Mauro Perani
FRA FILIPPO MARIA PERRUZZOTTI CENSORE A LUGO
E L’ESPURGAZIONE NEL 1765 DI UN TESTO RITENUTO ANTICRISTIANO
Il primo reca la segnatura di ms. 27, cartaceo, scritto a Carpi nel 1464 in grafia ebraica di tipo italiano, di cui presso lo Institute of
Microfilmed Hebrew Manuscripts (IMHM) di
Gerusalemme si conserva il microfilm col No.
41379, mentre alla National Library of Israel reca la sigla di identificazione 58285.
Il piccolo codice, di 38 ff., reca il colofone
אני אברהם יזיי׳׳א... וסיימתיו פה קרפי בשנת ד׳ר׳ך׳ossia: L’ho eseguito qui a Carpi nell’anno [5]224
[= anno cristiano 1664] io Abramo, che io possa vedere una discendenza e prolungare i miei
giorni, amen. Contiene una copia dell’opera
Behinat ha-‘Olam o “Esame del mondo”, un
poema didattico in 37 brevi capitoli, composto
dopo l’espulsione degli ebrei dalla Francia nel
1306, episodio al quale ci si riferisce nel cap.
XI.2 Incipit: הבדרשי אבוניט אברם...אגרת חברה
הנקראת בחינת עולם.
Il Bernicoli, compilatore a fine Ottocento di un inventario dei manoscritti conservati
presso la Biblioteca Classense di Ravenna, non
si sa su che base o su quale consulenza chiesta,
lo descrive come “Grammatica ebraica con note
margin. (Sec. XVI ?)”.3
Il secondo è il ms. 69, cartaceo, di 55 fogli, scritto con inchiostro marrone, con rigatura
eseguita a inchiostro, e che lo IMHM, conserva
nel microfilm No. 41380, mentre alla National
Library of Israel reca la sigla di identificazione
195241. Il ms. è del XVI secolo, vergato in grafia
semicorsiva ashkenazita.
Il codice contiene una raccolta di testi
tratti dalla Bibbia ebraica, da usare per la polemica ebraica anticristiana, in particolare, la
I parte, ai ff. 1r-11v, è dedicata ai sabati e alle festività e contiene dei versetti biblici su vari soggetti, fra cui “La prova dell’esilio”, passi
relativi alla “circoncisione”, “Israele eletto fra
tutti i popoli”, “la resurrezione dei morti”, “la
redenzione futura”.
Nella II parte, ai ff. 12r-55v compare una
tavola generale dei capitoli della Bibbia ebraica,
secondo l’ordine dei libri, e la fondazione della
polemica anticristiana, sulla base di Isaia 52,13.
Bernicoli lo descrive, senza alcuna comprensione personale del contenuto, semplicemente ricopiando quanto scrive il censore
Peruzzotti nella sua analisi che lo porta a dichiarare l’opera assolutamente da proibire, riprendendone il titolo e il punto 1 della sua lunga
nota censoria: “Libro dei fatti di tutti li capito-
S. BERNICOLI, Inventario dei manoscritti della
Biblioteca Classense di Ravenna, Bordandini, Forlì,
1894.
Per questo si veda: E. RENAN, A. NEUBAUER, Les
Écrivains Juifs Français, Paris, 1893, p. 37.
3
BERNICOLI, Inventario dei manoscritti della Bi-
In questo studio intendo occuparmi di un
padre domenicano censore, attivo a Lugo nella
seconda metà del Settecento, nel quale mi sono
imbattuto casualmente esaminando un piccolo
manoscritto ebraico conservato a Ravenna parecchi fa. Avvenne in occasione del congresso internazionale sui beni culturali ebraici in Italia,
che organizzai a Ravenna nel 2000, quando con
Benjamin Richler e Edna Engel esaminammo i
due piccoli manoscritti ebraici conservati presso
la Biblioteca Civica Classense della città. Si tratta dei mss. 27 e 69, descritti in maniera errata
da Silvio Bernicoli nel suo inventario pubblicato
a Forlì nel 1894,1 e che di seguito brevemente
descrivo.
Il manoscritto della Classense di Ravenna con
la censura
2
1
147
Mauro Perani
li; particolarmente li cinque libri (di Mosè) e li
24 libri, secondo il titolo del canone dè Cristiani. Estratto compendioso, e fedele di ciò, che si
contiene nel presente Mss. Ebraico, con alcune
Note, e censura. [del P. Filippo Maria Peruzzotti]”. (Sec. XVII).
Interessante notare che tutte le note, timbri etichette in italiano, compresi i fogli della
censura, sono stati eseguito alla rovescia rispetto al testo ebraico. Lo sappiamo bene: chi non
conosce l’ebraico lo rovescia, perché così almeno la scrittura ignota va da sinistra a destra come le lingue più conosciute.
Esattamente in questo secondo manoscritto si trovano due bifogli, piegati e cuciti al dorso
con filo fra il f. 8v e il 9r del codice, per complessive 8 pagine di testo, che contengono una
lunga esposizione dell’esame del contenuto del
codice, eseguito nel 1765 dal censore Padre Filippo Maria Peruzzotti, predicatore agli ebrei di
Lugo, il quale lo considera un testo assolutamente da proibire gravemente e da mettere all’indice
come trattato gravemente anticristiano.
È interessante il fatto che nella II Parte,
dove il codice contiene citazioni a tema tratte sia
dai cinque libri della Torah o Pentateuco ebraico sia dagli altri libri, i loro nomi sono dati sia in
ebraico, sia in una versione volgare, non è certo
se italiana, scritti in caratteri ebraici. Così abbiamo che la Genesi è resa col normale בראשית
e quindi, sempre in caratteri ebraici, יינזישossia
Genesis (inizia al f. 12r); Esodo con שמותe con
איזידוqualche volta איזדו, ossia Ezido (f. 14v);
Levitico ויקראe לויטקוo Levitico (f. 16r); Numeri
במדברe נומבריאossia Nombrio (f. 17v); e, infine,
Deuteronomio דבריםe דיאוטנומבריאוossia Deutronombrio (f. 19r).
Il libro di Giosuè è יהושעe יזועYezua‘ (f.
21v); Giudici שפטיםe יודיקוסo Iudicos (f. 22v);
Samuele col normale שמואלe parrebbe che nella colonna di sinistra si pongano citazioni tratte
da libro dei Re, reso con la forma volgare ריגום
מינורי א׳o Regum minore I (f. 23v); seguono ריגום
מינורי ב׳ossia Regum minore II, sempre in sinossi con Samuele (f. 25v); seguono i Re מלכים
reso con ריגום ג׳ossia Regum III (f. 27r); seguono Re מלכיםreso con ריגום ד׳ossia Regum IV (f.
29r); segue Geremia reso, dopo il biblico ירמיה
col volgare זירמייהZeremia (f. 30v); segue Isaia,
in ebraico ישעיהוe in volgare איזייהossia Izaia
(f. 34v); segue Ezechiele, reso יחזקאלe איזקיאל
o Ezechiel (f. 40r); Osea, ( הושעהla prima volta scritto erroneamente אושיעהcon alef iniziale) reso anche in volgare אושיאהo Osea (f. 42v);
Amos è עמוסe nell’altra forma volgare ( אמוסf.
43v); segue Abdia, reso nella normale forma
ebraica עבדיהe nell’altra אבדיאסo Abdias (f.
44r); Giona è scritto allo stesso modo per la forma biblica e l’altra, ossia ( יונהf. 44v); Michea
è מיכהe nell’altra forma volgare מיכסMicas (f.
44v); Naum è reso נחוםe ( נאוםf. 45r); Abacuc è
reso חבקוקe ( אבקוקf. 45v); Sofonia con צפניהe
con צופניאסo Sofonias (f. 45v); Aggeo rispettivamente con חגיe ( אגיf. 46r); e Zaccaria con זכריה
e ( זכריאהf. 46r); il profeta Malachia è scritto
מלאכיe ( מלכיאסf. 47r); e, infine, Daniele reso
solo nella forma classica ( דניאלf. 47r); Esdra è
reso rispettivamente con עזראed ( עזדראf. 47v);
Neemia è indicato come il II libro di Esdra, reso
dunque come segue: ספר שני נקרא בלשונם נעמיה
ossia: Libro secondo (di Esdra) chiamato nella loro lingua Neemia (f. 48r); Libro delle Cronache, o Paralipomeni è reso con דברי הימיםe
con פרליפומינס ראשוןo Paralipomenos I (f. 48c) e
פרליפומינס שיניo Paralipomenos II (f. 50r); segue
il Cantico dei Cantici indicato col nome ebraico
di שיר השיריםe come קנטיגוסo Cantigos (f. 51v);
Rut è solo il normale ( רותf. 51v); Lamentazioni
è reso oltre al biblico איכהcon פיינטי דיירמיאהvale a dire Pianti di Ieremia (f. 52r); nella stessa
pagina alcune citazioni da Giobbe, reso con איוב
e con lo strano יופאforse da leggere Iuppa o Iopa
o anche Iofe (f. 52r); i Salmi ricorrono al f. 4v
come סלטיריוossia Salterio; i Proverbi sono indicati come משליe come פרווירביי שלמוןo Proverbii
Salomon (f. 53r); segue Qohelet reso קהלתe con
l’incomprensibile forma גליזשקוcredo da leggere
Glesiasco (f. 55r), dove termina il manoscritto.
Per quest’ultima forma del nome probabilmente
lo scriba ha scambiato l’Ecclesiaste con Ecclesiastico altro nome cristiano del Siracide, cosa
non rara, ma qui scorretta perché manca una
tet.4
blioteca Classense, cit., n. 27.
4
La forma Glesiastico per Ecclesiastico, invece
di Ecclesiaste per indicare Qohelet, per quanto rara,
è attestata, come si può vedere qui: https://books.
148
Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
morte, sarà vinto. Del resto il fatto di non vedere
i frutti della salvezza, è sempre stato l’argomento capitale della critica ebraica a considerare il
Messia già venuto. Forse, obliterando totalmente la seconda venuta del Messia cristiano, i padri
inquisitori e i censori erano, dal punto di vista
cristiano, più eretici degli ebrei.
Una censura sulla venuta del Messia
La raccolta di passi tratti dal profeta Geremia termina al f. 34r, e alla fine della pagina è
stata cancellata una comune supplica a Dio, perché mandi il suo Messia, presto ai nostri giorni
e ricostruisca il Tempio di Gerusalemme: ecco le
parole non cancellate con inchiostro scuro dalla
censura, che è stata drastica e non permette assolutamente di leggere le parole espurgate, per
cui le integro io con uno dei modi più comuni di
esprimere questa preghiera: ה׳ ]ברחמיו ישלח לנו
אכבי׳׳ר ]אמן5, את המשיח[ ויבנה ביתו במהרה בימינו
]כן בימינו יהי רצוןossia: Il Signore [nella sua misericordia mandi a noi il Messia] e ricostruisca
il suo Tempio presto, ai nostri giorni, Amen. Ai
nostri giorni così sia il volere di Dio.
Potrebbe essere stato lo stesso Peruzzotti
a cancellare come eretica e anticristiana l’affermazione che il Messia non è ancora venuto, ed è
atteso da Israele per il futuro. I censori cristiani
avrebbero fatto bene a considerare che anche
per loro, se il Messia Gesù è venuto sulla terra
la prima volta, gli effetti della salvezza non sono ancora visibili e pienamente maturati, finché
egli non venga nel futuro con la seconda venuta
nella parusia, quando i frutti della salvezza saranno pienamente maturi e l’ultimo nemico, la
Il censore lughese Filippo Maria Peruzzotti
Questo censore non è fra quelli più conosciuti e, tuttavia è già noto a William Popper,
l’autore del primo importante studio sulla censura dei libri ebraici,6 che cita una sua menzione
fatta trent’anni prima di lui da Marco Mortara, il rabbino mantovano, nel suo studio sulla
confisca e censura dei libri ebraici, tradotto in
tedesco da Moritz Steinschneider e da lui pubblicato a Berlino nel 1862 in tre puntate apparse
in quell’anno nella Hebräische Bibliographie.7
Popper nel suo studio presenta anche la
storia della censura dei libri ebraici eseguita
dalla Chiesa cattolica e dalla Inquisizione, e nel
delinearla si basa anche sugli studi prima di lui
condotti da Abraham Berliner, sia nella sua Storia degli ebrei di Roma, sia nella sua opera sulla
Censura e confisca dei libri ebraici nello Stato
google.it/books?id=xbZPAQAAMAAJ&pg=PA599&
lpg=PA599&dq=glesiastico&source=bl&ots=IrcnjT
BDZM&sig= JdGd2Q4WhkiFU0dahPHAnM6ysyw
&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwioprKiqLOAhXI6xQ
KHbWtDb0Q6AEIJjAD#v=onepage&q=glesiastico
&f=false.
5
Nel ms. compare erroneamente con una mem
in più ביממינו.
6
W. POPPER, The Censorship of Hebrew Books, pubblicato la prima volta negli Stati Uniti nel
1899 per la Knickerbocker press, (Albany, N.Y.), e
ristampato per la Ktav Publishing House, Inc, di
New York, nel 1969; in particolare per l’argomento
in esame, le pp. 118-123 dalle quali attingo diverse
notizie che di seguito presento al lettore.
7
M. MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in
Italien und der Canon purifications ( ספר הזקוקSefer ha-Ziqquq), «Hebräische Bibliographie», Berlin,
5 (1862), pp. 72-77, 96-101 e 125-128. Avendo Mortara scritto queste note in italiano, oltre alla versione tedesca menzionata, nello stesso anno in cui
appariva questa, pubblicò in Italia questo studio:
M. MORTARA, Un curiosissimo incidente storico: ms.
ספר הזקוקSefer ha-Ziquq, «L’Educatore Israelita»,
10 (1862), pp. 161-168.
Nel mio lavoro su Mortara: M. PERANI, Per uno
studio dell’opera e del pensiero di Marco Mortara:
recenti scoperte di manoscritti ignoti, la sua bibliografia e piste di ricerca, con un’appendice di documenti inediti, in M. PERANI (cur.), L’Ottocento ebraico in Italia fra tradizione e innovazione: la figura e
l’opera di Marco Mortara, Atti del XXIII Convegno
Internazionale dell’AISG, Ravenna 1416 settembre
2009, apparsi in «Materia giudaica» XV-XVI/1-2
(2010/2011), pp. 30-110, ho menzionato questo
contributo, ma mi ero dimenticato di aggiungere le
pp. 125-128, nelle quali Mortara riporta l’elenco di
alcuni censori dal 1571 al 1641, non senza diversi
errori di lettura dei nomi, come Lorenzo Franguella [Fring.?], Domenico Carretti e Girolamo da Duvallano, nome quest’ultimo che in un mio studio del
1994 ho mostrato doversi leggere Durazzano, cfr. M.
PERANI, Confisca e censura di libri ebraici a Modena
fra Cinque e Seicento, in M. LUZZATI (cur.), L’Inqui149
Mauro Perani
della Chiesa,8 come pure su quello menzionato
del Rabbino di Mantova Marco Mortara.9
Certamente, il Settecento ha raggiunto
un apice, con la massima isteria dell’intolleranza cattolica verso le religioni diverse da quella
“vera”, in particolare quella degli ebrei.
Infatti con Papa Clemente XII (17301740) si imprime un giro di vite, quando egli
ordina di eseguire una confisca generale di tutti
i libri posseduti dagli ebrei residenti nello Stato Pontificio, che sarebbe stato il primo di una
lunga serie di confische e censure, compito per
il quale, il 28 maggio 1731, incarica il Frate Domenicano Giovanni Antonio Costanzi, mentre
era capo del Mons. Giuseppe Simone Assemani
(1687-1768) Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e orientalista.
Costanzi preparò un Index Expurgatorius, e dei prontuari ad uso dei censori ed
espurgatori delle presunte blasfemie ebraiche
contro il cristianesimo, e sappiamo che sotto di
lui divenne una pratica normale cercare libri
proibiti nelle sinagoghe, accusando gli ebrei
di aver riscritto nei loro manoscritti e libri a
stampa, le parti cancellate dai vari censori. Dopo le confische e censure del 1731, ci fu una
seconda espurgazione dei libri ebraici nel 1738,
ancora sotto il papato di Clemente XII, che, a
differenza di quella precedente, non si limitò
alle comunità ebraiche sotto il potere pontificio,
come Ferrara e Ancona, ma si estese anche ad
altre, come ci attesta per Mantova, città sotto il
dominio dei Gonzaga, il caso di Salomone Basilea, incarcerato per essere venuto in possesso
nel 1733 di libri ereditati dai suoi avi.
Col pontificato di Papa Lambertini, asceso al soglio pontificio col nome di Benedetto XIV
(1740-1758), altre confische si succedettero nel
1748, ancora sotto lo zelo censore del Costanzi,
e nel settembre del 1751.
Ancora nell’aprile del 1753 furono eseguite delle confische nelle case degli ebrei di
Roma, e furono sequestrati 650 libri, per 126
opere di titolo diverso.
Conclusa l’opera di espurgazione a Roma, il Costanzi estese la censura ad altri centri,
e il primo fu Lugo di Romagna, in Provincia
di Ravenna. A Lugo, nella seconda metà del
sec. XVIII, c’era una importantissima e grande comunità ebraica, che a inizio Seicento, con
i suoi 608 membri censiti, aveva superato il 10
per cento della popolazione cristiana di 6.000
lughesi, percentuale altissima per la media italiana, che si aggira in genere sull’1 per cento.
Questo enorme incremento era stato causato da
una decisione papale seguita alla devoluzione
del Ducato di Ferrara ceduto dalla Casa d’Este
al Papa nel 1598. In quella occasione, gli ebrei
sparsi per la Romagna in piccoli insediamenti
di poche persone, chiesero al nuovo sovrano di
confermare loro le condizioni di vita concesse
dagli Estensi. Per molte cose il Papa li assecondò, ma non nella richiesta di poter continuare
a risiedere sparpagliati in decine e decine di
luoghi. La realizzazione dei ghetti, imposti nel
1555 dalla Bolla Cum nimis absurdum di papa
Paolo IV, l’ex terribile cardinale dell’Inquisizione Pietro Carafa, che per molte località erano in ritardo nella loro realizzazione, esigeva di
concentrare la popolazione ebraica in pochi e
grandi centri, e il pontefice non glielo concesse,
ordinando che dovevano scegliere una fra le tre
città in cui potevano risiedere: Ferrara, Lugo
o Cento.
Da alcuni anni ho creato un workshop
per lo studio della presenza ebraica in questo
importante centro romagnolo, e tuttora la ricerca va avanti, sia con diverse tesi di laurea
che ho assegnato,10 sia con ricerche di dottora-
sizione e gli ebrei in Italia, Bari 1994, pp. 287-320.
8
A. BERLINER, Censur und Confiscation Hebräischer Bücher im Kirchenstaate, 1891; e ID., Geschichte der Juden in Rom, von der Aeltesten Zeit
bis zur Gegenwart (2050 Jahre), 3 vols., Frankfurt,
1893; edizione italiana a cura di Aldo Audisio, Storia degli ebrei di Roma. Dall’antichità allo smantellamento del ghetto, Rusconi, Milano 1992.
9
M. MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher
in Italien und der Canon purifications, citato alla
nota 5.
10
Altre tesi sono: I. ZANZANI, Le conversioni forzate degli ebrei nel XVII e nel XVIII secolo e il caso
di Lugo, tesi di laurea triennale in Storia discussa
nell’a.a. 2011-2012 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatrice la Prof.
ssa Francesca Sofia; G. MONTANARI, Gli ebrei di Lugo
nel Settecento. Un nuovo fondo per la storia della
Comunità, tesi di Laurea discussa nell’a.a. 1993-94
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universi150
Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
to.11 Ma torniamo al nostro censore, che pare
gareggiasse con l’altro Frate domenicano incaricato a Roma dal papa Clemente XII, Giovanni Antonio Costanzi, per zelo facinoroso nell’espurgare e decretare graviter eretici i libri degli
ebrei.
Per contestualizzare il clima pesante che
caratterizzò la ripresa settecentesca dell’espurgazione e della lotta contro i libri ebraici, pro-
mossa dalla Santa Inquisizione, basti vedere
quanto scrive e documenta Berliner.
Come osserva lo studioso, ogni dieci o
quindici anni l’Inquisizione ordinava nuove
perquisizioni nei ghetti delle comunità ebraiche
residenti nello Stato Pontificio, e di questa serie
una si ebbe nel 1753, preceduta da altre ordinate nel 1731, 1738 ancora sotto il pontificato di
Clemente XII, ancora nel 1748,12 durante il pon-
tà di Bologna, relatore il Prof. Gian Carlo Calcagno.
Le tesi di miei laureati sono: E. LOLLI, La vita della
comunità ebraica di Lugo nei verbali delle sedute
consiliari degli anni 1670-1759, Ms. Gerusalemme,
HM2/9654, tesi di Laurea magistrale discussa presso
il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di
Bologna, nell’a.a. 2011-2012; L. D’ANDREA, Il registro dei verbali del Consiglio della comunità ebraica
di Lugo per gli anni 1826-1835. Una finestra sulla
vita interna degli ebrei lughesi, Laurea magistrale
discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali
dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2011-2012; M.
LAMBORGHINI, Vita ebraica a Lugo nei verbali delle
sedute consiliari degli anni 1835-1845, Laurea magistrale discussa presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, nell’a.a. 2012-2013;
E. CASADIO, Fuoco dello Shabbat, prediche forzate
e portinaio del Ghetto. Aspetti di vita ebraica a Lugo di Romagna in una raccolta documentaria del
Secolo XVIII, Laurea triennale discussa presso il
Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di
Bologna, nell’a.a. 2013-2014.
Una tesi sul Rabbino di un importante ramo degli ebrei lughesi Fano o Da Fano, è quella da poco
discussa da Gianmarco Sinisi, L’elogio funebre di
Samuele Portaleone in morte del cabbalista Menachem Azaria Fano (1548-1620) da un manoscritto
inedito della Bodleiana di Oxford, su questo cabbalista, noto con l’acronimo di Rama, che divenne
rabbino a Mantova, discussa nel luglio del corrente anno 2015 a Ravenna presso il Dipartimento di
Beni Culturali. Ora, di questi laureati, Elena Lolli
e Gianmarco Sinisi hanno un dottorato di ricerca
sempre su temi lughesi.
11
Per la storia di questa importante Comunità,
resa gloriosa da grandi rabbini, intellettuali, cabbalisti e poeti di elevato livello culturale, che hanno
fatto di quella di Lugo e una delle più importanti
d’Italia per i secoli XVII e XVIII, si veda: A. PESARO, Cenni storici sulla Comunità Israelitica di Lugo, «Il Vessillo Israelitico», 29, 1881, pp. 234-236;
30, 1882, pp. 267-269; G. VOLLI, Gli Ebrei a Lugo,
«Studi Romagnoli», IV (1953), pp. 143-183; A. PIRAZZINI, Notizie storiche sugli ebrei di Lugo nel sec.
XVIII, «Romagnola Romandiola. 250 anni dopo F.
Girolamo Bonoli», Walberti, Lugo 1994, pp. 67-75;
ID., Strategie matrimoniali degli ebrei di Lugo nel
Seicento, in S. SABAR, I.M. MARACH, A. PIRAZZINI e
M. VITALE, Ebrei a Lugo. I contratti matrimoniali,
Imola, Galeati 1994, p. 89-94; A. PIRAZZINI, Ebrei a
Lugo. In onore di Pio IX. Un inno composto dal rabbino lughese Elia Gallico, «Tempo di Fiera. Numero
Unico Stampato in Occasione della Fiera di Lugo»,
Walberti, Lugo 1994, p. 8; M.G. MUZZARELLI, La comunità ebraica di Lugo fra Medioevo ed Età Moderna, in Storia di Lugo, I, Forlì, 1995, pp. 225-227; A.
PIRAZZINI, Libri ebraici a Lugo di Romagna (14931943): note per la ricostruzione di una realtà libraria dispersa, «Il Bibliotecario. Rivista semestrale di
Studi Bibliografici», n.s., 1, 1995, pp. 135-202; ID.,
La Comunità ebraica a Lugo nel periodo delle legazioni, in Storia di Lugo, II, Edit, Faenza 1997, pp.
81-96; A. PIRAZZINI (cur.), Giacomo Manzoni. Studi, passioni e vita pubblica di un lughese nell’Italia
dell’Ottocento, Edit, Faenza 1999; M. PERANI, A.
PIRAZZINI e G. CORAZZOL, Il cimitero ebraico di Lugo, Firenze, Giuntina 2011 («Corpus Epitaphiorum
Hebraicorum Italiae», 2); A.Y. LATTES, Vita ebraica
a Lugo nei verbali delle sedute consigliari degli anni 1621-1639, con una Appendice di M. PERANI, Un
poema ebraico-italiano per lo scampato pericolo da
un assalto di ladri in casa di Moisè Angelo Senigaglia avvenuto a Lugo il 6 febbraio 1829, pp. 3-7 e pp.
159-200: 182, Firenze, Olschki 2013 (Storia dell’Ebraismo Italiano, Studi e Testi XXVIII / Testi per
la Storia degli Ebrei a Lugo 1 [=TSEL]); M. PERANI,
L’atto di morte di Isaia Romanin rabbino di Lugo, 2
febbraio 1765: “Tesori della morte” nei registri delle comunità ebraiche italiane, «Materia giudaica»,
XVII-XVIII/1-2, 2012-2013, pp. 177-188; M. PERANI
e A.Y. LATTES, Un poema per la rifondazione della
«Compagnia di Mezzanotte» nella Lugo ebraica di
metà Settecento, «Materia giudaica», XV-XVI/1-2,
2010/2011, pp. 439-456; E. LOLLI, «Per trarli dalle tenebre dell’ignoranza». Nuovi documenti sulle
prediche coatte agli ebrei di Lugo nel Settecento,
«Materia giudaica», XIX (2014), pp. 103-116.
12
BERLINER, Storia degli ebrei di Roma. Dall’an151
Mauro Perani
tificato di Papa Benedetto XVI (1740-1758), al
secolo il bolognese Prospero Lambertini. Si pensi che nel giugno del 1733 a Mantova fu arrestato
e imprigionato il Rabbino Salomone Basilea per
possesso di libri non censurati, ricevuti in eredità da suoi avi.13
Nella sua opera citata sulla censura e
confisca di libri ebraici, Berliner descrive il
blitz censorio che il vicario con competenza sul
Ghetto di Lugo ordinò si compisse la notte del
10 agosto del 1753. Allo scopo designò due padri
del suo stesso ordine domenicano, ossia il lettore
Angelo Gabulozzi e Padre Filippo Peruzzotti come revisori di tutti i libri posseduto dagli ebrei
lughesi.14
La campagna censoria del 1753 fu una
delle più tremende e investì anche gli ebrei del
ghetto di Lugo. Peruzzotti, che Mortara nel suo
studio sulla censura antiebraica chiama erroneamente Peruzzaldi,15 un frate dell’Ordine dei
Predicatori nel convento dei Domenicani di Lugo, eccelleva per zelo censorio, in competizione
con l’altro domenicano Giovanni Antonio Costanzi, al punto da non reputare valide le espurgazioni eseguite dai precedenti censori. Questo
egli afferma, in un documento riportato per primo da Mortara e ripreso da Popper, a proposito
di un libro, contenente un Commento ai Salmi,
che era già stato censurato da Fra Luigi da Bologna nel 1599, Camillo Jagel nel 1613 e, infine,
da Renato da Bologna nel 1226. Scrive il censore
di Lugo: Per ordine e comando del Supremo Tribunale [dell’Inquisizione], si deve osservare che
ogniqualvolta si trova che un passo censurato è
stato riscritto in un libro, senza riguardo alla
questione relativa a chi ciò si debba ascrivere, il
possessore di questo libro deve pagare una penale di 100 scudi.16
La lista, assieme a quelle di altre comunità
ebraiche, fra cui Ferrara, pubblicata nei dettagli di tutti i titoli delle opere con l’indicazione del
luogo e data di stampa dal Berliner, conta 197
volumi, fra cui 38 cinquecentine e un incunabolo. Fra i libri considerati proibiti da Peruzzotti, compaiono 6 volumi dello Zohar, 30 libri di
preghiere, contenenti nomi cabbalistici, diversi
Mahazorim in lingue volgari, sue copie del Sefer
ha-‘Iqqarim, 9 volumi di opere di Ya‘aqov Habib, oltre a tanti altri. Fa impressione vedere il
livello elevatissimo della cultura ebraica lughese
ancora a metà Settecento, mentre è confermato
che in questo centro c’erano diversi cabbalisti
ed era vivo un forte interesse per la Qabbalah.
Sempre Berliner, – senza tuttavia citare la
fonte e la segnatura del documento, anche se esso si trova certamente presso l’Archivio dell’Ex
Sant’Uffizio, oggi Archivio della congregazione
per la Dottrina della Fede (ACDF) presso il Vaticano, – riporta in una versione inglese il testo
del resoconto che il Peruzzotti inviò a Roma
della censura da lui eseguita a Lugo assieme al
lettore domenicano Angelo Gabulozzi. Eccone
sintetizzati i punti salienti.
tichità allo smantellamento del ghetto, cit. pp. 248249.
13
POPPER, The Censorship of Hebrew Books, cit.,
pp. 120-121, che lo riprende dalla prima fonte costituita da, MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher
in Italien und der Canon purifications, cit. p. 100.
14
BERLINER, Censur und Confiscation Hebräi-
scher Bücher im Kirchenstaate, cit., pp. 35-37.
15
MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in
Italien und der Canon purifications, cit., non a p.
100, come erroneamente indicato da POPPER, The
Censorship of Hebrew Books, a p. 123 nota 467, ma
alla successiva p. 101.
16
MORTARA, Die Censur hebräischer Bücher in
Il Padre Domenicano del Convento di Lugo Filippo Maria Peruzzotti riferisce a Roma di
aver visto in molti libri la sottoscrizione di diversi censori, senza tuttavia aver visto in essi alcuna cancellazione o abrasione di parole. In molti
altri, afferma che risultava censurata solamente
una parola, peraltro di nessuna importanza, in
tutto il libro. Quindi osserva che, di fatto, tutti i
passi più offensivi e blasfemi contro la religione
cristiana, così come molte delle dottrine errate
del Talmud, rimanevano del tutto integre. Da
questo il censore lughese riferisce a Roma di dedurre che le firme dei censori fossero false, oppure che nell’eseguire l’esame espurgatorio, fossero stati usati degli indici di libri proibiti falsi
o non aggiornati. Un’ulteriore prova che a suo
avviso costituisce per lui la conferma di quanto
detto, è per Peruzzotti il fatto che molti revisori hanno firmato le loro sottoscrizioni censorie
in libri posti nella prima classe, mentre secon-
152
Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
do l’Indice del Costanzi i libri proibiti dovevano essere posti nella terza classe. A conferma il
domenicano riporta il caso di un esemplare del
volume Yafe mar’eh nel quale ha trovato la firma del censore Domenico Gerosolimitano con
la data 1600, e con l’aggiunta che il volume era
stato espurgato nel 1618, secondo le norme promulgate nella bolla di Clemente VIII. Un’altra
copia del volume Kaftor u-ferah recava le firme
di ben quattro censori: Domenico Gerosolimitano del 1598, Alessandro Scipione del 1598, di
Lorenzo Franguello [non Tranquelli come riporta il Popper] del 1575. Tuttavia, nonostante che
l’ultimo menzioni i decreti di Papa Paolo IV del
1559 e di Pio V del 1566, solamente tre parole
sono cancellate in due o tre pagine, mentre tutte le allegoria talmudiche e i racconti connessi,
avrebbero dovuto essere interamente cancellati.
Concludendo il suo report all’Inquisizione romana, Peruzzotti afferma che: Io continuo
a confermare la mia idea secondo la quale non
si deve fare alcuna differenza fra testi contenenti vari racconti talmudici, che sono un vero
insulto alla maestà e alla santità di Dio, e tutti
gli altri libri proibiti; considerando che essi sono stati tutti composti nello spirito, nessuno di
essi deve essere restituito.17
[Segue la firma del Rabbino di Lugo]:
Rabbino Jacchia aff.(er)mo et obbligo quanto
supra.
Come aveva già fatto notare Mortara,
questo resoconto inviato a Roma dal Peruzzotti
è sottoscritto e firmato dal Rabbino capo di Lugo dell’epoca, Reuven Ibn Jacchia, sul quale ho
pubblicato recentemente uno studio con Andrea
Yaakov Lattes, in relazione al ristabilimento a
Lugo della precedente scomparsa Confraternita cabbalistica della mezzanotte, sancito dalla
stampa di una poesia su un foglio volante.18 Questo rabbino era membro di una famiglia ebraica
oriunda dal Portogallo, fissatasi a Imola quindi
passata a Lugo e, per sapere qualche cosa di più
della sua figura, possiamo riferirci al Registro
dei verbali delle sedute consigliari della Comunità ebraica di Lugo degli anni 1670-1759, conservato a Gerusalemme presso i Central Archives
for the History of the Jewish People, nel quale
al f. 118 si trova che Reuben Ibn Jacchia era il
verbalizzatore ufficiale degli atti e deliberazioni
della Comunità. Infatti egli, in questo registro
da lui compilato, si firma diverse volte, Rubbino Jacchia scrivano del Qahal Qodeš, in ebraico ראובן ן׳ יחייא סופר הקק״י. Veniamo a sapere da
questi atti che Reuben o Rubbino fu chiamato
ad assistere l’anziano e ormai inabile rabbino
della Comunità di Lugo, Isacco Benedetto Fano, già nel 1748 e che, dalla data della morte del
predecessore, ossia dal 1750, egli divenne rabbino Capo, con in aggiunta il compito di fungere
da notaio o scrivano (sofer) ufficiale degli atti
della comunità lughese. Con la forma Benedetto,
il nome del predecessore non dice molto, ma se
consideriamo che essa è l’equivalente italiano di
Berakia, realizziamo subito che il predecessore
del nostro rabbino Jacchia, è nientemeno che
Isaac Berakiah Fano (3), cabbalista, liturgista,
poeta omileta e rabbino vissuto a Lugo fra Sei
e Settecento e ivi morto nel febbraio del 1750.
Era figlio di Yehudah Arie (2), morto a Lugo nel
1680, a sua volta figlio di Isaac Berakia Fano (2),
nato a Ferrara nel 1582 e morto a Lugo qualche anno prima del 1666, il quale era nipote e
discepolo del cabbalista Menahem Azaria Fano
(1), nato a Ferrara nel 1548, discepolo in questa
città di Yišma‘el Hanina da Valmontone e morto
nel 1620 a Mantova, dove era stato chiamato a
ricoprire la cattedra di Rabbino Capo. Questi, a
sua volta, era fratello di Yehudah Arie da Fano,
padre di Isaac Berakia (2), ed entrambi erano
figli di Isaac Berakia (1). Per almeno quattro
generazioni i Da Fano, già presenti nel Cinquecento come banchieri a Lugo, oltre che a Ferrara dove sono documentati fin dal Quattrocento
provenendo da Rimini. Era il 9 ottobre del 1759
e il rabbino Jacchia, sarebbe morto poco più
Italien und der Canon purifications, cit., p. 101;
POPPER, The Censorship of Hebrew Books, cit., p.
123.
17
POPPER, The Censorship of Hebrew Books, ibid.
A.Y. LATTES e M. PERANI, Un poema per la rifondazione della «Compagnia di Mezzanotte» nella
Lugo ebraica di metà Settecento, «Materia giudaica» XV-XVI / 1-2 (2010/2011), pp. 439-456.
Il rabbino Lugo Reuven Ibn Jacchia durante la
censura dei libri ebraici nel 1753
18
153
Mauro Perani
di quattro mesi dopo. Per l’esattezza, come ci
informa il Pinqas ha-niftarim della Comunità
ebraica di Lugo, è morto il 2 di Adar dell’anno
ebraico 5520 equivalente al 19 febbraio 1760. Ce
ne informa questo “Registro dei morti”, formidabile e unico per la ricchezza dei dati contenuti
negli atti di morte dei rabbini, intellettuali e persone importanti, conservato a New York già da
inizio Ottocento, presso la Biblioteca del Jewish
Theological Seminary of America, con la segnatura Ms. 3960, manoscritto in ebraico sul quale
la summenzionata Elena Lolli sta conducendo la
sua ricerca dottorale.
In margine cita Genesis cap. 2 v. 3 Benedixit Deus Sabbatum, et sanctificavit eum, et
quievit in eo. Esodo cap. 13 v. 6 A mangiare li
azimi sette giorni. Item cap. 16 v. 29 Videte quod
Dominus dedit vobis sabbatum. It. cap. 20 et cap.
23 v. 12 Sex diebus oparaberis, et v. 14 Festa
(erunt) que ibi sequuntur, etc. Ed altri capitoli
dove è fatta menzione o del Sabbato, o d’altre
loro feste. Cosi nel Levitico cap. 16 et cap. 18 et
23 et 26. Cosi Numeri cap. 9, 10, 28, 29. Deuteronomio capp. 5, 16 Pasqua, Settimane (Pentecoste nostra), Tabernacoli Zeremia cap. 17 v. 21.
Esaija cap. 56 v. 2 it. 58 v. 13 it. 66 v. 23. Ezekiel
22. 8 it. cap. 46 v. 1 In futurum (Messiae eorum
temporibus) clausa erit porta orientalis, in die
sabbati aperietur, et in die kalendarum lunae
aperietur. Zacharia cap. 14 v. 18 Ruina percutiet Dominus gentes quae non ascenderint ad
celebrand. festivitatem tabernaculorum. Regum
terzo, cap. 12 etc.
Dopo tutte queste notizie su Peruzzotti al
servizio della censura nel ghetto di Lugo del 1753
e di altre precedenti e successive, veniamo ora a
quella specifica che egli ha eseguito, descrivendo ampiamente, in quasi otto fogli, i motivi e i
temi che rendevano proibito e da censurare del
tutto, il trattato manoscritto di polemica ebraica anticristiana, finito con la sigla 69 presso la
Biblioteca Classense di Ravenna. Iniziamo con il
fornirne il testo, trascritto interamente.
3. Seguita la Circoncisione (titolo della).
Sopra questa cita Genesis cap. 17 v. 10, Item
Gen. 33 Quomodo circumcisi fuerint filii Sichem.
Josuè cap. 5 v. 2 Esodo 4 25, Zacaria cap. 9 v. 11
In quoque in sanguine testamenti tui emisisti vinctos tuos de lacu, in quo non est aqua.
IL TESTO DELLA CENSURA DI FILIPPO MARIA PERUZZOTTI AL TRATTATO DI POLEMICA ANTICRISTIANA CONSERVATO NEL MS. EBRAICO 69 DELLA CLASSENSE DI RAVENNA
1. Nel frontispizio sopra il cartone, pergamena, dice “Libro dei fatti di tutti li capitoli; particolarmente li cinque libri (di Mosè) e li 24 libri,
secondo il titolo del canone dè Cristiani”
Nota. Sù questo testo vi aggiunge la glosa
seguente: Contra cio, che oppongono* - *intenda
li cristiani - dicendo, non essere la circoncisione
se non un indicio della circoncisione del cuore.
Risponderai loro col capitolo X Deuteron. v. 16
circumcidite preputium cordis vestri. Ecco che
abbiamo il precetto di tutte due le circoncisioni
etc. Indi cita Ezekiel 44. 9: omnis alienigena incircumcisus corde, et incircumcisus carne non
ingredietur sanctuarium meum.
Nota. Vuol dire, che li titoli citati di tutti
i libri della S. Scrittura, sono secondo che nominiamo noi Cristiani li detti libri: Cioe a cag.
d’esemp. Genesis, Exodus, Leviticus, Numeri,
Deuteron., invece che li Ebrei dicono Bereschit,
Schemot, Vaikra, ec. Perciò in margine dei fogli,
in caratteri ebraici sono scritti così = Genesis,
Esodo, Levitico ec.
4. Sopra il titolo delli eterogenj di diverse
specie, o semi, o vesti, e di non radersi. Cita il
Levitico cap. 19 v. 19 Iumentum tuum non facies
commisceri etc. Agrum tuum non seres etc. Veste etc. Deuteron 22 v. 11 Levitico 19 v. 27 Non
attondetis comam in rotundum, nec radetis barbam. Ed altri che si tralasciano per restringersi
al solo compendio.
Estratto compendioso, e fedele di ciò, che
si contiene nel presente Mss. Ebraico, con alcune
Note, e censura.
5. Segue il titolo sopra il sangue, Porco, e
altre immondezze. Cita Genes. 9, 4 Genes. 32 v.
ult. di non mangiare il nervo. Levit. 3, 17, it. cap.
11, 16 cap. 7 it. 17. Deuteron. 12. Esaia 65. De
muliere mestruata, Levit. 15 it. 20. Deuteron. 23.
Sezione prima
2. Principia adunque il titolo del foglio 1.
Caratteri più grandi Sabbato, e Feste.
154
Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
6. De fenore, et usura. Esodo 22 25. Deuteron. 15 6. Benedicet tibi Deus sicut loquutus est:
et fenerabis gentibus multis, et ipse a nullo accipies mutuum. Item cap. 23 v. 19 e 20. Josue cap.
9 Riprensione di non render vano il giuramento
etc.
7. De idolatria, et sculptilibus. Cita Esodo
20 v. 3 seg. Et v. 23 it. Cap. 33 cap. 34 Levit. 24
Sopra l’uccidere il profanatore del Nome di Dio.
Deuteron. Cap. 4 5 6 12 13 17 26. Geremia 10.
Abakuk 2. Ed altri in molti libri della scrittura
S.: come nel Salm. 113 (juxta Hebr. Exempl. 114)
Simulacra gentium argentum et aurum. Segue testo Esaia cap. 42 v. 1 Ecce servus meus suscipiam
eum etc: e segue a dire v. 19 quis caecus nisi servus meus? et surdus nisi ad quem numerum misi?
quis caecus nisi qui venundatus est? et quis caecus nisi servus Domini
comederunt uvam acerbam etc. Item cap. 46 v.
ult. consumam omnes gentes, te autem non consumam. Esaia cap. XI, 1 e 12. It. cap. 18 v. I.
Lo stesso Esaia cap. XXXIV v. I Accedite gentes,
et reliqua. Et consummatio Nationum, et Edom.
Et redempti a domino (cap. XXXV v. 10) qui revertentur, et venient in Sion cum laetitia. Et non
transibit (v. 8) per eam immundus etc. Item Esaia 49 v. 22 etc. (cioe 23); ed altri Capitoli dello
stesso profeta, ove si finge l’Ebreo ritrovarsi la
sua consolazione nella depressione della Genti a’
tempi del suo Messia: come in Esaia stesso cap.
60 v. 12 Ezechiel cap. XXXV tutta questa profezia (dice) è contra Edom, e contra il monte Seir.
Veggasi pur tutta. Cita poi il Profeta Osea capp.
2 3 Amos capp. 2 e 9 Abdia cap. unic. Tutti gli
altri Profeti posteriori. E notisi che sotto il testo
di Aggeo cap. 2 v. 8 e v. 10 in breve si contenta
di comentare cosi Tutto ciò non è stato (non verificossi) nel Secondo tempio Finalmente cita il
cap. 12 di Zacaria, e dice cosi Consolazione per
il tempo futuro (del Messia), e di esso è scritto: et
aspicient in me quem transfixerunt: vuol dire li
Ebrei che ritorneranno dalla cattività, e piangeranno quelli che sono morti per mano delle genti,
nella cattività.
Nota. In margine (fol. quarto retro, in
quelle piccole linee) fa questa glosa. Vi è prova
che dice essere il Messia Dio. Ma se così è, creder
potrai lo stesso di Mosè, quale ancora è chiamato
servo Numeri, cap. 12 v 7. Non sic servus mex
Moses, in omni domo mea fidelis est. Indi cita il
cap. 43 di Esaia v. 10; e qui finisce il titolo della
Idolatria.
10. Finalmente v’ha il titolo Minacce della
Cattività. E con lo stesso metodo di citazioni de
libri santi prosegue per tre facciate. Tutto il fin
qui detto adunque è compreso nei primi undeci
fogli del Mss., principiando all’uso ebraico dalla
destra del libro.
8. Titolo. Che gli Ebrei sono scelti da tutte le Nazioni (eletti riguardo a) le citazioni, che
documentano cio, sono Genes. Cap. 12 v. 7 Apparuit Dominus Abraham. etc. Item cap. 15 v.
18 Esodo 19 v. 6 Vos regnum sacerdotale, et gens
sancta. Levit 26 v. 44 Deuteron 7 et 14 et 26 in fin.
del cap. 11. 33 in fin. cap. Gerem. 2 v. 3 et cap.
30 vv. 10 e 11 Tu ergo ne timeas etc. faciam consummationem in omnibus gentibus, te autem non
etc. Item cap. 46 v. ult. Aggionge poi altri detti
provanti lo stesso, come pure la risurezione de’
morti. A cag. d’esemp. Isaia 26, 19 vivent mortui
tui. Item cap. 61 v. 9 Ed altri: termina questo titolo con quello di Malachia cap. 1 vv. 2 e 3.
Sezione seconda
1. Quanto siegue dal fol. dodicesimo fino
al 21.mo (per 9 fogli divisa ogni facciata in 2 colonne e mez. continui) contiene tutto intero il
Pentateuco: Cioe nella colonna a destra, le prime parole di ciascheduno capitolo; nella seconda
colonna a’ sinistra contiene una breve sinopsi di
ogni capitolo corrispondente; ovvero un ristretto
agguisa de’ titoli d’ogni capitolo della nostra volgata, ma più breve. Nelle margini poi dai due lati,
vi si trova l’indicazione delle sezioni, che leggonsi
ne` 53 Sabbati di tutto l’anno: dovendo essi in
tutto l’anno compire l’intera lezione de cinque libri di Mosè. Come pure vi sono indicati li principali precetti della legge mosaica. Esempio Il cap.
5 del Genesi principia: Hic est liber generationis
Adam; cosi nella col. Destra: nella sinistra incon-
9. Titolo. Redenzione futura. Adduce li seguenti testi: Levitico 26 vv. 42 45 Deuteron. 30
vv. 3, 4, 7; convertet maledictiones super inimicos tuos, qui te persequuntur. Gerem. cap. 16 vv.
14 15 Item cap. 29 vv. 5 6 7 e 8 It. cap. 30 vv. 3,
9, 11 faciam consummationem, te autem non faciam. Item cap. 31 dice Tutto è consolazione, in
subsistentia celi et terre; solis et lunae vv. 35, 36,
37 et v. 40 et evelletur in aeternum v. 12 et ultra
non esurient v. 29 et non dicent amplius Patres
155
Mauro Perani
tro poi dice Numera li anni dei generanti, e i loro
nomi fino che arriva a Noè.
spiegazione breve del cap. IX v. 6 Parvulus natus est nobis; e lo interpreta sopra Ezechia. Vers.
pag. sul cap. XI, lo glosa dicendo in breve Non
potersi dire come fanno li Cristiani, che quello
di cui ivi si parla, sia Dio: anzi doversi osservare,
che Dio è il Padrone di tutte le cose Lasciando
cosi al lettore Ebreo campo di argomentare: che
Gesù Cristo non è dunque Dio.
(*) Sul capitolo 34 fa l’osservazione stessa
come sop. Sotto il num° 9. Cioe che Esaia profetiza qui li castighi, e vedette di Dio contro le Genti;
specialmente contro Edon, contro le loro terre
e Città. Per brevità si tralasciano li altri capp.,
per osservare cio che dice sop. Il cap. 53 dello
stesso Profeta, al foglio 38. Principiando dunque
alla metà della facciata 1 a quel segno נ״גche è il
num 53, fino in fine, e di piu vers. pag. 8 9 righe,
trascrive tutto intero il cap. detto 53 di Esaia. Il
rimanente sino in fondo, e di piu le quatro righe
e mez. del fol. 39, contiene un commento, quale
tradotto è come siegue.
2. Dal foglio 21 versa pagina fino al foglio
30 vers. pag. in med., tenendo lo stesso metodo
testè riferito, e la stessa numerazione di capitoli,
di precetti, contiene i libri di Josue dei Giudici,
di Samuel 1° e 2°.
3. Indi segue Geremia per 3 fogli interi. E
qui per simil modo scorre tutti i capitoli del libro
profetico, e in piu luoghi ripete, e fa osservazioni sopra li testi, o di consolazione per gli Ebrei,
o di distruzione delle genti ne tempi del Messia,
presso a poco come ne testi indicati nella Sezione
Prima.
4. Foglio 34 vers. pag. principia sopra il
Profeta Esaia. In fondo della stessa pag. e fino al
mezzo della seguente, sopra il cap. VII del Profeta v. 14. Ecce virgo concipiet, et pariet Filium,
l’Ebreo discorre come sta’ nella seguente.
Traduzione
Versione
Tutta la sezione (cioe il 6° Capitolo) si riferisce ai figli d’Israel, quali soffrono il giogo della
cattività:
Ma nel tempo della salvazione si maravigliaranno le Nazioni, e diranno: Certamente
questa Nazione degli Israeliti, essi sono quei che
portano il castigo, che era dovuto a noi; poiche
essi appresero la vera fede. Se non che il detto
dei Cristiani, li quali spiegano (6° Capitolo) sopra Gesù Nazareno, è contrario e ripugnante sì
nel mezzo, sì nelli antecedenti, sì nei conseguenti.
Imperciocchè nelli antecedenti parlasi della redenzione d’Israel, e della loro uscita dalla cattività, e ritorno loro in terra d’Israel, ivi: (cap. 52
v. 1) Consurge consurge, induere fortitudine tua
Sion, induere vestimentis gloriae tuae Jerusalem,
civitas sancti: quia non adjiciet ultra ut pertranseat per te incircumcisus, et immundus. E questo sarà ne giorni del Messia. Doveche adesso in
Gerusalem vi stanno tutte le specie di nazioni. E
quante consolazioni sono dichiarate nel capitolo
antecedente a questo? Percio non c’è che rispondere in diffesa delle loro (dei Cristiani) parole.
Interogali, domanda loro: sopra chi dice
(il Profeta) cap. 52 v. 13 Exaltabitur, et elevabitur? Se sopra l’umanità; non si è esaltato, non si
è inalzato, e non è stata in esso questa iniquità.
Se sopra la divinità; questa eziandio fino dal suo
In questa sezione sta` scritto: Ecce virgo
concipiet. E in ciò si fortificano le Nazioni (vuol
dire, li Cristiani); obduxitque oculos eorum
(Esai. 44 v. 18). Il principio di questa Profezia
versa sopra l’unione fatta tra li due Rè, Rasin di
Siria, e Fasce figl. di Romelia di Israel, affine di
spiantare il regno dalla casa di David. Cosi per
la superbia del loro cuore dissero (v. 6) Ascendamus in Juda etc. Allora disse il profeta nella sua
missione sul luogo: non stabit (v. 7) et non erit
consilium quod dedit Rasin figlio Romeliae etc.
Achaz però essendo empio, e incredulo, disse a
lui il Profeta (v. 11) Pete tibi signum super hoc: et
dixit (v. 12) non tentabo Deum. Era empio, cioe
non sarà santificato per me il suo Nome. Allora si
sdegnò contro di lui il Profeta, e disse: (v. 13) An
parum est vobis … quod molesti estis etiam Deo
meo? Per questo: (v. 14) debit Dominus ipse vobis signum, ancora non volendolo voi. Ecce Alma
concipiet, et pariet. Antequam sciat (v. 16) … derelinquetur terra …a facie duorum regum simul
conjuratorum, ut sup. Ecco adunque che questa
Alma, e questo fanciullo furono già nei giorni di
Achaz. Perciò non può dirsi che questo negozio
appartenga a Gesù, il quale fù posteriore più di
cinquecento anni. Fin qui l’Ebreo.
Quel che segue nella stessa facciata, è una
156
Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
principio era esaltata, ed elevata. Dice poi: (v.
8) propter sceltus popoli mei percussi eum19 (seu
plaga illi). Bisognava che dicesse illi; poiche la
lettera del testo dice illis, in numero plurale. Dice (v. 10) videbit semen. Se si parla della umanità; egli (intende Gesù Cristo) non ha avuto prole.
Se poi si parla della divinità; in Dio non è prole.
Ma se spiegano quel seme, o prole, raporto ai
discepoli: questo non si trova; chiamandosi li
discepoli bensì figli, non gia seme. Quel prolongabit dies (v. eod. 10 secondo la nostra volgata
longevum), se s’intende per l’umanità; egli (G.
C.) non ha prolongato i giorni (non è vivuto molto). Se poi s’intente della divinità: tu dirai che in
questo senso (Iddio) prolonga i giorni, in quanto che li giorni suoi sono dalla eternità fino alla
eternità. Et pro iniquis intercessit (v. 12). Forse
che Iddio intercede per alcuno? E a chi indiriza
Egli la preghiera per li empi? Essendo Egli quel
che perdona, e che fa passare l’iniquità.
Li nostri Rabbini spiegano sopra Mosè nostro Maestro, quel pro eo quod tradidit in mortem animam suam (v. 12): avendo egli data alla
morte l’anima sua, in cio che dice (Exod. XXXII
v. 32) dele me de libro tuo. Et cum sceleratis reputatus est (Isai. V. 12): essendo (Mosè) stato nel
numero de morti nel deserto. Et ipse paccata
multorum tulit; avendo (Mosè) espiata il peccato
del vitel d’oro. Et pro transgressoribus rogavit:
Perche Mosè domandò misericordia sopra quei
trasgressori, ed empi Israeliti. Fin qui.
questi non v’è altro che la numerazione dè capitoli di ciascun libro; e le prime loro parole respettivamente, senza commento. Ecco l’estratto
compendioso di tutto il libro.
Censura
Finalmente li ultimi 9 fogli, scritti in una
sola colonna per ogni facciata, conprendono,
Daniel: Esdra 1 e 2, Paralipomeni 1 e 2, Cantica,
Ruth, le lamentazioni di Geremia, Jol., li Proverbi., l’Ecclesiaste. E qui finisce il Ms. In tutti
Affine di mettere in buon lume il sentimento, e censura che io sono per darne, salvo
qualonque piu saggio giudicio; fa d’uopo premettere: Che (per quanto spetta al presente proposito) due classi di scrittori Rabbini debbono
distinguersi. Alcuni intraprendono à dogmatizare apostatamente, e come dicesi ex professo,
contro la SS.ma nostra Religione Cristiana: tra
quali forse li piu velenosi e pestiferi sono, R.
Isaak Abrabanel, e l’Autore del libro intitolato
Chiyuk Emunaà, cioe fortalitium fidei. Li altri
poi si consentano di indicare solamente le dottrine perverse dei primi (delle quali per altro tutto
l’Ebraismo è imbevuto ed istruito), come fa a
cag. d’esemp. R. Salomone ne suoi commentari.
Non è già però, che li secondi, per questo che
non sono professi dogmatizanti, lascino d’essere
velenosi contro la nostra S. Fede. Dappoiche il
veleno vi è sempre coperto sotto quelli indizi, e
sotto il pretesto, che sia autorizato dalla scrittura S. E. per conseguenza non muta mai la
sostanza di veleno, per quanto sia speciosa, l’esteriorità, onde lo coprono, allorchè lo porgono
al’Ebreo legitore o ne libri, o nelli scritti.
Ciò premesso, à me sembra che l’Autore
del presente Mss., abbia tutti e due li accennati
caratteri: cioè e di professo dogmatizante (almeno in più luoghi); e di coperto spargitore di
veleno (parimente in più luoghi), tanto contro
li nostri SS.mi Dogmi; quanto rispettivamente
contro li Cristiani professori.
La prova del primo carattere può vedersi primieramente nella Nota sotto il n°. 3 della
Sezione Prima. Indi sotto il n°. 7 Magiormente
poi sopra li capp. VII. IX e XI. di Esaia, come
all’intero n°. 4 della sezione seconda. Il secondo carattere vi si scorge nei nn°. 8 e 9 della Sez.
Prima. Specialmente dove l’Autore Ebreo cita il
Profeta Geremia cap. 30 vv. 10 e 11. Deuteronom. Cap. 30 vv. 3 4 7 Geremia 46 v. ult. Molto
19
Secondo noi Cristiani, quali confutiamo con
forza il pensiero del Ebreo: e questo è l’unico luogo,
in cui nel’intero capitolo si esprima il numero del
piu.
5. Al foglio 40 principia Ezechiel: Indi
Osea: Joel: Amos: Aldia: Jona: Michea: Narem:
Abacuk: Sofonia: Aggeo: Zacaria: e Malachia.
Tutti questi Profeti sono compresi in 7 fogli, e
mezzo. Tiene lo stesso metodo detto sotto il n° 3;
e nelle margini le solite spiegazioni Rabbiniche
in breve.
Sezione terza
157
Mauro Perani
piu, ove cita Esaia cap. XXXIV Consummatio
Nationum, at Edom, con quel che siegue nel
restante del n°. 9 Piu ancora nel § segnato (*);
dove dice quelle parole: Specialmente contro
Edom, contro le loro terre, e città.
Qui però è necessaria la chiave, la quale
apre questo segreto nascosto di tutta la Sinagoga.
Eccola. Ovunque nei libri santi si parla di Esaù,
di Edom, del Monte Seir, delle città Idumee, parlasi dei Cristiani, quali debbono esser distrutti
alla venuta del lor Messia. Edom, in bocca e sulla penna di un ebreo, è l’istesso che li Cristiani:
Il Monte Seir è Roma Cristiana, le città Idumee
sono li principi Cristiani. R. Isaak Abrabanel
presume di provar tutto ciò, in moltissimi luoghi
de suoi commentari sopra i Profeti: ma specialmente sul cap. XXXIV di Esaia, si scatena contro Roma, contro il Papa, contro li Cardinali, e
Vescovi, e finalmente contro di Gesu Cristo, Divinissimo Salvator Nostro, contro cui vomita la
seguente nefandissima bestemmia: Che l’anima
di Esaù è passata per trasmigrazione in quella
di Gesù Nazareno. L’Autore del Mss. nulla dice
espressamente di tutto questo: ma è certo, che
in ciò che indica vi stanno nascoste le accennate
empie dottrine; le quali in tutto l’Ebraismo non
sono di solo intelletto, e di mente; ma sono di
sentimento, e di cuore.
Per tutte le dette cose adunque, io stimo
che il presente Mss. Ebraico si merita tutta la
vigorosa proibizione. Salvo … [?] Questo scritto è lavoro del Padre Filippo Maria Peruzzotti dell’ordine dei predicatori, predicatore agli
ebrei nella terra di Lugo diocesi d’Imola; ed è
scritto interamente di sua propria mano e carattere Fu fatto nel mese d’Agosto nel 1765.
perseguita e censura. Ho descritto alcuni tratti
della psicologia dell’intollerante e del fanatico in
un mio recente articolo a cui rimando.20
Nell’epilogo, lo stesso Peruzzotti formula
in maniera tagliente la sua intolleranza e l’accusa di malvagità verso gli ebrei quando ritiene
di aver trovato la chiave, la quale apre questo
segreto nascosto di tutta la Sinagoga. Eccola. Ovunque nei libri santi si parla di Esaù, di
Edom, del Monte Seir, delle città Idumee, parlasi dei Cristiani, quali debbono esser distrutti alla venuta del lor Messia. Edom, in bocca e sulla
penna di un ebreo, è l’istesso che li Cristiani: Il
Monte Seir è Roma Cristiana, le città Idumee
sono li principi Cristiani.
Passa poi a colpire R. Isaak Abrabanel accusandolo di scatenarsi contro Roma, contro il
Papa, contro li Cardinali, e Vescovi, e finalmente contro di Gesu Cristo, Divinissimo Salvator
Nostro, contro cui vomita la seguente nefandissima bestemmia: Che l’anima di Esaù è passata
per trasmigrazione in quella di Gesù Nazareno.
Pur dovendo attingere fuori del manoscritto che censura esempi per lui di incredibile
malvagità, Peruzzotti riconosce che l’autore del
Manuale di polemica anticristiana non arriva a
tanto, e tuttavia è certo, che in ciò che indica
vi stanno nascoste le accennate empie dottrine;
le quali in tutto l’Ebraismo non sono di solo intelletto, e di mente; ma sono di sentimento, e di
cuore.
Ma chi era Filippo Maria Peruzzotti? da
dove gli veniva tanta cultura e conoscenza della letteratura ebraica e la capacità di leggere le
grafie dei manoscritti, come la non semplicissima semicorsiva ashkenazita in cui è vergato il
manoscritto della Classense? È difficile che un
cristiano potesse aver acquisito con gli studi una
tale capacità. Credo che il censore di Lugo sia
molto probabilmente un ebreo convertito al cristianesimo, come era la quasi totalità dei censori,
i quali, in base alla sindrome del convertito, sono stati i più accaniti nemici dei loro ex correligionari.
Conclusione
Non sfuggirà quanto sia vano, senza senso e morboso, discutere su convinzioni religiose,
quasi sempre usando le stesse parole per indicare realtà totalmente diverse. La vanita e la
vuotaggine totale della disputa spesso rasenta
l’assurdo. La violenza sta alla base del voler costringere il diverso a pensare ed agire come chi
Mauro Perani
Università di Bologna
e-mail: mauro.perani@unibo.it
20
M. PERANI, La satira blasfema anti ebraica, in
A. MELLONI (cur.), Blasfemia, diritti e libertà. Una
discussione dopo le stragi di Parigi, Il Mulino, Bologna 2015, pp. 37-68.
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Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
SUMMARY
This study sheds new light on an almost unknown censor of the Hebrew books in Lugo di Romagna during the second half of the 18th century. This censor was Filippo Maria Peruzzotti, a Friar of the
Dominican Convent in Lugo, only briefly mentioned by Marco Mortara, Abraham Berliner and William
Popper. Peruzzotti was appointed as a censor for the strict censorship of the books of the Jews in the
Ghetto of Lugo, ordered by the Inquisition after the confiscation and censorship carried out by the Dominican Friar Giovanni Antonio Costanzi in Rome in 1753. Peruzzotti worked with Costanzi, the main
Roman censor, chosen for this role by Pope Clemente XII (1730-1740) in 1731, and was equally zealous
in his work, believing that even Jewish books previously censored should be reexamined and expurgated. In Lugo, on the night of August 10, 1753, he censored nearly 200 Hebrew books. Manuscript 69 of
the Classense Library of Ravenna contains a 16th century Manual of biblical passages for use in an Jewish anti-Christian polemic. A 1765 certificate by the censor Peruzzotti, handwritten on folded sheets of
paper, is stiched into the manuscript. In this small code, the names of the books of the Bible are written
in Hebrew but according to the Christian form. The censor Peruzzotti, probably a converted Jew considering his knowledge of Rabbinic Literature, believes that for its forceful anti-Christian polemic and
hate, the book must be placed in the Index and absolutely prohibited.
KEYWORDS: F.M. Peruzzotti censor 17th century; Jewish books in Lugo; Ms. Classense Library
of Ravenna.
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Mauro Perani
Fig. 1 - Biblioteca Classense di Ravenna, il f. 1 del ms. 69, in grafia semicorsiva ashkenazita del XVI secolo; prima
pagina di un prontuario di passi della Bibbia ebraica per una polemica anticristiana; a destra i nomi dei libri biblici
scritti in ebraico ma nella forma cristiana, dall’alto: Ienesis, Ezodo, seguiti dal capitolo e dall’argomento trattato;
in basso timbro e segnatura alla rovescia.
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Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
Fig. 2 - I ff. 4v e 5r del ms. con in alto i titoli correnti degli argomenti trattati; qui, a destra ‘Avodah zarah u-fesilim,
Idolatria e idoli; a sinistra: Yisra’el nivharim mi-kol ha-ummot, o: Israele popolo eletto fra tutte le nazioni; a destra i nomi dei libri e il terzo dall’alto, che indica i Salmi come סלטיריוo Salterio.
Fig. 3 - Il f. 5v del ms, dopo il quale è cucita al dorso del codice, piegata in quattro, la censura del Trattato polemico
anticristiano eseguita da Filippo Maria Peruzzotti, e scritta su sette delle otto pagine dei due bifogli.
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Fig. 4 – La prima pagina della censura eseguita sul ms. dal domenicano di Lugo Peruzzotti.
Fig. 5 - La sottoscrizione finale fermata dal censore lughese: Questo scritto è lavoro del Padre Filippo Maria Peruzzotti dell’ordine dei predicatori, predicatore agli ebrei nella terra di Lugo diocesi d’Imola; ed è scritto interamente
di sua propria mano e carattere. Fu fatto nel mese d’Agosto nel 1765.
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Filippo Maria Perruzzotti censore a Lugo
Fig. 6 - Al f. 34r una censura ha cancellato [che ho reintegrato ipoteticamente fra quadre] la menzione della futura
venuta del Messia ebraico, nella supplica seguente: ה׳ ]ברחמיו ישלח לנו את המשיח[ ויבנה ביתו במהרה בימינו אכבי״ר ]אמן
[ כן בימינו יהי רצוןossia: Il Signore [nella sua misericordia mandi a noi il Messia] e ricostruisca il suo Tempio presto,
ai nostri giorni, Amen. Così sia ai nostri giorni il volere di Dio.
Fig. 7 - Gli ultimi due ff. 54v e 55r del codice, nei quali i nomi dei libri biblici, correnti nei margini in alto, sono indicati rispettivamente a destra per Proverbi non משליma פרוורביי שלמוןo Proverbii Salomon; mentre in basso dove
inizia, e in alto a sinistra, Qohelet è reso con גליזשקוossia Glesiasco (correttamente Glesiastico), probabile errore
dello scriba avendo scambiato il corretto nome cristiano del Qohelet Ecclesiaste con Ecclesiastico, nome cristiano
del libro del Siracide.
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