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Recensione della mostra Anni'30 DEFINITIVA

Mattia Lapperier Recensione della mostra Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo La mostra “Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo”, allestita a Palazzo Strozzi fino al 27 gennaio a cura di Antonello Negri con la collaborazione di altri importanti studiosi del settore, offre un’ampia panoramica della produzione artistica, soprattutto pittorica, dei maggiori centri della Penisola. L’ordinamento delle opere, secondo le intenzioni dei curatori, permette di infatti di seguire lo svolgimento del percorso espositivo, dove, sala dopo sala, sono affrontate in modo compendiario le tematiche e le tendenze caratterizzanti gli anni Trenta. L’incipit della mostra è ad effetto: una scultura e un dipinto si sovrappongono alla vista dello spettatore, due esempi di solida monumentalità che dialogano tra loro. Sono il volto marmoreo di Arturo Ferrarin di Adolfo Wildt e La famiglia di Mario Sironi, posti ad introdurre la felice stagione milanese degli anni Trenta e, allo stesso tempo, proemio all’intera mostra, rappresentando tramite linguaggi espressivi diversi due delle tematiche più frequenti e significative del periodo: i valori cristiani e famigliari da una parte e quelli del lavoro dall’altra, testimoniati questi ultimi dal volto dell’aviatore, mestiere, emergente e molto ammirato, tanto da costituire lo spunto per un genere pittorico, accennato in mostra, l’aeropittura. Di seguito sono esposte, in rassegna, le scuole e i centri più significativi; da Milano infatti si passa senza cesura a Firenze, poi a Roma, a Torino – dominata dalla figura di Casorati e dalla schiera di giovani pittori che risentono della sua influenza, ma anche aperti a suggestioni francesi – per giungere, infine, al centro minore di Trieste. Dopo una carrellata di giovani artisti e di irrealisti (così come erano definiti dalla critica di allora i futuristi e gli astrattisti), la mostra procede col prendere in considerazione gli scambi tra artisti italiani e stranieri, dai cosiddetti Italiens de Paris – De Chirico, Savinio, Tozzi, De Pisis, Severini, Campigli e Paresce – al pittore Gabriele Mucchi e allo scultore Ernesto De Fiori, entrambi in rapporti con la Germania, per giungere quindi al francese Cheyssial, alla tedesca Wiegmann, all’inglese Halliday, accomunati tutti dai proficui scambi intrattenuti con l’Italia. Emerge dunque un quadro variegato e cosmopolita, ben dimostrato, pur per sommi capi, nella sezione seguente: Depero negli Stati Uniti, Paladini peregrinante per l’Europa, un insieme di artisti fuoriusciti dai confini italiani o perché spinti dalla necessità di ricerca di un nuovo pubblico e nuovi mercati o perché incentivati alla diffusione della cultura figurativa italiana dal regime che si stava consolidando Antonello Negri, “Artisti in viaggio”, in Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo, cat. mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012- 27 dicembre 2013), a cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti, (Firenze: Giunti Editore, 2012), pp. 140-145.. Immancabile è poi il confronto con l’arte pubblica, di cui viene proposta una scelta di progetti e bozzetti di Funi, Fontana, Severini, Carrà, Sironi e Martini, alcuni degli interpreti più originali che ad essa, tra l’altro, si dedicarono. Il Manifesto della pittura murale di Sironi e la V Triennale di Milano sono occasioni che diffondono, a partire dal 1933, il concetto che l’arte possa veicolare temi di massa, possa cioè trasmettere un’ideologia e materializzarla sotto gli occhi di un numero sempre maggiore di spettatori. Tale sezione è quindi concepita al fine di celebrare la notevolissima – sia da un punto di vista quantitativo che di rinnovamento linguistico – produzione pittorica e plastica volta alla decorazione di stazioni, scuole, edifici, ed enti statali, produzione cioè finalizzata ad entrare in rapporto sempre più stretto con ogni aspetto della vita pubblica. Presi in esame i contrasti tra l’arte di avanguardia (o “degenerata”, così come veniva definita dalla Germania nazista) e l’arte tradizionalista, in area tedesca e italiana – dove dopo l’avvento delle leggi razziali del 1938 sono istituiti i premi Bergamo e Cremona, aperto alle novità figurative il primo, tradizionalista e reazionario il secondo – si apre l’interessante rassegna di oggetti di design e arti applicate. Di fondamentale importanza risultano essere i concetti di riproducibilità, di standardizzazione, di massificazione dell’oggetto. Proprio negli anni Trenta tali valori iniziano ad assumere un ruolo che diviene sempre più influente sulla società e sulla concezione stessa degli oggetti d’uso. Imprescindibile quindi la scelta di adibire una specifica sezione della mostra ad alcuni dei prodotti che riflettono le novità tecniche raggiunte; dal tubolare cromato delle sedie di Giuseppe Pagano e di Giuseppe Terragni, alle lampade di Luciano Baldessari, Pietro Chiesa e Franco Albini, in grado, con le loro forme essenziali e costruite sulla base della loro funzione, di trasmettere quei valori propri del Movimento Moderno che in quegli anni si andavano affermando in Italia. Tali oggetti, unitamente alla proposizione degli ambienti della Triennale di Milano, riescono a rendere la visione d’insieme dell’epoca, e il quadro si completa anche grazie agli stralci di trasmissioni radiofoniche, dal tono declamatorio nei discorsi ufficiali, allegro e frivolo nella produzione musicale, che è possibile ascoltare in una sala dedicata. A completamento dell’esposizione l’attenzione si focalizza sulla città di Firenze attraverso una rassegna di dipinti e sculture che riflettono scelte stilistiche ed espressive, anche contrapposte, di artisti che si stringevano attorno a riviste come “Solaria”, “Il Selvaggio”, “Il Frontespizio”, “Letteratura” e “Campo di Marte” così importanti per i dibattiti letterari, artistici e musicali e per il loro precipuo valore culturale che rimane inalterato ancora oggi Antonello Negri, “Firenze”, in Anni ’30… pp. 168-176.. La mostra, per sommi capi, riesce a restituire in modo piuttosto convincente la temperie culturale degli anni Trenta, seppur in modo piuttosto compendiario e, talvolta, schematico. Poco traspare il denso sistema di stili, tendenze e gruppi più o meno omogenei formatisi nei maggiori centri italiani, poco spazio è lasciato anche all’analisi dei diversi aspetti e linguaggi del déco, ormai al tramonto, ma ancora nell’arco di tutto il decennio come gusto determinante e fondante del periodo. Sarebbe sembrato stimolante, a tale proposito, affrontare in modo più sistematico fenomeni che risalgono all’immediato passato, come Valori Plastici, Realismo Magico, Novecento, fino ad arrivare al primo e al secondo Futurismo e alla Metafisica, al fine di istituire opportuni premesse e confronti con la produzione pittorica degli anni Trenta e valutare quanto tali fenomeni abbiano inciso sulle arti visive del decennio in mostra, quanto queste ultime debbano al clima generico di ritorno all’ordine, così da valutare in questo modo gli eventuali sviluppi e derivazioni, in modo immediato. Nonostante tale via sia auspicabile per la comprensione di un decennio tanto significativo per le arti visive e dall’immediato passato ancora vivo e palpitante, credo non si debba giungere alle dimensioni ciclopiche della mostra organizzata da Carlo Ludovico Ragghianti del 1967, oggi praticamente impensabile, sulla base dei moderni criteri museografici Antonello Negri, “Introduzione”, in Anni ’30… p. 15.. Interessante sarebbe invece una soluzione di compromesso che illustri e giustifichi determinate scelte estetiche, senza per questo cadere nell’accumulo, che preveda l’esposizione di forme d’arte che non si limitino quasi esclusivamente a pittura e scultura, ma che coinvolgano massicciamente anche le arti applicate, qui confinate in un’unica piccola sezione, certamente troppo marginale, che non rende il rilievo che proprio a partire dagli anni Trenta ebbero su un pubblico sempre più in crescita, anche in relazione alle nuove istanze di riproducibilità tecnica. Solo un quadro globale, che comprenda, senza distinzione di sorta, arti maggiori e minori, che non trascuri i progressi della tecnica, la quale unitamente ai nuovi materiali è in grado di dare forma ad oggetti che possiedono uno straordinario valore sociale, antropologico e culturale, rende possibile la concezione di una mostra il cui scopo primario sia quello di esporre arti – intese nel senso più ampio del termine – caratterizzanti un dato periodo storico. Le tecniche a stampa come la rinata xilografia e la litografia hanno fornito immagini per riviste e locandine pubblicitarie che hanno fatto un’epoca, mantenendo oggi il potere di evocare immediatamente quegli anni, ma evidentemente già presso i contemporanei cariche di un notevole rilievo se nel 1936 si avvertì l’esigenza di allestire a Roma la I Mostra nazionale del Cartellone e della grafica pubblicitaria Anna Villari, “L’arte grafica tra pubblicità e consenso”, in Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre, cat. mostra (Forlì, Musei San Domenico, 2 febbraio - 16 gennaio 2013), a cura di Ferdinando Mazzocca, (Cinisello Balsamo (MI): Silvana Editoriale, 2013), pp. 208-225.. Anche la moda negli anni Trenta ha conosciuto grandi innovazioni; se da un lato era ancora attuale il gusto déco, parallelamente si andavano diffondendo abiti colorati, che assecondavano la linea retta, delineando cioè un nuovo modo di vestire, comodo, “razionale”, ideato sulla base delle forme del corpo umano, che primo tra tutti Ernesto Michahelles, in arte Thayaht, concepì con l’invenzione della tuta maschile e femminile Alessandra Scappini, “Tuttintuta”, in Déco. Arte in Italia 1919 – 1939, cat. mostra (Rovigo, Pinacoteca di Palazzo Roverella, 31 gennaio – 28 giugno 2009), a cura di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, (Cinisello Balsamo (MI): Silvana Editoriale, 2009), pp. 231-233.. Le ceramiche di Tullio d’Albisola e Gio Ponti, giustamente esposte, sono esemplificative dell’oggetto d’arte applicata del tempo, teso tra l’imperfezione artigianale, la tensione alla realizzazione di un’opera monotipica e la produzione in serie. Opportuna sarebbe stata poi l’esposizione dei vetri di Vittorio Zecchin che con le loro forme leggere e pulite parlano un linguaggio contemporaneo, aggiornato, proteso verso la modernità. Allo stesso modo i mobili in legno e tubolare metallico, i dispositivi luminosi, essenziali, dalla struttura portante esibita, quasi ostentata e i nuovi materiali quali il linoleum – impiegato come elemento di integrazione per elementi funzionalisti, oltre che come matrice per particolari xilografie – e il buxus – materiale autarchico di rivestimento che Depero seppe sviluppare anche in senso decorativo – definiscono i nuovi ambienti, completando e implementando l’architettura razionalista. Una decisiva apertura nei confronti delle arti applicate credo sia ciò che arricchisca e definisca al meglio una mostra che, come questa, intende restituire l’immagine di quello che è sicuramente più di un lasso di tempo decennale, durante il quale quello che verrà definito design gioca già, pur essendo ai suoi albori, un ruolo di primordine, capace com’è di veicolare messaggi e contemporaneamente riguardare qualsiasi aspetto della vita attraverso oggetti d’uso, che sono, a tutti gli effetti, espressioni artistiche. BIBLIOGRAFIA Arte moderna in Italia 1915-1935. cat. mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 26 febbraio – 28 maggio 1967) su presentazione di Carlo Ludovico Ragghianti. Firenze: Marchi e Bertolli, 1967. Fagiolo dell’Arco, Maurizio. Classicismo pittorico. Metafisica, Valori Plastici, Realismo Magico e “900”. Genova: Costa & Nolan, 1991. Negri, Antonello. “Artisti in viaggio”. In Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo, cat. mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 – 27 dicembre 2013), a cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti, p. 140. Firenze: Giunti Editore, 2012. Negri, Antonello. “Firenze”. In Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo, cat. mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 – 27 dicembre 2013), a cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti, p. 168. Firenze: Giunti Editore, 2012. Negri, Antonello. “Introduzione”. In Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo, cat. mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 – 27 dicembre 2013), a cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti, pp. 14-17. Firenze: Giunti Editore, 2012. Scappini, Alessandra. “Tuttintuta”. In Déco. Arte in Italia 1919 – 1939, cat. mostra (Rovigo, Pinacoteca di Palazzo Roverella, 31 gennaio – 28 giugno 2009), a cura di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, pp. 231-233. Cinisello Balsamo (MI): Silvana Editoriale, 2009. Scuola romana e Novecento italiano. Una collezione privata. Collezione Claudio e Elena Cerasi, cat. a cura di Valerio Rivosecchi. Milano: Skira, 2007. Villari, Anna. “L’arte grafica tra pubblicità e consenso”. In Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre, cat. mostra (Forlì, Musei San Domenico 2 febbraio - 16 gennaio 2013), a cura di Ferdinando Mazzocca, pp. 208-225. Cinisello Balsamo (MI): Silvana Editoriale, 2013.