Micaela Fenoglio
Paolo Gerbaldo
Maurice Mauviel
Anna Maria Riccomi
Cristina Trincherò
Un viaggiatore in Piemonte
nell'età napoleonica:
Aubin Louis M i l l i n (1759-1818)
a cura di
Cristina Trincherò e Sergio Zoppi
ISBN 978-88-89022-49-8
SOMMARIO
© 2010 Scritturapura Editore
© 2011 Scritturapura Casa Editrice, Asti
Tutti i diritti riservati
Impaginazione a cura di LiberLab - Savigliano (Cn)
Premessa
Stampato da Effegi - Savigliano (Cn)
SergiozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB
Z O PPI
Pubblicato con il contributo dell'Università degli Studi di Torino,
Un intellettuale, giornalista e viaggiatore nel Piemonte napoleonico
Dipartimento di Scienze del Linguaggio e Letterature iVloderne e Comparate.
Questo volume è il risultato della ricerca realizzata nell'ambito del Progetto Alfieri
Cristina
T RI N C H ERÒ
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
// Piemonte di ieri per un Piemonte di domani: un paese visto e un paese cantato tra Otto e Novecen.
finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (CRT).
Il Piemonte di Aubin Louis Millin
Micaela
FEN O G LI O
Un particolare ringraziamento va a Carlo Cerrato per il sostegno all'iniziativa editoriale.
Dopo la bufera sullazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIH
route royale: uno sguardo sul territorio piemontese
all'inizio dell'Ottocento
Paolo
G ERBA L D O
vvww.scritturapura.com
Scritturapura Editore
Le antichità del Piemonte nel Voyage di Millin
Anna Maria
RI C C O M I N I
L'uomo e la società del Piemonte nell'analisi di Millin etnologo
Maurice
M A U V I EL
Né io periamo finirò questo mio dire senza nolare cfie di molte cose nostre
con esattezza e con lode, del che dobbiamo avergi,, ed hogi, ,o in nome de' miezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
P' ^ ' '
cilladini pubblica e solenne riconoscenza.
E q u i faccio fine e mi vi raccomando.
'
[.,.]
LE ANTICH ITÀ DEL PIEMO NTE NEL VO YAGE D I M I LLI N
D. S. Nello is.ante che invio alla slampa questa lettera odo, e n'ho dolore che ne^
sati dì il S. Millin morì in Parigi^'.
'
P^^"
Anna Maria
RI CCO M I N I
II 30 agosto 1818, Angelo Pezzana così concludeva la suazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Letiera. Il 14 a
sto 1818 Aubin Louis M i l l i n era morto a Parigi.
«Non le dispiaccia dì mettersi in contatto con de' dotti suoi coirispondenti in
diverse parti d'Italia, come fecero i di M i l l i n e i Sestini di troppa cara rimem-
giacché senza tali rapporti non si p u ò riuscire nell'intento di dire qualche
branza,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
cosa di sodo e di certo», raccomandava Onofrio Bonghi all'archeologo piemontese Giulio C o r d e r ò di Sanquintino, nel 1833'.
Fin dalla preparazione del suo soggiorno italiano del 1811 i l M i l l i n si era
infatti dedicato con particolare cura a riallacciare o intessere antichi e nuovi
rapporti di corrispondenza con g l i esponenti più significativi del mondo culturale piemontese e, giunto a Torino, si affiderà interamente alla cortesia e alla
competenza di Giuseppe Vernazza, che lo a c c o m p a g n e r à nei principali saloni
letterari cittadini, gli faciliterà l'accesso alle gallerie d'arte seminascoste nei
palazzi nobiliari e ai gabinetti privati di antichità, g l i p r o c u r e r à strategici incontri con i colleghi antiquari, ma soprattutto sarà per i l M i l l i n un collaboratore insostituibile nell'opera di recupero e aggiornamento della bibliografia
utile alla stesura del Voyage. Possiamo facilmente immaginare quanta parte,
nella conoscenza del M i l l i n sugli studi antiquari in Piemonte, abbia avuto i l
saggio di Bibliografia
I
Lapidaria
Patria,
elaboralo dal Vernazza nel 1792 e r i -
La lettera è pubblicata in G . GlORcii, Un archeologo piemontese dei pruni
dell'Oitocento.
La viia e l'opera del Cavaliere Giulio Corderò dei Conti di Sanquintino attraverso l'epi-
Ivi. pp. 70-71
stolario, Lucca, Nuova grafica lucchese, 1982, p. 430.
146
147
maslo manoscritio-, un pionieristico e fondamentale contributo alia storia degli
tico, presentando al lettore un quadro ben documentato e completo, per le conoscenze
studi patrii, e di certo un punto di riferimento anche per i l nostro antiquario.
deirept>ca, dei siti archeologici dell'intero territono. Un temtono, è bene ricordarlo,
È evidente, nelle scelte operate dal M i l l i n per la stesura del suozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Voyage, come
tra i più ricchi di monumenti romani (di cui molti in ottimo stalo di conservazione),
la fase di raccolta bibliografica sia stata preliminare e del tutto predominante ri-
ma che fino a tutto il Settecento, per i viaggiatori eruditi, sarà solo un luogo di tran-
spetto alla necessità di organizzare sopralluoghi per un esame autoptico dei siti o
sito, tanto che persino gli appassionati di antic4iità faticheranno a trovare nuovi mo-
dei monumenti, spesso un po' frettolosi e troppe volte, come vedremo, del tutto
tivi di interesse, che non fossero gli ormai noti scavi di Industria e alcune curiosità del
assenti. Si direbbe, anzi, che sia stata proprio l'esistenza, o meno, di un'adeguata
Museo di Tonno.
bibliografia d i riferimento da fornire al lettore a condizionare le selezioni presenti
nel Voyage, a suggerire, in alcuni casi, una particolare enfasi descrittiva e a spiegare, in altri, un silenzio altrimenti incomprensibile.
Principale merito del Voyage del M i l l i n è, forse, proprio quello di avere dimostrato che i l PiemoAle non solo meritava una sosta più prolungata, nel tragilio
verso il Sud, ma che addirittura poteva trasformarsi in una meta di per se stessa
Del resto, gli interessi coltivati dal M i l l i n erano gli stessi che animavano anche
ricca dì teson nascosti.
le ricerche del Vernazza e che a Torino si riflettevano negli studi del Franchi di
Pont, del Napione, dell'abate Tarino e di altri eruditi dell'entourage
di Prospero
Balbo: la ricostruzione filologica dell'antica geografia della regione, la ricerca
linguistica dell'origine dei toponimi, la curiosità per la stona dei luoghi.
Con l'aiuto delle testimonianze degli stonci greci e latini e degli itineraria lardoantichi, desunte in gran parie dagli studi settecenteschi sulla città romane dell'area
subalpina, prime fra tutte le opere di Jacopo Durandi-, il M i l l i n riuscirà a ripercorrere
l'intricata ragnatela di strade, valichi, accampamenti, insediamenti urbani intessuta
dai Romani nella faticosa impresa di penetrazione e assoggettamento del Piemonte an-
In modo sistematico, n e l l ' i n t r o d u r r e la trattazione dì una antica città o
anche solo nel segnalarne le tracce, i l M i l l i n si sforzerà di fornire quante più
informazioni possibili sulle m o d a l i t à di fondazione, sulla storia antica, sulle
origini del nome, e c o s ì , seguendo le principali direttrici che da Torino si estendono quasi a raggiera verso i confini dell'antico Piemonte, s e g n a l e r à la presenza d e l l ' a n t i c a Carreum
romana Clevasium
Potentia,
la moderna C h i e r i (V, l , 367)"*; della
(Chivasso), che aveva restituito una colonna miliare eretta
in onore dell'imperatore Costantino, una notizia che i l M i l l i n deriva dal D u randi (V, I I , 2 ) ' ; dell'antico castrum dì Eporedia
(Ivrea) e delle vicine rovine
dì Bolengo (V, I I , 6-8). Seguono q u i n d i , nel territorio dei Bagienni,
2
Sul manoscritto, conservato alla Biblioteca Reale di Torino, Miscellanea Vemazza 60, v.
A. Gl ACCARl A, zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Le amichila romane del Piemonte nella cultura storico-geografica del Set-
Centallo, che già i l Durandi indicava di origine romana*, e Borgo S. Dalmazzo,
tecento, Cuneo-Vercelli. Società per gli sludi sierici, archeologici ed artistici della Provin-
sul sito dell'antica Pedona, che aveva restituito una celebre ara dedicata a Net-
cia di Cuneo, 1994, p. 8 e L. Li-:vi
tuno, corredata dei nomi e dei luoghi di provenienza dei dedicanti e giudicata,
M O M KI I I AN O .
Giuseppe Vernazza e la nascila della storia
dell'arie in Piemonte, Alba, Fondazione Ferrerò, 2004, pp. 18-21.
.3
i l paese dì
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
a ragione, d i estremo interesse dal nostro antiquario, per la ricostruzione del-
Più volte citati, nelle note del testo, sono gli studi di Jacopo Durandi sulle antichità subalpine:
Dell'antica condizione del Vercellese e dell'antico borgo di Santià. Torino, Fontana, 1766;
Delle antiche città di Pedona. Caburro. Gennanicia e dell 'Augusta de ' Vagienni. Torino, Fonlana, 1769; Del collegio degli antichi cacciatori polleniini in Piemonte e della condizione dei
4
cacciatori sono i Romani. Torino, Fontana. 1 llTi; Il Piemonte Cispadano amico. Torino. Fon-
Cavallermaggiore, Gribaudo.
Sulla colonna miliare, vedi J.
D U RA N O I ,
Della Marca d'Ivrea...,zyxwvutsrqponmlkjihgf
CU., pp, 30-31 e ora L . nni •
l.'Ol . M O e R. Scu cci M ARRA, Storia di Chivas.w e del Chiva.ue.te, I. le Origini, Chivasso.
tana, 1804; Alpi Graie e Pennine ovvero lato settentrionale della Marca d'Ivrea a compimento
148
La cillà romana in Piemonte. Realtà e sim-
2000, pp. 74-79.
-i
TAmatone, il Po per servire alla notizia dell'antico Piemonte transpadano, Torino, Fondella Notizia dell'amico Piemonte Transpadano. Torino, Bernardino Bart)eris,l804.
PA N K K O .
bologia della Forma Urbis nella Cisatpi/ia Occidentale,
tana, 1774; Notizia dell 'amico Piemonte Transpadano... Parte prima o sia la Marca di Torino
altrimenti della d'Italia, Torino. Fontana, 1803; Della Marca d'Ivrea Ira le Alpi, il Ticino.
Sull'antica Carreum Potentia, v. E .
Edizioni Accademia Torino, p. 55, tav. 18.
6
J, D u RAN n i , Delle amiche citià...,
cit., pp.74-75.
149
viaggio tradizionale. Pur con i limiti di uno studioso ancora profondamente legato ad
l'antica geografia del paese (V, I I , 7 4 - 7 5 ) ' ; lungo la via Postumia viene se-
un'antiquaria di tradizione settecentesca e poco a suo agio in un'area di scavo, non
gnalato i l sito corrispondente alla moderna Voghera, la romanazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Forum lulium
Iriensium,
ma che un'iscrizione romana, conservata all'epoca del M i l l i n nella
locale chiesa di S. Benedetto, suggeriva agli antiquari dì chiamare Irla
Augu-
sta (V, I I , 288). Brevi accenni sono quindi riservati ad Hasta ( A s t i ) , città dalle
si può negare al M i l l i n di avere dato una svolta al modo di viaggiare in Piemonte e,
di certo, di avere spalancato lo sguardo dei viaggiaton y i l ricchissimo, e semisconosciuio, patnmonio archeologico dell'intera regione.
fantasiose origini bibliche, che la tradizione popolare faceva addirittura risalire
all'epoca del d i l u v i o , ma che i l M i l l i n riconduce ad una piij probabile origine
romana e infine alla mansio romana di Quadrata,
Susa
presso Crescentino, dove fin
dal Settecento erano stati recuperati numerosi frammenti di iscrizioni e altre antichità (V, l i , 299-300, 306)«.
Tappa consueta nel percorso dei viaggiatori ultramontani diretti aTorino, l'antica
A fare da ponte fra queste rapide segnalazioni si insenscono, naturalmente, le più
città romana offriva ora una sosta ancor più interessante, grazie alle recenti scoperte
articolate descrizioni di quelli che, già all'epoca del M i l l i n , si consideravano i princi-
archeologiche, culminale nel 1802 con il recupero, nei pressi della Porta Savoia, dei
pali centri archeologici del Piemonte romano: Aosta, Susa, Tonno, Industria, Pol-
due torsi loncati, oggi conservati nel Museo di Antichità di Torino. Fin dal loro n-
lenzo, Benevagienna, Acqui Terme, e poi ancora Alba, Tortona, Novara e Vercelli, che
trovamento entrambi i torsi, anche se mutili, non mancarono di suscitare la più viva
qui di seguito esamineremo in dettaglio, seguendo le parole del M i l l i n e secondo l'or-
ammirazione per la qualità di esecuzione dei rilievi e della resa del panneggio, ed è
dine dato nel testo (con l'eccezione di Torino, che verrà discussa per ultima).
noto l'omaggio reso dal Canova che, proprio nel 1802, diretto in Francia, volle .so-
Sono soprattutto questi i luoghi che il M i l l i n intende svelare al lettore appassio-
stare a Torino per ammirare le due sculture da poco recuperate, e sarà proprio per sod-
nato di antichità, su cui si è informato meglio e per i quali può indicare una ricca bi-
disfare ad una nchiesta del celebre scultore che Angelo Boucheron realizzerà i disegni
bliografia; certo, manca nel Voyage l'emozione di una scoperta estemporanea, si
dei due torsi, in seguito utilizzati per la pubblicazione del conte Franchi di Pont: la
fatica a percepire la freschezza e l'attendibilità dell'appunto preso sul campo, del-
dissertazione De'torsi
l'osservazione fatta con i propri occhi, troppo spesso si ha l'impressione che il M i l -
a lungo per il Piemonte l'unica memoria di questa importante scoperta, fino almeno
segusini, letta all'Accademia delle Scienze nel 1805^ rimarrà
lin si sia volentien risparmiato l'incomodo di un sopralluogo faticoso, a vantaggio di
qualche ora in più passata in biblioteca. Un metodo di lavoro di cui non fa mistero
al lettore («mon dessein a été de donner une description de l'Italie, aussi bien qu'un
voyage; d'unir ce que J'ai vu à c e que d'autres ont observé»: V, I I , 384) e che gli consentirà di inserire nella sua descrizione molte più località di quelle visitabili in un
9
G.
FRA N C H I
DI PO N T ,
De' torsi segusini, in «Mémoires de l'Académie Imperiale des
Sciences, Littérature et Beaux-Arts de Turin», X l l l , 1805, pp. 434-509. Un disegno eseguilo dal Boucheron per i torsi di Susa verrà presentato all'Esposizione allestita aTorino nel
I 805 in onore del passaggio di Napoleone: vedi Objets d'arts maniifactures et métiers étalés dans les .salons d'e.iposition honorés de l'auguste présence de LL.MM.
7
Gli attributi tipici del Dio sono qui interpretati dal Millin come elementi del vestiario degli
deux lorses, qui omaieni l'are de Jule Cesar à Suse»); L .
antichi pescatori della zona. Vedi anche J.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
D U K A N O I , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Delle antiche città..., cit.. p. 44. Per
questa stele, conservata oggi al Museo di Antichità di Tonno, vedi
CAND O,
C I L
V, 7850 e
L.
M A R-
Rifle.s.\ioni sul linguaggin figurativo, in Archeologia in Piemonte.2. L'età romana,
LH V I M OM ICÌI. IAN O, /
Mu.iei Uni-
versitari e le spoliazioni, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, 177.Ì-1861, cai. mostra (Tonno mag.-lug. 1980), a cura di E.
C A . ST H I . N U O V O
e M. Rosei,
Torino, Stamperia artistica nazionale, 1980, l,pp. 190-204, in pan. pp. 193-194 e V.
a cura di EA D . , Torino, Allemandi, 1998, pp. 291-358, in part. pp. 326-328, fig. 312.
8
II. et RR. Napo-
léon et Josephine, 1805, pp. 12-13 («dessin représentani deux cuirasses antiques, d'après
N A T A I . K,
Rac-
Le Esposizioni a Torino durante il periodo francese e la Restaurazione, in Arte di corte a
colta di diverse antiche iscrizioni e medaglie epitalamiche ritrovate negli Stati di SS.R.M.
Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice, a cura di S. PI N T O , Torino, Cassa di Rispar-
il Re di Sardegna, Torino, Stamperia Reale. 1781, parte I, pp. 5-6.
mio di Torino, 1987, pp. 249-312, in part. p. 254.
Le iscrizioni antiche rinvenute presso Quadrata erano state pubblicate da
150
E. D K L K V I S ,
151
al ritomo dei torsi da Parigi, dove erano stati trasportati nel 1803 e presto integrati co
«Ce monument est peu visite par les voyageurs, parce q u ' o n ne le voit point
due teste non pertinenti, una addirittura con le Fattezze di Napoleone'", testimonianz
(je la rue», annotava ancora i l M i l l i n nel 1816, ma già qualche anno pii:i tardi as-
eloquente dell'alto pregio in cui erano tenute le sculture segusine.
sistiamo agli sforzi dei viaggiatori pìù informati, costretti a percorre tutta Susa
Anche il M i l l i n , che avrà avuto modo di esaminare personalmente i torsi a Pa
per scovare, seminascosti nel verde di un giardino, g l i imponenti resti del mo-
rigi, non si sottrae al coro di elogi, e di certo le parole di ammirazione delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Voyage
numento, «le premier, et presques le dernier monument compiei de l'antiquité
(«ces torses soni d'un travail très-remarquable pour les cuirasses qui peuvent souf
que l'on trouve en Italie, avant d'arriver à R o m e » , secondo le parole ammirate
frir la comparaison avec tout ce qu'on connoit de plus beau en ce genre») devono
di Lady M o r g a n " .
aver contribuito a risvegliare l'interesse dei viaggiatori verso l'illustre passato
La considerazione, velatamente critica, del M i l l i n sul generale disinteresse
della città. Non tutti, certo, seguiranno il suo esempio fermandosi a Susa per ben
verso l'arco non faceva che accrescere i l valore della lunga e circostanziata de-
tre g i o r n i " , ma sembra di poter registrare, nei diari di viaggio posteriori al no-
scrizione presente invece nel Voyage, ma in alcun modo poteva riferirsi al-
stro, una maggiore attenzione per i monumenti romani superstiti, a cominciare
Topera dei tanti addetti ai lavori che da decenni si confrontavano con i
d a l l ' A r c o in onore di Augusto, da sempre visibile, ma in posizione troppo defi-
problemi di interpretazione del monumento e di decifrazione dell'iscrizione
lata per costituire una meta del viaggio verso Torino. In effetti, un imbarazzante
sull'attico. Fino agli ultimi anni del Settecento le curiosità di storici e antiquari
silenzio sul monumento si incontra non di rado nelle pagine dei diari o delle guide
si erano infatti concentrate sui problemi di lettura dell'epigrafe dedicatoria,
di viaggio tardo-settecenteschi, e se la Guide d'Italie
(ed. 1775), l'abate Coyer
nel tentativo di recuperare un importante capitolo di storia locale e smentire le
(1776), il barone de Krudener (1786), l'Eyrard (1787) non lo menzionano nep-
tante voci (a volte anche autorevoli) che fin dal Seicento avevano confuso que-
pure, ben poco aggiungono il Cochin o il Creuze de Lesser, che probabilmente non
sta iscrizione con quella del Trofeo di Augusto a La Turbie''': è noto, e lo r i -
si spinsero neppure ad esaminare l ' A r c o ' ' .
corda anche i l M i l l i n , che fu Scipione Maffei ad aprire la strada verso la
corretta interpretazione dell'epigrafe e a fornire, nella sua Istoria
IO .Sulle vicende relative alla scoperta dei due torsi e al loro trasporto, da parte delle truppe tran-
diplomatica,
una prima immagine discretamente affidabile dell'architettura e dei rilievi del
cesi, a Parigi, da dove rientreranno a Torino nel 1816, vedizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
La Pana del Paradiso. Un reslauro a Susa, a cura di L .zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
M A R C A N D O in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica dei
Piemonte. Monografie», 2, 1993, pp. 74-78; L .
cit., p. 32 e ora E.
M ICHHI. HTTO,
pines», XV, 1983, pp. 215-42, in part. p. 225, nn. 7 e 11. Le eleganti proporzioni dell'arco
iuseppe Vernazza...,
non erano, tuttavia, sfuggite all'occhio esperto di Charles Perder, sceso in Italia nell'otto-
/ / patrimonio arclieologico. in Napoleone e il Piemonte. Ca-
bre del 1786 in compagnia degli architetti Foniaine e Bemler, tanto che gli appunti del viag-
LKV I M O M KÌ LI A N O ,
C
polavori ritrovati, a cura di B. C M . I H N T O , Savigliano, L'Artistica. 2005, pp. 13,')-144.
gio in Italia ci conservano una delle più lusinghiere descrizioni del monumenio: «ce
I I Scrivendo al Vemazza nell'ottobre del 1816, il Millin dirà infatti: «j'ai passe troisjours à Suse»
monument, très bien conserve et d'un superbe lon, fait grand plaisir. L'échelle esl assez
(Torino, Accademia delle Scienze, Carteggio Vemazza-Millin, n. 10217). Il Millin. che alla
grande et c'esi le premier monument antique un peu pur que nous ayont vu sur la roule. La
data di pubblicazione del Voyage collocherà correttamente i torsi a Torino (V, I, 115), avrà modo
manière dont il est situé fait plaisir et ajoute beaucoup de respecl qu'on esl porte à voir nalurellement pour l'antique [...]: vedi L .
di vedere di persona le sculture segusine a Parigi e di apprezzarne la qualità di esecuzione.
12 «On doit y voir un are de triomphe antique. Les notes faites sur ce monument ont été perdues: c'est pourquoi nous passerons à Turin», annoterà nel 1769 il Cochin. mentre nel 1806
il Creuze de Lesser dedicherà a Susa queste poche parole: «Suse n'a rien de remarquable
qu'un antique are de triomphe souvent décrit» (citati in R.
C H H V A LI . I KR,
Suse vuespar les guides et récits de voyage de langue franfaise,
térieur du ma.ssifalpin de la préhistoire
à la fin de l'antiquité,
Les antiquités
de
in Le peuplement de l'in-
Actes du III colloque sur les
Alpes dans l'Antiquité (Aoste 10-12 ,sept. 1982), in «Bulletin d'Études prehistoriques al-
152
iaine, Perderei
Bernierd'après
M O KH I , D ' A RI . KU X ,
Les voyages en Italie de Fon-
leurs carneisde notes, in «Bulletin de la Société d'histoire
de l'art tran(;ais», L I X , 1934, pp. 88-103, in part. p. 95.
13 L'Italie par Lady Morgan, Paris, chez Pierre Dufart, 1821,1, p. 61, citato in R.
Les antiquités...,
C H H V A LI . I KR,
cit., p. 236. L a difficoltà a trovare l'Arco è testimoniata anche dall'Orti,
che, nel suo diario del 1819, annotava: «per giungervi ci si fece correre tutta Susa» (vedi R.
C H H V A LI . I KR,
14 R.
Les antiquités...,
C H H V A LI . I KR,
Les antiquités...,
cit., p. 238).
cit., pp. 221-222.
153
fregio («la parte più erudita e bella d e l l ' a r c o » ) ' - . M a a parte questa lodevole
celebrativo dell'alleanza stipulata tra il re Cozio e Roma (erroneamente ritenuto
iniziativa del Maffei, ripresa verso la m e t à del secolo dall'architetto Masazza,
dal M i l l i n la porta principale della città); fuga poi il campo dalle suggestive,
b i s o g n e r à attendere ancora diversi anni prima che g l i elementi scultorei del
ma ben poco documentate, ipotesi del Franchi di Pont, che vedeva nei due ce-
fregio ottengano i l grado di attenzione riservato fino a quel momento ai dati
lebri torsi loricati le statue di Cozio e di Agrippa, immaginate a coronamento
epigrafici"': «si distinguono ancora un altare antico con sacrificatori, tibicini,
del fastigio dell'arco, andato irrimediabilmente perduto-". I l M i l l i n è ben consa-
vittime, uomini a cavallo che precedono una marcia trionfale», annotava nel
pevole del valore scientifico della sua analisi e non manca di ricordarlo anche
1766 l ' a b b é Richard a proposito del « b a s s o r i l i e v o di bella e s e c u z i o n e » , e una
al lettore («ielle est, du reste, l'e.xplicalion que je crois pouvoir donner de ces
simile lettura («il y a dans le frise un bas-relief où l ' o n distingue encore un
bas-reliefs dont on n'a presque rien dit. Ceux qui oni é t u d i é l'are de Suze, ne
autel antique, des sacrificateurs, et tous les appareils d'un sacrifice») si poteva
se soni o c c u p é s que de l'architecture ou de l ' i n s c r i p t i o n » ) , ma l'abitudine a
leggere nelzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Dictionnaire
historique et géographique
portati/de
l'Italie, del
guardare l'arco da lontano e con occhi un po' distratti riproporrà ancora a lungo
I 7 7 5 " . Sarà p e r ò solo i l M i l l i n , nel suo Voyage, a dare, finalmente, una lettura
i vecchi errori, e cosi ancora per tutta la met à del secolo quello di Susa rimarrà
completa e sostanzialmente corretta delle singole figure del f r e g i o ' ^ dando
nei diari di viaggio, nelle guide, e persino nei dizionari un 'arco di trionfo'.
prova di una efficace c a p a c i t à di sintesi e di analisi critica dell'abbondante let-
Non trova, per fortuna, alcun favore nelle pagine del M i l l i n il bizzarro pro-
teratura sull'argomento, aggiornata agli studi d e l l ' A l b a n i s Beaumont, del Fran-
getto formulato dal Maffei per far fronte ai problemi di restauro e di conser-
chi di Pont o di quelli, all'epoca ancora inedili, del Galeani Napione'''. Senza
vazione del monumento, aggravali, a suo vedere, dalla collocazione in un luogo
abbandonarsi al rischio di giudizi troppo soggettivi e poco circostanziati sulla
così periferico e poco controllato («non passando più per quel sito la via co-
qualità artistica dei r i l i e v i , il M i l l i n cerca soprattutto di chiarire la funzione
mune e maestra, resta il b e l l ' a r c a quasi occultato e p e r d u t o » ) : fin dal 1727 il
d e l l ' A r c o , provando a collegare in stretta connessione logica i l senso del-
Maffei aveva proposto di smontare interamente l'arco per ricostruirlo a Torino,
l'iscrizione dedicatoria con le scene del rilievo: è i l p r i m o così a capire che
un'idea forse un po' azzardala già per l'epoca, ma non isolata nel panorama di
non si tratta affatto di un arco trionfale («cet are ne doit donc pas conserver le
interventi settecenteschi sui monumenti antichi, e forse in parte giustificata
nom de triomphal
dalla convinzione di una estrema facilità di smontaggio e rimontaggio dei bloc-
qui lui a été c o m m u n é m e n t d o n n e » ) , ma di un monumento
chi lapidei-'. Stupisce invece di trovare questo progetto riproposto, con entusiasmo, un secolo più tardi nelle guide del Paroletti: « m a quale non solo
I !i L .zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
M K R C A N O O , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Scipione Maffei e l'Arco di Suxa. in Scipione Maffei nell'Europa del Sellecento. Atti del Convegno (Verona 23-25 sett. 1996), a cura di G . P . R O M A C N A N I . Verona,
Cierre edizioni. 1998, pp. 699-720.
16 Con l'eccezione del Theairum siaiuuin ... Sabaudiae. edito ad Amsterdam nel 1682. che for-
slato e posto sul piano, dove s'apre lo stradone Reale di R i v o l i ! » " . I l Paroletti
non aveva tardato a criticare la nuova collocazione (al Museo di A n t i c h i t à di
nisce la più dettagliata descrizione dell'Arco fino all'epoca del Millin: il rilievo del fregio
Torino) delle due celebri statue segusine, una sistemazione a suo avviso del
viene interpretato come una scena di sacrifìcio agli Dei per commemorare le vittorie di Au-
tutto avulsa dal contesto archeologico di appartenenza e che aveva privato il na-
gusto (v.
17 R.
R. C H K V A I . I . I H R.
C H H V A LI . I KR.
Le.i aniiquilés....
Le.s aniiquiiés....
cit.. pp. 219 e 239-240).
cit., pp. 219, 226 e 239.
18 Come già notato da Chevallier, Le.i aniiquilés....
19
stupendo, ma straordinario prospetto non offrirebbe in oggi l ' A r c o di Susa tra-
J . F.
Ai.HANis
BH A U M O N T ,
cit., p. 220.
20
G . F R A N C H I D I PO N T ,
De'
21
Vedi L .
Della iscrizione e de! bassi rilievi dell'arco di Su.sa. in
22
Descripiion des Alpes Crecques et Coiiiennes ou tableau histori-
que et staiislique de la Savoie. Paris, Editore, 1806.1. pp. 264-280;
torsi.... cil.,
G . F . G A L H A N I N A I ' I O N K,
G , F R A N C H I D I PO N T .
«Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino», X X X , 1826.
154
M H KCAN O O ,
M . PA RO I . H T T I ,
De'torsi...,
cit., pp. 467-481.
Scipione...,
cit., pp. 710-71 1.
Viaggio romantico-pittorico delle province occidentali dell'antica e moderna
Italia, Savigliano, Edizioni d'arte L'art, 1982 [ed. orig. Torino 1824], pp. 69-70.
155
scente museo locale dei pezzi piij s i g n i f i c a t i v i - ^ ma di fronte alle potenzialità
del I sec. d . C , ma è anche probabile che, al momento del reimpiego nella chiesa, tali
scenografiche che i l trasferimento dell'arco poteva garantire alla città di Torino
immagini siano state investite di una nuova simbologia, ed ecco allora che l'inter-
(«il donnerait à la v i l l e de Turin un air de m a j e s t é inexprimable»)^'', ecco che
pretazione proposta dal M i l l i n , che vedeva nella scena di caccia «un e m b l é m e des
questa impresa, degna dei magniloquenti trionfalismi della passata età napo-
persécutions auxquelles les fidèles sont expose's» e riconosceva, nei delfini, la con-
leonica, sembra trovare una sua legittimità, e solo gli scrupoli di un uomo del
sueta immagine cristiana del pesce, sembra in partg colpire nel segno; così, di fronte
suo tempo spingeranno i l Paroletti a suggerire un'alternativa, se necessario
al riquadro inferiore con scene bibliche, interamente scolpite in età medievale (e oggi
meno dannosa per i l monumento: «e qualora non fosse retto pensamento di to-
interpretate come Adamo ed Eva accanto all'albero dell'Eden e l'agnello pasquale,
gliere dalla vetusta sua sede i l romano edificio, non si potrebbe forse innal-
simbolo per il M i l l i n «de la patience et de la résignation»), il nostro antiquano, pur
zarne un c o n s i m i l e in tutte le numerate sue parti? E r i p o r v i una iscrizione
non azzardando alcuna precisa datazione, non mancherà di osservare lo scarto cro-
analoga ai tempi in cui v i v i a m o ? » " .
nologico tra le due parti della stele. Un'analisi iconologica e stilistica per molti versi
.scorretta, ma di certo precoce (se non addirittuta la prima) per questo monumento, e
Partito da Susa, il M i l l i n non si lascerà sfuggire la stele romana murata sopra la
dunque per questo degna di essere segnalata.
porta meridionale della Sagra di S. Michele^*, un interessante reimpiego con tracce
di rilavorazione: armato di una scala riuscirà a copiare (non senza errori) l'iscrizione
Aosta
funeraria dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Suriiis Clemens, già pubblicata negli Excursus litteraril del padre Zaccaria" (con l'errata provenienza da Susa) e, incuriosito dai tanti simboli che circon-
davano lo specchio epigrafico, ne tenterà un'esegesi in chiave cristiana.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
I delfini o la
Nulla resta, nelle pagine del M j l l i n , dello sbalordito stupore, del senso di i m scena del leone che caccia il cervo rientrano nel tradizionale repertorio funerario pa-
potenza, del fremito d'emozione per uno spettacolo immenso e sublime, tanto
gano e sono dunque pertinenti al monumento romano, databile alla seconda metà
cari agli arditi viaggiatori che, sempre piij numerosi, sceglievano di percorrere le
impervie allure della Valle d'Aosta. Già dalla metà del X V I I l secolo l'immagine
23
«Dell'anticazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Segusium poche sono le vestigia che restano, tranne l'arco e quelle, che celate
della Valle si era andata rinnovando nell'immaginario dei viaggiatori, soprattutto
nei muri o nascoste sotterra si vanno scuoprendo; cose di cui si fa raccolta al Seminario Ve-
stranieri, e ben presto il fascino pittoresco dei paesaggi alpini, la maestosa impo-
scovile, nel quale è danno non splendano i due torsi loricati» scriveva infatti il Paroletti nel
nenza dei ghiacciai perenni divennero un'attrattiva ben più forte delle pur nume-
1824 (M.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
PAKOi.t- .TTi, Viaggio.... cit.. p. 72).
24
M.
PA K O I . H T T I ,
Turin à la portée de l'éiranger
ou De.uripiion
de.s palai.s. édifices ei monu-
rose vestigia di antichità disseminate nella regione.
«Se noi la sola Roma eccettuar vorremo, da verun'altra città d'Italia monu-
men.s de .uience et d'ari. Tunn. chez les Frères Reycend. I 826, p. 321.
Viaggio..., cil.. p. 70. Il Paroletti proponeva poi di contrapporre all'Arco di
menti più cospicui di quelli d'Aosta non ci vengono infallibilmente rappresen-
Susa. simbolo del glorioso passato romano della regione, un «superbo monumento egizio,
tati...» scriveva, nel 1751, Vitaliano Donati, probabilmente, come è stato notato-"*,
2.'i M.
PA K O I . H T T I .
come un segno evidente dei tesori di antichità egiziani che la città conserva», da collocarsi dalla
parte opposta della città, sulla antica vìa d'Italie (M.
26
27
L.
M H R C A N D O / G . PA C I ,
PA RO I . H T T I ,
Turin..., cit.. pp. 321-322).
Siele romane in Piemonte (Accademia Nazionale dei Lincei, Mo-
28
M. CUAZ,
Ao.sia. Progetto per una .storia della città, Aosta, Musumeci, 1987, p. 310. Le O.s-
numenti antichi, LVII), Roma. G . Bretschneider. 1998. p. 226, n. 1,53, tav. C X I I . Per l'iscri-
.servazioni di .storia naturale... nel .suo viaggio di Savoia ed Ao.sta nella .scorsa eslate del 1751,
zione vedi C I L V, 7219.
compilate nel 1751 da Vitaliano Donati, si conservano manoscritte nell'Archivio di Stato di
FA.
Z A C C A RI A ,
Excursu.s lilterariiper lialiam ab anno 1742 adannum 1752, Venetiis. ex Re-
mondiniano typographio. 1754, I, p. 51. Sul reimpiego di questa stele v. C .
M A RI T A N < X / /
riuso dell'antico nel Piemonte medie^'ale, Pisa. Edizioni della Normale, 2008, p. 109, fig. 52.
156
Torino: il testo è integralmente edito in Vitaliano Donati. Viaggio mineralogico nelle Alpi Occidentali. Valle di Su.sa, Maurienne, Tarentai.se. Valle d'Ao.sia e Faucigny. nell'estate 1751. a
cura di G . SC A LV A , Bologna, Composilori, 2001, pp. 50-125 (per Aosta, vedi pp. 102-103).
157
dalla lettura della recente opera del Durandi, Alpi Gioie e Pennine..., cht dava per
uno degli ultimi viaggiatori delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Grand Tour ad apprezzare la città di Aosta più
per i suoi monumenti antichi che per le bellezze paesaggistiche: se Goethe ve-
sicure queste sole cifre («le cifre numeriche ancora visibili sono X X X , le corrose
deva nel Monte Bianco l'immagine suprema della Natura^"*, non pochi saranno i
e incerte si supplirono per alcuni a capriccio»)^' e, proprio come il nostro viag-
viaggiatori attirati in queste valli unicamente dal fascino aspro e selvaggio delle
giatore, non faceva alcuna menzione del vicino arco intagliato nella roccia.
Sarà solo all'aprirsi del nuovo secolo, dopo l'attraversamento della valle da
A l p i , veri e propri pionieri del nascente alpinismo, che proprio nel corso dell'Ot-
parte di Napoleone, che nei diari di viaggio si cominceranno a registrare i primi,
tocento vedrà la sua piena affermazione come disciplina autonoma'".
L'attenzione che il M i l l i n dedica ai principali centri della Valle sarà quasi tutta
timidi, accenni alle bellezze naturali e monumentali dei centri valdostani, ma solo
rivolta ai monumenti storici, alle tracce, che qui si ergono ancora in tutta la loro
nei decenni successivi le superbe vestigia romane e le imponenti fortezze medie-
imponenza, dell'ardua ma capillare impresa di romanizzazione del territorio, un
vali riusciranno a rivelarsi agli occhi ammirati di un pubblico ormai numeroso.
tempo abitato dal fiero popolo dei Salassi. A chi intendeva percorrere la valle, in
Le pur rapide annotazioni del M i l l i n sulla Valle d'Aosta risultano per questo
direzione di Aosta, il M i l l i n segnalava il miliario romano di Donnaz, su cui, a suo
motivo ancor piij preziose per ricostruire il quadro di conoscenze e la percezione
dire, si leggeva ancora la cifra X X X , mentre solo un breve e confuso accenno è
che il viaggiatore colto aveva, ai primi anni dell'Ottocento, di un territorio ricco
riservato alla celebre strada tagliata nella roccia e all'arco di passaggio (una sem-
di storia, ma ancora in gran parte da scoprire.
Dopo un breve accenno ai siti di Arnaz e di Verrez, le romane Arnadium e Vi-
plice «caverne», per il M i l l i n ) , frutto degli straordinari raggiungimenti dell'inge-
e una lunga digressione storica sui Salassi, ispirata alle pagine del Du-
gneria romana, che solo pochi anni prima aveva spinto il Breton a parlare di
iricium,
'admirable chef-d'oeuvre', in una lunga e appassionata descrizione di quest'opera
randi'''', i l M i l l i n si affretta a giungere ad Aosta, la romana Augusta Praetoria,
anonima e popolarmente attribuita al genio di Annibale". Viene, ancora una volta,
centro di maggiore interesse storico-artistico: con l'eccezione (degna di menzione,
da chiedersi, se il M i l l i n si sia davvero fermato a Donnaz o se invece, forse infa-
a questa data) degli elementi gotici della cattedrale, l'attenzione quasi esclusiva
stidito dalle sciocche e infondate dicerie sulla presunta iscrizione antica dell'arco
del nostro viaggiatore è per i monumenti antichi della città, dai resti del ponte ro-
il
che avrebbe indicato il Transitus HannibaUs^^\a preferito affidarsi per le sue
mano sul torrente Buthier, che lo stupiscono per l'enorme grandezza delle pietre,
informazioni alle (scarse) guide antiquarie allora disponibili. La sicurezza con
alle torri delle mura di cinta, alla Porta Pretoria, già per metà interrata, che i l M i l -
cui riporta il numero X X X del miliario romano, un numero, per la verità, poco leg-
lin identificava con l'accesso occidentale, cui si contrapponeva, ad oriente, l ' A r c o
gibile e da diverse fonti riferito con qualche incertezza, gli deriva probabilmente
di Augusto. Mal conosciuto e confuso, nel tempo, con l'Arco di Susa e persino con
il Trofeo di L a T u r b i e " , sarà proprio l ' A r c o di Augusto a meritarsi una nota di ap-
29
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
M. C U A Z , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Aosia... cit, pp. SIO-.II I.
^0 Vedi il saggio di IVIicaela Fenoglio in questo volume.
J. D uKAND i,
.., cil.. pp.
63- 64.
Per le descrizioni dell'arco e del miliario di Donnaz da parte
32
«HannibaI n'avoil pas besoin de songer à instruire la postérité du lieu par lequel il s'étoit
de langue frcm(,aise, in
ouvert le chemin de l'Italie, et d'ailleurs s'il eùt place là une inscription, elle auroil été en
de l'Italie ancienne (Biblioteca del viaggio in Italia. Studi, 1 7 ) , Genève, Slalkine, 1 9 8 4 , in part.
langue punique», scriveva il Millin (V, II, 1 0 ) a proposito di questa iscrizione, che giudicava
p.
un'evidente aggiunta moderna all'arco, anche se non più esistente ai suoi giorni. Su questa
rio pareva «mancante di qualche cifra», mentre alcuni anni più tardi Carlo Prornis leggeva la
1803,
pp.
dei viaggiatori francesi, vedi
J.B.J,
BK H T O N ,
Vnyage en Piémont. Paris, chez Brion,
33
3 I
30- 32.
affermava di avere visto ormai molto frammentaria, vedi
Nel
1824
e
R. C H KV A I . I . I H R,
Les antiquités du Val d'Aoste vues par les voyageurs
Iter Italicum. Les voyageursfran(;ois à la découverte
il Paroletti {Viaggio.. .,cA., pp.
cifra corretta di X X X V I miglia romane (C.
iscrizione, posta dentro o sopra l'arco di Donnaz, ncordata da molti scrittori e che il De Tillier, nel
229.
E.
R. CH H V AUI . I H K,
27- 28)
PKO M I S,
segnalava che la cifra X X X del milia-
Le antichità...,
cit., pp. 9 0 e
9 6 ).
Le an-
34
J. D U R A N D I , . ,
lichità di Ansia. Augusta Praetoria Salas.sorum. Misurate, di.segnale. illustrate, Torino,
35
Come ricorda anche il D U R A N D I , / ( / p i . . . , cil., p. 4 1 ; sulle interpretazioni date dell'arco dagli
1737,
Stamperia Reale. 1 8 6 2 . pp. 51-59.
C . PR O M I S,
cil.
studiosi di cultura francese, vedi
158
R. C H H V A L I . I K R ,
159
Les antiquités...,
cil., p.
219.
prezzamento estetico per le sue torme sobrie ma eleganti, giudicate « d ' u n style
Diffìcile dire quanto i l M i l l i n fosse riuscilo a districarsi in questo balletto di
plus simple et plus noble» di quello segusino: i l M i l l i n dimostra di essere perfet-
attribuzioni, ma, forte delle notizie desunte dalie memorie dì viaggio della scrit-
tamente in grado di comprendere il valore intrinseco di un monumento antico,
trice danese Friederike Brun"*, ci ha lasciato un'accurata descrizione dei ruderi
persino se privato degli elementi documentari (iscrizioni, rivestimenti marmorei,
ancora visibili entro i l recinto del convento (che luì chiama 'des Augusiines'),
arredo scultoreo), utili a ricostruirne il contesto storico e la funzione; e forse, una
e dunque pertinenti all'anfiteatro, mentre trascura persino dì menzionare l'esi-
qualche parte, in questo giudizio, l'avrà avuta la bella incisione dell'arco inserita
stenza dì un teatro'"'. Frammenti di colonne corinzie, dì fregi e architravi mar-
dal Piranesi inzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Alcune vedute di archi trionfali ed altri monumenti innalzati da'
morei sparsi ovunque stavano a documentare, per il M i l l i n ,
Romani, opera giovanile edita nel 1748.
magnificenza dell'edificio, così come i resti « d ' u n e ancienne salle à demi-con-
Confusi gli uni con gli altri nmasero a lungo anche gli avanzi del Teatro e del vi-
l'originaria
servée qui est d é c o r é e de colonnes c o r i n t h i e n n e s » (parte della frons scaena, ar-
cino Anfiteatro, e le fonti utilizzate dal M i l l i n non sembrano fare eccezione: ancora
chitravata su colonne corinzie, o della porticus
ben leggibile, con l'impc^nente muro di contenimento della cavea, il teatro venne dap-
sotterranei, su cui insistevano le cantine del convento, disposti a semicerchio e
post scaenam'ì)
e g l i ambienii
prima interpretato come palazzo imperiale (così ancora lo spiegava il De Tillier),
spiegati dal M i l l i n come depositi per le bestie feroci (V, I I , lo)*'. Non è chiaro
quindi si preferì associarlo ai resti dell'anfiteatro, semisepolto nell'orto del convento
se con «les trois arcs d é c o r é s des pìlastres», tangenti l'arena e che sembravano
di S. Catenna, o addirittura a quelli di un circo, così che le alte arcate della facciala
servire da accesso a l l ' e d i f i c i o , i l M i l l i n intendesse riferirsi alle arcate in bu-
meridionale divennero, nell'interpretazione degli antiquari, i passaggi di accesso al-
gnato scandite da semicolonne, pertinenti al perimetro esterno dell'Anfiteatro
l'arena-^. Per il Durandi le rovine affioranti nell'orto di S. Caterina erano pertinenti al
e riportate completamente in luce nel corso dell'Ottocento, o se invece, caduto
Teatro ed alcuni anni piij tardi il Paroletti, ad illustrazione degli avanzi dell'anfiteatro
anch'egli nell'errore di tanti, avesse confuso le arcate del Teatro con l'accesso
(ormai correttamente localizzati nell'orto delle monache) pubblicherà una veduta del
monumentale all'Anfiteatro.
muro del Teatro, errore ancora ripetuto intomo al 1830 da Clemente Rovere".
Quasi a giustificare una certa difficoltà a collocare ogni cosa al suo posto,
il M i l l i n ricorda al lettore l'estrema f r a m m e n t a r i e t à dei monumenti antichi dì
3bzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Ancora nel 1737 il De Tillier scambiava il Teatro per il «Paiaìs de l'Empereurdes Romains»
e se già nel 1751 il Donati avanzava l'ipotesi cfie si trattasse in realtà di un grandioso teatro, sarà solo nel 1833, ad opera del canonico Jean-Antoine Gal, che si arriverà a parlare ufficialmente di 'teatro', interpretazione presto confermata dagli scavi del monumento condotti
Aosta («s es monumens antiques ne son plus que des r u i n e s » ) , ma cerio non è
da scartare l'ipotesi del Promis, critico feroce del nostro antiquario, colpevole,
a suo giudizio, di parlare di cose mai viste: «questi parlando nel suo viaggio
delle a n t i c h i t à d'Aosta, cadde in tali e tanti errori da ben dimostrare che le padal Promis a partire dal 1838 (vedi E.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
PA N H I Ì O , la città....
cit., pp. 153-170). L'interpretazione
dei resti del teatro come quelli di un grandioso circo si deve al conte F. Mouxy De Loche,
role sue sono tratte da pochi e cattivi libri a n z i c h é dall'esame dei monumenti
che nel 1819 aveva letto all'Accademia delle Scienze di Tonno una n:iemoria sull'antica
medesimi»"".
città di Aosta: nella sua ricostruzione, l'alto muro del teatro sarebbe stato il pndiiim del
circo, destinato ad ospitare gli spettatori più importanti e i giudici delle gare, mentre le strutture semicircolari pertinenti alla cavea erano interpretate come avanzi dei carcere.^ per le
fiere (F.
M O U X Y D K LO CH K.
Cile, e Origine de la cilé d'Ansie. Deuxième
mèmnire.
PA R O I . K T I I ,
SK R T O U I O L O M I I A R D I ,
questa una delle principali fonti citale dal Millin in relazione ai monumenti antichi di Aosta.
39 Come, del resto, fa il Breton.
40 Lo scavo dell'Antiteatro fatto in seguilo dal Promis escluderà l'esistenza di ambienti destiViaggio...,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
C\ {.. K I , p. 33. tav. VII e. per la ve-
Torino, Reale Mutua. 1978. n, 2965.
160
Episoden aus Reisen durch das sUdliche Deut.schland, die Westliche Schweiz, Genf
in « M e m o n e della Reale Accademia
duta dì Clemente Rovere, // Piemonte anticn e moderno delineato e descritto da Clemente
Rovere, a cura di C .
BR U N .
und Italien in den Jahren 1801. 1802. ISO.l 1805 und 1807, Zurich, Orell Fussii, 1809: è
delle Scienze di Torino», X X V , 1820, pp. 27-44 e 45-64, in part. pp. 59-61).
37 J. D u RAN n i ./t;p(...,cit.. p. 40; M.
38 F.
sur la
Premier mémoire .sur la Vallèe d'Ansie, el peculièrement
nali alle fiere (C.
41
C.
PRI Ì M I S,
PR O M I S,
Le antichità...,
Le antichità...,
cil., p. 168).
cit., p. 9.
161
Non
cordano i suoi monumenti, sia per quanto presentano i frantumi di lapidi, statue, uten-
c ' è dubbio, comunque si vogliano valutare le parole del M i l l i n , che al
sili e medaglie che nei luoghi sotterranei si vanno scoprendo (...]. Delle lame cillà
principio dell'Ottocento lo stato delle rovine doveva essere ulteriormente aggra-
d'Italia, non ve n'ha forse alcuna, salvo Napoli e Roma, che meglio della città d'Ao-
vato dalle continue e caotiche esplorazioni del terreno che, ogni giorno, a detta del
sta n'offra le impronte della Ialina grandezza''\
nostro antiquario, riportavano in luce frammenti di lucerne, utensili, monete e
altre antichità; raccontava il Durandi, solo pochi anni prima, che «nel 1711 erasi
cominciato nella città uno scavo, e vi si discopersero muraglie e volte antiche, e
Bene Vagienna
bassirilievi, ed anticaglie di pii^i maniere, e un buon numero di rare monete, ma nel
meglio s'interruppe l'opera né più si ripigliò»"- e ancora nel 181911 conte Mouxy
De-
Loche denunciava la scomparsa, pressoché quotidiana, dì mtìnete, iscrizioni,
vasi antichi e altre antichità, affioranti senza sforzo da un terreno così ricco di
memorie storiche"".
Importante frutto delle indagini settecentesche furono le tante iscrizioni sepolcrali e onorarie (alcune dedicate ad Augusto o a membri della sua famiglia),
ricordate anche dal M i l l i n e rimaste a lungo murate nei prospetti delle chiese o
nelle case private della città, mentre da tempo scomparsa, all'epoca del nostro
viaggiatore (V, I I , 16-17), era l'epigrafe (segnalata dal solo Muratori) che recava
Davvero ben poco si conosceva, ai tempi del M i l l i n , dell'antica Augusta Bagiennorum, uno dei più importanti insediamenti nel piano di romanizzazione del territorio e ancora oggi nota come una delle pnncipali città romane del Piemonte. Come
è noto, gli scavi che permisero di rimettere in luce il foro, le terme, il teatro, parte delle
abitazioni private e di delincare buona parte dell'impianto urbano ebbero inizio solo
alla fine dell'Ottocento, per opera di due studiosi locali, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta**^. Ciò che il M i l l i n poteva sapere dell'antica città era sommanamente illustrato nelle opere del Durandi, che già nel 1769 segnalava alcuni tratti
dell'acquedotto, ricordati anche dal M i l l i n , e di altn importanti monumenti, oggetto
inciso i l nome antico della città («je n'en connois pas dans laquelle le nomzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
d'Auforse di recenti esplorazioni: «le molte rovine di antichi edifizj che ancor si veggono
gusta Praetoria soit rapporté)""*.
nelle vicinanze di Bene, le vestigie di un Antiteatro, e parecchie altre discopertesi
Evidentemente, le fortunate scoperte di quegli anni avevano incoraggiato la r i anticaglie, non ci lasciano dubitare, ch'ivi anticamente siavi stata una grande città»^'.
presa dell'attività di scavo, più o meno clandestina, e indirizzato verso le mal note
A lungo incerta era rimasta l'esatta ubicazione della città romana, ma già nella
antichità di Aosta l'attenzione scientifica degli studiosi, così che nel 1824, ben
seconda metà del Settecento si era arrivati alla corretta identificazione con il sito
prima dell'apertura della campagna ufficiale guidata dal Promis, il Paroletti podetto 'della Roncaglia', a un paio di chilometn dal moderno abitato di Bene Vateva parlare di Aosta come della meta ideale per ogni antiquario che volesse affinare le ani del mestiere:
45 M,
46
PA RO I . H T T I ,
Viaggio..., cil..
Ili, pp. 34-35.
Per la storia degli scavi a Bene Vagienna, e in particolare sull'attività di Giuseppe Assandria
si persuadeva egli [il viaggiatore] che la in oggi umile Aosta fosse il luogo più fatto per
e Giovanni Vacchetta, concentrata tra il 1892 e il 1925. vedi ora M.C.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVU
PzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWV
RHACCU, Augusta Ba-
somministrare argomento di studio agli Archeologi, sia per l'importanza di quanto ri-
giennorum. Tonno, Allemandi, 2006, pp. 10-12 e EA D . , L'attività di GuLseppe Assandria e
di Giovarmi Vacchetta e la nascita del Museo Archeologico di Augusta Bagiennorum, in Colligite fragmenta. Aspetti e tendenze del collezionismo archeologico ottocentesco in Piemonte,
42 J.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
D u RAN Oi, zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Alpi..., cil., p. 40, nota I. Vedi anctie C. PK O M I S, Le antichità.... eh., p. 6.
43
F.
MOUXY
D K- LO CH H ,
Loche, vedi L.
44
Premier....
cn.. p. 31. Sugli scavi condotti ad Aosta dal conte De-
LKV I M O M I O I . I AN O . /
Musei.... cit., p. 203.
Per le iscrizioni rinvenute ad Aosta a parure dal X V l l l secolo, vedi C .
chità....
PK O M I S,
Le anti-
PR O M I S,
Le antichità...,
162
cit., p. 27, n. I.
V H N T U RI N O G A M I Ì A RI
e
D. GAN -
D O I . FI , Bordighera, LineLab, 2009, pp. 273-280. Sui resti oggi visibili dell'antica cillà, vedi
E. PA N H RO ,
cit., in part. pp. 27-56; l'epigrafe in onore di Giove, cfie reca il nome di Augusta
Praetoria, è discussa in C.
Atti del Convegno (Tortona 19-20 gen. 2007), a cura di M.
La città romana. ..,c\\..,
pp. 62-74 11 primi mille anni di Augusta Bagiennorum,
Alti del Convegno (Bene Vagienna, 2 sett. 2000), a cura di R. C ( Ì M I Ì A , Cuneo. Società per gli
studi storici, archeologici ed artistici della Provincia dì Cuneo, 2001.
47 J. DuHAum,
Delle antiche città....
ciL. p. 81.
163
gienna: nei decenni immediatamente precedenti il soggiorno piemontese del M i l -
dalle costruzioni moderne che oggi lo ricoprono quasi per intero, eppure i resti
lin un certo fervore archeologico si era indirizzato sui resti, appena affioranti, del-
della romana Pollentia
non colpirono g r a n c h é l'immaginazione del nostro anti-
quario: «on n'y voit qu'un pauvre village et un chàteau flanqué de tours», annol'antica capitale deizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Bagienni e, a due anni dalla pubblicazione del Durandi, era
della città di
terà sconsolato nelle pagine del Voyage (V, I I , 55-56), e sembra quasi di sentire
di Spirito Felice Beltrandi, opera oggi distrutta, ma a suo tempo utilizzata
la delusione, una volta tanto che sembra essersi recato sul posto, di vedere l'ab-
stata completata (in forma manoscntta) la Descrizione
Bene...,
delle antichità
e sue
bandono di un centro un tempo fiorente, di constatare la difficoltà a immaginare,
isole adiacenti, edita a Perugia nel 1774, voce che già segnalava recenti ritrova-
sulla base dei soli resti, l'originaria architettura degli edifici («les restes d'edifi-
menti archeologici (soprattutto di epigrafi, poi trasfente a Torino) e numismatici
ces antiques sont dans un tei éiat q u ' i l faut ètre savant antiquaire et habile archi-
per la voce 'Bene', inserita nell'opera di Cesare Orlandi Delle città d'Italia
tecte pour les reconstruire»).
f i n e del secolo si tornerà a pariare di Augusta
nell'area del moderno abitato. A l l azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Bagiennorum
a proposito di tre epigrafi (copiate dal Durandi e
ritenute
critica moderna), inserite nell'opera di Luca Lobera Delle antichità
spurie dalia
Ben diverso sarà l'atteggiamento dei viaggiatori giunti a Pollenzo negli anni
terra,
successivi alla creazione della Tenuta Reale e al restauro del Castello promossi da
uno studio, come si
Carlo Alberto a partire dal I832-", quando le vistose forme neo-gotiche dell'an-
desume dal titolo, quasi estraneo alle problematiche archeologiche del nostro sito
tico maniero trecentesco divennero una meta dell'itinerario romantico e le «poche
e che non fornisce alcuna informazione utile sull'attività archeologica di fine Set-
squallide derelitte rovine» dell'antica città, con il loro « m u t o e autorevole lin-
tecento'"'. I l M i l l i n , come si capisce dal suo testo, troppo vago sulla consistenza e
g u a g g i o » - ' finirono addirittura per essere cantate in un poemetto in ottave".
castello e chiese di Vico e dell'origine
della città di Mondovì,
della
lo stato di conservazione delle rovine e bene attento a citare la letteratura di riferi-
Prima di affrontare il viaggio il M i l l i n si era certo documentato, e infatti cita le
mento, non si recò di persona a visitare i resti dell'antica città e non fa alcun ac-
opere del Durandi", ma soprattutto aveva letto la dissertazione presentata nel 1809
c e n n o ad eventuali attività archeologiche in corso, ma non è da escludere la
all'Accademia delle Scienze di Torino dal Franchi di Pont''', che tra il 1790 e il 1808
possibilità di ricerche ancora nei primi decenni del X I X secolo, se nel 1824 il Pa-
aveva fatto scavi e rilevamenti nell'area dell'antica Pollentia, riportando alla luce i
roletti parlava del sito di Bene come di un «luogo dove scuopronsi tuttora ruine di
resti dei principali edifici urbani: riapparvero così il Foro, con un tempio su allo
antiche
podio, il teatro, l'anfiteatro (la cui esistenza era stata messa in dubbio dal Durandi,
mura,
per lunghi tratti, con resti di terme, torri, e di antichi edifizii»'*''.
ma ancora oggi percepibile nell'impianto ellittico del ed. 'Borgo Colosseo'), l'edificio monumentale extra-urbano noto come 'Turriglio', a probabile destinazione fuFollenzo
50
Per 1 lavori promossi a Pollenzo da Carlo Alberto, vedi Pollenzo. Una città romana per una
51
Per citare le parole di Modesto Paroletti, Viaggio...
52
Si tratta de Le rovine di Potenza di Giuseppe Regaldi, composto nel 1 8 3 3 , all'indomani dei
"real villeggiatura" romantica, a cura di G.
Il M i l l i n si recò a Pollenzo proprio a l l ' i n d o m a n i delle grandi campagne di
scavo condotte dal conte Giuseppe Franchi di Pont, e dunque nel momento piij favorevole per comprendere la pianta degli edifici e l'assetto urbano, ancora libero
C A RI T À ,
Savigliano, L'Anislica,
2004.
cit., p. 1 5 0 .
lavori di restauro e di recupero dell'abitato voluti da Carlo Alberto (vedi G.
O I . I V KRO ,
Pol-
lenzo dalle "ruine " alla "pompa della Villa Reale " nelle parole dei letterali del primo Ottocento, in G.
48
Sulla letteratura antiquaria settecentesca relativa a Bene Vagienna, vetJi A.
amichila...,
cit., pp.
48- 49
gusta Bagiennorum, in R.
49
e
66
GI ACCAKI A,
COM IÌA.
/ primi..., cit., pp.
55- 66,
in part. pp.
55- 56.
164
Pollenzo... cit., pp.
1 0 4 - 1 0 5 ).
53
J. D U R A N D I , Del collegio..., cit. e lo., Piemonte Cispadano...,
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Le
e L . M H RCAN no, Testimonianze figurative e di pregio di Au-
tvl. PARO i zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
. H m , Viaggio.... cit., p. 1 4 9 .
C A RI T À ,
54
G.
FRA N C H I
ni
PO N T ,
Dell'Antichità
cit.
di Pollenza e de' ruderi che ne rimangono, in «Mé-
moires de l'Académie Imperiale des Sciences, Littérature et Beaux-Arts de Turin pour les
années
1 8 0 5 - 1 8 0 8 »,
XVII.
1809,
pp.
321- 510.
165
neraria, ma interpretato dal Franchi di Pont come 'Tempio di Diana', e vennero
L'evidente esagerazione con cui nel Voyage vengono presentati gli scarsi resti
inoltre recuperate diverse epigrafi votive (un importante ritrovamento segnalato
dell'antica A / t a Pompeia va probabilmente intesa come omaggio all'attività di rac-
colta e tutela delle 'memorie patrie' promossa ad Alba dall'amico Giuseppe Veranche dal M i l l i n ) , che consentirono di attestare l'esistenza, azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Pollentia, di un tempio dedicato a Giove, uno alla Vittoria e un luogo di culto in onore della Diva Plo-
nazza, che nel giardino della sua residenza baronale aveva allestito una vera e propria
tina". Monumenti tutti puntualmente rilevati in pianta e in alzato nelle tavole
raccolta epigrafica, giudicata «très-remarquable» dal M i l l i n (V, I I , 64)'''. 11 ritrova-
allegate alla dissertazione e delineate dallo stesso Franchi di Pont e, dal 1805, dal-
mento, nel 1779, presso le sponde del Tanaro, di alcuni celebri cippi funerari, come
l'architetto Carlo Randoni, una documentazione insostituibile per la coiretta rico-
quello di Gaius Cornelius
struzione dell'area archeologica, soprattutto oggi che la situazione topografica si
(CIL V 7605), o l'ara dì Castricia Saturnina (CIL V 7604), fatti estrarre dallo slesso
presenta tanto compromessa, ma già di fondamentale utilità all'epoca dei primi
barone, aveva infatti inaugurato per Alba una fase di intensa esplorazione archeolo-
scavi, a giudizio del M i l l i n , per un'agevole lettura dell'impianto urbano: «en juge-
gica, dai nsultati incoraggianti, soprattutto per gli appassionati di epigrafia antica. Du-
t-on mieux par les planches qui sont Jointes à la description détaillée qu'en a don-
rante i suoi numerosi soggiorni patrii il Vemazza non cesserà di incoraggiare l'opera
née M . Frangipon, qu'on ne pourroit le faire sur les lieux» (V, I I , 56).
di ricerca e di tutela della numerose iscrizioni romane che continuavano a venire alla
Gennanus, illustre magistrato locale della tnbù Camilla
luce, recuperando le epigrafi disseminale nel territorio e dando per primo notizia di
quelle stoncamente più interessanti: sono del 1787 le edizioni dei Romanorum litteAlba
rata monumenta Albae Pompeiae civitatem et agrum illustraniia,
una raccolta di
circa quaranta iscrizioni ritenute pertinenti al territorio albese e in parte conservate
«Cetle ville est une de celles de cette région où l'on trouve le plus de monumens. [| rappellent son antique splendeur; et le grand nombre d'inscriptions qu'on
nella collezione Vemazza, e del Germani et Marcellae ara sepulcralis
commentario
illustrata, dedicato al cippo recuperato nel 1779, ancora oggi conservato ad Alba-".
y a déten'ées, ìllustrent très-bien son histoire» scriveva il M i l l i n a proposito di
Alba (V, I I , 59), una città che da qualche decennio stava in effetti restituendo una
ricca documentazione epigrafica del suo passato di municipium
romano, mentre
ben più avara era stata fino a quel momento di testimonianze monumentali, tanto
che ancora nel 1824 il Paroletti lamentava la difficoltà di riconoscere anche solo
57
Sugli interessi archeologici che sempre legarono il Vemazza alla sua città natale, vedi
L. LH V I
MoMioi.iANO, Giuseppe Vernazza..., cil., pp. 73-83. Per le iscrizioni romane provenienti dal
le tracce del suo antico splendore («colui che corre in oggi per l'abitato di Alba,
territorio e dalla città di Alba, vedi
non creda già di rivedere gli aspetti o gli avanzi della romana città; tutto vi è tal-
G . M AN N H I. I. A
e S.
BA RH I H RI ,
La documentazione epigra-
fica della città e del territorio, in Alba Pompeia. Archeologia della città dalla fondazione alla
tarda antichità, a cura di F. Fii.ii'i'i, Alba (Cn), Famija Albeisa, 1997, pp. 569-609.
mente mutato e sconvolto, che niente vi rimane del maestoso pittorico antico»)''''.
58
Sul cippo funerario di Gaius Cornelius Gennanus. acquistato alla morie del Vemazza da
Carlo Alberto e donalo alla città di Alba, vedi
zione..., cil., p. 577, n. 14 e ora
L . A I . BA N H SK ,
G.
M A N N h i ,i . A e S.
BA R BI K K I , L A
documenta-
Marmi romani del Museo Civico
«Federico
Eu.sebio" di Alba, Savigliano, L'Artistica, 2007, p. 122, n. 72. Ancora nel 1813 il Vemazza
pubblicherà un'iscrizione romana della sua raccolta ad Alba, frullo di un lorlunalo recu.S5 Sugli scavi dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Pnllenlia, vedizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
L . zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
lVlH:RCANr«l, Archeologia..., cil., pp, 93 (acquedotto) e I 14I 15 (teatro e anfiteatro) e i saggi di
cheologiche e di
M . C . PRK A C C O .
L. M I - M CAN O O ,
Pollentia. Una città romana della Regio IX. in
M.
PA RO I . K T T I ,
G . C A RI T À ,
pero da un convento sconsacralo
( G . V H RN A Z Z A ,
Sopra la lapida di Ferrania. Lettera pub-
blicata per cura di Ludovico Sauli d'Igliano, Torino, 1813: «ho in Alba, in casa mia una
lapida Romana inedita, che dopo la soppressione delle comunità religiose si è trovata mu-
Pollenzo.... cit., pp. 13-37 e 353-375.
56
Raccolte antiquarie e le.stimonianze ar-
rata a rovescio alla bocca del tomo del Monisiero della Maddalena...»).
Viaggio..., cit.. Il, p. 105.
166
167
Non poche delle epigrafi edite come genuine dal Vemazza sono in realtà dei falsi
e ad una puntualizzazione di carattere numismatico, sulla monetazione dell'antica lulia
moderni, oggi lo sappiamo, e falsa è anche l'iscrizione che menziona Pompeo
Denona, cui erroneamente lo Eckhel''^ attribuiva le monete in realtà coniate nella spa-
Magno, vista ormai semicancellata dal Breton al principio del X I X secolo"* e da
gnola Deitosa (V, I I , 285), l'unico monumento tortonese degno di segnalazione è, per
tempo messa in dubbio dal Muratori, ma che a lungo era servita ad alimentare la
il M i l l i n , il grande sarcofago di P. Aelius Sabinus, decorato con il mito di Fetonte e va-
controversia sull'origine dell'appellativo della città, derivato da Pompeo Strabone
riamente datato dagli studiosi tra la fine del I I e la metà del IH sec. d.C."'
(che nelI'SQ a.C. aveva concesso lozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
iiis Latii alle popolazioni della Traspadana), ma
Rinvenuto nel 1598 nel silo della scomparsa abbazia di S. Marziano, corrisponche alcuni storici pretendevano di ricondurre a Pompeo Magno: una interpretazione
dente all'area della necropoli occidentale della città, e subito trasportato nella catte-
etimologica suggerita più da ambizioni campanilistiche che da concreti elementi do-
drale, dove lo vedrà ancora il M i l l i n , il sarcofago fu dapprima segnalato dal Gruter
cumentari e negata con forza dal M i l l i n (V, I I , 58-59), ma che ancora a lungo troverà
per la curiosa presenza, sullo stesso monumento, di iscrizioni greche e latine, una ra-
seguaci tra gli scrittori piemontesi'".
rità sottolineata anche nei successivi repertori di antichità del Mabillon (1687), del
Misson (1691), del Maffei (1749), che accenneranno solo brevemente al sarcofago
e principalmente (con l'eccezione del Mabillon, che ne fomirà anche una incisione)
per le sue particolarità epigrafiche'". Ancora nei primi anni dell'Ottocento, nei diari
Tortona
e nelle relazioni di viaggio, del sarcofago tortonese non si trova pressoché traccia, se
Ad eccezione di una interessante, perché del tutto rara, menzione ai resti di mura
non qualche frettoloso accenno, del tutto privo di curiosità, come quello del francese
antiche nel convento dei Domenicani, ritenuti pertinenti ad un monumento sepolcrale''',
Philippe Petit-Radel, in Italia negli stessi anni del M i l l i n : «la cathédral n'offre nen
de curieux, sinon le tombeau aqtique d'Aelis Sabinus, où se voient des bas-reliefs et
59zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
J. B. J. BR K T O N , Vnyage.... cil.. pp. 121-122: le tesi di una denominazione derivata da Pompeo
Magno piuttosto che da Pompeo Strabone. preferita dai cittadini albesi («[...] les habitans peu
Hattés d'une telle origine, aimeni mieux croire que leur ville s'étant trouvée ravagée par les
guerres. le grand Pompée en personne la fu rebàtirel y donna son nom») si basava su una iscri-
une inscriptione grecque»'"'.
Del tutto in ombra, fino ai tempi del nostro Voyage, era dunque rimasto il complesso programma iconografico sviluppalo nei rilievi scolpiti sui tre lati della cassa
zione quasi interamente cancellata, indicata dal Breion presso la Porta Cereale. Per le false
e sul coperchio, a forma di tetto, e probabilmente elaborato dalla stessa committente,
iscnzioni romane da Alba, vedi C I L V 821-86.3,
Antonia Thesipho,
in onore del figlio prematuramente scomparso: «ce monument
60 Nel suo Viaggia rnmantico-pinoricn (II. p. 106) il Paroletti spiegava l'appellativo Pnmpeia
dato alla città di Alba «non dall'essere stata fondata da Pompeo Strabone, ma dalla prote61
62 Sul problema della discussa attribuzione di alcune monete romane alla spagnola Toriata, piuttosto che a T'or/omj, il Millin poteva trarre notizie, oltreché dal manuale dello Eckhel, anche dal
zione accordatale dal figliolo di lui, il magno Pompeo».
Non è chiaro a quale edificio si riferisse il Millin. L'area del convento dei Domenicani si trovava in un settore della città in cui sono documentati complessi risalenti al Basso Medioevo e
saggio del Bottazzi sulle antichità di Tortona (G.A.
BO T T A Z Z I ,
oggi scomparsi, ma quasi certamente insistenti (in base anche a considerazioni di carattere to-
schneider, 1969 [ed. orig. Beriin 1919], p. 432, n. 350; S.
pografico) su strutture pertinenti a contesti edilizii pubblici tardo-antichi (S.
183 e ora M.
FI N O C C H I ,
lulia
Dennna cnlonia. Tortona, Edo, 2002, p. 65). Tra i monumenti funerari romani rinvenuti a Tortona era ben nota, già ai tempi del Millin, la grande mole (di cui rimaneva solo il nucleo in
npu.s caementicium), ancora oggi visibile a fianco della chiesa di S. Matteo, interpretata tradizionalmente come sepolcro dell'imperatore Maioriano, ma in cui il Bottazzi preferiva riconoscere la tomba di una illustre famiglia della colonia romana (G.A.
BO I T A Z Z I ,
Le amichila di
Le amichila..., cit., pp. 36-40).
63 C . Roiii- .KT, Die aniiken Sarl<aphag-reliefs, Ul, 3. Einzelmyiheii, Roma, L'Erma di Bret-
SA I ' H I . I . I R A O N I ,
FI N O C C H I ,
lidia..., cil., pp. 176-
Sarcofagi di eia romana in Piemonte, in «Quaderni della
Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 21, 2006, in pan. pp, 95-96. law. X V I - X V I I .
II sarcofago è oggi conservato nel locale Museo Archeologico.
64 Per le vicende relative al ntrovamento del sarcofago, vedi C.
RO I Ì K K T .
Die antiken..., cit.. che ri-
porta in bibliografia l'elenco completo delle fonti che per prime hanno trattato del monumento.
65 P.
PK T I T - R A O K I . ,
Voyage hisiorique, chorographiqite et philosophique dan.s les principales
Tnrinna e .sun agra, Alessandna, presso Salvatore Rossi, 1808, pp. 93-94) e oggi attribuita a un
villes de l'Italie en 1811 et 1812, Paris, chez Chanson, 1815, III, p. 472. Vedi il saggio di
edificio pubblico a probabile carattere sacro (E.
Micaela Fenoglio qui pubblicato.
168
PA N H KO ,
La ciiià..., cit.. pp. 90-91).
169
est ... extrèmement curieux. et je suis étonnéquMI n'ait pas excité plus d'attention»
Ma non per questo si deve trascurare lo sforzo interpretativo del M i l l i n , acuto
osservava infatti il M i l l i n , in.sieme stupito e stuzzicato da una circostanza davvero go-
per i suoi tempi, così poco inclini ad occuparsi di un'opera della tarda romanità,
losa per un antiquario con le sue competenze e che proprio nelle questioni di icono-
e, direi, precursore di quel mutamento di gusto che lentamente, nel corso del se-
logia e di esegesi mitologica riusciva a dare i l meglio di sé. I l M i l l i n , dunque, si
colo, giungerà a riconoscere nell'arte figurativa tardo-antica o paleocristiana non
cimenta in una lunga e circostanziata analisi dei singoli elementi figurativi, dalla
un fenomeno di decadenza, ma un fertile e stimolante terreno di indagine.
scena centrale, di chiara matnce pagana, con la caduta di Fetonte nell'Eridano, af-
A pochi anni dalla pubblicazione delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQ
Voyage il forte richiamo del M i l l i n a una
fiancata dai due Dioscuri, alle immagini piij controverse, come le figure del pastore
maggiore attenzione per un monumento così interessante ma ancora tanto trascurato
che raduna il gregge e del suonatore di flauto, in un contesto bucolico, o i tralci di vite
sembra dare i suoi frutti: è del 1824 la poderosa analisi storica e iconologica che il
fuoriuscenti da un'anfora, scolpiti sul coperchio, immagini che chiare attinenze pos-
Bottazzi dedicherà al sarcofago tortonese, tesa a dimostrare la piena pertinenza delle
sono avere con l'escatologia cristiana, e che infatti il M i l l i n interpreta come allego-
scene figurate alla sfera ideologica cristiana e quindi l'adesione della committente e
rie del Cristo e della sua parola, e dunque come segni «de la certitude des promesses
del giovane defunto alla nuova fede («non pochi ... sono gli scrilton, che hanno ve-
de Dieu, et des témoignages de son inépuisable indulgence». Il vero interesse del
duto ed accennato il sarcofago Tortonese. Nissuno però l'ha mai sin qui con esattezza
monumento stava proprio, per il M i l l i n , nell'abile fusione di elementi figurativi pa-
descritto... nessuno l'ha mai spiegato ne' simboli: niuno l'ha mai dimostralo mo-
gani e simbologie cristiane, quest'ultime ancora cautamenle mascherate in una ge-
numento Cnstiano. Tutti sonosi arrestati alla favola di Fetonte... senza por mente
nerica ambientazione bucolica e solo percepibili dagli spiriti iniziati alla nuova fede:
all'espressione degli altri emblemi quivi uniti, e che nella loro unità servono alla giu-
«[...] la fa^ade toute payenne détoumoit l'attention, et les deux Bergers pouvoient
sta intelligenza dell'allegoria»)". Quella del Bottazzi è un'indagine seria e puntuale,
étre considérés, par ceux qui n'avoient pas laclef du style allégorique des Chrétiens,
che di certo contribuì a dare adegjjata notonetà al monumento''*, ancora oggi consi-
comme des habitans des bords de l'Eridane [ . . . ] . Mais le doublé cep de vigne oij est
derato tra i migliori esemplari del Piemonte romano, ma un po' spiace di vedere che
l'inscription, sont des symboles évidemment chrétiens» (V, I I , 284-285).
le intuizioni già da tempo svelate dal M i l l i n ai propri lettori siano qui del tutto igno-
A parte qualche fraintendimento nella lettura dei rilievi, come la scena di Leda
col cigno, su un acroterio, evidentemente da collegare ai due Dioscuri, in cui invece
rate e che del nostro antiquario persino il nome sia taciuto, tra l'elenco degli autori
che del monumento avevano, a vario titolo, parlato.
il M i l l i n riconosce la figura del fiume Po, con accanto il cigno, allusivo alia metamorfosi di Fetonte, o la figura del cane sull'altro acroterio, interpretata erroneamente
come una pecora, simbolo della pazienza cristiana, è l'intera proposta interpretativa
suggerita dal M i l l i n ad essere oggi messa in crisi dai più recenti studi sulla cultura religiosa e filosofica di tradizione greco-orientale, e in particolare dalle ultime riletture
dei sarcofagi con il mito di Fetonte, che preferiscono vedere nel sarcofago di Tortona
un manufatto di ambito pagano (e non cristiano), che tuttavia denota la profonda co-
67 G.A.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB
BtTTTAZZi. Degli emblemi o simboli dell 'aniichissimn .sarcofago esistente nella chiesa cat-
noscenza, da parte della committente, di un linguaggio simbolico influenzato dalle
tedrale di Tortona, Tortona, dai tipi di Francesco Rossi, 1824, p. X X . Sulla figura del Bottazzi,
nuove istanze filosofico-religiose, comprese quelle cristiane, di matrice orientale*^.
protagonista dell'archeologia tortonese dei primi decenni dell'Ottocento, vedi M.
KU M O
66 Vedi S.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
F I N O C C H I , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
lulia..., cit. e soprattutto R. T U R C A N . Le.s exégè.se.s allégoriques des sarcnphages «au Phaélhnn»,
in Érudes d'archeologie
sépulcrale.
gallo-romains, Paris, De Boccard, 20W. pp. 131-142.
170
Sarcophages
romains et
e G.
M H N N KI . LA .
C K C I I . I A PRO -
Tortona paleocristiana. Fonti, topografìa, documentazione epigrafica
("Quaderni della Biblioteca Civica", 4), Tonona, Biblioteca Civica, 1982, pp. 107-108.
68 Le leorie del Bottazzi saranno subito riproposte dal Paroletti, che pure ometterà qualsiasi riferimento al brano del Millin (M.
P A R O L ET T I ,
171
Viaggio..., eh.. Il, p. 140).
Acqui Terme
tante monete, dei bronzetti, delle epigrafi, delle urne, delle lucerne rinvenuti in quella
« C o m m e n t visiteroit-il sans plaisir cette ville qui porte encore le nom des bains
gnalare ogni nuova scoperta archeologica.
occasione non rimane traccia nel resoconto del M i l l i n , altre volte tanto attento a se-
que les Romains, devenus maìtres du pays, y avoient fait construire, et dont on trouve
Ma ancor più stupisce di non trovare neppure un accenno all'imponente si-
encore des restes», si chiedeva il M i l l i n , giunto a descrivere le antichità di Acqui
stema di arcate dell'acquedotto romano, forse la principale opera idraulica co-
Terme, la romanazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Aquae Statiellae, al centro di un territorio ricco di storia, segnato
struita dai romani nell'intera Italia settentrionale", e ancora oggi simbolo della
dalla coraggiosa opposizione al dominio di Roma e, ancor più profondamente, dalle
memoria storica della cillà. L ' i m m a g i n e odierna dell'acquedotto è il risultalo,
tracce dell'avvenuta conquista, un temtorio, dice il M i l l i n , che ogni antiquario sa-
questo è vero, di un quanto mai discusso restauro ricostruttivo condotto nel
rebbe stato desideroso di percorrere. Eppure, a dispetto di una tale curiosità, si ha
1896 da Alfredo d ' A n d r a d e , secondo criteri che poco hanno a che vedere con
come l'impressione che ad Acqui il M i l l i n non ci sia in realtà andato, limitandosi a
le moderne teorie conservative sui monumenti antichi; eppure, anche prima di
consegnare al lettore qualche scarna notizia sulle maestranze pittoriche attive in città
questo intervento, le arcale dell'acquedotlo spiccavano imponenti sulle rive
o sulla salubrità delle acque della Bormida, desunte dalle poche guide locali a sua d i -
della Bormida (come documenta persino una veduta ad affresco anteriore al
sposizione. E di certo alla «prodigiosa quantità di rottame d'antiche fabbriche», tra
1576)", e d i f f ì c i l m e n t e sarebbero potute sfuggire a l l ' o c c h i o attento di un an-
cui spiccavano «pezzi di variopinto marmo, sostanze bituminose sodissime, porzioni
tiquario come i l M i l l i n . Vien da pensare che, ancora una volta, il M i l l i n si sia
di pavimento a musaico, pezzi d'embrici, d'urne, d'utensili di terra cotta, e simili,
affidato, per la sua documentazione sul sito, alla bibliografia disponibile, di
grandi pietre incavate per servir di sostegno a travetti, e colonne, o per derivar l'ac-
certo non abbondante per una località come A c q u i , tagliata fuori dai percorsi
qua dal Eiume stesso, trasformate da una parte, e dall'altra, pozzi, cisterne, ed acquidotti», anci:>ra visti nel Settecento da Vincenzo Malacarne'^'', che il M i l l i n si riferirà
a proposito dei tanti resti di antichità ancora visibili ai suoi tempi ad Acqui Terme.
del Grand
Tour, ma indicata n&l.Voyage en Piémont
del Breton come una città
che «a rien p r e s è n t e qui metile une description d é t a i l l é e » ' " e allora forse si
spiega meglio la piatta segnalazione del nostro antiquario.
Nel 1818, a soli due anni dalla pubblicazione del Voyage, usciva il primo volume
delle Antichità
e prerogative d'Acqui-Staziella.
Sua istoria
profana-ecclesiastica,
dell'erudito locale Guido Biorci, un testo ricco di notizie sugli scavi e i rinvenimenti
archeologici intensificatisi nel territorio di Acqui a partire dalla metà del Settecento
e proseguiti ancora nel 1811™, l'anno del soggiorno del M i l l i n in Piemonte, ma delle
Gli acquedotti, in
L. M E R C A N D O ,
Archeologia..., cil., in part. pp.
71
F. S C A L V A ,
72
L'affresco, riproducente Acqui e il suo territorio e conservato nel locale Palazzo Vescovile,
è pubblicalo in V. CoMtìi.l M A N D R A C C I , Acqui Tenne..., ci l . , p.
su Acqui, glizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Ozi Lei/erari di Vincenzo
69 II Millin stes.so (V, li. 296) cita, tra le proprie fontizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Biorci (Antichità...
Malacarne (voi. 2, cap. 1 Degli antichi abitatori d'Acqui), opera frutto di una ricognizione
85,
fig.
28.
89- 92.
All'epoca del
cu . , I, p. 3 3 ) rimanevano in piedi, sulla sponda destra della Bormida, otto
arcate dell'acquedotto e anteriore al restauro del d'Andrade è anche la veduta delle terme
fatta in prima persona dall'autore, direttore delle Terme e appassionato di antichità.
di Acqui eseguita da Clemente Rovere nel 1 8 3 0 , in cui ben si distinguono gli alti pilastri:
70zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
G . Bl ORCi , Antichità e prerogative d'Acqui-Staziella. Sua i.storia profana-eccle.sia.uica, rist.
anast. Acqui Terme, Impressioni grafiche, 2001 |ed. orig. Tortona 1818-1820], pp. 38-39.
vedi C . ShRTORio LoM UARD l, // Piemonte..., cit., n. 3 3 8 1 . Sui restauri condotti da Alfredo
Per gli Sl u d i antiquari su Acqui Terme, vedi V
d'Andrade, vedi
FA. SO I . I ,
La cono.tcenza dell'antico. Dalla
L. M K RC A N D O ,
D'Andrade e l'archeologia classica, in Alfredo d'Andrade.
cultura antiquaria alle scienze archeologiche, in Acqui Terme. Dati 'archeologia classica al
Tutela e restauro, ca{. mostra (Torino, giù.-sei.
loisir borghe.se, a cura dì V.
FKA,
COM OI. I M A N D RA C C I ,
sandria, 1999, pp. 65-1 \.
Alessandria, Cassa di Risparmio di Ales73
172
L . PI T T A RH I . I . O ,
J.B.J.
BR H T O N .
Firenze, Vallecchi.
Voyage..., cit., p. I
1981,
17.
173
1981
pp.
), a cura di
85- 105,
M . G . C L R R I , D , BI A N C O I . I N I
in part. p.
90.
que alla smentita dei tanti commentatori di Plinio che avevano fino ad allora localiz-
Industria
zato Industria
Le indagini fatte a Monteu da Po, poco prima della metà del Settecento, da Giovanni Paolo Ricolvi e Antonio Rivautella. che portarono, come è noto, alla coiretta
nel luogo della moderna Casale Monferrato™, ntroviamo le annota-
zioni sulla corruzione dell'antico nome, da Industria
a Inlusiria,
ereditata dal
toponimo de Lustria attribuito negli antichi documenti alla locale parrocchia di S.
Giovanni Batfista, rileggiamo, in parte, la descnzione dei medesimi pezzi antichi trolocalizzazione dell'anticazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Industria (fino a quel momento identificata con Ca.sale
Monferrato) e al ritrovamento di un importante gruppo di bronzi iscritti e figurati,
vati negli scavi.
consegnarono ad una regione fino ad allora avara di scoperte di rilievo un caso ar-
La memoria del Lalande, questo è chiaro, è frutto di una documentazione di ca-
cheologico degno di tal nome, la cui fama oltrepassò presto i confini regionali": con
rattere esclusivamente letterario, ma anche l'antiquano M i l l i n non sembra aver sen-
la pubblicazione, nel 1745, de // sito dell'antica
città di Industria scoperto e illu-
tito la necessità di recarsi di persona a visitare gli scavi, che anzi dà per sospesi a
strato e la tempestiva esposizione dei bronzi nelle raccolte sabaude, anche il Pie-
pochi anni dalle prime scoperte: «ces fouilles ont été depuis abandonnées. Il est pro-
monte era ormai pronto a soddisfare la voglia di antico dei viaggiaton stranieri che
bable qu'on ne le recommenceroit pas sans succès» {V, I I , 310): se solo ci fosse an-
sempre piij numerosi varcavano le Alpi diretti al Sud. A divulgare la notizia della sco-
dato, si sarebbe accorto che dal 1808 e soprattutto nel 1811, propno l'anno del suo
perta concorrerà, piij ancora della pubblicazione dei due scavatori, la memoria del
viaggio in Piemonte, le esplorazioni erano nprese a spese del conte Bernardino Morta
Lalande, che nel primo volume del suo Voyage dedicherà ampio spazio all'antica
di Lavriano, proprietario di alcuni terreni a Monteu da Po, con nsultati di eccezio-
città di Industria,
alla storia degli scavi e della sua corretta identificazione, alla de-
nale interesse per la conoscenza topografica della zona e dei resti monumentali della
scrizione dei pezzi di antichità di maggior interesse storico e artistico". L'autorità del
città (in particolare, furono rimessi in luce i resti del grande emiciclo pertinenti a un
Lalande è sentita anche dal M i l l i n che, pur non citandolo esplicitamente, modella la
santuano di Serapide, ma all'epoca interpretato come 'teatro')™.
sua propria descnzione su quella dell'astronomo francese, con un occhio attento anche
al più recente Voyage del Breton"': riperconiamo così le vicende che hanno portato
alla corretta identificazione del sito (grazie alla scoperta dell'iscrizione dedicata a
Cocceia con le parole ab. Ind., subito interpretata come ab lndustriensibusy\ dun-
78
Come già il Lalande {Voyage..., cit., I, p. 214), anche il Millin {Voyage, II, p. 309) precisa
che l'unico ad avere avuto dei dubbi sulla localizzazione della antica Industria è stato mon-
74
signor Francesco Agostino Della Chiesa (che il Lalande chiama erroneamente 'Ludovico').
Indu.siria, vedi A.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
FA - zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Per la storia degli scavi settecenteschi condotti nel sito dell'anticazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
HRt- :TTl, Della antica città d'Industria detta prima Bodincomago e dei suoi monumenti, in
Irisultatidi questi scavi vertanno pubblicati dal Morra solo nel 1843, ma già nel 1812 era stato
presentato all'Accademia delle Scienze di Torino il Resultai des fouilles faites en 1808 et 1811
1 15 e
sur le site de l'ancien Municipe d'Industria, che ottenne il plauso della commisione giudica-
L.
M t i RCA N D O / E .
ricca bibliografìa, e E .
75 J.J.
DH LA I . A N D H ,
ZANDA,
PA N H RO ,
Bronzi da Industria. Roma, De Ltica, 1998, pp, 9-12, con
trice: la relazione, scritta dal Vemazza, sulla memoria del Mon-a (trascritta in A. FADRHnm, Della
cn.. pp. 105-1 15.
La città....
Voyage d'un fran<;ois en Italie fait dans les années 1765 et 1766. Yverdon,
aruica..., cit., pp. 45-48) si conserva ancora manoscntta allaT-BR. Il Millin non fa alcuna menzione nel Voyage di questi scavi, anche se durante il suo soggiorno torinese aveva avuto modo
F B . d e Fe'lice, 1769, l,pp. 210-16.
di pariare con il Vemazza di nuove indagini archeologiche a Monteu, come si ncava dal diano
76 J.B.J. BRH T O N , Vovagf,.., cit., pp. 133-138.
77
79
«Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino», I I I , 1880, pp. 17-
C I L V 7483. L'iscrizione marmorea, pertinente alla base di una statua dedicata a Cocceia dagli abi-
dello stesso Vemazza (vedi T-BR, Miscellanea Vemazza C X , in data 8 novembre 1811 : «con
tanti dì Industria eritrovatanel 1744, è oggi dispersa. Vedi A.
Millin e Egerton. Parlato degli scavi da farsi a Monteu»). Sull'attività archeologica del conte
FA H RH T T I ,
Della antica.... cit.. p.
85. n. 33 (che riporta la lezione 'ad. Ind.' invece dì 'ab. Ind.'). La localizzazione del sito di Indu-
Mon-a di Lavriano a Indu.stria, vedi A.
stria fu poi confermata dalla scoperta, fatta al principio degli scavi eseguiti da Ricolvi e Rivautella.
CAND O
/ E.
ZAND A,
F A I Ì RH T T I ,
Della antica..., cil., pp. 44-59 e L .
Brvnz.i..., ciL, pp. 12-17. Sul santuano isiaco di Industria, vedi L.
M H R-
M H RC A N D O
/ E . Z A N D A , Bronzi...,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIH
C\ L, pp. 39-41 e EA D . , Il .santuario isiaco di Industria, in L. M H R C A N D O ,
della lamina bronzea dedicata azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
LUCÌILI
Pompeiui Herennianus dal Collegium pa.itophorum InArcheologia..., cil., pp. 181-187.
d.iistrien.sium ( C I L V. 7468): vedi L . M h RC A N n o / E . Z A N D A , Bronzi... cit, p. 121, n, 112,
174
175
Gli scavi condotti a Industria dal conte di Lavriano ben rispondevano al na-
Museo di Antichità di Tonno^l Un'analisi, quella del M i l l i n , fatta forse solo sulla base
scente fervore archeologico che in età napoleonica aveva fatto la sua comparsa
delle tavole edite nell'opera di Ricolvi e Rivautella, o sui disegni che era riuscito a
anche in Piemonte, promosso e incoraggiato dalla rinnovata attività dell'Accade-
procurarsi durante il suo soggiorno piemontese" (nel 18111 bronzi di maggior inte-
mia delle Scienze di Torino, che già da qualche anno aveva avviato le ricerche in
resse erano ormai da tempo in Francia) anche se non è affatto da escludere un esame
altri importanti siti archeologici della regione, come Pollenzo e Susa.
diretto dei pezzi fatto dal M i l l i n a Parigi""*.
Con i reperti provenienti dagli scavi il conte aveva creato, nel suo palazzo di La-
Pignolo, dunque, nella ricerca di riproduzioni il più possibile fedeli dei monu-
vriano, una vera e propria collezione di antichità, tra cui facevano bella mostra un nu-
menti antichi, ma recalcitrante a recarsi di persona sui luoghi di scavo. Lo ritrove-
trito gruppo di lucerne in terracotta e alcuni tra i piij celebri bronzetti pertinenti al
remo, questo malcelato disinteresse del M i l l i n per le indagini sul campo, qualche
santuario, una raccolta rimasta a lungo inedita"" e che avrebbe sicuramente stuzzicato
anno più tardi, in occasione della sosta a Parma, dove erano conservate le sculture
la curiosità del M i l l i n . Una deplorevole superficialità, grave certo in un addetto del
e i bronzi provenienti dagli scavi di Veleia, l'altra grande rivelazione archeologica
mestiere, ma che si giustifica con l'attenzione quasi esclusiva, nel metodo di inda-
settecentesca nell'Italia settentrionale, il caso che aveva addirittura fatto parlare di
gine del M i l l i n , verso il singolo reperto, esaminato più per le sue valenze iconogra-
'Pompei del Nord' : ancora una volta, con grande indignazione degli antiquari par-
fiche e le informazioni antiquarie che in rapporto ad un determinato contesto
mensi che attendevano con un po' di sussiego l'arrivo dell'illustre collega, il M i l -
lin trascurerà di recarsi sulle rovine dell'antica città, rivolgendo la sua attenzione
Industria, era suffiarcheologico. Così, per farsi un'idea del sito archeologico dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
ciente per il M i l l i n esaminare i bronzi provenienti dagli scavi, di cui infatti ci ha la-
ai disegni settecenteschi fatti all'epoca degli scavi e ai pochi pezzi sottratti al sac-
sciato una descrizione non priva di annotazioni personali, come nel caso del celebre
cheggio dei francesi e ancora visibili nelle raccolte ducali"'.
fulmine in bronzo dorato, da lui interpretato come offerta votiva piuttosto che come
«Un dotto ricercatore di anticaglie qual egli si è, che ha arricchito il suo viag-
attributo di una statua colossale perduta ("V, I I , 310)"', e ben documentata circa le più
gio di tante notizie concernenti le stesse, come potè mai resistere al desiderio di
recenti pubblicazioni sull'argomento: non gli sfuggirà, infatti, il saggio edito nel 1805
vedere le reliquie di quel foro, di quelle terme, di quell'anfiteatro, e di tutto l'al-
dall'abate Tarino, nelle Memorie dell'Accademia, sulla coppa in argento con scena
tro che rimane ancora colà? » si chiederà allora i l Pezzana, direttore della Biblio-
di Amazzonomachia, trovata nei pressi dell'antica città e in seguito connuiia nel
teca Palatina e autore di una polemica Lettera...
82
80
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
A. F A I Ì K H T T I , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Della amica..., cil.,, pp. 8 1 - 8 2 , ricorda che nel 1 8 0 8 il Morra aveva collocato
T A RI N ,
Expiication d'un ba.s-relief antique .sculpté sur une coupé en argeni. déterrée dans
ie Pò. elitre l'endroit où élail balie l'ancienne ville (^'Industria el le Chaieau de Ven'ue, aples anciens Veruca, in «Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino. Classe
in una sala a piano terreno del proprio palazzo l'iscrizione marmorea, trovata a Industria e
pelépar
in suo possesso fin dal 1 8 0 4 , dedicata dai cittadini di Industria a Gaiu.s Aviliu.s (oggi perduta).
di Scienze morali, storiche e filologiche», X I I ,
Una selezione della raccolta di antichità formata dal Morra fu presentata, nel 1 8 1 2 . all'Ac-
83
180.5,
pp.
6- 10.
Come già in altre occasioni, anche per i monumenti inediti del gabinetto di Antichità il Mil-
cademia delle .Scienze di Torino: tra queste si contavano anche numerose lucerne fittili, una
lin era riuscito a procurarsi i disegni, precisi e affidabili, di Angelo Boucheron; possedeva
classe di materiali di cui il conte desiderava rivalutare l'importanza, in considerazione
anche un disegno della coppa cesellata in argento, all'epoca esposta nel ed. Museo del Re
dell'«utilità delle cognizioni che da quelle deriva» (L.
M h R C A N n o / E. Z A N D A ,
zetti di raffinata fattura (per questi pezzi, vedi L .
95, n.
2.
p.
96.
n.
3,
p.
97,
Su questo pezzo, vedi L.
n.
4,
p.
98.
M H RC A N D O /
n,
M H R C A N D O / E. Z A N D A ,
dell'Università di Torino (V, I,
Bronzi..., ciL,
p. 1 3 ) . oltre alle celeberrime applique bronzee con figure femminili ammantate e altri bron-
81
V.
circa le cose dette dal Signor
84
Bronzi..., cit.. pp.
il tripode, il fulmine in bronzo dorato, l'iscrizione dei pastophoroi industrienses, già nel
Gabinetto di Antichità dell'Università di Torino (dove li vide il Lalande) e oggi nel locale
6 ).
E. Z A N D A .
Bronzi..., cit., p.
106,
n.
30,
Museo di Antichità. Vedi
ancora oggi di
difficile interpretazione, ma forse spiegabile come attributo simbolico della divinità e non come
frammento di una statua perduta, una lettura che si avvicina a quella avanzata dal Millin.
176
2 6 3 - 2 6 4 ).
Fin dal 1 7 9 9 erano sicuramente stati trasportati a Parigi, tra i bronzi provenienti da Industria,
85
E. M I C H H I . H T T O ,
Il patrimonio..., cil., pp.
Sugli scavi sette-ottocenteschi dell'antica Veleia, vedi oraA.M.
cheologia a Panna tra Settecento e Ottocento, Bologna, Clueb,
177
136- 138.
RI C C O M I N I ,
2005,
Scavia Veleia, L'ar-
con bibliografia precedente.
A.L.
Millin
peul ètre attribuée à un A p ò t r e ; ils n'on ècrit qu'en hébreu et en grec»), non era
intorno la città di Parma*^.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Non pochi, prima di lui, avevano affron-
tato l'impervio viaggio nell'appennino piacentino per salire fino ai miseri resti
sfuggita agli antiquari settecenteschi, che già da tempo si erano disputati l'onore
dell'antica Veleia, e in tanti avevano trascritto le loro impressioni nei diari che
della sua pubblicazione. Memore degli studi dell'Irico e del Bianchini, l'illustre
portavano con sé, ma proprio per questo il M i l l i n non vedrà alcuna utilità in que-
veronese che aveva inserito l'evangeliario di Vercelli tra i quattro esemplari piiJ an-
sto viaggio: Veleia era nota da tempo, non mancavano disegni e descrizioni, anche
tichi d'Italia'"', il M i l l i n riserverà a quest'opera un'attenzione davvero speciale,
accurate, dei suoi resti, e comunque lo scopo dei Voyages del M i l l i n , lo abbiamo
tanto che gli altri monumenti di Vercelli, con l'eccezione forse del 'Sacro Cingolo'
visto, non era certo quello di presentare elementi nuovi sulla topografia o l ' i m -
di S. Tommaso, oggetto di grande venerazione popolare, susciteranno nel lettore
pianto urbanistico e architettonico dei siti archeologici, ma di fornire ai lettori, per-
un'interesse assai sbiadito e del tutto priva d'interesse apparirà (anche agli occhi
sino a quelli che non potevano affrontare i disagi di un viaggio, gli strumenti
dello stesso M i l l i n ) la raccolta di iscrizioni romane ed altre antichità, all'epoca in
bibliografici utili a conoscere ugualmente i luoghi descritti.
via di allestimento all'interno dell'ospedale. D i lì a pochi anni questa raccolta,
arricchita di frammenti marmorei medievali e sapientemente ordinata a formare
un'elegante prospettiva nel giardino del marchese di Gattinara, diventerà una delle
Vercelli
curiosità più apprezzate dai viaggiatori stranieri di passaggio a Vercelli, mentre
ben scarso entusiasmo continuerà a riscuotere nella popolazione locale:
Giunto verso la fine del suo viaggio, il M i l l i n assaporò il piacere di una lunga
i pochi frammenti d'anticaglie romane, gotiche o saraceniche - annoterà infatti il
sosta a Vercelli, una città che sapeva celebre per i suoi monumenti medievali e che
Paroletti - che dispersi n'andavano raccolti in vago giardino furono disposti sulla
visiterà sotto la guida del canonico Dubertex"'. A d attirare le visite dei viaggia-
faccia d'un muro, a foggia di prospettiva; dove ai puri lavori di mano greca o ro-
tori eruditi non erano, all'epoca, le nobili forme architettoniche della basilica di
mana, danno risalto quelli di mano scandinava o vandalica. Ne gode e fa meraviglia
S. Andrea, che anzi si intendeva abbattere (un proposito valutato con non poche
l'uomo erudito, che, sulla traccia di que' sconnessi frantumi, ricompone l'antica ma-
perplessità da parte del nostro antiquario)"", ma i preziosi tesori conservati nel
gnificenza. Ma dei Vercellesi, se tu ne togli il proprietario, od un qualche attinente,
Capitolo della Cattedrale, primo tra tutti il prezioso evangeliario tardo-antico, tra-
non v'ha chi ne faccia gran caso'".
dizionalmente attribuito a S. Eusebio. L'eccezionalità del documento, che il Lalande"** diceva scritto dallo stesso S. Marco (attirandosi così le critiche divertite del
Più significative, per l'inquadramento storico di Vercelli nella sua fase più an-
M i l l i n (V, I I , 346): «il auroit dQ penser que, puisque la version est latine, elle ne
tica, erano per il M i l l i n le notizie, desunte dal Durandi''-, sulla fondazione della
città da pane dei Salluvii e sulle vicende legate alla romanizzazione del len-itono,
mentre curioso e di sicuro interesse per i l lettore straniero doveva nsultare ['ex-
86zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
A . PH Z Z A N A , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Lettera al preslanlissimn Signor conte Filippo Linaii parmigiano circa ie co.te
dette dal Signor A.L. Millin intorno la città di Parma, Parma, Stamperia Ducale, 1819, da
cui è tratta (p, 12) la citazione da me riportata nei testo.
cursus sulle antiche ongini della coltivazione del riso, impreziosito dalle autorevoli voci di Strabone, Dioscuride eTeofrasto (V, I I , 371-372).
87 Si tratta probabilmente del «gentile canonico» con la «intelligente compiacenza d'un C i cerone» che ancora alcuni anni piÌj tardi faceva da guida ai viaggiatori stranieri (M.
i.HTTi, Viaggio...,cH.,
PA KO -
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
I l . p . 171).
90
Delle vicende relalive alla prima pubblicazione dell'Evangeliario parla lo stesso Millin (V,
91
M.
88 Che infaui annotava, nei suo Voyage: «j'espère qu'elle aura éte' conserve'e. L'architecture gothique de son portai! est curieuse, et doit lui mériter cette gràce» (V, II, 3.59).
89 J.J.
DK LALAN D K,
Voyage..., cit., I. pp. 218-219.
178
11, 349-3.50),
PA K O I . K T T I ,
Viaggio.... cit., II, p. 162 e tav. I del libro V i l i .
92 J. D U R A N D I , Dell'antica condizione..., cit.
179
Novara
alla città un secondo impianto termale, due testimonianze databili entro la metà
del I I sec. d.C. e fondamentali per la ricostruzione del quadro monumentale del-
L'innegabile passione del M i l l i n per i monumenti iscritti, frustrata a'Vercelli dalle
l'antica Novaria, ancora oggi molto lacunoso'''*. Fin dal 1612 il primo nucleo di
evidenti difficoltà di lettura dei frammenti ancora caoticamente ammassati all'in-
epigrafi novaresi, in buona parte recuperato dalla demolizione della chiesa di S.
terno dell'ospedale, sembra riaffiorare con forza a Novara, di fronte alla cospicua
Gaudenzio, era stato pubblicato nella silloge di Paolo Gallerati, Antiqua
raccolta epigrafica, ancora in fase di allestimento nel chiostro della Canonica di S.
riensium Monumenta
Nova-
collecta ac divulgata nunc primum, una fonte che i l M i l l i n
Maria: a soli due anni dalla partenza del M i l l i n dall'Italia, l'erudito novarese Carlo
dimostra di conoscere bene, anche se è facile immaginare che le sue curiosità
Francesco Frasconi riuscirà infatti ad inaugurare il nuovo museo lapidario, uno dei
siano state arricchite dalla conoscenza dell'opera del Frasconi, all'epoca in piena
primi musei pubblici cittadini, frutto di un lungo e sapiente lavoro di recupero dei
fase di elaborazione''-.
Prova del costante aggiornamento bibliografico del M i l l i n , anche dopo i l rien-
pezzi antichi provenienti da edifici religiosi soppressi o sparsi nel territorio'".
L'opera del Frasconi, condotta con sicura competenza epigrafica e matura sen-
tro a Parigi, è la segnalazione della stele iscritta in greco con scena di dextrarum
rinvenuta a Novara solo nel 1813 e subito inserita tra i pezzi forti della
sibilità verso i problemi di valorizzazione delle 'antichità patrie' ( « m ' è . . . nato il
iunctio,
pensiere di raccogliere que' monumenti, che superarono l'edacità del tempo, e da
raccolta'''': al M i l l i n , che non aveva fatto in tempo a vedere di persona il monu-
cui onore, e lustro ne ridonda alla patria», scriveva nel 1812), segna uno dei mo-
mento, era tuttavia noto lo studio edito da Antonio Bellini all'indomani della
menti più felici nella storia della museografia locale e forse qualcosa della febbrile
scoperta'", un testo a suo avviso inesatto e contraddittorio, ma sufficiente a far-
attività che dovette precedere l'apertura del nuovo museo, dell'attento esame epigrafico dei pezzi, condotto dallo slesso Frasconi e da altri eruditi locali, o delle
94
Per le due epigrafi segnalale dal Millin, ancora oggi conservate nel Lapidario della Cano-
inevitabili discussioni sul loro allestimento, sembra riflettersi nella cura con cui
nica, vedi G.
il M i l l i n si sofferma ad elencare le iscrizioni più interessanti della raccolta. Tra
SPA O N U O I . O G A R Z O I . I ,
M KN N KI . I A,
Schede epigrafiche, in D.
Epigrafi...,
BI A N C O I . I N I
/ L.
PH JRA N I B A R I C C O
stra con l'iscrizione di C. Valerius Pan.sa era stata reimpiegata nella chiesa di Vincenzo
queste segnala l'iscrizione ( C I L V, 6513) che commemora l'evergetismo dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
C.Va-
come coperchio del sarcofago contenente le reliquie di S. Gaudenzio: vedi C.
lerius Pansa, patrono della città e flamen degli imperatori divinizzati Vespasiano,
Traiano e Adriano, che per i propri concittadini ricostruì l'edificio delle terme, e
M A RI T A N O , / /
riu.so..., cil., p. 49.
95
II Frasconi aveva cominciato a pensare a una qualche forma di organizzazione delle epigrafi almeno a partire dal 1808, anno in cui inviò all'archeologo francese Siauve (autore di
quella ( C I L V 6522) relativa ad un analogo caso di evergetismo, questa volta ad
scavi a Zuglio in Gamia) una serie di disegni delle iscnzioni novaresi più importanti, ma i
opera di una Terentia Postumina, che a nome proprio, del marito e del figlio, d o n ò
veri e propn lavori di alleslimenlo della sede museale si concentreranno tra il 1813 e il 1818
(A.L.
93
/ G.
cit., rispettivamente p. \15, n. 34 e p. 182, n. 48. La la-
ST O PPA ,
Carlo..., cit., pp. 83-84), così che il Millin, nei propri appunti di viaggio del
1811, non potè che consiaiare l'incompletezza della raccolta («elles n'étoienl pas encore lou-
Per le fasi di formazione del lapidario, inaugurato nel 1813, e l'importanza di questa rac-
les ras,semblées») e solo in seguilo, nella revisione per la stampa, potrà aggiornare il leliore
colta nella storia degli studi patrii novaresi, vedi M.L.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
T O M H A G A V A Z Z O I . I . zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
La fortuna dei
"marmi anticki" a Novara fra Olio e Novecento, in D.
G.
SPA O N U O I . O G A R Z O I . I ,
BI A N C O I . I N I
/ L.
sullo stato del museo: «elles forment aujourd'hui un Musée intéressanl» (V, II, 378-379).
PK JRA N I B A K I C C O /
Epigrafi a Novara. Il Lapidario della Canonica di S. Maria. To-
nno, Celid, 1999, pp. 23-28. Sulla figura scientifica del Frasconi, vedi Carlo
Francesco
96
Nella sua guida della città di Novara il Bianchini la ricorderà come «cosa assai rara e singolare» (F. A.
BI A N C H I N I ,
Le cose rimarchevoli della città di Novara, Novara, Girolamo Mi-
Fra.iconi. Erudito, paleografo, storico. Novara 1754-18.16. Atti del Convegno dell'Asso-
glio, 1828, p. 41). Su questa stele, giudicata un unicum per il Piemonte, vedi ora D,
ciazione di Storia della Chiesa Novarese (Novara 11 die. 1982), Novara. Associazione di
BI A N C O I . I N I
Storia della Chiesa novarese. 1991. e in particolare, per la sua attività di raccoglitore di epi-
fig. 102 e p. 161, n. I.
grafi, il saggio di A . L .
ST O PPA ,
Carlo France.ico Fra.Koni «il Muratori novarese»,
94 e p. 84 per la citazione riportata nel testo.
180
pp. 83-
97 A.
BKI . I . I N I ,
/ L.
PK JRA N I
BA R I C C O
/ G.
SPA C . N U O I . O G A R Z O I . I ,
Epigrafi..., cit., pp, 105-106,
Lettera al Frasconi sopra un greco monumento novellamente scopertosi in No-
vara, Novara, Tipografia Rasario, 1814.
181
gli conoscere l ' e c c e z i o n a l i t à del reperto e a stuzzicargli la voglia di una contro-
l'imbarazzo dello studioso che non riesce a collocarlo in un preciso contesto ar-
replica. A differenza del Bellini, che aveva visto nella stele un'esempio dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
tessera
tistico, che non è sicuro della datazione, che fatica a ripercorrerne le vicende stoeretta a garanzia del patto di reciproca ospitalità stipulato tra i due
riche. Già i l Lanzi, con un'espressione un po' vaga, suggeritagli dalla forma
personaggi raffigurati, entrambi stranieri, e originariamente collocata di fronte al-
dell'edificio, ne aveva parlato come dì un «battistero antico... sul disegno dì que'
l'ara del tempio di Giove, e che si era spinto persino a datare l'iscrizione, su base
di Parma, Ravenna, Padova»^"*, mentre per i l Bianchini si tratterà d e ! r « u n i c o ed
epigrafica, ad u n ' e t à almeno anteriore a quella di Augtisto (con un'approssima-
il più magnifico avanzo de' monumenti de' tempi R o m a n i » , un grandioso sepol-
zione del tutto coerente con la datazione al I sec. a.C. avanzata dagli studi più re-
cro ben anteriore all'età di Costantino'"", una interpretazione ancora accettata dal
centi), il M i l l i n
nel pezzo i chiari segni di una
Paroletti e smentita solo intorno agli anni Trenta del secolo"". A favorire gli er-
rilavorazione, addirittura, di età medievale, quando ad una stele figurata antica
rori di datazione e gli equivoci sulla funzione del monumento concorrerà, è evi-
e probabilmente illustrante una scena di concordia tra due sovrani, sarebbe stata
dente, i l r e ì m p i e g o , come vasca battesimale, dell'urna cineraria romana di
aggiunta, da una mano maldestra e poco a suo agio con la lingua greca, una iscri-
Umbrena Polla, un pezzo sfuggito alla curiosità del M i l l i n o forse semplicemente
zione che nulla aveva a che fare con i l monumento originario. Una chiave di let-
ignorato per mancanza di una adeguata bibliografia dì riferimento.
hospitalis,
credeva di riconoscere
tura, quella adottata dal M i l l i n per spiegare le apparenti d i s o m o g e n e i t à stilistiche
(segnalate anche dal Bellini) tra l'iscrizione, la cornice architettonica e le figure
a rilievo, che in altri contesti, lo abbiamo visto, aveva dato risultati interessanti,
Torino
ma che in questo caso si rivela del tutto fuorviarne: spia, forse, di un mancato
esame autoptico del pezzo, ma anche segno evidente delle difficoltà di lettura
Coerente con l'impostazione dell'intera opera, i l M i l l i n non trascurerà di in-
dei monumenti di ambito greco che, ancora a questa data, inibivano le capacità
formare il lettore sulle origini remote della città dì Torino, prendendo al tempo
critiche persino dei più esperti antiquari.
stesso le distanze dalla tradizione mitica, che ne vedeva i l fondatore in Fetonte,
Completano l'elenco delle a n t i c h i t à da vedere a Novara i due dittici in avo-
un presunto fratello di Osiride, stabilitosi sulle coste liguri, e dalla quanto mai
rio tardo-antichi con figure di consoli, che il M i l l i n già conosceva dall'opera
fantasiosa spiegazione etimologica del toponimo, intesa come omaggio al culto
del G o r i , e di cui uno aveva attratto l'attenzione del Lanzi, in visita a Novara
del dio Apis, raffigurato dagli antichi egizi sotto forma di toro: una bella favola,
nel
raccontata anche dal Lalande'"^ e a cui, nell'età del L u m i , non credeva di certo più
1793, che nei suoi appunti di viaggio aveva riservato a questo pezzo una
lunga e dettagliata descrizione''".
nessuno, eppure ripetuta ancora a lungo, come divertissement,
Del tutto imprevisto, per un anuquario non insensibile al fascino della tarda romanità, quale era il M i l l i n , è invece il silenzio che cala nel Voyage sul celebre bat-
da diversi viag-
giatori sette e ottocenteschi, dì certo non ignari d e l l ' o r ì g i n e celtica del popolo dei
Taurini e della fondazione romana della colonia di Augusta
Taurinorum.
tistero, giudicato oggi tra i più insigni esempi dell'architettura paleocristiana di
area padana, ma forse guardato, all'epoca del M i l l i n , con un certo imbarazzo:
99
G.C. Scioi.iA, Luigi..., cil., p. 61 (fol. 64r).
100 F A .
98 VedizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
L . L A N Z I , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Viaggio del 1793 pel genovesaio e U piemoniese. Pittori specialmente di
BI A N C H I N I ,
Le cose..., cit., pp. 9-10.
. h TTi , Viaggio..., cit.. Ili, p. 168, al terzo volume dell'opera verrà aggiunta una ap101 M. PAKO I zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
questi due stali e qualcosa de 'suoi musei (ms. 36. n. della Biblioteca degli Uffizi di Firenze),
pendice di Gustavo Paroletti, redatta dopo la morte di Modesto, con aggiornamenti e cor-
a cura di G.C. SC I O I . I . A , Dosson (Tv), Canova, 1984. pp. 61-62 (fol. 64r). I dittici, databili
rezioni su alcuni monumenti discussi: in questa sede {Viaggio..., cil.. Ili, p. 215) venne
tra il V e il VI secolo d.C. si conservano oggi nell'Archivio Capitolare e nell'Archivio della
nvisia l'interpretazione dell'edifìcio, ora finalmente indicato come sepolcro paleocristiano.
Basilica di S. Gaudenzio.
102
182
J. J. DI- : L A I . A N D K ,
Voyage... cit.,
I,
p. 55.
183
Ma questa volta non è con le vere o presunte vicende storiche della città che
il M i l l i n vuole intrattenere il suo lettore, proprio lui che, pieno di emozione
per l ' a r r i v o in città, non aveva perso tempo a procurarsi una pianta e una
ancora ben leggibili, della porta romana, all'epoca l ' u n i c o monumento superstite dell'antica Augusta
Taurinorum'"^.
Ad accompagnare il nostro viaggiatore nella visita delle raccolte di antichità,
guida"", pronto a scoprire le tante novità di una città in piena trasformazione.
oltre ai suggerimenti e alle informazioni del Vernazza, saranno la Guida
Più ancora delle informazioni sulla topografia antica, incrementate dal ritro-
stieri del Craveri, e quella, più aggiornata, di Onorato Derossi, destinate a rima-
vamento, nel 1750, nella chiesa di S. Francesco, dì una colonna iscritta con il
nere a lungo gli unici strumenti di visita ad uso del viaggiatore, fino almeno alla
nome d e l l ' i m p e r a t o r e G i u l i a n o l ' A p o s t a t a (una notizia certamente
de'fore-
desunta
pubblicazione del Voyage del M i l l i n e alla stampa della guida del Paroletti, un
dallazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Guida del Craveri)"''' o relative alla presunta localizzazione del tempio di
testo molto atteso dal M i l l i n , alle prese con la stesura del suo libro, ma che ap-
Diana nell'area della chiesa dello Spirito Santo, una credenza alimentata dal-
proderà alla stampa solo nel 1819"".
l'iscrizione settecentesca murata in facciata, ma che giustamente i l M i l l i n giu-
All'epoca del M i l l i n era ancora in parte conservato, nell'arredo dei palazzi reali,
dica priva di fondamento (V, I , 2 1 7 ) " ' \ stuzzicare la sua c u r i o s i t à di
quanto restava del patrimonio scultoreo antico, un nutrito gruppo di teste ntratto e di
antiquario saranno soprattutto le raccolte statuarie conservate nelle dimore
statue iconiche o di divinità, organizzato in leorie mitologiche e lunghe gallerie di uo-
reali, i l ricco museo dì a n t i c h i t à allestito nel Palazzo d e l l ' U n i v e r s i t à , i l pre-
mini illustri, secondo i criteri espositivi tipici del collezionismo privato di antichità.
zioso medagliere sabaudo, le collezioni private dì a n t i c h i t à , difficilmente accessibili e per questo ancor più interessanti.
Già il Craveri, nel 175.3, segnalava la presenza, nello scalone di Palazzo Reale,
di «vecchie statue di m a r m o » , un'espressione forse sbrigativa e poco lusinghiera, se
Ancora una volta, dunque, l'attenzione si rivolge al patrimonio artìstico,
confrontata con la descrizione che ne darà il Derossi («dodici statue antiche rappre-
all'oggetto curioso per ie valenze iconografiche, all'iscrizione di interesse sto-
sentanti diverse divinità di sublime disegno, e di bellissimo lavoro, fra le quali un
rico, in una parola, al pezzo da museo, e a farne le spese saranno, come sem-
Mercurio ed un Bacco, non la cedono alle belle greche, credendosi tali; come pure
pre, i reperti di scavo, le poche vestigia di a n t i c h i t à recuperate durante i lavori
di ampliamento delia città o per le d e m o l i z i o n i delle mura e che avevano favorito il recupero di numerose lapidi e iscrizioni romane, come quelle raccolte
tra il 1801 e i l 1802 dal Vernazza tra le macerie di un torrione della Porta Palatina e quasi ignorate dal M i l l i n , come ignorati sono anche g l i imponenti resti.
106 Per queste iscrizioni, conservale nei Museo di Antichità di Torino, vedi C I L V, 6988, 7030,
7046, 7061, 71 12, 7134, 7135. Liscnzione dedicata al console C . Rutilio Gallico ( C I L V
6988), sarà presto pubblicala da Modesto Paroletti {Notice historique sur une in.icription
consiilaire trouvée dans les décombres
du donjon d'une des portes de la ville de Turin. in
«Mémoires de l'Académie Imperiale des Sciences, Littérature el Beaux-Arts de Turin»,
X I l - X I I I . 1804-1805, pp. 265-267. A proposito del Museo Lapidario, il Millin (V, I, 2.54)
segnalerà brevemente la presenza di marmi di recente scoperta («les marbres. qui ont été
10.3 «Je ne sauroi.s rendre le plaisir que j'éprovai en entrant dans une des principales villes de
rangés sous ces portiques. ont éié trouvés, à differénies époques, dans Tunn, ou récem-
menl découverts»), ma nessun riferimento specifico si trova, nel Vnyage. ai cippi funerari
l'Italie», scriverà nelzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Vpyage. giunto a descrivere la città di Torino ('V. I. 162).
104 G.G.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
C K A V K R I . Guida de' Forestieri per la Reale Città di Tarino. Torino, Gian Domenico
Ramelelti, 17.53, p. 85. La notizia è riferita anctie dal Lalande {Voyage .... cit., I, p. 126).
105 «Quelques marbres relatifs au culle de Diane qui ont été trouvés dans ce lieu. ont fait croire
que cette Déesse y avoit un tempie; mais cette conjecture n'a point re<;u d'autres preuves».
Che la localizzazione del tempio di Diana presso la chiesa dello Spinto Santo sia una mera
congettura, è .sostenuto anche in E.
sta iscrizione, vedi anche C.
PA N K RO ,
M A RI T A N O , / /
La città....
cit., p. 185; per il reimpiego di que-
riuso... cit.. p. 17.
184
e alle iscrizioni recuperale dal Vemazza. A parziale giustificazione per il silenzio del Millin sul resti della Porta Palatina, va ncordalo che al pnncipio dell'Oltocento le murature antiche erano ancora in parte nascoste da sovrastrutture moderne, demolile solo nel corso del
Novecento (vedi L .
M KRC A N D O ,
Riflessioni.... cit., pp. 310-314).
107 M. PAKOI .KTri, Tunn et ses curiosilés
ou description hisinrique de inut ce que cene capi-
tale offre de remarquable dans ses mnnumens. .ses édifices et ses envirnns, Turin, chez les
Frères Reycend, 1819.
185
le quattro, che stanno nelle nicchie d e l l ' a t r i o » ) " " , ma di certo piij in sintonia con il
Diversa era forse l'opinione del Vernazza, principale consulente artistico per
giudizio stilistico espresso dal M i l l i n , che non fece in tempo a vedere le dodici sta-
la guida del Derossi, che certo doveva avere analizzato le statue con più cura del
tue dello scalone, sostituite con vasi di marmo, ma potè giudicare le quattro statue del-
collega francese: ingannato dal cattivo stato di conservazione dei pezzi e forse
l'atrio, provenienti dal saccheggio del Castello dei Gonzaga a Casale Monferrato'™:
ostacolato dalla penombra d e l l ' a l n o , il M i l l i n non si accorse, infatti, di avere di
fronte alcuni tra i marmi più pregiati delle raccolte sabaude, pregevoli avanzi della
[.,.] sous la voQte d'entrée son quattre mauvaises statues qu'on qualifie mal-à-propos
d'antiques [...]. L'escalier n'annonce par l'entrée du palais d'un Roi. Il étoit o m é , avant
collezione di Cesare Gonzaga, giunti a Torino da Casale Monferrato al principio
del Settecento'".
la revolution, de douze statues qu'on disoit étre antiques. On leur a sustitué des vases.
Più nebulose sono le nostre attuali conoscenze sulle sculture antiche indicate
J'ignore où ont été ensuite ces statue: mais, si elles sont du méme gout que celles de la
dal M i l l i n lungo i l percorso di visita del Palazzo, come la statua antica di togato,
voQte, elles ne valent pas seulement la peine d'étre indiquées, quoique l'auteur dezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
la Guida
con testa moderna e bel panneggio, ospitata in una nicchia della juvarriana Scala
dise qu'elles ne le cèdent pas en mérite aux belles slalues grecques»)"".
delle Forbici, insieme alla Minerva di Ignazio Collino, assai più pesante nel panneggio (a giudizio del M i l l i n ) " - , o la piccola statua di Minerva, «ajustée avec des
fragmens a n t i q u e s » , posta sullo scalone che immetteva nella Galleria di accesso
108
Nuova guida per la cillà di Torino, To-
agli A r c h i v i e al Teatro Reale'", una lunga galleria anch'essa ornata, secondo le
rino, Stamperia Reale, 1 7 8 1 p. 9 7 . La Descrizione delle piiiure, sculture el olire cose più
parole del M i l l i n , di «un gran nombre de bustes antiques, mais mutilés, d é g r a d é s
G.G.
CKAV H KI ,
Guida .... cit., p.
e O.
2 7
D H K O SSI ,
notabili del Real Palazzo e Castello di Torino, del 1 7 5 4 , segnalava, per particolare bel-
ou peu i m p o r t a n s » : sono i busti di imperatori romani visti nel 1793 dal Lanzi, un
lezza, le statue di un Giove, di un Bacco, di un Lottatore e di un Mercurio (vedi Musei
d'Arie a Torino. Cataloghi e Inventari delle Collezioni Sabaude. Ili, a cura di S. Pinlo, Torino, Allemandi, s.d.). Propongo qui di identificare il Giove e il Lottatore con le statue di
1 1 1 Su queste sculture e sulla loro complessa vicenda collezionistica, che da Roma le vede migrare
zyxwvuts
«I_M
Esculapio e di Atleta restaurato con palle in mano, oggi esposti nel Museo di Antichitià di
a Mantova, a Guastalla, a Casale Monferrato ed infine aTorino, vedi ora A. M.
Torino (L. M KKCAN no, Per la storia del Museo di Antichità di Torino, in «Xenia», 1 9 , 1 9 9 0 ,
divina Calerla»: marmi antichi dalla Galleria di Cesare Gonzaga in Piemonte, in «Storia del-
figg. 6 e 1 8 ) : ancora nell'inventario di inizio Ottocento VAtleta era infatti descritto con la
destra alzata «in atto di percuotere» (A.
FA I Ì RKT T I ,
1816-1832. Inventario del Museo di Antichità,
Museo della R. Università
di Torino, a.
in Documenti inediti per servire alla storia
dei Mu.iei d'Italia, I, Firenze 1 8 7 8 , p. 4 2 9 , n. 2 0 ) . Per la statua del Bacco, recentemente recuperata nella sua interezza, vedi ora A.M.
RI C C O M I N I ,
"Si scoperse in un magazzino una
l'Arte»,
112
V,
I,
127,2010,
177:
pp.
11- 27.
per la Minerva del Collino, vedi M. Di
e Scultura, in E .
RI C C O M I N I ,
C A . ST K I . N U O V O
La Reale Accademia di Pittura
MACCO,
e M, Rosei, Cultura....
cit., I, pp.
11- 41,
in part. p.
40.
Nella sua guida del 1 8 2 6 , il Paroletti giudicherà la Minerva del Collino una delle sue opere
migliori, anche se non potrà fare a meno di ammettere che ben superiore, nella resa del
montagna di statue, busti, teste, lapide e rilievi": aggiunte alla collezione Garimberii dai
panneggio, gli era la vicina statua romana di togato (M.
deposili del Museo di Antichità di Tonno, in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica
alla mela dell'Ottocento la Minerva del Collino era stata spostata sul nuovo scalone d'in-
del Piemonte»,
25, 2010,
pp.
gresso al Palazzo, come si ricava dalla guida di C.
85- 97.
1 0 9 Questa è infatti la provenienza indicata dal Derossi: per le vicende relative alle spoliazioni
PA RO I . H T T I ,
RO V H RH ,
Guide historique. descriplifel artistique de Turin et de .ses envirnns et des villes les
GI U RI A ,
plus remarquables du Piémont, Turin, Maggi, I 8 5 3 , p. 1 8 6 .
1 -3
201 - 208
2001,
pp.
ott.
1 9 9 3 ),
e
Villanova Monferrato
E. Z A N D A ,
La "quest'ione
Già
Descrizione del Palazzo Reale
dell'intero arredo del Castello di Casale Monferrato, passato ai principi sabaudi, vedi C .
rato, Atti del Convegno di Studi (Casale Monferrato
2 3 ).
di Torino, Torino, Eredi Botta, 1 8 5 8 , p. 1 0 1 e si intuisce da quella, di poco anteriore, di P
Sl zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
'ANTiciATl, / / patrimonio artistico e la sua dispersione, in // Castello di Casale Monfer(Al), Associazione casalese di arte e storia,
Tunn..., cit., p.
1 1 3 Si tratta della Minerva recentemente ricollocata nello Scalone alfieriano dell'Armeria
Reale, un pezzo forse pertinente alle antiche raccolte sabaude (vedi G.
RO M A N O ,
Ipotesi
di Varcadate " dalla tradizione erudita alle ricerche archeologiche recenti, in // Castello di
sulle sculture dello Scalone, in L'Armeria Reale riordinata, a cura di F. Mazzini, Torino.
Ca.sale Monferrato. Dalla storia al progetto di restauro, a cura di V. Co M Oi .i, Alessandria,
Tipografia torinese stabilimento poligrafico,
Cassa di Risparmio di Alessandna,
Una .scheda per la dea Athena, in // restauro dello Scalone di Benedetto Alfieri, a cura di
1 1 0 V , I.
pp.
173- 174.
2003,
pp.
89- 97
e
106- 107.
La Guida cui si riferisce il Millin è evideniemente quella del Derossi.
186
P
V H N T U R O I J,
Torino, Allemandi,
1999,
pp.
187
1977,
5 9 - 6 4 ).
p.
127,
nota
IO
e ora L.
M H RC A N D O ,
Cesare, un Augusto, un Traiano, un Adriano, una Faustina, un Settimio Severo, un
Qualche chiarezza in più si ha a proposito dei marmi che, ancora in parte, deco-
Caracaiia, un Marco Aurelio, ma anche un Seneca e «un Senatore in erma, forse
rano il monumentale camino seicentesco del Salone degli Svizzeri, in Palazzo Reale:
il più bello che ne vedessi altrove», come annoterà nei suoi appunti di viaggio (V,
il M i l l i n credeva antiche le tre teste virili del secondo ordine, tra cui celebre era il ri-
tratto di Cesare, convinzione che solo i recenti restauri hanno smentito, mentre già
I, 187)""*, probabilmente gli stessi già ricordati nellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Descrizione delle pitture scidture et altre cose più notabili del Real Palazzo e Castello di Torino, del 1754, che tut-
attribuiva ad età moderna (e sarà il primo a farlo) i tre putti sottostanti, compreso
tavia preferiva segnalare, per particolare bellezza, le teste di Gordiano Africano, di
quello centrale che accarezza un cane, identificato come «Ercoletto giovane» dal De-
Agrippa, di Commodo, di Pertinace e di Oidio Giuliano'". Più o meno negli anni del
rossi, che ne lodava la fattura «di Greco lavoro e di perfetto disegno»'-'. La sensibi-
soggiorno del M i l l i n si era cercato di porre rimedio allo stato di degrado di questi
lità stilistica del M i l l i n sarà questa volta premiata, e nelle guide successive al Voyage,
marmi, denunciato anche nel Voyage, affidando allo scultore Giacomo Spalla il com-
a partire da quella del Paroletti, del 1819, non si parlerà più di putti antichi.
pito di un non facile restauro: ancora nel 1809 si trovavano nel suo studio oltre una
Il M i l l i n si prenderà tutto il tempo necessario per esaminare con cura il Museo
trentina di busti di marmo, in cattivo stato di conservazione, tra cui un Marco Aure-
di Antichità, a cominciare dai rilievi e dalle tante iscrizioni allestiti sotto i ponici del
lio, un Tito, un Vespasiano, un Ottone, una testa 'all'antica' di Demostene, con busto
Palazzo dell'Università, dove spesso lo incontrerà il Vemazza, impegnalo all'epoca
in alabastro fiorito, oltre a diverse statue antiche (o 'all'antica')'"', tutti pezzi ancora
nell'opera di sistemazione delle raccolte.
in cerca di una precisa identificazione'", proprio come i «busti di marmo degli A n -
Il nostro antiquario visiterà naturalmente il Museo in un momento poco felice
tichi Imperadori Romani, posti sopra termini discosti dal m u r o » " " , che fin verso la
della sua storia: i due torsi loricati da Susa, i più celebri bronzi da Industria, la Ta-
fine del Settecento decoravano il Salone centrale di Palazzo Madama, «opere anti-
vola Isiaca e altre scelte antichità mancavano all'appello, ormai da tempo a Pa-
che di superbo lavoro»"'' e anch'esse frutto, secondo il Derossi, del saccheggio del
rigi, ma rimanevano, incastrate iiel muro o esposte sotto i porticati, quasi tutte le
Castello di Casale, ma già scomparse all'epoca del soggiorno del M i l l i n (V, I , 172)'-".
iscrizioni e diversi rilievi, già musealizzati dal Maffei e poi dal Bartoli e ora ridistribuiti «avec plus d ' o r d r e » dal Vemazza (V, I , 254).
I
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
14 Vedi G.C. SC I O I . I . A , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Luigi..., cit., p. 47 (fol. 44r). Molti di questi busti, a detta dello storico
casalese Giuseppe De Conti, provenivano dal saccheggio del Castello di Casale Monferrato
(Vedi C.
SPA N T I C ' I A I I ,
/ / patrimonin..., cil., p. 202 e A.M.
Il M i l l i n si fa vanto di pubblicare, come inedite, diverse stele funerarie o votive,
per la verità già segnalate nelle opere settecentesche del Durandi, e alcune anche
prima, ma non incluse nei Marmora Taurinensia
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
divina...», cit.).
R I C C O M I N I , «IM
I L'i Vedi C . Sl'ANTlCATl, Il patrimonio..., cit., p. 203.
di Rivautella e Ricolvi o nel cata-
logo redatto dal Maffei'^^: era forse sua intenzione impostare uno studio personale sui
I 16 Vedi Stato Generale delle Statue. Bu.ui e Ba.s.si-rilievi antichi, e moderni appartenenti a
S.S.R.M.
Slati conservati, e per la maggior parte ristauraii dallo scultore Giacomo Spalla.
/809, T-BR, Mise. Patria I 13 (32): una annotazione, probabilmente dello stesso Spalla, ri-
121 O.
D K RO SSI ,
Nuova guida...,eh.,
p. 98. Tanto la guida del Derossi che il manoscritto della De-
.scrizione delle pitture..., eh., davano per antiche e di ottima fattura sia le tre teste virili che i tre
corda che una parte dei busti descritti erano stati restaurati e collocati nella «Galleria che
putti sottostanti. I restauri condotti nel 1996 hanno permesso di accertare, per la prima volta,
va al Regio Teatro».
che i tre busti fino ad allora ritenuti antichi sono in realtà repliche cinquentesche, e che il sup-
117 1 busti di Marco Aurelio e di Demostene potrebbero essere gli ste,ssi, ampiamente restau-
posto Ercole bambino, trasferito nei depositi di Palazzo Reale, dopo l'incendio del 1997, è in
rati nella prima metà del Settecento, oggi collocati nello scalone dell'Armeria Reale e forse
realtà un Eros (presenta infatti delle ali), forse da riconoscere nella statuetta di marmo tardo-
provenienti dalle raccolte sabaude tardo-cinquecentesche (G.
123-127, in part. pp. 126-127 e R
I
18 G . G .
119 0.
C KA V KRI ,
D K R O SSI ,
Guida...,
V H N T U RO I . I ,
RO M A N O ,
Ipotesi..., cit., pp.
Il restauro... cit., pp. 52-.S3, figg. 56-.')7).
cinquecentesca, di provenienza romana, venduta da Orazio Muti a Emanuele Filiberto nel 1574
e indicata, negli inventari, come 'putto con un cane' ( C E .
BKRT A N A ,
Un puttofineCinqueceiuo
nel Palazzo Reale di Tonno, in «Studi Piemontesi», 28, 1999, pp. 463-471, in part. p. 464).
eh., p. 38.
122 Per queste stele, vedi L . Mercando, Riflessioni..., cit., pp. 326-328, figg. 312-313, p. 333
Nuova guida..., cit., p. 89.
120 I busti erano stati trasportati nel Salone di Palazzo Madama nel 1730, dopo un restauro ad
opera degli scultori Carlo Tantardini e Angelo Buzi (G.
188
RO M A N O ,
Ipotesi.... cit., p. 126).
figg. 332-335; p. 342, fig. 344, p. 344, fig. 347 e L .
47, 60-61 e 134
189
M KRC A N D O
e G.
PA C I ,
Siete..., eh., nn.
monumenti ancora poco noti dei museo e probabilmente a questo scopo ne aveva in-
fiancare alla sua analisi una adeguata osservazione del pezzo: difficilmente,
caricato la riproduzione grafica all'amico Angelo Boucheron, artista che già si era se-
altrimenti, avrebbe potuto definire « à g é et très-laid» la figura di giovane alato
gnalato per l'accuratezza e la fedeltà all'antico nei disegni preparatori per le incisioni
del rilievo torinese.
dei torsi segusini edite dal Franchi Pont e che all'epoca si stava facendo un nome
nell'ambito del disegno da modelli classici"-.
Gli interessa, poi, di segnalare i monumenti editi di recente, come la coppa
in argento con scena di Amazzonomachia pubblicata dall'abate Tarini, l'iscri-
Non è questo i l luogo, per o v v i m o l i v i di spazio, in cui esaminare nel det-
zione etrusca resa nota dal Lanzi, la rarissima moneta d'oro da Atene studiala
taglio la descrizione data dal M i l l i n per ogni singola a n t i c h i t à del museo: ba-
dall'abate Barucchi, o quelli provenienti da altri territori del regno, come il mo-
sterà sottolineare, ancora una volta, la sua attenzione quasi esclusiva per i dati
saico con Orfeo, rinvenuto nei pressi di C a g l i a r i ' - \i tutti conservati
iconografici, che g l i faranno preferire i monumenti figurati e in qualche caso
all'epoca nel Gabinetto di Antichità, noto anche come 'Museo del Re') e non gli
lo incoraggeranno in una nuova proposta di lettura, come nel caso del rilievo
dispiace di ripercorrere nel dettaglio l'intera e un po' misteriosa storia colle-
delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Kairós, ancora oggi uno uno dei pezzi di più discussa interpretazione. G i à
zionistica della celeberrima Mensa
nei Mannara
X V H e rimasta per quasi due secoli l'indiscussa protagonista del museo di an-
Taurinensia
e nel Museurn
Taurinense
del Maffei i l rilievo era
stato correttamente riconosciuto come una replica della statua lisippea del
Kairos,
ma i l M i l l i n preferirà confrontarlo con un rilievo conservato all'epoca
ad Atripalda, presso Avellino, e riprodotto nel frontespizio àtWIter
Venusinum
Isiaca,
già nelle raccolte sabaude fin dal
t i c h i t à " \a fameuse Table isiaque, jadis le sujet de tant d'avis o p p o s é s , a
perdu son prestige d ' a n t i q u i t é » scriverà il Valéry nel suo Voyage en
Piémont
del 1 842'-', ma all'epoca del M i l l i n lo Champollion non aveva ancora scoperto
di monsignor L u p u l i , edito nel 1793'^'': nel r i l i e v o , oggi conservato a l l ' E r m i -
la chiave per la decifrazione del geroglifico e così il misterioso (e incompren-
tage. è rappresentata una figura alata di vecchio barbato, in atteggiamento del
sibile) lesto della Tavola riusciva a esercitare sui viaggiatori ancora un certo fa-
tutto simile a quella del Kairos,
scino: senza avventurarsi in interpretazioni affrettate, preferendo affidare i l
ma interpretata dal M i l l i n come immagine
allegorica della Prudenza e oggi associata a l l ' i c o n o g r a f i a , pienamente romana, di Tempus-Saturno. "Vien da pensare che, ancora una volta, i l M i l l i n sia
caduto v i t t i m a di un eccesso di documentazione bibliografica ( i l vezzo di c i tare un'opera così squisitamente erudita come VIter
Venusinum),
senza af-
125 Per queste pubblicazioni, vedi V.
T AKI N ,
Explicaiion..., cit., pp. 6-IO e G.C.
SC I O I . I . A ,
Cul-
tura figurativa a Torino nel periodo france.te: nuovi contribuii e documenti inediti, in Ville
de Turin 1798-1814, a cura di G . BR A C C O , Torino, Archivio Slorico della Città di Torino.
1990, II, 359-362;
L. LA N Z I ,
Saggio di lingua etrusco e di altre antiche d'Italia per ser/ire
alla storia de'popoli, delle lingue e delle belle arti, t. II, voi. Ili, Firenze, Attilio Tofani,
1825-, p. 562: sul celebre belilo con iscrizione etrusca, edito anche da J.
123 Sui disegni di antichità piemontesi eseguiti da Angelo Boucheron per ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Voyage del Millin,
vedi A.M.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
R I C C O M I N I , Angelo Boucheron di.segnaiore di amichila per il Voyage en Pie-
D U RA N D I , / /
Pie-
monie..., cit., pp, 129-130, e passato, nel 1779, nel Museo di Antichità di Torino, vedi E .
Ancora sui «sassi» del Museo Bellino di Busca. Un elenco inedito, in R.
moni di Aubin Loui.s Millin, in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Pie-
M I CH KI . KT T O ,
monte», 23, 2008, pp. 9-17 e il saggio di Cristina Trincherò in questo volume, con
Co M UA / E .
bibliografìa.
cando, in «Bollettino per la Società degli Sludi Storici, archeologici ed artistici della pro-
124 M.A. LuPUi.i, Iter Venusinum veiusiis monumeniis illustralum, Neapoli, apud Simonios,
1793, frontespizio e pp. 49-51 : il rilievo era all'epoca di propnetà del principe di Atripalda.
Ritenuto dal Greifenhagen un falso rinascimentale (A.
G RK I I - K N H A O K N ,
Zum Salurnglauben
der Renai.s.sance, in «Die Aniike», X I , 1935. pp. 67-84), è stato in seguito riconosciuto
come antico e interpretato come allegoria di età romana (Il sec. d.C.) di Tempus-Salumus
(B.
PA O I . O Z Z I S T R O Z Z I
e E.
SC H W A R Z K N BH R O ,
Un Kairos Mediceo, in «Milleilungen des
Kunsthistorischen Institutes in Florenz», 35, 1991, pp. 307-316, in pari. p. 316, nota 19).
190
M I CH KI . KT T O ,
Erudizione, archeologia e storia locale. Studi per Liliana Mer-
vincia di Cuneo», 131, 2004, pp. 35-66; P.
BA R U C C H I ,
Discorso delle monete d'Atene, in
«Mémoires de l'Académie des Sciences», 1809, in pan. pp. 58-59.
126 Vedi da ultimo A.
M A N D O I . K SI ,
"PiemoniEgizia". Definizione di un sistema per la valo-
rizzazione dei beni culturali d'interesse egitiologico in Piemonte, Torino, Fondazione per
l'arte della Compagnia di San Paolo, 2006, pp. 15-16.
127 M.
V A I . KRY ,
Vnyage en Piémont,
Bruxelles, Soc. Belge de librairie Hausman el C , 1842,
p. 170.
191
zyxwv
lettore alle caute ma sensate considerazioni del Caylus, che della Tavola aveva
certo di grande utilità la dattilioteca, i l medagliere, i bronzi antichi messi in-
fornito una semplice descrizione, i l M i l l i n si c o m p i a c e r à , p e r ò di aggiungere
sieme dall'abate P u l l i n i , i gabinetti di gemme e monete dell'abate Incisa e del
qualcosa di suo alle tante e controverse opinioni degli studiosi che lo avevano
conte de La Turbie, mentre non farà in tempo a vedere la raccolta del Genevo-
preceduto, indirizzando lo sguardo del viaggiatore alle tante informazioni che
sio, di cui vorrà ugualmente ricordare i l prestigio (V, I , 322-323)"". Anche se
le figure umane e animali della Tavola potevano suggerire «sur l'histoire natu-
poco legate all'indagine archeologica del territorio (quella del Pullini era for-
relle de l ' A e g y p t e , les usages et le costume de ses h a b i t a n s » (V, I , 268).
mata in prevalenza da pezzi provenienti da Roma e dalle aree vesuviane), que-
La descrizione fatta dal M i l l i n alle a n t i c h i t à esposte nel Palazzo d e l l ' U n i -
ste collezioni rappresentavano per i l M i l l i n un capitolo fondamentale per la
versità fornirà un modello di riferimento presto seguito anche nelle succes-
conoscenza degli interessi antiquari e la formazione del gusto artistico in Pie-
sive guide della città, a partire da quella di Modesto Paroletti, edita nel 1819,
monte. Le sue indicazioni sul medagliere dell'abate Incisa, ricche di dettagli
che non si farà scrupolo di copiare interi brani del collega francese, citando
sulle monete più rare e le pietre incise di particolare qualità o curiosa icono-
senza riserve persino le o p i n i o n i piij d i s c u t i b i l i (come l'interpretazione del r i -
grafia, così come quelle sulle dattilioteca del conte Blancardi de la Turbie, già
lievo delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Kairósy^*.
esaminata dai M i l l i n a Parigi, sono ancora oggi una testimonianza preziosa per
Una gradita novità doveva, infine, essere per il lettore l'ampia digressione
la ricostruzione della consistenza di queste raccolte al principio d e l l ' O t t o -
sulle raccolte private di oggetti d'arte e di antichità, ancora gelosamente protette
c e n t o " ' , ma sarà soprattutto la collezione dell'abate Pullini a meritare, nel Vo-
dalla curiosità dei comuni viaggiatori e rivelate con cautela solo agli ospiti più i l -
yage,
lustri. Non che il M i l l i n sia stato i l primo a visitare, da 'forestiero', questo genere
insensibile di fronte alla pregiata dattilioteca che l'abate aveva all'epoca deciso
di raccolte (ben prima di l u i , nel 1778, Angelo Maria Bandini era riuscito a vedere
di rendere anche celebre, presentando alle stampe gli esemplari migliori (è pro-
il museo del commendatore Genevosio, e lo stesso avevano fatto, solo dopo pochi
prio del 1811 il Saggio di amiche gemme incise co' relativi
anni, due aristocratici lucchesi)"^, ma di certo è stato il primo a farne scoprire il
zione),
un'attenzione
del tutto privilegiata: i l M i l l i n
non rimase di certo
articoli
d'esposi-
ma pezzi d'eccezione g l i sembreranno anche la testa bronzea ed. di
pregio e la ricchezza ai viaggiatori che lo avrebbero seguito, una scelta in palese
discontinuità con le guide e le descrizioni di Torino edite fino a quel momento,
1 3 0 «M. le commandeur Geloso avoit autrefois une très-belle collection de pierres gravées. Je
concentrate a magnificare i tesori artistici delle collezioni reali.
ne sais ce qu'elle est devenue». Sulla collezione di pietre incise del commendatore Modesto Genevosio (detto anche Geloso), confluita nella raccolta del conte di la Turbie, vedi B.
«Le but principal de mon voyage - scriverà i l M i l l i n nella premessa alla de-
PA LM A V EN L T U C C I ,
scrizione delle raccolte - étoit de ... remplir ma m é m o i r e des objets qui peuvent
L'abate Carlo Antonio Pullini. Il manoscrttlo di un erudito e il colle-
zionismo di antichità in Piemonte nel '700, Roma, De Luca, 1 9 9 4 , pp. 2 0 - 2 1 . Fece invece
diriger le jugement et former le goQt» CV, I , 318), e a questo scopo erano di
in tempo a vedere la raccolta Genevosio l'abate Luigi Lanzi, aTorino nel 1 7 9 3 , che nei suoi
taccuini di viaggio ci ha lasciato una preziosa descrizione delle gemme più interessanti
(Luigi Lanzi. Taccuini di viaggio. I. Viaggio nel Veneto, a cura di D. L K V I , Firenze, Spes,
128
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
M. PA RO I . H T T I , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Turin..., cit. (a p. 2 2 8 così parla del rilievo con Kairó.t: «un hommed'un age
avance, qui a des ailes au dos et aux pieds, que M. Millin a dit ètre un image allégorique
de la Prudence»). Il testo del Millin verrà riutilizzato (questa volta senza citare la fonte) dal
Paroletti nella guida Tunn à la ponée...
cit., e più volte seguito nelle successive guide ot-
tocentesche.
129
Vedi A.
1988,
131
p.
Vedi B.
1 1 8 ).
P A L M A V H N KT u e ci ,
L'abate..., cil., p.
23
e il saggio di Cristina Trincherò in questo
volume. Gli appunti presi durante la visita ai gabinetti privali di Torino frulleranno al Millin alcune importanti aggiunte allo studio, che stava completando, sulle gemme incise: alcuni pezzi già appartenuti al La Turbie, e oggi al British Museum, saranno, ad esempio,
BH C C A R I A ,
Angelo..., cit., p.
234
e G.
SF O R Z A ,
Viaggio di due gentiluomini luc-
inseriti nell'opera Pierres gravées
inédites tirées des plus célèbres
chesi, in «Memoria della R. Accademia delle Scienze di Torino», s. Il, 6 3 , 1 9 1 3 , p. 1 5 4 (il
(lavv. Vili, IV, X X X I I ) , edita a Parigi nel
viaggio risale al
Antonio Pullini, in B.
1 7 8 1 ).
192
1817
PA L M A V K N K T U C C I ,
(M.
EL I SA M I C H KLI ,
L'abate..., cil., p.
193
127,
cabinets de l'Europe,
La dattilioteca di Carlo
nota
1
I).
Caligola, appena acquistata dal Pullini come raro pezzo antico, o la serie di medaglie moderne con uomini illustri, giudicata dal M i l l i n la migliore tra quelle a
lui n o t e ' " . Le note di apprezzamento per alcuni oggetti della collezione, con-
L'UOMO E LA SOCIETÀ DEL PIEMO NTE NELL'ANALISI
fermate dal desiderio, più volte espresso nelzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Voyage, di procurarsi i disegni di
D I MILLIN ETNOLOGO
quelli più significativi (anche di fronte alle titubanze di collezionisti un po'
schivi, il M i l l i n non perdeva l'occasione per arricchire la propria documenta-
Maurice M A
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
UVIEL
zione iconografica), torneranno molto utili agli eredi dell'abate, che faranno affari d'oro vendendo a prezzi esagerali i pezzi segnalali dal M i l l i n : intorno alla
metà del secolo l ' a u t o r i t à del Voyage (e la fama del suo autore) erano ormai tali
da servire come garanzia di q u a l i tà persino nelle trattative di compra-vendita, e zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
C O . SÌ
se, nel 1853, il Museo di An t i c h i t à di Torino si troverà a pagare più del doCosì scriveva Pien'e-Louis G i n g u e n é a proposito del Voyage daris le Midi de
vuto il busto del Caligola o un bronzetto di G i u n o n e ' " , sarà anche grazie alle
lusinghiere parole del M i l l i n ,
la France di M i l l i n :
M. Millin a visite, en voyageur curieux et en antiquaire insiruit, nos départements méridionaux. Les usages el les habiludes n'y onl pas été moins que les monuments l'objet de son atlenlion. Parmi plusieurs usages qui ont une grande confonriilé avec
quelques coutumes des Grecs et des Romains, il a surtout été frappé par le rapport que
les combais de taureaux ei les ferrades des environs d'Arles onl avec les laurocaiapsies de la Thessalie'.
In tono opposto, così proclamava l'abate Jean-Pierre Papon nella premessa al
suo Voyage littéraire
122
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
L'intera collezione di Carlo Antonio Pullini è stata minutamente indagala in B. P A L M A V K N KT UCCL
de
Provence:
11 ne faui pas qu'un voyageur se promette d'avoir une idée juste du genie des peuples
L'abate..., cil.: sul busto bronzeo del ed. Caligola, acquistalo dal Pullini nel 1811,
chez lesquels il voyage. C'est un privilège réservé aux personnes en place, qui som
riconosciuto come falso modemo dal Bemoulli e oggi conservalo nel Museo di Antichità
nées dans le pays ou qui y habiteni depuis longiemps'.
di Torino, vedi ibidem, pp. 18, 25. .58, fig. I, Un 'interessante descrizione della raccolta
Pullini. ancora mancante del Caligola, si trova nei taccuini di viaggio dell'abate Lanzi (vedi
D.
LH V L
Luigi Lanzi.... cit.. p. 1 16). Sui rapporti tra il Pullini e il Millin vedi anche il sag-
gio di Cristina Trincherò.
1,3,3 Sulla dispersione della raccolta dopo la morte dell'abate (1816). vedi E . M i cH Ki .hrio,
Bronzi, marmi, terrecotle e vetri antichi della collezione Pullini al Mu.seo di Antichità
Torino, in B.
PA LM A V H N H T U C C L
L'abate....
di
Originario di P u g e t - T h é n i e r s , nell'attuale dipartimento francese delle AlpesMaritimes, Papon esitava a ritrarre i suoi compaesani e, come la maggior parte dei
viaggiatori del tempo, si accontentava di rilevare che
cit., pp. 57-104: in part, a p. 95 è discusso il
bronzetto di Giunone, già esposto nel Museo di Antichità di Torino nel 1880, ma oggi di-
1
2
l'apprezzamento del Millin.
194
Rapport sur les Travaux de la Classe d'Histoire et de Littérature
ancienne, fait lors de la
séance publique le I " juillet 1808, Paris, Imprimerle imperiale, 1808, pp. 28-29,
sperso, che dell'intero gruppo di bronzetti del Pullini ottenne la stima più alla, in virtù del-
J,-R
PA PO N ,
Voyage littéraire
de Provence, Paris, Barois l'Aìné, 1780, p,
195
XIV.