BIOGRAFIA E CURRICULUM POLITICO-CULTURALE
DI ALESSANDRO PASCALE
Dopo poco più di un anno dalla pubblicazione, l'opera In Difesa del Socialismo Reale e del
Marxismo-Leninismo ha superato la quota di 3000 “download”, anche se è verosimile
supporre che coloro che abbiano aperto il testo almeno una volta siano molti di più, dato
che alcuni compagni hanno affermato di averne diffuso delle copie su cd-rom (cosa che
incentivo anche altri a fare). Da allora sono successe tante cose, tra cui soprattutto il lancio
del progetto editoriale della collana Storia del Socialismo e della Lotta di Classe e l'uscita
nelle librerie de Il totalitarismo liberale, grazie alla fiducia accordatami da Giordano Manes
de La Città del Sole.
Non sono mancate però le ombre. Non è mancato, da quel fatidico 15 dicembre 2017, chi
ha contestato non tanto l'opera, quanto soprattutto il suo curatore, ossia il sottoscritto. Ci
sono due maniere per attaccare un libro: il primo è passarlo sotto silenzio; il secondo è
attaccare il suo autore. Entrambe le strade sono state praticate nei confronti di In Difesa.
Per quanto riguarda la seconda, gli argomenti utilizzati sono stati un po' scarsini: mi hanno
rinfacciato i molti anni passati a perdere tempo dentro il PRC... mi hanno dato del
rossobruno... mi hanno dato del “professorino”... qualcuno è scocciato dalla continua
sponsorizzazione dell'opera, quasi fosse una nuova Bibbia... mi accusano di arroganza,
presunzione, ecc. ecc.
Vige il diritto di critica, né si può piacere a tutti, ma i più che hanno formulato tali accuse
spesso non si sono neanche presi la briga di scaricare (gratis!) il testo e aprirlo per leggerne
qualche pagina. Sembrano inezie, eppure non sono da sottovalutare. Posso capire
benissimo lo scetticismo verso un giovane che all'età di 32 anni ha avuto la pretesa di fare
quello che nessuno, né singoli, né organizzazioni, aveva pensato di fare nei decenni
precedenti: raccogliere fonti, analisi, testi per cercare di attaccare a monte il revisionismo
storico anticomunista, lanciandosi nella riscrittura della storia mondiale dell'ultimo secolo
secondo l'ottica del materialismo storico.
Ciononostante sono arrivati molti più elogi che critiche. Anche i compagni più vicini mi
chiedono come sia stato possibile realizzare da solo un'opera che è stata definita da alcuni
“corposa”, da altri “monumentale”. Rispondo sempre che si tratta di un lavoro collettivo, al
quale hanno collaborato una ventina di compagni. È vero che tali collaboratori mi hanno
aiutato soprattutto nel lavoro di revisione, nel darmi preziosi consigli e osservazioni,
mentre la produzione diretta è stata fatta da un minor numero di compagni, e solo per
alcuni paragrafi. La selezione, la “ricopiatura” di molti testi, l'organizzazione dei materiali
da inserire, così come la gran parte delle analisi, sono effettivamente opera del sottoscritto,
e rappresentano il frutto di un decennio in cui effettivamente ho studiato e letto molto,
scrivendo in maniera altrettanto copiosa, seppur, specie all'inizio, in maniera confusa,
inadeguata e disordinata. Ribadisco inoltre che tale lavoro non è altro che una bozza, per
quanto inedita e di valore, almeno a quanto emerge dalle recensioni pervenute finora 1.
Attualmente, in vista della II edizione (che uscirà in primavera anche in tiratura cartacea
limitata, su prenotazione)2, sto effettuando la revisione formale e grafica del testo e vi sto
trovando molti errori, refusi e sviste, anche gravi, che rendono urgente il compito di
apportare le dovute correzioni.
1
2
Si veda Redazione (a cura di), Recensioni e commenti su “In Difesa del Socialismo Reale”,
Intellettualecollettivo.it, 25 ottobre 2018, disponibile su http://intellettualecollettivo.it/recensioni-ecommenti-su-in-difesa-del-socialismo-reale/.
Per informazioni si veda https://www.produzionidalbasso.com/project/storia-del-socialismo-e-della-lottadi-classe/.
Riscontro però sempre più diffuso un certo scetticismo pregiudiziale verso l'opera, che è in
buona misura un'ostilità probabilmente politica verso le tesi del sottoscritto. Quel che si
mette in discussione più o meno implicitamente sono però le mie stesse competenze
politiche e culturali. Dato che ciò rischia di danneggiare la diffusione dell'opera mi sono
permesso quindi di raccogliere in un unico testo alcuni testi utili a smentire tali accuse più
o meno silenziose: la mia lettera di dimissioni dal PRC (in cui ho tracciato un quadro
generale della mia formazione politica e culturale) e l'elenco dei miei titoli accademicouniversitari. Qualcuno aggiungerà alla lista delle accuse quella di “esibizionismo vanesio”.
Cerco di prevenire l'obiezione.
Quando con un manipolo coraggioso di compagni e compagne abbiamo pubblicato l'opera
sul web, mi sono permesso di aggiungere il mio nome sul testo in quanto “curatore”, ma mi
sono rifiutato di inserire mie foto, biografie o presentazioni generali. Per lungo tempo sul
sito da cui era scaricabile l'opera la sezione “Autore” rimandava esclusivamente
all'antologia che avevo preparato su Lenin alcuni anni fa e che avevo scelto di non inserire
nel libro per ragioni di spazio. Non ritenevo necessario dare informazioni del sottoscritto,
un po' per ostilità verso la “società dello spettacolo”, un po' perché mi rendevo conto della
difficoltà di rendere credibile e “scientifico” agli occhi dei più un lavoro così ampio e
ambizioso. Mi immaginavo già discorsi del tipo “un solo curatore? Così giovane?”...
Ritenevo quindi che il modo migliore di presentare l'opera fosse di descriverla come una
mera raccolta di fonti realizzata collettivamente. Chi ha avuto modo di leggerne almeno
una parte avrà constatato che questo è vero fino ad un certo punto, dato che in realtà le
stesse scelte di selezione e le numerose analisi che vi si trovano rendono l'opera qualcosa di
estremamente particolare e difficilmente definibile in poche parole. Credo che il modo
migliore di descrivere In Difesa del Socialismo Reale sia questo: l'aggiornamento di una
protesta consapevole e rabbiosa, conseguente alle contraddizioni interne del sistema
capitalistico.
Mi sono reso conto infatti che la riforma dell'ordinamento universitario (il famoso 3+2), il
mio ingresso nel mondo del lavoro in piena crisi economica (mi sono laureato nel 2010)
con le conseguenti difficoltà a trovare un impiego stabile, mi hanno obbligato negli anni a
dare, con profitto ed in un lasso di tempo relativamente breve, un numero considerevole di
esami e concorsi. Ho avuto la fortuna, il privilegio, e anche la necessità di studiare molto,
con lo scopo primario di farmi strada nel mondo del lavoro. Non ho termini di paragone per
sapere se il mio caso sia “eccezionale”. È un problema generazionale, questa pena di dover
essere ultra-formati per “conquistare” uno stipendio precario e spesso ai limiti della
sussistenza. La borghesia, che con la sua furibonda lotta di classe fatta di “competitività”,
“flessibilità”, “formazione continua”, ecc., ha sancito la proletarizzazione mia e di altri
milioni di lavoratori, ma in questo caso la legge della concorrenza è stata un'arma che le si
è rivolta contro. Nel mio caso questa formazione acquisita su vari fronti, teorici e praticopolitici, mi ha permesso accumulare una serie di dati ed esperienze non così comuni. Tra gli
“studiosi”, poi, in pochi hanno avuto la voglia di organizzare e diffondere sistematicamente,
secondo una progettualità politica e militanti, i saperi acquisiti.
Mi sono chiesto spesso perché nessuno abbia fatto prima il lavoro che ho svolto. Oltre alla
questione generazionale mi sono dato altre risposte:
1) la trasformazione della “democrazia liberale” in un moderno totalitarismo, che ha
sussunto la gran parte della società nel “pensiero unico”;
2) l'inerzia e la debolezza teorica e pratica delle organizzazioni comuniste, negli ultimi
decenni sempre più indifferenti alla “battaglia culturale” e al tema della formazione;
3) il banale fatto che solo nell'ultimo ventennio siano uscite opere di grande spessore che in
pochi hanno avuto la fortuna di scoprire e di “assemblare”, perdendosi in vari
divertissements o nel grande mare magnum del mercato editoriale attuale.
Ci sono insomma, anche in questo caso, delle risposte molto “materiali” alla questione di
come e perché sia stato possibile realizzare solo ora un'opera di questo tipo.
L'unico merito che ho, e chiedo scusa se risulterò arrogante per rivendicarlo, è stato di
avere avuto la voglia, la costanza e il tempo di organizzare questo lavoro prima di altri,
avvalendomi del contributo di intere generazioni di studiosi e compagni che mi hanno
preceduto. Per questa ragione continuo a ritenere che l'opera sia il frutto di un intellettuale
collettivo che si è stratificato nel tempo e nello spazio. Questo è il motivo per cui insisto
nell'affermare che In Difesa del Socialismo Reale e del Marxismo-Leninismo non è un libro
“di” Alessandro Pascale. È un libro “curato da” Alessandro Pascale. La differenza è
sostanziale e obbliga tutti a confrontarsi con quanto è stato elaborato dal meglio della
letteratura critica di cui sono pervenuto finora a conoscenza, con tutti i limiti del caso.
Continuare a ignorare quest'opera sarebbe solo l'ennesimo atto suicida di una “sinistra”
incapace di riscoprire se stessa.
Gli uomini e le donne sono artefici del proprio destino, ma solo se sono capaci di
fronteggiare e sconfiggere i pregiudizi con cui le istituzioni e i media li bombardano
quotidianamente.
Altrimenti sono già sconfitti in partenza.
Milano, 24 gennaio 2019
Alessandro Pascale
FORMAZIONE POLITICO-CULTURALE
[Quella che segue è la lettera di dimissioni da ogni incarico dirigente ricoperto nel Partito della
Rifondazione Comunista, con conseguente mia uscita dall'organizzazione. È stata pubblicata il 17
settembre 2018 su “Marx21” con il titolo Dal PRC al marxismo-leninismo, disponibile su
http://www.marx21.it/index.php/comunisti-oggi/in-italia/29277-dal-prc-al-marxismo-leninismo]
Milano, 14 settembre 2018
Per spiegare le ragioni che mi portano a lasciare il Partito della Rifondazione Comunista
vorrei approfittare per tracciare il più brevemente possibile il mio percorso politico e
formativo, al fine di offrire uno stimolo di riflessione sulle modalità con cui un giovane di
provincia sia potuto passare da una generica appartenenza alla “sinistra” alla coscienza
della necessità di recuperare il marxismo-leninismo.
Sono nato e cresciuto in Valle d'Aosta, una realtà periferica, distante dai centri politici e
sociali dell'Italia e caratterizzata molto dalle problematiche locali, principalmente la difesa
dell'autonomia regionale con i suoi annessi privilegi economici. Il fatto di essere cresciuto in
una famiglia progressista, con mio padre quadro dirigente del Partito Socialista Italiano, ha
sicuramente favorito l'assorbimento di una morale laica e progressista, improntata anzitutto
all'educazione ai valori di uguaglianza, rispetto, solidarietà, giustizia e libertà. Ho sempre
provato noioso e odioso andare al “catechismo” e frequentare l'ora di religione a scuola.
Una imposizione a cui mi sono ribellato a 14 anni, a cresima già avvenuta. Gli anni
successivi sarebbero stati caratterizzati da un anticlericalismo e ateismo spesso sfoggiati con
impudenza e sfottò. Ho maturato l'appartenenza sentimentale al comunismo negli anni del
liceo (scientifico), durante il cui periodo non sono mai venuto a contatto con organizzazioni
politiche, ma ho avuto la fortuna di leggere e studiare molto, provando amore per la storia
e un certo disinteresse per la filosofia, che mi sembrava spesso incomprensibile nelle sue
astruserie. È in questo periodo che ha iniziato a formarsi in me una sensibilità marxista,
seppur ancora abbozzata, immatura e “idealista”.
Terminato il liceo ho preso l'ardita scelta di intraprendere gli studi storici, motivo di
contestazione in famiglia, che avrebbe preferito in un'ottica lavorativa una facoltà di
economia o di informatica. Ho disobbedito ai consigli pressanti, seguendo la mia passione
più profonda per gli studi applicati alla letteratura e alle scienze umane e sociali. In quel
periodo la militanza non era ancora un'opzione esistente nel mio cervello, seppur iniziavo a
frequentare alcuni ambienti di sinistra, constatandovi una profonda ignoranza delle basi del
marxismo. D'altronde frequentavo un'università privata, la Cattolica. Essendo riuscito a
spuntarla in famiglia sulla scelta professionale futura (l'insegnante, cosa che sono
diventato), non me l'ero sentita di obiettare al paterno “già fai una facoltà di merda,
almeno la fai bene”. Mio padre usava parolacce assai di rado, ossia le rare volte in cui
perdeva una santa pazienza. Mi ritrovai quindi in una delle casematte del Vaticano,
quell'università fondata dal fascista Gemelli. Sballottato tra preti e studenti di “Comunione
e Liberazione” cercai di sopravvivere concentrandomi su uno studio diligente e tornare il
più possibile in Valle d'Aosta, dove mantenevo la gran parte delle relazioni personali.
Mi sono laureato in Scienze Storiche all'Università Cattolica di Milano con due tesi su
“Berlinguer e il compromesso storico” (triennale nel 2008) e “Popular Music politica.
Un'analisi storico-sociale sul contesto italiano” (specialistica nel 2010), entrambe valutate
con il massimo dei voti. Durante gli anni universitari ho iniziato ad apprezzare gli studi
filosofici, sviluppando maggiormente una coscienza politica critica e comunista, seppur
ancora molto “eterodossa”, spaziando tra le opere di Marx ed Engels e un filone saggistico
piuttosto variegato che accoglieva autori come Harvey, Bauman, Burgio, Zizek, oltre ad
opere di taglio storico e politico vario. In quel periodo i miei interessi principali non erano
rivolti alla politica nazionale: certamente mi tenevo informato, tifando il PRC di Bertinotti
(cosa di cui mi sono poi pentito a posteriori) ma non ero minimamente a conoscenza
dell'esistenza di correnti interne, né avevo mai sentito parlare dell'azione svolta dal gruppo
dell'Ernesto. Come molti imputavo le sconfitte a fattori esterni e non agli errori politici del
partito. Mi interessava però molto di più il mondo musicale e cinematografico, svolgendo
un lavoro estetico di critica militante che partiva dal rifiuto delle dinamiche dell'industria
culturale. Fu un'occasione per studiare a fondo Adorno, introducendomi al non pienamente
soddisfacente, eppur carico di spunti, “marxismo occidentale” della Scuola di Francoforte.
Scrivendo contributi per alcuni siti, cercavo di fornire analisi critiche e marxiste del cinema
moderno e contemporaneo, mentre sulla musica avevo pubblicato tra le altre cose gli
estratti più “politici” della mia seconda tesi. Tornato in Valle d'Aosta a inizio 2010, ho
lavorato per 6 mesi come tutor per Cepu-Grandi Scuole, il cui dirigente locale ha ritenuto
meglio non rinnovarmi il contratto per l'anno successivo, probabilmente perché mi ero
permesso di pretendere il pagamento regolare degli stipendi per tutti i lavoratori. Mi sono
arrangiato facendo il barista a chiamata per due anni, iniziando la gavetta nel mondo della
scuola pubblica con le prime brevi supplenze. Nel 2012 iniziai un po' per caso una
collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza della Valle d'Aosta, portando a termine
nel giro di circa un anno la stesura del volume “La Soie di Châtillon. Vita, lavoro e lotta di
classe”, pubblicato nel 2017 da End Edizioni.
Svolsi a al riguardo un intenso lavoro di ricerca e studio su un settore di cui
sostanzialmente ignoravo pressoché ogni cosa; passavo le giornata nella Biblioteca di Aosta
a saccheggiare qualsiasi libro che mi potesse tornare minimamente utile; fu l'occasione per
conoscere intensamente non solo le dinamiche di uno specifico ramo industriale, ma anche
in maniera più approfondita, seppur ritengo ancora ad un livello piuttosto superficiale, le
dinamiche economiche internazionali, nazionali e i lineamenti principali della storia
contemporanea della Valle d'Aosta, fino agli anni '70 la regione percentualmente più
industrializzata d'Italia. Sono comunque orgoglioso del testo finale. Nonostante qualche
inevitabile difetto presente qua e là esso rappresentava il mio primo tentativo di
applicazione del materialismo storico ad una porzione, seppur minima e settoriale,
dell'epoca contemporanea. “La Soie di Châtillon” è stata da questo punto di vista la mia
personale palestra pratica di verifica delle idee marxiste su un ambito molto concreto e
attuale riguardante il mio territorio di origine.
Dal punto di vista politico la mia militanza inizia davvero nell'estate 2008 nel Partito della
Rifondazione Comunista, stimolato da una doppia necessità: riportare il prima possibile i
comunisti in Parlamento e sostenere la linea Ferrero rispetto alla proposta liquidazionista
del comunismo di Vendola. Nel periodo “valdostano” sono sostanzialmente stato un
ferreriano, sostenendo le tesi dell'unità della sinistra, pur mantenendo un'organizzazione
comunista capace di egemonizzarla. Tali tesi si conciliavano bene con la mia coscienza
politica, ancora molto arretrata, che avevo fin lì acquisito. Ricordo che in quel periodo sono
stato abbonato per un anno a “Il Manifesto”, seguivo “Le Monde Diplomatique”, compravo
libri di Derive Approdi (da Liguori a Ferrero, da Polo a Cremaschi), passando anche per il
“Bentornato Marx” di Fusaro. Non c'era un programma organico di formazione nel partito,
si andava avanti principalmente organizzando presentazioni di libri nei locali dell'Espace
Populaire. Gli stimoli culturali principali venivano, oltre che dai giovani compagni con cui
iniziai la militanza, Matteo Castello e Matteo Amatori, dai dirigenti (o ex dirigenti) Piero
Valleise, Marilde Provera e Massimo Zanetti, che però vedevamo di rado per varie ragioni.
Procedevamo in maniera confusa, seppur con grande passione, non accorgendoci di girare
spesso a vuoto. In quegli anni, prendendo in mano i Giovani Comunisti e rivitalizzando il
Partito, facemmo molti errori, specie all'inizio, ma ottenemmo anche dei successi
importanti. Ricordo soprattutto due esperienze che credo possano essere di esempio
concreto di prassi politica.
Dal 2009 alla metà del 2013 abbiamo stampato e distribuito un giornalino studentesco in
tutte le principali scuole superiori valdostane. “Sottobanco”, un mensile non esplicitamente
partitico, era diretto ed egemonizzato dai Giovani Comunisti e raccolse progressivamente
attorno a sé decine di studenti che collaboravano o nella produzione degli articoli o nella
distribuzione. Non era un lavoro semplice, specie dal posto di capo-redattore che ho
ricoperto per la gran parte del periodo. Al di là del fatto che per mesi si tornava a rimettere
la sveglia alle 7 per andare a volantinare all'ingresso delle scuole, e dei pomeriggi passati a
stampare con il copyprinter e a piegare i 3 o 4 foglie che componevano il tutto, non sono
mancati problemi e tensioni. Ricordo che una volta venni chiamato in Questura perché la
Digos aveva letto nella versione online una cosa che non poteva essere pubblicata pena il
rischio di denuncia. Avevo scritto, due volte, mi sembra nell'editoriale, che Berlusconi era
un delinquente. All'epoca in effetti, anche se il dato era sostanziale, non lo era ancora
formalmente. Il tempo ha rimediato a questo intoppo temporaneo che all'epoca ci obbligò a
sbarrare con una penna nera indelebile tutte le volte in cui compariva quell'epiteto. Si
trattava di 1500 copie già stampate. Distribuimmo il giornalino con il passo censurato a
mano e in bella vista, spiegando nel numero successivo la volontà politica di denunciare la
pressione subita. Non si trattava comunque di un giornalino particolarmente sovversivo; i
toni erano pacati, anche se non mancavano passaggi abbastanza radicali per la sensibilità
borghese. L'ottica era quella di politicizzare un po', di diffondere spirito critico, di informare
in senso progressista nei giovani locali, in cui riscontravamo un totale disinteresse per la
politica. Per quanto non mancassero coloro che gettavano il giornalino appena preso in
mano, dopo quattro anni di duro lavoro contavamo una ventina di iscritti alla giovanile, la
metà dei quali circa militanti attivi. Nessun'altra forza politica progressista locale (tutta la
Regione conta circa 120 mila abitanti) poteva vantare tanto.
La seconda esperienza di rilievo è avvenuta nel 2012, in vista di un referendum locale sulla
costruzione di un pirogassificatore (una sorta di inceneritore). All'epoca, lavorando dentro
il Comitato referendario contrario alla proposta, costruimmo un dossier intitolato “Gli
intrecci economici e politici nel referendum sul pirogassificatore in Valle d'Aosta”. Non ho
particolari meriti nella stesura di quel dossier. Esso fu preparato grazie all'indispensabile
supporto tecnico e politico di una compagna locale che mi chiese, in maniera molto
prudente, di non venire nominata per questo suo contributo. Ho certamente avuto il
compito di curare personalmente in ogni dettaglio il lavoro, arricchendo i dati fornitimi con
altre ricerche condotte autonomamente. Ne ho poi organizzato la presentazione pubblica
assieme ad altri compagni. Il riscontro fu notevole. A seguito della conferenza stampa di
presentazione perfino il telegiornale locale fu costretto a realizzare un servizio sulla
questione riportando le denunce degli intrecci poco chiari tra Capitale e Politica locale. Per
la borghesia dominante locale fu un vero e proprio schiaffo in faccia. Fu senza dubbio uno
dei momenti di maggiore successo dei comunisti in Valle d'Aosta durante il periodo della
mia militanza locale (svoltasi dall'estate 2008 all'autunno 2012). Con i mezzi del Partito
diffondemmo gratuitamente questo breve dossier in migliaia di copie, svolgendo un
contributo fondamentale nella lotta che ha portato alla vittoria finale del referendum.
Fino all'autunno del 2012 ho dunque svolto attività politica principalmente in Valle d'Aosta,
dove ho maturato le prime esperienze, tra cui anche una sindacale e dirigenziale nella
CGIL: tra il 2010 e il 2012 sono stato membro (il più giovane data l'assenza di ventenni
precari dall'organizzazione) del Direttivo Regionale Valle d'Aosta in rappresentanza
dell'area “CGIL Che Vogliamo”. Ho potuto constatare la degenerazione ideologica interna al
sindacato, dove il marxismo era un retaggio quasi scomparso, tranne che in singoli e nella
minoranza organizzata. Ricordo a tal riguardo le riunioni coordinate da Luca Scacchi, che
un giorno stupì noi giovani sostenendo l'attualità della “dittatura del proletariato”. Aveva
ragione lui ma non lo sapevo ancora, nonostante facessi parte del Comitato Politico
Regionale del PRC e nell'ultimo periodo avessi ricoperto la carica di coordinatore regionale
dei Giovani Comunisti.
Nell'autunno 2012 mi trasferii a Milano per abilitarmi all'insegnamento in Storia e Filosofia.
Per prepararmi al concorso pubblico nei mesi precedenti avevo finalmente studiato come si
deve tutta la Storia della Filosofia di Abbagnano e Fornero, assieme ad opere come
“Principi elementari di filosofia” di Politzer. Iniziavo ad orientarmi meglio nell'analisi di
classe dei sistemi fin lì studiati quasi meccanicamente. Cominciai ad avere una maggiore
coscienza dell'importanza del materialismo dialettico, teoria oggi misconosciuta tra i
comunisti, se non per sentito dire. Il periodo del TFA è anche quello in cui grazie al prof.
Giovanni Carosotti ho scoperto il testo su Stalin di Domenico Losurdo. Può sembrare
assurdo e incredibile ma non avevo mai letto nulla del principale intellettuale marxista
italiano vivente perché non ne avevo mai sentito parlare. A tanto è riuscita la censura
silenziosa nei suoi confronti. I suoi testi, “Stalin. Storia e critica di una leggenda nera”,
“Controstoria del liberalismo”, “La non-violenza. Una storia fuori dal mito”, lo stesso “La
lotta di classe. Una storia politica e filosofica”, ecc., sono state letture fondamentali che mi
hanno aperto ad una maggiore comprensione dell'epoca storica moderna e contemporanea.
Ricordo ancora con grande piacere le volte in cui ho avuto occasione di sentire e parlare
con Losurdo, a partire dall'incontro di presentazione de “La lotta di classe” che ho
contribuito ad organizzare all'Università Statale di Milano nel 2013.
Nell'aprile di quell'anno, ormai stabilmente residente a Milano, mi sono dimesso dal CPR in
polemica con la decisione di costruire una lista con il PD nelle elezioni Regionali locali. In
Lombardia sono entrato in contatto con dirigenti del Collettivo Stella Rossa, un'area interna
che agiva dentro il PRC, constatando che vi aderiva una gran parte dei giovani militanti
della regione. Si trattava della minoranza “leninista” interna al partito, di cui non si sapeva
nulla in una realtà provinciale come quella valdostana. Iniziai a capire le questioni delle
aree e delle correnti interne, con le cui dinamiche mi ero peraltro già scontrato in maniera
inconsapevole ad Aosta. In questo periodo, in seguito alla “scoperta” delle opere di Lenin e
di Losurdo, ho assunto un atteggiamento sempre più critico e conflittuale verso la linea
maggioritaria del Partito, convincendomi con forza dell'esigenza di avviare un ampio lavoro
di revisione ideologica e di programmare un piano per la formazione politica sulla base
della riscoperta dei “classici” del marxismo e delle conquiste della storiografia scientifica
più recente. La forte critica condotta dai settori della minoranza mi precludeva, non per
mia volontà, ogni possibilità di assumere ruoli organizzativi nel partito, sia su scala
provinciale che regionale. Mentre facevo sempre più fatica a pubblicare i miei contributi
perfino sul sito dei Giovani Comunisti ho trovato accoglienza e spazio presso il Collettivo
Stella Rossa, del quale col tempo sono diventato un quadro organico. Fu l'inizio di una
collaborazione durata fino al suo scioglimento, avvenuto nell'estate 2017 per contrasti
interni sull'analisi di fase e sulle prospettive.
Dal punto di vista professionale nell'estate 2013 mi sono abilitato all'insegnamento di Storia
e Filosofia terminando il Tirocinio di Formazione Attiva (TFA) con un lavoro su “Stalin e
l'URSS (1922-1953)”, valutato con il massimo dei voti dalla Commissione dell'Università
degli Studi di Milano; il breve saggio, pubblicato poi da “Marx21”, ha avuto migliaia di
condivisioni sui social network, grazie ad una “revisione della revisione” in atto
sotterraneamente già da anni principalmente grazie ai lavori di Martens, Losurdo e Furr. A
seguito del IX Congresso PRC (dicembre 2013), dopo aver sostenuto il doc. 3 che poneva la
necessità di ripartire dalla questione comunista e dell'opposizione netta al PD, sono entrato
a far parte del Comitato Politico Federale di Milano, lavorando attivamente alla
ricostruzione della giovanile locale, ampiamente polemica verso la linea ferreriana,
collaborando in particolar modo con il circolo interuniversitario G. Ardizzone, di cui era
segretario Alessio Arena. Con quest'ultimo non mancarono occasioni di scontro, per lo più
per divergenze tattiche.
Nel 2013 ho fondato la pagina facebook “I Maestri del Socialismo”. È stato uno dei miei
lavori politici più importanti: mi proponevo di far conoscere i rudimenti dell'ideologia
marxista e della storia del movimento operaio ad un pubblico più ampio della ristretta
Rifondazione, cercando di far crescere l'intellettuale collettivo disperso in quelle poche
migliaia di comunisti coscienti in Italia, spesso rimasti senza Partito. Avevo ormai alle spalle
una lettura completa degli Scritti Politici e di una buona parte dei “Quaderni dal Carcere”
di Gramsci, delle principali opere di Lenin, e delle elaborazioni pubblicate su siti assai
importanti come “Marx21” e “Resistenze.org”. Fu un tentativo riuscito, oltre che per la
qualità dei contenuti, spesso rielaborati, perché capace di adempiere ad un progetto di
divulgazione adatto per il medium usato, Facebook. Un compito che nessuna
organizzazione comunista svolgeva all'epoca con sistematicità. Il successo dell'operazione,
che consente di comunicare ad un pubblico ampio una parte delle ricerche condotte, è tale
da portare circa 20 mila persone a seguire la pagina (dati agosto 2018), che continuo a
gestire tuttora.
Il primo risultato dello studio e dell'accumulazione di materiali e fonti fu nel 2015 la
realizzazione, assieme al compagno Flavio Di Schiena, della dispensa di formazione
“Introduzione al Marxismo, Socialismo, Comunismo”, adottata formalmente dai Giovani
Comunisti di Milano e poi pubblicata su vari siti. Era un tentativo di offrire in meno di
cento pagine non solo uno strumento di base per un giovane interessato a conoscere le
nostre idee, ma costituiva anche la ricerca di una sintesi valida per tutto il Partito,
proponendo di ripartire da Marx, Engels, Lenin e Gramsci, senza esprimersi nettamente
sulle questioni del socialismo reale. Era quindi un compromesso, seppur notevolmente
avanzato rispetto all'antitesi presente. Ciononostante il sito del Partito non ne diede notizia,
ed essa è girata quindi limitatamente per diversi altri canali. Nello stesso anno ho portato a
termine “Riscoprire Lenin”, una piccola antologia del rivoluzionario russo, anch'essa
ignorata dal Partito. L'accelerazione su questi lavori fu dovuta anche alla necessità di avere
materiali da proporre per chiarire la nostra linea ideologica in vista della V Conferenza
Nazionale dei Giovani Comunisti, che si svolse nel novembre del 2015. Grazie al capillare
radicamento giovanile del Collettivo Stella Rossa eravamo praticamente giunti a prendere il
controllo dei Giovani Comunisti, intravedendo la possibilità concreta di influenzare una
svolta nel Partito. La vittoria ci fu scippata con tranelli e metodi burocratici, non escluse
minacce di commissariamento, che portarono al sostanziale immobilismo politico della
giovanile, vittima sacrificale all'altare dell'unità della sinistra. Fu una botta tremenda per il
morale di molti compagni, che accusarono il colpo allentando la militanza, vedendo svanire
la possibilità di riformare dall'interno il partito. La mia presenza nel Coordinamento
Nazionale dei Giovani Comunisti è durata circa un anno, dopo il quale sono stato
sbrigativamente eliminato (assieme a molti altri validissimi compagni) per il superamento
dei limiti di età, secondo un'applicazione burocratica e non attuata precedentemente dello
Statuto. Il risultato è stato avere il massimo organismo dirigente dimezzato nel giro di un
paio d'anni. Grottesco.
La linea del Collettivo nel Partito era ora quella di continuare a provare, allargando le
relazioni politiche all'interno dei gruppi dirigenti critici verso la direzione politica di
Ferrero, fungendo da punto di riferimento per l'area del doc. 3. In mancanza di alternative
valide decisi di fare un nuovo tentativo e da allora mi trovai a coordinare l'area milanese
del doc. 3, che era rimasta carente di quadri a seguito della scissione di quasi tutti i giovani
e di alcuni quadri di peso, confluiti in un nuovo soggetto, Fronte Popolare. Uscirono in una
quarantina, la maggior parte tra Torino e Milano. Il tutto avvenne un paio di mesi prima
della Conferenza Nazionale GC. Avevano ragione nel merito di Rifondazione, ma continuo
a pensare che sbagliarono nelle modalità e nella tattica. D'altronde era difficile l'azione
politica nel Comitato Politico Federale del PRC di Milano, che sotto la Segreteria di Matteo
Prencipe era uno dei più “destri” d'Italia, mettendo spesso in discussione la linea ferreriana
di alternativa al PD, pur condividendo l'idea tipica del “cretinismo parlamentare” di
inventarsi simboli e liste nuove ogni anno. Nel giro di pochi mesi come “area” saremmo
stati comunque determinanti per costringere la Segreteria milanese a lasciare i tavoli del
centro-sinistra milanese (l'ultimo periodo della giunta Pisapia), cominciando a ricostruire
una credibilità politica per il nostro gruppo, oltre che per il Partito in vista delle prossime
Comunali. I progressi della lotta, fatta sia dentro il partito che nella società, rimanevano
comunque risibili, anzi era sempre più nauseante la constatazione di girare a vuoto e
riuscire a stento a mantenere un ruolo di testimonianza culturale incapace di egemonizzare
in profondità né il partito né la società. Ciò dipendeva soprattutto dal fatto che il partito
non si rivolgeva ai lavoratori e, non avendo una linea sindacale, non prendeva nessun
provvedimento concreto per cercare di rimediare a questa situazione. Un problema
nazionale d'altronde.
Di qui il mio supporto al progetto tentato dal Collettivo di allargare il campo, trasformando
il doc. 3 in un nuovo contenitore di tutte le criticità verso la linea ferreriana. Iniziarono un
confronto e una collaborazione spesso difficile con alcuni intellettuali come Dino Greco (di
cui ricordo con piacere i corsi su Gramsci ma meno favorevolmente le tesi sullo stalinismo),
Pasquale Voza, Imma Barbarossa e molti altri. Dopo aver ricevuto l'incarico di coordinare i
lavori per la stesura del doc. 2 in vista del X Congresso, ho visto le bozze finali [disponibili
su Marx21] elaborate presto stravolte a seguito dell'accordo politico con il gruppo di
Eleonora Forenza. Fino alla notte prima del decisivo Comitato Politico Nazionale in cui si
presentavano i documenti l'accordo non c'era, ed è arrivato comunque a seguito di ampie
concessioni ideologiche. Io stesso d'altronde avevo caldeggiato per ragioni tattiche l'accordo
con Forenza, al fine di acquisire peso politico per l'area, tentando così un ultimo disperato
tentativo di conquistare la maggioranza interna al PRC per traghettarlo su un piano più
avanzato. Era difatti inutile continuare a fare la minoranza interna di un'organizzazione che
si stava riducendo progressivamente allo sfacelo. Se bisognava tentare il tutto per tutto
quello era il momento. Alla fine del congresso ci attestammo nel complesso intorno al 30%,
un risultato dignitoso ma che ancora una volta dimostrava l'impossibilità di fare breccia
sulla maggioranza del corpo del partito. La convergenza tattica tra il gruppo Forenza e il
resto delle opposizioni si stabilizzò, il che portò ad un affinamento politico e ideologico su
alcuni punti, ma ad un arretramento complessivo dell'area su altri, tra cui quello centrale
dell'Europa.
In qualità di membro della Commissione Statuto, nel Congresso PRC 2017 sono riuscito a
far reinserire, dopo votazione, nello Statuto un riferimento all'antimperialismo e ai precari,
ma ho fallito nel tentare di eliminare i riferimenti anacronistici allo “stalinismo”. Mi venne
bocciata anche la proposta di inserire nell'introduzione un riferimento al pensiero di Engels,
Lenin e Gramsci, oltre che a quello canonico di Marx. Per me erano dinieghi inconcepibili.
Al termine del Congresso sono entrato a far parte del Comitato Politico Nazionale, dove ho
potuto constatare personalmente l'arretratezza del dibattito politico complessivo e la totale
chiusura verso le tematiche anti-revisioniste proposte con sempre maggior forza. Negli anni
“milanesi” ho tentato di agire svolgendo anche un certo lavoro culturale, collaborando con
svariati giornali e siti: “Il Becco”, “La Città Futura”, “Marx21”, “Resistenze.org”,
“L'AntiDiplomatico”. Nei contributi ho spaziato tra analisi politiche, storiche e culturali,
insistendo in misura sempre crescente sulla necessità di riscoprire in profondità le ragioni
del marxismo-leninismo lottando contro il revisionismo storico e politico prevalenti nel
campo della “sinistra”, anche in quella “radicale”, come viene chiamata dai giornalisti al
servizio della borghesia tesi a ricordarci ogni giorno che per loro la “sinistra” è solo il PD,
lamentandosi poi della crescita delle “destre populiste”. Chapeau.
Buttandomi nei mesi successivi sul lavoro di ricerca, nel dicembre 2017 ho portato a
termine il frutto di un decennio di ricerche e studi pubblicando “A Cent'Anni dalla
Rivoluzione d'Ottobre. In Difesa del Socialismo Reale e del Marxismo-Leninismo” 3. Ho
chiesto più volte al Segretario nazionale Maurizio Acerbo di esprimersi sull'opera o almeno
di darne notizia sul sito nazionale. Vanamente. La piena consapevolezza acquisita nel corso
della fase finale dell'opera, con la conseguente elaborazione di nuove inedite tesi presenti
in questo lavoro, riassunte in parte nell'“Appello alla Battaglia Culturale contro il
Revisionismo Storico”4, mi rendono ormai impossibile continuare a far parte del Partito
della Rifondazione Comunista, essendomi ormai evidente l'impossibilità di non poter far
emergere tale punto di vista in un'organizzazione che ha dimenticato gli insegnamenti non
solo di Engels, Gramsci e Lenin, ma spesso anche dello stesso Marx, come emerge da una
lettura attenta dei documenti politici. La sconfitta subita dal doc. 2 nell'ultimo Congresso
Nazionale (aprile 2017) e la dissoluzione del Collettivo Stella Rossa, a seguito di contrasti
interni sull'analisi della fase e sulle prospettive, mi rendono ormai impossibile continuare
ad agire con profitto dentro questo partito.
L'obiettivo strategico che bisogna oggi perseguire in Italia è la costruzione di un'adeguata
organizzazione comunista che sappia far proprio il marxismo-leninismo non semplicemente
nella sua forma di 100 anni fa, ma illuminato dell'analisi storica dell'ultimo secolo. Ho
cercato di dare un primo contributo, definito da Ruggero Giacomini “corposo”, per tale
compito di aggiornamento nell'opera “In Difesa del Socialismo Reale”, un abbozzo di Storia
Mondiale dell'ultimo secolo, comprendente anche un'analisi della fase odierna. Il tutto da
un punto di vista del materialismo storico e senza usare paraocchi, ma affrontando a fondo
tutte le problematiche che hanno caratterizzato la storia del movimento comunista
internazionale. Un compito che avrebbe dovuto fare l'intero partito, ma che non ha saputo
o voluto svolgere utilmente, continuando invece a fare danni sostenendo una lettura della
Storia spesso affine a quella borghese.
Il punto è che Rifondazione Comunista non si connota nella teoria e nella prassi come un
partito comunista. Tale Partito, di cui ci sarebbe disperatamente bisogno, oggi non c'è, e
occorre ragionare su come arrivarci. Ho constatato che la stragrande maggioranza del PRC
non ha nemmeno il senso storico di questo obiettivo strategico: la ricostruzione
dell'organizzazione di classe rivoluzionaria, il partito di avanguardia formato da quadri
coscienti e preparati. L'Analisi, l'Organizzazione e la Proposta Politica sono completamente
inadeguati per la fase attuale, e non è un caso che il Partito sia declinato strutturalmente
per tutti questi anni. Oggi lo capisco bene, dopo un percorso di studio e lavoro politico
durato intensamente per tutto un decennio, in cui non mi si può certamente accusare di
non aver sgobbato sul campo. Ho sempre cercato di coniugare teoria e prassi, ricercando
con fatica un precario equilibrio con le esigenze della vita privata. Mi spiace molto non
essere riuscito a trovare i canali per riuscire a trasmettere o a convincere la comunità
politica del Partito della Rifondazione Comunista della giustezza delle tesi esposte fin qui.
La battaglia interna mi ha però consumato per almeno 5 anni, con scarso successo. Ora
credo che sia giusto provare a concentrare le energie sull'affinamento della teoria, che in
fondo è il primo vero problema politico che impedisce oggi una riunificazione dei comunisti
in Italia, e sulla sua diffusione.
Per riuscire a realizzare questo progetto mi serviranno anni, durante i quali lavorerò ad una
“Storia del Socialismo e della Lotta di Classe” che uscirà in dieci volumi con La Città del
3
4
Scaricabile gratuitamente su http://intellettualecollettivo.it/.
Disponibile su http://intellettualecollettivo.it/appello-alla-battaglia-culturale-contro-il-revisionismostorico/.
Sole. Il primo volume, “Il totalitarismo liberale”, sarà dedicato all'analisi della nostra epoca
e servirà a mettere in discussione e a porre il dubbio su tutte le falsità raccontate dalla
propaganda borghese negli ultimi decenni. Cercherò di raggiungere direttamente quei
lavoratori e quelle lavoratrici a cui non abbiamo saputo più parlare. Allo stesso tempo sarò
lieto di collaborare e confrontarmi con tutte le organizzazioni politiche che sentano il
bisogno di approfondire i contenuti sin qui segnalati. Il messaggio è rivolto quindi anche
agli stessi compagni e dirigenti che rimarranno nel PRC, di qualunque tendenza e corrente
essi siano. Chiunque vorrà collaborare più organicamente su questo progetto può aderire
all'Appello alla Battaglia Culturale.
Ringrazio tutti i compagni e le compagne che ho conosciuto dentro il PRC e che, in un
modo o nell'altro, mi hanno aiutato a crescere politicamente e umanamente. Con molti ho
avuto screzi, perché la lotta interna in un partito non è mai tenera ed è capace di dissolvere
facilmente anche amicizie e relazioni salde, specie se si alza spesso la voce e si rimane
intransigenti sui principi ideologici. Con altri rimango in ottimi rapporti. A tutti auguro un
buon lavoro e una buona militanza, nell'augurio sincero di poter smentire con i fatti le mie
tesi. La mia militanza adesso passa da altre strade. Dopo 10 anni mi dimetto da ogni
incarico politico e rimango un comunista senza la tessera di un partito. Una volta, prima di
aver capito una serie di questioni, quelli che si presentavano così li sbeffeggiavo
classificandoli come “opinionisti”, perché “i comunisti stanno nel partito”. Non vedendo
però al momento un partito totalmente adeguato, mi sembra più opportuno concentrare la
militanza sul fronte culturale della lotta di classe, sulla quale vedo una certa facilità a
soccombere di fronte alla propaganda borghese. Se qualcuno dirà che faccio opinionismo
cercherò di sopportare. Ognuno è libero in questa fase di sbandamento generale di dire le
più grandi sciocchezze o di scegliere dove andare. Io sono convinto che non ci possa essere
futuro senza un grande lavoro culturale, senza un intervento organizzato, senza la presa di
consapevolezza della necessità di diffondere dei saperi che rischiano di scomparire per
sempre, soffocati dalla realtà opprimente del totalitarismo “liberale” in cui viviamo.
Dobbiamo tutti studiare ancora molto per tornare ad agire efficacemente sul mondo in cui
viviamo. Io cercherò di fare la mia parte cercando di costruire un nuovo intellettuale
collettivo capace di trasformare in realtà il lavoro che è necessario svolgere. Senza molte
illusioni e con pochi trionfalismi, ma sapendo che è la strada che va percorsa. Restando
fedele alla mia coscienza di comunista.
TITOLI UNIVERSITARI & PROFESSIONALI
(aggiornati all'estate 2018)
LAUREA TRIENNALE IN SCIENZA STORICHE (110/110 conseguita il 13-02-2008).
M-STO/01 STORIA MEDIEVALE (5.0) TRENTA 19/01/05
L-ANT/02 STORIA GRECA (5.0) TRENTA 16/02/05
L-ART/01 STORIA DELL'ARTE MEDIEVALE (5.0) VENTINOVE 18/02/05
TIROCINI (1.0) APPROVATO 24/05/05
L-ANT/03 STORIA ROMANA (5.0) TRENTA 09/06/05
LABORATORIO DI SCRITTURA PER LA STORIA (2.0) APPROVATO 15/06/05
SPS/03 STORIA DELLE ISTITUZIONI MILITARI (10.0) TRENTALODE 22/06/05
L-ANT/03 STORIA ROMANA (CORSO A) (5.0) TRENTALODE 23/06/05
M-FIL/07 STORIA DELLA FILOSOFIA ANTICA (5.0) VENTOTTO 12/09/05
L-FIL-LET/10 LETTERATURA ITALIANA (5.0) VENTITRE 13/09/05
INTROD. TEOLOGIA 1 - STERCAL TRENTA 23/09/05
L-LIN/04 LINGUA FRANCESE (5.0) APPROVATO 03/10/05
SPS/08 TEORIA E TECNICHE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA (5.0) VENTOTTO 09/01/06
M-STO/02 STORIA MODERNA (5.0) VENTISETTE 31/01/06
M-STO/04 STORIA CONTEMPORANEA (5.0) TRENTA 01/02/06
M-GGR/01 GEOGRAFIA (5.0) VENTINOVE 16/02/06
SPS/02 STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE (5.0) VENTISETTE 11/04/06
M-STO/04 STORIA CONTEMPORANEA (CORSO A) (5.0) VENTOTTO 14/06/06
SPS/03 STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE (5.0) VENTOTTO 20/06/06
SPS/03 STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE (C.A) (5.0) VENTISEI 04/07/06
L-FIL-LET/14 LETTERATURE COMPARATE (5.0) TRENTALODE 18/07/06
M-STO/06 STORIA DELLE RELIGIONI (5.0) VENTIQUATTRO 26/09/06
M-STO/04 STORIA DELLA STORIOGRAFIA CONTEMPORANEA (5.0) TRENTALODE 10/01/07
LABORATORIO TRATTAMENTO INFORMATICO DEI DATI STORICI (P) (3.0) APPROVATO 02/02/07
SECS-P/12 STORIA ECONOMICA (5.0) VENTISEI 19/02/07
SECS-P/04 STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO (5.0) TRENTA 05/03/07
INF/01 INFORMATICA DI BASE (2.0) APPROVATO 31/03/07
TIROCINI/SEMINARI (II ANNO) (P) (2.0) APPROVATO 23/05/07
INTROD. TEOLOGIA 2 – MANARA VENTOTTO 04/06/07
TIROCINI/SEMINARI (III ANNO) (P) (2.0) APPROVATO 05/06/07
L-ART/06 STORIA DEL CINEMA ITALIANO (5.0) VENTISEI 05/06/07
SPS/14 STORIA E ISTITUZIONI DEI PAESI AFRO-ASIATICI (5.0) TRENTA 06/06/07
M-DEA/01 ANTROPOLOGIA CULTURALE (5.0) VENTOTTO 08/06/07
M-STO/04 STORIA DELL'EUROPA ORIENTALE (5.0) TRENTA 14/06/07
L-ART/06 STORIA E CRITICA DEL CINEMA (10.0) TRENTALODE 17/06/07
INTROD. TEOLOGIA 3 – LIA TRENTALODE 18/06/07
L-ART/03 STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA (5.0) TRENTA 10/09/07
SPS/04 SCIENZA POLITICA (5.0) VENTOTTO 24/09/07
L-ANT/03 EPIGRAFIA LATINA (5.0) VENTICINQUE 04/10/07
PROVA FINALE (8.0)
LAUREA SPECIALISTICA IN SCIENZE STORICHE (110LODE/110 conseguita il 30-09-2010).
SPS/07 SOCIOLOGIA (5.0) VENTISEI 03/06/08
M-STO/02 STORIA DEGLI ANTICHI STATI ITALIANI (5.0) VENTINOVE 24/06/08
SECS-S/04 DEMOGRAFIA (5.0) VENTISETTE 25/06/08
SECS-P/12 STORIA ECONOMICA (CORSO A) (5.0) VENTISETTE 30/06/08
M-STO/08 BIBLIOGRAFIA E BIBLIOTECONOMIA (5.0) VENTISETTE 14/01/09
L-FIL-LET/13 FILOLOGIA ITALIANA (5.0) VENTISETTE 15/01/09
M-STO/02 STORIA DELLA STORIOGRAFIA MODERNA (5.0) VENTOTTO 21/01/09
L-FIL-LET/11 LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA (10.0) TRENTA 02/02/09
M-STO/02 STORIA MODERNA (5.0) VENTINOVE 17/02/09
M-STO/06 STORIA DELLE RELIGIONI (C.SO A) (5.0) TRENTA 01/06/09
INTR.TEOLOGIA (SEMIN.) - ARAMINI APPROVATO 04/06/09
L-ART/07 STORIA DELLA MUSICA (5.0) TRENTA 04/06/09
M-GGR/01 GEOGRAFIA (5.0) TRENTA 09/06/09
L-LIN/12 LINGUA INGLESE (5.0) APPROVATO 10/06/09
M-FIL/06 STORIA DELLA FILOSOFIA (5.0) TRENTA 18/06/09
SPS/02 STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE (C.A) (5.0) VENTISEI 23/06/09
L-ART/02 STORIA DELL'ARTE MODERNA (5.0) VENTISETTE 03/09/09
L-LIN/03 LINGUA E LETTERATURA FRANCESE (5.0) TRENTA 27/05/10
PROVA FINALE (30.0)
ESAMI SOVRANNUMERARI
-PRESSO UNIV. CATTOLICA DI MILANO:
M-FIL/03 TEORIE DELLA GIUSTIZIA (5.0)(SO) TRENTA 24/09/09
M-FIL/01 ONTOLOGIA E METAFISICA (5.0)(SO) VENTIQUATTRO 02/10/09
M-FIL/06 STORIA FILOSOFIA (MOD. APPROF.) (2.0)(SO) TRENTA 08/06/10
M-FIL/06 STORIA DELLA FILOSOFIA DA KANT A HEGEL (5.0)(SO) VENTOTTO 21/06/10
M-FIL/03 FILOSOFIA MORALE (5.0)(SO) VENTISEI 12/07/10
M-FIL/01 FILOSOFIA TEORETICA (5.0)(SO) VENTIQUATTRO 13/07/10
M-FIL/03 FILOSOF. MORALE (MOD.APPROFON.) (2.0)(SO) VENTICINQUE 02/09/10
M-FIL/01 FILOS. TEORETICA (MOD.APPROFOND.) (2.0)(SO) TRENTA 07/09/10
-PRESSO UNIV. STATALE DI TORINO:
L-FIL-LET/10 LETTERATURA ITALIANA I (6) VENTINOVE 08/06/12
L-FIL-LET/10 LETTERATURA ITALIANA N (6) VENTOTTO 04/07/12
L-FIL-LET/12 STORIA DELLA LINGUA ITALIANA (12) VENTIQUATTRO 05/02/13
-PRESSO UNIV. STATALE DI MILANO:
M-GGR/01 GEOGRAFIA REGIONALE (6) TRENTA E LODE 10/12/13
L-LIN/01 LINGUISTICA GENERALE (12) VENTI 04/02/14
L-FIL-LET/04 LETTERATURA LATINA CON ISTITUZIONI DI LINGUA (12) VENTIQUATTRO 06/07/14
TIROCINIO DI FORMAZIONE ATTIVA (PRESSO UNIV. STATALE DI MILANO) (96/100
conseguito il 11-07-2013).
SCIENZE DELL'EDUCAZIONE 1 VENTINOVE
SCIENZE DELL'EDUCAZIONE 2 TRENTA
DIDATTICA DELLA STORIA VENTOTTO
DIDATTICA DELLA FILOSOFIA VENTOTTO
CONCORSO SCUOLA 2016 – CLASSE A019 (STORIA E FILOSOFIA, LOMBARDIA)
VOTO SCRITTO: 28,05/40
VOTO ORALE: 36/40
VOTO TITOLI: 9,2/20
VOTO TOTALE: 73,25/100
(68° posizione su 52 posti disponibili; l'80% dei candidati, oltre 500 in partenza, era stato bocciato in una
delle prove scritte più contestate di sempre, tanto da provocare perfino proteste in ambito accademico 5)
CONCORSO SCUOLA 2018 – CLASSE A019 (STORIA E FILOSOFIA, LOMBARDIA)
VOTO ORALE: 40/40
VOTO TITOLI: 39,4/60
VOTO TOTALE: 79,4/100
(51° posizione su 249 candidati)
5
Vd Redazione, Concorso scuola docenti. Per Filosofia, Storia e Scienze Umane 80% di bocciature, storia di un
disastro annunciato, “Orizzontescuola.it”, 9 agosto 2016, disponibile su
https://www.orizzontescuola.it/concorso-scuola-docenti-filosofia-storia-e-scienze-umane-80-bocciaturestoria-disastro-annuncia/.