BT
133
2020
BIBLIOTECA
TEATRALE
Rivista semestrale di studi e ricerche sullo spettacolo
NUOVA SERIE
BIBLIOTECA TEATRALE
IT ISSN 0045-1959
€ 22,00
BULZONI
BULZONI EDITORE
Via dei Liburni 14 - 00185 Roma
ARTI PERFORMATIVE
E SFIDE SOCIALI
Roberto Ciancarelli / Nota di presentazione q Raimondo Guarino / Opera delle convulsioni,
patologia, enrichment: dal surrealismo alla cura delle pratiche q Nicola Shaughnessy /
Acting in a World of Difference: Drama, Autism and Gender q Aleksandra Jovićević /
Per sempre disobbedienti al patriarcato, alla guerra, al nazionalismo e al militarismo:
le performance delle Donne in nero della Serbia q Helen Nicholson / For the Love of It:
Theatre, Participation and Partnership q Sruti Bala / Theatre and the Risk of Fire
q Sergio Lo Gatto / Il teatro contemporaneo come strumento culturale. Il caso di Spettatori Migranti q Valentina Esposito / Il teatro dentro e fuori gli spazi della reclusione
q Martina Storani / Il Teatro Carcere come teatro: compagnie, repertori, drammaturgie
q Fabiola Camuti / Affect vs Effect? Riflessioni sulla valutazione dell’impatto del teatro
sociale q Andrea Porcheddu / L’ambiente che arricchisce: il teatro sociale come orizzonte
di rinnovamento del tessuto sociale e umano q COMUNICAZIONI / Antonio Audino / Oltre
il teatro sociale: una nuova visione del corpo nelle arti e nella società q Cecilia Bartoli /
Un teatro femminile e straniero a Torpignattara q MISCELLANEA DI STUDI / Emanuele Burrafato /
Contaminazioni, segni di innovazione, occasioni perdute nelle storie artistiche di Elisabetta
Terabust, Amedeo Amodio, Luciana Savignano q Nicola Usula / «Tanto che gl’ascoltanti
possino vedere»: azione e gestualità nei libretti profani di Antonio Draghi q MATERIALI /
Isabella Molinari / La raccolta manoscritta Intermezzi diversi della Biblioteca nazionale centrale di Roma q Marco Solari, Alessandra Vanzi / Da Venezia a Venezia
BT 133, gennaio-giugno 2020
BULZONI EDITORE
BT 133 (gennaio-giugno 2020)
Biblioteca Teatrale n. 133 (gennaio-giugno 2020)
Rivista semestrale di studi e ricerche sullo spettacolo
fondata da Ferruccio Marotti e Cesare Molinari
Arti performative e sfide sociali
Direttore: Ferruccio Marotti (prof. emerito, Sapienza Università di Roma)
Comitato scientifico: Christopher B. Balme (Institut für Theaterwissenschaft, LMU
Munich), Josette Féral (Université du Québec à Montréal – UQAM), Evelyne Grossman
(Paris Diderot – Paris 7), Stefan Hulfeld (Universität Wien), Hans-Thies Lehmann
(Goethe-Universität Frankfurt am Main), David J. Levin (University of Chicago),
Richard Schechner (New York University), Cristina Zoniou (University of Peloponnese),
Maria Grazia Bonanno (Università di Roma “Tor Vergata”, prof. emerito), Cesare
Molinari (Università di Firenze, prof. emerito), Roberto Ciancarelli (Sapienza Università
di Roma), Vito Di Bernardi (Sapienza Università di Roma), Guido Di Palma (Sapienza
Università di Roma), Aleksandra Jovićević (Sapienza Università di Roma), Stefano
Locatelli (Sapienza Università di Roma), Emanuele Senici (Sapienza Università di
Roma), Fabrizio Deriu (Università di Teramo), Renzo Guardenti (Università di Firenze),
Raissa Raskina (Università di Cassino), Gabriele Sofia (Université Grenoble Alpes),
Daniele Vianello (Università della Calabria), Silvia Carandini (Sapienza Università di
Roma, in quiescenza), Delia Gambelli (Sapienza Università di Roma, in q.), Luciano
Mariti (Sapienza Università di Roma, in q.), Paola Quarenghi (Sapienza Università di
Roma, in q.), Luisa Tinti (Sapienza Università di Roma, in q.)
Redattore capo: Irene Scaturro
Redazione: Annamaria Corea, Aldo Roma, Desirée Sabatini
Direttore responsabile: Lorenzo Guglielmi
Curatori del fascicolo: Roberto Ciancarelli, Fabiola Camuti, Aldo Roma
Redazione del fascicolo: Aldo Roma
Traduzioni: Fabiola Camuti
Fotocomposizione e impaginazione: Aldo Roma
Questo volume è pubblicato con il contributo del progetto di ricerca multidisciplinare
della Sapienza Università di Roma:
Counteracting mental aging: the enriched environment to prevent psychological
and cognitive disorders in older adults (2015)
Principal investigator: Prof. Sergio Fucile (Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia
“Vittorio Erspamer”)
Second Investigator: Prof. Roberto Ciancarelli (Dipartimento di Storia Antropologia
Religioni Arte Spettacolo)
Pubblicazione sostenuta da:
Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo
Facoltà di Lettere e Filosofia
Sapienza Università di Roma
Sito internet della rivista:
https://saras.uniroma1.it/ricerca/pubblicazioni/riviste/biblioteca-teatrale
Sito internet dell’editore:
http://www.bulzoni.it/it/riviste/biblioteca-teatrale-1
I saggi pubblicati nella rivista sono sottoposti alla procedura di double blind peer review.
L’elenco dei revisori di «Biblioteca Teatrale» è pubblicato sulla pagina web della rivista
all’indirizzo https://saras.uniroma1.it/biblioteca-teatrale-rivista-di-studi-e-ricerche-sullospettacolo/elenco-dei-revisori
Amministrazione: Bulzoni Editore, via dei Liburni 14,
00185 Roma, tel. 06/4455207 / Fax 4450355
Abbonamento annuo
Italia, € 40,00
Estero, € 65,00
Un fascicolo € 22,00
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© 2020 by Bulzoni Editore
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singoli autori.
I testi devono pervenire alla Redazione completi del sommario e conformi alle norme
tipografiche della rivista.
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Stampa: Tipografia Domograf - Roma
BIBLIOTECA
TEATRALE
Rivista semestrale di studi e ricerche sullo spettacolo
NUOVA SERIE
ARTI PERFORMATIVE
E SFIDE SOCIALI
a cura di
Roberto Ciancarelli, Fabiola Camuti, Aldo Roma
BULZONI EDITORE
Indice
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica,
la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo,
compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
L’illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell’art. 171
della Legge n. 633 del 22/04/1941
Sommari ...............................................................................
p.
7
Roberto Ciancarelli, Nota di presentazione ........................
»
25
Raimondo Guarino, Opera delle convulsioni, patologia,
enrichment: dal surrealismo alla cura delle pratiche ..........
»
29
Nicola Shaughnessy, Acting in a World of Difference: Drama, Autism and Gender ........................................................
»
41
$OHNVDQGUD-RYLþHYLþPer sempre disobbedienti al patriarcato, alla guerra, al nazionalismo e al militarismo: le performance delle Donne in nero della Serbia contro i criminali e crimini di guerra jugoslavi tra 1991 e 1999 ...................
»
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Helen Nicholson, For the Love of It: Theatre, Participation and Partnership ..............................................................
»
83
Sruti Bala, Theatre and the Risk of Fire ..............................
»
99
Sergio Lo Gatto, Il teatro contemporaneo come strumento culturale. Il caso di Spettatori Migranti: un progetto di
“spettatorialità aumentata” a Roma.....................................
» 113
Valentina Esposito, Il teatro dentro e fuori gli spazi della
reclusione: discontinuità e prospettive ..................................
» 133
Martina Storani, Il Teatro Carcere come teatro: compagnie,
repertori, drammaturgie .......................................................
» 151
ISSN 0045-1959
© 2020 by Bulzoni Editore S.r.l.
00185 Roma, via dei Liburni, 14
http://www.bulzoni.it
e-mail: bulzoni@bulzoni.it
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Fabiola Camuti, Affect vs Effect? Riflessioni sulla valutazione dell’impatto del teatro sociale .....................................
p. 171
Andrea Porcheddu, L’ambiente che arricchisce: il teatro sociale come orizzonte di rinnovamento del tessuto sociale e
umano ...................................................................................
» 187
Sommari
Raimondo GuaRino
Opera delle convulsioni, patologia, enrichment: dal surrealismo alla cura
delle pratiche
ComuniCazioni
Antonio Audino, Oltre il teatro sociale: una nuova visione
del corpo nelle arti e nella società .........................................
» 207
Cecilia Bartoli, Un teatro femminile e straniero a Torpignattara .................................................................................
» 217
misCellanea di studi
Emanuele Burrafato, Contaminazioni, segni di innovazione, occasioni perdute nelle storie artistiche di Elisabetta
Terabust, Amedeo Amodio, Luciana Savignano. Ipotesi e
prospettive di indagine critica ...............................................
Nicola Usula, «Tanto che gl’ascoltanti possino vedere»:
azione e gestualità nei libretti profani di Antonio Draghi ...
» 233
» 259
materiali
Isabella Molinari, La raccolta manoscritta Intermezzi diversi della Biblioteca nazionale centrale di Roma. Tracce
inedite per la ricostruzione del Carnevale al Collegio Romano ..........................................................................................
» 291
Marco Solari, Alessandra Vanzi, Da Venezia a Venezia,
intervista a cura di Roberto Ciancarelli e Andrea Scappa
» 333
Dopo aver ripercorso la celebrazione surrealista delle convulsioni
gianseniste e dell’isteria come reviviscenze dell’entusiasmo religioso
nella cultura europea moderna, il saggio affronta il nodo di cura, guarigione e patologia nell’antropologia del Novecento. Seguendo la suggestione di Carl Gustav Jung sul valore culturale dei disturbi psichici
contemporanei, si discutono alcune valutazioni su magia, patologia,
efficacia simbolica (Ruth Benedict, Claude Lévi-Strauss). Commentando alcune riflessioni di Jerzy Grotowski, l’esperienza condivisa di
comportamenti e identità nel teatro è valorizzata come il terreno concreto di un’apertura interpersonale. L’autore conclude con un invito
a pensare e approfondire la nozione di enriched environment come un
tema cruciale delle scienze umane e delle arti performative, piuttosto
che come un adattamento delle abilità teatrali a funzioni terapeutiche.
Convulsions, Pathology, Enrichment: From Surrealism to the Cure of the
Practices
After retrieving the Surrealists’ celebration of convulsions in Jansenism and hysteria as historical phenomena re-enacting religious enthusiasm in Western modern culture, the paper tackles the interplay
of cure, healing and pathology in 20th-century anthropology. Some
assessments about magic, pathology and symbolic efficacy (Ruth Benedict, Claude Lévi-Strauss) are briefly discussed, following the suggestion of Carl Gustav Jung about the cultural value of contemporary
diseases. Commenting on some statements by Jerzy Grotowski, the
shared experience of behaviours and identities in theatre is appraised
as a concrete ground of interpersonal openness. The author concludes
with an invitation to think and deepen the notion of “enriched environment” as a crucial theme concerning the basic questions of human
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Sommari
sciences and performing arts, rather than use it as an adaptation of
theatrical skills to therapeutic functions.
nicola ShauGhneSSy
Acting in a World of Difference: Drama, Autism and Gender
In her essay, the author examines how theatre has worked as an
enriched environment for enhancing understanding of autism. She
makes reference to two projects, both funded by the UK Arts and Humanities Research Council: Imagining Autism (2011-2014) and Playing A/Part (2018-2021): investigating the experiences of autistic girls
through drama, interactive media and participatory arts. By casting
new light on autistic identities and experiences, participatory arts have
enriched other disciplines. The discussion presented in the paper positions this research in debates between medical and social.
Recitare in un mondo di differenza: teatro, autismo e questioni di genere
Nel suo saggio l’autrice prende in esame come il teatro abbia svolto
la funzione di ambiente arricchito nel fornire maggiore accesso alla
comprensione dell’autismo. Vengono dunque esaminati due progetti,
entrambi finanziati dallo UK Arts and Humanities Research Council:
Imagining Autism (2011-2014) e Playing A/Part (2018-2021), quest’ultimo in particolare volto allo studio delle esperienze di ragazze autistiche attraverso il teatro, i media interattivi e le arti partecipative.
Facendo nuova luce su esperienze e identità legate all’autismo, le arti
partecipative hanno arricchito altre discipline. Le riflessioni proposte
nel contributo posizionano questa ricerca all’interno di quei dibattiti
che vanno dall’ambito medico a quello sociale.
Sommari
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Per sempre disobbedienti al patriarcato, alla guerra, al nazionalismo e
al militarismo: le performance delle Donne in nero della Serbia contro i
criminali e crimini di guerra jugoslavi tra 1991 e 1999
Nel suo contributo l’autrice analizza le performance delle Donne in
QHURGL6HUELD æHQHXFUQRP ²RUJDQL]]D]LRQHQRQJRYHUQDWLYDHSDcifista, e ramo dell’associazione femminista internazionale e anti-miOLWDUH:RPHQLQ%ODFN²FKHRJQLDQQRULFRUGDQRO·HVHFX]LRQHGHJOL
8372 civili musulmani del luglio 1995 nella città bosniaca di Srebrenica.
La riflessione prende spunto dall’argomentazione di Paul Connerton
secondo cui l’atto di ricordare non dipenda solo da un sistema stabile
dei luoghi, ma potrebbe anche essere legato ai corpi. E se l’arte della
memoria è implicitamente legata al corpo, allora questa potrebbe diventare anche una memoria performativa, una performance corporea
come modo di ricordare un evento terribile. Più lo Stato serbo è impegnato nel processo dell’oblio attivo (Nietzsche) più le Donne in nero
diventano la memoria involontaria (Bergson) della società. Attraverso
la memoria delle vittime della Storia, specialmente di coloro che hanno
sofferto, che sono stati umiliati e uccisi, ma anche dimenticati, le Donne
in nero rappresentano questioni politiche ed etiche rimosse, così come
una richiesta di giustizia. Le loro performance le trasformano in una
sorta di Antigoni contemporanee, o in anomali storici al femminile.
Always Disobedient to Patriarchy, War, Nationalism and Militarism:
The Performances of Serbian Women in Black Against the Criminals and
Crimes of Yugoslav Wars between 1991 and 1999
The paper analyses the performances of the æHQHXFUQRP²6HUbian branch of the international feminist and anti-militarist non-govHUQPHQWDORUJDQL]DWLRQ:RPHQLQEODFN²ZKRUHPHPEHUVDQGFRPmemorates every year the execution of 8,372 Muslim civilians, in the
Bosnian town Srebrenica that took place on July 1995. Following Paul
Connerton’s theories, the reflection considers the act of remembering
as not always dependant on a stable system of places, but as something
can also depend on the bodies. Hence, to concentrate on bodily (or incorporated) practices means to question the dominant idea according
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Sommari
to which only written words or tangible monuments may be taken as
a metaphor for remembering. The more the Serbian state authorities
work on a process of active forgetting (Nietzsche), the more the Women in black represent the involuntary memory of the society (Bergson).
Through the act of remembrance of the victims of History, especially
those who suffered, who were humiliated and killed, but also forgotten,
the Women in black represent suppressed political and ethical concerns
as well as a demand for justice. Their performances turn them into a
kind of contemporary Antigones, or anomalous female historians.
helen nicholSon
For the Love of It: Theatre, Participation and Partnership
This paper addresses the question of participation, and questions how far communities are connected by the shared experience
of performance. It argues that the 21st century is witnessing a new
moment in theatre-making in which non-professionals are drawn
into the public sphere, and where amateurs have new visibility. The
paper reflects on two research projects, both of which engaged with
non-professional or amateur performers. It analyses the role of leading cultural organisations in the UK (the Royal Shakespeare Company and the National Theatre) engaged with different communities as
part of their programmes. The RSC’s Open Stages engaged amateur
performers in Shakespeare, and the National Theatre’s 2018 initiative Public Acts brings together people from different communities to
share the Olivier Stage with professionals in a production of Pericles.
It raises questions about what it means to be an amateur, and reflects
on how and why the long tradition of amateur performance has been
ignored by professional theatre companies, and what this means in
terms of access and inclusivity. It argues that the amateur turn in 21st
century marks a new cultural moment, generating new ways to conceptualise the dynamic between labour and time.
Sommari
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Per il piacere stesso di farlo: teatro, partecipazione e collaborazione
Il contributo affronta la questione della partecipazione e si interroga su quanto diverse comunità possano connettersi tra loro mediante
l’esperienza condivisa della performance. L’autrice sostiene che il XXI
secolo sia protagonista di un momento nuovo nella produzione teatrale,
in cui i non professionisti diventano sempre più parte della sfera pubblica, e in cui i dilettanti acquisiscono nuova visibilità. Il saggio prende
in esame due progetti di ricerca, svolti entrambi con interpreti non professionisti o dilettanti e analizza il ruolo delle principali organizzazioni
culturali nel Regno Unito (la Royal Shakespeare Company e il National Theatre), in cui l’impegno diretto con diverse comunità è parte integrante della programmazione. Gli Open Stage della Royal Shakespeare
Company hanno infatti coinvolto attori amatoriali nelle rappresentazioni shakespeariane e l’iniziativa Public Acts del National Theatre
del 2018 ha riunito partecipanti provenienti da diverse comunità per
condividere l’Olivier Stage con attori professionisti in una produzione
del Pericle. Il contributo inoltre s’interroga sul significato stesso dell’essere un dilettante e riflette su come e perché la lunga tradizione dei
dilettanti sia stata ignorata dalle compagnie teatrali professionali, e cosa
questo comporti in termini di accessibilità e inclusione. L’autrice infine
sostiene che la svolta amatoriale nel XXI secolo possa essere considerata
come un nuovo momento culturale, capace di generare nuove modalità
di concettualizzazione riguardo la dinamica tra lavoro e tempo.
SRuti Bala
Theatre and the Risk of Fire
The article reflects on a 2018 lecture-performance by Belgian artist
Chokri Ben Chikha, wherein he proposed to set himself on fire, as a
means of linking theatre practice to political action. The article asks
what makes such theatrical acts political, using the work of Louis Althusser as a theoretical framework. Fire, even the theatrical signalling
of the possibility of fire, is suggestive of riot, unrest, and uncontrolled
outcomes, a weapon of the disenchanted that threatens to raze the
ideological apparatus of the theatre. The fire in Ben Chikha’s lecture
performance is staged as literal, but it is simultaneously interrupted
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Sommari
and deliteralized. The threat that the fire represents can be interpreted
in many ways: the self-inflicted destabilization and decentering of the
theatre in terms of its place and relevance in the world, a kind of institutional self-critique; the devastating self-recognition of the audience
in being interpellated as critical but nonetheless bourgeois-liberal art
enthusiasts and thus as paralyzed political subjects. Through this
risky and pleasurable play with fire, the theatre becomes an enriched
environment for a moment of collective introspection.
Il teatro e il rischio del fuoco
Il contributo riflette intorno a una conferenza-performance del
2018 di Chokri Ben Chikha, durante la quale l’artista belga ha proposto di darsi fuoco al fine di mettere in relazione la pratica teatrale con
l’azione politica. Il saggio si interroga su cosa renda politici questi atti
teatrali impiegando come quadro teorico il lavoro di Louis Althusser.
Il fuoco, e persino l’immagine teatrale di una sua possibile presenza,
è indicativo di rivolte, disordini e risultati inaspettati, un’arma del disincantato che minaccia di radere al suolo l’apparato ideologico del
teatro. Il fuoco, nella conferenza-performance di Ben Chikha, è letteralmente messo in scena, ma è simultaneamente interrotto e privato
del suo senso letterale. La minaccia che esso rappresenta può essere
interpretata in molti modi: la destabilizzazione autoinflitta e il decentramento del teatro in termini di posizione e rilevanza nel mondo,
una sorta di autocritica istituzionale; il devastante auto-riconoscimento del pubblico nel suo essere interpellato in qualità di sguardo critico
sull’accaduto, ma allo stesso tempo in qualità di soggetto politico paralizzato perché fruitore e amante di un’arte liberal-borghese. Attraverso questo rischioso e piacevole gioco con il fuoco, il teatro diventa
un ambiente arricchito per un momento di introspezione collettiva.
SeRGio lo Gatto
Il teatro contemporaneo come strumento culturale. Il caso di Spettatori
Migranti: un progetto di “spettatorialità aumentata” a Roma
Nell’ambito del teatro sociale la figura del migrante e del rifugiato
ha acquisito una rilevanza decisiva, cresciuta di pari passo con l’ag-
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gravarsi della relativa crisi internazionale. Da un’analisi sul contesto
internazionale emerge tuttavia la quasi totale assenza di realtà che
guardino al migrante e al rifugiato come a membri della comunità degli spettatori. L’attività spettatoriale non viene vista come esperienza
di per sé portatrice di integrazione, di crescita civica o di conoscenza
della cultura ospitante. L’articolo intende evidenziare e motivare l’urgenza di queste pratiche, concentrandosi su un esempio italiano come
caso di studio: il progetto Spettatori Migranti/Attori Sociali, nato in
seno al Centro di Accoglienza Straordinaria Casilina di Roma, entrato in contatto con altri enti e associazioni e tuttora in espansione
sul piano nazionale. Il progetto organizza gruppi di visione teatrale
come strumento culturale portatore di un senso formativo e di comunità e appartenenza, attraverso la cura di formatori specializzati che
introducono gli spettacoli e conducono poi un lavoro di restituzione
multimediale dell’esperienza.
Contemporary Theatre as a Cultural Toolkit. Spettatori Migranti: a project of “augmented spectatorship” in Rome
In the context of applied theatre, refugees have been lately taken
under high consideration, with a continuous growing interest parallel
to the aggravation of the related international crisis. However, analysing the social theatre international context, it is possible to identify
an almost inexistent presence of projects that look at migrants and
refugees as members of a community of spectators. As a matter of fact,
spectatorship has not been so far considered as an experience able to
promote integration, civic development, or insight into the hosting
cultural paradigms. The paper aims at highlighting and explaining
the importance of these practices by focusing on the Spettatori Migranti / Attori Sociali project as chosen case study. This project was
launched in the context of the Centro di Accoglienza Straordinaria
(first-line reception facility for refugees) Casilina in Rome, and has
so far established several connections with local and national associations and institutions. Fostering the idea that theatre-going in itself
can provide a cultural toolkit, this independent organization is committed to gathering groups of refugees and migrants, guiding them
through a spectatorship experience and post-show discussions to then
move onto a collective process of experience-sharing and analysis in
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Sommari
various forms of deliveries (radio broadcasts, video interviews, drawings or multimedia feeds).
Valentina eSpoSito
Il teatro dentro e fuori gli spazi della reclusione: discontinuità e prospettive
Il contributo prende in esame elementi di continuità e fattori di discontinuità tra il teatro praticato fuori dalle carceri con attori ex detenuti
e detenuti in misura alternativa e il lavoro svolto all’interno dell’istituzione penitenziaria. Il saggio mette in evidenza come l’attività teatrale
che “esce” dai penitenziari, oltre a essere luogo di proseguimento del
percorso di formazione e reinserimento sociale e professionale dei cittadini reclusi, sia anche esperienza di trincea che reinventa la propria
prassi in relazione alle problematiche del “nuovo mondo” al di là della
porta blindata. Si è infatti di fronte a un teatro che si libera del carcere come spazio protetto di valutazione dei risultati artistici dal punto
di vista del giudizio critico e dello spettatore. È un lavoro che si confronta con necessità organizzative diverse legate al limbo della misura
alternativa, alla ricerca di nuovi punti di riferimento là dove “teatro” e
“carcere” non sono più spazi definiti e riconoscibili. Un teatro che da
pratica di liberazione si fa pratica di resistenza al richiamo dei contesti
di provenienza e al rischio di recidiva, ambiente arricchito in grado di
rafforzare quotidianamente gli attori nell’adesione al progetto.
Sommari
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to the critics’ and the spectators’ evaluation of artistic results. The analysed theatrical activity is moreover confronted with different organizational needs, linked to the limbo of the probational state. It is in
search of new reference points where “theatre” and “prison” are no
longer defined and recognizable spaces. It is a theatre that goes from
being a practice of liberation to becoming a practice of resistance to
the appeal of the contexts of origin and the risk of recidivism; it is an
enriched environment capable of strengthening the actors’ engagement in the process on a daily base.
maRtina StoRani
Il Teatro Carcere come teatro: compagnie, repertori, drammaturgie
Il saggio mira all’individuazione delle caratteristiche che mettono
il Teatro Carcere in relazione al teatro tout court. Metodologicamente si traduce nello studio della composizione delle compagnie e del
lavoro degli attori, della specificità della relazione con gli spettatori, nell’analisi dei repertori a partire dall’individuazione delle scelte
e delle ricorrenze relative ad autori, testi e tematiche di riferimento.
Ciò richiede l’osservazione di intrecci e interferenze che riguardano le
VFULWWXUHGUDPPDWXUJLFKHVSHVVRLQIDWWLDFFDQWRDWHVWLFODVVLFL²EDVWL
pensare tra gli altri alla fortuna in carcere di autori quali Shakespeare,
*HQHWH'H)LOLSSR²SUROLIHUDQRDXWRGUDPPDWXUJLHULHODERUD]LRQL
e riscritture.
Theatre Inside and Outside the Spaces of Reclusion: Discontinuities and
Perspectives
Prison Theatre as Theatre: Companies, Repertoires, Dramaturgies
The contribution examines elements of continuity and discontinuity between the theatre practiced outside prisons with formerly
detained people on probation and the work done within the prison institution. The essay highlights how the theatrical activity that “exits”
the penitentiaries, besides continuing working on the path of social
and professional reintegration of imprisoned citizens, is also a trench
experience that reinvents itself in relation to the problems of the “new
world” beyond the armoured door. The author looks at a theatre that
gets rid of prison considered as a kind of protected space with respect
The essay aims at identifying the characteristics that put prison theatre in relation to theatre tout court. Methodologically, this issue will
be addressed by studying the companies’ arrangement and the work
of the actors. Moreover, it looks at the specificity of the relationship
with the spectators and the analysis of the repertoires starting from
the identification of the choices and recurrences in relation to specific
authors, texts and reference themes. Thereby, particular attention will
be dedicated to the interweaving and interferences concerning dramaturgical writings. Hence, it will be shown how alongside classical
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Sommari
WH[WV²VXFKDVWKHZLGHVSUHDGXVRIDXWKRUVOLNH6KDNHVSHDUH*HQHW
DQG 'H )LOLSSR LQ SULVRQ WKHDWUH SURGXFWLRQV ² VHOIGUDPDWL]DWLRQ
new elaborations and rewriting proliferate.
FaBiola camuti
Affect vs Effect? Riflessioni sulla valutazione dell’impatto del teatro sociale
Il contributo prende in esame le pratiche di valutazione dell’impatto
del teatro sociale a partire dalla messa in discussione della nozione stessa di “impact”. Il saggio guarda al critico e ambiguo ruolo che le attuali
procedure di valutazione delle pratiche artistiche svolgono nel creare
un rischio sempre più concreto di perdita da parte delle pratiche artistiche stesse del loro processo creativo a vantaggio di una logica economica e neolibelista. Nonostante il proliferare di studi nel campo del teatro
sociale, studiosi di teatro e di performance non hanno a oggi dedicato
abbastanza attenzione critica ai modelli valutativi. Allo stesso tempo
la discussione intorno a valutazioni e pratiche basate sulla richiesta di
effetti e risultati “concreti” si fa sempre più presente e necessita di essere
presa in esame anche dal punto di vista della ricerca teatrale.
Affect vs Effect? Some Reflections on the Impact Evaluation of Social
Theatre
This paper sets out to discuss practices of evaluation of the impact
of social theatre starting from the very notion of “impact assessment”.
It underlines the critical and ambivalent role of such way of assessing
artistic practices in shaping the danger of the arts of losing sight of
their own creative process and value by yielding to a neoliberal logic.
The paper highlights how, despite the extensive contributions, theatre
and performance scholars have paid scant attention to the critical appraisal of the models of assessment of the social impact of social theatre practices. At the same time, the discourse around evaluation and
evidence-based analysis is becoming a pressuring one, also in need of
being properly addressed by scholars in the theatre field.
Sommari
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andRea poRcheddu
L’ambiente che arricchisce: il teatro sociale come orizzonte di rinnovamento del tessuto sociale e umano
In questo saggio si intende riflettere sul concetto di “ambiente”
in relazione ad alcune modalità creative e tendenze sceniche in atto,
che possono essere vere e proprie fonti di “arricchimento” individuale e collettivo. Partendo da una veloce analisi storico-critica, legata
all’idea di spazio come elemento drammaturgico, il saggio prende in
oggetto il cosiddetto “teatro sociale”, ovvero quelle forme di creazione
teatrale che nascono in contesti di disagio personale, sociale, ambientale e culturale. In questa ottica, il teatro sociale si rivela un attivatore
di effettivo arricchimento d’ambiente, in una dialettica continua di
reciproca influenza tra “testo” e “contesto”. Assumendo come caso
indicativo le prime regie di Armando Punzo e lo straordinario lavoro
della Compagnia della Fortezza di Volterra, si riflette, anche attraverso la lettura di recensioni, su quanto e come, nell’arco di trent’anni,
sia mutata l’idea di accessibilità dell’istituto di detenzione, rendendolo un “ambiente arricchito”. Una simile prospettiva, inoltre, tocca
anche la relazione tra teatro e periferie delle città: seguendo Richard
Sennett, si afferma che le arti performative e gli spazi teatrali possono
aiutare le città ad aprirsi, a promuovere accoglienza e coinvolgimento
di modelli socio-culturali diversi e innovativi.
The Enriching Environment: Social Theatre as Horizon of Renewal of
the Social and Human Fabric
This essay aims at reflecting on the concept of “environment” in
connection to current creative methodologies and performative tendencies, considering these as real sources of individual and collective
“enrichment”. Starting from a brief historical and critical analysis of
the concept of space as dramaturgical element, the essay takes into
account the so-called “social theatre”, considering with this definition
all those forms of theatrical creation that emerge in contexts of personal, social, environmental and cultural hardship. In this perspective, social theatre works as an activator of real environmental enrichment, in a continuous dialectic of mutual influences between “text”
and “context”. Starting from the first performances by Armando Pun-
18
Sommari
zo at the end of the 80s and the extraordinary work of the Compagnia
della Fortezza of Volterra, the essay reflects on the changes that have
occurred in the last thirty years in relation to the idea of the detention
institution and its accessibility. By also closely examining the reviews
of that time, the paper shows how this has been transformed in an
actual “enriched environment”. It furthermore highlights how this
kind of perspective affects also the relationship between theatre and
city suburbs: following Richard Sennett, performing arts and theatrical spaces are taken into account as phenomena that can help cities
to open up, to promote hospitality and involvement of different and
innovative social-cultural models.
comunicazioni
antonio audino
Oltre il teatro sociale: una nuova visione del corpo nelle arti e nella società
Il teatro che si è sviluppato in questi ultimi vent’anni ha subito una
doppia spinta, da punti opposti ma nella stessa direzione: da una parte artisti di grande levatura sono andati a cercare nei territori del disagio sociale nuova linfa per dar vita a creazioni che fossero più aderenti
alla realtà, dall’altra i gruppi operanti in quegli ambiti, dalla disabilità
alle carceri e all’immigrazione, hanno raggiunto una nuova consapevolezza espressiva. Segno che la questione non riguarda più soltanto
l’area delle attività terapeutiche e di sostegno in certi contesti, ma si
estende a una riflessione più allargata sul corpo nella società e nelle
arti contemporanee, sulla dimensione del limite, della fragilità o del
coraggio nel nostro vivere comune, interrogativi che, in vario modo,
ci riguardano tutti. Nella manifestazione che da due anni si tiene a
Brescia, intitolata Fuorinorma, stiamo tentando di allargare lo spettro visivo, mescolando persone con disabilità e acrobati, incontri sulla
Body Art e performance nate in particolari situazioni di marginalità.
Beyond Social Theatre: A New Vision of the Body in Arts and Society
The theatre of the last twenty years experienced a sort of “double
push” coming from opposite sides but pointing towards the same di-
Sommari
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rection. On the one hand, artists of great stature started looking for
new perspectives in the area of social hardship in order to create forms
of art more adherent to reality. On the other hand, groups already
operating in those contexts, such as disability, prisons, and immigration, reached a new expressive awareness. This demonstrating that
the issue regarding social theatre no longer concerns only the area of
therapeutic activities and support in certain contexts, but it is extended to a broader reflection on the body in society and in contemporary
arts. Furthermore, it involves thoughts on the dimension of limits,
fragility or courage of our common living. It refers to questions that,
in various ways, affect us all. In the event Fuorinorma, that has been
held in Brescia in the last two years, we are trying to widen the visual
spectrum, mixing people with disability and acrobats, including meetings on Body Art and performances created in particular situations of
marginality.
cecilia BaRtoli
Un teatro femminile e straniero a Torpignattara
Il contributo presenta l’esperienza di Narramondi, un laboratorio
teatrale per un gruppo misto di italiane e straniere, gestito a Roma,
nel quartiere di Torpignattara, dal Centro interculturale Miguelim di
Asinitas onluS. Costantemente aperto a nuovi ingressi, il laboratorio
teatrale rappresenta, insieme alla scuola d’italiano, il fulcro e l’enzima
della costruzione comunitaria. Narramondi esce nel quartiere sussurrando fiabe in tutte le lingue durante le feste e poi cresce in veri e
propri percorsi di ricerca artistica di laboratorio teatrale, di narrazione, di teatro di figura, d’ombre, che si mischiano con il canto e con
la danza, costruendo messe in scena in loco o nei teatri romani. Non
ha una conduzione fissa, si avvale di volta in volta di vari maestri.
Oggi il gruppo è impegnato con Emanuela Ponzano alla regia in un
lavoro sulle fiabe femminili di individuazione (concorso MigrArti). Il
contributo sottolinea inoltre riflessioni riguardanti il valore aggiunto
che la pratica teatrale rappresenta nei processi di costruzione comunitaria, il potere evocativo delle fiabe e il ruolo del teatro quale pratica
d’eccellenza per la costruzione di un immaginario multiculturale ed
espressione di comunità meticce.
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Sommari
A Foreigner and Female Theatre in Torpignattara
The contribution introduces the experience of Narramondi, a
theatre workshop for a mixed group of Italian and foreigner women,
managed in Rome, in Torpignattara neighbourhood, by the Miguelim
Intercultural Center of Asinitas onluS. Constantly open to new participants, the theatre laboratory represents, together with the Italian
language school, the fulcrum and enzyme of community construction.
Narramondi goes out in the neighbourhood whispering fairy tales in
all languages during holidays and then grows into the real artistic research paths of a theatrical laboratory, that includes storytelling, puppet theatre, shadows, mixed up with singing and dance, thus building
performances on site or in Roman theatres. The programme does not
have a fixed facilitator, and rather makes use of various practitioners
joining the project from time to time. At the moment, the group is
working with Emanuela Ponzano on a performance about female fairy
tales (MigrArti competition). The contribution also highlights reflections regarding the added value that the theatrical practice represents
in the processes of community construction, the evocative power of
fairy tales and the role of theatre as excellent practice for the construction of the imaginary and expression of multicultural communities.
miScellanea di Studi
emanuele BuRRaFato
Contaminazioni, segni di innovazione, occasioni perdute nelle storie artistiche di Elisabetta Terabust, Amedeo Amodio, Luciana Savignano. Ipotesi e prospettive di indagine critica
Attraverso i casi di studio offerti da artisti di fama internazionale quali Elisabetta Terabust, Amedeo Amodio e Luciana Savignano,
l’articolo suggerisce spunti di riflessione e di indagine per verificare le
modalità di rinnovamento e sperimentazione, spesso complesse, della
coreutica italiana (tanto sotto il profilo tecnico e stilistico, quanto sotto quello del repertorio, nonché delle riforme funzionali) all’interno
delle strutture istituzionali della danza o di spazi autonomi come la
compagnia Aterballetto.
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Contaminations, Innovations and Lost Opportunities in the Artistic Histories of Elisabetta Terabust, Amedeo Amodio, and Luciana Savignano.
Hypothesis and Perspectives for a Critical Inquiry
Through the analysis of renowned case studies, such as Elisabetta
Terabust, Amedeo Amodio, and Luciana Savignano, the essay suggests some reflections and points of inquiry to verify the often complex methods of renewal and experimentation of Italian dance within
institutional structures or independent spaces such as the Aterballetto
company. It does so by taking the phenomena into account both from
a technical and stylistic point of view, as well as from that of the repertoire and functional reforms.
nicola uSula
«Tanto che gl’ascoltanti possino vedere»: azione e gestualità nei libretti
profani di Antonio Draghi
Il testo drammatico per musica del Seicento è spesso l’unico elemento superstite di quella fitta rete di professioni, materiali, spazi e
relazioni che costituivano lo spettacolo d’opera. Solitamente oggetto di analisi di natura linguistica, metrica, drammaturgica e, più in
genere, formale, quello che oggi volgarmente chiamiamo “libretto”
raramente viene preso in considerazione per lo studio del complesso di movimenti e gesti che gli attori-cantanti mettevano in atto sul
palcoscenico per dar vita al dramma. Con tale obiettivo, l’articolo si
concentra sui libretti profani che Antonio Draghi, cantante, poeta
e compositore riminese, diede alle stampe tra il 1661 e il 1669 alla
corte imperiale di Vienna, e li analizza a partire dalle informazioni
che sull’azione scenica questi presentano tanto nelle didascalie quanto nei dialoghi stessi. L’autore offre numerosi esempi attraverso cui
analizza la pregnanza del movimento scenico legato all’interazione
fisica tra i personaggi. Al centro del suo lavoro, tuttavia, emerge anche l’attenzione per la relazione di natura spaziale e gestuale tra gli
attori-cantanti e gli attrezzi di scena, le comparse mute, i ballerini, ma
anche i suoni extramusicali e le macchine sceniche.
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Sommari
«Tanto che gl’ascoltanti possino vedere»: Actions and Gesturality in Antonio Draghi’s Secular Librettos
Librettos are often the only surviving elements of the network
of materials, professions, spaces and relationships that constituted
17th-century opera performance. Scholars tend to subject the extant
dramatic texts to linguistic, metric, dramaturgical and, more generally, formal analysis, but they rarely take them into consideration when
studying the movements and gestures that the actor-singers on stage
deployed to give life to the drama. With this aim, the article focuses
on the secular texts for music by the singer, poet and composer Antonio Draghi, printed between 1661 and 1669 at the imperial court
of Vienna. The librettos are analysed for the first time from the point
of view of their performative elements, starting from the information
retrievable in the stage directions and in the dialogues. To outline the
strong visual and scenic impact of these operas, Usula’s work shows
several examples of the physical interaction between different characters; between the singers and the mute characters, the extra-musical
sounds and the stage machinery.
mateRiali
iSaBella molinaRi
La raccolta manoscritta Intermezzi diversi della Biblioteca nazionale
centrale di Roma. Tracce inedite per la ricostruzione del Carnevale al
Collegio Romano
La raccolta manoscritta Intermezzi diversi della Biblioteca nazionale centrale di Roma (ms. Gesuitico 222) comprende una miscellanea di 32 testi (31 dei quali inediti, 16 adespoti) collocabili tra il XVII
secolo e gli inizi del XVIII. Di questa raccolta vengono ora trascritti
e pubblicati integralmente tre testi, contraddistinti dalla presenza di
maschere e personaggi buffi. Tra gli autori della raccolta vanno annoverati Giovanni Andrea Lorenzani, Girolamo Gigli, Francesco Maria De Luco Sereni, Loreto Mattei, Domenico Giovanni Buonmattei
Pioli e Giuseppe Berneri. Tutti i testi della miscellanea sono riferibili
alle iniziative teatrali del Carnevale al Collegio Romano. Il gesuita
Sommari
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Girolamo Nappi negli Annali del Seminario Romano testimonia la
consuetudine di allestire ogni anno spettacoli che scolari, chierici e
convittori dovevano imparare, provare e recitare davanti al pubblico.
Gli spettacoli prevedevano anche commedie in volgare e scenette introduttive o d’accompagnamento a premiazioni di studenti meritevoli,
composte in vari dialetti, con maschere, personaggi comici e musica: a
queste ultime potrebbero riferirsi gli Intermezzi del ms. Gesuitico 222.
Della raccolta si riporta l’indice completo con relative attribuzioni e,
come indicato, la trascrizione integrale di tre testi.
The Manuscript Collection Intermezzi diversi of the Central National
Library of Rome. Unpublished Tracks for the Reconstruction of the Carnival at the Roman College
The handwritten collection Intermezzi diversi of the National Central Library of Rome includes a miscellany of 32 texts (of these, 31
are unpublished and 16 are anonymous), all dating between the 17th
and early-18th centuries. Three texts from this collection are now
transcribed and published in full. They are characterized by the presence of masks and comic characters. Among the authors stand out:
Giovanni Andrea Lorenzani, Girolamo Gigli, Francesco Maria De
Luco Sereni, Loreto Mattei, Domenico Giovanni Buonmattei Pioli
and Giuseppe Berneri. All the texts refer to the theatrical activities
practiced by students and clerics at the Roman College, mostly inspired by the Carnival. In the Annali del Seminario Romano (Annals
of the Roman Seminary), the Jesuit Girolamo Nappi refers the custom of setting up shows every year, that students, clerics and boarders
had to learn, rehearse, and perform in front of the public. The shows
also included vernacular comedies and short scenes introducing or
accompanying awards for meritorious students, composed in various
dialects, with masks, comic characters and music: the Intermezzi of
ms. Gesuitico 222 could refer to the latter. The contribution includes
the complete index with related attributions and, as indicated, the
complete transcription of three texts.
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Sommari
maRco SolaRi, aleSSandRa Vanzi
Da Venezia a Venezia, intervista a cura di Roberto Ciancarelli e Andrea
Scappa
L’intervista documenta il percorso di avvicinamento al teatro di
Marco Solari e Alessandra Vanzi che culmina con il viaggio a Venezia alla Biennale di Luca Ronconi del 1975. Il contributo dà conto di
quella esperienza e in particolare del lavoro con Grotowski all’isola
di San Giacomo in Palude, che rappresenta uno snodo cruciale nella
loro formazione e un riferimento duraturo della loro storia artistica,
attraverso ricordi e testimonianze che restituiscono aspetti significativi e vicende inedite e sconosciute.
From Venice to Venice, an interview conducted by Roberto Ciancarelli
and Andrea Scappa
The interview documents the journey towards the theatre practice of Marco Solari and Alessandra Vanzi, leading up to the trip to
Venice for Luca Ronconi’s Biennale of 1975. The contribution offers
a precious account of that experience and in particular of the work
conducted with Grotowski on the island of San Giacomo in Palude,
as representative of a crucial turning point in Solari and Vanzi’s novitiate and lasting reference of their artistic history. It does so by highlighting memories and testimonies that shed a light on significant aspects and unknown events.