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CONTRIBUTI E MATERIALI DI ARCHEOLOGIA ORIENTALE XVIII (2018) A Oriente del Delta Scritti sull'Egitto ed il Vicino Oriente antico in onore di Gabriella Scandone Matthiae a cura di

Again the "booty inscriptions" of Hazael

DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’ANTICHITÀ CONTRIBUTI E MATERIALI DI ARCHEOLOGIA ORIENTALE XVIII (2018) A Oriente del Delta Scritti sull’Egitto ed il Vicino Oriente antico in onore di Gabriella Scandone Matthiae a cura di Agnese Vacca, Sara Pizzimenti, Maria Gabriella Micale SCIENZE E LETTERE ROMA 2018 © 2018 Scienze e Lettere S.r.l. Via Piave, 7 – 00187 Roma Tel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574 e-mail: info@scienzeelettere.com www.scienzeelettere.com ISBN 978-88-6687-139-2 ISSN 1120-9631 INDICE v. Abbreviazioni vii. Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae xv. Prefazione 1. M.G. Amadasi Guzzo Ancora “per il nostro signore Hazael”: Genere e cronologia relativa delle cosiddette “booty inscriptions” 19. A. Archi igi-ḫi-du8 “To Pass in Review; Review” 27. E. Ascalone Sistemi d’integrazione culturale (= ICS) tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C.: Jiroft e le regioni dell’Oxus 51. F. Baffi Dobbiamo ancora difenderci? 63. M.G. Biga Gioielli per una fanciulla alla corte di Ebla 79. S.F. Bondì Una via verso l’Occidente 91. M. Bonechi Of Cucumbers and Twins in the Ebla Palace G Texts ii Indice CMAO XVIII 109. G. Buccellati - M. Kelly-Buccellati Analisi strutturale e percettiva della terrazza templare di Urkesh 133. A. Catagnoti Il lessico dei vegetali ad Ebla: Piante medicinali 149. S.M. Cecchini Un cucchiaio d’avorio a Tell Afis 159. P. Ciafardoni Fuori dal cono d’ombra: Le donne e l’archeologia del Vicino Oriente tra ‘800 e ‘900 175. P. D’Amore Donne e cavalieri: La coroplastica di età achemenide da Tell Afis (Siria settentrionale) 195. M. D’Andrea Le relazioni tra Egitto e Levante meridionale nella seconda metà del III millennio a.C.: Una visione d’insieme e un esame critico delle problematiche più recenti 223. S. De Martino Ramses II, il re ittita Muršili III/Urḫi-Tešob e i luoghi del suo esilio 233. S. Di Paolo Perception and Appreciation of the Materiality: Levantine Multi-Component Ivories 247. A. Enea - R. Fiorentino Nota su un unguentario in alabastro dalla Residenza Occidentale di Ebla 259. P. Fronzaroli La conservation des céréales dans les textes de chancellerie d’Ébla 269. M. Haider Influenze greche ed egiziane sulla cultura e l’arte funeraria fenicia 287. A.F. Kzzo A Description Before the “Description de l’Égypte:” Abd al-Latif al-Baghdadi’s Book on Egypt 295. G. Lombardo A Stone Figurine of a Worshiper from a Grave in the Necropolis of Gelot, Southern Tajikistan: Long Distance Trade Contacts and Mesopotamian Heritage 305. N. Marchetti - A. Vacca Building Complexity: Layers from Initial EB IVA2 in Area P South at Ebla 347. P. Matthiae Doni faraonici alla corte di Ebla nell’Antico Regno: Una riflessione sul contesto storico 367. S. Mazzoni Flowers for the Queen: Lotuses, Lilies and the Beneficial Aspect of the Female Royal Authority 389. M.G. Micale A Stamp Seal from the Acropolis of Tell Mardikh: A Syrian Style within the Persian Empire? 2018 Indice iii 423. D. Nadali “Su! Del Nilo al sacro lido”: Note sulla realtà ed i fraintendimenti di Aida 439. L. Nigro Hotepibra at Jericho. Interconnections Between Egypt and Syria-Palestine during the 13th Dynasty 449. T. Pedrazzi Reti commerciali marittime e “Popoli del Mare”: Alcune riflessioni di metodo 467. L. Peyronel La bilancia e lo scarabeo alato: A proposito di due pesi bronzei dal Palazzo Nord-Ovest di Nimrud 481. P. Piacentini Le relazioni tra l’Egitto e i “paesi stranieri” nei lavori editi e inediti di Elmar Edel all’Università degli Studi di Milano 495. F. Pinnock Ancora sui rapporti tra Ebla e l’Egitto: Note a margine 521. S. Pizzimenti Adaptation of the Winged Disk in the Old Syrian Glyptic: A Study of Cultural Interaction in the Eastern Mediterranean 539. A. Polcaro Esplorazioni e primi contatti commerciali egizi con il Levante Meridionale nel IV millennio a.C. 567. M. Ramazzotti La nascita dello Stato in Egitto. Storiografia antropomorfa di alcuni paesaggi di potere ad occidente dell’Eden 579. S. Ribichini Reshef e il mestiere delle armi 591. M. Salvini Tikunani. Il prisma della città 611. V. Tumolo The Levantine Seal-Impressed Jar from the Tomb G 2370 B at Giza Revisited 633. P. Xella I Fenici e gli dei d’Egitto: Note su Horus nell’epigrafia fenicia ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DI G. SCANDONE MATTHIAE Monografie 1976 1988 2002 Gli scarabei egizi ed egittizzanti del Museo Nazionale di Cagliari, Roma. Egitto e Sardegna: contatti tra culture, Cagliari. Materiali e Studi Archeologici di Ebla III. Gli avori egittizzanti dal Palazzo Settentrionale, Roma. Cura editoriale di volumi 1994 1995 E. Acquaro - F. Mazza - S, Ribichini - G. Scandone - P. Xella (edd.), Biblo. Una città e la sua cultura. Atti del Colloquio Internazionale (Roma, 5-7 dicembre 1990) (= CSF 34), Roma 1994. P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla: Alle origini della civiltà urbana. Trenta anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano 1995. Contributi in volume, atti di conferenze, convegni e simposi 1966a 1967 1969 1972 (con P. Fronzaroli) Le figurine in terracotta, in P. Matthiae (ed.), Missione Archeologica Italiana in Siria. Rapporto preliminare della campagna 1965 (Tell Mardikh) (= SA 12), Roma: 145-208. Le figurine in terracotta, in P. Matthiae (ed.), Missione Archeologica Italiana in Siria. Rapporto preliminare della campagna 1966 (Tell Mardikh) (= SA 13), Roma: 139-152. Osservazioni egittologiche su alcune stele, in Mozia-V. Rapporto preliminare della Missione congiunta con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale (= PCFP 1; SS 31), Roma: 119-133. Gli scarabei egiziani ed egittizzanti delle necropoli di Mozia, in Mozia - VII. Rapporto preliminare della Missione congiunta con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale (= PCFP 10; SS 40), Roma: 121-132. viii 1978a 1978b 1981c 1982a 1982b 1984a 1984b 1984c 1984d 1984e 1984f 1985 1987 1987 1988 1991a 1991b 1992b 1994a 1994b Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae CMAO XVIII Gli scarabei della necropoli arcaica, in Mozia – IX. Rapporto preliminare della Missione congiunta con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale (= PCFP 18; SS 50), Roma: 99-109. Osservazioni sullo scarabeo della Tomba 10, in L. Rocchetti (ed.), Le tombe dei periodi geometrico ed arcaico della necropoli a mare di Aya Irini, Paleokastro, Roma: 117-120. Il problema delle influenze egiziane sulla religione fenicia, in AAVV, La religione fenicia. Matrici orientali e sviluppi occidentali, Roma: 61-80. Inscriptions royales égyptiennes de l’Ancien Empire à Ébla, in H.-J. Nissen - J. Renger (edd.), Mesopotamien und seine Nachbarn. Politische und kulturelle Wechselbeziehungen im Alten Vorderasien vom 4. bis 1. Jahrtausend v. Chr. XXV RAI Berlin, Berlin: 125-130. Indizi di “complesso del fabbro” nella figura di Ptah, in V. Lanternari - M. Massenzio - D. Sabbatucci (edd.), Religioni e civiltà. Scritti in memoria di Angelo Brelich, Roma: 529-538. Menfi, in Città Sepolte, Roma: 48-55. Abydos, in Città Sepolte, Roma: 57-63. Avaris, in Città Sepolte, Roma: 66-72. Tanis, in Città Sepolte, Roma: 69-72. Tebe, in Città Sepolte, Roma: 74-88. Tell el-Amarna, in Città Sepolte, Roma: 90-103. Cat. nn. 74, 109, 113, 138, 140, in Da Ebla a Damasco, Milano. L’Aldilà nell’Antico Egitto, in P. Xella (ed.), Archeologia dell’Inferno, Verona: 11-47. The Mace of Pharaoh Hotepibra in the Connections between Egypt and SyriaPalestine in the XIIIth Dynasty, in Studies in the History and Archaeology of Palestine. Proceedings of the First International Symposium on Palestine Antiquities, ALECSO, Aleppo University, Palestine Archaeological Centre, Aleppo: 49-58. Les relations entre Ébla et l’Egypte au IIIème et au IIème Millénaires av. J.-Chr., in H. Hauptmann - H. Waetzoldt (edd.), Wirtschaft und Gesellschaft von Ebla. Akten der internationale Tagung Heidelberg, 4.-7. November 1986, Heidelberg: 67-73. Hathor Signora di Biblo e la Baalat Gebal, in AA.VV., Atti del II Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, Roma: 401-409. L’Egitto antico nell’opera del Canonico Giovanni Spano, in S. Curto - C. Morigi Govi - S. Pernigotti (edd.), Atti del Convegno Internazionale L’Egitto fuori dell’Egitto, Bologna 26-29 marzo 1990, Bologna: 383-390. Le Aegyptiaca, in S. Mazzoni (ed.), Tell Afis e l’Età del Ferro (= Seminari di Orientalistica 2), Pisa: 275-284. La cultura egiziana a Biblo attraverso le testimonianze materiali, in E. Acquaro et al. (edd.), Biblo. Una città e la sua cultura, Roma: 37-48. L’Oro e la Dorata: un’ipotesi su un epiteto di Afrodite e di Hathor, in C. Berger - G. Clerc - N. Grimal (edd.), Hommages à Jean Leclant, Études Pharaoniques, Vol. III (= Bibliothèque d’Étude 106), Le Caire: 435-440. 2018 1995a 1995b 1995c 1995d 1995e 1995f 1995g 1995h 1995i 1996 1997a 1997b 1998 1999 2001a 2001b 2002a Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae ix Ebla, la Siria e l’Egitto nel Bronzo Antico e Medio, in P. Matthiae - F. Pinnock G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano: 234-241. Cat. nn. 41-42, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano: 282-283. Cat. nn. 383-390, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano: 464-468. Cat. nn. 461-464, in P. Matthiae - F. Pinnock - G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana. Trent’anni di scavi in Siria dell’Università di Roma “La Sapienza”, Milano: 501. Il vino e l’antico Egitto, in O. Murray - M. Tecushan (edd.), In vino veritas, Oxford: 57-61. La sfinge dall’Egitto alla Fenicia: passaggio e modificazioni di un’iconografia, in C. Baurain (ed.), I Fenici: ieri, oggi, domani, Roma, 3-5 marzo 1994, Roma: 525-536. Les sources égyptiennes, in V. Krings (ed.), La civilisation phénicienne et punique. Manuel de recherches, Leiden: 57-63. Egypte, in V. Krings (ed.), La civilisation phénicienne et punique. Manuel de recherches, Leiden: 632-637. (con P. Xella) Les aires de la recherche. Égypte, in Krings, V. (ed.), La civilisation phénicienne et punique. Manuel de recherche (= Handbuch der Orientalistik XX), Leiden - New York - Köln: 632-639. Fiori d’Oriente, in Alle soglie della Classicità, in E. Acquaro (ed.), Alle soglie della classicità. Il Mediterraneo tra tradizione e innovazione. Studi in onore di Sabatino Moscati, Roma: 947-55. Relations Between Ebla and Egypt, in E.D. Oren (ed.), The Hyksos. New Historical and Archaeological Perspectives (= UMM 96), Philadelphia: 415427. Témoignages de piété égyptienne en Palestine et en Syrie à l’époque ramesside, in L’Impero ramesside. Convegno Internazionale in onore di Sergio Donadoni, Roma: 163-172. La coroplastica del Bronzo Antico IV e del Bronzo Medio II, in S.M. Cecchini - S. Mazzoni (edd.), Tell Afis (Siria). Scavi sull’Acropoli 1988-1992. The 19881992 Excavations on the Acropolis, Pisa, 385-414. La Syrie Moyenne dans les sources égyptiennes depuis les Sésostris jusqu’aux Thoutmosis, in La Syrie moyenne de la mer à la steppe: résumés des conférences tenues à Hama du 27 Septembre au 2 Octobre 1999, Damas. Osiride l’Africano, ovvero la morte regale, in P. Xella (ed.), Quando un dio muore. Morte e assenze divine nelle antiche tradizioni mediterranee, Verona: 15-30. Osservazioni egittologiche ad Erodono, in S. Ribichini - M. Rocchi - P. Xella (edd.), La questione delle influenze vicino-orientali sulla religione greca, Roma: 333-340. Les rapports entre Ebla et l’Égypte à l’Ancien et au Moyen Empire, in Z. Hawass - L. Pinch Brock (edd.), Egyptology at the Dawn of the Twenty-First Century. x 2002b 2003a 2003b 2004 2005a 2005b 2006a 2006b 2007 2013a 2013b 2014 Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae CMAO XVIII Proceedings of the Eight International Congress of Egyptologist, Cairo 2000, Cairo: 487-493. La coroplastica del Settore B di Tell Afis (anni 2000 e 2001), in S. Mazzoni (ed.), Rapporto sugli scavi di Tell Afis, 2000-2001 (= EVO 25), Pisa: 16-19 Les rapports entre Ébla et l’Égypte à l’Ancien et au Moyen Empire, in Z. Hawass (ed.) Proceedings of the Eight International Congress of Egyptologists, Cairo 2000, Cairo - New York: 487-493. Un recipiente cultuale siriano del Bronzo Medio II, in M.G. Amadasi Guzzo M. Liverani - P. Matthiae (edd.), Da Pyrgi a Mozia. Scritti sull’archeologia del Mediterraneo. Studi in memoria di Antonia Ciasca, Roma 2003: 481-488. Les scarabées d’Ebla, in M. Bietak (ed.), Scarabs of the 2nd millennium B.C., from Egypt, Nubia, and the Levant: Chronological and Historical Implications, Vienna 10-13 January 2002, Wien: 195-202. Hetepibre, in J. Leclant (ed.), Dictionnaire de l’Antiquité, Paris: 1060. Area A3: gli scarabei, in S. Mazzoni (ed.), Rapporto preliminare sugli scavi di Tell Afis 2002-2004 (= EVO 28), Pisa: 31-32. Nuovi frammenti di avori egittizzanti da Ebla, in E. Czerny et al. (edd.), Timelines. Studies in Honour of Manfred Bietak (= OLA 149/3), Leuven - Paris - Dudley, MA: 81-86. An Antecedent of Hatshepsut”, in F. Baffi - R. Dolce - S. Mazzoni - F. Pinnock (edd.), Ina kibrāt erbetti. Studi di Archeologia Orientale dedicati a Paolo Matthiae, Roma: 617-622. La regalità nell’Egitto faraonico, in P. Scarpi - M. Zago (edd.), Regalità e forme di potere nel Mediterraneo Antico, Padova: 19-34. Hathor e il cigno. Su un reperto egiziano dall’ipogeo reale di Qatna, in O. Loretz et al. (edd.), Ritual, Religion and Reason. Studies in the Ancient World in Honour of Paolo Xella (= AOAT 404), Münster: 25-32. Egyptian Statuary of the IIIrd and IInd Millennia in Syria, in W. Orthmann P. Matthiae - M. Al-Maqdissi (edd.), Archéologie et Histoire de la Syrie. La Syrie de l’époque néolitique à l’âge du fer (= Schriften zur Vorderasiatischen Archäologie 1,1), Wiesbaden: 411-416. (con P. Xella) Il possesso dell’oro nelle tradizioni mitologiche del Vicino Oriente antico, in M. Tortorelli Ghidini (ed.), Aurum. Funzioni e simbologie dell’oro nelle culture del Mediterraneo antico, Roma: 53-60. Articoli in rivista 1967 1971 1972 1975a 1975b 1976a Il tempio di Neith in Sais e gli dei σύνναοι in epoca tarda, Oriens Antiquus 6: 145-168. Scarabei egiziani del Museo Nazionale di Palermo, Oriens Antiquus 10: 21-46. Ricerche sui fondamenti delle relazioni tra Neith e Osiride, Oriens Antiquus 11: 179-192. Materiali egiziani ed egittizzanti del Museo di Mozia, Rivista di Studi Fenici 3: 65-73. Nota su uno scarabeo in steatite dell’Università di Roma, Rivista degli Studi Orientali 49: 21-30. La corona 3tf, Studi Classici e Orientali 25: 25-36. 2018 1976b 1976c 1976d 1979a 1979b 1980a 1980b 1981a 1981b 1981c 1982a 1982b 1984a 1984b 1984c 1984d 1985 1986 1987 1988 1989a 1989b 1989c 1989d 1990a 1990b 1990c 1991a 1991b 1992a Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae xi Uno scarabeo del Secondo Periodo Intermedio da Tell Mardikh-Ebla, Oriens Antiquus 15: 179-189. Una stele egiziana del Museo Nazionale di Palermo, Bollettino d’Arte 41: 53-54. Sul problema dei rapporti tra Tanit e alcune dee del Basso Egitto, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 42 (= Religioni e Civiltà Nuova Serie Vol. II): 387-403. Vasi iscritti di Chefren e Pepi I nel Palazzo Reale di Ebla, Studi Eblaiti 1: 33-43. Un oggetto faraonico della XIII dinastia dalla Tomba del Signore dei Capridi, Studi Eblaiti 1: 119-128. Ebla et l’Egypte à l’Ancien Empire et au Moyen Empire, Annales Archéologiques Arabes Syriennes 29-30: 189-199. Su un titolo di Snofru, Studi Classici e Orientali 30: 139-142. I vasi egiziani in pietra dal Palazzo Reale G, Studi Eblaiti 4: 99-127. Uno scaraboide del Ferro III dall’Area E, Studi Eblaiti 4: 19-24. (con P. Xella) H‘yt3w di Biblo = Rasap?, Rivista di Studi Fenici 9: 147-152. Sull’origine di un motivo ornamentale fenicio, Rivista di Studi Fenici 10: 1-4. Ebla und Aegypten im Alten und Mittleren Reich, Antike Welt 13: 14-17. La statuaria regale egiziana del Medio Regno in Siria: motivi di una presenza, Ugarit-Forschungen 16: 181-188. Les trésors égyptiens d’Ebla, Archéologia 83: 64-68. Testimonianze egiziane in Fenicia dal XII al IV sec. a.C., Rivista di Studi Fenici, 12: 133-163. (con P. Xella) “Il possesso dell’oro”: Studi sulla religione della Siria antica, II, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 50: 221-231. La dea e il gioiello: simbologia religiosa nella famiglia reale egiziana femminile della XII dinastia, La Parola del Passato 224: 321-337. Il Dio Perfetto, Prometeo 4: 58-65. Una statuetta del Museo Egizio di Torino con dedica ad Hathor Signora di Biblo, Rivista di Studi Fenici 15: 115-125. Ebla e il paese dei Faraoni, Storia e Dossier 23: 28-35. Hatshepsut, il “Falco Femmina”, Abstracta 34: 54-63. Due teste regali egiziane della XII dinastia a Biblo, Rivista di Studi Fenici 17: 7-14. L’Egitto faraonico, Levante 31: 17-21. Un sphinx d’Amenemhet III au Musée Archéologique d’Alep, Revue d’Egyptologie 40: 125-129. Da Athribis a Biblo, Studi Epigrafici e Linguistici 7: 39-42. Le chiavi dei sogni, Abstracta, 49: 22-29. Egyptianizing Ivory Inlays from Palace P of Ebla, Annales Archéologiques Arabes Syriennes 40: 146-160. Gli intarsi egittizzanti del Palazzo Settentrionale di Ebla, Scienze dell’Antichità 5: 423-459. Una testa paleosiriana in avorio con corona atef, La Parola del Passato 46: 372-393. Una testimonianza dei rapporti protostorici tra Egitto e Asia Anteriore da Abusir el-Meleq, Contributi e Materiali di Archeologia Orientale 4: 1-9. xii 1992b 1993a 1993b 1995a 1995b 1996a 1996b 1997 2000 2005 2006a 2006b Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae CMAO XVIII Khetiamenti-Horus: The Dead King during the Early Dynastic Period of Egypt, Journal of Prehistoric Religion 6: 31-36. L’Occhio del Sole: le divinità feline femminili dell’Egitto faraonico, Studi Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente antico 10: 9-19. La carne degli dèi. Usi, simboli e valenze magiche dei minerali nell’Egitto dei faraoni, Prometeo 10, 42: 66-73. Cantatrici degli Dèi, Prometeo, 13, 50: 52-61. I frammenti di coppe egiziane dell’Antico Regno: Tell Afis (Siria) 1994. Rapporto preliminare, Egitto e Vicino Oriente 18: 257-58. Gli Archivi nell’Egitto faraonico, Archivi e Cultura 29: 17-31. A Cylinder Seal in the “Hyksos” Style (MB II) from Ebla, Contributi e Materiali di Archeologia Orientale 6: 181-90. Mèki/Mekim (d’Ébla) dans l’“Histoire de Sinouhé”?, Mari. Annales des Recherches Interdisciplinaires 8: 249-250. Art et politique: les images des Pharaons à l’étranger, Aegypten und Levant 10: 189-96. Nut a Biblo: un aspetto di Hathor, Studi Micenei ed Egeo-anatolici 47: 273376. Una pietra per amica, Pharaon Magazine 2: 54-60. La strana morte di un dio africano, Pharaon 7/8: 98-105. Recensioni 1966 1969 1978 1980 1981 1983 1988a 1988b 1989 1991 1992 1995a J.G. Griffiths, The Origin of Osiris, Rivista degli Studi Orientali 44: 58-65. M.-Th. Barrelet, Figurines et reliefs en terre cuite de la Mésopotamie antique, I, Rivista degli Studi Orientali 44: 242-46. E. Hornung - E. Staehlin, Skarabäen und anderer Siegelamulette aus Basler Sammlungen, Bibliotheca Orientalis 34: 102-103. G. Englund, Akh. Une notion religieuse dans l’Egypte pharaonique, Studi Storico-Religiosi 4: 355-57. G. Hoelbl, Beziehungen der Aegyptischen Kultur zu Altitalien, Voll. I-II, Bibliotheca Orientalis 38: 68-71. M. Hoerig, Dea Syria, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 49: 464. R. Giveon, Egyptian Scarabs from Western Asia from the Collection of the British Museum Rivista di Studi Fenici, 16: 126-127. C. Mueller-Winkler, Die Agyptischen Objekt- Amulette, Rivista di Studi Fenici 16: 145-146. R. Giveon, Scarabs from Recent Excavations in Israel, Rivista di Studi Fenici 17: 309. A. Wiese, Zum Bild des Koenigs auf Aegyptischen Siegelamulette, Rivista di Studi Fenici 19: 133-134. G. Hölbl, Aegyptisches Kulturgut auf den Inseln Malta und Gozo in phönikischer und punischer Zeit, Bibliotheca Orientalis 49: 117-119. J. Lopez - J. Sanmartin, Mitologia y Religion del Oriente antiguo, Vol. I, Egipto - Mesopotamia, Orientalia 64: 120-123. 2018 1995b 1997 1998a 1998b 2000 2003 Elenco delle pubblicazioni di G. Scandone Matthiae xiii B. Dominicus, Gesten und Gebärden in Darstellungen des Alten und Mittleren Reiches (= Studien zur Archäologie und Geschichte Altagyptens 10), Heidelberg 1994, Orientalia 64: 470-472. B. Teissier, Egyptian Iconography on Syro-Palestine Cylinder Seals of the Middle Bronze Age (= OBO 11), Freiburg 1996, Rivista di Studi Fenici 25: 105-108. Mu-chou Poo, Wine and Wine Offering in the Religion of Ancient Egypt (Studies in Egyptology), London-New York 1995, Orientalia, 67: 126-127. 17. Ch. Eder, Die ägyptischen Motive in der Glyptik des östlichen Mittelmeerraumes zu Anfang der 2. Jts. V. Chr. (OLA 71), Leuven 1995, Bibliotheca Orientalis 55: 423-426. B. Teissier, Egyptian Iconography on Syro-Palestine Cylinder Seals of the Middle Bronze Age (= OBO 11), Freiburg 1996, Bibliotheca Orientalis 57: 599-601. D. Frankfurter, Religion in Roman Egypt, Orientalia NS 72(2): 250-251. Traduzioni e revisioni specialistiche: 1987 1990 1990 1990 1992 1996 2000 Traduzione italiana di K.A. Kitchen, Pharaoh Triumphant, Warminster 1982 = Il Faraone trionfante. Ramses II e il suo tempo, Roma-Bari, Laterza 1987, pp. 393. Traduzione italiana di N. Grimal, Histoire de l’Egypte ancienne, Paris 1988 = Storia dell’Egitto antico, Roma-Bari, Laterza 1990, pp.619. Traduzione italiana di R.A. Caminos, The Peasant e di D. Valbelle, L’artisan = Il contadino e L’artigiano, in S. Donadoni (ed.), L’uomo egiziano, Roma-Bari, Laterza 1990, pp. 3-62. Revisione e consulenza specialistica di B.G. Trigger - B.J. Kemp - D. O’Connor - A.B. Lloyd, Ancient Egypt. A Social History, Cambridge 1983 = Storia sociale dell’antico Egitto, Roma-Bari, Laterza 1990, pp. 517. Traduzione italiana di H. Frankfort, Il Dio che muore, Firenze, La Nuova Italia 1992, pp. 145. Traduzione italiana di B.G. Trigger, A History of Archaeological Thought = Storia del pensiero archeologico, Firenze, La Nuova Italia 1996, pp.531. Traduzione italiana di B. J. Kemp, Ancient Egypt. Anatomy of a Civilization, London - New York 1989 = Antico Egitto. Analisi di una civiltà, Milano, Electa 2000, pp. 335. ANCORA “PER IL NOSTRO SIGNORE HAZAEL”: GENERE E CRONOLOGIA RELATIVA DELLE COSIDDETTE “BOOTY INSCRIPTIONS” Maria Giulia Amadasi Guzzo Abstract This paper investigates once more the Aramaic inscriptions mentioning Hazael of Damascus in order to clarify in particular their respective chronological position on the basis of the types of their scripts. Regarding the so called “booty inscriptions” and an Afis fragment, the issue of their origin (Damascus or elsewhere) and their purpose are also briefly discussed. Il re Hazael di Damasco (ca. 843-803 a.C.)1 continua ad attirare l’attenzione anche in ragione dei documenti epigrafici che a lui si riferiscono e che provengono con ogni verosimiglianza (con un’eccezione almeno) dalla cancelleria (nel significato ampio di scuola di scribi) di Damasco. Le iscrizioni aramaiche che citano (si esclude la stele di Zakkur dove Hazael compare come padre di Bar-Hadad) o che sono state attribuite a Hazael sono: - La stele frammentaria da Tel Dan2; - Una lamina in avorio da Arslan Tash (Khadatu)3; - Un frammento in avorio da Nimrud4; 1 2 3 4 Vedi in particolare Pitard 1987: 145-159; Lemaire 1991; Dion 1997: 191-204; Lipiński 2000: 376390; Millard 2000: 161-162. Biran-Naveh 1993 e 1995; KAI 310; vedi in particolare, con un prospetto delle interpretazioni, Younger 2005: 245-257 e Hagalia 2009, con bibliografia. Vedi la diversa disposizione dei frammenti in Athas 2003 (con discussioni in Younger e Hagalia). Louvre AO 11489. Editio princeps: Thureau-Dangin et al. 1931: 135-138, n. 112; in particolare KAI 232; Gibson 1975: 4-5; Millard 2000: 162; Hafthorsson 2006: 40-43. Vedi Röllig 1974: 48, n. 6 (con bibliografia); Millard 2000: 163. 2 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII - Un paraocchi in bronzo da Eretria5; - Un frontale in bronzo da Samo6; - Un frammento di stele in basalto da Tell Afis (Hazrak)7. Vorrei qui riesaminare la questione dell’avorio di Arslan Tash e dei pezzi di bardatura da Eretria e Samo per la similitudine (Arslan Tash) o identità (Eretria e Samo) delle loro iscrizioni in rapporto con la dibattuta questione della loro natura (bottino, offerta o altro) e della loro rispettiva cronologia riguardo alle imprese in Siria di Hazael. Per questo riesaminerò brevemente anche la questione della datazione della stele di Tel Dan e quella della presenza del nome di questo re di Damasco sul frammento da Hazrak. Il ricordo del lavoro svolto con Gabriella a Tell Afis mi ha indotto a intraprendere questa rinnovata analisi8. Gabriella: avrei voluto fare di più e di meglio. Queste riflessioni epigrafiche su un tema tanto trattato sono comunque un segno di affetto e di un’amicizia cominciata al tempo degli studi universitari e continuata per decenni di nostre alterne e parallele vicende. 1. La lamina e i marchi in avorio da Arslan Tash La lamina in avorio di Arslan Tash, lacunosa e ricomposta da tre frammenti, il più piccolo dei quali non si unisce alla parte più lunga, contiene il nome di Hazael nell’espressione “per/al nostro signore Haza’el” (LMR’N ḤZ’L) (Fig. 1). È venuta in luce durante gli scavi del 1928 nell’antica Khadatu, nell’angolo Nord della stanza 14 del c.d. “Bâtiment aux ivoires” tra i frammenti di mobilio che, secondo F. Thureau-Dangin, potevano costituire la decorazione di un letto9. L’identificazione di Hazael, ḤZ’L, con il re di Damasco è stata proposta sin dalla prima edizione del testo: la disposizione del frustulo indipendente all’inizio del testo insieme con l’interpretazione dell’iscrizione proposta nel 1931 è stata accettata per vari decenni (vedi KAI 232). Tuttavia, nel 1981, É. Puech ha proposto di invertire l’ordine dei frammenti della placchetta e di porre quello staccato alla fine e non al principio del testo, come nella prima edizione10, sia perché si evitava così di postulare 5 6 7 8 9 10 Editio princeps: Charbonnet 1986, inoltre Millard 2000: 162. Editio princeps: Röllig 1988; inoltre Millard 2000: 162; ora KAI 311 (Eretria e Samo). Amadasi Guzzo 2009. L’occasione di questa ricerca deriva anche da un lavoro complessivo sugli avori di Arslan Tash in corso di pubblicazione per iniziativa di É. Fontan, A. Caubet, G. Affanni e S.M. Cecchini, al quale ho collaborato con un breve studio sulla lamina e sui marchi. Thureau-Dangin et al. 1931: 91. Tra i resti della stanza 14 Thureau-Dangin aveva proposto di poter ricostruire due letti. La lamina iscritta dovrebbe appartenere al letto meglio conservato in rapporto anche con la placchetta con la raffigurazione di personaggio barbato AT 43. Vedi anche Cecchini 2009: 94-95. Puech 1981. La lettura supposta nella prima edizione è: ZT Ḥ[… ]BR. ‘M’. LMR’N . ḤZ’L . BŠNT …; vedi in particolare per l’inizio del testo Thureau-Dangin et al. 1931: 136, con la traduzione “Ce … a sc[ulpté (un tel)] fils de ‘Ammâ, pour notre seigneur Ḥazaël, en l’année de…”. 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 3 l’esistenza di un dimostrativo (ZT) non attestato in questa variante in aramaico11, sia perché la presumibile conformazione originaria della lamina in avorio corrispondeva meglio alla nuova disposizione. In seguito, la pubblicazione nel 1988 dell’iscrizione aramaica incisa su un frontale in bronzo trovato a Samo, parte di una bardatura equestre, iscrizione riconosciuta identica a quella di un paraocchi da Eretria, edito nel 1986 da F. Charbonnet (vedi note 5 e 6) - supposto appartenere alla stessa bardatura12 - ha avvalorato l’ipotesi di Puech: in questo modo, infatti, i due gruppi di documenti si corrispondono nella struttura. È interessante osservare che una fotografia presa ai tempi della scoperta dell’avorio, rinvenuta in seguito alle ricerche di É. Fontan13 negli archivi del Louvre, mostra che in un primo tempo i frammenti erano stati collocati - forse proprio in base alla direzione delle venature dell’avorio e alla larghezza rispettiva dei frammenti - nell’ordine inverso rispetto alla successiva pubblicazione (Fig. 2). Il testo è dunque da leggere14: ….] . . ‘M’ LMR’N ḤZ’L BŠNT[(…)’Ḥ]ZT(?) Ḥ[… … ‘M’ al nostro signore Hazael nell’anno [(…) della p]resa (?) di… Émile Puech aveva già proposto - come hanno più tardi affermato nettamente Eph‘al e Naveh nel caso della bardatura15 - che l’iscrizione registrasse l’acquisizione degli avori a seguito di una spedizione militare. In base a questa interpretazione, lo studioso ha attribuito al vocabolo ‘M’ il significato di “l’esercito”, soggetto del dono, sostantivo che sarebbe stato preceduto da [Q]RB “ha offerto”. Il nome dato all’anno avrebbe commemorato la circostanza/origine del dono al re di Damasco, la “presa”, [’Ḥ]ZT, di una città o di una regione: Puech ha anche proposto di completare la lacuna con Ḥ[WRN] “Hauran”, senza escludere del tutto altre possibilità; Bron e Lemaire, dal canto loro16, affermano che in un simile contesto non si trova di solito il nome di una regione e propongono invece quello di una città (Hazor, Hamat, Hazrak, Halab o Hazaz). In ogni caso, accettando l’interpretazione che lega l’acquisizione degli oggetti al nome di una località conquistata, si dovrebbe concludere che il luogo di fabbricazione degli avori rinvenuti ad Arslan 11 12 13 14 15 16 Vedi Degen 1969: 23, nota 95 e § 39. Ma vedi Feldman 2014: 164. Ringrazio Élisabeth Fontan per avermi mandato la foto e dato il permesso di pubblicarla. Oltre a Puech 1981, le diverse ipotesi di integrazione sono riassunte in Younger 2005. La ricostruzione proposta da Puech dell’intera iscrizione è: [‘RŠ’ ZY Q]RB ‘M’ LMR’N ḤZ’L MN ‘MQ BŠNT [’Ḥ] ZT Ḥ[WRN ?]; con la traduzione: “[Le lit qu’a o]ffert la troupe à notre seigneur Haza’el, l’année de l’an[nex]ion du Ha[uran ( ?)]”. Lipiński 2000: 388-389, propone invece [ZY NTN H]DD .‘M’. LMR’N . ḤZ’L . BŠNT[ . ’]ḤZT . Ḥ[ZZ], con la traduzione “[that which H]dad of ’Imma [gave] to our lord Hazael in the year that Ḥa[zaz] was captured”. ‘Imma sarebbe l’odierna Yenişehir, tra Aleppo e il Mediterraneo, 60 km a Nord-Est di Kassab. Come riconosciuto da Lipiński stesso, è possibile integrare toponimi diversi. Eph‘al - Naveh 1989. Bron - Lemaire 1989: 37. 4 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII Tash, dove devono essere arrivati in seguito a un saccheggio assiro di Damasco17, non sia comunque la capitale di Hazael. Lo stato della lamina non permette una ricostruzione sicura del testo. L’esame della fotografia con la traccia dei primi segni farebbe escludere che essi consistano nel sostantivo BR (come proposto nella prima edizione, v. nota 10): l’occhiello dell’ultimo segno, grande e orizzontale, si accorda meglio con il tracciato del segno bet che con quello di resh, il cui andamento in questa iscrizione è più obliquo (vedi il termine MR’N)18. Mi sembra preferibile ricostruire la presenza del verbo QRB, come supposto da Puech, e supplire all’inizio un’espressione del tipo [ZY HQ]RB “(ciò) che ha offerto”, in base al confronto con un frammento da Nimrud19. Resta comunque la difficoltà di interpretare ‘M’ che, come nome proprio, non è noto in aramaico, mentre è attestato assai raramente in fenicio20, e che sarebbe inoltre privo di un qualsiasi elemento d’identificazione (patronimico, funzione)21; d’altra parte l’offerta da parte dell’esercito (in accordo con Puech) o della popolazione/cittadinanza (possibile significato di ‘M’) appare ugualmente inusuale. La dedica al “nostro signore” (MR’N) mostra comunque che chi ha inciso il testo faceva parte della comunità damascena. Un’ulteriore questione, non affrontata, riguarda l’ampiezza della lacuna. Accettando l’integrazione proposta (“la presa di”), il soggetto della conquista non sarebbe indicato, com’è il caso invece nel testo inciso sugli elementi di bardatura da Eretria e Samo (che specificano che il fiume, il cui passaggio dà il nome all’anno, è stato attraversato dal “nostro signore”, vedi infra). Se la posizione dei frammenti l’uno rispetto all’altro è verosimilmente certa, non è sicura l’ampiezza della parte mancante (sempre seguendo le venature dell’avorio, non si tratterebbe di uno spazio ampio, come ha già notato Puech). Si getta comunque così un nuovo dubbio sulla ricostruzione dell’iscrizione, senza però poterne fornire una spiegazione migliore. Il dubbio riguarda anche - soprattutto l’interpretazione come registrazione di un bottino (come già osservato precedentemente22) 17 18 19 20 21 22 Per le proposte riguardo all’arrivo degli avori a Arslan Tash (probabile il trasporto, dopo la presa di Damasco del 773 a.C. da parte di Shamshi-ilu, ma sono state avanzate anche altre possibilità), vedi di recente Cecchini 2009: 92-93; Feldman 2014: 152. È vero che la bet in BŠNT ha un occhiello più triangolare rispetto ai resti del secondo segno del nostro testo. Cf. Millard 1962: 43, tav. XXIII; Röllig 1974: 50, n. 10; Millard 2008: 268. La ricostituzione [HQ] RB è anche proposta da Lemaire 1991: 92 con (?). Mi sembra da escludere la lettura DD ([H]DD) proposta da Lipiński, vedi nota 14, che presume che il soggetto del “dono” fosse il dio Hadad. Ricostruito ‘Ammā è invece considerato “normale” da Eph‘al e Naveh, che non ne forniscono peraltro esempi come tale; vedi anche Na‘aman 1995: 383 (che considera l’iscrizione come “di dono”). Per il fenicio vedi Benz 1972: 379 (un caso incerto di ‘M’; inoltre esempi isolati di ‘M, ‘[M]Y, ‘MYHN, ‘MYL e ’L‘M). A causa della mancata attestazione del nome di persona ‘M’ in aramaico Younger 2005: 260, nota 29, propone di ricostruire il nome BR‘M’. Come si è osservato sopra la lettura BR è incerta. Inoltre prima di ayin sembra sicura la presenza di un segno di divisione (vedi già Thureau-Dangin et al. 1931: 135, fig. 49). Amadasi Guzzo 2009: 342. 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 5 derivante dalla conquista di una specifica città che avrebbe dato il nome all’anno: al di là dell’incertezza della ricostruzione (il termine “presa”, ’ḤZT, non attestato con sicurezza in altre iscrizioni23, è il risultato di un’integrazione), non mi sembra da accogliere senza esitazione il legame tra la precisazione cronologica e l’occasione dell’ingresso degli avori alla corte di Hazael. Questa interpretazione (un bottino) ha conseguenze sulla questione della fattura degli avori lavorati, che è stata attribuita a Damasco (o comunque alla sua regione, la Siria del Sud), in primo luogo da I. Winter, e che, almeno per gli avori che mostrano tra loro coerenza tipologica e stilistica, rimane verosimile24. Dovunque siano stati fatti gli avori, l’iscrizione della lamina è, come già osservato, da attribuire a uno scriba damasceno sia sulla base del formulario (in particolare la citata espressione “nostro signore”), sia sulla base della forma dei segni che si collegano con quelli della bardatura, che con più certezza è da mettere in rapporto con l’acquisizione di un bottino, sia con quelli della stele di Tel Dan25 (vedi infra). Invece, non può specificarsi il luogo dell’incisione delle lettere presenti su alcuni degli avori e che dovevano servire a collocare i pezzi o a identificarne la bottega e che non forniscono, per la loro tipologia e forme spesso schematiche e non canoniche, dati sicuri sulla provenienza dei loro esecutori. F. Thureau-Dangin attribuiva questi marchi a una stessa “scuola” rispetto alla lamina, ma i confronti non sono precisi; d’altra parte, non tutte le lettere presenti nell’iscrizione di Hazael sono attestate sugli avori lavorati e viceversa, cosicché i confronti possibili sono limitati (vedi per i marchi la Fig. 3). In particolare, i segni kaf (lettera non presente sulla placchetta di Hazael) e taw attestati sugli avori sono di un tipo vario e possono indicare luoghi di lavorazione/mani diverse; nel caso di taw è presente una forma notevolmente più arcaica rispetto alla scrittura dei testi attribuiti a Hazael. Due varietà di mem documentate sugli avori e le stesse lettere incise sulla lamina sono diverse tra di loro: una (tracciata specularmente) è di un tipo ancora notevolmente antico, mentre la seconda, incisa dietro una figura maschile, da alcuni considerata l’immagine di Hazael stesso o comunque quella di un personaggio siriano di alto rango, è piuttosto sviluppata e apparentemente più sviluppata (o tracciata in modo più schematizzato) rispetto alla stessa lettera presente nell’iscrizione della lamina. Altri marchi degli avori sono invece assai coerenti fra loro, in particolare i segni bet, dalet (che si confonde in parte con resh), un tipo di yod, oltre al citato taw a forma di croce. Questi tratti distintivi delle lettere indicano una relazione stretta tra almeno un gruppo di placche lavorate, ma mostrano chiaramente inoltre quanto i così detti marchi differiscano per genere rispetto a un testo “ufficiale” e come perciò i due tipi d’iscrizione debbano essere paragonati con cautela. In conclusione, se su base epigrafica la lamella iscritta appare legata agli scribi di Damasco, per i pezzi di mobilio confluiti a Arslan Tash, sulla sola base dei segni incisi, niente di certo può affermarsi riguardo alla loro provenienza; in base alla scrittura, essi potrebbero provenire da più di un’officina (non escludendosi Damasco). 23 24 25 Anche se il vocabolo ’ḥzt’ “possesso” è noto in aramaico (ebr.’aḥuzzā). Vedi per i testi epigrafici DNWSI s.v. ’ḥz (possibile ’ḥdh “possesso”). Winter 1981 (che ha chiamato il gruppo “South Syrian Style”). Vedi ora sulla terminologia Herrmann - Laidlaw 2013: XIX. Per il tipo di scrittura vedi Amadasi Guzzo 2009: 340-341. 6 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII 2. Gli elementi di bardatura da Eratria e Samo Il paraocchi iscritto rinvenuto a Eretria nel tempio di Apollo Daphnephoros in un contesto non precisabile, ma verosimilmente dell’VIII secolo a.C.26 (Fig. 4), conservato nel Museo nazionale di Atene, è stato letto per primo da A. Charbonnet nel 1986, ma è stato interpretato correttamente (il testo è molto consunto e si è potuto leggere grazie a una radiografia) solo in seguito alla scoperta a Samo di un frontale con la stessa iscrizione perfettamente conservata (Fig. 5)27. Il testo inciso sui due pezzi di bardatura è il seguente: ZY NTN HDD LMR’N ḤZ’L MN ‘MQ BŠNT ‘DH MR’N NHR “Ciò che ha dato Hadad al nostro signore Haza’el da ‘Umqi, nell’anno in cui il nostro signore ha passato il fiume”. Le diverse letture e interpretazioni di questa iscrizione sono state presentate chiaramente nel 2005 da K.L. Younger28. Qui si accetta la proposta avanzata per primi da Eph‘al e Naveh, che intendono Hadad come la divinità che ha concesso al re di Damasco un bottino in seguito a una vittoria su Umqi29. Dall’iscrizione si è dedotto che Hazael avrebbe raggiunto questo territorio del Nord della Siria e che lo avrebbe, se non conquistato, almeno sconfitto momentaneamente. “L’anno in cui il nostro signore ha passato il fiume” (fiume inteso come l’Oronte o l’Eufrate)30 specifica quando il bottino è stato ottenuto, ma il rapporto tra i due eventi (bottino e passaggio del fiume) non è chiaro. Rispetto al genere dei documenti, ancora va ripetuto che i testi di Arslan Tash e di Eretria e Samo non sono iscrizioni di dono, anche se usano lo stesso schema, ma registrazioni ad opera degli scribi di Damasco dell’origine di oggetti o gruppi di oggetti di pregio venuti in possesso del re in un anno identificato in base a un evento memorabile, non necessariamente in rapporto diretto con l’occasione dell’acquisizione degli oggetti/arredi31. Gli avori e i bronzi sono entrati a far parte dei beni di Damasco in anni diversi - lo ha ben notato Lipiński -, anche se ambedue gli avvenimenti sono stati da questi messi in rapporto con l’espansione di 26 27 28 29 30 31 Atene, Museo Nazionale, inv. 15070. Sul ritrovamento, vedi Amadasi Guzzo 1987: 17-20 (a torto supponevo che il paraocchi fosse fabbricato a Damasco); Boffa 2013: in particolare 32. Röllig 1988 e Kyrieleis 1988; Bron - Lemaire 1989; Eph‘al - Naveh 1989; Amadasi Guzzo 1996; Millard 2000; vedi anche: Na‘man 1995 (con proposta generalmente non condivisa di collegare Hazael con la regione di ‘Amqi); Fales 2006. Si trascrive qui l’iscrizione che compare sul frontale, essendo quella del paraocchi molto consunta e chiaramente leggibile solo grazie al confronto con quella trovata a Samo. Younger 2005: 258-260. Cf. gli esempi in Eph‘al - Naveh 1989 di bottino concesso al re dalla divinità; il contributo dei due studiosi ambienta perfettamente il testo presente sugli elementi di bardatura. Sulla formula vedi in particolare Harrak 1992. Non si riprende qui la discussione sull’interpretazione del “fiume” che non mi sembra risolvibile con sicurezza. Per l’ipotesi di un passaggio dell’Eufrate, in rapporto con l’assoggettamento di Umqi, vedi in particolare Lemaire 1991: 103-104. L’acquisizione del bottino da Umqi è comunque in rapporto verosimile con il passaggio di un fiume da parte di Hazael. 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 7 Hazael verso Nord32; un’ipotesi che non mi sembra necessaria, dato l’arrivo secondario degli avori a Arslan Tash e la loro provenienza ignota. 3. Un frammento in avorio da Nimrud Il re Hazael è nominato anche su un frustulo in avorio (ND 11310, Fig. 6) rinvenuto a Nimrud (Forte Salmanassar, ala Sud, stanza 10)33. L’iscrizione è frammentaria e si suppone che contenesse un formulario di dono al re di Damasco. Il testo è: … L(?)MR]’N ḤZ’L “… al (?) nostro [si]gnore Hazael” Le lettere conservate sono poche ed è difficile un giudizio sulla scrittura. Già Röllig ha osservato come questa sia meno accurata rispetto a quella della placchetta di Arslan Tash e come non siano presenti segni di divisione di parola; ha osservato la notevole inclinazione di alep e la forma di nun parzialmente simile a quella di waw (ma l’asta è diversamente inclinata rispetto a quella di questo segno). In aggiunta a queste osservazioni, si nota l’asta corta di alep, il tipo di zain, già inclinato, ma ancora con i due trattini, superiore e inferiore, nettamente sporgenti a sinistra e a destra, la posizione verticale di het, tutte caratteristiche che inducono a considerare l’iscrizione precedente a quelle sugli elementi di bardatura. Il testo conservato non dà tuttavia nessuna informazione sull’acquisizione del pezzo né sulle imprese di Hazael, conferma però la sua titolatura che fa presumere che anche questo oggetto sia stato in origine iscritto in ambiente damasceno. 4. La stele da Tel Dan È attribuita a Hazael dalla maggior parte degli editori la stele frammentaria rinvenuta a Tel Dan, sulla quale il nome del re non è invece conservato (Fig. 7)34. L’iscrizione è qui presa in esame non per la sua interpretazione e le numerose questioni che tuttora pone, ma per la tipologia della scrittura che testimonia e che permette, a mio parere, di meglio collocare dal punto di vista geografico e cronologico l’insieme di testi attribuiti al sovrano di Damasco. La scrittura di questo documento che è posto dagli studiosi che hanno tentato di precisarne la cronologia in momenti diversi della seconda metà del IX secolo a.C.35, appartiene certamente alla stessa tradizione dalla quale provengono le 32 33 34 35 Lipiński 2000: 389. Röllig 1974: 48, n. 6 (con bibliografia). Vedi nota 2 per una bibliografia parziale; in generale sui vari problemi posti dall’iscrizione: Hagelia 2009 (in particolare 32-43 sull’autore del testo). Vedi in particolare sulla paleografia Tropper 1994 (v. p. 488: tra l’840 e l’825); inoltre, ad es. Lemaire 1998; Athas 2003: 94-165 (datazione bassa, intorno all’800 a.C.). Cf., oltre alle foto, il disegno di A. Yardeni in Biran - Naveh 1995: 12, fig. 3. Biran - Naveh 1995: 18, lasciano il problema aperto, 8 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII iscrizioni della lamina in avorio e dei due bronzi (su questa base la sua attribuzione a Hazael mi sembra certa). Le parole sono distinte da punti, come sull’avorio da Arslan Tash e sui pezzi di bardatura; i segni mostrano schematizzazioni molto vicine, con lievi differenze di sviluppo che sembrano potersi attribuire, oltre al diverso materiale supporto della scrittura, a lievi differenze cronologiche. 5. Il frammento di stele da Tell Afis L’ultimo documento esaminato che contiene il nome di Hazael è una scheggia di stele in basalto, TA.03.A.300, trovata nel 2003 a Tel Afis (antica Hazrak) reimpiegata in un lastricato dell’area sud del tempio A1 dell’Acropoli (area A 1) (Fig. 9)36. Il monumento è qui ripreso in esame perché, rispetto alle iscrizioni precedenti, mostra chiaramente la differenza tra due scuole di scribi approssimativamente contemporanee (Zakkur poco posteriore a Hazael). Infatti, lo studio del frammento, in rapporto con la stele di Zakkur (KAI 202) e con le iscrizioni della lamina di Arslan Tash e dei bronzi da Eretria e Samo, ha messo in evidenza da un lato la coincidenza della scrittura testimoniata dalla scheggia con quella della stele di Zakkur, dall’altra l’omogeneità di tradizione scrittoria dei documenti attribuiti alla burocrazia di Hazael (Tel Dan, Arslan Tash, Eretria e Samo). Il documento da Tell Afis che cita Hazael mostra un modo di scrivere (divisione delle parole e schematizzazione dei segni) del tutto simile a quello della stele di Zakkur che ricorda la vittoria del re di Hamath e Lu‘ash sulla coalizione guidata da Bar-Hadad, figlio di Hazael; esso potrebbe essere di poco anteriore alla famosa stele, attribuita all’800-795 a.C. circa: la scheggia non appartiene infatti alla “stele di Zakkur”; inoltre, il nome di Hazael che vi è conservato è preceduto dalla preposizione L- e non può essere quindi il patronimico di Bar-Hadad (anche se la mancanza di contesto non consente affermazioni del tutto sicure)37. Il frammento iscritto di Tell Afis indicherebbe un rapporto del primo re aramaico di Hamath e Lu‘ash con Hazael vicino all’anno della sua presa del potere, quindi alla fine del regno di Hazael, anche se non siamo in grado di ricostruire le vicende che avrebbero portato all’incontro dei due personaggi38. Il confronto tra la scrittura attestata ad Afis e quella attribuita alla cancelleria di Damasco indica, d’altra parte, due tradizioni, all’interno di un orizzonte cronologico molto vicino, messe in evidenza, in particolare, dal sistema di divisione delle parole: mediante trattini verticali a Hazrak e sui documenti 36 37 38 supponendo però che la stele fosse successiva agli eventi narrati (una sorta di “memorial stele”); così anche Lemaire 1998. Per una datazione vicina agli eventi (battaglia di Ramoth Gilead) vedi Lipiński 2000: 378. D’Amore 2005: 18-19; Amadasi Guzzo 2009. Si è già osservato che il monumento cui apparteneva il frammento differisce dalla stele di Zakkur per la sua conformazione (la scheggia conserva lo spessore originario, diverso e inferiore rispetto a quello del monumento KAI 202). Mi sembrerebbe ora ragionevole pensare che il re di Hamat e Lu‘ush abbia menzionato una vittoria su Hazael: un primo scontro che avrebbe forse preceduto quello guidato da Bar Hadad. 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 9 geograficamente vicini come la stele dedicata a Melqart, KAI 201, che non sembra da attribuire a Damasco39. In base allo sviluppo dei segni - che ha certamente un significato relativo quando si confrontano documenti appartenenti a centri diversi -, si può proporre che le iscrizioni di Afis siano successive a quelle di Tel Dan e di Arslan Tash, come è stato già notato40. A confronto tra loro, invece, le lettere dell’avorio di Arslan Tash e quelle della stele di Tel Dan appaiono molto simili. Leggere differenze nell’inclinazione dei segni si possono tuttavia notare tra le due iscrizioni: le lettere di Tel Dan sono più verticali, l’alef ha l’occhiello più ampio e l’asta un po’ più corta, la zain (Fig. 8) è meno inclinata (ma anche la lettera dell’avorio è ancora del tutto tradizionale); questi tratti mostrano che i due documenti sono molto vicini; eventualmente si può supporre una data leggermente precedente di Tel Dan rispetto a Arslan Tash. Ma, la differenza di materiale, le dimensioni diverse dei segni, la mancanza di lettere significative a Arslan Tash, non consentono affermazioni del tutto sicure. Le lettere dei bronzi sembrano invece (un po’) più sviluppate - in particolare dalet, con asta più lunga, zain già a zig-zag e qof più inclinata. Da queste leggere differenze sembra possibile porre i bronzi in un momento successivo rispetto a Tel Dan e Arslan Tash e proporre una connessione cronologica tra la presunta vittoria di Hazael su Umqi e la sua possibile presenza a Hazrak, collocando l’espansione o il tentativo di espansione di Damasco verso Nord alla fine del regno di Hazael41. 6. Conclusioni La presente analisi ha portato ancora una volta sul gruppo d’iscrizioni attribuibili a Hazael, in particolare quelle definite ormai comunemente come “booty inscriptions” (Arslan Tash, Eretria e Samo, KAI 232 e 311) e ha cercato di mostrarne tre aspetti. Il tipo di scrittura, che le connette, insieme alla stele di Tel Dan, a un’unica “scuola” o “cancelleria”, che è quella di Damasco. Il genere dei testi, che non è quello di dono, ma di registrazione da parte degli scribi di Hazael, di beni entrati a far parte delle proprietà del re di Damasco, secondo un formulario stereotipato42, che segue forse uno stile cronachistico, riportato sugli oggetti secondo una formula abbreviata. La loro cronologia relativa, che indica - con ogni cautela - la recenziorità dei testi sugli elementi di bardatura rispetto alla stele di Tel Dan e (soprattutto) all’avorio di Arslan Tash e verosimilmente anche a quello di Nimrud, ciò che confermerebbe l’espansione di Hazael in Siria del Nord nell’ultimo periodo del 39 40 41 42 Vedi in particolare Pitard 1988 e 2000. Tropper 1994: 489; Amadasi Guzzo 2009: 340-341. Sulle lettere di Tel Dan, meno sviluppate rispetto a quelle delle iscrizioni su bardatura v. anche Dion 1999: 147. Tale proposta concorderebbe con l’ipotesi di A. Lemaire di mettere in rapporto la possibile egemonia di Hazael su territori della Siria del Nord con la successiva coalizione di Bar-Hadad, Arpad e gli stati di questa regione elencati nell’iscrizione che narra della coalizione contro il re di Hamat e Lu‘ash; vedi Lemaire 1991: 104. Così anche Eph‘al - Naveh 1989. 10 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII suo regno, in rapporto forse con la presa di potere di Zakkur. Non sembra possibile ad ogni modo avere elementi di peso per connettere con sicurezza questa espansione con l’assedio di Hazrak da parte di Bar-Hadad e dei suoi alleati. Bibliografia Amadasi Guzzo, M.G. 1987 Iscrizioni semitiche di Nord-Ovest in contesti greci e italici (X-VII sec. a.C.), Dialoghi d’Archeologia 5(2): 13-27. 1996 Le harnais des cheveaux du roi Hazaël, in L. Bacchielli - M. Bonanno Aravantinos (edd.), Scritti di antichità in memoria di Sandro Stucchi (= Studi Miscellanei 29), Roma: 329-338. 2009 Un fragment de stèle araméenne de Tell Afis, Orientalia 78: 336-347. 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Millard, New York - London: 244-270. 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 13 Fig. 1 - Lamina iscritta da Arslan Tash, secondo la disposizione attuale dei frammenti (foto Louvre). Fig. 2 - Lamina iscritta da Arslan Tash in una foto precedente la pubblicazione del 1931 (foto Louvre, cortesia di E. Fontan). 14 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII Fig. 3 - Marchi sugli avori di Arslan Tash in base a Thureau-Dangin 1931: 91, fig. 33. Fig. 4 - Paraocchi iscritto da Eretria (disegno Amadasi Guzzo in base alla radiografia gentilmente inviata dalla Missione svizzera). 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” 15 a) b) Fig. 5 - a) Frontale di Samo (Foto: Gösta Hellner, DAI Neg. no. D-DAI-ATH-1984/371.© Deutsches Archäologisches Institut. All rights reserved); b) Iscrizione del frontale da Samo (disegno Amadasi Guzzo da foto). 16 M.G. Amadasi Guzzo CMAO XVIII Fig. 6 - Disegno del frammento ND 11310 (Röllig 1974: 48, n. 6). Fig. 7 - Stele di Tel Dan (Courtesy of the Israel Antiquities Authority and the Nelson Glueck School of Biblical Archaeology). 2018 Ancora “per il nostro signore Hazael” Fig. 8 - Lettera zain del frammento B della stele di Tel Dan (ingrandimento da Fig. 7). Fig. 9 - Disegno del frammento da Tel Afis (disegno Amadasi Guzzo - A. De Bonis). 17