DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’ANTICHITÀ
CONTRIBUTI E MATERIALI
DI ARCHEOLOGIA ORIENTALE
XVIII
(2018)
A Oriente del Delta
Scritti sull’Egitto ed il Vicino Oriente antico
in onore di Gabriella Scandone Matthiae
a cura di
Agnese Vacca, Sara Pizzimenti, Maria Gabriella Micale
SCIENZE E LETTERE
ROMA 2018
© 2018 Scienze e Lettere S.r.l.
Via Piave, 7 – 00187 Roma
Tel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574
e-mail: info@scienzeelettere.com
www.scienzeelettere.com
ISBN 978-88-6687-139-2
ISSN 1120-9631
INDICE
v.
Abbreviazioni
vii.
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
xv.
Prefazione
1.
M.G. Amadasi Guzzo
Ancora “per il nostro signore Hazael”: Genere
e cronologia relativa delle cosiddette “booty
inscriptions”
19.
A. Archi
igi-ḫi-du8 “To Pass in Review; Review”
27.
E. Ascalone
Sistemi d’integrazione culturale (= ICS) tra la fine
del III e l’inizio del II millennio a.C.: Jiroft e le
regioni dell’Oxus
51.
F. Baffi
Dobbiamo ancora difenderci?
63.
M.G. Biga
Gioielli per una fanciulla alla corte di Ebla
79.
S.F. Bondì
Una via verso l’Occidente
91.
M. Bonechi
Of Cucumbers and Twins in the Ebla Palace G Texts
ii
Indice
CMAO XVIII
109.
G. Buccellati - M. Kelly-Buccellati
Analisi strutturale e percettiva della terrazza
templare di Urkesh
133.
A. Catagnoti
Il lessico dei vegetali ad Ebla: Piante medicinali
149.
S.M. Cecchini
Un cucchiaio d’avorio a Tell Afis
159.
P. Ciafardoni
Fuori dal cono d’ombra: Le donne e l’archeologia
del Vicino Oriente tra ‘800 e ‘900
175.
P. D’Amore
Donne e cavalieri: La coroplastica di età
achemenide da Tell Afis (Siria settentrionale)
195.
M. D’Andrea
Le relazioni tra Egitto e Levante meridionale nella
seconda metà del III millennio a.C.: Una visione
d’insieme e un esame critico delle problematiche
più recenti
223.
S. De Martino
Ramses II, il re ittita Muršili III/Urḫi-Tešob e i
luoghi del suo esilio
233.
S. Di Paolo
Perception and Appreciation of the Materiality:
Levantine Multi-Component Ivories
247.
A. Enea - R. Fiorentino
Nota su un unguentario in alabastro dalla Residenza
Occidentale di Ebla
259.
P. Fronzaroli
La conservation des céréales dans les textes de
chancellerie d’Ébla
269.
M. Haider
Influenze greche ed egiziane sulla cultura e l’arte
funeraria fenicia
287.
A.F. Kzzo
A Description Before the “Description de l’Égypte:”
Abd al-Latif al-Baghdadi’s Book on Egypt
295.
G. Lombardo
A Stone Figurine of a Worshiper from a Grave
in the Necropolis of Gelot, Southern Tajikistan:
Long Distance Trade Contacts and Mesopotamian
Heritage
305.
N. Marchetti - A. Vacca
Building Complexity: Layers from Initial EB IVA2
in Area P South at Ebla
347.
P. Matthiae
Doni faraonici alla corte di Ebla nell’Antico Regno:
Una riflessione sul contesto storico
367.
S. Mazzoni
Flowers for the Queen: Lotuses, Lilies and the
Beneficial Aspect of the Female Royal Authority
389.
M.G. Micale
A Stamp Seal from the Acropolis of Tell Mardikh: A
Syrian Style within the Persian Empire?
2018
Indice
iii
423.
D. Nadali
“Su! Del Nilo al sacro lido”: Note sulla realtà ed i
fraintendimenti di Aida
439.
L. Nigro
Hotepibra at Jericho. Interconnections Between
Egypt and Syria-Palestine during the 13th Dynasty
449.
T. Pedrazzi
Reti commerciali marittime e “Popoli del Mare”:
Alcune riflessioni di metodo
467.
L. Peyronel
La bilancia e lo scarabeo alato: A proposito di due
pesi bronzei dal Palazzo Nord-Ovest di Nimrud
481.
P. Piacentini
Le relazioni tra l’Egitto e i “paesi stranieri” nei
lavori editi e inediti di Elmar Edel all’Università
degli Studi di Milano
495.
F. Pinnock
Ancora sui rapporti tra Ebla e l’Egitto: Note a
margine
521.
S. Pizzimenti
Adaptation of the Winged Disk in the Old Syrian
Glyptic: A Study of Cultural Interaction in the
Eastern Mediterranean
539.
A. Polcaro
Esplorazioni e primi contatti commerciali egizi con
il Levante Meridionale nel IV millennio a.C.
567.
M. Ramazzotti
La nascita dello Stato in Egitto. Storiografia
antropomorfa di alcuni paesaggi di potere ad
occidente dell’Eden
579.
S. Ribichini
Reshef e il mestiere delle armi
591.
M. Salvini
Tikunani. Il prisma della città
611.
V. Tumolo
The Levantine Seal-Impressed Jar from the Tomb G
2370 B at Giza Revisited
633.
P. Xella
I Fenici e gli dei d’Egitto: Note su Horus
nell’epigrafia fenicia
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DI G. SCANDONE MATTHIAE
Monografie
1976
1988
2002
Gli scarabei egizi ed egittizzanti del Museo Nazionale di Cagliari, Roma.
Egitto e Sardegna: contatti tra culture, Cagliari.
Materiali e Studi Archeologici di Ebla III. Gli avori egittizzanti dal Palazzo
Settentrionale, Roma.
Cura editoriale di volumi
1994
1995
E. Acquaro - F. Mazza - S, Ribichini - G. Scandone - P. Xella (edd.), Biblo. Una
città e la sua cultura. Atti del Colloquio Internazionale (Roma, 5-7 dicembre
1990) (= CSF 34), Roma 1994.
P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla: Alle origini
della civiltà urbana. Trenta anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La
Sapienza”, Milano 1995.
Contributi in volume, atti di conferenze, convegni e simposi
1966a
1967
1969
1972
(con P. Fronzaroli) Le figurine in terracotta, in P. Matthiae (ed.), Missione
Archeologica Italiana in Siria. Rapporto preliminare della campagna 1965
(Tell Mardikh) (= SA 12), Roma: 145-208.
Le figurine in terracotta, in P. Matthiae (ed.), Missione Archeologica Italiana
in Siria. Rapporto preliminare della campagna 1966 (Tell Mardikh) (= SA 13),
Roma: 139-152.
Osservazioni egittologiche su alcune stele, in Mozia-V. Rapporto preliminare
della Missione congiunta con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia
Occidentale (= PCFP 1; SS 31), Roma: 119-133.
Gli scarabei egiziani ed egittizzanti delle necropoli di Mozia, in Mozia - VII.
Rapporto preliminare della Missione congiunta con la Soprintendenza alle
Antichità della Sicilia Occidentale (= PCFP 10; SS 40), Roma: 121-132.
viii
1978a
1978b
1981c
1982a
1982b
1984a
1984b
1984c
1984d
1984e
1984f
1985
1987
1987
1988
1991a
1991b
1992b
1994a
1994b
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
CMAO XVIII
Gli scarabei della necropoli arcaica, in Mozia – IX. Rapporto preliminare
della Missione congiunta con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia
Occidentale (= PCFP 18; SS 50), Roma: 99-109.
Osservazioni sullo scarabeo della Tomba 10, in L. Rocchetti (ed.), Le tombe dei
periodi geometrico ed arcaico della necropoli a mare di Aya Irini, Paleokastro,
Roma: 117-120.
Il problema delle influenze egiziane sulla religione fenicia, in AAVV, La
religione fenicia. Matrici orientali e sviluppi occidentali, Roma: 61-80.
Inscriptions royales égyptiennes de l’Ancien Empire à Ébla, in H.-J. Nissen - J.
Renger (edd.), Mesopotamien und seine Nachbarn. Politische und kulturelle
Wechselbeziehungen im Alten Vorderasien vom 4. bis 1. Jahrtausend v. Chr.
XXV RAI Berlin, Berlin: 125-130.
Indizi di “complesso del fabbro” nella figura di Ptah, in V. Lanternari - M.
Massenzio - D. Sabbatucci (edd.), Religioni e civiltà. Scritti in memoria di
Angelo Brelich, Roma: 529-538.
Menfi, in Città Sepolte, Roma: 48-55.
Abydos, in Città Sepolte, Roma: 57-63.
Avaris, in Città Sepolte, Roma: 66-72.
Tanis, in Città Sepolte, Roma: 69-72.
Tebe, in Città Sepolte, Roma: 74-88.
Tell el-Amarna, in Città Sepolte, Roma: 90-103.
Cat. nn. 74, 109, 113, 138, 140, in Da Ebla a Damasco, Milano.
L’Aldilà nell’Antico Egitto, in P. Xella (ed.), Archeologia dell’Inferno, Verona:
11-47.
The Mace of Pharaoh Hotepibra in the Connections between Egypt and SyriaPalestine in the XIIIth Dynasty, in Studies in the History and Archaeology of
Palestine. Proceedings of the First International Symposium on Palestine
Antiquities, ALECSO, Aleppo University, Palestine Archaeological Centre,
Aleppo: 49-58.
Les relations entre Ébla et l’Egypte au IIIème et au IIème Millénaires av. J.-Chr.,
in H. Hauptmann - H. Waetzoldt (edd.), Wirtschaft und Gesellschaft von Ebla.
Akten der internationale Tagung Heidelberg, 4.-7. November 1986, Heidelberg:
67-73.
Hathor Signora di Biblo e la Baalat Gebal, in AA.VV., Atti del II Congresso
Internazionale di Studi Fenici e Punici, Roma: 401-409.
L’Egitto antico nell’opera del Canonico Giovanni Spano, in S. Curto - C.
Morigi Govi - S. Pernigotti (edd.), Atti del Convegno Internazionale L’Egitto
fuori dell’Egitto, Bologna 26-29 marzo 1990, Bologna: 383-390.
Le Aegyptiaca, in S. Mazzoni (ed.), Tell Afis e l’Età del Ferro (= Seminari di
Orientalistica 2), Pisa: 275-284.
La cultura egiziana a Biblo attraverso le testimonianze materiali, in E. Acquaro
et al. (edd.), Biblo. Una città e la sua cultura, Roma: 37-48.
L’Oro e la Dorata: un’ipotesi su un epiteto di Afrodite e di Hathor, in C. Berger
- G. Clerc - N. Grimal (edd.), Hommages à Jean Leclant, Études Pharaoniques,
Vol. III (= Bibliothèque d’Étude 106), Le Caire: 435-440.
2018
1995a
1995b
1995c
1995d
1995e
1995f
1995g
1995h
1995i
1996
1997a
1997b
1998
1999
2001a
2001b
2002a
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
ix
Ebla, la Siria e l’Egitto nel Bronzo Antico e Medio, in P. Matthiae - F. Pinnock G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni
di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano: 234-241.
Cat. nn. 41-42, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla.
Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di
Roma “La Sapienza”, Milano: 282-283.
Cat. nn. 383-390, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla.
Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di
Roma “La Sapienza”, Milano: 464-468.
Cat. nn. 461-464, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla.
Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di
Roma “La Sapienza”, Milano: 501.
Il vino e l’antico Egitto, in O. Murray - M. Tecushan (edd.), In vino veritas,
Oxford: 57-61.
La sfinge dall’Egitto alla Fenicia: passaggio e modificazioni di un’iconografia,
in C. Baurain (ed.), I Fenici: ieri, oggi, domani, Roma, 3-5 marzo 1994, Roma:
525-536.
Les sources égyptiennes, in V. Krings (ed.), La civilisation phénicienne et
punique. Manuel de recherches, Leiden: 57-63.
Egypte, in V. Krings (ed.), La civilisation phénicienne et punique. Manuel de
recherches, Leiden: 632-637.
(con P. Xella) Les aires de la recherche. Égypte, in Krings, V. (ed.), La civilisation
phénicienne et punique. Manuel de recherche (= Handbuch der Orientalistik
XX), Leiden - New York - Köln: 632-639.
Fiori d’Oriente, in Alle soglie della Classicità, in E. Acquaro (ed.), Alle soglie
della classicità. Il Mediterraneo tra tradizione e innovazione. Studi in onore di
Sabatino Moscati, Roma: 947-55.
Relations Between Ebla and Egypt, in E.D. Oren (ed.), The Hyksos. New
Historical and Archaeological Perspectives (= UMM 96), Philadelphia: 415427.
Témoignages de piété égyptienne en Palestine et en Syrie à l’époque ramesside,
in L’Impero ramesside. Convegno Internazionale in onore di Sergio Donadoni,
Roma: 163-172.
La coroplastica del Bronzo Antico IV e del Bronzo Medio II, in S.M. Cecchini
- S. Mazzoni (edd.), Tell Afis (Siria). Scavi sull’Acropoli 1988-1992. The 19881992 Excavations on the Acropolis, Pisa, 385-414.
La Syrie Moyenne dans les sources égyptiennes depuis les Sésostris jusqu’aux
Thoutmosis, in La Syrie moyenne de la mer à la steppe: résumés des conférences
tenues à Hama du 27 Septembre au 2 Octobre 1999, Damas.
Osiride l’Africano, ovvero la morte regale, in P. Xella (ed.), Quando un dio
muore. Morte e assenze divine nelle antiche tradizioni mediterranee, Verona:
15-30.
Osservazioni egittologiche ad Erodono, in S. Ribichini - M. Rocchi - P. Xella
(edd.), La questione delle influenze vicino-orientali sulla religione greca,
Roma: 333-340.
Les rapports entre Ebla et l’Égypte à l’Ancien et au Moyen Empire, in Z. Hawass
- L. Pinch Brock (edd.), Egyptology at the Dawn of the Twenty-First Century.
x
2002b
2003a
2003b
2004
2005a
2005b
2006a
2006b
2007
2013a
2013b
2014
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
CMAO XVIII
Proceedings of the Eight International Congress of Egyptologist, Cairo 2000,
Cairo: 487-493.
La coroplastica del Settore B di Tell Afis (anni 2000 e 2001), in S. Mazzoni
(ed.), Rapporto sugli scavi di Tell Afis, 2000-2001 (= EVO 25), Pisa: 16-19
Les rapports entre Ébla et l’Égypte à l’Ancien et au Moyen Empire, in Z.
Hawass (ed.) Proceedings of the Eight International Congress of Egyptologists,
Cairo 2000, Cairo - New York: 487-493.
Un recipiente cultuale siriano del Bronzo Medio II, in M.G. Amadasi Guzzo M. Liverani - P. Matthiae (edd.), Da Pyrgi a Mozia. Scritti sull’archeologia del
Mediterraneo. Studi in memoria di Antonia Ciasca, Roma 2003: 481-488.
Les scarabées d’Ebla, in M. Bietak (ed.), Scarabs of the 2nd millennium B.C.,
from Egypt, Nubia, and the Levant: Chronological and Historical Implications,
Vienna 10-13 January 2002, Wien: 195-202.
Hetepibre, in J. Leclant (ed.), Dictionnaire de l’Antiquité, Paris: 1060.
Area A3: gli scarabei, in S. Mazzoni (ed.), Rapporto preliminare sugli scavi di
Tell Afis 2002-2004 (= EVO 28), Pisa: 31-32.
Nuovi frammenti di avori egittizzanti da Ebla, in E. Czerny et al. (edd.),
Timelines. Studies in Honour of Manfred Bietak (= OLA 149/3), Leuven - Paris
- Dudley, MA: 81-86.
An Antecedent of Hatshepsut”, in F. Baffi - R. Dolce - S. Mazzoni - F.
Pinnock (edd.), Ina kibrāt erbetti. Studi di Archeologia Orientale dedicati a
Paolo Matthiae, Roma: 617-622.
La regalità nell’Egitto faraonico, in P. Scarpi - M. Zago (edd.), Regalità e forme
di potere nel Mediterraneo Antico, Padova: 19-34.
Hathor e il cigno. Su un reperto egiziano dall’ipogeo reale di Qatna, in O.
Loretz et al. (edd.), Ritual, Religion and Reason. Studies in the Ancient World
in Honour of Paolo Xella (= AOAT 404), Münster: 25-32.
Egyptian Statuary of the IIIrd and IInd Millennia in Syria, in W. Orthmann P. Matthiae - M. Al-Maqdissi (edd.), Archéologie et Histoire de la Syrie. La
Syrie de l’époque néolitique à l’âge du fer (= Schriften zur Vorderasiatischen
Archäologie 1,1), Wiesbaden: 411-416.
(con P. Xella) Il possesso dell’oro nelle tradizioni mitologiche del Vicino
Oriente antico, in M. Tortorelli Ghidini (ed.), Aurum. Funzioni e simbologie
dell’oro nelle culture del Mediterraneo antico, Roma: 53-60.
Articoli in rivista
1967
1971
1972
1975a
1975b
1976a
Il tempio di Neith in Sais e gli dei σύνναοι in epoca tarda, Oriens Antiquus 6:
145-168.
Scarabei egiziani del Museo Nazionale di Palermo, Oriens Antiquus 10: 21-46.
Ricerche sui fondamenti delle relazioni tra Neith e Osiride, Oriens Antiquus
11: 179-192.
Materiali egiziani ed egittizzanti del Museo di Mozia, Rivista di Studi Fenici
3: 65-73.
Nota su uno scarabeo in steatite dell’Università di Roma, Rivista degli Studi
Orientali 49: 21-30.
La corona 3tf, Studi Classici e Orientali 25: 25-36.
2018
1976b
1976c
1976d
1979a
1979b
1980a
1980b
1981a
1981b
1981c
1982a
1982b
1984a
1984b
1984c
1984d
1985
1986
1987
1988
1989a
1989b
1989c
1989d
1990a
1990b
1990c
1991a
1991b
1992a
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
xi
Uno scarabeo del Secondo Periodo Intermedio da Tell Mardikh-Ebla, Oriens
Antiquus 15: 179-189.
Una stele egiziana del Museo Nazionale di Palermo, Bollettino d’Arte 41: 53-54.
Sul problema dei rapporti tra Tanit e alcune dee del Basso Egitto, Studi e
Materiali di Storia delle Religioni 42 (= Religioni e Civiltà Nuova Serie Vol.
II): 387-403.
Vasi iscritti di Chefren e Pepi I nel Palazzo Reale di Ebla, Studi Eblaiti 1: 33-43.
Un oggetto faraonico della XIII dinastia dalla Tomba del Signore dei Capridi,
Studi Eblaiti 1: 119-128.
Ebla et l’Egypte à l’Ancien Empire et au Moyen Empire, Annales Archéologiques
Arabes Syriennes 29-30: 189-199.
Su un titolo di Snofru, Studi Classici e Orientali 30: 139-142.
I vasi egiziani in pietra dal Palazzo Reale G, Studi Eblaiti 4: 99-127.
Uno scaraboide del Ferro III dall’Area E, Studi Eblaiti 4: 19-24.
(con P. Xella) H‘yt3w di Biblo = Rasap?, Rivista di Studi Fenici 9: 147-152.
Sull’origine di un motivo ornamentale fenicio, Rivista di Studi Fenici 10: 1-4.
Ebla und Aegypten im Alten und Mittleren Reich, Antike Welt 13: 14-17.
La statuaria regale egiziana del Medio Regno in Siria: motivi di una presenza,
Ugarit-Forschungen 16: 181-188.
Les trésors égyptiens d’Ebla, Archéologia 83: 64-68.
Testimonianze egiziane in Fenicia dal XII al IV sec. a.C., Rivista di Studi Fenici,
12: 133-163.
(con P. Xella) “Il possesso dell’oro”: Studi sulla religione della Siria antica, II,
Studi e Materiali di Storia delle Religioni 50: 221-231.
La dea e il gioiello: simbologia religiosa nella famiglia reale egiziana femminile
della XII dinastia, La Parola del Passato 224: 321-337.
Il Dio Perfetto, Prometeo 4: 58-65.
Una statuetta del Museo Egizio di Torino con dedica ad Hathor Signora di
Biblo, Rivista di Studi Fenici 15: 115-125.
Ebla e il paese dei Faraoni, Storia e Dossier 23: 28-35.
Hatshepsut, il “Falco Femmina”, Abstracta 34: 54-63.
Due teste regali egiziane della XII dinastia a Biblo, Rivista di Studi Fenici 17:
7-14.
L’Egitto faraonico, Levante 31: 17-21.
Un sphinx d’Amenemhet III au Musée Archéologique d’Alep, Revue
d’Egyptologie 40: 125-129.
Da Athribis a Biblo, Studi Epigrafici e Linguistici 7: 39-42.
Le chiavi dei sogni, Abstracta, 49: 22-29.
Egyptianizing Ivory Inlays from Palace P of Ebla, Annales Archéologiques
Arabes Syriennes 40: 146-160.
Gli intarsi egittizzanti del Palazzo Settentrionale di Ebla, Scienze dell’Antichità
5: 423-459.
Una testa paleosiriana in avorio con corona atef, La Parola del Passato 46:
372-393.
Una testimonianza dei rapporti protostorici tra Egitto e Asia Anteriore da Abusir
el-Meleq, Contributi e Materiali di Archeologia Orientale 4: 1-9.
xii
1992b
1993a
1993b
1995a
1995b
1996a
1996b
1997
2000
2005
2006a
2006b
Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae
CMAO XVIII
Khetiamenti-Horus: The Dead King during the Early Dynastic Period of Egypt,
Journal of Prehistoric Religion 6: 31-36.
L’Occhio del Sole: le divinità feline femminili dell’Egitto faraonico, Studi
Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente antico 10: 9-19.
La carne degli dèi. Usi, simboli e valenze magiche dei minerali nell’Egitto dei
faraoni, Prometeo 10, 42: 66-73.
Cantatrici degli Dèi, Prometeo, 13, 50: 52-61.
I frammenti di coppe egiziane dell’Antico Regno: Tell Afis (Siria) 1994.
Rapporto preliminare, Egitto e Vicino Oriente 18: 257-58.
Gli Archivi nell’Egitto faraonico, Archivi e Cultura 29: 17-31.
A Cylinder Seal in the “Hyksos” Style (MB II) from Ebla, Contributi e Materiali
di Archeologia Orientale 6: 181-90.
Mèki/Mekim (d’Ébla) dans l’“Histoire de Sinouhé”?, Mari. Annales des
Recherches Interdisciplinaires 8: 249-250.
Art et politique: les images des Pharaons à l’étranger, Aegypten und Levant 10:
189-96.
Nut a Biblo: un aspetto di Hathor, Studi Micenei ed Egeo-anatolici 47: 273376.
Una pietra per amica, Pharaon Magazine 2: 54-60.
La strana morte di un dio africano, Pharaon 7/8: 98-105.
Recensioni
1966
1969
1978
1980
1981
1983
1988a
1988b
1989
1991
1992
1995a
J.G. Griffiths, The Origin of Osiris, Rivista degli Studi Orientali 44: 58-65.
M.-Th. Barrelet, Figurines et reliefs en terre cuite de la Mésopotamie antique,
I, Rivista degli Studi Orientali 44: 242-46.
E. Hornung - E. Staehlin, Skarabäen und anderer Siegelamulette aus Basler
Sammlungen, Bibliotheca Orientalis 34: 102-103.
G. Englund, Akh. Une notion religieuse dans l’Egypte pharaonique, Studi
Storico-Religiosi 4: 355-57.
G. Hoelbl, Beziehungen der Aegyptischen Kultur zu Altitalien, Voll. I-II,
Bibliotheca Orientalis 38: 68-71.
M. Hoerig, Dea Syria, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 49: 464.
R. Giveon, Egyptian Scarabs from Western Asia from the Collection of the
British Museum Rivista di Studi Fenici, 16: 126-127.
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London - New York 1989 = Antico Egitto. Analisi di una civiltà, Milano, Electa
2000, pp. 335.
ANCORA “PER IL NOSTRO SIGNORE HAZAEL”: GENERE E CRONOLOGIA
RELATIVA DELLE COSIDDETTE “BOOTY INSCRIPTIONS”
Maria Giulia Amadasi Guzzo
Abstract
This paper investigates once more the Aramaic inscriptions mentioning Hazael of Damascus in
order to clarify in particular their respective chronological position on the basis of the types of
their scripts. Regarding the so called “booty inscriptions” and an Afis fragment, the issue of their
origin (Damascus or elsewhere) and their purpose are also briefly discussed.
Il re Hazael di Damasco (ca. 843-803 a.C.)1 continua ad attirare l’attenzione anche in
ragione dei documenti epigrafici che a lui si riferiscono e che provengono con ogni
verosimiglianza (con un’eccezione almeno) dalla cancelleria (nel significato ampio di
scuola di scribi) di Damasco.
Le iscrizioni aramaiche che citano (si esclude la stele di Zakkur dove Hazael compare
come padre di Bar-Hadad) o che sono state attribuite a Hazael sono:
- La stele frammentaria da Tel Dan2;
- Una lamina in avorio da Arslan Tash (Khadatu)3;
- Un frammento in avorio da Nimrud4;
1
2
3
4
Vedi in particolare Pitard 1987: 145-159; Lemaire 1991; Dion 1997: 191-204; Lipiński 2000: 376390; Millard 2000: 161-162.
Biran-Naveh 1993 e 1995; KAI 310; vedi in particolare, con un prospetto delle interpretazioni,
Younger 2005: 245-257 e Hagalia 2009, con bibliografia. Vedi la diversa disposizione dei frammenti
in Athas 2003 (con discussioni in Younger e Hagalia).
Louvre AO 11489. Editio princeps: Thureau-Dangin et al. 1931: 135-138, n. 112; in particolare KAI
232; Gibson 1975: 4-5; Millard 2000: 162; Hafthorsson 2006: 40-43.
Vedi Röllig 1974: 48, n. 6 (con bibliografia); Millard 2000: 163.
2
M.G. Amadasi Guzzo
CMAO XVIII
- Un paraocchi in bronzo da Eretria5;
- Un frontale in bronzo da Samo6;
- Un frammento di stele in basalto da Tell Afis (Hazrak)7.
Vorrei qui riesaminare la questione dell’avorio di Arslan Tash e dei pezzi di bardatura
da Eretria e Samo per la similitudine (Arslan Tash) o identità (Eretria e Samo) delle loro
iscrizioni in rapporto con la dibattuta questione della loro natura (bottino, offerta o altro)
e della loro rispettiva cronologia riguardo alle imprese in Siria di Hazael. Per questo
riesaminerò brevemente anche la questione della datazione della stele di Tel Dan e quella
della presenza del nome di questo re di Damasco sul frammento da Hazrak. Il ricordo
del lavoro svolto con Gabriella a Tell Afis mi ha indotto a intraprendere questa rinnovata
analisi8. Gabriella: avrei voluto fare di più e di meglio. Queste riflessioni epigrafiche su
un tema tanto trattato sono comunque un segno di affetto e di un’amicizia cominciata
al tempo degli studi universitari e continuata per decenni di nostre alterne e parallele
vicende.
1. La lamina e i marchi in avorio da Arslan Tash
La lamina in avorio di Arslan Tash, lacunosa e ricomposta da tre frammenti, il più piccolo
dei quali non si unisce alla parte più lunga, contiene il nome di Hazael nell’espressione
“per/al nostro signore Haza’el” (LMR’N ḤZ’L) (Fig. 1). È venuta in luce durante gli scavi
del 1928 nell’antica Khadatu, nell’angolo Nord della stanza 14 del c.d. “Bâtiment aux
ivoires” tra i frammenti di mobilio che, secondo F. Thureau-Dangin, potevano costituire
la decorazione di un letto9. L’identificazione di Hazael, ḤZ’L, con il re di Damasco è
stata proposta sin dalla prima edizione del testo: la disposizione del frustulo indipendente
all’inizio del testo insieme con l’interpretazione dell’iscrizione proposta nel 1931 è stata
accettata per vari decenni (vedi KAI 232). Tuttavia, nel 1981, É. Puech ha proposto di
invertire l’ordine dei frammenti della placchetta e di porre quello staccato alla fine e non
al principio del testo, come nella prima edizione10, sia perché si evitava così di postulare
5
6
7
8
9
10
Editio princeps: Charbonnet 1986, inoltre Millard 2000: 162.
Editio princeps: Röllig 1988; inoltre Millard 2000: 162; ora KAI 311 (Eretria e Samo).
Amadasi Guzzo 2009.
L’occasione di questa ricerca deriva anche da un lavoro complessivo sugli avori di Arslan Tash in
corso di pubblicazione per iniziativa di É. Fontan, A. Caubet, G. Affanni e S.M. Cecchini, al quale ho
collaborato con un breve studio sulla lamina e sui marchi.
Thureau-Dangin et al. 1931: 91. Tra i resti della stanza 14 Thureau-Dangin aveva proposto di poter
ricostruire due letti. La lamina iscritta dovrebbe appartenere al letto meglio conservato in rapporto
anche con la placchetta con la raffigurazione di personaggio barbato AT 43. Vedi anche Cecchini 2009:
94-95.
Puech 1981. La lettura supposta nella prima edizione è: ZT Ḥ[… ]BR. ‘M’. LMR’N . ḤZ’L . BŠNT
…; vedi in particolare per l’inizio del testo Thureau-Dangin et al. 1931: 136, con la traduzione “Ce …
a sc[ulpté (un tel)] fils de ‘Ammâ, pour notre seigneur Ḥazaël, en l’année de…”.
2018
Ancora “per il nostro signore Hazael”
3
l’esistenza di un dimostrativo (ZT) non attestato in questa variante in aramaico11, sia
perché la presumibile conformazione originaria della lamina in avorio corrispondeva
meglio alla nuova disposizione. In seguito, la pubblicazione nel 1988 dell’iscrizione
aramaica incisa su un frontale in bronzo trovato a Samo, parte di una bardatura equestre,
iscrizione riconosciuta identica a quella di un paraocchi da Eretria, edito nel 1986 da F.
Charbonnet (vedi note 5 e 6) - supposto appartenere alla stessa bardatura12 - ha avvalorato
l’ipotesi di Puech: in questo modo, infatti, i due gruppi di documenti si corrispondono
nella struttura. È interessante osservare che una fotografia presa ai tempi della scoperta
dell’avorio, rinvenuta in seguito alle ricerche di É. Fontan13 negli archivi del Louvre,
mostra che in un primo tempo i frammenti erano stati collocati - forse proprio in base alla
direzione delle venature dell’avorio e alla larghezza rispettiva dei frammenti - nell’ordine
inverso rispetto alla successiva pubblicazione (Fig. 2). Il testo è dunque da leggere14:
….] . . ‘M’ LMR’N ḤZ’L BŠNT[(…)’Ḥ]ZT(?) Ḥ[…
… ‘M’ al nostro signore Hazael nell’anno [(…) della p]resa (?) di…
Émile Puech aveva già proposto - come hanno più tardi affermato nettamente Eph‘al e
Naveh nel caso della bardatura15 - che l’iscrizione registrasse l’acquisizione degli avori a
seguito di una spedizione militare. In base a questa interpretazione, lo studioso ha attribuito
al vocabolo ‘M’ il significato di “l’esercito”, soggetto del dono, sostantivo che sarebbe
stato preceduto da [Q]RB “ha offerto”. Il nome dato all’anno avrebbe commemorato la
circostanza/origine del dono al re di Damasco, la “presa”, [’Ḥ]ZT, di una città o di una
regione: Puech ha anche proposto di completare la lacuna con Ḥ[WRN] “Hauran”, senza
escludere del tutto altre possibilità; Bron e Lemaire, dal canto loro16, affermano che in
un simile contesto non si trova di solito il nome di una regione e propongono invece
quello di una città (Hazor, Hamat, Hazrak, Halab o Hazaz). In ogni caso, accettando
l’interpretazione che lega l’acquisizione degli oggetti al nome di una località conquistata,
si dovrebbe concludere che il luogo di fabbricazione degli avori rinvenuti ad Arslan
11
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14
15
16
Vedi Degen 1969: 23, nota 95 e § 39.
Ma vedi Feldman 2014: 164.
Ringrazio Élisabeth Fontan per avermi mandato la foto e dato il permesso di pubblicarla.
Oltre a Puech 1981, le diverse ipotesi di integrazione sono riassunte in Younger 2005. La ricostruzione
proposta da Puech dell’intera iscrizione è: [‘RŠ’ ZY Q]RB ‘M’ LMR’N ḤZ’L MN ‘MQ BŠNT [’Ḥ]
ZT Ḥ[WRN ?]; con la traduzione: “[Le lit qu’a o]ffert la troupe à notre seigneur Haza’el, l’année
de l’an[nex]ion du Ha[uran ( ?)]”. Lipiński 2000: 388-389, propone invece [ZY NTN H]DD .‘M’.
LMR’N . ḤZ’L . BŠNT[ . ’]ḤZT . Ḥ[ZZ], con la traduzione “[that which H]dad of ’Imma [gave] to
our lord Hazael in the year that Ḥa[zaz] was captured”. ‘Imma sarebbe l’odierna Yenişehir, tra Aleppo
e il Mediterraneo, 60 km a Nord-Est di Kassab. Come riconosciuto da Lipiński stesso, è possibile
integrare toponimi diversi.
Eph‘al - Naveh 1989.
Bron - Lemaire 1989: 37.
4
M.G. Amadasi Guzzo
CMAO XVIII
Tash, dove devono essere arrivati in seguito a un saccheggio assiro di Damasco17, non sia
comunque la capitale di Hazael.
Lo stato della lamina non permette una ricostruzione sicura del testo. L’esame della
fotografia con la traccia dei primi segni farebbe escludere che essi consistano nel
sostantivo BR (come proposto nella prima edizione, v. nota 10): l’occhiello dell’ultimo
segno, grande e orizzontale, si accorda meglio con il tracciato del segno bet che con quello
di resh, il cui andamento in questa iscrizione è più obliquo (vedi il termine MR’N)18. Mi
sembra preferibile ricostruire la presenza del verbo QRB, come supposto da Puech, e
supplire all’inizio un’espressione del tipo [ZY HQ]RB “(ciò) che ha offerto”, in base al
confronto con un frammento da Nimrud19. Resta comunque la difficoltà di interpretare
‘M’ che, come nome proprio, non è noto in aramaico, mentre è attestato assai raramente
in fenicio20, e che sarebbe inoltre privo di un qualsiasi elemento d’identificazione
(patronimico, funzione)21; d’altra parte l’offerta da parte dell’esercito (in accordo con
Puech) o della popolazione/cittadinanza (possibile significato di ‘M’) appare ugualmente
inusuale. La dedica al “nostro signore” (MR’N) mostra comunque che chi ha inciso il
testo faceva parte della comunità damascena.
Un’ulteriore questione, non affrontata, riguarda l’ampiezza della lacuna. Accettando
l’integrazione proposta (“la presa di”), il soggetto della conquista non sarebbe indicato,
com’è il caso invece nel testo inciso sugli elementi di bardatura da Eretria e Samo (che
specificano che il fiume, il cui passaggio dà il nome all’anno, è stato attraversato dal
“nostro signore”, vedi infra). Se la posizione dei frammenti l’uno rispetto all’altro è
verosimilmente certa, non è sicura l’ampiezza della parte mancante (sempre seguendo
le venature dell’avorio, non si tratterebbe di uno spazio ampio, come ha già notato
Puech). Si getta comunque così un nuovo dubbio sulla ricostruzione dell’iscrizione, senza
però poterne fornire una spiegazione migliore. Il dubbio riguarda anche - soprattutto l’interpretazione come registrazione di un bottino (come già osservato precedentemente22)
17
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20
21
22
Per le proposte riguardo all’arrivo degli avori a Arslan Tash (probabile il trasporto, dopo la presa di
Damasco del 773 a.C. da parte di Shamshi-ilu, ma sono state avanzate anche altre possibilità), vedi di
recente Cecchini 2009: 92-93; Feldman 2014: 152.
È vero che la bet in BŠNT ha un occhiello più triangolare rispetto ai resti del secondo segno del nostro testo.
Cf. Millard 1962: 43, tav. XXIII; Röllig 1974: 50, n. 10; Millard 2008: 268. La ricostituzione [HQ]
RB è anche proposta da Lemaire 1991: 92 con (?). Mi sembra da escludere la lettura DD ([H]DD)
proposta da Lipiński, vedi nota 14, che presume che il soggetto del “dono” fosse il dio Hadad.
Ricostruito ‘Ammā è invece considerato “normale” da Eph‘al e Naveh, che non ne forniscono peraltro
esempi come tale; vedi anche Na‘aman 1995: 383 (che considera l’iscrizione come “di dono”). Per
il fenicio vedi Benz 1972: 379 (un caso incerto di ‘M’; inoltre esempi isolati di ‘M, ‘[M]Y, ‘MYHN,
‘MYL e ’L‘M).
A causa della mancata attestazione del nome di persona ‘M’ in aramaico Younger 2005: 260, nota
29, propone di ricostruire il nome BR‘M’. Come si è osservato sopra la lettura BR è incerta. Inoltre
prima di ayin sembra sicura la presenza di un segno di divisione (vedi già Thureau-Dangin et al.
1931: 135, fig. 49).
Amadasi Guzzo 2009: 342.
2018
Ancora “per il nostro signore Hazael”
5
derivante dalla conquista di una specifica città che avrebbe dato il nome all’anno: al di là
dell’incertezza della ricostruzione (il termine “presa”, ’ḤZT, non attestato con sicurezza
in altre iscrizioni23, è il risultato di un’integrazione), non mi sembra da accogliere senza
esitazione il legame tra la precisazione cronologica e l’occasione dell’ingresso degli avori
alla corte di Hazael. Questa interpretazione (un bottino) ha conseguenze sulla questione
della fattura degli avori lavorati, che è stata attribuita a Damasco (o comunque alla sua
regione, la Siria del Sud), in primo luogo da I. Winter, e che, almeno per gli avori che
mostrano tra loro coerenza tipologica e stilistica, rimane verosimile24.
Dovunque siano stati fatti gli avori, l’iscrizione della lamina è, come già osservato, da
attribuire a uno scriba damasceno sia sulla base del formulario (in particolare la citata
espressione “nostro signore”), sia sulla base della forma dei segni che si collegano con
quelli della bardatura, che con più certezza è da mettere in rapporto con l’acquisizione di
un bottino, sia con quelli della stele di Tel Dan25 (vedi infra). Invece, non può specificarsi
il luogo dell’incisione delle lettere presenti su alcuni degli avori e che dovevano servire a
collocare i pezzi o a identificarne la bottega e che non forniscono, per la loro tipologia e
forme spesso schematiche e non canoniche, dati sicuri sulla provenienza dei loro esecutori.
F. Thureau-Dangin attribuiva questi marchi a una stessa “scuola” rispetto alla lamina, ma
i confronti non sono precisi; d’altra parte, non tutte le lettere presenti nell’iscrizione di
Hazael sono attestate sugli avori lavorati e viceversa, cosicché i confronti possibili sono
limitati (vedi per i marchi la Fig. 3). In particolare, i segni kaf (lettera non presente sulla
placchetta di Hazael) e taw attestati sugli avori sono di un tipo vario e possono indicare
luoghi di lavorazione/mani diverse; nel caso di taw è presente una forma notevolmente più
arcaica rispetto alla scrittura dei testi attribuiti a Hazael. Due varietà di mem documentate
sugli avori e le stesse lettere incise sulla lamina sono diverse tra di loro: una (tracciata
specularmente) è di un tipo ancora notevolmente antico, mentre la seconda, incisa dietro
una figura maschile, da alcuni considerata l’immagine di Hazael stesso o comunque
quella di un personaggio siriano di alto rango, è piuttosto sviluppata e apparentemente
più sviluppata (o tracciata in modo più schematizzato) rispetto alla stessa lettera presente
nell’iscrizione della lamina. Altri marchi degli avori sono invece assai coerenti fra loro,
in particolare i segni bet, dalet (che si confonde in parte con resh), un tipo di yod, oltre
al citato taw a forma di croce. Questi tratti distintivi delle lettere indicano una relazione
stretta tra almeno un gruppo di placche lavorate, ma mostrano chiaramente inoltre quanto
i così detti marchi differiscano per genere rispetto a un testo “ufficiale” e come perciò i
due tipi d’iscrizione debbano essere paragonati con cautela. In conclusione, se su base
epigrafica la lamella iscritta appare legata agli scribi di Damasco, per i pezzi di mobilio
confluiti a Arslan Tash, sulla sola base dei segni incisi, niente di certo può affermarsi
riguardo alla loro provenienza; in base alla scrittura, essi potrebbero provenire da più di
un’officina (non escludendosi Damasco).
23
24
25
Anche se il vocabolo ’ḥzt’ “possesso” è noto in aramaico (ebr.’aḥuzzā). Vedi per i testi epigrafici
DNWSI s.v. ’ḥz (possibile ’ḥdh “possesso”).
Winter 1981 (che ha chiamato il gruppo “South Syrian Style”). Vedi ora sulla terminologia Herrmann
- Laidlaw 2013: XIX.
Per il tipo di scrittura vedi Amadasi Guzzo 2009: 340-341.
6
M.G. Amadasi Guzzo
CMAO XVIII
2. Gli elementi di bardatura da Eratria e Samo
Il paraocchi iscritto rinvenuto a Eretria nel tempio di Apollo Daphnephoros in un contesto
non precisabile, ma verosimilmente dell’VIII secolo a.C.26 (Fig. 4), conservato nel
Museo nazionale di Atene, è stato letto per primo da A. Charbonnet nel 1986, ma è stato
interpretato correttamente (il testo è molto consunto e si è potuto leggere grazie a una
radiografia) solo in seguito alla scoperta a Samo di un frontale con la stessa iscrizione
perfettamente conservata (Fig. 5)27. Il testo inciso sui due pezzi di bardatura è il seguente:
ZY NTN HDD LMR’N ḤZ’L MN ‘MQ BŠNT ‘DH MR’N NHR
“Ciò che ha dato Hadad al nostro signore Haza’el da ‘Umqi, nell’anno in cui il nostro
signore ha passato il fiume”.
Le diverse letture e interpretazioni di questa iscrizione sono state presentate chiaramente
nel 2005 da K.L. Younger28. Qui si accetta la proposta avanzata per primi da Eph‘al
e Naveh, che intendono Hadad come la divinità che ha concesso al re di Damasco un
bottino in seguito a una vittoria su Umqi29. Dall’iscrizione si è dedotto che Hazael avrebbe
raggiunto questo territorio del Nord della Siria e che lo avrebbe, se non conquistato,
almeno sconfitto momentaneamente. “L’anno in cui il nostro signore ha passato il fiume”
(fiume inteso come l’Oronte o l’Eufrate)30 specifica quando il bottino è stato ottenuto, ma
il rapporto tra i due eventi (bottino e passaggio del fiume) non è chiaro. Rispetto al genere
dei documenti, ancora va ripetuto che i testi di Arslan Tash e di Eretria e Samo non sono
iscrizioni di dono, anche se usano lo stesso schema, ma registrazioni ad opera degli scribi
di Damasco dell’origine di oggetti o gruppi di oggetti di pregio venuti in possesso del re
in un anno identificato in base a un evento memorabile, non necessariamente in rapporto
diretto con l’occasione dell’acquisizione degli oggetti/arredi31. Gli avori e i bronzi sono
entrati a far parte dei beni di Damasco in anni diversi - lo ha ben notato Lipiński -, anche
se ambedue gli avvenimenti sono stati da questi messi in rapporto con l’espansione di
26
27
28
29
30
31
Atene, Museo Nazionale, inv. 15070. Sul ritrovamento, vedi Amadasi Guzzo 1987: 17-20 (a torto
supponevo che il paraocchi fosse fabbricato a Damasco); Boffa 2013: in particolare 32.
Röllig 1988 e Kyrieleis 1988; Bron - Lemaire 1989; Eph‘al - Naveh 1989; Amadasi Guzzo 1996;
Millard 2000; vedi anche: Na‘man 1995 (con proposta generalmente non condivisa di collegare
Hazael con la regione di ‘Amqi); Fales 2006. Si trascrive qui l’iscrizione che compare sul frontale,
essendo quella del paraocchi molto consunta e chiaramente leggibile solo grazie al confronto con
quella trovata a Samo.
Younger 2005: 258-260.
Cf. gli esempi in Eph‘al - Naveh 1989 di bottino concesso al re dalla divinità; il contributo dei due
studiosi ambienta perfettamente il testo presente sugli elementi di bardatura.
Sulla formula vedi in particolare Harrak 1992. Non si riprende qui la discussione sull’interpretazione
del “fiume” che non mi sembra risolvibile con sicurezza. Per l’ipotesi di un passaggio dell’Eufrate, in
rapporto con l’assoggettamento di Umqi, vedi in particolare Lemaire 1991: 103-104.
L’acquisizione del bottino da Umqi è comunque in rapporto verosimile con il passaggio di un fiume
da parte di Hazael.
2018
Ancora “per il nostro signore Hazael”
7
Hazael verso Nord32; un’ipotesi che non mi sembra necessaria, dato l’arrivo secondario
degli avori a Arslan Tash e la loro provenienza ignota.
3. Un frammento in avorio da Nimrud
Il re Hazael è nominato anche su un frustulo in avorio (ND 11310, Fig. 6) rinvenuto
a Nimrud (Forte Salmanassar, ala Sud, stanza 10)33. L’iscrizione è frammentaria e si
suppone che contenesse un formulario di dono al re di Damasco. Il testo è:
… L(?)MR]’N ḤZ’L
“… al (?) nostro [si]gnore Hazael”
Le lettere conservate sono poche ed è difficile un giudizio sulla scrittura. Già Röllig ha
osservato come questa sia meno accurata rispetto a quella della placchetta di Arslan Tash e
come non siano presenti segni di divisione di parola; ha osservato la notevole inclinazione
di alep e la forma di nun parzialmente simile a quella di waw (ma l’asta è diversamente
inclinata rispetto a quella di questo segno). In aggiunta a queste osservazioni, si nota
l’asta corta di alep, il tipo di zain, già inclinato, ma ancora con i due trattini, superiore
e inferiore, nettamente sporgenti a sinistra e a destra, la posizione verticale di het, tutte
caratteristiche che inducono a considerare l’iscrizione precedente a quelle sugli elementi
di bardatura. Il testo conservato non dà tuttavia nessuna informazione sull’acquisizione
del pezzo né sulle imprese di Hazael, conferma però la sua titolatura che fa presumere che
anche questo oggetto sia stato in origine iscritto in ambiente damasceno.
4. La stele da Tel Dan
È attribuita a Hazael dalla maggior parte degli editori la stele frammentaria rinvenuta
a Tel Dan, sulla quale il nome del re non è invece conservato (Fig. 7)34. L’iscrizione è
qui presa in esame non per la sua interpretazione e le numerose questioni che tuttora
pone, ma per la tipologia della scrittura che testimonia e che permette, a mio parere, di
meglio collocare dal punto di vista geografico e cronologico l’insieme di testi attribuiti
al sovrano di Damasco. La scrittura di questo documento che è posto dagli studiosi che
hanno tentato di precisarne la cronologia in momenti diversi della seconda metà del
IX secolo a.C.35, appartiene certamente alla stessa tradizione dalla quale provengono le
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35
Lipiński 2000: 389.
Röllig 1974: 48, n. 6 (con bibliografia).
Vedi nota 2 per una bibliografia parziale; in generale sui vari problemi posti dall’iscrizione: Hagelia
2009 (in particolare 32-43 sull’autore del testo).
Vedi in particolare sulla paleografia Tropper 1994 (v. p. 488: tra l’840 e l’825); inoltre, ad es. Lemaire
1998; Athas 2003: 94-165 (datazione bassa, intorno all’800 a.C.). Cf., oltre alle foto, il disegno di
A. Yardeni in Biran - Naveh 1995: 12, fig. 3. Biran - Naveh 1995: 18, lasciano il problema aperto,
8
M.G. Amadasi Guzzo
CMAO XVIII
iscrizioni della lamina in avorio e dei due bronzi (su questa base la sua attribuzione a
Hazael mi sembra certa). Le parole sono distinte da punti, come sull’avorio da Arslan
Tash e sui pezzi di bardatura; i segni mostrano schematizzazioni molto vicine, con lievi
differenze di sviluppo che sembrano potersi attribuire, oltre al diverso materiale supporto
della scrittura, a lievi differenze cronologiche.
5. Il frammento di stele da Tell Afis
L’ultimo documento esaminato che contiene il nome di Hazael è una scheggia di stele
in basalto, TA.03.A.300, trovata nel 2003 a Tel Afis (antica Hazrak) reimpiegata in un
lastricato dell’area sud del tempio A1 dell’Acropoli (area A 1) (Fig. 9)36. Il monumento
è qui ripreso in esame perché, rispetto alle iscrizioni precedenti, mostra chiaramente la
differenza tra due scuole di scribi approssimativamente contemporanee (Zakkur poco
posteriore a Hazael). Infatti, lo studio del frammento, in rapporto con la stele di Zakkur
(KAI 202) e con le iscrizioni della lamina di Arslan Tash e dei bronzi da Eretria e Samo,
ha messo in evidenza da un lato la coincidenza della scrittura testimoniata dalla scheggia
con quella della stele di Zakkur, dall’altra l’omogeneità di tradizione scrittoria dei
documenti attribuiti alla burocrazia di Hazael (Tel Dan, Arslan Tash, Eretria e Samo).
Il documento da Tell Afis che cita Hazael mostra un modo di scrivere (divisione delle
parole e schematizzazione dei segni) del tutto simile a quello della stele di Zakkur che
ricorda la vittoria del re di Hamath e Lu‘ash sulla coalizione guidata da Bar-Hadad, figlio
di Hazael; esso potrebbe essere di poco anteriore alla famosa stele, attribuita all’800-795
a.C. circa: la scheggia non appartiene infatti alla “stele di Zakkur”; inoltre, il nome di
Hazael che vi è conservato è preceduto dalla preposizione L- e non può essere quindi il
patronimico di Bar-Hadad (anche se la mancanza di contesto non consente affermazioni
del tutto sicure)37. Il frammento iscritto di Tell Afis indicherebbe un rapporto del primo re
aramaico di Hamath e Lu‘ash con Hazael vicino all’anno della sua presa del potere, quindi
alla fine del regno di Hazael, anche se non siamo in grado di ricostruire le vicende che
avrebbero portato all’incontro dei due personaggi38. Il confronto tra la scrittura attestata
ad Afis e quella attribuita alla cancelleria di Damasco indica, d’altra parte, due tradizioni,
all’interno di un orizzonte cronologico molto vicino, messe in evidenza, in particolare,
dal sistema di divisione delle parole: mediante trattini verticali a Hazrak e sui documenti
36
37
38
supponendo però che la stele fosse successiva agli eventi narrati (una sorta di “memorial stele”); così
anche Lemaire 1998. Per una datazione vicina agli eventi (battaglia di Ramoth Gilead) vedi Lipiński
2000: 378.
D’Amore 2005: 18-19; Amadasi Guzzo 2009.
Si è già osservato che il monumento cui apparteneva il frammento differisce dalla stele di Zakkur per
la sua conformazione (la scheggia conserva lo spessore originario, diverso e inferiore rispetto a quello
del monumento KAI 202).
Mi sembrerebbe ora ragionevole pensare che il re di Hamat e Lu‘ush abbia menzionato una vittoria su
Hazael: un primo scontro che avrebbe forse preceduto quello guidato da Bar Hadad.
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Ancora “per il nostro signore Hazael”
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geograficamente vicini come la stele dedicata a Melqart, KAI 201, che non sembra da
attribuire a Damasco39.
In base allo sviluppo dei segni - che ha certamente un significato relativo quando si
confrontano documenti appartenenti a centri diversi -, si può proporre che le iscrizioni
di Afis siano successive a quelle di Tel Dan e di Arslan Tash, come è stato già notato40. A
confronto tra loro, invece, le lettere dell’avorio di Arslan Tash e quelle della stele di Tel Dan
appaiono molto simili. Leggere differenze nell’inclinazione dei segni si possono tuttavia
notare tra le due iscrizioni: le lettere di Tel Dan sono più verticali, l’alef ha l’occhiello
più ampio e l’asta un po’ più corta, la zain (Fig. 8) è meno inclinata (ma anche la lettera
dell’avorio è ancora del tutto tradizionale); questi tratti mostrano che i due documenti
sono molto vicini; eventualmente si può supporre una data leggermente precedente di Tel
Dan rispetto a Arslan Tash. Ma, la differenza di materiale, le dimensioni diverse dei segni,
la mancanza di lettere significative a Arslan Tash, non consentono affermazioni del tutto
sicure. Le lettere dei bronzi sembrano invece (un po’) più sviluppate - in particolare dalet,
con asta più lunga, zain già a zig-zag e qof più inclinata. Da queste leggere differenze
sembra possibile porre i bronzi in un momento successivo rispetto a Tel Dan e Arslan
Tash e proporre una connessione cronologica tra la presunta vittoria di Hazael su Umqi e
la sua possibile presenza a Hazrak, collocando l’espansione o il tentativo di espansione di
Damasco verso Nord alla fine del regno di Hazael41.
6. Conclusioni
La presente analisi ha portato ancora una volta sul gruppo d’iscrizioni attribuibili a Hazael,
in particolare quelle definite ormai comunemente come “booty inscriptions” (Arslan Tash,
Eretria e Samo, KAI 232 e 311) e ha cercato di mostrarne tre aspetti. Il tipo di scrittura,
che le connette, insieme alla stele di Tel Dan, a un’unica “scuola” o “cancelleria”, che è
quella di Damasco. Il genere dei testi, che non è quello di dono, ma di registrazione da
parte degli scribi di Hazael, di beni entrati a far parte delle proprietà del re di Damasco,
secondo un formulario stereotipato42, che segue forse uno stile cronachistico, riportato
sugli oggetti secondo una formula abbreviata. La loro cronologia relativa, che indica - con
ogni cautela - la recenziorità dei testi sugli elementi di bardatura rispetto alla stele di Tel
Dan e (soprattutto) all’avorio di Arslan Tash e verosimilmente anche a quello di Nimrud,
ciò che confermerebbe l’espansione di Hazael in Siria del Nord nell’ultimo periodo del
39
40
41
42
Vedi in particolare Pitard 1988 e 2000.
Tropper 1994: 489; Amadasi Guzzo 2009: 340-341. Sulle lettere di Tel Dan, meno sviluppate rispetto
a quelle delle iscrizioni su bardatura v. anche Dion 1999: 147.
Tale proposta concorderebbe con l’ipotesi di A. Lemaire di mettere in rapporto la possibile egemonia
di Hazael su territori della Siria del Nord con la successiva coalizione di Bar-Hadad, Arpad e gli stati
di questa regione elencati nell’iscrizione che narra della coalizione contro il re di Hamat e Lu‘ash;
vedi Lemaire 1991: 104.
Così anche Eph‘al - Naveh 1989.
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M.G. Amadasi Guzzo
CMAO XVIII
suo regno, in rapporto forse con la presa di potere di Zakkur. Non sembra possibile ad
ogni modo avere elementi di peso per connettere con sicurezza questa espansione con
l’assedio di Hazrak da parte di Bar-Hadad e dei suoi alleati.
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Fig. 1 - Lamina iscritta da Arslan Tash, secondo la disposizione attuale dei frammenti (foto Louvre).
Fig. 2 - Lamina iscritta da Arslan Tash in una foto precedente la pubblicazione del 1931 (foto Louvre,
cortesia di E. Fontan).
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Fig. 3 - Marchi sugli avori di Arslan Tash in base a Thureau-Dangin 1931: 91, fig. 33.
Fig. 4 - Paraocchi iscritto da Eretria (disegno Amadasi Guzzo in base alla radiografia gentilmente inviata
dalla Missione svizzera).
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a)
b)
Fig. 5 - a) Frontale di Samo (Foto: Gösta Hellner, DAI Neg. no. D-DAI-ATH-1984/371.© Deutsches
Archäologisches Institut. All rights reserved); b) Iscrizione del frontale da Samo (disegno Amadasi
Guzzo da foto).
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Fig. 6 - Disegno del frammento ND 11310 (Röllig 1974: 48, n. 6).
Fig. 7 - Stele di Tel Dan (Courtesy of the Israel Antiquities Authority and the Nelson
Glueck School of Biblical Archaeology).
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Fig. 8 - Lettera zain del frammento B della stele di Tel Dan (ingrandimento da Fig. 7).
Fig. 9 - Disegno del frammento da Tel Afis (disegno Amadasi Guzzo - A. De Bonis).
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