“La plus belle qu’il y eut au monde”: la collezione di stampe
del principe Eugenio
CHIARA GAUNA
Alessandro Baudi di Vesme descrisse la raccolta di
stampe del principe Eugenio, oggi conservata all’Albertina a Vienna, come “quella meravigliosa collezione d’incisioni ch’era la più ricca che sino allora fosse
stata formata e che, a quanto dicesi, costò al Principe
Eugenio oltre a 500.000 scudi. Di tal collezione, che
fu poi acquistata dall’imperatore Carlo VI e formò così il fondo del Gabinetto imperiale delle stampe, basti
dire che fu radunata per la massima parte da Giovanni Mariette, aumentata, ordinata e descritta da Giovanni Pietro Mariette il quale passò a questo fine due
anni a Vienna, e che più tardi essa servì al principe degli iconografi, ad Adamo Bartsch, di base per la redazione del suo classico Peintre-Graveur”1.
Quando, nel 1737, l’ambasciatore Luigi Malabaila di
Canale iniziò le trattative per l’acquisto della collezione di dipinti, la superba biblioteca, comprensiva della
raccolta di stampe che ne faceva parte, era già stata
promessa a Carlo VI dalla principessa Vittoria, unica
erede di Eugenio, in cambio di una favolosa rendita
annuale, vita natural durante, di 8000 fiorini2. Il costo
previsto per la biblioteca ammontava a non meno di
100.000 fiorini e arrivò alla fine a 144.000, superava
dunque la stima della collezione di dipinti, valutata
92.200 fiorini da Bertoli e Zanetti e infine pagata nel
1741, dopo una lunga trattativa, 90.000 lire d’argento
piemontesi, con l’interesse aggiuntivo del 5% annuo3.
Certo le stime risentirono anche delle difficili condizioni di Vittoria – come ricordava Malabaila a d’Ormea, “la valeur des tableaux n’est point une chose intrinsèque et toujours égale, qu’au contraire elle dépend des circonstances du temps et de la disposition
de ceux qui vendent et de ceux qui achètent”4 – tuttavia va sottolineata l’immediata acquisizione, a un
prezzo assai alto, della biblioteca e della raccolta di
stampe da parte di Carlo VI, che al contrario non dimostrò alcun interesse per la collezione di dipinti.
Fu negli anni delle trattative, e probabilmente dopo il
1742, che a Torino giunse una copia parziale degli indici della collezione di stampe di Eugenio, forse stila-
ta da Pierre-Jean Mariette, i Remarques sur les Œuvres
les plus rares de la collection d’estampes qui appartenait
au Prince Eugène de Savoye et qui est à présent à la Bibliothèque Impériale5. La nota introduttiva del manoscritto fornisce altre informazioni sul valore della raccolta: “Le Sieur Mariette, qui est connù de tous ceux
qui sont dans le goût des estampes, vendit au Prince
Eugène de Savoye une collection d’estampes, pour la
somme de 80m francs, il se rendit à Vienne pour avoir
soin de la relieure et des catalogues manuscrits qu’on
voit à la fin de chaque volume. […] La collection d’estampes qui faisoit partie de la Bibliothèque du Prince Eugene, est certainement une des plus amples et
des mieux choisies qu’on puisse trouver”6.
Fu grazie al barone Georg William Hohendorf, un
belga dalla vita avventurosa, bibliofilo e collezionista,
che Eugenio concluse nel 1717, dopo qualche trattativa e per la cifra favolosa di ottantamila franchi, l’acquisto dell’intera collezione di stampe dei Mariette,
celebri marchands d’estampes parigini, messa insieme
a partire dall’inizio del Seicento dai capostipiti della
dinastia, François Langlois (detto Chartres o Ciartres), sua moglie Madeleine de Collignon insieme al
secondo marito Pierre Mariette, al figlio Jean e al nipote Pierre-Jean, e gelosamente conservata come
inestimabile patrimonio di fondi e conoscenze7. Una
raccolta stupenda, “la plus belle qu’il y eut au monde”,
come scrisse Jean Mariette. Nello stesso 1717 il giovanissimo Pierre-Jean Mariette fu spedito a Vienna
dal padre per riordinare le stampe che arrivavano da
Parigi, il lavoro durò due anni ed è documentato da
una fitta corrispondenza intercorsa tra padre e figlio,
oggi conservata al Louvre8.
Domenico Passionei, anch’egli appassionato bibliofilo,
consigliere e amico di Eugenio, considerò molto più
originale e interessante la raccolta di stampe del resto
delle collezioni del principe. Se pure Eugenio
“[n]ell’impiegare i suoi Stipendj militari si compiacque
di Edifizj, di Arredi, di Pitture eccellenti, e di rari volumi”, fu soprattutto la collezione di stampe ad attirare
89
1. Salomon Kleiner, Biblioteca del Palazzo
di Città a Vienna, disegno a penna.
Collezione privata
l’attenzione di Passionei: “sarei però degno dei vostri
giusti rimproveri se non facessi parola dell’altra Raccolta superiore […] a quant’altre di simil sorta si ammirano in Europa e che contiene quanto comunemente si comprende sotto il volgar nome di Stampe”9.
Passionei doveva essere sensibile all’“ingegnoso lavorìo dell’Intaglio”, fatto con “il nero dell’inchiostro e il
bianco della carta, che suppliscon le veci di tutti i colori”10. Come lo era Eugenio: “di questa vaghissima Arte
si accese fortemente il nostro Principe: ma grande in
tutte le sue cose, non tenne lor dietro per semplice diletto di pascere, all’uso di molti, una vana e disordinata curiosità; ma per renderle nobile oggetto del suo finissimo Intendimento. Quindi per l’acquisto prodigioso che ne andò facendo, si può dire ch’egli aprisse,
come in una ben regolata Accademia, a un tempo stesso tutte le famose Scuole, che successivamente fiorirono, dei primi Maestri della Pittura, della Scultura e
dell’Intaglio, ove essi raccolti e quasi vivendo insieme
come onorati amici e compagni, mostrassero a gara e
a profitto comune le loro industriose fatiche effigiate
e ritratte da quei Professori che furono dotati dalla natura non meno d’ingegno e di spirito che di maggior
franchezza e morbidezza di mano”11.
Sono soprattutto la sistematicità e l’universalità della
raccolta a stupire Passionei: una ben regolata accademia di tutte le famose scuole dai primi maestri ai contemporanei, per usare le sue parole, “sans distinction
de temps”, come scrisse un acuto osservatore porto90
ghese nel 172412. “Finalmente – concludeva Passionei
– in altissimo prezzo è da tenersi questa insigne Raccolta perché ella potrebbe somministrar la materia e
accendere la voglia a qualche felice ingegno di scrivere, dopo quasi tre secoli, gli Annali della Pittura, della
Scultura e dell’Arte dell’Intaglio, per quindi difendere
le illustri Carte, che ci rappresentano i loro superbi lavori, dal dente maligno e invidioso del Tempo”13. Il
giudizio di Passionei è il riconoscimento da parte di
un bibliofilo sofisticato dell’originalità e della qualità
della collezione di incisioni del principe: egli non spese più di qualche parola generica in favore della committenza di Eugenio e della raccolta di dipinti, considerò invece quella di stampe la più importante d’Europa. Non si sbagliava: per quantità, qualità delle prove, precisione filologica e novità dell’allestimento, a
tutti gli effetti un vero e proprio antesignano dell’Illustrated Bartsch, la collezione trova pochi confronti
coevi. Non che non ci fossero raccolte anche più estese e stratificate, il Cabinet du Roi francese ad esempio,
ma in qualche modo rimanevano un passo indietro in
quanto a sistematicità e intelligenza critica. Qualche
decennio più tardi, Adam Bartsch si basò sulla raccolta del principe Eugenio, nonché sugli indici critici e
sui montaggi visivi dei Mariette, per la stesura del
Peintre-Graveur, che è una selezione secondo il gusto
ottocentesco di una parte della produzione grafica
europea, ovvero solo delle incisioni considerate “originali”, con l’espunzione delle stampe di traduzione,
che pure erano quantitativamente molto consistenti14. Gli orientamenti di Bartsch hanno segnato buona parte degli studi novecenteschi sulla storia dell’incisione e anche i destini della collezione di stampe di Eugenio, spesso usata in maniera disinvolta e
con attenzione esclusiva alle singole incisioni, con la
consapevolezza della loro superlativa qualità, a sfavore della tutela, della valorizzazione e dello studio
di quell’insieme eccezionale15.
A giudicare dai volumi della raccolta conservati ancora integri a Vienna all’Albertina – molti furono smon-
2. Pieter van den Berge, Il principe Eugenio nella bottega
di Zomer ad Amsterdam.
Amsterdam, Rijksmuseum, inv. RP-T-1899-A-4202
tati e risistemati con aggiunte prima da Adam
Bartsch (fino al 1821) e poi dal figlio Friedrich (fino
al 1873) – con lussuose rilegature in marocchino rosso, eleganti frontespizi, indici ragionati e raffinati
montaggi visivi delle incisioni sui singoli fogli, si può
comprendere il giudizio entusiastico di Mariette, “[l]a
plus belle qu’il y eut au monde”16. L’articolazione della collezione si ricostruisce grazie a una descrizione
manoscritta, non datata, oggi all’Albertina a Vienna,
intitolata Disposition du Cabinet d’Estampes du Prince
Eugène de Savoie, e basata sull’Index alphabeticus Pictorum, Sculptorum, Delineatorum et Cœlatorum quorum
opera in Bibliotheca Ser.mi Principis Eugenii e Sabaudia
occurrunt, cum cujusque ex his operum expositione brevi,
rilegata insieme al catalogo della Disposition de la Collection I. et R. d’Estampes, datato 1832 e probabilmente compilato da Friedrich Bartsch a documentazione
delle integrazioni del padre Adam e delle proprie17.
L’inventario è diviso in grandi scuole nazionali e in
scuole regionali quella italiana. Un elenco delle consistenze è in grado di offrire una percezione immediata di quel gigantesco insieme: Ecole de Florence (11 volumi), Ecole de Sienne (2 volumi), Ecole Romaine (28
volumi), Ecole de Venise (7 volumi), Ecoles Lombardes
(19 volumi), Ecole du Naples et de Sicile (1 volume),
Ecole de Gênes (1 volume), Ecole Allemande (7 volumi),
Ecole Flamande (19 volumi), Ecole Hollandaise (53 volumi), Ecole Française (112 volumi). L’affidabilità della
descrizione della Disposition du cabinet d’Estampes du
Prince Eugène de Savoie è comprovata, almeno per le
scuole italiane, dalla sostanziale corrispondenza con
gli elenchi del manoscritto torinese, i Remarques sur
les Œuvres les plus rares de la collection d’estampes qui
appartenait au Prince Eugène de Savoye.
Prima di avventurarsi in un’analisi dell’articolazione
della raccolta, così come documentata dai cataloghi
fino a ora inediti, occorre aprire una digressione sugli
interventi fatti da Adam e da Friedrich Bartsch nell’arco di almeno cinquant’anni di assiduo lavoro. Farne un elenco esaustivo implicherebbe trascrivere il
lungo catalogo manoscritto intitolato Disposition de la
Collection I. et R. d’Estampes compilato da Friedrich
Bartsch, mi limiterò dunque a poche osservazioni di
premessa. Il lavoro di aggiornamento, e annesso rimontaggio dei volumi, dei Bartsch non coprì in maniera omogenea tutte le scuole, ma si concentrò su alcune. La scuola francese in particolare è ancora oggi
quasi del tutto integra; in questo caso la conoscenza
diretta delle stampe francesi da parte dei Mariette e
l’affidabilità dei volumi lasciavano poco spazio di manovra per correzioni o integrazioni, ma non va neppure sottovalutato il minore interesse che l’incisione
francese, in gran parte non originale e invece di traduzione, suscitava nell’Ottocento.
Di ben diversa attenzione godettero le scuole fiamminghe e olandesi, che furono integrate da molte nuove entrate e inoltre riunite insieme dai Bartsch, mentre nella precedente catalogazione erano invece distinte, forse per la difficoltà di documentare con certezza la provenienza di molti incisori minori. L’intenso lavoro di Adam Bartsch sull’incisione fiamminga e
olandese comportò la necessità di aggiornamenti radicali rispetto ai volumi allestiti dai Mariette. Alcuni
furono dunque smontati e ricomposti, con diversi
frontespizi, alcuni firmati da Adam Bartsch, e diverse
rilegature, altri furono semplicemente aggiunti come
“supplementi”. Un buon esempio di questo tipo d’interventi è dato dai volumi di Rembrandt e della scuola rembrandtiana, argomento com’è noto a lui carissimo18. Se i volumi che i Mariette avevano dedicato a
91
3. Jean e Pierre-Jean Mariette, Œuvre d’Annibal et Augustin
Carache. Frontespizio e indici con la descrizione delle stampe
del principe Eugenio. Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB. 36
Rembrandt non sono oggi reperibili, probabilmente
smontati a fini conservativi in un qualche momento
non precisabile, è invece ancora identificabile quello
dedicato agli incisori rembrandtiani19. Il volume fu interamente rimontato ma una buona parte delle stampe proveniva da quello messo a punto dai Mariette,
certamente quelle firmate a penna da Pierre Mariette,
che costituivano un punto di eccellenza della collezione di Eugenio, ma probabilmente anche quelle di traduzione pubblicate da François Langlois, montate a
diretto confronto di una serie d’incisioni di Jan van
Vliet, su invenzione di Rembrandt20.
Anche le scuole italiane furono molto ampliate, con
una serie di supplementi dedicati alle incisioni di traduzione del secondo Settecento e del primo Ottocento, ad esempio d’après Mengs, Canova, Thorwaldsen,
Carlo Antonio Porporati e Paolo Toschi, ma anche a
verifiche estensive sulle singole scuole. Sono consistenti gli interventi sulla scuola veneziana, con un volume di supplementi che andava da Bonifacio Bembo
a Rosalba Carriera, ma vanno segnalati anche quelli
relativi alla scuola lombarda, con integrazioni a partire da Boltraffio a Daniele Crespi, alla scuola napoletana, con aggiunte da Francesco Potenzano a Solimena,
a quella genovese. Notevoli sono anche gli ampliamenti dei cataloghi di singoli artisti, con aggiunte di
volumi, spesso dedicati alle stampe d’après ottocentesche, come ad esempio il “supplemento” a Correggio,
il cui frontespizio specifica: “Antoine Allegri, dit Correggio. Supplément. Adam Bartsch fecit 1786”21.
Tuttavia, la scuola che sembra essere stata oggetto
delle modifiche più intense e sistematiche è quella tedesca. In questo caso è evidente non solo l’intervento
di Adam Bartsch, ma anche quello del figlio Friedrich22. Non solo l’interesse per l’incisione tedesca s’in92
tensificò nell’Ottocento, al punto che le conoscenze
dei Mariette dovettero rivelarsi del tutto superate, ma
andò anche a saldarsi con una specifica fortuna dei
primitivi tedeschi. Non sono oggi identificabili i volumi del principe Eugenio catalogati con il titolo Les plus
anciens Graveurs du XV.e Siècle, en deux volumes: Martin
Schön, Israël van Mecken, Martin Zink ou Zazinger, Jacq.
de Barbary dit le Maître au Caducée et autres qui ne sont
connus que par leur monogrammes. Thierri, Jérôme et L.
Hopfer, Jean Duvet le maitre à la Licorne, divers maitres
italiens23. Per analoghe ragioni, legate al gusto ottocentesco per i primitivi, non è neppure reperibile oggi
quello dedicato ai Premiers Maîtres qui ont exercé la gravure en Italie: Maso Finiguerra, Ant. Pollajuolo, And.
Mantegna et autres Maitres connus seulement par leurs
chiffres initiales; in questo caso però gli elenchi del manoscritto torinese consentono una ricostruzione precisa della selezione degli incisori e della sequenza delle singole stampe24. La consapevolezza dei Mariette
della novità dei volumi dedicati ai “maîtres anciens” è
espressa da una lettera di Jean al figlio: “c’est surtout
dans les œuvres des maîtres anciens tant italiens que
françois que je voudrois faire des découvertes. Il est
bien difficile de distinguer les manieres de ces gens,
tous ou la pluspart des graveurs ne mettoient leurs
noms qu’en signes ou lettres abregées”25. Questo interesse per i primitivi dell’incisione (“Incunabula artis
incisionae”) segna una differenza sostanziale della collezione di stampe da quella di pittura, dove non v’è alcuna traccia di attenzione per il Quattrocento. L’invenzione della stampa era comunque considerata sul
finire del Seicento un capitolo fondamentale della “renaissance des arts”, come scrisse Pierre Monnier nel
1698: “Il est en effet certain, que la manière qu’on a
trouvée de dessiner sur le cuivre avec le burin & la
pointe, fut l’un des moiens le plus heureux pour la renaissance des Arts: à cause que la Gravure multiplie, &
fait part à tout le monde des Desseins & des belles
Idées des grans Peintres, des grans Sculpteurs & des
grans Architectes”26.
4. Particolare della firma
di Pierre Mariette visibile sul recto di una stampa
in Jean e Pierre-Jean Mariette, Œuvres d’Augustin
Carache, Peintre & Graveur de Bologne.
Vienna, Graphische Sammlung Albertina, HB.36.2
Nonostante le difficoltà d’identificazione di parte dei
volumi, a causa delle manomissioni ottocentesche, la
fisionomia e la consistenza della raccolta emergono
con chiarezza dai cataloghi manoscritti dell’Albertina, che offrono una riprova oggettiva delle entusiastiche descrizioni di Passionei. Il totale dei volumi era
di circa 290, questo il numero registrato dalla Disposition du Cabinet d’Estampes du Prince Eugène de Savoie,
ognuno contenente all’incirca un centinaio di fogli,
sui quali era montato un numero variabile d’incisioni, a seconda delle dimensioni, a volte una sola, a volte due, a volte decine27. Si trattava con tutta evidenza
di una collezione enciclopedica che intendeva riunire
tutta la produzione grafica europea, dagli inizi quattrocenteschi fino ai contemporanei, secondo precise
direttrici geografiche di scuola e senza distinzioni tra
incisioni d’invenzione e di traduzione.
La concezione di una raccolta di stampe come museo
universale, intesa come organico completamento delle collezioni di dipinti, di necessità più selettive, aveva goduto nei decenni precedenti di una notevole fortuna, soprattutto in Francia. Significative sono le
considerazioni di Roger de Piles sull’Utilité des Estampes & de leur usage, pubblicate nel 1699: “Car il est
presque impossible d’amasser en un même lieu des
Tableaux des meilleurs Peintres dans une quantité
suffisante, pour se former une Idée complette sur
l’Ouvrage de chaque Maître: & quand avec beaucoup
de dépense on auroit rempli un Cabinet spacieux de
Tableaux de différentes maniéres, il ne pourroit y en
avoir que deux ou trois de chacune; ce qui ne suffit
pas pour porter un jugement bien précis du Caractére du Peintre, ni de l’étenduë de sa capacité. Au lieu,
que par le moyen des Estampes, vous pouvez sur une
table voir sans peine les Ouvrages des différens Maîtres, en former une Idée, en juger par comparaison,
en faire un chois, & contracter par cette pratique une
habitude du bon Goût & des bonnes manières”28. Le
stampe erano lo strumento principe dei connoisseurs,
per i quali lo studio delle arti era una vera e propria
forma di conoscenza; erano infatti in grado di servirsene in tutta libertà: “pour ce qui est des Connoisseurs & des Amateurs des beaux Arts, on ne peut leur
rien préscrire, tout est soûmis, pour ainsi parler, à
l’empire de leur connoissance; ils l’entretiennent par
la vuë, tantôt d’une chose, & tantôt d’une autre, à
cause de l’utilité qu’ils en reçoivent & du plaisir qu’ils
y prennent. Ils ont entr’autre celuy de voir dans ce qui
a été gravé d’après les Peintres fameux, l’origine, le
progrès & la perfection des Ouvrages; ils les suivent
depuis Giotto & André Manteigne, jusqu’à Raphaël,
ou Titien & aux Caraches. Ils éxaminent les différentes Ecoles de ces tems-là, ils voyent en combien de
branches elles se sont partagées par la multiplicité
des Disciples, & en combien de façons l’Esprit humain est capable de concevoir une même chose, qui
est l’Imitation, & que de là sont venuës tant de diverses maniéres, que les Païs, le Tems, les Esprit, & la Nature par leur diversité nous ont produites”29. Le stampe dunque “en fait d’Arts, elles sont les lumières du
Discours, & les véritables moyens par où les Auteurs
se communiquent”30.
Vista l’importanza di Roger de Piles per i collezionisti
europei d’inizio Settecento, Pierre Crozat e lo stesso
principe Eugenio, non stupisce la consonanza tra le
sue parole sulle raccolte di stampe e la collezione
viennese31. Naturalmente non era poi cosa facile mettere insieme una raccolta davvero completa che inverasse tali aspirazioni enciclopediche e il contributo
dei Mariette fu determinante per la realizzazione del
progetto.
Il lavoro filologico di ricostruzione della fisionomia dei
singoli volumi montati dai Mariette non è di piccola
portata e andrà condotto caso per caso, è possibile tuttavia tentare qualche approfondimento sulle scuole
italiane. Nell’esemplificare la straordinaria qualità della collezione, Domenico Passionei richiamò l’attenzione sui volumi di Raffaello: “E perché taluno di Voi non
entrasse leggermente in sospetto, che venissero da me
troppo stesi e ingranditi i pregj di questa Raccolta, la
93
5. Jean e Pierre-Jean Mariette, Œuvre de Claude Mellan,
fol. 111, n. 359. Vienna Graphische Sammlung Albertina,
HB.152.2
6. Gian Lorenzo Bernini, Davide che uccide il leone.
Parigi, Musée du Louvre, inv. 12093
quale certamente avanza i confini dell’uniche rarissime
cose, per trarlo fuori d’errore, se mai per avventura vi
fosse caduto, io lo farò più avvisato col solo esempio
(per tralasciar tutti gli altri) di colui dall’arte del quale
tanto si dolse esser vinta la Natura; dico di Raffaello,
che non lascerà mai invidiare alla mia antica Patria
gran parte della gloria di Atene. Ora, se qualcheduno di
Voi fosse sommamente vago di ammirare tutte le Opere di quel gran Maestro intagliate dal suo rinomatissimo Allievo [Marcantonio Raimondi], le vedrebbe ridotte insieme per le incredibili ricerche del nostro Principe; come se egli fosse stato o il Mecenate di tutti gli
artefici più segnalati, o l’unico erede prescelto dalle Belle Arti a conservare intatto contra l’odio pervicace dell’ignoranza un de’ loro più illustri e più doviziosi patrimonj. Le vedrebbe tutte disposte con quel medesimo
ordine che nel progresso del tempo uscite alla pubblica
luce riempierono il Mondo di maraviglia”32.
Jean Mariette era consapevole del livello altissimo,
per qualità e numero delle incisioni, dei sette volumi
dedicati a Raffaello, divisi cronologicamente in Œuvres de Raphael Santio d’Urbin […] et de ses principaux
Graveurs […] à peux près Contemporains e in Œuvres de
Raphael Santio d’Urbin gravées par differens Auteurs
Modernes33. Fu la volontà di valorizzare in maniera
adeguata quei cataloghi a spingere Jean Mariette a
compilarne una descrizione, nel dicembre del 1717
scriveva infatti al figlio Pierre-Jean: “depuis un mois
j’ay eté tellement occupé a faire le Catalogue de
l’œuvre de Raphael par Marc Antoine et les graveurs
contemporains que je n’ay pu faire autres choses
[...]. Je l’ay fait de telle sorte que je crois que S.A.S. y
pourra prendre plaisir quand vous l’aurez mis en
etat, car il est ecrit en touttes petittes lettres sur de
mauvais papier, il y en a plus de cinquante pages, il
n’y a guere d’estampe sur les quelles je n’aye pas fait
quelque remarque ou dissertation tant sur le sujet
qu’elle represente que sur la graveure, l’impression,
la rareté”34.
L’interesse del principe Eugenio per i volumi dedicati
94
a Raffaello è testimoniato da Pierre-Jean Mariette in
una lettera al padre: “S.A.S. qui se jette à corps perdu
dans la connoissance des estampes, il en a fait la confidence à Monsieur d’Hohendorff, est extremement
curieuse de voir l’œuvre de Raphaël, […] je me mets à
diriger les excellens memoirs que vous avez envoyés
afin de luy donner cette satisfaction, mais que dis je
diriger, je vais les copier mot pour mot, car il n’est pas
permis à un appranty de toucher le moindrement aux
ouvrages de maistre & ensuitte j’ay eté etonné que
vous ayez pu trouver le loisir de faire tant d’excellents
recherches […]. Dela je passeray sur le champs au travail des catalogue de touttes les autres œuvres car
puisque S.A.S. veut bien se donner la peine de les regarder avec une attention extraordinaire, et mesme
avec plaisir, je ne crois pouvoir mieux faire pour contenter sa curiosité”35.
Il risultato finale furono veri e propri indici ragionati,
poi ricopiati in bella copia da Etienne Boyer, “maître
relieur” al servizio di Eugenio, con la descrizione di
ogni singola stampa, comprendenti osservazioni sull’iconografia, sulla qualità della tiratura, sulla provenienza e sulla rarità delle prove. Quelle centinaia di
pagine figurate sono un catalogo completo delle incisioni d’après Raffaello, dai contemporanei fino alle
reinterpretazioni settecentesche, ma anche una storia visiva della fortuna del classicismo italiano, costruita da decine e decine d’incisori provenienti da
tutta Europa nell’arco di due secoli36. Il modello messo a punto per Raffaello fu poi applicato al resto della
collezione. La fortuna dei cataloghi fu immediata, pochi anni più tardi Giovanni V di Portogallo commissionò ai Mariette una raccolta di stampe moderne,
montata in volumi corredati di frontespizi e indici ragionati, che volevano essere “un enseignement sur l’idée de l’estampe et du peintre qui a fait le tableau ou
le dessin dont la gravure est tirée”, come scriveva Luis
da Cunha nel 172537.
A quanto emerge dal carteggio Mariette e dall’esame
diretto dei volumi viennesi ancora integri, i parame-
tri fondamentali per la selezione e il montaggio delle
stampe furono innanzitutto la qualità e il loro stato di
conservazione. Il riconoscimento dell’importanza del
giudizio di qualità, base di qualsiasi operazione attributiva, fu ben chiarito da Pierre-Jean Mariette in una
lettera al padre: “n’est pas le nom de l’ouvrier, mais la
bonté de l’ouvrage, qui doit le faire estimer, ce n’est
pas que je n’aye pas un plaisir singulier quand je puis
decouvrir le nom de quelqu’auteur, mais a moins qu’il
n’y ait de la certitude, j’aime beaucoup mieux ignorer
que de douter”38.
Tuttavia anche la provenienza, in particolare quella
dalla collezione di famiglia (da intendersi come patrimonio di bottega e di conoscenze, non tanto come selezione di gusto), era considerata un dato prezioso
per la considerazione critica, e forse anche economica, delle singole stampe, certamente dai Mariette ma
probabilmente anche da Eugenio. La prova visiva della provenienza di un’incisione dalla raccolta di Pierre
Mariette, che firmava a penna le stampe di sua proprietà direttamente sul recto oppure sul verso, spesso
con tanto di data, fu volutamente esibita nel montaggio delle incisioni, il recto della stampa con la firma
era permesso dal ritaglio del foglio di supporto, e
spesso anche segnalata negli indici. Tale operazione
dimostra la consapevolezza acquisita dai Mariette nei
confronti della loro competenza stilistica, maturata
su di una specifica esperienza editoriale e mercantile:
erano infatti non solo marchands d’estampes, editori e
incisori in proprio, ma anche a tutti gli effetti raffinati connoisseurs39.
Da un primo sondaggio esteso, in attesa di un controllo sistematico, è emersa l’elevata consistenza numerica delle stampe di scuole italiane raccolte dai Mariette, forse già parzialmente catalogate prima dell’arrivo a Vienna. Molte delle incisioni italiane esibiscono la firma a penna di Pierre Mariette, che aveva raccolto “un très grand nombre [d’estampes] de tous les
maîtres et de tous les pays, et avec beaucoup de
choix, car il étoit en réputation de s’y connoître parfaittement”40.
Non tutte le stampe italiane della collezione tuttavia
provenivano da Parigi. All’arrivo a Vienna PierreJean riordinò una quarantina di volumi di stampe
inviati al principe Eugenio dal viceré di Napoli41, ma
soprattutto trovò un prezioso nucleo di incisioni bolognesi, che scatenarono immediatamente la curiosità dei conoscitori parigini, primo fra tutti Crozat, per
la possibilità di identificarne, anche per l’eccezionale
qualità, a dispetto della conservazione “strapassée”,
la provenienza dalla raccolta di Carlo Cesare Malvasia, l’autore della Felsina Pittrice42. L’ipotesi si rivelò
95
7. Charles-Nicolas Cochin,
Ritratto di Pierre-Jean
Mariette, disegno.
Parigi, Institut Néerlandais,
collezione Lugt, inv. 709
poi errata, tuttavia spinse i Mariette a verifiche accanite sulle fonti italiane, Malvasia in primo luogo, ma
anche Vasari e Orlandi. “En general – scrisse Jean
Mariette al figlio nel 1718 – Malvasia a assez bien
rencontré en parlant des peintres de Bologne dont il
a connu le Guide de Bologne et plusieurs autres familierement, je voudrois avoir le tems de lire et d’examiner les autres auteurs qui ont ecrit des peintres
et de la peinture on y apprendroit beaucoup. Les Italiens ont estes plus curieux que les autres nations de
nous faire le recit des illustres ouvrages et de leurs artisans. Nous n’avons pas les mêmes secours pour les
illustres des autres nations, je voudrois surtout que
quelque auteur contemporain des bons graveurs allemands et flamands qui ont si fort perfectioné la
graveure des son origine nous en eut conservé la memoire, mais je ne crois pas qu’il soit possible d’en
avoir jamais une parfaitte connoissance”43.
La copia del Catalogue des Œuvre de Louis, Annibal &
Augustin Carrache che Pierre-Jean Mariette portò con
sé al ritorno a Parigi, quale prezioso strumento di lavoro, chiariva in una nota il debito nei confronti di
Malvasia: “Il faut observer que touttes les pièces marquées d’une M dans ce Catalogue sont celles que Malvasia a citées dans le sien, touttes les autres ou il n’y a
aucune marque luy ont eté sans doutte inconnues
puisqu’il n’en fait aucune mention”44.
I Mariette usarono anche il “bon livre” di Pellegrino
Antonio Orlandi, nonché le note sulla stampa delle
Vite di Vasari, che non solo fornirono loro precisazioni importanti sui primitivi, ad esempio Mantegna,
Botticelli, Pollaiolo o Nicoletto da Modena, ma anche
96
informazioni su Beccafumi, Bandinelli o Rosso Fiorentino45. La fiducia nella provenienza, che a quelle
date in Francia guidava i collezionisti più all’avanguardia, si unì dunque a una nuova attenzione per la
letteratura artistica italiana, e trasformò la competenza tecnica dei marchands d’estampes Mariette in
una nuova e più alta concezione dello stile46. Non fu
un caso se dopo l’esperienza di lavoro a Vienna Pierre-Jean diventò uno dei più agguerriti e raffinati connoisseurs del suo tempo.
L’aspirazione enciclopedica della collezione voluta da
Eugenio rende ardua, e forse inutile, l’identificazione
di gerarchie e preferenze. Non stupisce, né dal punto
di vista di Eugenio, né da quello dei Mariette, la predilezione per Raffaello o per i Carracci; in nessun altro caso tuttavia, tra quelli che ho esaminato, i Mariette si sbilanciarono come in quello di Parmigianino. Ne fa fede la premessa che apre l’indice: “Cette
même grace & ce même esprit qui se trouvent dans
ses desseins, se rencontre aussi dans les Estampes
qu’il a gravé luy mesme à l’eau forte. Comme il en est
l’inventeur & qu’il avoit un esprit extremement vif,
on ne doit pas estre surpris qu’elles soient touchées si
legerement et avec tant de feu, c’est le propre des Ouvrages qui sont produits par des genies qui se laissent
entraîner au torrent de leur imagination, et il n’est
presque pas possible que ces ouvrages trouvent des
imitateurs qui en rendent les beautez dans leur veritable Caractere. Le Parmesan a été assez heureux
pour en trouver un qui dans les Estampes qu’il a gravées d’après ses desseins, ne leur a rien fait perdre de
l’esprit, qui rend si piquans les originaux. Ces Estampes toutes strapassées qu’elles soient, ne sont pas
moins estimées, que si elles etoient du Parmesan, ce
sont celles qui ont été executées a l’eau forte par André Meldolla, qui suivant toutes les apparences étoit
le disciple de celuy dont il gravoit les desseins ; car
quel autre eut pû se transformer de la sorte dans cette maniere du Parmesan […]. On n’y trovera pas la
même precision de dessein qu’y auroit mise le Par-
mesan, tout y est au contraire dessiné fort peu correctement; mais l’on y decouvre une idée de beau un
tout gracieux dans les attitudes des figures, des airs
de testes nobles et sur tout un esprit et une legereté
qui est le vray goût du Parmesan. Que si l’on considere ces Estampes du côté de la graveure, on n’aura
peut-estre pas lieu d’en estre satisfait, elles sont executées d’une maniere strapassée”47.
Il documento è importante non solo perché è una
voce preziosa della fortuna di Parmigianino, ma anche perché permette di entrare nel sofisticato laboratorio della coinnesseurship di stampe settecentesca, dove il confine tra incisioni originali e di traduzione era molto sfumato, se non quasi inesistente,
dal momento che ciò che contava davvero era l’originalità di stile e di linguaggio, non tanto quella iconografica o d’invenzione48. La passione per Parmigianino innescò accertamenti attributivi che comportarono la necessità di inviare da Vienna a Parigi
alcune delle sue stampe, in modo che Jean Mariette
potesse ricomporne il catalogo: “j’ay trové parmy
une vingtaine de pieces du Parmesan d’une grande
beauté, j’ay les ay mises à part, & je croy qu’on sera
obligé de vous les envoyer, avec celles d’autres maistres que je croiray pouvoir vous manquer afin que
vous les rangiez dans les œuvres à leur place”49. Soprattutto implicò una cura particolare dell’allesti-
mento visivo delle prove e dei confronti, ad esempio
furono montate in sequenza tutte le versioni della
Deposizione, in modo da poterne valutare le diverse
reinterpretazioni nel tempo50.
Descrizioni e analisi dei volumi, della loro divisione
per scuole e della loro articolazione interna, possono
ricostruire il ragionamento visivo e i criteri in qualche maniera filologici che ne erano alla base, ma non
possono rendere conto del piacere conoscitivo che
deriva dallo sfogliare quelle migliaia di fogli e d’incisioni. Gli eleganti volumi della collezione di Eugenio
sono a tutti gli effetti, per forma e contenuto, “libri
d’arte”, i veri precedenti del Recueil Crozat, il libro per
immagini più importante della prima metà del Settecento, inventato qualche anno più tardi da PierreJean Mariette e Pierre Crozat51. I desiderata del principe Eugenio in questa direzione furono, come abbiamo visto, preziosi nell’indirizzare il lavoro dei Mariette, con tutta probabilità – ma rimane un argomento per future ricerche – tale sensibilità è da mettere in stretta relazione con la peculiare cultura filosofica e con l’originale bibliofilia del “filosofo guerriero”, come lo definì l’amico poeta Jean-Baptiste
Rousseau52.
“Pour à present raisonnons d’images puisque raisonemens d’images nous plaisent”, scrisse da parte sua
Pierre-Jean Mariette53.
97
Baudi di Vesme 1886, p. 169. Sulla collezione: Lugt 1921, pp.
222-223; Le Cabinet d’un Grand Amateur 1967, pp. 172-174;
Krasa 1986; Gauna 2011, pp. 184-195.
2
Baudi di Vesme 1886, pp. 178-181.
3
Ivi, pp. 182; 215-216.
4
Ivi, p. 205.
5
Biblioteca Nazionale di Torino [d’ora in poi BNTo], ms. L2.I.24. Sul manoscritto, cfr. Burdon, in Le cabinet d’un Grand Amateur 1967, pp. 174-175.
6
BNTo, ms. L2.I.2, cc. n.n.
7
Sulla dinastia Mariette: Weigert 1953; Froté 1983; Préaud et
alii 1987. Sul barone e sui suoi rapporti con Eugenio, cfr. Ricuperati 1967, della sua biblioteca esiste un catalogo a stampa, la
Bibliotheca Hohendorfiana 1720.
8
Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques
[d’ora in poi Louvre DAG], Correspondance Mariette, mss.
BS.b9.L1-L51, BS.b10. L1-L36; Bacou [1983]; De Chillaz
1997, pp. 214-224; Gauna 2011, pp. 184-195.
9
Passionei 1737, pp. LXXIX-LXXX.
10
Ivi, pp. LXXX.
11
Ivi, pp. LXXX-LXXXI.
12
Mariette 2003, pp. 241-242.
13
Passionei 1737, pp. LXXXII-LXXXIII.
14
Bartsch 1803-1821; Koschatzky 1978, pp. VII-XVII.
15
Per una sintesi monumentale della storia dell’incisione, originale e di traduzione, anche dal punto di vista della storiografia, del collezionismo e del gusto, si veda Borea 2009.
16
Louvre DAG, ms. BS.b10.L7, lettera di Jean a Pierre-Jean
Mariette, Parigi, 22 ottobre 1717.
17
Per la trascrizione integrale della Disposition du cabinet d’estampes du Prince Eugène de Savoie, con il numero dei volumi e
le collocazioni moderne, si veda l’appendice. Su Adam e Friedrich Bartsch, cfr. Rieger 1993.
18
Bartsch 1797, p. IX, per l’importanza della collezione viennese, “véritablement magnifique, et dont la richesse du nombre égale la beauté des épreuves”.
19
Vienna, Graphische Sammlung Albertina [d’ora in
avanti Albertina], HB.69.1. Per il titolo originale del volume, J. Livens, J.G. van Vliet, Ger. Dow, Fr. van Mieris, G.
Schalcken, Caspar Netscher, Rich. et Jean van Orley, et différens autres maitres des Pays-bas rangés par ordre alphabétique, cfr. appendice.
20
Albertina, HB.69.1, foll. 91-94. La frequentazione del mercato olandese da parte del principe Eugenio è ben testimoniata da un disegno di Pieter van der Berge (fig. 2).
21
Albertina, HB.32.Suppl.
22
Sono almeno 122 i volumi aggiunti da Friedrich Bartsch al
già consistente lavoro di aggiornamento fatto da Adam, l’elenco si ricava agevolmente dagli ultimi fogli dei cataloghi manoscritti dell’Albertina.
23
Si veda l’appendice (collocazione antica 1557, collocazione
moderna HB.46).
24
Si veda l’appendice (collocazione antica 1549, collocazione
moderna HB.1). Per i riscontri sul manoscritto torinese, cfr.
BNTo, ms. L2.I.2.
1
98
Louvre DAG, ms. BS.b10.L14, lettera di Jean a Pierre-Jean
Mariette, Parigi, giugno 1718.
26
Monier 1698, p. 327.
27
La Disposition du Cabinet d’Estampes du Prince Eugène de Savoie registra anche, senza altri dettagli, 217 volumi di “Portraits”, di cui il carteggio Mariette del Louvre offre più di un’informazione. Erano stati acquistati a Norimberga dal barone
Hohendorf e poi divisi “par ordre geographique, chronologique & par dignités” (cfr. Louvre DAG, ms. BS.b9.L14, lettera di
Pierre-Jean a Jean Mariette, Vienna 8 gennaio 1718), per formare “la collection de Portraits la mieux arrangée qui soit au
monde” (cfr. Louvre DAG, ms. BS.b9.L12, lettera di PierreJean Mariette al barone Hohendorf, Vienna 5 dicembre 1717).
28
De Piles 1699, p. 83.
29
Ivi, p. 84.
30
Ivi, p. 91.
31
Su de Piles: Mirot 1924; Teyssèdre 1957; Idem 1964; Puttfarken 1985. Sul rapporto con le collezioni di Crozat, cfr. Wildenstein, Stuffman 1968, pp. 41-51; per un confronto con
quelle del principe Eugenio, Romano 1982.
32
Passionei 1737, pp. LXXXI-LXXXII.
33
Albertina, HB.10 (sono in tutto sette volumi).
34
Louvre DAG, ms. BS. b10. L8, lettera di Jean Mariette a Pierre-Jean Mariette, Parigi, 8 dicembre 1717.
35
Louvre DAG, ms. BS.b9.L19, lettera di Pierre-Jean a Jean Mariette, Vienna, 26 marzo 1718. Sulla partecipazione di Eugenio,
cfr. Louvre DAG, ms. BS.b9.L37, lettera di Pierre-Jean a Jean
Mariette, Vienna, 28 ottobre 1718: “S.A.S me temoigne une
grande impatience de recevoir de nouvelles œuvres. Il voit celles
qui sont icy avec une grande ardeur & quand il aura achevé de les
voir, je ne sais comment vous pourrez parer les instances que
l’on vous ferra pour en avoir d’autres. Je vous en averti d’avance,
Mon cher Père, & je suis persuadé que vous ne negligerez rien
pour contenter le Prince du monde qui le merite le mieux & qui
connoist mieux que personne le prix de la diligence”.
36
Per un catalogo moderno delle incisioni da Raffaello, cfr. Raphael invenit 1985.
37
Per la ricostruzione della collezione portoghese, oggi distrutta, cfr. Mariette 2003, p. 253 per la citazione.
38
Louvre DAG, ms. BS. b9. L36, lettera di Pierre-Jean a Jean
Mariette, Vienna, 8 ottobre 1718.
39
Mariette 1851-1860, III, pp. 264-265, sulle competenze del
padre Jean: “il ya eu peu de personnes qui ayent possédé une
connoissance plus parfaitte des estampes, et qui, ayant mieux
sceu discerner les différentes manières des maîtres et en faire
une judiciueuse application, comme il ne s’en trouvera gueres
qui ayent eu l’avantage de servir d’aussy grands princes et avec
autant de distinction”. In omaggio alla propria attività d’incisore, Jean Mariette dedicò a se stesso un volume, cfr. Albertina, HB.173, dove raccolse sia le stampe pubblicate (“Jean Mariette excudit”), sia quelle incise (“Jean Mariette sculpsit”).
40
Mariette 1851-1860, III, p. 264.
41
Il volume dedicato alla scuola napoletana fu rimontato a fine Settecento da Adam Bartsch, cfr. Albertina, HB.42, Œuvres
de Salvator Rosa et de Joseph de Ribera dit l’Espagnolet. Adam
25
Bartsch fecit 1786. Il volume originale, per il quale si veda l’appendice, doveva essere più esteso, fu infatti catalogato con il titolo Jos. Ribera dit l’Espagnolet, Salvator Rosa, Lucas Giordano et
divers maitres napolitains.
42
Malvasia 1678; Gauna 2011.
43
Louvre DAG, ms. BS.b10.L14, lettera di Jean a Pierre-Jean
Mariette, Parigi giugno 1718.
44
Mariette, Notes, Parigi, Bibliothèque nationale de France, mss.
Ya-4(2) Pet.-Fol., fol. 104; Mariette 1969, ad vocem. Erano sette
i volumi della collezione dedicati ai Carracci, Albertina, HB.36.
45
Per Orlandi: Louvre DAG, ms. BS.b9.L27, lettera di PierreJean a Jean Mariette, Vienna 17 maggio 1718; per Vasari: Louvre DAG, ms. BS.b10.L12, lettera di Jean a Pierre-Jean Mariette, Parigi 23 aprile 1718; Louvre DAG, ms. BS.b9.L37, lettera di
Pierre-Jean a Jean Mariette, Vienna 28 ottobre 1718.
46
Sull’importanza della provenienza per il collezionismo europeo di inizio Settecento, cfr. Mariette 1729-1742, I, p. VII; Mariette 1741, p. X; Dézallier d’Argenville 1745, p. XXXI.
47
Albertina, HB.33.1, Œuvres de François Mazzuoli de Parme, le
Peintre le plus gracieux qu’aye produit la Lombardie, et celuy qui a
dessiné & gravé le plus spirituellement. Il passo è riprodotto in
Mariette 1851-1860, III, pp. 295-296.
48
Gauna 2011, pp. 195-203.
49
Louvre DAG, ms. BS. b9. L36, lettera di Pierre-Jean a Jean
Mariette, Vienna 8 ottobre 1718.
50
Albertina, HB 33.1, foll. foll. 14-18.
51
Mariette 1729-1742; Haskell 1989, pp. 52-103. Del tutto simile ai volumi della collezione di Eugenio sono la sensibilità
per le stampe di traduzione e la divisione per scuole italiane,
che strutturava anche la celeberrima raccolta di disegni di Pierre Crozat, cfr. Mariette 1741 e Wildenstein, Stuffman 1968, e
quella di Pierre-Jean Mariette, cfr. Le cabinet d’un Grand Amateur 1967; Smentek 2008.
52
Ricuperati 1967; McKay 1989, pp. 233-256.
53
Louvre DAG, ms. BS.b9.L34, Lettera di Pierre-Jean a Jean
Mariette, Vienna, 31 agosto 1718.
99
Il principe Eugenio
collezionista di grafica
a cura di Chiara Gauna
Salomon Kleiner
3. La Biblioteca del Belvedere inferiore
incisione.
Residences Memorables, 1731-1740
Pierre Philippe Choffard
su disegno di Charles-Nicolas
Cochin
1. Allegoria con il busto di Pierre-Jean
Mariette, 1775.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, inv. DG30627
Jean e Pierre-Jean Mariette
4. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
Gravées par differens Auteurs
Modernes. Frontespizio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.10.4.
Jean e Pierre-Jean Mariette
2. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
[…] et de ses principaux Graveurs […]
à peux près Contemporains.
Frontespizio. Vienna, Graphische
Sammlung Albertina, HB.10.1.
100
Jean e Pierre-Jean Mariette
5. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
[…] et de ses principaux Graveurs […]
à peux près Contemporains.
Copertina in marocchino rosso con
lo stemma del principe Eugenio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.10.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
7. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
[…] et de ses principaux Graveurs […]
à peux près Contemporains, fol. 15:
Marcantonio Raimondi, Massacro
degli Innocenti.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.10.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
6. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
[…] et de ses principaux Graveurs […]
à peux près Contemporains, fol. 12.
Jacopo Caraglio, su disegno
di Raffaello, Annunciazione (con la
firma di Pierre Mariette).
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.10.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
8. Œuvres de Raphael Santio d’Urbin
[…] et de ses principaux Graveurs […]
à peux près Contemporains, fol. 13:
Marco da Ravenna, su disegno di
Raffaello, Annunciazione (con la
firma di Pierre Mariette).
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.10.1.
101
102
Jean e Pierre-Jean Mariette
9. Œuvres de François Mazzuoli de
Parme. Frontespizio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.33.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
11. Œuvres de François Mazzuoli
de Parme, fol. 15: Guido Reni,
dalla Deposizione di Parmigianino.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.33.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
10. Œuvres de François Mazzuoli
de Parme, fol. 14: Parmigianino,
Deposizione.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.33.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
12. Œuvres de François Mazzuoli de
Parme, fol. 17: stampe dalla
Deposizione di Parmigianino.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.33.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
13. Œuvres de Louis […] & celles
d’Anibal Carache. Frontespizio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.36.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
15. Œuvres de Louis […] & celles
d’Anibal Carache, fol. 8, n. 15:
Ludovico Carracci, Cristo deriso.
Vienna, Graphische Sammlung,
Albertina, HB.36.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
14. Œuvres de […] Augustin Carache,
tome II. Contenant les Pieces qu’il a
gravé de sa propre main. Frontespizio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB. 36.2.
Jean e Pierre-Jean Mariette
16. Œuvres de […] Augustin Carache,
tome II. Contenant les Pieces qu’il a
gravé de sa propre main, fol. 58,
n. 253: Agostino Carracci, San
Girolamo. Vienna, Graphische
Sammlung Albertina, HB.36.2.
103
104
Jean e Pierre-Jean Mariette
17. Œuvres de Francois Barbieri de
Cento surnommé le Guerchin.
Frontespizio. Vienna, Graphische
Sammlung Albertina, HB.41.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
19. Œuvres de Francois Barbieri de
Cento surnommé le Guerchin, fol. 46,
n. 82: Pasqualini, da Guercino,
San Francesco.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.41.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
18. Œuvres de Guide Rheni de
Bologne, tome II. Contenant les Saints
& Saintes & les Sujets de l’Histoire
Prophane & Fabuleuse, fol. 35:
Stampe dalla Madonna con Bambino
di Guido Reni.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.37.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
20. Œuvres de Guide Rheni de
Bologne, tome II. Contenant les Saints
& Saintes & les Sujets de l’Histoire
Prophane & Fabuleuse, fol. 39:
Stampe dalla Sacra famiglia
di Guido Reni.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.37.1.
Jean e Pierre-Jean Mariette
21. Œuvre de Jean Mariette.
Frontespizio. Vienna Graphische
Sammlung Albertina, HB.173.1.
23. Œuvres de differens Maitres de
l’Ecole de Bologne, Adam Bartsch fecit
1786. Frontespizio.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.41.3. V.
Adam Bartsch
22. Volume dedicato ai seguaci di
Rembrandt, fol. 89:
Jan van Vliet, da Rembrandt, a
confronto con la stampa pubblicata
da François Langlois.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.69.1.
Adam Bartsch
24. Volume dedicato ai seguaci di
Rembrandt, fol. 91: Jan van Vliet, da
Rembrandt, a confronto con la
stampa pubblicata da François
Langlois.
Vienna, Graphische Sammlung
Albertina, HB.69.1.
105
PRINCIPE EUGENIO: CORRISPONDENZA E INVENTARI
a cura di Sara Comoglio e Chiara Gauna
Corrispondenza
a cura di Sara Comoglio
Nell’Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna, la sezione corte degli
archivi di stato austriaci, si trova conservato un importante nucleo di corrispondenza, circa duecento mazzi, dell’imperatore Carlo VI, del principe Eugenio di Savoia e di altri personaggi della corte, intitolati in maniera generica Grosse Korrespondenz. Centocinquanta mazzi circa, divisi in ordine alfabetico, raccolgono lettere
di vari personaggi indirizzate al principe Eugenio. La maggior parte della corrispondenza è in italiano e francese, pochissima in tedesco, lingua che non apparteneva molto al principe e che utilizzava solo nella dettatura ai segretari. Ampio spazio è dato agli affari militari e politici, ma si può trovare un parte significativa della corrispondenza relativa alle proposte d’acquisto per la sua collezione di opere d’arte e per la biblioteca che viene qui presentata.
La parte più interessante è quella dedicata al panorama di agenti
presenti sulla penisola italiana al servizio del principe. Pittori, più
spesso segretari e uomini di fiducia, si occupano di visitare collezioni private, per scegliere e proporre ciò che al principe poteva interessare. E dalle loro lettere si può aprire uno squarcio sul mondo del mercato collezionistico tra gli anni venti e trenta del Settecento e soprattutto sui gusti del principe, troppo sovente visti
senza un filo conduttore. Il carteggio con il segretario militare
Giovanni Battista Vastarobba, unico così ampio ritrovato, già citato da Alfred Arneth von Ritter, lo storico e direttore dell’Archivio
di Stato austriaco dal 1868 che per primo studiò Grosse Korrespondenz, i cui appunti sono conservati anch’essi negli archivi, riflette la passione di Eugenio per la pittura di scuola bolognese e il
canone classicista di Sei e Settecento.
Si segnalano, infine, i carteggi con il pittore Giovanni Saglier, il cardinale Albani, il pittore napoletano Francesco Solimena e con Johann Lukas von Hildebrandt, l’architetto che si occupa del Palazzo
d’Inverno e del Belvedere, già presi in considerazione in altre pub-
Giovanni Battista Vastarobba, San Girolamo morente,
da Annibale Carracci, 1721, matita su carta.
Vienna, Haus-Hof und Staatsarchiv, Grosse Korrespondenz,
mazzo 147, fol. 14
280
blicazioni e conservati anche in altri archivi (Sanvisenti 1915; Coen 2010, II: Appendice documentaria; De Dominici 1846; Pavone
1997; Seeger 2004).
1. Francesco Maria Caimo al principe Eugenio,
Milano, 13 gennaio 1720
Altezza Serenissima
Avendo inteso che il duca di Mondragone abbia ordinato al suo
agente di vendere li quadri, che lasciò qua, ho procurato di vederli
e averne una notta e fra li molti, ho scielti quelli che stimo degni
d’ogni gran Principe, onde prendo la libertà d’inserirla a Vostra Altezza Serenissima, a fine che, inclinandovi possa compiacersi d’ordinar a chi più sarà di suo gusto per esaminarli e convenire del prezzo. Per me credo, che la presente congiuntura della scarsezza de
compratori, e del bisogno del danaro contribuirà molto per acquistarli a prezzi moderati. Posso ben assicurare Vostra Altezza Serenissima
per quanto alcuni pittori di mia conoscenza mi hanno detto, che li due
del Bassano sono perfetti e ben conservati e li altri due del Spagnoletto sono lo spavento della Pitura, capaci di metter a terra qualsivoglia altro quadro per la loro gran forza e questi in particolare meritano l’onore di ogni gran signore, venendo stimati per capo d’opera di
questo celebre autore. Ho stimato bene di portarne a Vostra Altezza
Serenissima la notizia per il solo motivo di meritarmi sempre più la
sua veneratissima grazia, e attendo l’onore dei suoi comandamenti mi
protesto con tutta la sottomissione
Di Vostra Altezza Serenissima Milano 13 gennaio 1720
Umilissimo e ossequiosissimo servitore Francesco Maria Caimo
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 84 a
2. Giovanni Saglier al principe Eugenio,
Milano, 24 febbraio 1720
Altezza Serenissima
In esecuzione de necessari comandi di Vostra Altezza Serenissima
mi son portato vedere li quadri del Duca di Mondragone e ben osservati li quadri di Giacomo Bassano che sono di misura de due
braccia e mezzo circa, quasi in quadro, sono de belli ch’abbia fatto
il pittore e bene conservati.
Li quattro quadri di Luca Giordano devono essere servito per freggio di qualche gabinetto essendo la loro lunghezza di più de quattro braccia e l’altezza circa due. Sono del miglior gusto di Giordano
rappresentano li giganti fulminati, Perseo che taglia la testa a Medusa, Niobe, e Ercole, unitamente sono quattro belli quadri.
Quelli del Spagnoletto non hanno che il nome essendo tutti malamente ritoccati e incapaci di pottenze popolari. E assai buono quello della famiglia sacra lo giudico di Gianbellino di grandezza meno
di un braccio e mezzo. Mezze figure ed è quadro di Galeria. L’Armida e Rinaldo è un quadro di circa quattro braccia, quadro che la memoria ingiunta dice de Vandich, non l’assicuro, e bene originale, e
di quella scuola, e quando lo dassero a un prezzo comunemente si
potrebbe comprare. Confidando della mia corta intelligenza ho
preso anche parere dal Maggio e Gedescalchi ch’anno perfetta intelligenza che si sono informati a quanto ho giudicato. Non mi intendo a riferire Vostra Altezza Serenissima ciò che mi pare del rimanente della notta perché non essendo autor di primo grido non
so se la mente di Vostra Altezza Serenissima sia per porli in Galeria
o pure per ornamento di stanza sono però tutti originali. Non scrivo ciò che ne domanda per non essere in città chi ne ha la commissione, arrivato che sia ne intenderò li sensi e mi darò l’onore di comunicarli a Vostra Altezza Serenissima.
Mi pare che sarebbero a bon prezzo chi dice di Bassano in cento
doppie, chi quattro Giordano in altre cento ma dubitto che saranno a più alto prezzo.
Quello che il propose il quadro di Rafaele che si ritrova in Roma, mi
fa instanza di sappere se Vostra Altezza Serenissima n’aplichi a fine di pigliare le sue misure […].
Li eredi del Mattalino mi dicono che hanno rimesso un Dissegno
d’un lampadario a Vostra Altezza Serenissima e che li aveva dato
speranza di farne l’acquisto è che passassi ad esaminarlo; l’appesa è
bella a dodeci lumi a cristali ben bianchi, alla riserva d’alcuni ch’anno qualche giuoco di colore però netti giazzi e nivole. […]
[nota allegata]
Quattro pezzi di quadri di freggio per un gabinetto rappresentanti
favole di Ovidio originali di Luca Giordano.
Due quadri con varie figure et animali originali del Bassano
Tre quadri uno il Transito di san Giuseppe, altro quadro si trovano
Moise nella culla et il terzo un Lot con le figlie originale del Prete
genovese
Due quadri con giardini e baccanali originali d’autori fiamenghi
Tre quadri uno con armata navale e due marine con varie figurine
originali di Cornelio della Valle.
Due quadri un San Girolamo in atto di penitenza a l’altro rappresentante un paesano con una testa di animale in mano originali del
Guercino da Cento.
Un quadro della famiglia Sagra originali del Gianbellino maestro di
Tiziano.
Un quadro con Armida e Rinaldo con Amore originale del Vandik
Altro quadro con vari animali con bacile e vaso d’oro originale di
Mon. r Fait
Altro con ghirlanda de fiori del Brughel con in mezzo la vergine il
bambino, e sant’Antonio originale di luca Giordano
Altro di Santa Cattarina da Siena originale del Carracci
Un ritratto antico originale di Tiziano
Altro ritratto antico di mezza figura in tavola originale di Pietro
della Vecchia
Un quadro di san Girolamo con la croce in mano originale del cavalliere Isidoro
Due gran quadri con figure gigantesche rappresentanti uno Tizio e
l’altro Isione, originali del Spagnoletto.
Vi sono due quadri originali di Carlo Lot assai belli.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 104 c, foll. 25-26
3. Vincenzo de Marotti al principe Eugenio,
Fiume, 6 aprile 1720
Lettera su una cassa contenente dipinti veneti provenienti da Napoli.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 98 b, fol. 83
4. Vincenzo de Marotti al principe Eugenio,
Fiume, 20 aprile 1720
Lettera che relazione della spesa per l’invio della cassa di quadri e
dell’arrivo a Manfredonia di una leonessa per il principe.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 98 b, fol. 85
5. Giovanni Saglier al principe Eugenio,
Milano, 23 maggio 1720
Altezza Serenissima
Ho parlato all’agente del Duca di Mondragone perché mi dicesse
l’ultimo prezzo delli quattro quadri di Giordano, delli due Bassano,
quelli m’ha risposto che quanto abbia stima fatta de detti da Periti
dell’arte era assai alterata e che per servirne avrebbe senso la posta
passata a suo principale che si trova in Roma e che avrebbe ridotto
a prezzo ragionevole avendoli influito che nei tempi passati non
era così tanti a bramare averceli; subito che ne averò la risposta mi
darò l’onore di parteciparla a Vostra Altezza Serenissima per eseguirne li di lui onorati comandi.
Quando l’Altezza Vostra Serenissima desiderasse altri quadri di
Giordano ce ne sarebbero due che posso servire per Galeria e sono
d’altezza di braccia tre e mezzo, lunghezza quattro e mezzo. Uno
rappresenta il giudizio di Paride, l’altro una Venere che dorme con
un satiro che la osserva e Amoretti che la vezeggiano figure al naturale. Questi erano fatti dipingere da Don Fernando Baldes quando era a Napoli e il giudizio di Paride è delle migliori oppere di Gior-
dano. Se Vostra Altezza Serenissima mi applicasse ne procurerà il
prezzo con il maggior vantaggio di Vostra Altezza Serenissima. […]
[è indicata una trattativa circa un lampadario proveniente dall’eredità Mattalino]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 104 c, fol. 29
6. Tenente colonnello Montani al principe Eugenio,
Napoli, 4 ottobre 1720
Altezza Serenissima
Coll’antecedente mia partecipai a vostra altezza serenissima d’esser
già partito il quadro per Manfredonia e di là dovrà partire per fiume
scortato dal tenente Leonardo Palmieri per maggior cauzione; partecipai parimenti a Vostra Altezza Serenissima le difficoltà insorte col
pitore Giacomo del Po per il pagamento dell’ultimo quadro quale
prettende ducati mille e duecento di più duemilla fiorini di Vienna;
quando io li ero nella credenza che li aspettasse solo milla ducati,
stante che quando fu per pagare il secondo quadro Vostra Altezza Serenissima mi assegno solo ducati quattrocento, essendogli smarito la
scrittura ne restai confirmato; ma puoi si è trovato l’originale in pottere del notaro che fecce la scrittura essendosene cavato sopra l’autentica lo tramessa con questa posta nelle mani del signor maresciallo conte Daun affinché la vedi e puoi presentarla a Vostra Altezza Serenissima: però per maggior certezza sarebbe bene confrontarla colla copia che fu mandata a Vostra Altezza Serenissima dall’eccellentissimo maresciallo Daun quando era vicere; il danaro per il pagamento del pitore è pronto in mio pottere solo attendo la positiva risposta di Vostra Altezza Serenissima; che puoi li faccio fare la quitanza finale e trasmetto a vostra altezza serenissima unito il conto
delle altre picciole spese da me fatte per incassarlo e condotta di detto quadro è secondo la scrittura trovata il pitore ha raggione di pretendere ducati mille e duecento per compimento del contrato; quello è quanto devo partecipare a Vostra Altezza Serenissima; supplicandola di pronta risposta per poter giustificatamente terminare
questa diferenza; resto con ragione andarmi all’alto patrocinio di vostra altezza serenissima io non partirò da Napoli per trovarmi impegnato nella città di Nocera almeno per tutto il corrente mese
Napoli adi 4 ottobre 1720 Di Vostra Altezza Serenissima
Humilissimo, devotissimo servitore Tenente colonnello Montani
[contratto con il pittore Giacomo del Po]
Io sotto mi obligo di fare tre quadri visti di sotto in su di quella perfezione a me possibile a farsi. Il primo di lunghezza palmi 30 larghezza palmi venti e mezzo; il secondo lungo palmi trenta dua, ed un
terzo largo palmi venti e mezzo. Il terzo lungo palmi trenta e largo
palmi ventisette, tutti e tre istoriati e differenti a mio piacere; però li
quadri suddetti saranno con figure proporzionate e con la quantità
che faccia buon effetto e soddisfazione del tenente colonnello Montani ingegner maggiore e m’obbligo di fare li disegni e le marchiette
per dimostrare il pensiero a soddisfazione del suddetto tenente colonnello ingegnere maggiore e m’obbligo di fare su tutti li colori delli più fini come sarà preciso l’oltra marino della miglior qualità però
le tele imprimite e telari non sarà mie spese ma bensi a spesa del suddetto tenente colonnello ingegnere maggiore; e io m’obligo di cominciare detti quadri subito ch’averò terminato li due quadri che sto
per terminare; terminando per il medesimo e di non fare altr’opra,
che li tre quadri suddetti fintanto che non saranno finiti; e m’obligo
a fare li sudetti tre quadri delle grandezze e qualità a soddisfazione
del suddetto tenente colonnello Montani ingegnier maggiore per il
prezzo di ducati napoletani uno milla e due cento e detto tenente colonello obligato a somministrarmi duecento doppie anticipate ed a
misura che s’andando terminando li quadri; mi somministrerà denaro a proporzione e per la vista di questo contratto mi sottoscrivo di
proprio pugno e resto di pubblici notari di questa città di Napoli adi
Dovrà spiegare quando comincerà il quadro e quando potranno esser terminati presso a poco.
[firme dei notai illeggibili]
ottobre 1720
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 100 c
281
7. Vincenzo de Marotti al principe Eugenio,
Fiume, 19 ottobre 1720
Altezza Serenissima
Signore mio gratiosissimo
Lunedi prossimamente scorso con barca venuta da Manfredonia
hò ricevuta una cassa di Pitture spedita da Napoli da S.V. Signor
Generale Caraffa per Vostra Altezza Serenissima, quale per le grandi piogge cadute in questi giorni, è sul dubio che per strada havesse incontrate grandi aque, non ho ancora spedita; […] Sino Lubiana io la farò accompagnare da persona fidata, così che spero sortirà il dovuto effetto; come con la prossima altra posta saprò meglio
rifferire il tutto ai piedi di Vostra Altezza Serenissima.
[…]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 98 b, foll. 86-87
8. Francesco Solimena al principe Eugenio,
Napoli 12 marzo 1721
Altezza Serenissima
io non saprei trovar termini adeguati, per render certa Vostra Altezza Serenissima, che l’accrescimento de gli onori, che mi fa nell’ultimo suo complitissimo foglio mi ha così inviluppata la mente,
che non so, ne che scrivere, ne come ringratiarla, se tali forme competessero ad un sì sublime personaggio; solo devo dirle, che havendo di già compito il quadro della galeria con tutta quell’attentione che mi ha suggerito il si gradito impegno, e sforzato la debolezza del mio talento, vedo che è nullo rispetto al mio desiderio, e
se vi è più del nullo rispetto al suo gran merito, per cui appagare
pur sarebbono deboli gli apelli ed i dimanti, ad ogni modo porto
per i miei intercessori l’obedienza e lo zelo, che gliene appannino i
difetti. Aspetto che sarà se comanda Vostra Altezza Serenissima
haverlo prossimo dell’altro che sta sul Cavalletto, ne attendo gli
suoi Oracoli per trasmetterlo. E con la più profonda sincerità mi
prostro a suoi piedi col vanto che do e far in perpetuo
Di Vostra Altezza Serenissima Napoli 12 marzo 1721
Umilissimo Divotissimo Eccellentissimo Servo Francesco Solimena
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 146 a, fol. 13
9. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 8 ottobre 1721
Altezza Serenissima
Ho differito di occupare la benignissima dell’Altezza Vostra Serenissima dei 23, e 30 Agosto, così l’altra dei 13 settembre poiche attendeva la ricevuta del quadro, come me ne da per l’appunto ragguagliato la ultima sua riveritissima dei 24 medesimo, che mi hà
apportato altresì il vantaggio nell’intendere sia ricevuto di sua piena soddisfazione.
Hò fatto dare nuovo impulso perche così si liberi una volta quello
del Cavedone per li 45 luigi già offerti, ho restituiti li 25 antecipati, e levato il quadro di casa. Havrei veramente desiderato poter servire l’ Altezza Vostra Serenissima di questa bella opera che da per
tutto sarà creduta di Lodovico, così ne attendo risposta. Sono stato a visitare gli occupati quadri da gabinetto che sono tutti sacri.
Fra essi ne ho scielti due che mi sembra habbiano il loro merito; ed
in fretta ho fatto fare gli annessi segni tanto che l’ Altezza Vostra
Serenissima possa vedere la disposizione delle figure; quello di San
Girolamo moribondo mi pare bene istoriato, per quanto dicono ancora i professori; è di Annibale Carracci in Rame e senza diffetto, e
alcuni pensano vi sia qualche cosa anche di Lodovico.
L’altro del Christo morto in Tavola del Cavedone, con l’Angelo bellissimo, e tutto carracesco; la loro grandezza, la dimostra la Carta stessa. Ve ne sono del Mastelletta, e di Guido, ma non di buon gusto.
Del primo pretendono 50 luigi, e dell’altro 30. Gliene hò offerti 40
fra tutti due senza veruno impegno, e colla riserva dell’aggradimento di chi hò l’onore di servire, necessari di 45 luigi in circa senza l’ordine di Vostra Altezza Serenissima.
Al mio ritorno dalla villa ove vado necessariamente oggi, potrebbe
forse giungermi l’onore di quanto volesse determinare l’Altezza Vostra Serenissima nel quale caso, se tornasse più à conto a riguardo
del cambio, potrebbe il Maggiordomo sentire dal Signor Senatore
Conte Bolognetti, se avesse piacere ricevere costà quella tal somma
di denaro ch’esso fosse per pagargli nella valuta corrente del luigi,
per riscuotere io qui col di lui ordine ò ineffettivo, ò in valuta cor282
rente, rimettendo ivi però costà dovuta umiliazione ò quello sarà
più di aggradimento di Vostra Altezza Serenissima o senza nuovità
di rimarco, la supplico profondamente della continuazione dell’alto
suo patrocinio egregia, inchinandomi sempre con sommo rispetto
Bologna 8 ottobre 1721 Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, riverentissimo e obbedientissimo servo Giovanni Battista Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 6
10. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 20 ottobre 1721
[…] ho inteso già arrivata lettera che assicura il contratto dei due
consaputi quadretti. Sta nel presente mi accade incomodare Vostra
Altezza Serenissima per significarle con la più rispettosa confidenza che il Conte Cornelio Malvasia nepote di codesto F. Servitor
Conte Bolognetti ha fatto porre in vendita le sue pitture. Io hò dato l’occhio a cinque, come dall’annessa Carta, che ho fatto porre a
parte sentendo che dimani ci vada q.T. Cardinal Ruffo Legato per
vederle, e comprare qualche cosa dilettandosene molto. Se l’Altezza Vostra Serenissima amasse d’applicarvi sperare non fosse per
trovarsene scontenta, avendo scielte queste per essere à proposito
per Galeria. La Santa Veronica è una delle bellezze che possa bramarsi; di gusto perfettissimo e creduta universalmente e dalli pittori stessi di Lodovico Carracci di cui Lucio Massari fu scolare.
L’Ercole è una figura l’attitudine studiatissima ed è quadro che farà
bellissima comparsa, oltre di che fuori di qui sarà giudicato di Guido.
Il Giuseppe Ebreo colla moglie di Putifarre è una opera bella, e compita di buon gusto.
Due ovati della di lui figlia Elisabetta di loro merita, una particolarmente la mezza figura nuda creduta la fortuna.
L’Altezza Vostra Serenissima risponga conforme le sarà più in aggrado, che in tutte le maniere sono pronto ad obedirla e volendo
applicarmi si degni avvisarmi subito per che ho mezzo di fare sospendere ogni altro impegno per quattro settimane appunto.
Non tralascio di umiliare Altezza Vostra Serenissima i miei ossequi
per le maggiori benedizioni nei prossimi santi giorni come fò in tutto il tempo dell’anno e supplicandola confermarmi benignamente
l’onore della sua grazia e protezione profondamente mi inchino.
Di Vostra Altezza Serenissima Bologna 20 ottobre 1721
Umilissimo, riverentissimo e obbedientissimo servo Giovanni Battista Vastarobba
[allegato]
Un quadro di altezza in circa di un braccio e mezzo e longo in proporzione. Rappresenta S.ta Veronica figura intiera che tiene esposta colle sue mani la testa del Salvatore + dipinta in volo/ ed è finita quanto si possa desiderare
Il carattere è di Lucio Massari il prezzo ultimo è di luigi 60
Un quadro grande che sarà di due braccia e forse 3 ½ di larghezza
ma di forma bizzarra ed è quasi [disegno di angolo]
[...] rappresenta Ercole colla Idra, opera singolare di Ercolino da San
Giovanni. Il prezzo ultimo e di L.40
Un altro per lo traverso che sarà forse tre braccia e alto a proporzione rappresentante la moglie di Putifarre con Giuseppe Ebreo figure al naturale, al naturale e sino a qualche cosa di più del mezzo.
L’autore è il Sirani ed è fissato in L. 40
Due altri per lo traverso, grandi l’altezza sarà circa più d’un braccio e
questi due la larghezza l’uno rappresenta chi dice la fortuna, e altri
la Virtù, mezza figura scoperta e d’in questo e disegno bellissimo
L’altro quadro è un filosofo del medesimo gusto e carattere
fissati ambedue in L. 30
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 22
11. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 17 dicembre 1721
Altezza Serenissima
La sollecitudine d’umiliare all’Altezza Vostra Serenissima con le
passate quanto mi occorreva in ordine agli avvisati quadri, non
mi permise aggiungersene il preciso detaglio, e misure, come faccio hoggi, sendo stato à visitarli con più comodo, per essere già
tutti fuori di quella casa. Ma prima acingo rincontrare le grazie di
Vostra Altezza dei 16 scaduto; delle quali, rilevando che non inclina à cose antiche di cui sia ambiguo il carattere non ne hò fatto altro, e pagato solamente quello di corretto con anche anteci-
pato li 35 luigi, e fattolo portare in mia casa, sperando possa riuscire di suo piacimento, non avendo la maggior premura che d’obedirla sempre.
L’annesa carta dimostra le misure de sopradetto, e l’Ercole colla clava di cui l’Altezza Vostra Serenissima vedrà un piccolo abozzo, è un
pezzo bello da Galeria, che darà molto nell’occhio, poiche tutti la
giudicavano di Guido. La sala è un ottangolo ridotto alla delinea
che si vede in carta; ornato di un piccolo basso cordone; sotto di esso vi era una gran specchiera che posava, soppra di un camino, e
dalla estremità del quadro sino a terra, l’altezza era di sei piedi in
circa per fare rilevare meglio l’attitudine della figura
La Santa Veronica è figura intiera di un gusto finissimo che non hà eccettione, e la testa di essa, come quella del Salvatore sono divine tanto nell’impasto che nella espressione, e mi avanzo a dire che questi due
pezzi vagliono tutta la soma pretesa per tutti li cinque; e con tutto ciò
si procurarà qualche ribasso. Il Giuseppe colla moglie di Putifarre, è
oppera degna, e di buon gusto del Sirani figure al naturale sino a mezza gamba. Circa li due ovati della figlia; quello che rappresenta la Virtù colla mano alla fronte, scoperta tutta d’avvanti con libro sotto del
braccio sinistro, è di contorno, e tinta tutta Carraccesca che hà il suo
merito. L’altro compagno della stessa Sirani che si suppone un Diogene, è bello ancor lui, aggiungendo che sono ovati per lo traverso
Sospendo di spedire quello di Carletto per attendere prima cosa comandi l’Altezza Vostra Serenissima sopra gli accennati, caso ne bramasse alcuno, sendo per altro ben conservati, ma non per rotolarsi; e così si farebbe poi una cassa sola, ed hò tempo anche per 4 settimane come mi lusingo per fare sospendere dagli interessati ogni
altro impegno; ed ora che i quadri non sono più in casa del Cavaliere avvisato, non hò più soggettione che si sappia il negozio. Intanto supplico umilmente l’Altezza Vostra Serenissima assicurarsi
che nodrisco un zelo ardentissimo perche rimanga bene servita
senz’altro interesse che della sublime sua protettione.
In occasione poi di fare rimettere il denaro, si degnarà ordinare
qualche cosa di più per le spese, tanto della cassa che imballaggio
di cui darò distinta specificazione […]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, foll. 23-25
12. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 1 gennaio 1722
Altezza Serenissima
I primi tratti della ossequiosa mia penna in questo giorno dell’anno sono indirizzati ai voti che umilio al Signor Iddio per la longa
conservazione dell’Altezza Vostra Serenissima e passando ad occupare la sua benignissima dei 6 spirato, giontami solamente in giorno ordinario, mi fo scritto rapportarmi alle antecedenti per non
darle troppo incomodo, assicurandola del rimanente che il mio
principale oggetto è stato, e sarà sempre d’incontrare in tutto, e per
tutto il gusto, e soddisfazione di Vostra Altezza, come l’hò sempre
mio impegno e di honorarmi precisamente de suoi cenni per eseguirli con tutta prontezza così è di mia somma obbligazione.
Circa gli ultimi quadri proposti, io non ho legame alcuno; bensì
gl’interessati mi fanno sperare invece di attendere le mie risoluzioni, quindi non venisse loro qualche occasione di megliore negozio
prima del tempo occupato.
La Santa Veronica è di tal carattere, e gusto così fino che in Bologna
da qualche d’uno è giudicata di Lodovico, e fuori di qui passata senza dubbio per opera del suddetto, è poco doppo che comprai dal Cavaliere consaputo il Giuseppe Casto in Rame che da l’Altezza Vostra
Serenissima gli furono esibiti per la somma di 120 zecchini da un Venegiano, ma li ricusò perche all’ora non era delle angustie di oggidì.
La proposizione dei cinque già descritti col suddetto, è stata oggetto di ricavare facilitò nel contratto che probabilmente non eseguirebbe per un solo, come porria seguire per tre con escludere gli ovati e l’Altezza Vostra Serenissima deve servirsi conforme sarà di
maggior suo aggradimento perche io non hò occupato parola che
mi ponga in obligatione di prenderli. [...]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 28
13. Francesco de Ficoroni al principe Eugenio,
Roma, 14 febbraio 1722
Lettera in cui si fa cenno a una serie di tavole in marmo che potrebbero aggiungersi a quelle che il cardinale Albani si è impegnato
a cercare per il principe.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 85 b
14. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 31 marzo 1722
Altezza Serenissima
Mi umilio alla grazia dell’Altezza Vostra Serenissima dei 24 scaduto sentendo con sommo mio rincrescimento il ritardo della ultima Pittura, mà mi lusingo che ormai possa essere gionta. Per cagione all’ora de geli, mi impegnai mandarla per Venezia, e mi avvedo che questa volta non l’hò indovinata. Tempo fà Sua Eccellenza il signor Ambasciatore Conte di Colloredo mi avviso che faceva indagare occasione a proposito per incamminarla, ne avendo più avuto altro riscontro la credevo già arrivata. Oggi gli scrivo per averne notizia, supplicando Vostra Altezza Serenissima a
tante sofferenze che hà per me aggiungere benignamente quante
ancora, ed essere altresì persuasa, che hò presenti li suoi riveritissimi comandamenti per la pittura del Cavedone che tuttavia è
in mia casa; e non ostante le istanze fatte con interposizione del
Giudice, il medesimo mi ha ricercato di pazientare [...]. La ostinazione è tutta del cavaliere marito che irritato con essa per avere
venduto parte della suppellettili, e argenti, (se hò voluto rimettergli denari per la di lui insistenza, e capricci in questa sua contumacia) le ha fatta proibizione di non alienare più cos’alcuna della casa. Così in questo stato di cose si degni l’Altezza Vostra Serenissima di compatirmi, e se ne sarò mai liberato, non mancherò
umiliarsene l’accingo per contrasegno di quella obedienza, con
cui vesto per sempre inchinandomi. Bologna ultimo di Marzo
1722 Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, riverentissimo e obbedientissimo servo Giovanni Battista Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, foll. 38-39
15. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 17 giugno 1722
Altezza Serenissima
M’inchino riverentemente alle grazie dell’Altezza Vostra Serenissima dei 30 scaduto; et avendo ricevuto colle antecedenti le misure
trasmessemi dal signor segretario de Posthausen devo significarle
che sbrigatomi hieri da due pittori con cui non potei accordarmi nel
prezzo, e tempo richiestomi, ma son’oggi appigliato ad altri, buoni
al pari di quelli, quali con uno che avevo già in capitale, mi promettono essere inpronto ai 3 luglio prossimo, sendosi impegnati di fare ogni studio perche le opere loro riescano di approvatione, et aggradimento come io per debito vi avrò tutta l’applicatione, acciò
Vostra Altezza ne rimanga ben servita. E’ bensì vero che se mai alcuno d’essi ritardasse una settimana di più; questo non deve dar fastidio, quando ciò fosse per soddisfarsi meglio nel compimento
della pittura. Sono d’accordo in otto luigi d’oro per quadro, e due ne
hò dato ad ognìuno di caparra. Le figure saranno intiere, e al naturale con quella megliore attitudine, ed inventione che permette la
grandezza della tela.
I dispareri poi che in oggi sono fra le due Case Hercolani, e de
Buoi, hanno cagionato che i miei impulsi fanno finalmente recedere la Signora Marchesa de Buoi dall’avvisato impegno, onde
domani, quando non insorgesse altra cavillatione, per atto pubblico mi saranno lasciate in libertà le scritture che sigillai, e serrai sotto mia chiave e così colle prossime ne darò parte a Sua Eccellenza il Signor Vice Cancelliere dell’Imperio. Che seppi fossero già preceduti nuovi ordini, questi serviranno sempre in difesa
delle sollecitazioni da me repplicatamente fatte presso la suddetta dama. […]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, foll. 42-43
16. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 12 agosto 1722
Altezza Serenissima
Ritornato ieri l’altro in città, trovai le grazie riveritissime dell’Altezza Vostra Serenissima dei 15 spirato, e questa mattina mi sono pervenute quelle dei 29 medesimo, per le quali le umilio sempre maggiore l’ossequio delle mie obligazioni. Spero martedi
prossimo potere spedire per Venezia i tre consaputi quadri indirizzati à quel tenente conte Savioli, conforme si degna comandarmi, confrancarli anche sino alla di lui casa, imaginandomi che
tale pure sia la mente di Vostra Altezza. Già ne hò due presso di
283
me riusciti di mia sodisfattione, come di molti intelligenti che sono stati à vederli. Mi manca il Vergilio che saria ancor esso a questa ora terminato, se il pittore non fosse tanto un poco ammalato, mà ora stà meglio, e mi lusingo averlo compito per lunedi
prossimo, mancandovi più poco.
Mi sono aggiustato collo spedizioniere, onde avrò la bolletta di dogana per quadri sacri, e tra il pagamenti ai pittori, le tele dei quadri,
imballaggio, francatura sino a Venezia et altre poche spese, sono in
tutto luigi 27 meno paoli 12.
Supplico umilmente l’Altezza Vostra Serenissima continuarmi l’onore di obedirla, e senza nuovità di queste parti, resto inchinandomi con profondissimo rispetto.
Di Vostra Altezza Serenissima Bologna 12 agosto 1722
Umilissimo, riverentissimo et obedientissimo servitore Giovanni
Battista di Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 48
17. Alessandro Savioli al principe Eugenio,
Venezia, 22 agosto 1722
[…] qui rimetto a Vostra Altezza una lettera del Vastarobba, il
quale m’accompagnò certa Cassetta con pitture, che già ritirai dal
Conte di Bologna, cui pagai il porto. [...] per aver osservata la detta Cassetta senza tela cerata, e invoglio, farò, che di meglio condizioni acciò le arrivi senz’alcun pregiudizio. Se l’Altezza Vostra
Serenissima avesse il grado d’acquistare un’opera delle più singolari d’Annibale Carracci, et un’altra nel suo genere molto bella del
famoso Cavedoni, elle sono presso di me, e sono descritte nell’annessa carta. Godrò, ch’ella si degni di farle visione di queste
pittura di sua confidenza, e trovandole rispondenti alle descrizioni, mi doni l’onor di servirla. In tutto mi affermo col più sincero rispetto
Di Vostra Altezza Serenissima Venezia, 22 agosto 1722
Umilissimo, devotissimo, obbligatissimo servo vostro Alessandro
Savioli
[allegato]
Un Ecce Homo vestito di porpora, con canna in mano in mezzo a
due manigoldi che lo tengono legato, figure non intiere, ma al vivo
espresse, opera di Annibale Caracci in tela alta quante 6 e larga
quante 7 ½ opera delle più singolari di detto autore
Sansone, che viene legato da Filistei figure al naturale con Dalida,
e altra donna in lontana, opera del Cavedoni in tela alta quante 7,
larga quante 10.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 104 c, fol. 232
18. Ascanio Seda al principe Eugenio,
Comacchio, 8 aprile 1723
Altezza serenissima
Non senza rossore comparisce avanti dell’Altezza Vostra Serenissima questo umilissimo mio foglio che le porge un quadretto, fatto ovato, dipintavi Venere che di notte tempo col lume dall’oglio in
mano ascende sul leto per vedere se Amore dorme. Mi capitò settimane sono accidentalmente dal quadretto in questo luogo e parendomi opera di un buon pennello procurai haverlo per darne all’Altezza Vostra Serenissima un piccolo contrassegno di quella rispettosa ed antica mia servitù che vantasi di vivere sotto grandi ali
del di lei patrocinio.
[...]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 145
19. Giovanni Saglier al principe Eugenio,
Milano 24 aprile 1723
Altezza Serenissima
Dell’ultima di Vostra Altezza Serenissima viene l’onnore de suoi pregiatissimi ordini che si digna comandarmi, li scriva l’Autore del quadro rimesso a Vostra Altezza Serenissima. Sono chiuse le opposizioni
di questi Professori di Pittura, parti vogliono scuola Caraciesca, altri
quella di Venezia; per me mi tengo a quest’ultima, comunque sia avrà
sempre grande stima quando sia colocato nella inferiore stanza del
palazzo di Vostra Altezza Serenissima. [...]
[si accenna ad alcuni pezzi in cristallo provenienti dall’eredità Mattalino]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 104 c, fol. 35
284
20. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 6 giugno 1724
Altezza Serenissima
Rassegnando all’Altezza Vostra Serenissima i miei obligati rispetti
vengo a darle parte che sabbato scorso morì il Magnavacca con avere
lasciato erede di due terzi della sua robba certe monache penitenti e il
rimanente ad un prete suo nepote di anni 70. Le di lui facoltà consistono in ciò che ha in casa; tutta robba posta a mezza, in somma confusione, e disordinatamente, sendo vissuto sempre da filosofo. Ogni
cosa sarà posta in vendita con l’intervento de commissari delle suddette relligiose. Alcuni si sono già affacciati, come ho fatto ancor io, e
dimani primo giorno di lavoro suppongo si principiarà a disporre l’inventario. Sino ad ora non sendo che il nostro publico siasi fatto intendere di comprare per l’Istituto delle Scienze come si era discorso.
Se l’Altezza Vostra Serenissima darà arbitrio per dissegni, medaglie,
teste di marmo antiche, pitture da gabinetti e altro mi adroprarò perchè sia ben servita, e se potrò ricavare presto la nota de libri che ha,
avrò tutta la premura d’inviarla, se si sarà a tempo. [...]
Tra le altre cose, so che aveva una bellissima testa di bronzo antica,
e al naturale del Petrarca, come pure altre di marmo, e fra queste
quella di Alfonso da Ferrara fatta da lui medesimo.
Vi era ancora un dissegno istoriato di Rafaelle Sancio con quantità
di figure, come altro del Correggio e di altri del buon gusto e forse
del Guercino.
Ho poi finalmente avuta questa mattina la specificazione di quegli
altri dissegni già significati all’Altezza Vostra Serenissima, ma per
essere di più fogli, ne farò un estratto de migliori autori, e lo mandarò nella ventura settimana, e implorando sempre la continuazione dell’alta sua protettione, profondamente m’inchino.
Di Vostra Altezza Serenissima Bologna 6 giugno 1724
Umilissimo, riverentissimo e obedientissimo servitore Giovanni
Battista Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 59
21. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 23 novembre 1724
[…]
Con tale opportunità partecipo all’Altezza Vostra Serenissima che mi
è capitato un piccolo rame per gabinetto della grandezza appunto di
quello del Pesarese, che rappresenta una Venere distesa sopra cuscini,
abbracciando con la sinistra mano un Amorino, avendo nella destra
una fiaccola, e accanto due colombe. In lontananza Adone con un cane al laccio, et un Amore in aria che vi scherza attorno. Tutto è ben
istoriato, e del buon gusto dell’autore che n’è l’Albani; ben conservato
di colorito senz’alcun mancamento. L’ultimo prezzo è di luigi 24, cos’assai discreta per lo che ho stimato mio debito renderne ragguagliata l’Altezza Vostra Serenissima, umiliandomi sempre a di lei cenni. Il
signor servitore Bolognetti, come il vostro servitore Mannesi hanno
comprato i libri più singolari del Magnavacca, un cavalliere polacco le
medaglie ed un veneziano le carte, et i dissegni, onde non vi restano
più che piccole cose. Imploro sempre dalla generosità di Vostra Altezza Serenissima la continuatione della sua grazia, con frequenti occasioni di segnalarle la obedienza con la quale mi pregio d’inchinarmi.
Bologna 23 novembre 1724 Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, riverentissimo, et obedientissimo servitore Giovanni
Battista Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, foll. 65 – 66
22. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 19 dicembre 1724
[...]
Il rame della Venere dell’Albani che proposi all’Altezza Vostra: da più
giorni in qua è presso di me, al prezzo avvisato, non havendo voluto perdere la occasione per essere di ottimo gusto, e da incontrare
tutto l’aggradimento. Per questo però non intendo impegnare Vostra Altezza Serenissima mentre sarebbe sempre per me, ma se differivo, passava in mano di qualc’uno di questi mercantini, a cui
avrebbe bisognato pagarlo più. La misura è la giù annessa in netto,
e poi anche vi è l’ornamento dorato, e moderno d’intaglio basso, e
minuto che vidi tutto il compimento; così risolvendo l’Altezza Vostra d’averlo, è cosa di poco imbarazzo, e spererei non ne rimanesse
mal contenta, rimettendomi sempre con tutta veneratione a tutto
ciò sarà per determinare. Inquanto allo scritto del Pesarese; m’intesi di quel signorino di Simone de Pesaro che tempo fà mandai a Vostra Altezza, volendo dire che le misure quasi erano le istesse. [...]
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, fol. 67
23. Domenico Parodi al principe Eugenio,
Genova, 26 marzo 1727
Lettera che lo scultore indirizza direttamente al principe in mancanza del segretario per domandargli come comportarsi nell’invio
di nuove missive.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 102 a
24. Domenico Parodi al principe Eugenio,
Genova, 25 ottobre 1727
Serenissima Altezza
Spero condonato dalla Altezza Vostra Serenissimo l’animo d’essere
con miei ossequi ad inchinarmile, senza la permissione di farlo e senza ordine a chi dover indirizzare mie lettere, confidandone questa al
Signor Abbate Molinari allor quando siami permesso da Vostra Altezza Serenissima l’onore di ripportarmi con mie righe, abbia anticipato per ubidire ove dirigerle. La degnazione che l’Altezza Vostra Serenissima ha avuto di gradire nelle statue trasmesse il studio e favore
delle suddette mi anima a motivarle di avere in creta eseguita una invenzione affatto nuova e la quale ha incontrata particolare osservazione da principali soggetti di quali alle stanze del mio studio si sono
portati questo modello che può da picolo trasportarsi in marmo, in
qualunque misura fosse desiderato, rappresenta una Nostra Signora
col Bambino Giesù in braccio e questa è la rappresentazione da una
parte, dall’altra si vede la stessa statua rappresentare un Sant’Antonio
di Padova parimenti col Bambino in braccio non essendovi che una
sola testa del Bambino dal quale tutte due e della Vergine e del Santo
raffigura, così una sola testa del Bambino il quale e sempre da una parte e dalla altra ad ambedue in Braccio, offrendo con azione diversa con
i suoi due bracci; il pensiero in modello è stato ben caldamente da
molti richiesto di doversi dare alla forma, ma non ho stimato proprio
di renderlo si comune. L’altro motivo che ho di presentarmi umilmente alla Altezza Vostra Serenissima con i miei caratteri è quello di
segnarle avere appresso di me un opera [...] il quale è un Crocefisso di
marmo deposto di Croce, cascato sopra un lenzuolo sotto del quale
sono sassi di alabastro color di terra e questi sopra un dado di pietra
nera macchiata di Giallo, coma quella della quale l’Altezza Vostra Serenissima ne fece fare un camino. La misura del dado nero è di palmi
di nostra misura palmi cinque in circa longo, e due palmi in circa largo. L’opera è delle più belle che sia uscita dal suo scalpello, lavorata con
somma diligenza, il marmo bianchissimo delle Cave Vecchie, ora diroccate. Lo stimato mio debito proponerlo a Vostra Altezza Serenissima la quale, quando ne desiderasse vederne la disposizione in disegno
con la distinzione a coloretti de scagli e dado, sarà tutta la mia premura di prontamente ubidire e trasmetterlo nella lettera in quella guisa che l’Altezza Vostra Serenissima me ne darà l’ordine. Spero continuarmi l’alta stimatissima protezione di Vostra Altezza Serenissima
della quale è tutta la mia gloria la permissione d’esser sempre, quale
col più profondo ossequio mi dà l’onore di sottoscrivermi
Di Vostra Altezza Serenissima Genova li 25 ottobre 1727
Umilissimo, devotissimo, stimatissimo servo Domenico Parodi
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 102 b/1
25. Giovanni Battista Vastarobba al principe Eugenio,
Bologna, 29 ottobre 1727
[...]
Sovvenendomi poi, che in giugno passato l’Altezza Vostra Serenissima mi comandò renderla informata, capitando qualche pittura di
autore celebre, così per obedirla, devo darle parte che per la morte
di un tale Fortucci, vi è la più bella opera che abbia mai fatto il Cignani da esitare, e per tale stata sempre giudicata da tutti, dipinta
negli anni del di lui buon gusto, dicono sia in rame, ed io l’ho veduta due volte; ma non mai toccata, così non posso assicurare che
veramente sia in rame. E’ una Beata Vergine mezza figura cogli occhi rivolti al cielo, e il bambino addormentato fra le braccia; l’una,
e l’altro in faccia, di maniera che in si piccolo sito, il bambino comparisce grande al naturale. La larghezza è di un piede nostro e oncie 1 1/2; alta piede 1, e oncie 5 vantaggiose di colore poi si vivo,
che sembra uscita adesso dalla mano del pittore, poichè il suddetto vi aveva tale passione che la teneva sempre coperta, ne mai ha
voluto venderla per qualsiasi offerta grande che gli si sia stata fatta, come tutti sanno.
E’ una opera degna di una pari di Vostra Altezza Serenissima; quando gradisse farne l’aquisto, da tenere à canto del letto, come cosa
devota, e preziosa; ne io intendo qui di amplificare, ma dire la pura
verità, e mi farebbe somma grazia, se ne volesse prendere d’altronde informatione.
In quanto al prezzo, l’erede non si dichiara per ora con tutto che assolutamente la voglia vendere. L’affettione grandissima che gli aveva il morto, gli fece ricusare 500 luigi che tempo fà gli furono offerti da francesi, per che non voleva privarsene. Mi persuado che
dimanderà molto, così l’Altezza Vostra Serenissima potrà onorarmi
a risposta del suo sentimento, perche in quel caso bisognarebbe
stringere ne primi discorsi il contratto con buona caparra; ed io sino ad oggidì, non mi sono lasciato intendere di volervi applicare,
ne meno ho mostrato curiosità di vederla, perche la vidi già tre anni sono. Supplico riverentemente Vostra Altezza Serenissima perdonarmi, se forse l’avrò annoiata con detta descrittione, che per dire tutto, non ho potuto a meno di allongare col più divoto rispetto
resto umiliandomi Bologna, 29 ottobre 1727 Di Vostra Altezza Serenissima
Umilissimo, riverentissimo et obedientissimo servitore Giovanni
Battista Vastarobba
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 147, foll. 99-100
26. Carlo de Magni al principe Eugenio,
Milano, 20 marzo 1728
Altezza Serenissima
In adempimento de venerati Commandi di Vostra Altezza Serenissima ho fatto visitare dalli più esperti Pittori di questo Paese l’inteso Quadro del Spagnoletto, quale si è ritrovato come dall’inserta loro rapresentanza. Il Gilardi fra gl’altri ha poscia meco esagerato,
che sarebbe un peccato se tal tesoro fosse trasportato da questa
Città altrove, essendo il miglior Quadro che sia qua, e la più bell’opera fatta dal detto Spagnoletto. Dal Maggi poi sono stato assicurato, che il fu signor Marchese Cesare Visconti ha voluto dare per il
prezzo di detto Quadro al fu Conte Giovanni Andrea Imbonati la
copia dello stesso che lui aveva, e che è tuttavia in Casa del signor
Conte di Castelbarco con m/4 Filippi effettivi. Il già Governatore di
Milano fu signor Marchese di Leganes nell’anno 1698 ha mandato
a casa Imbonati m/2 organi effettivi per il medemo. So poi anche
sicuramente da altra parte, che il fu signor Barone Martini, quando ritornò dalla Romagna in tempo della guerra col Papa esibì per
lo stesso al Cavagliere Padrone 1000 doppie, ne mai sinche è vissuto il detto Conte Giovanni Andrea, ha voluto di quello privarsi; ora
il figlio tutto intento a preparare un quarto alla moda per prender
moglie, a tale allienazione acconsente. Di più posso rendere sicura
Vostra Altezza Serenissima che l’antedetto Gilardi sopra la sua conscienza ed onore mi ha assicurato, che per 400 doppie, se di presente le avesse, lui stesso lo prenderebbe oggi giorno, mentre vale
più di 1000. Tuttavia io spero di averlo in casa per doppie 350 circa, mentre dall’agente del Cavagliere P. essendo lo stesso in Villa,
quando ho fatto visitare il quadro dalli rispettivi pittori Maggi, Bellotti, e Gilardi uno senza saputa dell’altro: ho inteso che contrattandolo in secreto col signor conte, mi lascierà correre qualche cosa di meno, facendo il medemo più caso dell’esagerazione de parenti per la di lui vendita, che dell’imposto di 50 doppie più o meno. Suggerisco anche all’Altezza Vostra Serenissima essersi obligato l’antedetto Bellotti mettere il detto quadro in un stato singolarissimo, di modo che la vetustà del tempo quasi non apparirà, senza valersi ne di vernice ne di oglio, ne punto toccare la pittura, e ciò
nel termine di giorni 15 per il prezzo di 12 doppie. Della particolar
virtù del detto sogetto in simili materie Vostra Altezza Serenissima
ne potrà aver contezza da Sua Eccellenza il signor conte di Zinzendorff, sendo quello che ha ridotto in bon essere la famosissima pittura esistente nel Reffettorio di questi Reverendissimi Padri delle
Grazie.
Il trasporto poi del medemo, quando Vostra Altezza Serenissima si
risolvesse a farne l’aquisto, detti pittori mi hanno assicurano potrà
effettuarsi con ogni sicurezza a schiena d’omini sino in Constantinopoli, e dal Bellotti sarà bene imballato in Telaro, per potersi portare in costa sino al luogo che si possi imbarcare, nel qual caso Vo285
stra Altezza Serenissima potrà compiacersi di avisarmi a chi lo doverò dirigere ad Insprech mentre da qua sin là trovarò io il modo di
farlo trasportare nella forma avisata.
Ho stimato anche bene non nominare sin’ora il nome di Vostra Altezza Serenissima in questo particolare. Questo è quanto ho potuto fare, e sapere in tal proposito e sperando dall’Altezza Vostra Serenissima una benignissima approvazione della mia condotta, rassegnato a commandi della medema con piena osservanza e ben dovuta venerazione mi raffermo
Di Vostra Altezza Serenissima Milano 20 marzo 1728
Umilissimo, devotissimo, obbligatissimo servo vostro Carlo de Magni
[allegato]
Un Quadro del Cattone svenato istoriato con due figure in piedi in
atto di ammirazione, ed un cane, che lambisce di sangue di altezza
2.00 3. 8.70 e di lunghezza 3.00 5 e 27 è originale del famoso pennello di Giuseppe de Ribera detto il Spagnoletto, ed è una delle più
belle opere da lui fatte essendo questo il Cattone del Spagnoletto
nominato per tutta Italia
Toccante a colori sono bellissimi, e vivi con la sua patina naturale
del tempo che si distingue.
Il Tempo poi a misura di quanto succede con tutti gli altri quadri ha
fatto, che resti un poco crepata la pittura, come fanno tutti gli altri
quadri del Spagnoletto, per altro non ci da fastidio, mentre il quadro si vede ancora bellissimo. Il medemo ha maggior conservazione e fu trovato 30 anni sono circa [...]
Milano 17 marzo 1728
Per fede di Pietro Maggi
Per fede di Michelle Angelo Bellotti
Di Pietro Gilardi afferma come sopra
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 98 a
che lei mi manderà, avanti rottolarlo sopra il legno, è preciso che
quello sia ben liscio, e coperto di qualche cosa molle, accioche la pittura non contrasti immediatamente col detto legno e sia poi preservata con carta insaponata, ad altre necessarie precauzioni a dire di
che il suddetto quadro non patisca in cont’alcuno, come pure le ho insinuato in altra mia. È buono il di lei pensiero [cancellatura] suggerito al pittore, e m’ aggrada la sua sollecitudine favorendomi di continuarla affinché in breve venghi terminato. Rimango per altro inteso
di quanto mi rappresenta nell’accennato suo foglio, ad in ciò riguarda il di lei soldo procurerò d’informarmi per vedere quello convenga
si in questo, come rispetto al suo avanzamento per contribuirvi in
tutto quello dipenderà da me; intanto le accludo la bramata lettera di
raccomandazione per il Vice Re raffermandomi al solito.
HHSW, Grosse Korrespondenz, alphabetischer nachtrag (D-H), lettera E
27 Henry D’Avenant al principe Eugenio,
Bruxelles, 8 maggio 1733
(1) 1. Le triomphe d’amour de Vandick, hauteur 3 pieds 9 pouces,
largeur 4 pieds 6 pouces
(2) 2. Une Venus et Adone de Titien, hauteur 5 pieds 8 pouces, largeur 6 pieds 6 pouces
(3) 3. Une bataille de Vaurmans2, hauteur 2 pieds 7 pouces, largeur
3 pieds 2 pouces
(4) 4. Une autre bataille d’un autre maitre et compagnon de la susdite, même hauteur et largeur
(5) 5. Une femme tenante dans une main un miroir et dans l’autre
un compas, qui représent la géometrie, de Salviati, hauteur 5 pieds
6 pouces, largeur 4 pieds
(6) 6. Une Lucretia de Guido Reno, hauteur 5 pieds 6 pouces, largeur 3 pieds
(7) 7. Adam et Eve de Guido Reno, hauteur 5 pieds 6 pouces, largeur 6 pieds 2 pouces
(8) 8. Un autre Adam et Eve de Guido, hauteur 3 pieds, largeur 4
pieds 9 pouces
(9) 9. Un Salmazi et Hermafrodite d’Albano, hauteur 6 pieds, largeur 7 pieds 6 pouces
(10) 10. Un David tenant dans la main la tête de Goliath de Guido
Reno, hauteur 7 pieds, largeur 4 pieds 6 pouces
(11) 11. Una nativité de notre Seigneur sur cuivre de Goltius, hauteur 1 pied 3 pouces, largeur 11 pouces
(12) 12. L’adoration des trois rois sur cuivre de l’escole de Raphael,
hauteur 1 pied 2 pouces, largeur 1 pied, de Goltius
(13) 13. Deux tête d’enfans sur bois de Porcazino3, hauteur 3 pieds,
largeur 11 pouces
(14) 14. Le compagnon du susdit sur bois avec deux têtes d’enfans
de Porcazino de la même hauteur et largeur
(15) 15. Une marine sur bois de Brugel, hauteur 1 pied 5 pouces,
largeur 2 pieds 1 pouces
(16) 16. Une autre marine du même maitre de la même hauteur et
largeur
(17) 17. Un tableau représentant le tems qui veut découvrir la verité de Palon4, hauteur 2 pieds 9 pouces, largeur 3 pieds 9 pouces
(18) 18. Deux enfans de la manière de Cignani, hauteur 2 pieds 8
pouces, largeur 3 pieds 3 pouces
(19) 19. Deux enfans de la manière de Cignani, hauteur 2 pieds 2
pouces, largeur 2 pieds 6 pouces
(20) 20. La nativité de notre Seigneur sur bois, de la première manière de Cignani ou Correggio, hauteur 1 pied 9 pouces, largeur 1
pied 1 pouces
(21) 21. Une bataille de Vaurmans, hauteur 1 pied 9 pouces, largeur 2 pieds 2 pouces
Je crois que Vôtre Altesse Serenissime a oublie de me repondre sur l’article du tableau du Titien, et je crois lui rendre service en l’en faisant
ressouvenir, c’est un modele pour un plus grand tableau dort [?] achevé et bien coloré le peintre a pris l’action fort judicientement avant que
le Roy s’est rendu au Comte Lanoy il est sur un cheval blanc se defendant l’epée a la main, il a un écharpe blanche sur le bras gauche et une
pennache blanche sur sa casque, le chevale est blessé par un espagnol
qui a son fusil a la jone, le francois qui a reconu le Roy detourne son fusil de ce Prince; ces deux persone doivent etre des portraits au naturel
de meme que quelques autres en premier vue, voulu en demand pour
dernier prix 100 pistollet. En Italie ou chez nous on l’estimeroiz beaucoup plus car c’est une tres grande rareté.
Tous au coté du Roy il y a une personne tuée que je suppose etre le
Roy de Navarre.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 75 b
28 Henry D’Avenant al principe Eugenio,
Bruxelles, 29 maggio 1733
J’ai appris que Vôtre Altesse Serenissime a donné commission
Monsieur Neny de faire acheter le petit tableau du Titien par Monsieur Sansot, le dernier m’a dit qu’il l’avait d’abord etre du Bourguignon en imitation du Titien mais qu’il s’etoit dedit a pres, on ne
connait rien s’ey des mains italiennes, Vôtre Altesse Serenissime
reconnaitra a la premiere vue la toile venetienne de ces teint et le
pinceau hardi du Titien dans son meilleur teins. Soit sur 45 année,
car comme les figures en premiere venu sont des “ritratti” on doit
conclure qu’il a fait le tableau peu du temp avant la bataille du Pavié qui le donna l’an 1525. Titien nacqui 1480. Quand Vôtre Altesse Serenissime aura recu le tableau je la supplie de me faire savoir
comment elle l’agree.
HHSW, Grosse Korrespondenz, mazzo 75 b
29. mittente sconosciuto al principe Eugenio
Monsieur
Osservo dalla sua delli 4 corrente lo spiacere che provava per aversi
corroso di molto il quadro inviatomi; ciò deriva dal non essere stato
imballato con tutta la diligenza, ne involto e diffeso con la dovuta
uguaglianza, poiche in una parte rastava alto, ad in altra basso; onde
dove mancava si è notabilmente guastato, sarà però riparato. L’altro
286
Elenco dei dipinti rinvenuti nei palazzi viennesi
alla morte del principe Eugenio
a cura di Sara Comoglio
Elenco dei dipinti in allegato al rapporto inviato dall’ambasciatore inglese a Vienna, Thomas Robinson, al segretario di stato inglese, Lord Harrigton, datato 24 ottobre 1736.
(edito in Auer, Black 1985, pp. 331-346)1.
EDITION
(I)
Inventaire des tableaux qui sont placé dans la gallerie du jardin:
(22) 22. Un chasseur habilé en blanc riée avec un garçon qui lui
montre paroqué assis sur une arbre, hauteur 3 pieds 6 pouces, largeur 2 pieds 7 pouces
(23) 23. Une pièce hollandoise avec quatre vaches sur bois de Paul
Potter 1649, hauteur 1 pied 7 pouces, largeur 2 pieds 2 pouces
(24) 24. Un garçon assis avec un chien de la manière de Quarzinto
d’Argento5, hauteur 3 pieds 2 pouces, largeur 2 pieds 5 pouces
(25) 25. Une anuntiation de l’ange d’Albano sur cuivre, hauteur 1
pied 3 pouces, largeur 11 pouces
(26) 26. Une Venus dormante de Paduanino à la manière de Titien,
hauteur 2 pieds 5 pouces, largeur 3 pieds six pouces
(27) 27. Trois femmes nues d’Albano, hauteur 4 pieds 9 pouces, largeur 3 pieds 11 pouces
(28) 28. Un Jupiter dans une nuée avec Venus à la manière de Corregio, hauteur 1 pied 11 pouces, largeur 1 pied 5 pouces
(29) 29. Un compagnon du susdit une femme nue, hauteur 1 pied
11 pouces, largeur 1 pied
(30) 30. Un nôtre Seigneur que l’on mets dans le sepulcre, sur
cuivre de Carrachio6, hauteur 1 pied 2 pouces, largeur 1 pied 5
pouces
(31) 31. La resusitation de Lazare de Brouga Sorzi7 sur une pièce
de touche, hauteur 1 pied 5 pouces, largeur 1 pied 2 pouces
32.-35. Plus quatre tableaux sur les portes de Hamilton
Tous les susdits tableaux sont dans leurs quadres dorés.
(II)
Dans la chambre de parade tapissée de damas verd proche du cabinet des miroir sont placé
les tableaux suivants dans leurs quadres dorés:
(34) 1. Une bataille de Bourguignon, hauteur 3 pieds 4 pouces, largeur 6 pieds 8 pouces
(35) 2. Une pièce de Mignon avec des fleurs et des herbes, hauteur
2 pieds 1 pouces, largeur 2 pieds 6 pouces
(36) 3. Une Antromata et Pegasus de Titien, hauteur 5 pieds 11
pouces, largeur 6 pieds 6 pouces
4. Une pièce des fleurs de Heem, hauteur 3 pieds 2 pouces, largeur
2 pieds 8 pouces
(41) 5. Une pièce avec des fleurs de Heem, hauteur 1 pied 10 pouces, largeur 1 pied 6 pouces
(38) 6. Une pièce des fleurs de Heem, hauteur 2 pieds 10 pouces,
largeur 2 pieds 4 pouces
(39?) 7. Une pièce des fleurs et fruits de Heem, hauteur 3 pieds 5
pouces, largeur 2 pieds 4 pouces
(37?) 8. Une pièce des fruits de Heem, hauteur 2 pieds 9 pouces,
largeur 2 pieds 2 pouces
9.-13. Et quatre tableaux sur les portes de Dam comme aussi au
plafond un grande tableau de Giacomo del Pò.
(III)
Dans le cabinet tapissé de damas bleu sont placé les tableaux suivants en quadres dorés
(42) 1. Une femme malade avec son medecin et d’autres figures de
Miris8, hauteur 2 pieds 8 pouces, largeur 2 pieds 2 ½ pouces dans
une caisse noir
(43) 2. Une vente de poissons et de grains de Teniers, hauteur 8
pouces, largeur 1 pied ½ pouce
3. Un paysage de Brugel, hauteur 7 pouces, largeur 9 pouces, sur
cuivre
(44) 4. Un paysage de Brugel, hauteur 7 pouces, largeur 10 pouces,
sur cuivre
(46) 5. Une kermess de Brugel, hauteur 8 ½ pouces, largeur 1 pied
½ pouce
(47) 6. Une tête sur bois de Holbain, hauteur de 8 ½ pouces, largeur
6 pouces
(48) 7. Un paysage de Brugel sur bois, hauteur 11 pouces, largeur 1
pied 4 pouces
(49) 8. Un paysage sur cuivre de Brugel, hauteur 10 ½ pouces, largeur 1 pied 4 pouces
(50) 9. Le portrait d’Erasmus Rotterdamus d’Holbain sur bois,
hauteur 8 ½ pouces, largeur 8 pouces
(51) 10. Un Hollandois avec un verre de vin sur la table de Miris,
hauteur 8 ½ pouces, largeur 7 pouces
(52) 11. Un enchentement de Teniers, hauteur 1 pied 10 ½ pouces,
largeur 2 pieds 7 ½ pouces
(53) 12. Un vieux juif de Dorenflid9, hauteur 8 ½ pouces, largeur 6
½ pouce, sur bois
(54) 13. Un paysage du maitre de Brugel, hauteur 8 pouces, largeur
1 pied 1 pouce, sur bois
(55) 14. Une femme avec deux enfans de Miris, hauteur 6 pouces,
largeur 4 ½ pouces, sur bois
(56) 15. Une figure d’homme de Miris, hauteur 6 pouces, largeur 4
½ pouce, sur bois
16. Un paysage du maître de Brugel, hauteur 8 pouces, largeur 1
pied ½ pouce
(58) 17. Une paysage avec Venus et Adone de Rothenhammer et
Brugel, hauteur 9 ½ pouces, largeur 1 pied demi pouce, sur
cuivre
(59) 18. Un paisage de Bauth10 avec des petites figures, hauteur 7 ½
pouce, largeur 11 pouces, sur bois
(60) 19. Une Notre Dame avec le petit Jesus et Saint-Jean de Rothenhammer et Brugel, hauteur 9 et demi pouce, largeur 1 pied demi pouce, sur cuivre
(61) 20. Un paysage et de l’eau de Bauth, hauteur 1 pied demi pouce, largeur 1 pied six pouces
(62) 21. Un paysage avec des petites figures de Bauth, hauteur 7 ½
pouces, largeur 11 pouces, sur bois
(63) 22. Un paysage de Bauth, hauteur 1 pied 1 ½ pouce, largeur 1
pied 6 pouces
(64) 23. Une femme de Vandermyn 1619, hauteur 1 pied 5 ½ pouce, largeur 1 pied 2 pouces
(65) 24. Une femme regardante par la fenêtre sur bois de Girard
Dau, hauteur 1 pied 2 ½ pouce, largeur 11 pouce
(66) 25. Le compagnon du susdit: une femme tenante une bource
dans la main de Girard Dau, hauteur 1 pied 2 ½ pouce, largeur 11
pouce, sur bois
(67) 26. Trois femmes avec un prestre de Vandermyn, hauteur 1
pied 5 ½ pouce, largeur 1 pied 2 pouces
(68) 27. Une nuite avec une femme de Schalck, hauteur 1 pied 4
pouce, largeur 1 pied 1 pouce
28./ 29. Deux compagnons avec du gibier de Pierre Snyer, hauteur
1 pied 1 pouce, largeur 9 ½ pouce, sur bois
(71) 30. Une femme avec deux enfans et cinq autres petite figures
d’un Hollandois, hauteur un pied 2 pouces, largeur 1 pied sept st
demi pouce
(72) 31. Un remouleur des couteaux de Dynebourg11, hauteur 1
pied 4 pouces, largeur 1 pied 1 pouce
(73) 32. Une Venus avec un pasteur de Vanderwerff, hauteur 1
pied 3 pouces, largeur 1 pied ½ pouce
(74) 33. Une marine avec un vaisseau d’un maistre inconnu, largeur 1 pied 2 ½ pouce, hauteur 1 pied 4 pouces
(75) 34. Une Sainte Magdelaine avec des anges de Brouga Sorzi,
hauteur 1 pied 3 pouces, largeur 1 pied
(76) 35. Une bataille de Bourguignon, hauteur 9 pouces, largeur 1
pied, sur bois
(77) 36. Une chasse de Vaurmans, hauteur 8 pouces, largeur 9 ½
pouce
(78) 37. Une bouque avec 4 chévres de Gerard Dau, hauteur 7 ½
pouce, largeur 9 ½ pouce
(79) 38. 4 paysans qui jouent aux cartes de Brauer, hauteur 9 ½
pouce, largeur 1 pied ½ pouce
(80) 39. Une femme qui donne à têter à son enfant avec un garçon
manier de Miris, hauteur 1 pied 9 pouces, largeur 1 pied 3 pouces
(81) 40. Trois paysans qui fument du tabac de Teniers, hauteur 4
pouces, largeur 9 et demi pouces
(82) 41. Priam et Tesippe d’un Hollandois, hauteur 2 pieds 1 pouce, largeur 1 pied 10 pouces
(83) 42. Saint Jean qui prêche de Sajello, hauteur 7 ½ pouce, largeur 11 pouces, sur bois
(84) 43. Adam et Eve qui pleurent la mort d’Abel de Laresse, hauteur 1 pied 5 ½ pouce, largeur 1 pied 1 pouce
(85) 44.-45. Deux compagnons du cabaret où l’om rafrechit des
chevaux de Vaurmans, hauteur 1 pied 1 ½ pouce, largeur 1 pied 3
½ pouces
46. Une chasse de Carolo Routhard, hauteur 2 pied 5 pouces, largeur 3 pieds ½ pouce
(87/88) 47.-48. Deux compagnons représentans des paysans
jouante aux cartes de Teniers, hauteur 1 pied 4 ½ pouce, largeur 2
pied ½ pouce
(89) 49. Deux paysans qui fumente du tabac de Teniers, hauteur 1
287
pied 7 pouce, largeur 2 pieds 8 pouces
(90) 50. Sur l’autre côté du dit cabinet son placé les tableaux suivants: Un sacrifice d’amour de Rothenhammer et Brugel sur cuivre, hauteur un pied trois et demi pouces, largeur un pied huit
pouces
(91) 51. Une marine avec une chaloup pleine d’hommes de Seemann, hauteur 1 pied, largeur 1 pied 1 pouce
52. Un paysan dormant avec deux paysans regardans de Spaniol de
Bologne, hauteur 1 pied 2 pouces, largeur 10 pouces
(70?) 53. Une danse des plusieurs personnes, ronde de Teniers,
hauteur 1 pied ½ pouce, largeur autant
(94) 54. Une escurie avec des chevaux de Vaurmanns, hauteur 1
pied 1 ½ pouce, largeur 1 pied 6 pouces
(95) 55. L’entrée de l’arche Noë de Bassano, hauteur 7 pouces, largeur 9 pouces
(96) 56. Aeneas entrant avec une Sybille dans l’enfer de Brugel,
hauteur 9 ½ pouce, largeur 1 pied et demi pouce
(97) 57. Trois deésses dormantes de Brugel et Vambotten12, hauteur 10 pouces, largeur 1 pied 2 ½ pouce
(98) 58. Des hommes auprès un marechal qui fere un cheval de
Vaurmans, hauteur 6 pouces, largeur 8 pouces
(99) 59. Un paysage où un homme coupe du bois de Saffarin13, hauteur 6 ½ pouce, largeur 10 pouces, sur cuivre
(100) 60. Une Venus venante de la chasse avec du gibier et poissons de Brugel et Vanbotten, hauteur 1 pied 7 pouces, largeur 2
pieds 7 pouces
(101) 61. Une marine avec des vaisseaux de Brugel, hauteur 7 pouces, largeur 9 ½ pouces
(102) 62. Des fruits avec un limon de Heem, hauteur 1 pied ½ pouce, largeur 1 pied 4 ½ pouces
(103) 63. Venus et Adone à la manière de Vanderwerff, hauteur 1
pied 1 pouce, largeur onze pouces
(104) 64. Un paysage à la manière de Greffier, hauteur 1 pied 10
pouces, largeur 2 pied 6 pouces
(105) 65. Un paysage avec une grotte de Paul Brille, hauteur 7 pouces, largeue 8 pouces
(106) 66. Une table avec des fruits à terre et autres ornemens de
Fouer14, hauteur 9 pouces, largeur 1 pied 1 pouce
(107) 67. Un paysage de Safftleben maître de Griffier, hauteur 10
pouces, largeur 1 pied 2 pouces
(108) 68. Une femme tenante une raisin dans le main, demi ovale
de Gerard Dau, hauteur 11 pouces, largeur 8 pouces
(109) 69. Un garçon avec une fille et un chien de Gerard Dau, hauteur 9 pouces, largeur 7 pouces
(110) 70. Un paisage qui représent Saint Hubert à la chasse de Tockier, hauteur 10 pouces, largeur 1 pied 2 pouces
(111) 71. Trois chariots avec lours chevaux de Brugel, hauteur 9
pouces, largeur 1 pied ½ pouce
(112) 72. Une kirmesse où l’on danse et vende des poissons de Brugel, hauteur 10 pouces, largeur 1 pied 2 ½ pouces
(113-114) 73.- 74. Compagnon une femme regardante un ange et
l’autre aussi une femme de Vandermyn, hauteur 1 pied 6 pouces,
largeur 1 pied 2 ½ pouce
(115) 75. Deux paysans devant une cheminée de Teniers, hauteur
1 pied 1 pouce, largeur 10 pouces
(116) 76. Un homme ou musicien avec un verre du vin sur la table
de Vanderneren, hauteur 1 pied, largeur 10 pouces
(117) 77. Une nymphe et Hermafrotite de Mieris, hauteur 1 pied 2
pouces, largeur 1 pied 4 pouces
(118) 78. Une ruine avec des petites figures d’hommes de Paul
Brille, hauteur 9 pouces, largeur 1 pied ½ pouces
(119) 79. Un paysage rond de Saffarin d’un pied 6 ½ pouce
(120) 80. Une ruine ou paysage avec des barques de la manière de
Greffier, hauteur 10 pouces, largeur 11 pouces
(121) 81. Une sorcellege avec une femme nue de Brouga Sorzi, hauteur 1 pied ½ pouce, largeur 1 pied 4 pouces
(122) 82. La salutation de Notre Dame et Elisabeth de Rembrand,
hauteur 1 pied 9 pouce, largeur 1 pied 6 pouces
(123) 83. Un peintre avec son pinceau à la main de Gerard Dau,
hauteur 5 ½ pouce, largeur 4 pouces
(124) 84. Une paysanne d’un Hollandois, hauteur 6 ½ pouce, largeur 5 pouces
(125) 85. Un menage de chevaux de Vaurmans, hauteur 2 pied 2
pouces, largeur 2 pied 6 ½ pouces
(126) 86. Un garçon qui étudie devant une lumière, demi ovalle de
288
Schalck, hauteur 6 pouces, largeur 4 ½ pouce
(127) 87. Un homme avec une grande barbe de Gerard Dau, hauteur 6 pouces, largeur 5 pouces
(128) 88. Un homme tenant un verre de vin et une pipe de tabac
dans le mains de Ostada15, hauteur 1 pied 5 ½ pouce, largeur 1 pied
3 pouces
(129) 89. Une conversation des paysans qui font la fête des roys de
Peter de Glaute16, hauteur 1 pied 1 pouce, largeur 1 pied 5 pouces
(130) 90. Un berger avec des vaches et moutons de Teniers, hauteur 1 pied 5 ½ pouce, largeur 1 pied 10 ½ pouces
(131) 91. Une femme et un garçon avec des instrumens musicaux
de David Teniers, hauteur 1 pied ½ pouce, larg(eur) 1 pied 4 pouces
(132) 92. Une compagnie des paysans qui fument du tabac de Teniers, hauteur 1 pied 3 pouces, largeur 3 pouces
(133) 93. Un vieux paysan avec une grande barbe tenant son chapeau d’un maitre hollandois inconnu, hauteur 1 pied 8 ½ pouce,
largeur 1 pied 4 ½ pouces
(134) 94. Une conversation des paysans dont un joue au guitare
avec d’autres instruments musicaux de Teniers, large 1 pied 11
pouce, haut 1 pied 3 ½ pouces
(135) 95. Un paysage avec des vaches et petites figures ou personnages de Brugel, hauteur 1 pied 7 pouces, largeur 2 pieds 2 pouces
(136) 96. Une conversation de quatre hommes et deux femmes,
dont une joue à la luthe, hauteur 1 pied 3 et demi pouces, largeur
deux pieds, de Van der Laennen
(137-1338) 97.-98. Deux compag(nons) de Vaurmans représentants des soldats en marche, dont l’une est haute 1 pied 3 ½ pouce,
large 1 pied 8 pouces et l’autre haute 1 pied 8 pouce et large 1 pied
7 pouce
99.-100. Comme aussi deux batailles sur les portes d’un
maitre hollandois
(IV)
Dans la bibliothèque sur la cheminée :
Une Diane de Parmasanin
2./3. Et deux tableaux sur les portes représentans chacun un homme avec un livre devant soy à la manière d’un peintre pollonois
(V)
Dans le second étache:
1./2. Sont postés dans une chambre deux grands portraits de Son
Altesse Sérénissime, un représentant Son Altesse à cheval de Van
der Schuppe l’autre de Ruttiers
(VI)
Spécification des tableaux qui se trouvent dans le battiment du jardin en bas et dans le cabinet:
1. Une conversation de des dames et messieurs avec des petites anges représentant l’amour, sur la porte
(139) 2. Un paysage de Safftleben, hauteur 11 pouces, largeur 1
pied 2 pouces
(140) 3. Un paysage qui représent la récolte de Griffier, hauteur 1
pied 7 pouces, largeur 1 pied 10 pouces
(141) 4. Un paysage représentant le printems de Greffier, hauteur
1 pied 7 pouces, largeur 1 pied 10 pouces
(142) 5. Un paysage avec un cabaret et des petits figures de Safftleben, hauteur 11 ½ pouce, largeur 1 pied 2 ½ pouce
(143) 6. Un paysage compagnon du susdit et du même maitre et de
la même hauteur et largeur
(144) 7. Un marché de fruits et choux de Greffier, hauteur 1 pied 7
pouces, largeur 1 pied 10 pouces
(145) 8. Un paysage avec une rivière et des petits barques de Safftleben, hauteur 11 pouces, largeur 1 pied 1 pouces (!)
(146) 9. Un paysage pareille à l’autre du même Greffier, hauteur 1
pied 6 pouces, largeur 1 pied 11 pouces
(147) 10. Un paysage qui représent l’hyver de Greffier, hauteur 1
pied 7 ½ pouces, largeur 1 pied 10 pouces
(148) 11. Un paysage avec un chatteau sur la montagne de Saffteben, hauteur 10 ½ pouces, largeur 1 pied 1 pouce
(149) 12. Un paysage avec un village du Greffier, hauteur 1 pied 6
pouces, largeur 1 pied 8 pouces
(150) 13. Veue d’une ville avec un jacht ou vaisseau et des petits figures de Greffier, hauteur 1 pied 6 ½ pouce, largeur 2 pieds
(151) 14. Un paysage avec des petits figures de Greffier, hauteur 1
pied 1 ½ pouce, largeur 1 pied 6 pouces
(152) 15. Un paysage avec un forteresse sur un hauteur de Greffier,
hauteur 1 pied 6 ½ pouce, largeur 2 pieds
(153) 16. Un paysage avec des petits figures de Greffier, hauteur 1
pied 1 pouce, largeur 1 pied 6 ½ pouce
(154) 17. Un paysage avec un jardin et des petites figures à la manière du Greffier, hauteur 1 pied 6 ½ pouce, largeur 2 pieds
(155) 18. Un paysage avec des paysans qui dansent et des petites
barques du Greffier, hauteur 1 pied 6 pouces, largeur 1 pied 11
pouces
(156) 19. Un marché dehors d’une ville du Greffier, haute 1 pied 1
½ pouce, largeur 1 pied 11 pouces
(157) 20. Un paysage avec un cabaret de Greffier, hauteur 1 pied 5
pouces, largeur 1 pied 8 pouces
(VII)
Dans la bibliothèque :
1. Un tableau rond représentant la chaste Joseph, sur la cheminée
2. A coté Diane avec des nymphes et Actéon
3. Jupiter transfiguré en cigne avec Léda
(VIII)
Specification des tableaux qui se trouvent au pallais en ville dans la
gallerie en quadres dorés :
1. La marche des peuples d’Israël d’Egiphte de Jean Benedelli de
Castillion, hauteur 4 pied 6 ½ pouce, largeur 9 pied 8 pouces
(158) 2. La décolation de Saint Jean de Paul Veronese, hauteur 3
pied 10 pouces, largeur 5 pied 9 ½ pouces
3. Un portrait d’un duc de Bourgogne nommé Charles le Hardi de
Rubeyns, hauteur 4 pied 3 pouces, largeur 3 pied 3 pouces, sur une
des portes
(160) 4. Saint Sebastien de […] hauteur 7 pied 1 pouce, largeur 4
pieds 6 pouces
(159) 5. Sainte Marguerite avec deux anges et le dragon de Boussin17, hauteur 6 pieds 9 ½ pouce, largeur 5 pied 1 ½ pouces
6. Sur la porte le portrait du duc de Bourgogne nommé le Jean
le Bon de Rubeyns, hauteur 4 pied 3 pouces, largeur 3 pieds 3
pouces
7. Le portrait du prince Thomas de Savoye de Vandeick, hauteur 3
pieds 7 ½ pouce, largeur 3 pied 3 pouces
(161) 8. Notre Seigneur au temple de la première manière de Titien, hauteur 4 pieds, largeur 4 pieds 5 pouces
9. Sur la porte un bacionat de Vandeick, hauteur 4 pieds 9 pouces,
largeur 3 pieds 8 pouces
(164) 10. Le portrait de Bourbusse18, hauteur 3 pieds, largeur 2
pieds 7 pouces
(162) 11. Une Lucretia de Guido Reno, hauteur 3 pieds 2 ½ pouce,
largeur 2 pieds 5 pouces
(163) 12. Le portrait de Vandeick, hauteur 1 pied 11 pouces, largeur 2 pieds 5 pouces
(165) 13. Saint Hieronime de Guido Reno, hauteur 3 pieds 8 pouces, largeur 2 pieds 11 pouces
(166) 14. Le petit Jesus dormant en oval de Guido Reno, hauteur
2 pieds 6 pouces, largeur 3 pieds 3 pouces
(167) 15. La processione de douze pucelles, instituée à Bruxelles
de Infante Isabelle, de Brugel, hauteur 1 pied 9 pouces, largeur 3
pieds 1 pouce
(168) 16. Un Saint Jean de Guido Reno, hauteur 3 pieds 8 pouces,
largeur 3 pieds
(169) 17. Le retour des gens avec des raisins que Moyse at envoyé
à la terre de la promission de Rubeyns, hauteur 3 pieds 8 ½ pouces,
largeur autant, huitangulaire
(170) 18. Adam et Eve qui l’ange chasse de paradis de Albano, hauteur 1 pied 11 pouces, largeur deux pieds 7 pouces
(171) 19. Le portrait de Rembrand, hauteur 3 pieds, largeur 2 pieds
6 pouces
(172) 20. Une Venus et Cupidon à la manière Bolonnoise, hauteur
3 pieds, largeur 2 pieds 4 pouces
(173) 21. Une Notre Dame avec Jésus sur les genoux de Vandeick,
hauteur 2 pieds 5 pouces, largeur 1 pied 10 pouces
(IX)
Dans la chambre à coucher de Son Altesse Sérénissime en quadres dorés :
1. Un tableau représentant la réssusitation de Lazare de Boussin, hauteur 3 pieds 10 pouces, largeur 5 pieds 1 pouce
(174) 2. Une Notre Dame avec le petit Jésus de Lucas d’Hollanda19, hauteur 1 pied 6 pouces, largeur 1 pied 1 pouce
(175) 3. Dispute de Jésus dans la synagog, demi oval de Raphael Urbin, hauteur 1 pied 7 pouces, largeur 1 pied 1 pouce,
sur bois
(176) 4. Une Venus avec le Cupidon sur cuivre d’Albano, hauteur 6 pouces, largeur 9 ½ pouces
5./6. Deux pièces historiques sur les portes de Joseph del Sole
(X)
Dans la chambre des porcellains :
1./2. Deux petits tableaux ovals sur cuivre
3./4. Deux portraits de dames en quadres
5.-10. Plus six autres petits tableaux ronds sur cuivre, représentants des paysages, dans leurs quadres dorés
(XI)
Dans la chambre à coté celle des porcellains :
1. Un portrait de Son Altesse Sérénissime en bastell
2. Un autre peint par Richter20
3. Un autre peint en Hollande par le chevalier More
4. Un autre petit assis à cheval
5. Le portrait du duc et maréchal de Villars
6. Le portrait de Son Altesse Sérénissime le comte de Soissons
7. Un de Madame la comtesse de Soissons
8. Un autre de Madame la comtesse de Soissons en quadre dorés
9. Un portrait d’une dame inconnu
10. Un tableau sur bois d’Angelo della Bonarotta : Jupiter transfiguré en cigne avec Juno
11. Un Lucrèce et l’autre Flore
12. Un moyen: Mars et Venus surpris par Vulcain dans un quadre
dorés
13./19. Sept petits portraits ovale de dames
20./23. Quatres petits tableaux de Turqs
24./25. Deux petits compagnon d’animaux
26./30. Cinq petits quarrés représentans des nudités dans leurs
quadres dorés
31./32. Deux oyseaux depeints
33. Un Cupidon dormant dans un quadre dorés
34. Un vaisseau fait à la plume
35. Un dessein de David tenant la tête de Goliath à la main, fait à
touche
36./40. Cinq portrait de la maison royale de Savoye
41. Le plan de Constantinopel
42. Un tableau brodé en soye, répresentant la Sainte Vierge et Saint
Joseph
43.-47. Cinq veues de Malte
48. Argus et Mercure fait avec toutes sortes de perles de couleurs
avec son quadres dorés dans sa caisse
49./50. Deux batailles de Jaques Baroselle21
51./52. Et deux autres plus petites du meme
53. La veue du port de Gêne en long fait par Antoine Calza
54./55. Deux veues de Naples
(XII)
Les suivants tableaux ont été mis par ordre de Son Altesse Sérénissime dans la dite chambre:
1. Un paysan jouant à la musette avec quatre autre paysans dans
la… de Teniers dans son quadre, de la hauteur 1 pied 4 ½ pouce, largeur 1 pied 9 et demi pouce
2. Un avec des fruits avec son quadre de Gillman22, hauteur 2 pieds,
largeur 1 pied 5 ½ pouce
3. Une verdurière avec un homme dans son quadre de Ciecken,
haut 1 pied 5 ½ pouce, large 1 pied 2 pouces
4. Une pièce hollandoise avec trois figures représentant la cuisine
en son quadre, hauteur 1 pied 6 pouce, largeur 1 pied 2 pouces
5. Un petit avec 4 figures de Brauer23 dans son quadre, hauteur 4
pouces, largeur 5 pouces
6. Une pièce de Willenbauer représentant Moyse passant la Mer
Rouge avec son peuple dans son quadre doré, hauteur 1 pied 1 pouce, largeur 2 pieds
7. Une pièce sur cuivre: Moyse avec son peuple dans son quadre dorés de la manière de Prille, hauteur 5 pouces, largeur 11 pouces
8. Un paysage de Focquier sur bois dans son quadre dorés, hauteur
10 pouce, largeur 1 pied 3 pouces
289
290
9. Un fruitier fait par Teniers sur la manière de Bambouche dans
son quadre dorés, hauteur 1 pied 4 pouces, largeur 1 pied
10. Une femme agonisante avec sa famille sur bois dans son quadre de Hollbain, hauteur 7 pouces, largeur 10 pouces
11. Une pièce en miniature: Venus avec Mars et Cupidon dans son
quadre, hauteur 7 pouces, largeur 4 pouces
12. Un autre sur bois: Le triomphe des dieux sur la mere, hauteur
7 pouces, largeur 4 pouces
13. Un paysage sur bois, hauteur 2 pieds 4 pouces, largeur 3 pieds
8 pouces, dans son quadre dorés de […]
14./15. Deux pièces d’Ovide d’albastre dans leurs quadres noirs,
hauteur 1 pied, largeur 1 pied 4 pouces
16. Le portrait de Petrache Gortan, paysan du comitat de Temeswar,
hauteur 4 pied 9 pouces, largeur 2 pieds 11 pouce, sans quadre
17. Le chaste Joseph sans quadre sur cuivre, hauteur 1 pied 1 pouce, largeur 1 pied 5 ½ pouce
18./19. Deux portraits à la manière d’Hollbain, homme et femme
sans quadre, hauteur 1 pied 5 pouces, largeur 1 pied 2 pouces
20./21. Deux veues de Venise faites de Gaspar van Villen24, dans
leurs quadres dorés, hauteur 11 pouces, largeur 1 pied 6 pouces,
sur bois
22./23. Deux autres veues de Rome de Vaulind dans leurs quadres
dorés, hauteur 1 pied 1 pouce, largeur 1 pied 11 pouces
24./25. Deux veues du jardin de Son Altesse Sérén(issim)e de Bavière sans quadres fait du bois, hauteur 1 pied 5 pouces, largeur 2
pieds 3 pouces
26. Un dessin ou veue de Naples fait par l’ingénieur Montagne25
sans quadre, hauteur 1 pied 2 pouces, largeur 3 pieds 10 pouces
27. Un petit tableau oval avec son verre devant un Venus et Cupidon dans son quadre dorés
28. Un vierge avec d’autre figures et des anges sur bois de Lucas
Granack
29./30. Deux grands tableaux historiques fait par un Néapolitain;
ces deux sont placés dans l’entrée derrière la gallerie
1
I numeri tra parentesi a lato sono del Catalogo del 1737 (non reperibile) così come trascritto da Joseph von Retzer e tradotto da Alessandro
Baudi di Vesme (1886).
2
S’intende Philips Wouwerman (1619-1668).
3
S’intende Giulio Cesare Procaccini (1574-1625).
4
S’intende Jacopo Palma il Giovane (1544-1628) o Jacopo Palma il Vecchio (1480-1528).
5
S’intende Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino, da Cento (15911666).
6
S’intende uno dei tre cugini Annibale (1560-1609), Agostino (15571602) o Ludovico (1555-1619) Carracci.
7
S’intende Felice Rizzo detto il Brusasorzi (1539-1540 - 1605).
8
S’intende Frans van Mieris (1635-1681).
9
Potrebbe intendersi Jacob Toorenvliet (1640-1719).
10
S’intende Andries Both (1612-1613 - 1642) o Jan Both (1618 - 1652).
11
S’intende Caspar Netscher (1635 circa - 1684).
12
S’intende Hendrick van Balen (1575-1632).
S’intende Roelandt Savery (1576-1639).
S’intende Gerard Seghers (1591-1651).
15
S’intende Adriaen van Ostade (1610-1685).
16
S’intende Peter de Bloot (1601-1602-1658).
17
S’intende Nicolas Poussin (1594-1665).
18
S’intende l’imperatore germanico Federico Barbarossa.
19
S’intende Luca di Leida (1494-1533).
20
S’intende David Richter (1662-1735).
21
S’intende Ignace-Jacques Parrocel (1667-1722).
22
S’intende Jan Pauwel Gillemans (1618-1675) o suo figlio con lo stesso nome (1651-1704).
23
S’intende Adriaen Brouwer (1605-1638).
24
S’intende Gaspar van Wittel (1653-1736).
25
S’intende Gabriel Montani (attivo nella prima metà del XVIII secolo).
13
14