. ad loc., locc. adn. adscr. al. ap. app. AA.vv. ca. cett. cf. cfr. cit., citt. cm cod., codd. col., coll. coll. comm. coni. corr. crit. cur. ante anno accademico ante correctionem avanti Cristo accusativo accepit, etc. addidit, etc. adespoton-a ad locum, -os adnotatio adscripsit, adscriptum alii, alibi apud apparato, apparatus autori vari circa ceteri confer confronta citato, -i centimetri codice-i; codex codices colonna-e, columna-ae collato-tis commento, -tarium coniecit, ecc. correxit, correctio, corrector critico curavit, etc. d.C. del. det. Diss. dub. ecc., etc. ed(d). ed.pr. e.g. em. es. ex. f. fin. fort. F., fr., frr. ibid. i.e. i.m. in. inc. ined. inf. ins. interp. inv. i.t. l., ll. — XiX — dopo Cristo delevit, deletum deterior-es dissertazione dubitanter eccetera, et cetera edizione-i; editio-nes; editore-i; editor-es; edidit, ediderunt editio princeps exempli gratia emendavit, etc. esempio exeunte foglio finis, in fine fortasse frammento-i; fragmentum-a ibidem id est in margine ineunte, in initio incerto, incertus inedito inferiore, inferior inseruit, etc. interpunxit, etc. inventario in textu linea-ae ABBreviAZiONi leg. litt. l.l. (l.c.) loc. m. mg. ms., mss. n., nn. n°, n.ri n.s. om. op. cit. or. p., (p) p., pp. pal. pap. part. partic. p.c. p. es. prec. prob. prop. prov. q. vd. r r., rr. ras. rec. recent. rest. legit, etc. littera-ae loco laudato (citato) locus manus margo manoscritto-i nota-e numero-i nuova serie omisit, etc. opera citata originale post pagina-e paleografia papiro, papyrus (il papiro oggetto dell’edizione) parte, in parte particolarmente post correctionem per esempio precedente probavit, etc. proposuit, etc. provenienza quem (et sim.) vide recto rigo-ghi rasura recensione recepit, etc. recentior-es restituit, etc. rif. rist. rist. an. saec. sch. scil. scr. pl. sec. secl. sg., sgg. sim. s.l. s., ss. sp. rat. spec. suppl. suppl. suspic. s.v., s.vv. tab. tav., tavv. t, test. tip. tit. transp. v v., vv. vac. vd. vid. v.l. vol. — XX — riferimento ristampa rist. anastatica saeculum scholium-a scilicet scriptio plena secolo seclusit, etc. seguente-i simile, -ia supra lineam sequens, -ntes spatii ratione specialmente supplement(um) -o supplevit, supplendum suspicatus est sub voce, -ibus, supra versum tabula tavola-e testimonium,-ia tipografia titolo transposuit, etc. verso verso-i, versus-us vacat vide, vedi videtur varia lectio volume seGNi CritiCi .... litterarum vestigia quae legi non possunt α̣β̣γ̣ litterae incertae †...† locus nondum sanatus [. . . . ] lacuna quattuor litterarum [± 4] lacuna quattuor fere litterarum [4/5] lacuna quattuor vel quinque litterarum ⸌αβγ⸍ litterae supra lineam additae [αβγ] litterae in papyro restitutae e codicibus vel e coniectura ⟦αβγ⟧ litterae a librario deletae ⌞αβγ⌟ litterae ex alio testimonio restitutae {αβγ} litterae in papyro delendae 〈αβγ〉 litterae a scriba omissae, coniectura additae ( voces additae elucidandi sensus gratia vel notae compendiariae in textu solutae ) → ↓ ductus fibrarum — XXi — COLLABOrAtOri DeL PreseNte vOLUMe AGiA Angelo Giavatto CC Carlotta Capuccino DNs David sedley eF eva Falaschi FAMA Francesca Maltomini FP Francesco Pelosi GB Guido Bastianini Gi Giulio iovine MHA Myrto Hatzimichali MP Matthias Perkams MsF Maria serena Funghi rMP rosa Maria Piccione vP valeria Piano r redazione — XXii — revisOri Dei PAPiri 1 O.Berol. inv. 12318 MsF/GB or./foto 2 P.Berol. inv. 9809 MsF or. 3 P.Berol. inv. 21213 vP or. 4 P.Duke inv. 777+P.Köln inv. 907+P.Gen. inv. 271 GB foto 5 P.Fay. 337 vP foto 6 P.Hib. 13 FAMA foto 7 P.Mil.vogl. 1241r MsF or. 8 P.Oxy. 3655 Gi foto 9 Psi 152 vP or. MsF/MP or./foto 10 Psi 1400 — XXiii — — XXiv — CPF ii.1 PiANO DeL vOLUMe i papiri contrassegnati con un asterisco sono stati pubblicati nel 2019; due asterischi contrassegnano quelli editi in questo tomo. La publicazione dei testi indeterminabili o respinti, qui non elencati, è riservata all’ultimo tomo della parte ii.1. *P.Aberd. 122 *P.Ai Khanum *P.Amh. 15 **P.Berol. inv. 9809 *P.Berol. inv. 9814 P.Berol. inv. 9869 + P.rein. i 5 *P.Berol. inv. 10536 **O.Berol. inv. 12318 *P.Berol. inv. 16545 **P.Berol. inv. 21213 t.Br.Libr. Add. Ms. 37533 *P.Brux. inv. e 7191v *P.Daris inv. 134 P.Duke inv. 730 P.Duke inv. 755 **P.Duke inv. 777 + P.Köln 907 + P.Gen. inv. 271 P.Duke inv. 774 + P.Köln 903 *P.Fay. 311 **P.Fay. 337 P.Flor. 113 P.Flor. inv. 120r P.Gen. inv. 203 P.Genova inv. 2873 P.Hal. 4 — XXv — CPF ii.1 - PiANO DeL vOLUMe P.Hamb. 128 *P.Heid. 193 P.Heid. inv. 1108 P.Heid. inv. 1109 P.Heid. inv. 1716v *P.Heid. inv. 1740 **P.Hib. 13 *P.Hib. 28 P.Hib. 184 *P.Hib. 188 *P.Hib. 189 P.Hib. 229 *P.Jena inv. 660 P.Köln 205 P.Leeds Mus. 1 *P.Lond.Lit. 161 P.Louvre inv. 7733 P.Mich. inv. 2906 P.Mil.vogl. 125 **P.Mil.vogl. inv. 1241r P.Münch. ii 26 *P.Oslo inv. 1039 P.Oxy. 414 *P.Oxy. 438 P.Oxy. 439 P.Oxy. 684 P.Oxy. 869 P.Oxy. 871 *P.Oxy. 3007 *P.Oxy. 3008 P.Oxy. 3219 *P.Oxy. 3320 **P.Oxy. 3655 P.Oxy. 3656 P.Oxy. 3657 *P.Oxy. 3658 P.Oxy. 3659 — XXvi — CPF ii.1 - PiANO DeL vOLUMe P.Oxy. 3699 *P.Oxy. 4941 P.Oxy. inv. 39 5B.117/e (3-4) P.Paris 2 P.Petr. ii 49e r P.Petr. ii 49e v P.PisaLit. 15 P.Praga inv. iii 524 P.schub. 35 P.schub. 37 P.schub. 38 P.schub. 39 **Psi 152 *Psi 851b *Psi 852 *Psi 1095 *Psi 1215 **Psi 1400 *Psi 1489 *Psi 1508 *Psi 1612 *Psi inv. 3192 P.tebt. 269 P.vat. gr. 8 P.vind. G 19797 P.vind. G 26008 a, b, c P.vind. G 26008 d + 29329 P.vind. G 29798 = P.PisaLit. 15 *P.vind. 29800 — XXvii — 8 Sec. II/III Fig. 8 P.Oxy. 3655 Dialogo filosofico (?) Prov.: Oxyrhynchus. Cons.: Oxford, Sackler Library, Papyrology Rooms. Edd.: D. SeDLey, Philosophical Anecdote, P.Oxy. LII (1984), 44-46; ID., Aneddoto filosofico, CPF I.1*** [1999], 780-782; C. CaPuCCInO - G. IOvIne, 1137. Anonymous, On Stilpon (P.Oxy. LII 3655), FGrHistCont, 429-446 (versione online del 2018). Tavv.: P.Oxy. LII, Iv; CPF Iv.2, fig. 208; POxy online: http://www.papy rology.ox.ac.uk/POxy/ Comm.: LDaB 5106; MP 2592.2; TM 63892 a. BRanCaCCI, Il contributo dei papiri alla gnomica di tradizione cinica, in Aspetti II, 221-249; DeL CORSO, Stile severo, 89, n° 130. P.Oxy. 3655 (cm 8×12) conserva i resti di 17 righi di un testo greco in prosa. Il verso è bianco. L’unico margine sopravvissuto, quello superiore, misura 3,5 cm; non sembra possibile stabilire l’altezza originaria della colonna. Il frammento è lacerato al suo interno e la parte inferiore destra è dislocata verso il basso tanto che dal r. 7 la continuità dei righi è compromessa. Dal r. 8 nella parte sinistra e dal r. 11 nella parte destra dei righi si vedono tracce di colore rosso, forse dovute al contatto ravvicinato con pigmento rosso. Il testo è stato vergato nel cosiddetto ‘stile severo’, il che suggerisce di datarlo tra II e III sec. d.C. L’asse di scrittura è leggermente inclinato a destra; my e ny sono piuttosto larghi, mentre omega è di modulo quadrato con fondo piatto. Il tratto centrale di theta si estende al di là dell’ovale in entrambe le direzioni (si veda al r. 5 αναιϲθητοι). Paralleli per questa mano, dai tratti angolosi e povera di ornamentazione, si trovano in P.Oxy. vII 1012, LvI 3822, LXIX 4723. Quanto ai segni di lettura, si possono notare almeno tre dicola (rr. 4, 6, 11, 12) di prima mano e un trema al r. 4. La quantità di lettere per rigo nel testo superstite oscilla tra le 23 (r. 12) e le 26 (r. 3). — 184 — P.OXy. 3655 Il frammento tratta del filosofo megarico Stilpone, vissuto verosimilmente fra il 360 e il 280 a.C. circa, di alcuni suoi allievi e, con buona probabilità, di Metrocle cinico. La forma è quella di un dialogo narrato il cui narratore rimane per noi anonimo; nel dialogo intervengono almeno tre interlocutori. La perdita (tranne che al r. 1) della parte iniziale in tutti i righi (lacerati in prossimità di una kollesis), non consente di accertare se, come spesso accade, il cambio di interlocutore venisse segnalato con una paragraphos. I primi due interlocutori sono certi: il primo è Stilpone di Megara, nominato al r. 2 e con buona probabilità da integrare ai rr. 3-4; la terza occorrenza del suo nome (rr. 6-7), quella che di fatto gli attribuisce la battuta dei rr. 5-6, è interamente congetturale, ma rinforzata da παιδεύειν del r. 8 e da τοὺς μαθητάς del r. 10 (che a sua volta richiama μαθητῶν del r. 1, riferito esplicitamente a Stilpone), e dunque da accogliere: si tratta evidentemente della figura di uno scolarca. Il secondo interlocutore è sicuramente l’allievo di Stilpone Àlcimo (rr. 3 e 14), giovane retore menzionato da Diogene Laerzio (II 114) come (futuro) «principe di tutti gli oratori della Grecia d’allora», che prenderà la parola al r. 15. nel papiro si distingue già dagli altri allievi di Stilpone (καί, r. 2), dai quali è considerato degno d’onore, se accogliamo l’integrazione di David Sedley al r. 6 (τι|μᾶ]τε, con la sua spiegazione in comm. rr. 2-3), e ‘qualcuno d’importante’ (ὄντα τινά, r. 6). un terzo interlocutore si candida a essere il vero protagonista del frammento, almeno da un punto di vista dialogico: riveste infatti il ruolo principale di interrogante, cioè assume il turno a, o turno di apertura della coppia di battute, sia nello scambio con Stilpone sia in quello con Àlcimo, introducendo in entrambi i casi la battuta tematica. La sua identità è segnalata al r. 7 dalle quattro lettere iniziali del nome (Μητρ). I candidati possibili sono due: Metrodoro ὁ θεωρηματικός, allievo che Stilpone sottrasse a Teofrasto (cfr. D.L. II 113), e Metrocle cinico (prima allievo di Teofrasto, poi di Cratete, vI 94), secondo alcune testimonianze (per es. Plu. Tranq. an. 6, 467e-468a = SSR II O 17) il suo principale avversario filosofico. L’atteggiamento critico e di rivalità che emerge dal frammento (a partire dall’ ἀναίσθητοι del r. 5, una forma di parresia cinica) suggerisce che si tratti proprio di quest’ultimo. Il papiro riporta dunque in apparenza un aneddoto su Stilpone ma, come osserva Sedley già nell’editio princeps, la lunghezza dello scambio dialogico è anomala per la tradizione aneddotica, paragonabile solo a quella di uno scambio di battute affine per tematiche e stile, sempre tra Stilpone e Metrocle, testimoniato dal passo di Plutarco sopra menzionato (cfr. Sedley, 1984, 44 e 1999, 781). L’ipotesi avanzata da Sedley è che i due frammenti appartengano entrambi al dialogo Metro— 185 — P.OXy. 3655 cle, che Diogene Laerzio attribuisce a Stilpone insieme ad altri otto di cui elenca i titoli (cfr. D.L. II 120), mentre la Suda (σ 1114, s.v. Στίλπων) – con minore precisione e probabilmente eccedendo – gliene attribuisce almeno una ventina (cfr. SSR II O 1). non è invece contraddittoria l’attribuzione di agrafia di D.L. I 16 perché è «secondo alcuni» che Stilpone – come Socrate, tra gli altri – non scrisse nulla: Diogene registra ma evidentemente non sottoscrive questa tesi. a favore dell’appartenenza del frammento al perduto Metrocle gioca anche il ruolo preponderante che Metrocle vi assume: il titolo del dialogo sarebbe dunque a ragione ἀπὸ τοῦ ὀνόματος, adottando lo stesso criterio di titolatura che Trasillo applica ai dialoghi di Platone (cfr. D.L. III 58.1), ma valido solo per la maggior parte di essi. Se l’ipotesi è corretta, ci troveremmo però di fronte a un dialogo il cui autore figura come personaggio sulla scena e che dunque non segue il modello platonico bensì quello aristotelico, adottato anche da Diogene cinico (cfr. SSR Iv nota 9, p. 101, e Brancacci, 234). Secondo Theodor Gomperz, una testimonianza indipendente della presenza di Stilpone come interlocutore di almeno alcuni dei suoi dialoghi, tra i quali proprio il Metrocle, è la citazione del Lexicon Patmense s.v. ἐνεβρίμει: … Στίλπων Μητροκλεῖ· “ἐνεβρίμει τῷ Στίλπωνι Μητροκλῆς” (Th. GOMPeRz, Marginalien, RhM 32, 1877, 477-478; cfr. Brancacci, 234). Il testo tràdito presenta la lezione Μητροκλῆς invece di Μητροκλεῖ, inutilmente ripetitiva e quindi emendata dal primo editore Sakkelion; Gomperz accetta e giustifica l’emendamento (cfr. Brancacci, 234, e K. DöRInG, Sokrates, die Sokratiker und die von ihnen begründeten Traditionen, in h. Flashar, cur., Grundriss der Geschichte der Philosophie. […] Die Philosophie der Antike 2/1, Basel, Schwabe & Co. aG 1998, 230 sgg.). La battuta non può essere attribuita a Stilpone interlocutore: se così fosse, nei suoi dialoghi egli parlerebbe di se stesso in terza persona, come avverrebbe anche nel papiro (ἔφη, rr. 7 e 11), e questo sarebbe quanto meno inusuale. La citazione del Lexicon Patmense, tuttavia, lascia aperta la possibilità che l’asserzione «Metrocle si adirava contro Stilpone» sia attribuita a Stilpone in quanto autore del Metrocle e pronunciata dallo stesso narratore anonimo del nostro frammento. Pronunciando queste parole, il narratore suggerisce in ogni caso la presenza sia di Stilpone sia di Metrocle tra gli interlocutori del dialogo. Brancacci aggiunge ai due frammenti, attribuendolo a Metrocle, anche il τις che apostrofa Stilpone in D.L. II 114, per affinità con il passo plutarcheo (Brancacci, 235): ‘qualcuno’, cioè il cinico, avrebbe detto a Stilpone che la figlia, a causa della sua vita dissoluta, era per lui un disonore. Infine, Olof Gigon fa risalire a quest’opera ciò che Diogene riporta in vI 95 a proposito di Metrocle (O. G IGOn, Antike Erzä̈hlungen über die Berufung zur Philosophie, Mh 3, 1946, 1, — 186 — P.OXy. 3655 16; cfr. Capuccino - Iovine, 435 n. 13). un altro tratto che distingue i dialoghi di Stilpone da quelli platonici è il loro carattere ‘freddo’ (διάλογοι ἐννέα ψυχροί, D.L. II 120), come l’anonimo commentatore medioplatonico del Teeteto giudicava ‘dallo stile un po’ freddo’ (ὑπόψυχρον) un proemio del dialogo che circolava ai suoi tempi, alternativo a quello divenuto poi ufficiale (P.Berol. inv. 9782, anon. in Tht. III 30). Così facendo, l’anonimo suggerisce una distinzione tra i dialoghi platonici autentici e altri tipi di dialoghi (tra i quali possiamo includere quelli di Stilpone) sulla base della loro mise en scène: questi ultimi erano opere scialbe, senza vita dal punto di vista scenico, a differenza delle colorate ambientazioni e caratterizzazioni dei dialoghi platonici. un’altra indicazione dialogica può essere ricavata infine da ὑπολειπομένους del r. 1 (vd. infra). Per quanto riguarda l’opera di appartenenza del testo, Sedley individua un’alternativa al Metrocle di Stilpone nelle Chreiai, opera aneddotica di Metrocle (a differenza del passo plutarcheo, qui sarebbe Metrocle a prevalere). Qualora si tratti di una derivazione indiretta, l’ipotesi è plausibile; se invece volessimo considerare il frammento una citazione diretta del testo, saremmo costretti a concedere che Metrocle si riferisca a se stesso in terza persona (cfr. ἔφη, r. 5), ma – come nel caso del Lexicon Patmense a proposito di Stilpone – ciò è piuttosto improbabile (Sedley, 1984, 45; cfr. anche Capuccino - Iovine, 436-437). Se assumiamo per vera l’ipotesi che il testo appartenga al perduto Metrocle, confermiamo che si tratti del frammento di un dialogo filosofico. In tal caso, non apparterrebbe dunque né a un’opera aneddotica né a una vera e propria biografia. 5 10 τοὺς ὑπολειπο[μ̣̣]ένους τῶν το̣̣[ῦ] [Στ]ίλπωνος μαθητῶν ἐν οἷς κα̣[ὶ] [ὁ ῥή]τωρ Ἄλ̣κ̣ιμος ἦν, ἤδη παρὰ̣ [Στίλ-] [πω]νι διατρίβων. “του[τον]ι[..”, ἔ-] [φη], “ὦ̣ ἀναίσθητοι, τὸν [παῖδα [ . . ]τε ὡς ὄντα τινά;” κα[ὶ ὁ Στίλ-] [πω]ν̣ “ἐμοὶ”, ἔ̣φ̣η, “ὦ Μη̣̣τ̣ρ̣[όκλεις, [ .. ] παιδε̣ύ̣ε̣ι̣ν̣ ἀ̣νθ̣ρωπ̣[ο [ .. ].λη πό̣̣τ̣ερα̣ [πα]ῖ̣δας ἐ[ [. .] εἰϲ τοὺς μαθητὰς ἢ [ἄνδρας;] [“πα]ῖδα ἔγ̣̣ωγε̣”, ἔ̣φη. “Ἆρ̣’ ο̣ὖ̣[ν … [ἀγ]α̣ θ ὰ καὶ τὰ κα‹κὰ› ἢ̣ [ο]ὐ̣;” φή̣[σ]α̣̣[ντος] [αὐ]τοῦ “π̣ά̣ν̣[υ]”, “τ̣ί οὖν κακόν ἐσ[τι [. .]α̣ δια̣ί̣ρ̣[ει]”. καὶ ὁ Ἄλκιμ̣ο̣ς̣ .[ — 187 — P.OXy. 3655 15 [. . ]τ.[. . . .] καὶ τὸ μοιχ[εύειν [. . .]κ̣[. . .] δ̣ιδά̣σκεις το[ [ ±9 ]ε̣ι̣[. . .]..[ — — — 4 διατρίβων: του[. . .]ϊ nella parte superiore del rigo si scorge il segno di dieresi, che viene posto in genere su ι oppure υ iniziali 6 τινα: 9 ]. traccia incerta, forse il tratto mediano di ε 11 εφη: 12 [ο]υ̣: 15 .[ tratto verticale 17 tracce della parte superiore di due tratti verticali 1-4 suppl. Sedley 4 του[τον]ϊ̣[ Capuccino et Iovine 4-6 “του[τον]ῒ̣ [τί” ἔφη] “ὦ̣ ἀναίσθητοι τὸν [παῖδα τι|μᾶ]τε ὡς ὄντα τινά̣” Sedley, τοῦ[τον] ἰ[δὼν et [παῖδα Parsons ap. Sedley 7-8 ἀρ|κεῖ] π̣αιδεύειν̣ ἄ̣ν̣θρωπο̣[ν Sedley 8 ἄ̣ν̣θ̣ρωπ̣[ον vel ἀ̣ν̣θ̣ρώπ̣[ους 8-9 ὁ δέ· “τί | βού]λῃ; Parsons ap. Sedley, τί | μ]έ̣λη̣‹ι› possis 9-10 π[ό]τερα . . . ἐ[γγρά|ψαι] κτλ. Sedley (ἐ[γγρά|ψαι] habicht ap. Sedley) 1114 “ἆρ̣’ ο̣ὖ̣[ν οἶδε τὰ | ἀγ]αθὰ καὶ τὰ κα‹κὰ› ἢ̣ [ο]ὐ;” φή̣[σαντος δὲ αὐ]τοῦ “π̣ά̣ν̣[υ]”, “τί οὖν κακόν ἐσ[τι, νεα|νί]α̣, δια̣ί̣ρ̣[ει] Sedley 12 φή̣[σαντος Sedley, . [ . ].[ Capuccino et Iovine 14-15 suppl. Sedley 16 ]. . .[. . . ] δ̣ιδά̣σκεις το[ Sedley 17 ]ει[ Sedley […] coloro che rimanevano degli allievi di Stilpone, tra i quali c’era anche il retore Àlcimo, che all’epoca già frequentava la scuola di Stilpone. ‘(Onorate?) […]’ disse, ‘sciocchi, (questo giovane qui ?) come se fosse qualcuno d’importante?’ ‘Per me, Metrocle’, rispose Stilpone, ‘educare un essere umano (?) […]’ ‘[…] come tuoi allievi giovani o uomini adulti?’ ‘un giovane, senza dubbio’, disse. ‘Dunque […] (sa?) […] quali cose sono beni e quali mali, o no?’ e poiché quello rispose ‘Certamente’, [gli chiese:] ‘Distingui dunque […] che cosa è male’. e Àlcimo: ‘[…] e commettere adulterio […]’ ‘[…] insegni […]’ 1-3 non è dato sapere chi fossero i ‘restanti’ allievi, in presenza dei quali avvengono gli scambi dialogici narrati nel papiro, ad eccezione di Àlcimo, che il narratore distingue dal resto del gruppo (il καί del r. 2 significa ‘in particolare’) perché evidentemente noto ai lettori. Malgrado la testimonianza di Diogene Laerzio sulle promettenti capacità di Àlcimo, la trasmissione medievale tace sul suo conto, quindi Diogene (II 114) rimane la nostra unica altra fonte su questa figura. Il narratore aggiunge che a quell’epoca Àlcimo aveva ‘già’ (ἤδη) fatto il suo ingresso nella scuola. L’ ἤδη del r. 3 è una spia importante per stabilire che al tempo del dialogo drammatico Àlcimo era un giovane allievo, mentre al tempo della narrazione – e di conseguenza anche al tempo della composizione del dialogo – doveva essere già noto al pubblico per le sue abilità retoriche. Sarà lui il protagonista del secondo scambio dialogico con Metrocle, dove il papiro si interrompe. Il frammento sem— 188 — P.OXy. 3655 bra dunque confermare il tipo di reputazione implicita nelle parole di Diogene ed è la testimonianza che altre fonti relative alla sua fama erano già in circolazione, presentandolo in particolare come ‘qualcuno d’importante’ (ὄντα τινά, r. 6) e forse degno d’onore, se accogliamo l’integrazione suggerita da Sedley ai rr. 5-6 (τι|μᾶ]τε). In mancanza di un contesto che sciolga l’ambiguità, sul gruppo dei ‘restanti allievi’ si possono avanzare tre ipotesi. (1) Che si tratti degli allievi rimasti nella scuola (presupponendo che altri l’abbiano abbandonata). Questa possibilità è verosimile se teniamo conto delle testimonianze di Diogene Laerzio sui frequenti movimenti degli allievi che frequentavano le scuole socratiche da un maestro all’altro (cfr. per es. D.L. II 125-126 e vII 24). una di queste testimonianze suggerisce la seconda ipotesi, e cioè (2) che a circoscrivere il gruppo sia proprio la precedente educazione filosofica ricevuta dagli allievi e, in particolare, l’identità del maestro che hanno lasciato allo scopo di seguire Stilpone. Per esempio, sembra che Stilpone ne abbia sottratti alcuni a Teofrasto, altri ad aristotele cirenaico, altri ancora ai dialettici (cfr. D.L. II 113), rappresentando di fatto un interessante punto d’incontro fra diverse correnti filosofiche (cfr. SSR Iv nota 9, p. 93). anche in questa classificazione degli allievi, Àlcimo merita una menzione a parte (D.L. II 114), suggerendo che la seconda sia l’ipotesi più probabile e che nella parte di papiro precedente al nostro frammento fosse in gioco una distinzione simile. Infine la terza ipotesi: (3) ὑπολειπομένους potrebbe fungere da indicatore dialogico e riferirsi agli allievi rimasti in quel momento sulla scena (cfr. Sedley, 1984, 46 n. 1). 5 aldo Brancacci rileva come ἀναίσθητοι, qualora pronunciato da Metrocle, assuma un tono ironico, alludendo a un famoso motto di Stilpone che celebra l’ ἄνθρωπος ἀναίσθητος come l’uomo più forte di una statua. apostrofando Stilpone con il termine ἀναίσθητος, Metrocle ovviamente giocherebbe sul doppio senso della parola, che nella lingua comune suonerebbe come un insulto (‘stupido’, ‘ottuso’), mentre nell’uso filosofico di Stilpone è termine elogiativo e significa ‘insensibile’, cioè ‘imperturbabile’ (cfr. Stob. III 4, 88 = SSR II O 22, e Brancacci, 237). 7-10 Da un punto di vista filosofico, nel papiro si discutono in particolare due tesi etiche: se volessimo affiancare al titolo ἀπὸ τοῦ ὀνόματος un secondo titolo che fissi il genere, nello stile di Trasillo (cfr. D.L. III 57 sgg.), si tratterebbe dunque di un dialogo ἠθικός. In primo luogo, Metrocle sembra criticare una tesi di Stilpone, quella secondo cui non è solo possibile ma preferibile educare alla virtù i giovani (παῖδα, r. 5, παῖδας, r. 9, παῖδα, r. 11) piuttosto che gli uomini adulti (ἄ́νδρας, r. 10), contrariamente a quanto sembra credere il cinico. Secondo Stilpone, è sufficiente disporre di un essere umano (giovane o adulto che sia) per poter ottenere, attraverso l’educazione nella sua scuola, qualcuno — 189 — P.OXy. 3655 degno di stima. egli stesso sarebbe un esempio vivente della validità di questa tesi, secondo la testimonianza di Cicerone: grazie alla filosofia da lui praticata è infatti riuscito a dominare la propria vitiosa natura (Fat. vI 10). In questo modo dimostra di avere ereditato la lezione socratica di colmare quella che era stata la lacuna educativa della Grecia del v sec. a.C. al tempo di Socrate non esisteva un insegnamento morale e i valori di scelta erano affidati al buon senso piuttosto che alla riflessione e all’apprendimento da un maestro: la ‘scuola’ megarica, come l’accademia platonica, se ne assume l’impegno. In che modo da questa tesi generale che riguarda l’essere umano derivi la tesi particolare secondo cui è preferibile il παῖς all’ ἀνήρ come oggetto delle cure paideutiche rimane oscuro. In ogni caso lo scambio di battute dei rr. 9-11 sembra presentare l’etica di Stilpone come un’etica socratica della giovinezza, la stessa adottata da Platone nell’accademia. ad essa si contrappone l’etica della maturità formulata da aristotele nel I libro dell’Etica Nicomachea e che il cinico Metrocle sembra qui in qualche misura condividere, allontanandosi con ciò dall’insegnamento socratico. Per aristotele il giovane non è adatto ad ascoltare insegnamenti etici e politici (di politica si occupava anche Stilpone secondo D.L. II 114) perché questi vertono su qualcosa di cui è inesperto, cioè le azioni morali volontarie (πράξεις) della vita umana, e di cui dunque non può essere un buon giudice. Inoltre, i giovani sono noti per farsi guidare dalle passioni, quindi per loro sarà vano ascoltare tali insegnamenti, dato che essi hanno uno scopo pratico. a questo punto aristotele estende la sua tesi da chi è giovane d’età a chi è immaturo di carattere, con un’operazione simmetrica e contraria a quella compiuta da Stilpone nel suo passaggio dall’ ἄνθρωπος al παῖς: per chiunque non sappia dominarsi la conoscenza etica è inutile perché ininfluente sulle azioni che compirà, mentre è utilissima per chi desidera e agisce secondo ragione (EN I 1, 1095a1-11; cfr. Iv 15, 1128b16-18; vI 9, 1142a11 sgg.; X 10, 1181a9-12). anche nel passo plutarcheo affine al nostro papiro è discussa una tesi etica che trova un qualche riscontro nell’Etica Nicomachea di aristotele. Questa volta il testo ci mostra la risposta di Stilpone a una critica di Metrocle, ribaltando la prospettiva rispetto a quanto leggiamo nel papiro, dove sembrerebbe che siano le accuse del cinico ad avere maggior peso. Se letti insieme, dunque, i due testi ci forniscono un esempio del probabile stile dialettico del Metrocle. Il rovesciamento di prospettiva porta Brancacci a ipotizzare che il passo del De tranquillitate animi si trovasse nella parte conclusiva del dialogo, mentre il testo del papiro in quella iniziale (Brancacci, 236-237). Secondo la testimonianza di Plutarco (Tranq. an. 6, 467e-468a = SSR II O 17), Metrocle rinfacciava a Stilpone di aver condotto «la vita più lieta tra tutti i filoso— 190 — P.OXy. 3655 fi del suo tempo» malgrado la dissolutezza della figlia, sostenendo la tesi secondo cui le colpe dei figli determinerebbero la sfortuna dei genitori (ἐκείνης μὲν ἁμάρτημα σὸν δ’ ἀτύχημα), tesi che Stilpone confuta «con un argomento pacato e filosofico» (πράῳ καὶ φιλοσόφῳ) dando esempio del tipo di dialettica che praticava. Partendo dalla concessione dell’interlocutore che la colpa della dissolutezza sia della figlia, Stilpone procede ottenendo il suo consenso all’identificazione delle colpe (ἁμαρτήματα) con gli errori (διαπτώματα), degli errori con gli insuccessi (ἀποτεύγματα) e di questi con le sfortune (ἀτυχήματα) di colui o colei a cui capitano (e non dei genitori o di altri). Identificando la colpa con l’errore, l’argomento megarico sembra contenere un riferimento alla tesi socratica che nessuno commette il male volontariamente (Brancacci, 236). La tesi cinica secondo cui le colpe dei figli influiscono sulla sfortuna dei genitori – cioè la contraddittoria della tesi megarica che possiamo ricavare dalla confutazione di Stilpone – è contenuta nella tesi aristotelica più generale secondo cui onore e disonore, successi e sconfitte dei figli (e persino dei discendenti dopo la propria morte) sono altrettanti beni e mali per l’essere umano, che favoriscono o inficiano il raggiungimento della sua felicità (εὐδαιμονία), contribuendo a determinarne la buona o cattiva sorte (cfr. in particolare EN I 11, 1100a18 sgg.). essendo la buona sorte uno degli ingredienti necessari dell’εὐδαιμονία secondo aristotele, la sua mancanza può impedire a un uomo di essere felice. 11-14 La seconda tesi etica, verosimilmente oggetto d’esame nella parte successiva per noi perduta, viene anticipata dalle due domande che Metrocle rivolge nell’ordine a Stilpone e ad Àlcimo. al primo domanda se Àlcimo conosca ciò che è bene e ciò che è male (la risposta è senza dubbio affermativa: πάνυ). al giovane allievo chiede, di conseguenza, di διαιρεῖν che cosa è male, cioè di distinguere le cose che sono mali (sottinteso: dalle cose che sono beni). Segue la risposta di Àlcimo, per noi lacunosa, ma il r. 15 del papiro è sufficiente per ipotizzare che si trattasse di una enumerazione di mali (cfr. il καί), tra i quali ‘commettere adulterio’. non sappiamo se, al modo di Socrate, Metrocle si sia limitato a confutare la risposta dell’allievo per dimostrare l’inefficacia dell’insegnamento del suo maestro Stilpone, e confutarne di conseguenza la tesi sull’educazione dei giovani (a questo sembrerebbe alludere il r. 16); o se, al termine della confutazione, abbia formulato a sua volta una tesi su che cosa è male, fornendo al rivale l’occasione di confutarlo a sua volta (ipotesi plausibile se si tratta dell’opera di Stilpone). non sembra, invece, che il testo consenta di leggere la domanda di Metrocle “τί οὖν κακόν ἐστι, νεανία διαίρει” (così ricostruita da Sedley) come una riformulazione cinica della domanda socratica del τί ἐστι: l’imperativo διαίρει, nel contesto, verosimilmente significa ‘distingui’ — 191 — P.OXy. 3655 (cfr. Pl. Plt. 258e4-5, dove le ἐπιστῆμαι sono distinte in pratiche e cognitive: ΞΕ. ταύτῃ τοίνυν συμπάσας ἐπιστήμας διαίρει, τὴν μὲν πρακτικὴν προσειπών, τὴν δὲ μόνον γνωστικήν) e introduce la διαίρεσις etica fondamentale del Cinismo, quella appunto tra beni e mali, come suggerisce Brancacci (237). In ogni caso, se è vero che διαίρει può significare anche ‘definisci’ (ma in questo caso lo si deve probabilmente intendere lato sensu come ‘determina’ e non stricto sensu come ‘dai una definizione’), la mancanza dell’articolo τὸ̀ davanti a κακόν non consente di tradurre la locuzione con ‘definisci che cos’è il male’, giudicando quella di Àlcimo una replica incongrua alla domanda, al modo di molti degli interlocutori di Socrate nei dialoghi platonici. La distinzione tra le due domande è posta chiaramente nell’Ippia Maggiore platonico: ἐρωτᾷ γάρ σε οὐ τί ἐστι καλόν, ἀλλ’ ὅτι ἐστὶ τὸ καλόν (287d-e; per la risposta a una possibile obiezione, cfr. Capuccino - Iovine, 441-442 n. 39). Sappiamo che Stilpone negava l’esistenza delle idee (cfr. D.L. II 119), ricorrendo a uno dei suoi noti ἐριστικὰ σοφίσματα: «chi adopera un termine universale non indica nessuna realtà particolare e quindi non indica nulla» (SSR, Iv nοta 9, p. 105; cfr. Suid. μ 388, s.v. μεγαρίσαι); di conseguenza la risposta dell’allievo è conforme ai suoi insegnamenti. Sembrerebbe dunque che l’obiettivo di Metrocle fosse confutare i contenuti e non la forma della risposta di Àlcimo (per una diversa interpretazione, cfr. Sedley, 1999, 782). In particolare, abbiamo a che fare qui con una procedura tipica della critica letteraria secondo la quale l’interrogante vuole dimostrare che qualcuno non è capace di distinguere ciò che è male (da ciò che è bene), al fine di provare che non sa che cosa è bene e che cosa è male, cioè che non sa né quali cose sono beni né quali cose sono mali. L’argomento sottostante è il seguente: Se a sa che cosa è bene e che cosa è male, allora a è capace di distinguere ciò che è male (si preferisce sempre il caso negativo) <da ciò che è bene> (prima premessa condizionale); ma a non è capace di distinguere ciò che è male <da ciò che è bene> (seconda premessa, derivata da una confutazione); dunque a non sa che cosa è bene e che cosa è male (conclusione, per Modus Tollendo Tollens). un chiaro esempio di questa procedura si trova in un passo del Protagora di Platone (338e6-339a5; cfr. Ion 531e-532b) nel quale Protagora dice che continuerà a discutere dello stesso argomento, cioè della virtù, ma in riferimento all’ambito della poesia, e che questa è la sola differenza. egli afferma che un uomo esperto di poesia è in grado di capire, tra le opere dei poeti, quali sono fatte bene e quali male, di distinguerle (διελεῖν) <le une dalle altre> e, come conseguenza, di darne ragione (λόγον διδόναι) se interrogato. esattamente le stesse tre abilità richieste da Metrocle ai suoi avversari megarici. — 192 — P.OXy. 3655 In conclusione, possiamo avanzare l’ipotesi che il nostro frammento contribuisca alla ricostruzione del clima filosofico di fine Iv sec. a.C. a un estremo abbiamo la memoria viva degli insegnamenti che Socrate ha lasciato attraverso l’esempio del suo βίος filosofico. all’altro estremo, il Liceo di aristotele, la prima scuola filosofica non socratica. nel mezzo, la grande accademia platonica e quegli indirizzi filosofici a cavallo tra l’insegnamento scolastico e la condotta di vita, che raggruppavano gli allievi degli altri allievi di Socrate (quelli passati alla storia come ‘i Socratici minori’), Cinici e Megarici in primis. C’è un dibattito che li coinvolge tutti (cfr. Capuccino - Iovine, 443 n. 37), forse suggerito proprio dall’unico che socratico non era. Fin dall’esordio dell’Etica Nicomachea, aristotele coniuga una teoria dell’azione umana con una teoria del bene umano, facendo del sommo bene dell’uomo (cioè la felicità) il fine ultimo delle sue azioni. È sulla base della sua etica eudaimonistica che i filosofi di età imperiale (cfr. Cynics, Introduction, 14), l’età a cui il nostro papiro appartiene, sembrano ricostruire le filosofie socratiche a lui contemporanee. Così Giuliano l’apostata: «L’obiettivo e il fine proposto dalla filosofia cinica, come del resto da tutta la filosofia, è la felicità; ora, questa felicità consiste nel vivere in conformità con la natura, non secondo le opinioni della folla» (Jul. Or. vI 193d3-6). Qualunque cosa significhi ‘vivere in conformità con la natura’ (presumibilmente non ciò che significava per aristotele), i Socratici consideravano ancora la virtù condizione sufficiente per la felicità e qualcosa di insegnabile. Ciò che li distingue gli uni dagli altri è quale forma questo insegnamento debba assumere. Secondo i Cinici, la virtù «è una questione di fatti e non ha bisogno di moltissime parole e insegnamenti» (cfr. arist. EN I 1, 1095a5-6: ἐπειδὴ τὸ τέλος ἐστὶν οὐ γνῶσις ἀλλὰ πράξις): «non richiede nient’altro che la forza di un Socrate» (D.L. vI 11). Forse in modo simile Metrocle, nel nostro papiro, rimproverava a Stilpone l’insegnamento scolastico, la sottigliezza degli argomenti e la sua etica rivolta ai giovani. GI/CC — 193 — IndIce analItIco Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. V Avvertenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » VIII Abbreviazioni bibliografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . » IX Riviste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XV Abbreviazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XIX Segni critici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XXI Collaboratori del presente volume . . . . . . . . . . . . . . » XXII Revisori dei papiri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XXIII Piano del volume . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XXV 1. o.Berol. inv. 12318: composizione su temi morali . . . . » 1 2. P.Berol. 9809: trattato su Platone . . . . . . . . . . . . » 7 3. P.Berol. inv. 21213: Su Socrate . . . . . . . . . . . . . . » 9 4. P.duke inv. 777+P. Köln inv. 907+P.Gen. inv. 271: Raccolta di testi filosofici di ambito cinico . . . . . . . . » 16 5. P.Fay. 337: Sugli dei, sui sacrifici e sul fato . . . . . . . . » 123 6. P.Hib. 13: discorso sulla musica . . . . . . . . . . . . . » 141 7. P.Mil.Vogliano inv. 1241r: testo stoico sul progresso morale » 171 8. P.oxy. 3655: dialogo filosofico (?) . . . . . . . . . . . . » 184 9. PSI 152: argomentazioni sull’affidabilità delle technai . . . » 194 10. PSI 1400: discussione di filosofia naturale tardo-neoplatonica » 202 taVole Riconoscimenti Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 229 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 230 IndIce analItIco Avvertenze . . . . . . . . . . . . . . . . Collezioni papirologiche e sedi di conservazione Istituzioni depositarie dei papiri . . . . . . . Città di conservazione dei papiri . . . . . . Ordine cronologico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » 231 232 233 234 235