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Il domenicano Filippo Maria Peruzzotti censore e predicatore agli ebrei di Lugo e l'espurgazione nel 1765 di un testo di polemica ebraica anticristiana

2016, Materia giudaica

Mauro Perani FRA FILIPPO MARIA PERRUZZOTTI CENSORE A LUGO E L’ESPURGAZIONE NEL 1765 DI UN TESTO RITENUTO ANTICRISTIANO Il primo reca la segnatura di ms. 27, cartaceo, scritto a Carpi nel 1464 in grafia ebraica di tipo italiano, di cui presso lo Institute of Microfilmed Hebrew Manuscripts (IMHM) di Gerusalemme si conserva il microfilm col No. 41379, mentre alla National Library of Israel reca la sigla di identificazione 58285. Il piccolo codice, di 38 ff., reca il colofone ‫אני אברהם יזיי׳׳א‬...‫ וסיימתיו פה קרפי בשנת ד׳ר׳ך׳‬ossia: L’ho eseguito qui a Carpi nell’anno [5]224 [= anno cristiano 1664] io Abramo, che io possa vedere una discendenza e prolungare i miei giorni, amen. Contiene una copia dell’opera Behinat ha-‘Olam o “Esame del mondo”, un poema didattico in 37 brevi capitoli, composto dopo l’espulsione degli ebrei dalla Francia nel 1306, episodio al quale ci si riferisce nel cap. XI.2 Incipit: ‫ הבדרשי אבוניט אברם‬...‫אגרת חברה‬ ‫הנקראת בחינת עולם‬. Il Bernicoli, compilatore a fine Ottocento di un inventario dei manoscritti conservati presso la Biblioteca Classense di Ravenna, non si sa su che base o su quale consulenza chiesta, lo descrive come “Grammatica ebraica con note margin. (Sec. XVI ?)”.3 Il secondo è il ms. 69, cartaceo, di 55 fogli, scritto con inchiostro marrone, con rigatura eseguita a inchiostro, e che lo IMHM, conserva nel microfilm No. 41380, mentre alla National Library of Israel reca la sigla di identificazione 195241. Il ms. è del XVI secolo, vergato in grafia semicorsiva ashkenazita. Il codice contiene una raccolta di testi tratti dalla Bibbia ebraica, da usare per la polemica ebraica anticristiana, in particolare, la I parte, ai ff. 1r-11v, è dedicata ai sabati e alle festività e contiene dei versetti biblici su vari soggetti, fra cui “La prova dell’esilio”, passi relativi alla “circoncisione”, “Israele eletto fra tutti i popoli”, “la resurrezione dei morti”, “la redenzione futura”. Nella II parte, ai ff. 12r-55v compare una tavola generale dei capitoli della Bibbia ebraica, secondo l’ordine dei libri, e la fondazione della polemica anticristiana, sulla base di Isaia 52,13. Bernicoli lo descrive, senza alcuna comprensione personale del contenuto, semplicemente ricopiando quanto scrive il censore Peruzzotti nella sua analisi che lo porta a dichiarare l’opera assolutamente da proibire, riprendendone il titolo e il punto 1 della sua lunga nota censoria: “Libro dei fatti di tutti li capito- S. BERNICOLI, Inventario dei manoscritti della Biblioteca Classense di Ravenna, Bordandini, Forlì, 1894. Per questo si veda: E. RENAN, A. NEUBAUER, Les Écrivains Juifs Français, Paris, 1893, p. 37. 3 BERNICOLI, Inventario dei manoscritti della Bi- In questo studio intendo occuparmi di un padre domenicano censore, attivo a Lugo nella seconda metà del Settecento, nel quale mi sono imbattuto casualmente esaminando un piccolo manoscritto ebraico conservato a Ravenna parecchi fa. Avvenne in occasione del congresso internazionale sui beni culturali ebraici in Italia, che organizzai a Ravenna nel 2000, quando con Benjamin Richler e Edna Engel esaminammo i due piccoli manoscritti ebraici conservati presso la Biblioteca Civica Classense della città. Si tratta dei mss. 27 e 69, descritti in maniera errata da Silvio Bernicoli nel suo inventario pubblicato a Forlì nel 1894,1 e che di seguito brevemente descrivo. Il manoscritto della Classense di Ravenna con la censura 2 1 147 Mauro Perani li; particolarmente li cinque libri (di Mosè) e li 24 libri, secondo il titolo del canone dè Cristiani. Estratto compendioso, e fedele di ciò, che si contiene nel presente Mss. Ebraico, con alcune Note, e censura. [del P. Filippo Maria Peruzzotti]”. (Sec. XVII). Interessante notare che tutte le note, timbri etichette in italiano, compresi i fogli della censura, sono stati eseguito alla rovescia rispetto al testo ebraico. Lo sappiamo bene: chi non conosce l’ebraico lo rovescia, perché così almeno la scrittura ignota va da sinistra a destra come le lingue più conosciute. Esattamente in questo secondo manoscritto si trovano due bifogli, piegati e cuciti al dorso con filo fra il f. 8v e il 9r del codice, per complessive 8 pagine di testo, che contengono una lunga esposizione dell’esame del contenuto del codice, eseguito nel 1765 dal censore Padre Filippo Maria Peruzzotti, predicatore agli ebrei di Lugo, il quale lo considera un testo assolutamente da proibire gravemente e da mettere all’indice come trattato gravemente anticristiano. È interessante il fatto che nella II Parte, dove il codice contiene citazioni a tema tratte sia dai cinque libri della Torah o Pentateuco ebraico sia dagli altri libri, i loro nomi sono dati sia in ebraico, sia in una versione volgare, non è certo se italiana, scritti in caratteri ebraici. Così abbiamo che la Genesi è resa col normale ‫בראשית‬ e quindi, sempre in caratteri ebraici, ‫ יינזיש‬ossia Genesis (inizia al f. 12r); Esodo con ‫ שמות‬e con ‫ איזידו‬qualche volta ‫איזדו‬, ossia Ezido (f. 14v); Levitico ‫ ויקרא‬e ‫ לויטקו‬o Levitico (f. 16r); Numeri ‫ במדבר‬e ‫ נומבריא‬ossia Nombrio (f. 17v); e, infine, Deuteronomio ‫ דברים‬e ‫ דיאוטנומבריאו‬ossia Deutronombrio (f. 19r). Il libro di Giosuè è ‫ יהושע‬e ‫ יזוע‬Yezua‘ (f. 21v); Giudici ‫ שפטים‬e ‫ יודיקוס‬o Iudicos (f. 22v); Samuele col normale ‫ שמואל‬e parrebbe che nella colonna di sinistra si pongano citazioni tratte da libro dei Re, reso con la forma volgare ‫ריגום‬ ‫ מינורי א׳‬o Regum minore I (f. 23v); seguono ‫ריגום‬ ‫ מינורי ב׳‬ossia Regum minore II, sempre in sinossi con Samuele (f. 25v); seguono i Re ‫מלכים‬ reso con ‫ ריגום ג׳‬ossia Regum III (f. 27r); seguono Re ‫ מלכים‬reso con ‫ ריגום ד׳‬ossia Regum IV (f. 29r); segue Geremia reso, dopo il biblico ‫ירמיה‬ col volgare ‫ זירמייה‬Zeremia (f. 30v); segue Isaia, in ebraico ‫ ישעיהו‬e in volgare ‫ איזייה‬ossia Izaia (f. 34v); segue Ezechiele, reso ‫ יחזקאל‬e ‫איזקיאל‬ o Ezechiel (f. 40r); Osea, ‫( הושעה‬la prima volta scritto erroneamente ‫ אושיעה‬con alef iniziale) reso anche in volgare ‫ אושיאה‬o Osea (f. 42v); Amos è ‫ עמוס‬e nell’altra forma volgare ‫( אמוס‬f. 43v); segue Abdia, reso nella normale forma ebraica ‫ עבדיה‬e nell’altra ‫ אבדיאס‬o Abdias (f. 44r); Giona è scritto allo stesso modo per la forma biblica e l’altra, ossia ‫( יונה‬f. 44v); Michea è ‫ מיכה‬e nell’altra forma volgare ‫ מיכס‬Micas (f. 44v); Naum è reso ‫ נחום‬e ‫( נאום‬f. 45r); Abacuc è reso ‫ חבקוק‬e ‫( אבקוק‬f. 45v); Sofonia con ‫ צפניה‬e con ‫ צופניאס‬o Sofonias (f. 45v); Aggeo rispettivamente con ‫ חגי‬e ‫( אגי‬f. 46r); e Zaccaria con ‫זכריה‬ e ‫( זכריאה‬f. 46r); il profeta Malachia è scritto ‫ מלאכי‬e ‫( מלכיאס‬f. 47r); e, infine, Daniele reso solo nella forma classica ‫( דניאל‬f. 47r); Esdra è reso rispettivamente con ‫ עזרא‬ed ‫( עזדרא‬f. 47v); Neemia è indicato come il II libro di Esdra, reso dunque come segue: ‫ספר שני נקרא בלשונם נעמיה‬ ossia: Libro secondo (di Esdra) chiamato nella loro lingua Neemia (f. 48r); Libro delle Cronache, o Paralipomeni è reso con ‫ דברי הימים‬e con ‫ פרליפומינס ראשון‬o Paralipomenos I (f. 48c) e ‫ פרליפומינס שיני‬o Paralipomenos II (f. 50r); segue il Cantico dei Cantici indicato col nome ebraico di ‫ שיר השירים‬e come ‫ קנטיגוס‬o Cantigos (f. 51v); Rut è solo il normale ‫( רות‬f. 51v); Lamentazioni è reso oltre al biblico ‫ איכה‬con ‫ פיינטי דיירמיאה‬vale a dire Pianti di Ieremia (f. 52r); nella stessa pagina alcune citazioni da Giobbe, reso con ‫איוב‬ e con lo strano ‫ יופא‬forse da leggere Iuppa o Iopa o anche Iofe (f. 52r); i Salmi ricorrono al f. 4v come ‫ סלטיריו‬ossia Salterio; i Proverbi sono indicati come ‫ משלי‬e come ‫ פרווירביי שלמון‬o Proverbii Salomon (f. 53r); segue Qohelet reso ‫ קהלת‬e con l’incomprensibile forma ‫ גליזשקו‬credo da leggere Glesiasco (f. 55r), dove termina il manoscritto. Per quest’ultima forma del nome probabilmente lo scriba ha scambiato l’Ecclesiaste con Ecclesiastico altro nome cristiano del Siracide, cosa non rara, ma qui scorretta perché manca una tet.4 blioteca Classense, cit., n. 27. 4 La forma Glesiastico per Ecclesiastico, invece di Ecclesiaste per indicare Qohelet, per quanto rara, è attestata, come si può vedere qui: https://books. 148 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo morte, sarà vinto. Del resto il fatto di non vedere i frutti della salvezza, è sempre stato l’argomento capitale della critica ebraica a considerare il Messia già venuto. Forse, obliterando totalmente la seconda venuta del Messia cristiano, i padri inquisitori e i censori erano, dal punto di vista cristiano, più eretici degli ebrei. Una censura sulla venuta del Messia La raccolta di passi tratti dal profeta Geremia termina al f. 34r, e alla fine della pagina è stata cancellata una comune supplica a Dio, perché mandi il suo Messia, presto ai nostri giorni e ricostruisca il Tempio di Gerusalemme: ecco le parole non cancellate con inchiostro scuro dalla censura, che è stata drastica e non permette assolutamente di leggere le parole espurgate, per cui le integro io con uno dei modi più comuni di esprimere questa preghiera: ‫ה׳ ]ברחמיו ישלח לנו‬ ‫ אכבי׳׳ר ]אמן‬5, ‫את המשיח[ ויבנה ביתו במהרה בימינו‬ ‫ ]כן בימינו יהי רצון‬ossia: Il Signore [nella sua misericordia mandi a noi il Messia] e ricostruisca il suo Tempio presto, ai nostri giorni, Amen. Ai nostri giorni così sia il volere di Dio. Potrebbe essere stato lo stesso Peruzzotti a cancellare come eretica e anticristiana l’affermazione che il Messia non è ancora venuto, ed è atteso da Israele per il futuro. I censori cristiani avrebbero fatto bene a considerare che anche per loro, se il Messia Gesù è venuto sulla terra la prima volta, gli effetti della salvezza non sono ancora visibili e pienamente maturati, finché egli non venga nel futuro con la seconda venuta nella parusia, quando i frutti della salvezza saranno pienamente maturi e l’ultimo nemico, la Il censore lughese Filippo Maria Peruzzotti Questo censore non è fra quelli più conosciuti e, tuttavia è già noto a William Popper, l’autore del primo importante studio sulla censura dei libri ebraici,6 che cita una sua menzione fatta trent’anni prima di lui da Marco Mortara, il rabbino mantovano, nel suo studio sulla confisca e censura dei libri ebraici, tradotto in tedesco da Moritz Steinschneider e da lui pubblicato a Berlino nel 1862 in tre puntate apparse in quell’anno nella Hebräische Bibliographie.7 Popper nel suo studio presenta anche la storia della censura dei libri ebraici eseguita dalla Chiesa cattolica e dalla Inquisizione, e nel delinearla si basa anche sugli studi prima di lui condotti da Abraham Berliner, sia nella sua Storia degli ebrei di Roma, sia nella sua opera sulla Censura e confisca dei libri ebraici nello Stato google.it/books?id=xbZPAQAAMAAJ&pg=PA599& lpg=PA599&dq=glesiastico&source=bl&ots=IrcnjT BDZM&sig= JdGd2Q4WhkiFU0dahPHAnM6ysyw &hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwioprKiqLOAhXI6xQ KHbWtDb0Q6AEIJjAD#v=onepage&q=glesiastico &f=false. 5 Nel ms. compare erroneamente con una mem in più ‫ביממינו‬. 6 W. POPPER, The Censorship of Hebrew Books, pubblicato la prima volta negli Stati Uniti nel 1899 per la Knickerbocker press, (Albany, N.Y.), e ristampato per la Ktav Publishing House, Inc, di New York, nel 1969; in particolare per l’argomento in esame, le pp. 118-123 dalle quali attingo diverse notizie che di seguito presento al lettore. 7 M. MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in Italien und der Canon purifications (‫ ספר הזקוק‬Sefer ha-Ziqquq), «Hebräische Bibliographie», Berlin, 5 (1862), pp. 72-77, 96-101 e 125-128. Avendo Mortara scritto queste note in italiano, oltre alla versione tedesca menzionata, nello stesso anno in cui appariva questa, pubblicò in Italia questo studio: M. MORTARA, Un curiosissimo incidente storico: ms. ‫ ספר הזקוק‬Sefer ha-Ziquq, «L’Educatore Israelita», 10 (1862), pp. 161-168. Nel mio lavoro su Mortara: M. PERANI, Per uno studio dell’opera e del pensiero di Marco Mortara: recenti scoperte di manoscritti ignoti, la sua bibliografia e piste di ricerca, con un’appendice di documenti inediti, in M. PERANI (cur.), L’Ottocento ebraico in Italia fra tradizione e innovazione: la figura e l’opera di Marco Mortara, Atti del XXIII Convegno Internazionale dell’AISG, Ravenna 1416 settembre 2009, apparsi in «Materia giudaica» XV-XVI/1-2 (2010/2011), pp. 30-110, ho menzionato questo contributo, ma mi ero dimenticato di aggiungere le pp. 125-128, nelle quali Mortara riporta l’elenco di alcuni censori dal 1571 al 1641, non senza diversi errori di lettura dei nomi, come Lorenzo Franguella [Fring.?], Domenico Carretti e Girolamo da Duvallano, nome quest’ultimo che in un mio studio del 1994 ho mostrato doversi leggere Durazzano, cfr. M. PERANI, Confisca e censura di libri ebraici a Modena fra Cinque e Seicento, in M. LUZZATI (cur.), L’Inqui149 Mauro Perani della Chiesa,8 come pure su quello menzionato del Rabbino di Mantova Marco Mortara.9 Certamente, il Settecento ha raggiunto un apice, con la massima isteria dell’intolleranza cattolica verso le religioni diverse da quella “vera”, in particolare quella degli ebrei. Infatti con Papa Clemente XII (17301740) si imprime un giro di vite, quando egli ordina di eseguire una confisca generale di tutti i libri posseduti dagli ebrei residenti nello Stato Pontificio, che sarebbe stato il primo di una lunga serie di confische e censure, compito per il quale, il 28 maggio 1731, incarica il Frate Domenicano Giovanni Antonio Costanzi, mentre era capo del Mons. Giuseppe Simone Assemani (1687-1768) Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e orientalista. Costanzi preparò un Index Expurgatorius, e dei prontuari ad uso dei censori ed espurgatori delle presunte blasfemie ebraiche contro il cristianesimo, e sappiamo che sotto di lui divenne una pratica normale cercare libri proibiti nelle sinagoghe, accusando gli ebrei di aver riscritto nei loro manoscritti e libri a stampa, le parti cancellate dai vari censori. Dopo le confische e censure del 1731, ci fu una seconda espurgazione dei libri ebraici nel 1738, ancora sotto il papato di Clemente XII, che, a differenza di quella precedente, non si limitò alle comunità ebraiche sotto il potere pontificio, come Ferrara e Ancona, ma si estese anche ad altre, come ci attesta per Mantova, città sotto il dominio dei Gonzaga, il caso di Salomone Basilea, incarcerato per essere venuto in possesso nel 1733 di libri ereditati dai suoi avi. Col pontificato di Papa Lambertini, asceso al soglio pontificio col nome di Benedetto XIV (1740-1758), altre confische si succedettero nel 1748, ancora sotto lo zelo censore del Costanzi, e nel settembre del 1751. Ancora nell’aprile del 1753 furono eseguite delle confische nelle case degli ebrei di Roma, e furono sequestrati 650 libri, per 126 opere di titolo diverso. Conclusa l’opera di espurgazione a Roma, il Costanzi estese la censura ad altri centri, e il primo fu Lugo di Romagna, in Provincia di Ravenna. A Lugo, nella seconda metà del sec. XVIII, c’era una importantissima e grande comunità ebraica, che a inizio Seicento, con i suoi 608 membri censiti, aveva superato il 10 per cento della popolazione cristiana di 6.000 lughesi, percentuale altissima per la media italiana, che si aggira in genere sull’1 per cento. Questo enorme incremento era stato causato da una decisione papale seguita alla devoluzione del Ducato di Ferrara ceduto dalla Casa d’Este al Papa nel 1598. In quella occasione, gli ebrei sparsi per la Romagna in piccoli insediamenti di poche persone, chiesero al nuovo sovrano di confermare loro le condizioni di vita concesse dagli Estensi. Per molte cose il Papa li assecondò, ma non nella richiesta di poter continuare a risiedere sparpagliati in decine e decine di luoghi. La realizzazione dei ghetti, imposti nel 1555 dalla Bolla Cum nimis absurdum di papa Paolo IV, l’ex terribile cardinale dell’Inquisizione Pietro Carafa, che per molte località erano in ritardo nella loro realizzazione, esigeva di concentrare la popolazione ebraica in pochi e grandi centri, e il pontefice non glielo concesse, ordinando che dovevano scegliere una fra le tre città in cui potevano risiedere: Ferrara, Lugo o Cento. Da alcuni anni ho creato un workshop per lo studio della presenza ebraica in questo importante centro romagnolo, e tuttora la ricerca va avanti, sia con diverse tesi di laurea che ho assegnato,10 sia con ricerche di dottora- sizione e gli ebrei in Italia, Bari 1994, pp. 287-320. 8 A. BERLINER, Censur und Confiscation Hebräischer Bücher im Kirchenstaate, 1891; e ID., Geschichte der Juden in Rom, von der Aeltesten Zeit bis zur Gegenwart (2050 Jahre), 3 vols., Frankfurt, 1893; edizione italiana a cura di Aldo Audisio, Storia degli ebrei di Roma. Dall’antichità allo smantellamento del ghetto, Rusconi, Milano 1992. 9 M. MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in Italien und der Canon purifications, citato alla nota 5. 10 Altre tesi sono: I. ZANZANI, Le conversioni forzate degli ebrei nel XVII e nel XVIII secolo e il caso di Lugo, tesi di laurea triennale in Storia discussa nell’a.a. 2011-2012 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatrice la Prof. ssa Francesca Sofia; G. MONTANARI, Gli ebrei di Lugo nel Settecento. Un nuovo fondo per la storia della Comunità, tesi di Laurea discussa nell’a.a. 1993-94 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universi150 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo to.11 Ma torniamo al nostro censore, che pare gareggiasse con l’altro Frate domenicano incaricato a Roma dal papa Clemente XII, Giovanni Antonio Costanzi, per zelo facinoroso nell’espurgare e decretare graviter eretici i libri degli ebrei. Per contestualizzare il clima pesante che caratterizzò la ripresa settecentesca dell’espurgazione e della lotta contro i libri ebraici, pro- mossa dalla Santa Inquisizione, basti vedere quanto scrive e documenta Berliner. Come osserva lo studioso, ogni dieci o quindici anni l’Inquisizione ordinava nuove perquisizioni nei ghetti delle comunità ebraiche residenti nello Stato Pontificio, e di questa serie una si ebbe nel 1753, preceduta da altre ordinate nel 1731, 1738 ancora sotto il pontificato di Clemente XII, ancora nel 1748,12 durante il pon- tà di Bologna, relatore il Prof. Gian Carlo Calcagno. Le tesi di miei laureati sono: E. LOLLI, La vita della comunità ebraica di Lugo nei verbali delle sedute consiliari degli anni 1670-1759, Ms. Gerusalemme, HM2/9654, tesi di Laurea magistrale discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2011-2012; L. D’ANDREA, Il registro dei verbali del Consiglio della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1826-1835. Una finestra sulla vita interna degli ebrei lughesi, Laurea magistrale discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2011-2012; M. LAMBORGHINI, Vita ebraica a Lugo nei verbali delle sedute consiliari degli anni 1835-1845, Laurea magistrale discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2012-2013; E. CASADIO, Fuoco dello Shabbat, prediche forzate e portinaio del Ghetto. Aspetti di vita ebraica a Lugo di Romagna in una raccolta documentaria del Secolo XVIII, Laurea triennale discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2013-2014. Una tesi sul Rabbino di un importante ramo degli ebrei lughesi Fano o Da Fano, è quella da poco discussa da Gianmarco Sinisi, L’elogio funebre di Samuele Portaleone in morte del cabbalista Menachem Azaria Fano (1548-1620) da un manoscritto inedito della Bodleiana di Oxford, su questo cabbalista, noto con l’acronimo di Rama, che divenne rabbino a Mantova, discussa nel luglio del corrente anno 2015 a Ravenna presso il Dipartimento di Beni Culturali. Ora, di questi laureati, Elena Lolli e Gianmarco Sinisi hanno un dottorato di ricerca sempre su temi lughesi. 11 Per la storia di questa importante Comunità, resa gloriosa da grandi rabbini, intellettuali, cabbalisti e poeti di elevato livello culturale, che hanno fatto di quella di Lugo e una delle più importanti d’Italia per i secoli XVII e XVIII, si veda: A. PESARO, Cenni storici sulla Comunità Israelitica di Lugo, «Il Vessillo Israelitico», 29, 1881, pp. 234-236; 30, 1882, pp. 267-269; G. VOLLI, Gli Ebrei a Lugo, «Studi Romagnoli», IV (1953), pp. 143-183; A. PIRAZZINI, Notizie storiche sugli ebrei di Lugo nel sec. XVIII, «Romagnola Romandiola. 250 anni dopo F. Girolamo Bonoli», Walberti, Lugo 1994, pp. 67-75; ID., Strategie matrimoniali degli ebrei di Lugo nel Seicento, in S. SABAR, I.M. MARACH, A. PIRAZZINI e M. VITALE, Ebrei a Lugo. I contratti matrimoniali, Imola, Galeati 1994, p. 89-94; A. PIRAZZINI, Ebrei a Lugo. In onore di Pio IX. Un inno composto dal rabbino lughese Elia Gallico, «Tempo di Fiera. Numero Unico Stampato in Occasione della Fiera di Lugo», Walberti, Lugo 1994, p. 8; M.G. MUZZARELLI, La comunità ebraica di Lugo fra Medioevo ed Età Moderna, in Storia di Lugo, I, Forlì, 1995, pp. 225-227; A. PIRAZZINI, Libri ebraici a Lugo di Romagna (14931943): note per la ricostruzione di una realtà libraria dispersa, «Il Bibliotecario. Rivista semestrale di Studi Bibliografici», n.s., 1, 1995, pp. 135-202; ID., La Comunità ebraica a Lugo nel periodo delle legazioni, in Storia di Lugo, II, Edit, Faenza 1997, pp. 81-96; A. PIRAZZINI (cur.), Giacomo Manzoni. Studi, passioni e vita pubblica di un lughese nell’Italia dell’Ottocento, Edit, Faenza 1999; M. PERANI, A. PIRAZZINI e G. CORAZZOL, Il cimitero ebraico di Lugo, Firenze, Giuntina 2011 («Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae», 2); A.Y. LATTES, Vita ebraica a Lugo nei verbali delle sedute consigliari degli anni 1621-1639, con una Appendice di M. PERANI, Un poema ebraico-italiano per lo scampato pericolo da un assalto di ladri in casa di Moisè Angelo Senigaglia avvenuto a Lugo il 6 febbraio 1829, pp. 3-7 e pp. 159-200: 182, Firenze, Olschki 2013 (Storia dell’Ebraismo Italiano, Studi e Testi XXVIII / Testi per la Storia degli Ebrei a Lugo 1 [=TSEL]); M. PERANI, L’atto di morte di Isaia Romanin rabbino di Lugo, 2 febbraio 1765: “Tesori della morte” nei registri delle comunità ebraiche italiane, «Materia giudaica», XVII-XVIII/1-2, 2012-2013, pp. 177-188; M. PERANI e A.Y. LATTES, Un poema per la rifondazione della «Compagnia di Mezzanotte» nella Lugo ebraica di metà Settecento, «Materia giudaica», XV-XVI/1-2, 2010/2011, pp. 439-456; E. LOLLI, «Per trarli dalle tenebre dell’ignoranza». Nuovi documenti sulle prediche coatte agli ebrei di Lugo nel Settecento, «Materia giudaica», XIX (2014), pp. 103-116. 12 BERLINER, Storia degli ebrei di Roma. Dall’an151 Mauro Perani tificato di Papa Benedetto XVI (1740-1758), al secolo il bolognese Prospero Lambertini. Si pensi che nel giugno del 1733 a Mantova fu arrestato e imprigionato il Rabbino Salomone Basilea per possesso di libri non censurati, ricevuti in eredità da suoi avi.13 Nella sua opera citata sulla censura e confisca di libri ebraici, Berliner descrive il blitz censorio che il vicario con competenza sul Ghetto di Lugo ordinò si compisse la notte del 10 agosto del 1753. Allo scopo designò due padri del suo stesso ordine domenicano, ossia il lettore Angelo Gabulozzi e Padre Filippo Peruzzotti come revisori di tutti i libri posseduto dagli ebrei lughesi.14 La campagna censoria del 1753 fu una delle più tremende e investì anche gli ebrei del ghetto di Lugo. Peruzzotti, che Mortara nel suo studio sulla censura antiebraica chiama erroneamente Peruzzaldi,15 un frate dell’Ordine dei Predicatori nel convento dei Domenicani di Lugo, eccelleva per zelo censorio, in competizione con l’altro domenicano Giovanni Antonio Costanzi, al punto da non reputare valide le espurgazioni eseguite dai precedenti censori. Questo egli afferma, in un documento riportato per primo da Mortara e ripreso da Popper, a proposito di un libro, contenente un Commento ai Salmi, che era già stato censurato da Fra Luigi da Bologna nel 1599, Camillo Jagel nel 1613 e, infine, da Renato da Bologna nel 1226. Scrive il censore di Lugo: Per ordine e comando del Supremo Tribunale [dell’Inquisizione], si deve osservare che ogniqualvolta si trova che un passo censurato è stato riscritto in un libro, senza riguardo alla questione relativa a chi ciò si debba ascrivere, il possessore di questo libro deve pagare una penale di 100 scudi.16 La lista, assieme a quelle di altre comunità ebraiche, fra cui Ferrara, pubblicata nei dettagli di tutti i titoli delle opere con l’indicazione del luogo e data di stampa dal Berliner, conta 197 volumi, fra cui 38 cinquecentine e un incunabolo. Fra i libri considerati proibiti da Peruzzotti, compaiono 6 volumi dello Zohar, 30 libri di preghiere, contenenti nomi cabbalistici, diversi Mahazorim in lingue volgari, sue copie del Sefer ha-‘Iqqarim, 9 volumi di opere di Ya‘aqov Habib, oltre a tanti altri. Fa impressione vedere il livello elevatissimo della cultura ebraica lughese ancora a metà Settecento, mentre è confermato che in questo centro c’erano diversi cabbalisti ed era vivo un forte interesse per la Qabbalah. Sempre Berliner, – senza tuttavia citare la fonte e la segnatura del documento, anche se esso si trova certamente presso l’Archivio dell’Ex Sant’Uffizio, oggi Archivio della congregazione per la Dottrina della Fede (ACDF) presso il Vaticano, – riporta in una versione inglese il testo del resoconto che il Peruzzotti inviò a Roma della censura da lui eseguita a Lugo assieme al lettore domenicano Angelo Gabulozzi. Eccone sintetizzati i punti salienti. tichità allo smantellamento del ghetto, cit. pp. 248249. 13 POPPER, The Censorship of Hebrew Books, cit., pp. 120-121, che lo riprende dalla prima fonte costituita da, MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in Italien und der Canon purifications, cit. p. 100. 14 BERLINER, Censur und Confiscation Hebräi- scher Bücher im Kirchenstaate, cit., pp. 35-37. 15 MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in Italien und der Canon purifications, cit., non a p. 100, come erroneamente indicato da POPPER, The Censorship of Hebrew Books, a p. 123 nota 467, ma alla successiva p. 101. 16 MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in Il Padre Domenicano del Convento di Lugo Filippo Maria Peruzzotti riferisce a Roma di aver visto in molti libri la sottoscrizione di diversi censori, senza tuttavia aver visto in essi alcuna cancellazione o abrasione di parole. In molti altri, afferma che risultava censurata solamente una parola, peraltro di nessuna importanza, in tutto il libro. Quindi osserva che, di fatto, tutti i passi più offensivi e blasfemi contro la religione cristiana, così come molte delle dottrine errate del Talmud, rimanevano del tutto integre. Da questo il censore lughese riferisce a Roma di dedurre che le firme dei censori fossero false, oppure che nell’eseguire l’esame espurgatorio, fossero stati usati degli indici di libri proibiti falsi o non aggiornati. Un’ulteriore prova che a suo avviso costituisce per lui la conferma di quanto detto, è per Peruzzotti il fatto che molti revisori hanno firmato le loro sottoscrizioni censorie in libri posti nella prima classe, mentre secon- 152 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo do l’Indice del Costanzi i libri proibiti dovevano essere posti nella terza classe. A conferma il domenicano riporta il caso di un esemplare del volume Yafe mar’eh nel quale ha trovato la firma del censore Domenico Gerosolimitano con la data 1600, e con l’aggiunta che il volume era stato espurgato nel 1618, secondo le norme promulgate nella bolla di Clemente VIII. Un’altra copia del volume Kaftor u-ferah recava le firme di ben quattro censori: Domenico Gerosolimitano del 1598, Alessandro Scipione del 1598, di Lorenzo Franguello [non Tranquelli come riporta il Popper] del 1575. Tuttavia, nonostante che l’ultimo menzioni i decreti di Papa Paolo IV del 1559 e di Pio V del 1566, solamente tre parole sono cancellate in due o tre pagine, mentre tutte le allegoria talmudiche e i racconti connessi, avrebbero dovuto essere interamente cancellati. Concludendo il suo report all’Inquisizione romana, Peruzzotti afferma che: Io continuo a confermare la mia idea secondo la quale non si deve fare alcuna differenza fra testi contenenti vari racconti talmudici, che sono un vero insulto alla maestà e alla santità di Dio, e tutti gli altri libri proibiti; considerando che essi sono stati tutti composti nello spirito, nessuno di essi deve essere restituito.17 [Segue la firma del Rabbino di Lugo]: Rabbino Jacchia aff.(er)mo et obbligo quanto supra. Come aveva già fatto notare Mortara, questo resoconto inviato a Roma dal Peruzzotti è sottoscritto e firmato dal Rabbino capo di Lugo dell’epoca, Reuven Ibn Jacchia, sul quale ho pubblicato recentemente uno studio con Andrea Yaakov Lattes, in relazione al ristabilimento a Lugo della precedente scomparsa Confraternita cabbalistica della mezzanotte, sancito dalla stampa di una poesia su un foglio volante.18 Questo rabbino era membro di una famiglia ebraica oriunda dal Portogallo, fissatasi a Imola quindi passata a Lugo e, per sapere qualche cosa di più della sua figura, possiamo riferirci al Registro dei verbali delle sedute consigliari della Comunità ebraica di Lugo degli anni 1670-1759, conservato a Gerusalemme presso i Central Archives for the History of the Jewish People, nel quale al f. 118 si trova che Reuben Ibn Jacchia era il verbalizzatore ufficiale degli atti e deliberazioni della Comunità. Infatti egli, in questo registro da lui compilato, si firma diverse volte, Rubbino Jacchia scrivano del Qahal Qodeš, in ebraico ‫ראובן ן׳ יחייא סופר הקק״י‬. Veniamo a sapere da questi atti che Reuben o Rubbino fu chiamato ad assistere l’anziano e ormai inabile rabbino della Comunità di Lugo, Isacco Benedetto Fano, già nel 1748 e che, dalla data della morte del predecessore, ossia dal 1750, egli divenne rabbino Capo, con in aggiunta il compito di fungere da notaio o scrivano (sofer) ufficiale degli atti della comunità lughese. Con la forma Benedetto, il nome del predecessore non dice molto, ma se consideriamo che essa è l’equivalente italiano di Berakia, realizziamo subito che il predecessore del nostro rabbino Jacchia, è nientemeno che Isaac Berakiah Fano (3), cabbalista, liturgista, poeta omileta e rabbino vissuto a Lugo fra Sei e Settecento e ivi morto nel febbraio del 1750. Era figlio di Yehudah Arie (2), morto a Lugo nel 1680, a sua volta figlio di Isaac Berakia Fano (2), nato a Ferrara nel 1582 e morto a Lugo qualche anno prima del 1666, il quale era nipote e discepolo del cabbalista Menahem Azaria Fano (1), nato a Ferrara nel 1548, discepolo in questa città di Yišma‘el Hanina da Valmontone e morto nel 1620 a Mantova, dove era stato chiamato a ricoprire la cattedra di Rabbino Capo. Questi, a sua volta, era fratello di Yehudah Arie da Fano, padre di Isaac Berakia (2), ed entrambi erano figli di Isaac Berakia (1). Per almeno quattro generazioni i Da Fano, già presenti nel Cinquecento come banchieri a Lugo, oltre che a Ferrara dove sono documentati fin dal Quattrocento provenendo da Rimini. Era il 9 ottobre del 1759 e il rabbino Jacchia, sarebbe morto poco più Italien und der Canon purifications, cit., p. 101; POPPER, The Censorship of Hebrew Books, cit., p. 123. 17 POPPER, The Censorship of Hebrew Books, ibid. A.Y. LATTES e M. PERANI, Un poema per la rifondazione della «Compagnia di Mezzanotte» nella Lugo ebraica di metà Settecento, «Materia giudaica» XV-XVI / 1-2 (2010/2011), pp. 439-456. Il rabbino Lugo Reuven Ibn Jacchia durante la censura dei libri ebraici nel 1753 18 153 Mauro Perani di quattro mesi dopo. Per l’esattezza, come ci informa il Pinqas ha-niftarim della Comunità ebraica di Lugo, è morto il 2 di Adar dell’anno ebraico 5520 equivalente al 19 febbraio 1760. Ce ne informa questo “Registro dei morti”, formidabile e unico per la ricchezza dei dati contenuti negli atti di morte dei rabbini, intellettuali e persone importanti, conservato a New York già da inizio Ottocento, presso la Biblioteca del Jewish Theological Seminary of America, con la segnatura Ms. 3960, manoscritto in ebraico sul quale la summenzionata Elena Lolli sta conducendo la sua ricerca dottorale. In margine cita Genesis cap. 2 v. 3 Benedixit Deus Sabbatum, et sanctificavit eum, et quievit in eo. Esodo cap. 13 v. 6 A mangiare li azimi sette giorni. Item cap. 16 v. 29 Videte quod Dominus dedit vobis sabbatum. It. cap. 20 et cap. 23 v. 12 Sex diebus oparaberis, et v. 14 Festa (erunt) que ibi sequuntur, etc. Ed altri capitoli dove è fatta menzione o del Sabbato, o d’altre loro feste. Cosi nel Levitico cap. 16 et cap. 18 et 23 et 26. Cosi Numeri cap. 9, 10, 28, 29. Deuteronomio capp. 5, 16 Pasqua, Settimane (Pentecoste nostra), Tabernacoli Zeremia cap. 17 v. 21. Esaija cap. 56 v. 2 it. 58 v. 13 it. 66 v. 23. Ezekiel 22. 8 it. cap. 46 v. 1 In futurum (Messiae eorum temporibus) clausa erit porta orientalis, in die sabbati aperietur, et in die kalendarum lunae aperietur. Zacharia cap. 14 v. 18 Ruina percutiet Dominus gentes quae non ascenderint ad celebrand. festivitatem tabernaculorum. Regum terzo, cap. 12 etc. Dopo tutte queste notizie su Peruzzotti al servizio della censura nel ghetto di Lugo del 1753 e di altre precedenti e successive, veniamo ora a quella specifica che egli ha eseguito, descrivendo ampiamente, in quasi otto fogli, i motivi e i temi che rendevano proibito e da censurare del tutto, il trattato manoscritto di polemica ebraica anticristiana, finito con la sigla 69 presso la Biblioteca Classense di Ravenna. Iniziamo con il fornirne il testo, trascritto interamente. 3. Seguita la Circoncisione (titolo della). Sopra questa cita Genesis cap. 17 v. 10, Item Gen. 33 Quomodo circumcisi fuerint filii Sichem. Josuè cap. 5 v. 2 Esodo 4 25, Zacaria cap. 9 v. 11 In quoque in sanguine testamenti tui emisisti vinctos tuos de lacu, in quo non est aqua. IL TESTO DELLA CENSURA DI FILIPPO MARIA PERUZZOTTI AL TRATTATO DI POLEMICA ANTICRISTIANA CONSERVATO NEL MS. EBRAICO 69 DELLA CLASSENSE DI RAVENNA 1. Nel frontispizio sopra il cartone, pergamena, dice “Libro dei fatti di tutti li capitoli; particolarmente li cinque libri (di Mosè) e li 24 libri, secondo il titolo del canone dè Cristiani” Nota. Sù questo testo vi aggiunge la glosa seguente: Contra cio, che oppongono* - *intenda li cristiani - dicendo, non essere la circoncisione se non un indicio della circoncisione del cuore. Risponderai loro col capitolo X Deuteron. v. 16 circumcidite preputium cordis vestri. Ecco che abbiamo il precetto di tutte due le circoncisioni etc. Indi cita Ezekiel 44. 9: omnis alienigena incircumcisus corde, et incircumcisus carne non ingredietur sanctuarium meum. Nota. Vuol dire, che li titoli citati di tutti i libri della S. Scrittura, sono secondo che nominiamo noi Cristiani li detti libri: Cioe a cag. d’esemp. Genesis, Exodus, Leviticus, Numeri, Deuteron., invece che li Ebrei dicono Bereschit, Schemot, Vaikra, ec. Perciò in margine dei fogli, in caratteri ebraici sono scritti così = Genesis, Esodo, Levitico ec. 4. Sopra il titolo delli eterogenj di diverse specie, o semi, o vesti, e di non radersi. Cita il Levitico cap. 19 v. 19 Iumentum tuum non facies commisceri etc. Agrum tuum non seres etc. Veste etc. Deuteron 22 v. 11 Levitico 19 v. 27 Non attondetis comam in rotundum, nec radetis barbam. Ed altri che si tralasciano per restringersi al solo compendio. Estratto compendioso, e fedele di ciò, che si contiene nel presente Mss. Ebraico, con alcune Note, e censura. 5. Segue il titolo sopra il sangue, Porco, e altre immondezze. Cita Genes. 9, 4 Genes. 32 v. ult. di non mangiare il nervo. Levit. 3, 17, it. cap. 11, 16 cap. 7 it. 17. Deuteron. 12. Esaia 65. De muliere mestruata, Levit. 15 it. 20. Deuteron. 23. Sezione prima 2. Principia adunque il titolo del foglio 1. Caratteri più grandi Sabbato, e Feste. 154 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo 6. De fenore, et usura. Esodo 22 25. Deuteron. 15 6. Benedicet tibi Deus sicut loquutus est: et fenerabis gentibus multis, et ipse a nullo accipies mutuum. Item cap. 23 v. 19 e 20. Josue cap. 9 Riprensione di non render vano il giuramento etc. 7. De idolatria, et sculptilibus. Cita Esodo 20 v. 3 seg. Et v. 23 it. Cap. 33 cap. 34 Levit. 24 Sopra l’uccidere il profanatore del Nome di Dio. Deuteron. Cap. 4 5 6 12 13 17 26. Geremia 10. Abakuk 2. Ed altri in molti libri della scrittura S.: come nel Salm. 113 (juxta Hebr. Exempl. 114) Simulacra gentium argentum et aurum. Segue testo Esaia cap. 42 v. 1 Ecce servus meus suscipiam eum etc: e segue a dire v. 19 quis caecus nisi servus meus? et surdus nisi ad quem numerum misi? quis caecus nisi qui venundatus est? et quis caecus nisi servus Domini comederunt uvam acerbam etc. Item cap. 46 v. ult. consumam omnes gentes, te autem non consumam. Esaia cap. XI, 1 e 12. It. cap. 18 v. I. Lo stesso Esaia cap. XXXIV v. I Accedite gentes, et reliqua. Et consummatio Nationum, et Edom. Et redempti a domino (cap. XXXV v. 10) qui revertentur, et venient in Sion cum laetitia. Et non transibit (v. 8) per eam immundus etc. Item Esaia 49 v. 22 etc. (cioe 23); ed altri Capitoli dello stesso profeta, ove si finge l’Ebreo ritrovarsi la sua consolazione nella depressione della Genti a’ tempi del suo Messia: come in Esaia stesso cap. 60 v. 12 Ezechiel cap. XXXV tutta questa profezia (dice) è contra Edom, e contra il monte Seir. Veggasi pur tutta. Cita poi il Profeta Osea capp. 2 3 Amos capp. 2 e 9 Abdia cap. unic. Tutti gli altri Profeti posteriori. E notisi che sotto il testo di Aggeo cap. 2 v. 8 e v. 10 in breve si contenta di comentare cosi Tutto ciò non è stato (non verificossi) nel Secondo tempio Finalmente cita il cap. 12 di Zacaria, e dice cosi Consolazione per il tempo futuro (del Messia), e di esso è scritto: et aspicient in me quem transfixerunt: vuol dire li Ebrei che ritorneranno dalla cattività, e piangeranno quelli che sono morti per mano delle genti, nella cattività. Nota. In margine (fol. quarto retro, in quelle piccole linee) fa questa glosa. Vi è prova che dice essere il Messia Dio. Ma se così è, creder potrai lo stesso di Mosè, quale ancora è chiamato servo Numeri, cap. 12 v 7. Non sic servus mex Moses, in omni domo mea fidelis est. Indi cita il cap. 43 di Esaia v. 10; e qui finisce il titolo della Idolatria. 10. Finalmente v’ha il titolo Minacce della Cattività. E con lo stesso metodo di citazioni de libri santi prosegue per tre facciate. Tutto il fin qui detto adunque è compreso nei primi undeci fogli del Mss., principiando all’uso ebraico dalla destra del libro. 8. Titolo. Che gli Ebrei sono scelti da tutte le Nazioni (eletti riguardo a) le citazioni, che documentano cio, sono Genes. Cap. 12 v. 7 Apparuit Dominus Abraham. etc. Item cap. 15 v. 18 Esodo 19 v. 6 Vos regnum sacerdotale, et gens sancta. Levit 26 v. 44 Deuteron 7 et 14 et 26 in fin. del cap. 11. 33 in fin. cap. Gerem. 2 v. 3 et cap. 30 vv. 10 e 11 Tu ergo ne timeas etc. faciam consummationem in omnibus gentibus, te autem non etc. Item cap. 46 v. ult. Aggionge poi altri detti provanti lo stesso, come pure la risurezione de’ morti. A cag. d’esemp. Isaia 26, 19 vivent mortui tui. Item cap. 61 v. 9 Ed altri: termina questo titolo con quello di Malachia cap. 1 vv. 2 e 3. Sezione seconda 1. Quanto siegue dal fol. dodicesimo fino al 21.mo (per 9 fogli divisa ogni facciata in 2 colonne e mez. continui) contiene tutto intero il Pentateuco: Cioe nella colonna a destra, le prime parole di ciascheduno capitolo; nella seconda colonna a’ sinistra contiene una breve sinopsi di ogni capitolo corrispondente; ovvero un ristretto agguisa de’ titoli d’ogni capitolo della nostra volgata, ma più breve. Nelle margini poi dai due lati, vi si trova l’indicazione delle sezioni, che leggonsi ne` 53 Sabbati di tutto l’anno: dovendo essi in tutto l’anno compire l’intera lezione de cinque libri di Mosè. Come pure vi sono indicati li principali precetti della legge mosaica. Esempio Il cap. 5 del Genesi principia: Hic est liber generationis Adam; cosi nella col. Destra: nella sinistra incon- 9. Titolo. Redenzione futura. Adduce li seguenti testi: Levitico 26 vv. 42 45 Deuteron. 30 vv. 3, 4, 7; convertet maledictiones super inimicos tuos, qui te persequuntur. Gerem. cap. 16 vv. 14 15 Item cap. 29 vv. 5 6 7 e 8 It. cap. 30 vv. 3, 9, 11 faciam consummationem, te autem non faciam. Item cap. 31 dice Tutto è consolazione, in subsistentia celi et terre; solis et lunae vv. 35, 36, 37 et v. 40 et evelletur in aeternum v. 12 et ultra non esurient v. 29 et non dicent amplius Patres 155 Mauro Perani tro poi dice Numera li anni dei generanti, e i loro nomi fino che arriva a Noè. spiegazione breve del cap. IX v. 6 Parvulus natus est nobis; e lo interpreta sopra Ezechia. Vers. pag. sul cap. XI, lo glosa dicendo in breve Non potersi dire come fanno li Cristiani, che quello di cui ivi si parla, sia Dio: anzi doversi osservare, che Dio è il Padrone di tutte le cose Lasciando cosi al lettore Ebreo campo di argomentare: che Gesù Cristo non è dunque Dio. (*) Sul capitolo 34 fa l’osservazione stessa come sop. Sotto il num° 9. Cioe che Esaia profetiza qui li castighi, e vedette di Dio contro le Genti; specialmente contro Edon, contro le loro terre e Città. Per brevità si tralasciano li altri capp., per osservare cio che dice sop. Il cap. 53 dello stesso Profeta, al foglio 38. Principiando dunque alla metà della facciata 1 a quel segno ‫ נ״ג‬che è il num 53, fino in fine, e di piu vers. pag. 8 9 righe, trascrive tutto intero il cap. detto 53 di Esaia. Il rimanente sino in fondo, e di piu le quatro righe e mez. del fol. 39, contiene un commento, quale tradotto è come siegue. 2. Dal foglio 21 versa pagina fino al foglio 30 vers. pag. in med., tenendo lo stesso metodo testè riferito, e la stessa numerazione di capitoli, di precetti, contiene i libri di Josue dei Giudici, di Samuel 1° e 2°. 3. Indi segue Geremia per 3 fogli interi. E qui per simil modo scorre tutti i capitoli del libro profetico, e in piu luoghi ripete, e fa osservazioni sopra li testi, o di consolazione per gli Ebrei, o di distruzione delle genti ne tempi del Messia, presso a poco come ne testi indicati nella Sezione Prima. 4. Foglio 34 vers. pag. principia sopra il Profeta Esaia. In fondo della stessa pag. e fino al mezzo della seguente, sopra il cap. VII del Profeta v. 14. Ecce virgo concipiet, et pariet Filium, l’Ebreo discorre come sta’ nella seguente. Traduzione Versione Tutta la sezione (cioe il 6° Capitolo) si riferisce ai figli d’Israel, quali soffrono il giogo della cattività: Ma nel tempo della salvazione si maravigliaranno le Nazioni, e diranno: Certamente questa Nazione degli Israeliti, essi sono quei che portano il castigo, che era dovuto a noi; poiche essi appresero la vera fede. Se non che il detto dei Cristiani, li quali spiegano (6° Capitolo) sopra Gesù Nazareno, è contrario e ripugnante sì nel mezzo, sì nelli antecedenti, sì nei conseguenti. Imperciocchè nelli antecedenti parlasi della redenzione d’Israel, e della loro uscita dalla cattività, e ritorno loro in terra d’Israel, ivi: (cap. 52 v. 1) Consurge consurge, induere fortitudine tua Sion, induere vestimentis gloriae tuae Jerusalem, civitas sancti: quia non adjiciet ultra ut pertranseat per te incircumcisus, et immundus. E questo sarà ne giorni del Messia. Doveche adesso in Gerusalem vi stanno tutte le specie di nazioni. E quante consolazioni sono dichiarate nel capitolo antecedente a questo? Percio non c’è che rispondere in diffesa delle loro (dei Cristiani) parole. Interogali, domanda loro: sopra chi dice (il Profeta) cap. 52 v. 13 Exaltabitur, et elevabitur? Se sopra l’umanità; non si è esaltato, non si è inalzato, e non è stata in esso questa iniquità. Se sopra la divinità; questa eziandio fino dal suo In questa sezione sta` scritto: Ecce virgo concipiet. E in ciò si fortificano le Nazioni (vuol dire, li Cristiani); obduxitque oculos eorum (Esai. 44 v. 18). Il principio di questa Profezia versa sopra l’unione fatta tra li due Rè, Rasin di Siria, e Fasce figl. di Romelia di Israel, affine di spiantare il regno dalla casa di David. Cosi per la superbia del loro cuore dissero (v. 6) Ascendamus in Juda etc. Allora disse il profeta nella sua missione sul luogo: non stabit (v. 7) et non erit consilium quod dedit Rasin figlio Romeliae etc. Achaz però essendo empio, e incredulo, disse a lui il Profeta (v. 11) Pete tibi signum super hoc: et dixit (v. 12) non tentabo Deum. Era empio, cioe non sarà santificato per me il suo Nome. Allora si sdegnò contro di lui il Profeta, e disse: (v. 13) An parum est vobis … quod molesti estis etiam Deo meo? Per questo: (v. 14) debit Dominus ipse vobis signum, ancora non volendolo voi. Ecce Alma concipiet, et pariet. Antequam sciat (v. 16) … derelinquetur terra …a facie duorum regum simul conjuratorum, ut sup. Ecco adunque che questa Alma, e questo fanciullo furono già nei giorni di Achaz. Perciò non può dirsi che questo negozio appartenga a Gesù, il quale fù posteriore più di cinquecento anni. Fin qui l’Ebreo. Quel che segue nella stessa facciata, è una 156 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo principio era esaltata, ed elevata. Dice poi: (v. 8) propter sceltus popoli mei percussi eum19 (seu plaga illi). Bisognava che dicesse illi; poiche la lettera del testo dice illis, in numero plurale. Dice (v. 10) videbit semen. Se si parla della umanità; egli (intende Gesù Cristo) non ha avuto prole. Se poi si parla della divinità; in Dio non è prole. Ma se spiegano quel seme, o prole, raporto ai discepoli: questo non si trova; chiamandosi li discepoli bensì figli, non gia seme. Quel prolongabit dies (v. eod. 10 secondo la nostra volgata longevum), se s’intende per l’umanità; egli (G. C.) non ha prolongato i giorni (non è vivuto molto). Se poi s’intente della divinità: tu dirai che in questo senso (Iddio) prolonga i giorni, in quanto che li giorni suoi sono dalla eternità fino alla eternità. Et pro iniquis intercessit (v. 12). Forse che Iddio intercede per alcuno? E a chi indiriza Egli la preghiera per li empi? Essendo Egli quel che perdona, e che fa passare l’iniquità. Li nostri Rabbini spiegano sopra Mosè nostro Maestro, quel pro eo quod tradidit in mortem animam suam (v. 12): avendo egli data alla morte l’anima sua, in cio che dice (Exod. XXXII v. 32) dele me de libro tuo. Et cum sceleratis reputatus est (Isai. V. 12): essendo (Mosè) stato nel numero de morti nel deserto. Et ipse paccata multorum tulit; avendo (Mosè) espiata il peccato del vitel d’oro. Et pro transgressoribus rogavit: Perche Mosè domandò misericordia sopra quei trasgressori, ed empi Israeliti. Fin qui. questi non v’è altro che la numerazione dè capitoli di ciascun libro; e le prime loro parole respettivamente, senza commento. Ecco l’estratto compendioso di tutto il libro. Censura Finalmente li ultimi 9 fogli, scritti in una sola colonna per ogni facciata, conprendono, Daniel: Esdra 1 e 2, Paralipomeni 1 e 2, Cantica, Ruth, le lamentazioni di Geremia, Jol., li Proverbi., l’Ecclesiaste. E qui finisce il Ms. In tutti Affine di mettere in buon lume il sentimento, e censura che io sono per darne, salvo qualonque piu saggio giudicio; fa d’uopo premettere: Che (per quanto spetta al presente proposito) due classi di scrittori Rabbini debbono distinguersi. Alcuni intraprendono à dogmatizare apostatamente, e come dicesi ex professo, contro la SS.ma nostra Religione Cristiana: tra quali forse li piu velenosi e pestiferi sono, R. Isaak Abrabanel, e l’Autore del libro intitolato Chiyuk Emunaà, cioe fortalitium fidei. Li altri poi si consentano di indicare solamente le dottrine perverse dei primi (delle quali per altro tutto l’Ebraismo è imbevuto ed istruito), come fa a cag. d’esemp. R. Salomone ne suoi commentari. Non è già però, che li secondi, per questo che non sono professi dogmatizanti, lascino d’essere velenosi contro la nostra S. Fede. Dappoiche il veleno vi è sempre coperto sotto quelli indizi, e sotto il pretesto, che sia autorizato dalla scrittura S. E. per conseguenza non muta mai la sostanza di veleno, per quanto sia speciosa, l’esteriorità, onde lo coprono, allorchè lo porgono al’Ebreo legitore o ne libri, o nelli scritti. Ciò premesso, à me sembra che l’Autore del presente Mss., abbia tutti e due li accennati caratteri: cioè e di professo dogmatizante (almeno in più luoghi); e di coperto spargitore di veleno (parimente in più luoghi), tanto contro li nostri SS.mi Dogmi; quanto rispettivamente contro li Cristiani professori. La prova del primo carattere può vedersi primieramente nella Nota sotto il n°. 3 della Sezione Prima. Indi sotto il n°. 7 Magiormente poi sopra li capp. VII. IX e XI. di Esaia, come all’intero n°. 4 della sezione seconda. Il secondo carattere vi si scorge nei nn°. 8 e 9 della Sez. Prima. Specialmente dove l’Autore Ebreo cita il Profeta Geremia cap. 30 vv. 10 e 11. Deuteronom. Cap. 30 vv. 3 4 7 Geremia 46 v. ult. Molto 19 Secondo noi Cristiani, quali confutiamo con forza il pensiero del Ebreo: e questo è l’unico luogo, in cui nel’intero capitolo si esprima il numero del piu. 5. Al foglio 40 principia Ezechiel: Indi Osea: Joel: Amos: Aldia: Jona: Michea: Narem: Abacuk: Sofonia: Aggeo: Zacaria: e Malachia. Tutti questi Profeti sono compresi in 7 fogli, e mezzo. Tiene lo stesso metodo detto sotto il n° 3; e nelle margini le solite spiegazioni Rabbiniche in breve. Sezione terza 157 Mauro Perani piu, ove cita Esaia cap. XXXIV Consummatio Nationum, at Edom, con quel che siegue nel restante del n°. 9 Piu ancora nel § segnato (*); dove dice quelle parole: Specialmente contro Edom, contro le loro terre, e città. Qui però è necessaria la chiave, la quale apre questo segreto nascosto di tutta la Sinagoga. Eccola. Ovunque nei libri santi si parla di Esaù, di Edom, del Monte Seir, delle città Idumee, parlasi dei Cristiani, quali debbono esser distrutti alla venuta del lor Messia. Edom, in bocca e sulla penna di un ebreo, è l’istesso che li Cristiani: Il Monte Seir è Roma Cristiana, le città Idumee sono li principi Cristiani. R. Isaak Abrabanel presume di provar tutto ciò, in moltissimi luoghi de suoi commentari sopra i Profeti: ma specialmente sul cap. XXXIV di Esaia, si scatena contro Roma, contro il Papa, contro li Cardinali, e Vescovi, e finalmente contro di Gesu Cristo, Divinissimo Salvator Nostro, contro cui vomita la seguente nefandissima bestemmia: Che l’anima di Esaù è passata per trasmigrazione in quella di Gesù Nazareno. L’Autore del Mss. nulla dice espressamente di tutto questo: ma è certo, che in ciò che indica vi stanno nascoste le accennate empie dottrine; le quali in tutto l’Ebraismo non sono di solo intelletto, e di mente; ma sono di sentimento, e di cuore. Per tutte le dette cose adunque, io stimo che il presente Mss. Ebraico si merita tutta la vigorosa proibizione. Salvo … [?] Questo scritto è lavoro del Padre Filippo Maria Peruzzotti dell’ordine dei predicatori, predicatore agli ebrei nella terra di Lugo diocesi d’Imola; ed è scritto interamente di sua propria mano e carattere Fu fatto nel mese d’Agosto nel 1765. perseguita e censura. Ho descritto alcuni tratti della psicologia dell’intollerante e del fanatico in un mio recente articolo a cui rimando.20 Nell’epilogo, lo stesso Peruzzotti formula in maniera tagliente la sua intolleranza e l’accusa di malvagità verso gli ebrei quando ritiene di aver trovato la chiave, la quale apre questo segreto nascosto di tutta la Sinagoga. Eccola. Ovunque nei libri santi si parla di Esaù, di Edom, del Monte Seir, delle città Idumee, parlasi dei Cristiani, quali debbono esser distrutti alla venuta del lor Messia. Edom, in bocca e sulla penna di un ebreo, è l’istesso che li Cristiani: Il Monte Seir è Roma Cristiana, le città Idumee sono li principi Cristiani. Passa poi a colpire R. Isaak Abrabanel accusandolo di scatenarsi contro Roma, contro il Papa, contro li Cardinali, e Vescovi, e finalmente contro di Gesu Cristo, Divinissimo Salvator Nostro, contro cui vomita la seguente nefandissima bestemmia: Che l’anima di Esaù è passata per trasmigrazione in quella di Gesù Nazareno. Pur dovendo attingere fuori del manoscritto che censura esempi per lui di incredibile malvagità, Peruzzotti riconosce che l’autore del Manuale di polemica anticristiana non arriva a tanto, e tuttavia è certo, che in ciò che indica vi stanno nascoste le accennate empie dottrine; le quali in tutto l’Ebraismo non sono di solo intelletto, e di mente; ma sono di sentimento, e di cuore. Ma chi era Filippo Maria Peruzzotti? da dove gli veniva tanta cultura e conoscenza della letteratura ebraica e la capacità di leggere le grafie dei manoscritti, come la non semplicissima semicorsiva ashkenazita in cui è vergato il manoscritto della Classense? È difficile che un cristiano potesse aver acquisito con gli studi una tale capacità. Credo che il censore di Lugo sia molto probabilmente un ebreo convertito al cristianesimo, come era la quasi totalità dei censori, i quali, in base alla sindrome del convertito, sono stati i più accaniti nemici dei loro ex correligionari. Conclusione Non sfuggirà quanto sia vano, senza senso e morboso, discutere su convinzioni religiose, quasi sempre usando le stesse parole per indicare realtà totalmente diverse. La vanita e la vuotaggine totale della disputa spesso rasenta l’assurdo. La violenza sta alla base del voler costringere il diverso a pensare ed agire come chi Mauro Perani Università di Bologna e-mail: mauro.perani@unibo.it 20 M. PERANI, La satira blasfema anti ebraica, in A. MELLONI (cur.), Blasfemia, diritti e libertà. Una discussione dopo le stragi di Parigi, Il Mulino, Bologna 2015, pp. 37-68. 158 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo SUMMARY This study sheds new light on an almost unknown censor of the Hebrew books in Lugo di Romagna during the second half of the 18th century. This censor was Filippo Maria Peruzzotti, a Friar of the Dominican Convent in Lugo, only briefly mentioned by Marco Mortara, Abraham Berliner and William Popper. Peruzzotti was appointed as a censor for the strict censorship of the books of the Jews in the Ghetto of Lugo, ordered by the Inquisition after the confiscation and censorship carried out by the Dominican Friar Giovanni Antonio Costanzi in Rome in 1753. Peruzzotti worked with Costanzi, the main Roman censor, chosen for this role by Pope Clemente XII (1730-1740) in 1731, and was equally zealous in his work, believing that even Jewish books previously censored should be reexamined and expurgated. In Lugo, on the night of August 10, 1753, he censored nearly 200 Hebrew books. Manuscript 69 of the Classense Library of Ravenna contains a 16th century Manual of biblical passages for use in an Jewish anti-Christian polemic. A 1765 certificate by the censor Peruzzotti, handwritten on folded sheets of paper, is stiched into the manuscript. In this small code, the names of the books of the Bible are written in Hebrew but according to the Christian form. The censor Peruzzotti, probably a converted Jew considering his knowledge of Rabbinic Literature, believes that for its forceful anti-Christian polemic and hate, the book must be placed in the Index and absolutely prohibited. KEYWORDS: F.M. Peruzzotti censor 17th century; Jewish books in Lugo; Ms. Classense Library of Ravenna. 159 Mauro Perani Fig. 1 - Biblioteca Classense di Ravenna, il f. 1 del ms. 69, in grafia semicorsiva ashkenazita del XVI secolo; prima pagina di un prontuario di passi della Bibbia ebraica per una polemica anticristiana; a destra i nomi dei libri biblici scritti in ebraico ma nella forma cristiana, dall’alto: Ienesis, Ezodo, seguiti dal capitolo e dall’argomento trattato; in basso timbro e segnatura alla rovescia. 160 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo Fig. 2 - I ff. 4v e 5r del ms. con in alto i titoli correnti degli argomenti trattati; qui, a destra ‘Avodah zarah u-fesilim, Idolatria e idoli; a sinistra: Yisra’el nivharim mi-kol ha-ummot, o: Israele popolo eletto fra tutte le nazioni; a destra i nomi dei libri e il terzo dall’alto, che indica i Salmi come ‫ סלטיריו‬o Salterio. Fig. 3 - Il f. 5v del ms, dopo il quale è cucita al dorso del codice, piegata in quattro, la censura del Trattato polemico anticristiano eseguita da Filippo Maria Peruzzotti, e scritta su sette delle otto pagine dei due bifogli. 161 Mauro Perani Fig. 4 – La prima pagina della censura eseguita sul ms. dal domenicano di Lugo Peruzzotti. Fig. 5 - La sottoscrizione finale fermata dal censore lughese: Questo scritto è lavoro del Padre Filippo Maria Peruzzotti dell’ordine dei predicatori, predicatore agli ebrei nella terra di Lugo diocesi d’Imola; ed è scritto interamente di sua propria mano e carattere. Fu fatto nel mese d’Agosto nel 1765. 162 Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo Fig. 6 - Al f. 34r una censura ha cancellato [che ho reintegrato ipoteticamente fra quadre] la menzione della futura venuta del Messia ebraico, nella supplica seguente: ‫ה׳ ]ברחמיו ישלח לנו את המשיח[ ויבנה ביתו במהרה בימינו אכבי״ר ]אמן‬ [‫ כן בימינו יהי רצון‬ossia: Il Signore [nella sua misericordia mandi a noi il Messia] e ricostruisca il suo Tempio presto, ai nostri giorni, Amen. Così sia ai nostri giorni il volere di Dio. Fig. 7 - Gli ultimi due ff. 54v e 55r del codice, nei quali i nomi dei libri biblici, correnti nei margini in alto, sono indicati rispettivamente a destra per Proverbi non ‫ משלי‬ma ‫ פרוורביי שלמון‬o Proverbii Salomon; mentre in basso dove inizia, e in alto a sinistra, Qohelet è reso con ‫ גליזשקו‬ossia Glesiasco (correttamente Glesiastico), probabile errore dello scriba avendo scambiato il corretto nome cristiano del Qohelet Ecclesiaste con Ecclesiastico, nome cristiano del libro del Siracide. 163